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Autore: KiarettaScrittrice92    24/04/2018    1 recensioni
I nostri protagonisti hanno concluso le vacanze estive e sono pronti per il liceo.
La loro vita da supereroi appare finalmente calma e tranquilla e quello che Fu aveva detto l'anno precedente sul ritorno di Makohon sembra solo una supposizione errata, fino a che...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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Il liceo
 

La sveglia del suo cellulare cominciò a suonare, avvisandola che doveva alzarsi. Non era più abituata a svegliarsi così presto, a dirla tutta non era mai stata abituata a svegliarsi così presto, visto che quando andava alla Dupont poteva tranquillamente alzarsi un po’ più tardi data la vicinanza del collége rispetto a casa sua. Quel giorno però sarebbe stato il suo primo giorno al lycée e doveva fare mezz’ora di strada per arrivare a destinazione, perciò doveva decisamente alzarsi.
Emise un grugnito, bloccando il suono fastidioso della sveglia e mettendosi seduta sul letto, stropicciandosi gli occhi.
«Buongiorno Marinette!» disse il suo kwami, fluttuandole, già allegra e pimpante, davanti al viso.
«Buon… aaawwwn… giorno Tikki…» rispose lei sbadigliando.
«Forse è meglio che vai a farti una bella doccia, così ti svegli.» le suggerì l’esserino.
«Sì… Forse è meglio…» rispose lei con un altro sbadiglio.
Quando fu finalmente vestita e sveglia, si diresse in cucina, dove sua madre le aveva già preparato la colazione.
«Pronta per il primo giorno di liceo?» domandò la donna con un sorriso, mentre lei si sedeva al bancone e prendeva un croissant da inzuppare nel latte.
«Ho paura non cambierà molto… Chloé ha chiesto l’iscrizione alla nostra stessa scuola, solo per stare con Adrien…» commentò, sbuffando, per poi addentare la brioche, resa molle dal liquido bianco.
«Vedrai che andrà bene, stai tranquilla.»
Marinette finì velocemente la colazione, si mise lo zaino in spalla e uscì, passando dalla boulangerie per salutare il padre.
«Ci vediamo!» disse, agitando la mano nella sua direzione. Appena superò la porta di vetro, però, qualcosa la bloccò. Davanti alla pasticceria si era fermata la limousine nera della famiglia Agreste, da cui poco dopo uscì Adrien, con quel suo sorriso splendido.
«Adrien che… che…?» cercò di domandare lei e lui alzò le spalle, avvicinandosi.
«Avevo voglia di vederti. Quest’ultimo mese è stato lungo senza di te.» disse tranquillamente rimanendo a qualche centimetro da lei, ma senza toccarla, guardandola soltanto, come se dovesse sondare ogni centimetro del suo corpo e assicurarsi che fosse davvero lei. Quel mese di cui stava parlando era stato lungo anche per lei: lui era dovuto partire per un servizio impegnativo e, nonostante si sentissero ogni giorno per telefono, non vedersi era stata quasi una tortura.
«Sì, ma… Perché… Insomma ci saremmo visti a scuola e…» cercò di balbettare lei.
«E pensi davvero che ti avrei lasciata andare in metro al tuo primo giorno di scuola?» fece lui con un’evidente domanda retorica.
La ragazza continuava a guardarlo stralunata, non riuscendo a capire perché si sentisse così strana nonostante fosse passato molto tempo da quando stava con lui. Forse perché le era mancato; oppure perché in quel periodo Adrien stava iniziando a crescere, come lei d’altronde. Il suo fisico si stava sviluppando, stava diventando più slanciato e impostato e quella sua maledetta perfezione le faceva martellare il cuore in petto.
«Allora, vuoi abbracciare il tuo fidanzato, o rimaniamo così in eterno?» domandò lui, allargando le braccia ed estendendo un bellissimo sorriso.
Lei senza pensarci nemmeno un secondo si tuffò in quell’abbraccio, avvolgendogli la vita e sentendo lui fare lo stesso con le sue spalle. Quegli abbracci erano una delle cose che le erano mancate di più in assoluto: le sue braccia forti attorno alle spalle, le davano un senso di protezione e di sicurezza che mai aveva provato in vita sua, ed era una cosa che, ricordava bene, provava anche quando non conosceva la vera identità di Chat Noir e lui la stringeva per proteggerla dai nemici akumatizzati da Papillon, questo però non glielo aveva mai detto.
Inspirò, inebriandosi del suo profumo, una fragranza che usava ormai da qualche mese e a cui si era abituata, anche se era molto diversa dal profumo che utilizzava quando andavano al collége assieme.
«Mi sei mancato…» disse soffocando il viso nella sua camicia.
«Anche tu, principessa.» rispose lui, accarezzandole i capelli.
Si staccarono e, dopo essersi guardati negli occhi ancora qualche secondo ed essersi scambiati un tenero bacio, salirono in auto, speranzosi di essere stati assegnati nella stessa classe in modo da poter rimanere insieme.
«Lo sai vero che Chloé impazzirà quando ci vedrà scendere insieme dalla tua auto?» domandò lei, accoccolandosi al suo petto.
«Naaaah, non credo… Ormai le sarà passata.» commentò lui, quasi noncurante della situazione, avvolgendo le sue spalle con la mano e accarezzandole la schiena.

 

Arrivati davanti al Janson de Sailly, però, il ragazzo dovette ricredersi. Uscì prima lui e la bionda era già appostata al cancello nero in sua attesa, tanto che, non appena lo vide, gli si lanciò letteralmente addosso, avvinghiandolo in un abbraccio decisamente non voluto.
«Adrieeeeeeen!» gridò, chiamandolo per nome: finalmente sembrava aver abbandonando quell’orribile nomignolo che gli dava al collége, forse aveva capito che era davvero troppo infantile.
«Ehm… Ciao Chloé…» la salutò a malapena lui, mentre Marinette scendeva proprio in quel momento dalla limousine.
«E lei che ci fa qui?» domandò la bionda staccandosi dal ragazzo e guardandola con quella solita aria di superiorità.
«Ci studio Chloé.» disse schietta lei, calcolandola appena.
«Intendo in limousine con lui. Senti carina, alla Dupont l’hai passata liscia, – disse puntando il dito contro Marinette, come a minacciarla – ma sappi che non ti permetterò di farmi le scarpe un’altra volta, io…»
«Chloé, basta!» tuonò deciso Adrien prendendo la mano della corvina e allontanandosi con lei, lasciando la bionda a fumare di rabbia.
Superarono l’ingresso ed entrarono nell’edificio. 
«Marinette!» disse una voce euforica e la ragazza non ebbe tempo di capire nulla che fu avvolta da un paio di braccia scure ed il suo viso fu inondato da una massa di capelli castano ramati.
«Alya!» rispose lei, mollando la presa dalla mano di Adrien e abbracciando l’amica, poco dopo si staccarono, rivolgendosi un sorriso per una.
«Cavoli Alya, sei ancora più abbronzata!» disse Marinette, guardando la pelle più scura del solito dell'amica.
«Beh pure tu hai preso un po’ colorito mi pare.» si complimentò l’amica, mentre metteva una mano sul fianco e la osservava dalla testa ai piedi. Lei sbuffò, quasi contrariata al pensiero che le vacanze estive fossero finite.
«Ormai sta quasi andando via. – disse passandosi una mano sul braccio, tenuto scoperto dalla maglietta che indossava – Siamo andati a fine giugno a Plage Veules les Roses, ma nulla di che…»
«Nulla di che? – disse qualcuno alle sue spalle poggiandosi sia su di lei che su di Adrien, quasi come a volerli abbracciare – È stata una delle vacanze con gli amici, più belle che abbia mai fatto!»
«Lila? Anche tu al Janson?» domandò la ragazza dalla pelle scura.
«Già!» sorrise lei, soddisfatta.
«Ciao Lila.» le sorrise Adrien.
«Ciao gat… – si bloccò, quando ricevette un’occhiataccia da lui e una gomitata da Marinette – occhi belli…» si corresse, allora, emettendo uno sbuffo.
Adrien alzò gli occhi al cielo, esasperato. Quell’estate, dopo le vacanze assieme, si erano visti molto meno anche in veste da supereroi, ma l’astio dell’italiana nei suoi confronti sembrava non essere diminuito affatto; forse doveva semplicemente farci l’abitudine.
«Dovremmo andare a vedere in che classe ci hanno messi.» disse, allora, cercando di cambiare discorso e afferrando nuovamente la mano della fidanzata.
«Oh, ho già guardato io… Siamo tutti nella stessa... Cioè non sapendo che c’era Lila, non ho cercato lei, ma vediamo subito.»
«Tutti nella stessa, davvero?» gli occhi azzurri di Marinette s’illuminarono.
«Già. – sorrise l’amica, sistemandosi gli occhiali sul naso – E indovina un po’? La piccola snob e nell’altra sezione.»
«Evviva il liceo…» sospirò la corvina in un gesto di sollievo, sollevando gli occhi, come a voler ringraziare qualsiasi santo le avesse fatto quel favore immenso.
Dopodiché controllarono nel tabellone il nome di Lila e, dopo aver scoperto che pure lei era in classe con loro, si diressero proprio verso di essa, pronti per quel nuovo anno di scuola e primo anno di liceo.

  
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