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Autore: LoneFox    24/04/2018    1 recensioni
'L'anima gioiva nel vedere che la natura rispecchiava il suo stato d’animo.'
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel suo castello si sentiva a suo agio, era il suo regno. Niente poteva intaccare il suo essere; il suo spirito era forte li, nei suoi domini.
Camminava per i corridoi bui quella sera, schiena dritta e sguardo fiero, ma la sua sicurezza nascondeva una tristezza difficile da spiegare.

Cosa lo legava a quel luogo? Perché, seppur libero si sentiva come incatenato? Lo sguardo gli cadde fuori da uno dei finestroni del palazzo. Pioveva quella notte, che clima ideale per lui. L'anima gioiva nel vedere che la natura rispecchiava il suo stato d’animo.
Furia di pioggia, rabbia di tuono. E poi il buio. Ah quanto amava quel buio, l’oscurità che tutto avvolgeva nella sua coltre maestosa, chi era in grado di sfuggirle?
Iniziò a scendere le scale, le segrete gli mancavano. Non le avrebbe riviste per tanto e inoltre gli era indispensabile tornarci.
la festa era andata piuttosto bene, tutto il villaggio si era presentato e aveva ballato, ballavano ancora al suono della musica. Inebriati dai fumi delle bevande da lui stesso distillate.
Il ticchettio delle gocce dal lento scendere cominciava a sentirsi. Il rumore del distillatore era chiaro in lontananza, era stato un bene lasciarlo in attività, benché non si aspettasse di tornare li dopo la serata, ma serviva altro liquido.
L’aria era malsana lì sotto, quasi si trovasse a ridosso di una palude, l’oscurità più fitta di quella all’esterno. Solo una lucina brillava e rischiarava l’ambiente, il piccolo fuoco accesso sotto l’alambicco, la fiamma che alimentava la distillazione.
Si avvicinò e controllo i livelli dei liquidi, la botte era quasi vuota, aveva usato tutto per la festa, ma c’era un fondo, forse mezzo dito di liquido prodotto nelle ultime ore.
Prese una bottiglia vuota su uno scaffale lì vicino, ce ne erano tante, la porto al barile, mettendolo di sguincio per riuscire a riempirla almeno in parte.
Quando si rialzo a lavoro finito poco più di un quarto della fiala era pieno, ma non importava, era solo per lui che serviva. Era sufficiente.
Riprese a salire le scale per tornare alla sala grande dove si stava tenendo la gran festa. Più saliva più l’aria che respirava diventava fresca. Era piacevole tornare a riempirsi i polmoni con aria pura. Arrivò infine davanti alla porta di fine legno lavorato, levigata dai tanti anni e dalle tante mani che le avevano sfiorato gli intarsi. Prese a far pressione sull’anta per farla aprire, facendo attenzione alla bottiglia, non poteva farla rompere.
 Poi fu lì anche lui nella festa, tra i suoi concittadini. Tra le persone che per tanto tempo gli erano state intorno, sin da quando aveva memoria.
Erano tutti lì, il sindaco, la mugnaia, la ragazza che lavorava al forno, anche quella famigliola con tre bambini cosi simpatici che abitavano subito prima del ponte. Poi i suoi amici, ma anche i suoi nemici. O meglio quelli che gli erano poco simpatici, non aveva mai realmente avuto dei nemici dopotutto.
Erano tutti lì, anche il prete e la donna da lui amata, ah quanto avrebbe voluto chiederle la mano. Magari quella sarebbe stata la sera buona, se non fosse che non voleva disturbare quella musica cosi perfetta.
Erano tutti lì.
Li vedeva, ballavano la sua danza con il ritmo della musica scritta da lui appositamente per loro.
Toccava a lui adesso danzare. Aveva rimandato questo momento per troppo tempo, timoroso di ascoltare la sua stessa melodia.
Si avvicinò a Mr. Charles, il suo amato cane, fedele amico di una vita. Lo accarezzo, quasi dispiaciuto che si fosse unito alla danza prima di lui, insieme a tutti gli altri. Ma ahimè non poteva avere un trattamento diverso per nessuno. Tutti erano uguali per lui. Tutti dovevano ascoltare la sua musica.
Ora toccava a lui, era arrivato passeggiando lentamente al centro della sala, lì dove l’acustica era perfetta e dove poteva al meglio ammirare la danza di tutti i suoi commensali.

Ah che pace gli dava aver finalmente organizzato quella grande festa. La rimandava decisamente da troppo tempo. Ne sentiva il bisogno, non riusciva a guardare tutte quelle persone, belle o brutte che fossero, buone o cattive, vivere una vita senza aver mai conosciuto la meraviglia della sua musica. Ma ora l’opera era completa. Poteva finalmente unirsi alle danze e danzare per sempre insieme a tutti gli altri invitati.

Erano tutti lì.

 Ah che musica perfetta che era quel silenzio, l’immobilità della sala era in perfetta sintonia con lo scrosciare della tempesta che imperversava fuori.

Erano tutti lì.

Stesi a terra, in silenzio.
Com’era dolce quel veleno. Il veleno distillato dal suo stesso sangue! Quale modo più raffinato può esistere nel creare un'opera, una composizione, se non distillandola dalla propria natura?

La sentiva dentro di se adesso, la gola e lo stomaco cominciavano a scaldarsi e la musica si diffondeva. La sentiva adesso, era lieve, ma cominciava ad aumentare di intensità.
E quando la vista gli si offuscò del tutto capì quanto fosse stato stupido ed ingenuo nel rimandare quel momento così prezioso. Cadde. Il momento era ora. Morì. Il momento di iniziare a danzare.

FINE.

 

 

   
 
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