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Autore: E niente    24/04/2018    2 recensioni
Finalmente ci incontriamo, prof
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È pieno di gente. Ogni stanza della casa. Non c'è un singolo metro quadrato libero. Cammini tra le persone con la testa china. Le spalle sono più curve, da qualche anno ti sembra di esserti ingobbito. È normale con un fisico del genere, sei così alto da sfiorare il soffitto, e magro come un chiodo. È normale…

Salutare, abbracciare. Grazie a tutti per essere qui.

Non vedi l'ora di essere solo. Hai paura di trovarti solo.

Ti sembra di essere un fantasma, se cammini e non guardi nessuno. Sono tutti così estranei. Che ci fanno qui? Ma certo, grazie per avermi fatto visita. È un gesto gentile.

Tutto, tutto, nei sussurri a bassa voce, negli sguardi veloci, tutto trasuda preoccupazione. Qualcuno piange. Ti guarda e piange. Fai pena, Franco. Fai tanta pena.

La stanzetta rosa era stata pensata per accogliere una sola persona, non così tante. Gente che va e che viene, ma restano sempre tuo fratello, i tuoi suoceri, i nipotini. Tua moglie al tuo fianco ogni tanto si lascia scappare un sospiro. La piccola Greta fissa il pavimento con gli occhi gonfi di pianto.

È la prima volta che piange e non è un pretesto, o un capriccio. Si sarà resa conto di cosa è successo. Glielo avranno detto… ci sarà voluto un po' per farglielo capire. Greta non crede a quello che non le piace. Il mondo per lei è ancora pieno di principi e principesse. L'anno scorso ha imparato che, talvolta, anche le principesse combattono con i mostri. Oggi, ha imparato che i buoni, a volte, perdono.

Non è bello vedere Greta in questo stato. I bambini non dovrebbero mai essere tristi.

Tua moglie si accascia sulla sedia. Zia Maria si affaccia timidamente alla porta; ti ha già salutato, ma avvicinarsi a tua moglie diventa un'impresa difficile. Alla fine si decide: entra nella stanza e si china per abbracciarla. La donnina sparisce tra le braccia sollevate, zia Maria le carezza la testa e dice piano: "Sara, Sara…", come una cantilena.

Insopportabile. Tutto questo è insopportabile.

Tutto questo non finirà mai. Tanti auguri Sara, oggi è il tuo compleanno. In soggiorno ci sono i fiori, non te li ha presi il tuo Franco, ma tanti, tanti amici cari. Ogni anno ripetevi di non voler niente per regalo, che non te ne fai niente. E invece quest'anno ti hanno fatto una sorpresa. Quest'anno festeggiamolo, il tuo compleanno. Sono tutti qui.

Esci Franco, esci. La gente si scansa. Non ti senti bene, non sanno cosa dirti. Ti lasciano uscire a prendere una boccata d'aria. C'è un sole pazzesco, è una splendida giornata. Tuo fratello ti segue. Grazie, Paolo. O volevo stare solo?

E, all'improvviso, una serie di macchine. Passano una dopo l'altra, non di fronte alla casa, ma le senti: vanno tutte nello spiazzo vicino. Parcheggeranno, scenderanno dalle macchine, verranno da te. Chi sarà stavolta?

Sei stanco, Franco. Ti siedi un attimo. C'è un bel vento sulla veranda. Il dondolo è un po' scomodo.

Cinque macchine in tutto. È un bel gruppo. Potrebbero essere i tuoi colleghi che vengono tutti insieme, o magari non è nessuno in particolare. Ma tutto il paese è a casa tua, e le strade sono deserte, se non fosse per il tuo quartiere. Cinque macchine. Troppa gente, troppa.

Li vedi che arrivano a piedi quando svoltano l'angolo. Camminano sul marciapiede, una fila composta di persone. Silenziosi come non li hai mai visti. Camminano in gruppo, e non si pestano i piedi. Nessuno che si volta a disturbare quelli dietro. Niente gestacci, nessuna risata sguaiata. Niente scherzi, niente parolacce, niente parole in generale.

I tuoi ragazzi. Se non avessi riconosciuto alcuni profili, non ti sarebbero mai sembrati loro.

Quante volte li hai rimproverati, durante la lezione? Non erano in grado di ascoltare, parlavano sopra la tua voce, facevano i compiti di altre materie, copiavano durante i compiti in classe. E in gita? Quando mai li hai visti in fila, a due a due? Ci sarebbe voluto un miracolo.

Un miracolo, sì. È successo un miracolo.

Sono arrivati da soli, in macchina? Hanno preso la patente? Quante cose ti sei perso di loro, quest'anno. Giovanni non sembra più Giovanni: lo riconosci perché è il più alto, ma si è fatto crescere la barba.

Ti sei informato su di loro, hai chiesto spesso notizie. "Salutami i ragazzi, Rocco. Che dicono?". E il collega di inglese ti aveva aggiornato un po'. Diceva che erano diventati sempre più scalmanati, sempre più insofferenti. Non vedevano l'ora di uscire dal liceo. A te queste notizie non facevano molto piacere.

Avresti preferito che si godessero gli ultimi mesi di scuola. Sono giorni che non tornano più. Non avrebbero dovuto litigare così tanto in quinto anno. Erano diventati divisi, ognuno pensava unicamente ai fatti suoi, tutti impegnatissimi nella preparazione ai test di ammissione per l'università. Eppure, ora che li guardi, non sembrano poi così male. Sembrano uniti; sembra che abbiano imparato a fare gruppo. E sembra che abbiano imparato anche a tacere. Sei sicuro che sono gli stessi ragazzi che conosci tu?

Attraversano il cancello, li vedi esitare. Si sono accorti di te, seduto sul dondolo. Non sanno reagire, nemmeno tu. Si guardano tra di loro per decidere cosa fare. Avanzano più lentamente.

Sono pecorelle docili, insicure su cosa fare, come muoversi, ma si muovono in un gruppo compatto. Vorresti bloccarli lì un attimo, e fissarli nella memoria. Farli fermare a ogni passo che fanno per scattare ogni volta una foto. Ti sembra incredibile che siano lì, davanti a te, ora. Dovresti alzarti, forse, incoraggiarli a farsi avanti, ma non hai la forza di muovere un muscolo.

Tra le tante teste, le prime della fila ormai sembrano decise ad avvicinarsi. Saranno di fronte a te e ti circonderanno nel giro di trenta secondi. Sarà come sentirsi soffocato? O sarà un dolce abbraccio, anche se non oseranno sfiorarti?

C'è un viso in seconda fila che è già rosso. Teresa, dolce Teresa, già piangi? Come faremo quando saremo uno di fronte all'altra?

Ragazzi, mi siete mancati. Benvenuti, questa è casa mia. Se entrate, nella prima stanza a destra c'è mia moglie. Ma ci terrei a presentarvi mia figlia. È nella sua cameretta, percorrete dritto il corridoio fino alla fine; è l'ultima stanza. Lei è stesa sul suo letto. Ci sono delle sedie, se volete sedervi vicino a lei. Potete aspettare per un po' con me che si alzi da lì, ma non lo farà. Posso solo farvi vedere quanto è bella.

Vi garantisco, quando vi ho conosciuto era molto più bella. Avrei dovuto presentarvela prima.

   
 
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