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Autore: _Bri_    25/04/2018    2 recensioni
Perché lo fate?
Perché bisogna Resistere, contro ogni tipo di ingiustizia, contro l’oppressione dei deboli, contro chi cerca di soffocare la lotta per la parità.
Perché bisogna Resistere, sempre.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Lee Jordan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Summer on a Solitary Beach
 
Passammo l’estate su una spiaggia solitaria. Era rassicurante, intuire che in qualche modo, irreale come l’aria posata su tutte le cose, i pochi abitanti di quell’isola erano all’oscuro del fatto che, troppo presto, il mondo si sarebbe capovolto.
Di tanto in tanto uscivamo da quel piccolo buco in cui eravamo rintanati come topi clandestini su una grande nave da crociera. Era stato Lee a scovarlo, durante una delle nostre tante ed estenuanti perlustrazioni, che mai avevano portato alla luce un nascondiglio abbastanza adatto alle nostre esigenze.
La geniale idea di mettere in piedi Radio Potter ci era costata cara, ma a noi non importava, fintanto che trovavamo le forze e le giuste (quanto mai sufficienti) risate per svegliarci ogni giorno ed accendere i canali per lanciare la radio nell’etere, nella speranza che quanti più maghi schierati dalla parte giusta, potessero ascoltarla.
 
Perché lo fate?
 
Perché bisogna Resistere, contro ogni tipo di ingiustizia, contro l’oppressione dei deboli, contro chi cerca di soffocare la lotta per la parità.
Perché bisogna Resistere, sempre.
 
Questo rispondevo spesso, quando capitava che qualche mago si facesse venire dei dubbi sulla battaglia che, a modo nostro, stavamo conducendo contro Lord Voldemort e ogni maledetto schifoso Mangiamorte al suo seguito.
 
Eppure quando mi ritrovavo su quell’isola, di fronte a quella distesa di mare, che sciabordava a volte violentissimo, incitato dal vento grintoso, altre volte riposava accorto, con i piedi immersi nella sabbia umida, mi saliva alla gola un senso di pace che non avrei scambiato con nient’altro al mondo. Avevo paura, paura di tutto quello che poteva accadere fuori da quella bolla di perfezione, in cui stavamo portando avanti la nostra lotta non armata. Quei granelli chiari che si infilavano fra un dito e l’altro rinfrescavano la testa e l’anima, ma era solo una coccola, che mi allontanava dalla più onesta consapevolezza che quella non era solo che una piccolissima realtà da salvaguardare.
 
Una volta, dopo una lunga e triste trasmissione, che per forza di cose si era distanziata dalle corde leggere con cui ci ostinavamo a condurla, mi trascinai fuori, quando il sole si era già spento nell’acqua e le stelle fagocitavano il cielo scuro. Al mio arrivo, un paguro si nascose nella sua casetta rubata, convinto che non mi fossi accorto di lui. Lo afferrai per il guscio e, curioso, lo spiai: era rannicchiato lì dentro, si era fatto piccolissimo, eppure sapevo stesse lì, a sperare di essere lasciato stare, o forse che gli concedessi una morte rapida, senza paura.
 Mi fece male. Mi sentii come un perfido Mangiamorte, che andava a scovare qualche povero disperato come me, sventolando la sua arma più pericolosa: il terrore.
Allora lo rilasciai sulla sabbia e rimasi a guardarlo. Il paguro attese qualche secondo e poi, velocemente (per quanto possa essere rapido un paguro) si allontanò da me, scomparendo nel buio. Tornai a guardare il mare, con la precisa sensazione in corpo di volere annegare.
 
Avrei voluto essere portato via, via da quelle sponde. Sentivo di aver perso tutto quel coraggio di cui ci vantavamo tanto, noi grifondoro. Me ne stavo su quella spiaggia, a guardare l’acqua e a terrorizzare un paguro innocente, avrei fatto finta di nulla e avrei smesso di lottare pur di perdermi in quell’istante di una quiete tanto agognata.
 
Che fottuto bastardo viscido, che vile ipocrita! Io, che ogni volta ne avevo la possibilità, esortavo gli ascoltatori a non lasciarsi abbattere e non smettere di lottare, ad abbandonare la codardia ed unire le forze per sradicare tutto quel male che voleva sottometterci. Io, la stessa persona che in quel momento avrebbe voluto scomparire, per paura di affrontare l’oscurità.
 
Quando ritrovai la forza di rientrare nel nostro piccolo covo, le risate di mio fratello e di Lee mi accolsero con calore; fu in quel preciso momento, fra denti scoperti e whisky incendiario, che tornai in me. Ricordai con fresca lucidità che, se avessi davvero voluto la pace, la Liberazione, avrei dovuto Resistere e fare come stavo facendo: ricordare a chi, come me, si stava facendo mettere all’angolo dalla paura, che l’unico modo per uscirne davvero vincenti, era combattere.
 
Con la Voce
Con la Magia
Con l’Intelligenza
Con la Pietà
Con la Rabbia
Con la Lotta
Con la Resistenza
 
Ora sono qui. Davanti a me una spessa cupola difende, ancora per poco, il baluardo di questa Resistenza: Hogwarts sta per essere assediata, ma noi non ci tiriamo indietro.
E lasciandomi quella spiaggia solitaria alle spalle, a cui concedo un sorriso tirato, ricordandola come una madre che non è riuscita ad accudirmi e proteggermi quanto avrebbe voluto, apro il petto e respiro forte, mentre stringo la bacchetta in mano, pronto ad affrontare quello che verrà
 
-Sei pronto Fred?- mi chiede George, mentre si concede il suo più ampio sorriso e me ne fa dono, infondendomi tanta speranza
 
-Sono pronto George-
 
Pronto a Resistere. Sempre.
 
 
 
(In parte ispirata da “Summer on Solitary Beach, nella versione di Le Luci della Centrale Elettrica)
 
Brevissima one-shot, ma non potevo esimermi dal condividere qualcosa con voi proprio oggi, in questo giorno così importante. Un giorno che parla di Lotta, di Resistenza, di Liberazione.
Bisogna Resistere, sempre.
 
Buon 25 Aprile!
 
D.
 
 
 
 
 
 
   
 
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