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Autore: Shanley    25/04/2018    18 recensioni
In questa OS mi sono immaginata il Dr Gelo in uno dei gironi danteschi dove sconta la sua eterna pena per la sua vita malvagia.
Dal testo:
L'acqua paludosa scorreva su di lui graffiando la sua pelle e mandandolo a cozzare contro gli altri corpi che la impestavano sfogando l’uno sull'altro la loro furia. Ogni secondo che rimaneva in quel luogo infernale era un’agonia. Immerso per metà in quell'acqua fangosa scalciava, colpiva e mordeva le altre anime che come lui erano state condannate a quella pena.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dr. Gelo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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V Cerchio: iracondi e accidiosi



 
Morsi... Calci... Pugni...
Colpire ed essere colpiti...
Immerso fino alla vita nelle acque paludose di quel torrido fiume infernale, sfogando la rabbia che corrodeva la sua anima da tempo a lui immemore, con un unico pensiero ad infettare la sua mente soggiogata dall’ira: vendetta. L’unica cosa che avrebbe potuto placare i suoi tormenti era eliminare colui che l’aveva condannato a quell’eterna punizione.
Son Goku...
Schiaffi... Pugni... Morsi...
Spintonava le altre anime accecato dalla rabbia al pensiero di quel ragazzo. Un moccioso che era stato la causa di tutti i suoi mali, di tutti i suoi tormenti, di tutti i suoi fallimenti…
 
Quartier generale del Red Ribbon, anno 750
 
Esplosioni, rumore di spari, urla, soldati che imbracciavano il fucile e si preparavano allo scontro. Questo era quello che aveva visto e sentito in quel fatidico giorno al Quartier Generale. Scappava col cuore in gola per mettersi in salvo dalla furia di quel moccioso dalla forza sovrumana, correndo nella direzione opposta rispetto a quella degli altri. Non aveva intenzione di finire ammazzato. Non aveva intenzione di fare di quel luogo la sua tomba. Non poteva ancora crederci. L’armata del Red Ribbon, temuta in tutto il mondo, messa in ginocchio da un ragazzino.
Correva a perdifiato per i lunghi corridoi della base. Il cuore in gola e il fiato corto a ricordargli che era ancora vivo, che poteva ancora salvarsi…
Il rumore delle esplosioni e degli spari era sempre più lontano mentre quello dei suoi passi si faceva sempre più forte man mano che gli altri suoni andavano ad affievolirsi. Tra le braccia, stretti in una morsa ferrea, i progetti di una vita. Unici compagni della sua fuga solitaria. Non li avrebbe lasciati per nessun motivo al mondo. Erano il frutto del suo lavoro e non avrebbe permesso a nessuno di portarglieli via.
Un ultimo sforzo e riuscì a raggiungere il velivolo di emergenza. Era salvo. Una piacevole sensazione di sollievo invase il suo corpo teso dall’accumulo di adrenalina. Si alzò in volo gettando un’ultima occhiata al luogo che per anni era stato la sua casa. Guardò la devastazione che quel moccioso aveva portato e sentì la rabbia crescere nel suo cuore radicandosi nelle profondità più oscure della sua anima dove sarebbe cresciuta negli anni alimentata dall’odio. Strinse i denti così forte da sentirli scricchiolare. Si sarebbe vendicato. Non gli importava se ci sarebbe voluta tutta la vita, avrebbe messo la parola fine alla vita di quell’insulso ragazzino…
 
Il ricordo della disfatta del suo amato esercito era vivido nella sua mente come fosse accaduto poche ore prima. Ritornava a tormentarlo ed intensificava l’ira che già ribolliva dentro di lui. Mai avrebbe creduto possibile una cosa del genere. Mai, nemmeno nei suoi incubi più fervidi lo avrebbe immaginato.
Strappava con i denti brandelli di pelle dalle altre anime affondando con ferocia nella loro carne e le colpiva con forza spintonandole lontano da lui. Un unico scopo lo spronava a continuare quell’infinita lotta fra dannati, un unica ossessione…
Eliminare Son Goku.
Pugni… Morsi… Schiaffi…
Tutta la sua vita era ruotata attorno a quell’obiettivo. In segreto aveva studiato il ragazzo, lo aveva spiato e aveva rubato le sue cellule e quelle dei guerrieri più potenti del cosmo per creare l’essere perfetto in modo da poter compiere un giorno la sua vendetta. Lui ce l’avrebbe fatta, almeno così pensava, prima o poi sarebbe riuscito nel suo intento. Invece si era sbagliato. Lui, la mente più eccelsa dell’ultimo secolo, aveva fatto male i suoi calcoli. Aveva creato gli esseri adatti, alla fine, prima di diventare lui stesso un cyborg, beffandosi della morte. Gli androidi che avrebbero dovuto portare a termine la sua vendetta personale verso quel ragazzo che era la causa di tutti i suoi tormenti, e che alla fine sarebbero stati assorbiti dall’essere perfetto che avrebbe assoggettato al suo volere l’intero universo, erano stati creati dalla sua mente brillante. Dopo molteplici fallimenti aveva esultato della riuscita del suo progetto. Quei due furfanti avrebbero dovuto essergli grati per quello che aveva fatto per loro. Gli aveva resi qualcuno, aveva dato loro uno scopo, ma quelle infide creature erano risultate essere incontrollabili e, nonostante si fosse premurato di cancellare loro la memoria prima della rinascita, avevano sviluppato un insensato risentimento nei confronti del loro creatore. Un odio che lui non era mai riuscito a debellare dai loro cuori cibernetici. Risvegliare i suoi figli aveva segnato per lui la fine. Era morto, tradito dalla sua stessa progenie. Decapitato dalla creatura che aveva creato e a cui aveva dedicato anni di lavoro, fatica e sudore. Morto prima di veder compiuto il suo meraviglioso progetto, sostituire la razza umana, debole ed imperfetta, con gli androidi, potenti e perfetti.
Tutto era finito in un attimo….
Tutti i suoi sforzi si erano volatilizzati come fumo nel vento…
Non era riuscito a vendicarsi del ragazzo, non di persona almeno. Confidava nel suo androide perfetto, anche se non aveva potuto assistere al suo risveglio.
Ma anche Cell aveva fallito…
Spazzato via dalla progenie mezzo sangue di colui che anni prima aveva frantumato i suoi sogni di gloria e conquista. E adesso lui era lì. Immerso nell’acqua putrida a lottare per l'eternità con le altre anime dannate tentando di sfogare la rabbia che aveva accompagnato tutta la sua vita e che non lo avrebbe mai lasciato nemmeno ora che era morto.
Calci… Morsi... Pugni...
L'acqua paludosa scorreva su di lui graffiando la sua pelle e mandandolo a cozzare contro gli altri corpi che la impestavano sfogando l’uno sull’altro la loro furia. Ogni secondo che rimaneva in quel luogo infernale era un’agonia. Immerso per metà in quell'acqua fangosa scalciava, colpiva e mordeva le altre anime che come lui erano state condannate a quella pena. Ma lui sarebbe riuscito ad emergere. Lui si sarebbe salvato a scapito di altri. Lui era più forte. La rabbia che provava bruciava nel suo petto come fuoco e dopo aver dedicato la sua intera vita alla vendetta, non si sarebbe arreso, prima o poi avrebbe avuto la sua rivalsa. Prima o poi…
L’acqua del fiume ribolliva della nenia delle anime la cui pena era stare totalmente immerse in quanto avevano dissipato la loro vita nell’immobilità dello spirito, condannandosi ad un’eternità privati di aria e parole, come in vita si erano privati delle azioni. Deboli, non come lui che aveva dedicato la sua intera esistenza nell’ossessione di farla pagare a quel ragazzo responsabile del suo fallimento. Lui aveva agito!
Ad ogni morso inferto parte di quella melma gli finiva in gola dandogli la sensazione di soffocare e graffiando le pareti della sua trachea provocandogli dolore ad ogni strascicato respiro. Ad ogni colpo inferto ne riceveva indietro il triplo dagli altri dannati che alimentavano così la sua frustrazione e la sua rabbia.
Schiaffi… Calci… Morsi…
Colpire ed essere colpiti…
La sua mente ormai assoggettata all’ira non si sarebbe mai placata. Continuava a scalciare e mordere, la bava alla bocca e gli occhi iniettati di sangue, unico testimone della sua eterna follia Flegias, il custode del suo girone, la personificazione della rabbia che con la sua barca traghettava e aggiungeva anime a quell’agonia senza portarne via mai nessuna. La quantità di corpi aumentava di volta in volta e la lotta ferocie con gli altri dannati diventava sempre più violenta. Ma lui non si sarebbe arreso. Non sarebbe finito sommerso dalle fangose acque dello Stige. Avrebbe continuato a colpire, mordere, calciare e schiaffeggiare...
Tutto era accaduto a causa di Son Goku…
Tutto era andato a rotoli per colpa sua…
Tutta la sua vita, tutto quello che aveva ottenuto versando sudore e sangue…
Tutto svanito in un lampo…
Cancellato per sempre…
Colpire ed essere colpito, questo era il suo destino…
Mordere come una bestia chi gli stava intorno senza riuscire a sfogare il suo continuo tormento…
Una risata sgorgò dalla sua bocca, nonostante il dolore provocato dall’acqua che si abbatteva sul suo corpo e gli riempiva la gola. Nonostante tutta quella rabbia covata per anni lo avesse inesorabilmente destinato a finire in quell’inferno già molto prima di morire, mai si sarebbe pentito di ciò che aveva fatto, mai avrebbe permesso all’ira di abbandonare la sua anima corrotta. Accettando la sua eterna condanna continuava a meditare vendetta…
   
 
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