Rumore di fondo

Ho sentito spesso parlare in modo errato del fantomatico "rumore di fondo dell'universo".
Lo descrivono come una specie di vibrazione cosmica, una frequenza impercettibile su cui è intonata ogni creatura esistente e che ci permetterebbe di non impazzire alla realizzazione di essere solo un globo terracqueo alla deriva nello spazio.
Stronzate, ho sempre pensato. Stronzate poetiche, ma pur sempre stronzate, inventate da chi non ha mai aperto un manuale di astrofisica per abbellire un fenomeno del tutto razionale come una radiazione elettromagnetica.

L'ho pensato fino ad oggi, quando ho sentito quel rumore di fondo spegnersi per un istante che avrebbe potuto frantumarmi i timpani.
Pensavo che essendo passato attraverso un portale alieno avessi ormai una concezione abbastanza chiara di cosa fossero la paura e il silenzio.
Quello al confronto è stato un giro in giostra, e ne pagherei il biglietto un altro milione di volte pur di non rivivere quel singolo battito di palpebre in cui tutto ha taciuto. Per quella frazione di secondo, ognuno è stato più solo di quanto potrà mai essere: scollegato dalla realtà, dal tempo, dallo spazio, dalla propria anima e mente e forza, dal flusso stesso della vita.
Dopo quella pausa, lunga appena il tempo per percepirla, il suono si è riacceso e abbiamo ripreso a respirare, ma a fatica, perché qualcosa è cambiato.
Il suono è diverso. Più grave. Più debole.
Manca qualcosa a quella vibrazione e non capiamo cosa, ma era l'essenziale.

Poi, la cenere. I volti che si sbriciolano al vento. La paura che si riflette nei nostri occhi nel chiedersi chi sarà il prossimo, la realizzazione di aver perso, la mia paura cieca nel capire che sta succedendo ovunque. Anche sulla Terra.
Una vocina subdola nel retro della mia mente mi sussurra che le mie nozze non arriveranno mai. Un fiotto di panico mi investe e prego per la prima volta in vita mia. Prego il caso di essere coerente e di far dissolvere anche me e quando non accade voglio credere che mi abbia ascoltato.
Scoprirò solo dopo se...
«Signor Stark?»
Il rumore di fondo è fievole, ma costante.
Sono le mie orecchie ad essere diventate sorde nell'attimo che impiego per voltarmi, come avessi davvero bisogno di vedere per capire cosa sta per succedere.
Peter mi fissa con occhi smarriti. È troppo giovane per aver anche solo pensato di poter morire.
«Non mi sento molto bene.»
Le sue pupille si allargano, iniettate di paura e confusione, si piantano nelle mie in cerca di aiuto. Perché io sono l'adulto, il suo eroe, quello che ha sempre una soluzione geniale e che, dietro tutto il sarcasmo e i rimproveri e il distacco, gli vuole bene.
Una parte di me si aggrappa alla convinzione di poter davvero fare qualcosa e lo sorreggo, quasi artigliando quella tuta che gli ho costruito con tanta cura, con un affetto che ho riservato solo alle mie armature e che avevo sperato di regalargli in un giorno diverso da questo.
Lo sento tremare nella mia stretta. Non posso proteggerlo, realizzo, e inizio a tremare anch'io nella mia impotenza.
«Signor Stark, per favore, non voglio morire. Non voglio morire...»
Non riesco a dire nulla. Sono paralizzato nel mio tremito, sento ogni goccia di sangue che ristagna nelle mie vene. Divento consapevole di ogni contrazione del mio cuore.
Fisso la morte in faccia come dieci anni fa in quella grotta, e anche adesso dovrei esserci io al suo posto. È il mio ruolo che me lo impone, ma al caso non importa.
Sento le sue mani sempre più fiacche che si aggrappano alle mie spalle e improvvisamente mi chiedo perché quella volta non l'ho abbracciato sul serio, invece di aprirgli la portiera.
Lo stringo a me un po' più forte.
«Mi dispiace.»
La sua voce risuona un'ultima volta, flebile, poi mi ritrovo a stringere il vuoto punteggiato di cenere e polvere.
Rimango in ginocchio a capo chino, con un altro addio mancato nel petto.
L'universo si fa un po' più silenzioso.

________________________________________________________________________________________

Note Dell'Autrice:

Salve!
Se non si è notato, Infinity War mi ha distrutto emotivamente e questo è un piccolo sfogo a caldo per cercare di non implodere di fronte all'anno di attesa per il seguito.
Con qualche giorno di editing avrei potuto scriverlo forse mille volte meglio, ma in realtà sono soddisfatta così com'è, senza troppi rimaneggiamenti. So di aver reso Tony quasi "freddo", ma sappiamo che non è esattamente una cima ad esternare le sue emozioni e nel film mi hanno anche privato di un paio di lacrimucce da parte sua.
Ah, l'ispirazione per il "rumore di fondo" dell'universo me l'ha data un meme umoristico secondo il quale questo rumore di fondo sarebbe Radio Maria perché prende ovunque... tanto per dare un'idea delle convolute elucubrazioni della mia mente decisamente sotto shock. Detto ciò, la radiazione cosmica di fondo esiste realmente, anche se non mi sono addentrata nell'argomento.
Su questa nota demenziale mi eclisso sperando di invogliare qualche anima pia alla ricerca di angst a leggere, e magari a lasciare un commento :)

-Light-

P.S. Ho riportato le parole di Peter a memoria, quando usciranno le cutscenes online correggerò eventuali sviste.
P.P.S. Colonna sonora consigliata per piangere-> Light - Hans Zimmer