Sarah sorrideva, era felice come non lo era mai stata: lei e il suo ragazzo Richard si tenevano la mano e passeggiavano serenamente sulle fresche colline inondate del rosso della sera. I due giovani fidanzati, poco più che maggiorenni, avevano appena finito di festeggiare il loro anniversario in un romantico ristorante, e la ragazza era rimasta entusiasta dall’idea di Richard di passare la sera sulle dolci colline sul finir dell’estate.
Dalle colline si poteva vedere tutta la città e l’ Oceano in lontananza; una vista spettacolare, splendida.
Richard la fece sedere con gentilezza sul prato erboso vicino alla stradina dove aveva parcheggiato la macchina, Sarah lo osservò, rapita dai suoi occhi azzurro ghiaccio, poi si baciarono, fu un momento dolce, intenso, magnifico.
Furono disturbati dal rumore di un tuono, il suono di un temporale all’orizzonte. Il cielo a Est cominciò a caricarsi di nuvole scure e pesanti.
“Forse è meglio che adesso andiamo a casa, amore” disse il ragazzo.
Sarah sbuffò leggermente ma poi sorrise e disse: “va bene caro, ma poi mi prometti che passi la notte da me” “Come posso dirti di no?” “Come sei carino”.
Erano appena saliti in macchina quando videro  una strana figura in lontananza.
 Alta, vestita di abiti che le coprivano corpo e viso, con in mano uno strano oggetto luccicante la figura era a circa 150 metri da loro, e sembrava appena uscita dal bosco adiacente; solo era un’impressione di Sarah ma sembrava che quella figura avesse evocato un leggero velo di nebbia che saliva dai boschi sottostanti. Dalla loro posizione elevata i ragazzi guardavano con un certo timore la figura che imboccava uno stretto sentiero che portava alla città per poi sparire dalla loro visuale. Richard sembrava preoccupato, si passò una mano sui lunghi capelli biondi poi la mise sulla spalla della sua ragazza.
Quasi a convincere sé stesso e la sua fidanzata cercò di sembrare razionale e disse “E’ solo un contadino, dai andiamocene prima che piova”.
Cercò di rilassarla accarezzandole dolcemente la testa e i capelli nero corvino.
Sarah però sembrava pietrificata, invece di cominciare a guidare scese dall’auto e si diresse verso il bosco.
“Ehi dove vai?” chiese Richard. Eppure la ragazza sembrava ipnotizzata dirigendosi verso il punto da cui era uscita la figura.
“Devo andare a vedere …” le rispose vagamente.
Richard la seguì domandandosi perché stava entrando senza motivo in una comunissima foresta.
Era preoccupato non tanto perché Sarah si stava inoltrando in una foresta senza motivo ma perché la visione della inquietante figura senza volto gli aveva dato un’inquietudine addosso e voleva solo tornare a casa.
Si rilassò ripetendo a se stesso che non c’era nulla di anormale nel fatto che qualcuno uscisse da un bosco, magari stava solo facendo una passeggiata o un controllo, alla fine non vedeva nulla che...
Sentì un urlo, un terribile grido di terrore che gli fece letteralmente gelare il sangue nelle vene: un brivido di paura gli corse lungo la schiena.
 L’urlo era di Sarah!
Corse a perdifiato fino a raggiungerla, la trovò immobile con uno sguardo fisso all’interno del bosco.                                                                   
Stava osservando un corpo, un cadavere dilaniato disteso supino da cui usciva sangue da varie ferite al torace.
Un particolare spaventoso balzava subito all’occhio; tra le sue mani senza vita il cadavere stringeva un carta da gioco, un asso di cuori dal disegno sinistro: un teschio e una croce erano disegnati in mezzo a un cuore alato color rosso scarlatto .
Altre carte da gioco, tutte insanguinate, erano intorno al cadavere, sul terreno del bosco.
 Richard e Sarah rimasero scioccati, spaventati da quella macabra visione del cadavere.