Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: Rosebud_secret    30/04/2018    2 recensioni
[SPOILER AVENGERS INFINITY WAR]
"Che cosa devo fare..?”, domandò.
È una domanda sciocca. Continuare a vivere.
“Come?!”
Ruotò il capo in sua direzione e lo scorse, da al di sotto delle sue palpebre serrate. Loki era seduto accanto a lui, con le gambe accavallate e mollemente puntellato al materasso sul suo braccio sinistro. Lo vide sorridere, sadico e divertito.
Diventare folle non è il più saggio dei modi. Stai parlando da solo, Thor. Non con me. E non sei neppure in grado di dipingermi come si converrebbe. Non parlo in questo modo, né mi atteggio in tali languide movenze. Ciò nonostante, troverei la pantomima divertente, se fossi vivo.
“Sei crudele.”
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Thor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

N.d.A.: In genere non importuno i lettori prima dell’inizio della storia. Solo che, in questo caso, la one-shot è il seguito di un’altra scritta prima dell’uscita di Infinity War. Non è fondamentale per la comprensione di questa storia, però la arricchisce molto. Chiunque voglia leggerla la trova qui Per mia sola colpa.
Ci vediamo in fondo.

 

Thor entrò nella stanza che Okoye, guardia reale dello scomparso re del Wakanda, aveva messo a disposizione per lui in quel che rimaneva della devastata reggia di quel glorioso paese. Guardò l’angosciante panorama al di là della vetrata e vide madri che cercavano i loro figli, giovani che chiamavano le loro spose, amici che scavavano fra le macerie, indolenti al nero fumo degli incendi e animati dalla sola speranza di ritrovare i loro cari.
Era colpa sua.
Si prese il volto tra le mani, sentendo gravare sulle spalle il peso di quell’insostenibile responsabilità. Stormbreaker gli scivolò dalle dita e si schiantò sul pavimento con un tonfo sordo.
“Ho fallito…”, mormorò, come se qualcuno potesse ascoltarlo, si guardò alle spalle, sperandolo, “Ti prego, dimmi che sei qui. Giuro che non andrò in collera.”
Gli rispose soltanto il silenzio.
“Non posso farcela da solo, Loki. Non questa volta…”, gemette, continuando a sperare suo malgrado.
Percorse la stanza con lo sguardo fino ad incontrare il suo riflesso sulla superficie di un ampio specchio. Si trovò sudicio, debole e disperato.
Scosse il capo, pulendosi la guancia dal fango con un lembo del mantello. La voce di Loki proruppe nella sua mente in un doloroso ricordo.
Ti ho reso forte, ti ho reso saggio, ti ho reso compassionevole.
E poco dopo lo aveva schiaffeggiato. Contraddittorio.
Non ti ho reso saggio a sufficienza!
“Avevi ragione, fratello…”, bisbigliò, sedendosi sul letto, le gambe rese incerte da un improvviso tremore. Serrò le palpebre e una lacrima corse giù dall’occhio sinistro. L’unico che ancora poteva piangere. La scacciò bruscamente, provando vergogna per la sua debolezza e poi si coprì il volto con la mano.
“Perseguitami, Loki. Diventa il mio spettro. Strazia il mio animo. Fa’ ciò che vuoi, ma non lasciarmi.”, disse ancora a mezza voce.
Gli parve di sentire un fruscio alla sua destra e persino il peso di qualcuno fiaccare la resistenza del materasso. Non osò aprire gli occhi perché sapeva che non avrebbe trovato nessuno al suo fianco. Era un gioco della sua fantasia, una speranza vana più sciocca dei sogni di un fanciullo. Si domandò perché non portarla al suo vertice e fingere, grazie a quella poca magia che persino lui conosceva.
Poteva renderlo reale.
Lo sentì davvero quello sbuffo divertito seguito da una battuta sprezzante. Ci volle credere.
Non si può neanche morire in pace… Sei senza speranza, fratello.
Thor deglutì e gli mancò il respiro. Provò l’istinto di guardare, le guance paonazze, le vene gonfie e tese, i muscoli del viso scossi da incontrollate microespressioni, stimoli nervosi figli di un dolore lacerante.
“Che cosa devo fare..?”, domandò.
È una domanda sciocca. Continuare a vivere.
“Come?!”
Ruotò il capo in sua direzione e lo scorse, da al di sotto delle sue palpebre serrate. Loki era seduto accanto a lui, con le gambe accavallate e mollemente puntellato al materasso sul suo braccio sinistro. Lo vide sorridere, sadico e divertito.
Diventare folle non è il più saggio dei modi. Stai parlando da solo, Thor. Non con me. E non sei neppure in grado di dipingermi come si converrebbe. Non parlo in questo modo, né mi atteggio in tali languide movenze. Ciò nonostante, troverei la pantomima divertente, se fossi vivo.
“Sei crudele.”
Loki nascose una breve risata dietro alle bianche dita affusolate.
Oh, no, fratello! Non ho alcuna colpa quest’oggi. Per la prima volta sono come tu mi immagini. Come mi desideri, se preferisci. Dovrebbe essere appagante.
“Eravamo a un passo dalla felicità…”
Non lo siamo mai stati.
“Mi amavi.”, gemette Thor, curvando le spalle, il petto straziato da una fitta gelida.
Sì, ma mai mi ha dato gioia.
“Mi dispiace…”
Loki piegò le labbra in un sorriso tetro.
Non è vero. Qual è stata l’ultima cosa che mi hai detto, lo ricordi?
Il dolore al petto si fece più acuto ed esplose in un singhiozzo arido di lacrime. Certo che la ricordava: “Sei il peggiore, fratello.”
Fermati. Non sei pronto per questo. Ti farai male. Lo ammonì Loki, prima che potesse proseguire. Per una volta prestami ascolto. Non essere testardo.
Thor annuì.
“Resta…”
Mi abbracceresti? Ironizzò.
“Se solo potessi...”
Già… Provarci spezzerebbe la pallida illusione che hai creato nella tua mente. Avresti dovuto trascorrere più tempo con nostra madre, ti avrebbe istruito a rendere tangibili le fantasie. Fece una pausa, come se fosse alla ricerca di un argomento di cui parlare.
“Non ho mai… Io non ho mai…”, gemette Thor.
Non era necessario. Lo sapevo.
“Stai mentendo per confortarmi?”
Dimmelo tu. Stai parlando…
“Smetti di ricordarmelo!”
Loki sorrise ancora, ma i suoi occhi si riempirono di lacrime. Esitò, incerto, ma consapevole.
Nessuno può impazzire a comando, Thor. Credimi, lo so. Per quanto confortante possa essere l’illusione, la tua mente farà sempre resistenza. Io sono morto, fratello e tu lo sai.
L’altro scosse il capo.
“Di questo non posso essere certo!”, ribatté, adirato, “Mi tortura…”
Capisco. Mormorò Loki, mostrandogli il profilo.
“È tutto ciò che sai dire?!”, tuonò.
L’altro tornò a guardarlo.
Cosa vorresti sentire? Che sono vivo e che tornerò?
“Sì…”
Non ho questa risposta. Mi dispiace.
Thor serrò tra le dita la coperta e inspirò dolorosamente.
Oh! Questa è davvero una pessima idea! Esclamò l’altro, balzando in piedi. Smetti, non voglio!
Thor lo vide trattenersi dal muoversi con violenta determinazione, ma, in realtà, stava solo combattendo contro se stesso. Lo sapeva. Contro la sua stessa paura.
Non è stato doloroso a sufficienza, fratello? Non hai ragione di infliggerti altra sofferenza!
“Abbandona tali premure, non ti si confanno, Loki. Voglio ricordare ciò che hai fatto, le tue esatte parole. Voglio ricordare ogni cosa.”
Questi chinò il capo, abbassando le palpebre.
È sciocco, ma farò quanto comandi.
Ruotò il polso, allontanandosi di qualche passo. Tutt’intorno, in guizzi di luce viola, si ricreò la nave con cui erano fuggiti da Asgard. Il pavimento era di nuovo ricoperto dai cadaveri del loro popolo mentre Thanos, fiero, troneggiava poco distante. Loki avanzò dalla destra.
Se posso permettermi… Se stai andando sulla Terra, avrai bisogno di una guida. Io ho esperienza. Disse, sorridendo
Hai esperienza nei fallimenti. Ribatté Thanos.
Quel che voglio dire è che l’esperienza è esperienza. Loki fece una pausa, rivolgendo al titano un’occhiata ammaliante che mal nascose la sua paura. La voce gli tremava, stridula come quella delle sue prime bugie di bambino, quando, pur di proteggere le loro malefatte, già sfidava, fiero e pavido, il Padre di Tutti gli Dei.
Uno scricciolo contro un gigante. A ben vedere, Loki aveva sempre avuto più coraggio di lui, riconobbe Thor.
Non era cambiato e persino l’esito si era ripresentato uguale: una disfatta da affrontare con la fierezza di un dio.
Oh potente Thanos, io, Loki, principe di Asgard, figlio… di Odino… Esitò, lanciando a Thor quell’ultimo sguardo di addio. Gli confessò le sue intenzioni evocando lo stiletto davanti ai suoi occhi, come a volergli dire: Sono con te fratello, ma il mio amore ha un prezzo. Ammira la mia caduta e serbala nella memoria. Io sono più di quanto tu potrai mai essere.
Legittimo re di Jotunheim, Dio degli Inganni, ti prometto la mia immortale fedeltà. Concluse, chinando il capo per prendere un respiro profondo e ricacciare indietro le lacrime. Perché persino avere paura è un atto di coraggio.
Non avanzò verso Thanos, questa volta, ma rivolse la sua ira contro Thor.
Basta! Tutto questo non ha senso! Gridò, gettandogli ai piedi il pugnale.
Il fratello trasalì, resistendo all’urgenza di chinarsi per raccogliere l’arma e stringere il nulla tra le dita. Non aveva neanche un ricordo di Loki, nulla che gli permettesse di onorarlo o di sentirlo prossimo. La consapevolezza lo sconvolse. Rimase in silenzio per lungo tempo, curvo e immobile.
“Hai ragione: non ha senso.”, disse, sollevando gli occhi chiusi verso Loki e trovandolo esattamente come lo aveva lasciato: un riflesso statico che riprese vita al suo inconscio comando. “Che cosa speravi di ottenere?”, gli domandò, afono e adirato.
Non lo so… Ammise l’altro, incerto. Volevo coglierlo di sorpresa… Credevo…
“Taci! Neppure tu potevi essere tanto dissennato! Affrontarlo era un suicidio e ne eri ben consapevole!”
Può darsi.
“Allora perché?”
Ti ho già detto che non sei pronto per questo e posso provartelo! Alle sue spalle, Thanos avanzò bruscamente e lo afferrò per il collo, sollevandolo da terra. Solo che quella volta Thor poté vedere il viso di Loki farsi sempre più livido. Quegli occhi dolenti, ricolmi di lacrime, puntavano dritti nei suoi mentre i piedi scalciavano nel disperato tentativo di liberarsi da quella stretta di morte.
Tu non sarai mai… un dio! Lo udì rantolare, rivolto a lui, non a Thanos.
Si portò una mano al petto, serrando le palpebre con ancor più forza per combattere un dolore che avrebbe potuto ucciderlo.
“Hai ragione.”, accondiscese, “Ma non posso non farlo, Loki.”
Thanos spalancò la mano e svanì in volute di fumo viola, lasciando che il corpo di Loki si schiantasse al suolo. Questi si rialzò poco dopo, gli occhi sanguigni, il volto tinto di un pallore mortifero, il capo incassato tra le spalle in una piega innaturale.
Sono morto, non lo vedi?! Non ti basta?! Tuonò con voce strozzata. Che altro devo fare per convincerti?!
“Non è vero!”, gridò l’altro, balzando in piedi.
Loki rise e la sua risata fu resa ancor più sinistra dal suo aspetto.
Non puoi provarlo, accettalo!
“Non ancora.”, ribatté Thor. “Di nuovo.”
Non lo farò! Per i Nove Regni! Il tuo cuore batte troppo velocemente, i tuoi respiri sono troppo brevi e rapidi e il tuo spirito si sta disperdendo. Guardati: a stento ti reggi in piedi! Rinuncia, prima di fare la fine di nostro padre e morire di abbandono!
L’altro indusse con lo sguardo sui segni lividi che il fratello aveva sul collo. Si risedette, indebolito.
“Non sono mai fuggito di fronte a una battaglia e non lo farò quest’oggi, dove il mio avversario è la mia stessa mente. Di nuovo.”
Questa è follia, fratello!
“Non sei mio fratello!”
L’altro fece un passo indietro.
Hai ragione. Fa differenza? Devi solo dimenticarmi.
“Di nuovo, Loki.”
Idiota, dissennato imbecille! Sibilò l’altro, serrando i pugni.
Thor sorrise, suo malgrado, straziato.
“Hai ragione: non so replicare la tua eloquenza…”. Deglutì. “Non ti evocherò di nuovo, quale che sia la risposta, perché so che non sei reale. Non mi conforta e io non voglio vivere… così.”
Loki abbassò le palpebre, lasciandosi sfuggire due lacrime. Serrò le labbra in una smorfia addolorata.
E sia. Stai guardando la mia morte da un’errata prospettiva.
“Cosa vorrebbe dire?”
L’altro gli diede le spalle e mosse qualche passo sollevando il mento, meditabondo.
Che cosa ha riunito i Vendicatori la prima volta? Gli domandò.
“La Terra era minacciata da te e dai…”
Sei sempre stato disattento, fratello. Lo interruppe Loki, rivolgendogli un’occhiata colma di affettuosa disapprovazione. Te lo chiedo di nuovo: cosa ha riunito i Vendicatori?
“Una morte…”, bisbigliò Thor per poi sentirsi venir meno, “No! Non può essere questa la ragione!”
E se invece la fosse? Rifletti: ho mai fatto qualcosa che esulasse dal volerti istruire? Ricorda com’eri e guarda ciò che sei diventato: un prodigio plasmato dal mio ingegno e dal mio spietato amore. Solo un’ultima cosa poteva impedirti di morire: avere una ragione per vivere.
“Tu eri la mia ragione e ho cercato di proteggerti! Perché hai dovuto consegnare il Tesseract?! Dovevi lasciarmi morire!”
Lo sguardo di Loki si fece severo.
Io ero la tua debolezza, non lo comprendi? Ora hai la forza necessaria per trovare Thanos e sconfiggerlo una volta per tutte! Vendicami, Vendicatore!
“Ho già perso!”, fece una pausa sofferta, “E non mi resta più nessuno per cui lottare. Tu sei morto e il mio popolo con te.”
Non essere ridicolo! Loki si avvicinò alla vetrata ed indicò l’esterno con un cenno plateale. Guarda là fuori! Quella gente ha bisogno di un re e io ho sacrificato la mia intera esistenza per renderti tale!
Thor tacque e rimase immobile.
Sei davvero tanto testardo da voler muovere un torto a un cadavere per mero capriccio, fratello? Non mi ferirai rifiutando il ruolo per cui tanto dolorosamente ti ho preparato!
“Per quel che vale: non ti darò neppure gioia assecondandoti.”
Sei un codardo.
“Lo sono sempre stato, Loki! Sin da quando eravamo bambini ho sempre lasciato che tu ti prendessi ogni responsabilità...”
Ora non più. Alzati e fa’ quel che devi, cane miserabile!
“Io ti amo!”, gridò Thor, liberandosi, alla fine, da quel fardello che lo tormentava da più di un millennio. Non glielo aveva mai confessato perché, in verità, non era mai riuscito ad accettarlo.
“Ti amo…”, ripeté con un filo di voce.
Sarebbe stato condannato in eterno a vivere con il rimorso di non averglielo mai detto. Lo aveva lasciato morire nel dubbio e nella sofferenza, solo come era sempre stato.
Loki piegò le labbra in un sorriso commosso, poi scosse il capo.
Finalmente! Ma ciò non giustifica la tua indolenza.
“Non posso neanche affrontare il mio dolore in pace?! Non posso farcela, Loki!”, gridò Thor, il cuore ricolmo di rabbia verso se stesso, verso il suo ruolo e, forse, persino verso il fratello.
È il peso della corona che tanto ingenuamente hai bramato. Cosa direbbe di te l’arrogante ragazzino che eri? Davanti ai tuoi occhi c’è un popolo che ha bisogno del tuo aiuto!
“Non sono nulla, senza di te…”
Loki si irrigidì, prima di sedergli accanto.
Thor, fulgido bagliore della mia tenebra… Mormorò con vellutata dolcezza, prima di inasprire il tono con il più letale dei veleni: Hai vissuto tutti i tuoi dannati millecinquecento anni senza di me. Ti vergognavi del tuo inetto fratello, incapace persino di brandire una spada sul campo di battaglia! Ti burlavi di lui, dei suoi trucchetti, dei suoi ridicoli pugnali, lasciandolo solo nelle sue stanze a coltivare le semine venefiche del tuo premuroso abbandono! Come biasimarti? Era così divertente! Come ridevano Volstagg, Hogun, Fandral e quella cagna di Sif tutte le volte che raccontavi loro di quanto avevi umiliato quell’idiota di Loki nell’arena d’addestramento! Quante volte lo hai gettato nel fango solo per innalzarti agli occhi di chiunque altro? Se sono diventato quel che ero è a causa tua! Hai scelto la gloria al prezzo di un amore profondo e incondizionato che ci avrebbe resi invincibili insieme. No, fratello. Non mi hai mai voluto! Mi hai reso folle di sofferenza per pascere la tua vanagloria e ne eri ben contento. La solitudine è ciò che meriti. Non piangere, adesso! Non osare!
“T-ti supplico… Mi dispiace…”, gemette, affondandosi le unghie nelle guance, “MI DISPIACE!”, gridò, per poi scoppiare in un pianto così disperato da sfuggire al suo virile pudore di guerriero.
Ti credo, ma non cambia alcunché. Lui, Loki, ti amava e ti avrebbe persino perdonato un giorno. Forse l’aveva già fatto, in fin dei conti è morto perché tu potessi sopravvivere, ma io non posso perché tu non ti perdonerai né oggi né mai. È la tua giusta condanna. Concluse, rialzandosi bruscamente. Tornò a rivolgersi alla finestra. Ma qui puoi fare qualcosa.
“S-sei davvero morto?”, gemette l’altro con un filo di voce.
Come diamine potrei saperlo?!
“HO BISOGNO DI SAPERLO!”, gridò Thor, spalancando gli occhi.
Non trovò suo fratello di fronte a lui. L’illusione era svanita, troppo debole per permanere. Vide però gli incendi che, al di là della vetrata, continuavano indisturbati la loro distruzione. Non erano rimaste abbastanza persone per domarli tutti.
Con lentezza si risollevò dal letto. Raggiunse la finestra e l’aprì, uscendo sulla terrazza, mentre il cielo, sopra di lui, da sereno, si faceva plumbeo e scuro.
Salì in piedi sulla balaustra e, al suo comando, terribili fulmini screziarono la volta, rompendo il silenzio luttuoso del Wakanda con roboanti tuoni. Chinò un poco il capo e alle sue lacrime il cielo liberò una tempesta di pioggia, tanto intensa da spegnere ogni incendio e lasciare lui stremato.
Guardò di fronte a sé e un raggio di luce lo abbagliò, trafiggendo le nubi.
Te lo prometto, fratello, il sole splenderà di nuovo su di noi. Mormorò Loki al suo orecchio, prima che la sua voce sparisse nel vento.


N.d.A.: Eccoci qui, a circa sei anni di distanza da quando scrissi la mia prima storia su Loki. Ho trattato di molti personaggi, su questo sito, ma ora mi rendo conto che con nessuno di loro ho mai raggiunto una sintonia, un’affinità e un sentimento tanto profondo come con Loki. Ci siamo studiati, ci siamo amati, ci siamo odiati, l’ho ucciso molteplici volte, siamo cresciuti e insieme abbiamo avuto grandi soddisfazioni. Sono profondamente in lutto, al punto da aver accantonato qualsiasi impegno (e il cielo sa quanti ne ho) pur di scrivere questa cosa dove lui non c’è. Quando ho pubblicato la precedente one-shot, circa un mese fa, sentivo che Loki sarebbe morto, ne ero quasi certa e infatti temevo che non ne avrei più scritto. E così è stato, in un certo qual modo, perché non avevo realizzato che Per mia sola colpa sarebbe stata l’ultima storia in cui l’avrei ritratto da vivo. Sono cose che si capiscono solo a posteriori, purtroppo. Vive in me la speranza di vederlo tornare in Avengers 4, per poter scrivere ancora di lui senza sentirmi così miserabile. Non mi fa bene. So anche che questa storia, di per sé, non è un granché e me ne scuso. Io e Thor non siamo altrettanto legati, né siamo un buon team. Stavamo cominciando a conoscerci, ma, salvo smentite, restiamo solo noi due e, che ci piaccia o meno, non è abbastanza.
Spero anche che questo non sia un addio al fandom, ma al momento è così che mi sento perché, per quanto assurdo possa sembrare, ho perso un amico.
Grazie a tutti è stata una splendida avventura.
Il sole splenderà di nuovo su di noi. Lo prometto.
Ros.
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Rosebud_secret