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Autore: Laura_Cross    06/05/2018    2 recensioni
Sono perfetta questa sera, tutto va a meraviglia: dopotutto, ho curato la mia festa nel più piccolo dei dettagli. (...) Cammino a passo lento, il rumore dei tacchi è ovattato dal costoso tappeto persiano che ricopre il pavimento; le mie labbra sono piegate in un sorriso perenne quando giungo all’ingresso, dove mi accorgo però che c’è qualcuno fuori posto.
Genere: Horror, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricevimento

Sono perfetta questa sera, tutto va a meraviglia: dopotutto, ho curato la mia festa nel più piccolo dei dettagli. I fiori sono stati posti nei vasi con cura, cinque per ogni vaso di cristallo, che lascia intravedere i gambi tagliati e l’acqua fresca cambiata dai miei servitori. Le tende blu cobalto sono state rinfrescate, emanando così un profumo di fresco da sogno, mentre sui tavolini delle tante stanze che compongono la mia reggia, ci sono piatti dorati con le migliori libagioni che un uomo possa mai desiderare. Nessuno dei miei ospiti patirà la fame perché oggi è la festa dell’abbondanza.

Le donne indossano gli abiti migliori: pizzi e merletti, lustrini e paillettes, tacchi alti vertiginosi da suscitare invidia. È buffo pensare che abbiano speso un capitale per cercare di essere nominata la più bella della festa questa sera, quando non possono assolutamente competere con la mia innata eleganza e bellezza. I loro dolci visi sono nascosti da maschere da cigno o farfalla, finemente decorate da brillantini e materiali ricercati tutti coloratissimi.

Gli uomini non sono da meno ovviamente, accanto alle loro compagne sono come dei pavoni, alti e snelli; indossano completi raffinati, scarpe lucide nuove di zecca, gemelli che brillano ai polsi. Anche loro hanno delle maschere sulla faccia, ma sono più selvagge di quelle delle donne: chi ha un lungo becco da corvo, chi invece sfoggia una grande criniera da leone.

Le mani reggono con dolcezza calici di champagne, aggrappate ad essi come delle amanti, e gli ospiti bevono con passione, senza freno.

“Bellissimo ricevimento, Madama.”

“Grazie, Messere.”

Mi inebrio di quella sensazione di euforia: i miei sforzi sono stati riconosciuti dai miei ospiti, sono tutti felici grazie a me. Ad ogni lode così sfacciata il mio ego si gonfia e mi rigenero, mi sento viva. Rido, compiaciuta di me stessa, mi perdo nella musica classica suonata dal quartetto d’archi nell’angolo del Salottino della Musica.

Cammino a passo lento, il rumore dei tacchi è ovattato dal costoso tappeto persiano che ricopre il pavimento; le mie labbra sono piegate in un sorriso perenne quando giungo all’ingresso, dove mi accorgo però che c’è qualcuno fuori posto. Uno degli ospiti è in piedi sotto il mio grande ritratto che copre la parete di destra, da solo: indossa un lungo mantello nero con un cappuccio e mi dà le spalle.

“Chi è quella persona?” Domando ad uno dei miei fidati maggiordomi, “è entrato con un invito?”

“Certo, Madama,” risponde lui con prontezza, “vuole che ricontrolli?”

“Ci penso io,” dico, mantenendo sempre un atteggiamento pacato. Questa è la mia Reggia ed io ne sono la Regina, sono io in controllo.

Mi avvicino e poso una mano sulla schiena dell’uomo, “Messere, posso chiedervi il nome? Siete il Duca?”

Lui si volta e si scopre il pesante cappuccio; scorgo delle dita scheletriche da sotto le maniche e sussulto dallo spavento, portandomi la mano alla bocca. “Voi…Voi non siete il Duca,” mormoro tremante, fissando il suo volto.

La maschera scelta da questo straniero è più grottesca ed inquietante rispetto alle altre che ho avuto il piacere di ammirare questa sera: ricorda un vero teschio caprino, con delle piccole corna attorcigliate fra loro. Le orbite nere sembrano fissarmi e provo un grande freddo in contrasto con la calda atmosfera gioviale della festa.

Schiarisco la voce e mi ricompongo: quell’essere immondo non può permettersi di spaventarmi in quel modo in casa mia, come osa? Con coraggio, riprendo la parola, “Chi siete?”

Intorno a me si è creata una piccola folla: gli altri ospiti si sono accorti di quella scenetta ridicola e cominciano a parlottare fra loro; le guance mi vanno a fuoco e comincio a spazientirmi. Inaccettabile!

Mi porto le mani ai fianchi, “Rispondete, o sarò costretta a farvi cacciare, Messere!”

Una risata oscura fa calare il silenzio nella festa: non sento più nemmeno gli archi dal Salottino della Musica; l’essere davanti a me alza e abbassa le spalle con cadenza, divertito dal mio comportamento. “SMETTETELA!” Allungo le mani e lo prendo per il teschio, tirando con forza per scoprire finalmente il suo volto.

La maschera non si sposta di un solo centimetro: la strattono più volte, ma è del tutto inutile.

Lo lascio andare come se mi fossi scottata, nauseata dalla folle idea che quel teschio possa essere vero, ma è impossibile, non esistono esseri demoniaci, non esistono i mostri!

La risata è più forte questa volta, sembra rimbombare nelle mie orecchie, poi smette e lo vedo prendere qualcosa da una tasca del vestito: è una pergamena chiusa con un nastro dorato ben curato, è uno degli inviti che ho scritto di mio pugno!

“Sono la morte,” dice con voce profonda, stringendo fra le mani ossute l’invito, “la festa è finita.”

Apro la bocca per chiamare il mio maggiordomo, buttate fuori questo buffone, ma non riesco a parlare; mi porto le mani alla gola e gracchio come un corvo. Fisso gli occhi vuoti davanti a me e cado a terra sul soffice tappeto persiano, senza nemmeno il tempo di un ultimo respiro.

   
 
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