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Autore: Danail    11/05/2018    2 recensioni
L'addio fra uno stregone e un apprendista mago in un luogo lontano dal normale piano materiale.
L'indomani mattina, nessuno avrebbe mai ritrovato il suo corpo. Perché lui non era morto, non ci poteva essere nessun cadavere: lui stesso era diventato parte del tessuto dei sogni. E, in quanto fatto di materiale onirico, la materia assumeva tutt'altro valore, spesso incomprensibile a chi non sapeva sognare.
Ma avrebbe continuato a vigilare, ne era certo. Avrebbe continuato a vegliare sul sonno di Osses e poi su quello dei suoi bambini, finché non avessero imparato a farlo da sé.

[Partecipa alla challenge del gruppo: Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart | 26 Prompts Challenge | 1/26: SONNO]
Genere: Fantasy, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Velo degli Dei.'
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Dream On

Són·no/
sostantivo maschile

1.
Fenomeno periodico di sospensione più o meno completa della coscienza e della volontà,

indispensabile per il ripristino dell'efficienza fisica o psichica

Iorist doveva sapere bene la definizione di "sonno".
Generazioni e generazioni di onironauti gli avevano lasciato una potente eredità, che scorreva potente nel suo sangue. Suo e in quello di suo cugino.
Iorist abbassò un poco il capo per osservare meglio il viso del giovane Osses: l'elfo dormiva, nessun parassita infestava più i suoi sogni.
Ma il respiro affannoso e l'oscurità avevano attirato lo spirito lontano di Iorist, che aveva continuato il cammino dei sogni e che, famelico, si avvicinava all'ignara vittima.
"Idir ann is idir as". cantilenava in un sussurro la figura eterea e candida dello stregone mentre fluttuava leggero vicino e sopra al corpo incosciente del suo piccolo cugino.
"Idir thuaidh is idir theas" mormorava mentre gli sfiorava le tempie sudate con le dita incorporee per assorbire i suoi incubi e i suoi affanni, mentre si appropriava delle sue visioni e se ne nutriva.
"Idir thiar is idir thoir" continuava a mezza voce: i sogni riguardavano Lydia e... quell'umano.
Il canto si smorzò per un istante, lo spettro fissava con occhi vuoti e lattiginosi il dormiente, che nel sonno sospirò profondamente.
Lydia e quel soldato. Perché infastidivano Osses anche dopo la loro morte? Perché quegli spiriti morti e polverosi avevano le attenzioni e i sogni di Osses e lui, che stava per trascendere la vita e la morte... no?
Iorist posò di nuovo le dita sul capo di Osses, che a causa dell'improvviso impeto di Iorist sobbalzò leggermente, senza svegliarsi.
"Idir am is idir áit" riprese il fantasma, scorrendo fra le emozioni e i ricordi del cugino. Vedeva immagini su immagini: il tempo aveva sbiadito i colori di molte, ma quelle più vivide e recenti, quelle che corrompevano i sogni del suo amato cugino, erano lì a portata di mano.
"As an sliogán, amhrán na farraige" cantava lo spettro mentre i ricordi che Osses conservava della sorella scorrevano senza sosta nella sua mente. Così, costretto a rivedere il volto della sua defunta parente, Iorist poco a poco comprendeva.
Ad agitare il giovane dormiente non era il ricordo della vergogna: a lui non importava che la sorella avesse perso la vita per salvaguardare la vita di un misero umano e dei mezzosangue che aveva avuto con lui. Non considerava minimamente la differenza tra razze.
Ad agitarlo era solo la perdita.
"Suaimhneach ná ciúin..." sussurrò Iorist mentre assorbiva le ultime reminiscenze di sogni.
Appena lasciò la presa sulla mente di Osses, il corpo di questo questo si distese e, nel sonno, si girò su un fianco portando le ginocchia al petto.
Iorist esitò un momento.
Era in quello stato per raggiungere il cugino per dirgli addio: non lo avrebbe più rivisto, non con quell'aspetto.
Avrebbe voluto parlargli. Spiegargli perché avesse voluto continuare i suoi studi sul mondo dei sogni; voleva spiegargli perché Hypnos, l'Eterno che governava quel mondo e le sue divinità, lo voleva come suo adepto e futuro avatar. Voleva dirgli che poteva esserlo anche lui, voleva che sapesse che poteva sempre ritornare sui suoi passi, che poteva pure lui tornare al mondo onirico. Che non c'era bisogno che studiasse con tanta fatica la via della magia: l'aveva nel sangue!
Avrebbe voluto spiegargli tante cose.
Ma, nel nutrirsi dei suoi sogni, Iorist aveva capito che sarebbe stato tutto inutile. La morte di Lydia ancora abitava il cuore di Osses e quest'ultimo non desiderava altro che prendersi cura di ciò che rimaneva di lei.
Iorist guardò la porta chiusa della camera con sguardo vuoto: sì, gli erano rimasti quei due piccoli sanguemisto, Ash e Giada. Due neonati che sarebbero morti ben prima di lui.
Con un sospiro, lo spirito tornò a guardare quel corpo dormiente, per poi chinarsi leggermente su di esso.
"...ag cuardú go damanta, mo ghrá!" gli sussurrò con un tono traboccante di dolcezza, prima di raddrizzarsi e compiere qualche passo verso un angolo della stanza, per poi dissolversi nell'etere.
L'indomani mattina, nessuno avrebbe mai ritrovato il suo corpo. Perché lui non era morto, non ci poteva essere nessun cadavere: lui stesso era diventato parte del tessuto dei sogni. E, in quanto fatto di materiale onirico, la materia assumeva tutt'altro valore, spesso incomprensibile a chi non sapeva sognare.
Ma avrebbe continuato a vigilare, ne era certo. Avrebbe continuato a vegliare sul sonno di Osses e poi su quello dei suoi bambini, finché non avessero imparato a farlo da sé.
Iorist  poteva aspettarli per l'eternità.
Nella sua sottile e crescente follia, fuori dal tempo e dallo spazio materiale, l'elfo sapeva che prima o poi sarebbero tutti tornati da lui.

   
 
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