Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Siranne    12/05/2018    3 recensioni
“Uhm…” Nanaba pensò un po’ a cosa poteva rispondere a Gelgar “secondo me Mike non è abbastanza sboccato per lei” sorseggiò il liquore “non lancia abbastanza sguardi assassini, non è abbastanza maniaco del pulito e soprattutto non è abbastanza basso.”
“Eh?!”
“E non parla mai di costipazioni, diarree e robe intestinali.”
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nanaba
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lunch

 
Era una giornata come tante altre quella. Il Wall Maria era caduto da un anno ormai, ma il nuovo comandante, Erwin Smith, e i suoi più stretti collaboratori, - il genio Hanji Zoe, il miglior naso del mondo (e l’ormai solo secondo soldato più forte) Mike Zacharias e l’uomo più forte dell’umanità Levi (solo Levi per il momento, Hanji sarebbe stata disposta a tutto pur di conoscerne il cognome) -, facevano ben sperare. O per lo meno loro avevano speranza in loro stessi. Che era già qualcosa comunque. Se avessero perduto la speranza dopo aver già perduto il Wall Maria, allora tanto valeva andare e servirsi su un piatto d’argento per farsi mangiare dai giganti.
Quello era uno dei momenti in cui il Corpo di Ricerca non aveva missioni in vista e nel quartier generale si respirava un’aria vagamente più serena.
Molti tornavano dalle famiglie. Come Moblit, ad esempio, che per questa volta era riuscito a scampare alle grinfie di Hanji. Ma da solerte assistente quale era, per evitare che lei si mettesse a fare da sola esperimenti che potessero nuocere alla salute sua e degli altri, aveva deciso di riempirsi le valigie con tutti gli esplosivi e le attrezzature pericolose che quella donna custodiva nel laboratorio. Se ne andava via con sette valigie pesanti. Rischiava di far saltare in aria sé stesso, i suoi compagni di viaggio, il cocchiere e la carrozza su cui viaggiava insieme coi cavalli, ma almeno non sarebbe scoppiato il quartier generale.
Hanji in realtà avrebbe anche accettato di non fare esperimenti. C’erano alcuni libri che doveva studiare, - “quindi solo teoria”, aveva assicurato -, ma concordava con Moblit sul fatto che non si sapeva cosa diavolo potesse venirle in testa e quella che era solo teoria poteva facilmente trasformarsi in una scoppiettante pratica.
Fatto sta che stava leggendo uno degli annali del Corpo di Ricerca in cui si descriveva la cattura di due giganti avvenuta circa quindici anni fa: un’impresa eccitante ma disastrosa dal punto di vista delle perdite umane.
Studiava quel vecchio evento unico nella storia dell’umanità anche per capire cosa fosse andato storto e cosa invece potesse servirle: in fondo l’ultima delle cose che voleva era catturare dei giganti sterminando i suoi uomini. La cattura serviva per fare dei passi avanti verso la libertà, non per trovare nuovi modi per massacrare i soldati del Corpo di Ricerca.
Aveva già in mente un abbozzo di piano e delle trappole che non vedeva l’ora di costruire, se solo avesse avuto i fondi necessari!
   Purtroppo tutte le volte che lo aveva accennato ad Erwin, lui aveva risposto in maniera secca che “no, è troppo rischioso”. Certo che a volte quell’uomo era impossibile, doveva trovare un dannato modo per convincerlo…
“Scusi, Caposquadra?”
     Quella voce le parve come una mano che la tirasse via per il colletto dal mondo ideale in cui aveva brillantemente catturato dei giganti, senza alcuna perdita, e si vedeva mentre mostrava il dito medio a quel sopracciglione di Erwin e, già che c’era, mostrava l’altro dito medio pure a Levi che brontolava sempre e, se avesse avuto una terza mano, pure a Mike che almeno stava zitto ma comunque non ne voleva sapere di muovere il culo per aiutarla.
“Caposquadra”
La voce riprese a strattonarla e la riportò nel mondo reale in cui ancora non aveva catturato nessun gigante, in cui non poteva fare gestacci a Erwin se non voleva trovarsi dei richiami per cattiva condotta e se non voleva trovarsi il braccio spezzato dal nanetto, e per fortuna che non aveva il terzo braccio, così almeno si evitava la vendetta di Mike.
“Eh?”
Il mondo reale era una panca sulla quale era seduta vicino ad una finestra e una tizia in abiti civili, in piedi, di fronte a lei. Ma chi era?
“Scusi il disturbo” la tizia era una castana con dei capelli lunghi raccolti in una treccia “io… io volevo chiederle un consiglio, lei è una donna…”
La tizia si zittì imbarazzata.
Hanji rimase un attimo interdetta e, visto che l’altra non si decideva a continuare, decise di farsi avanti.
“Mi stai chiedendo se sono una donna?”
Va bene che non fosse tutta questa bellezza, che il più delle volte era trasandata e che spesso aveva i modi di un buzzurro delinquente ma andiamo! Le tette si notavano, il culo pure! Si poteva capire cosa fosse biologicamente!
“No, non volevo dire questo!” la tizia parve mortificata “volevo solo chiederle una cosa in quanto donna e amica del Caposquadra Mike…”
Ecco, magari il suo problema era che non si rivedeva in certi atteggiamenti che la gente definiva femminili, secondo i quali quando una ragazza vede un bel biondone, altissimo, maturo e forte allora, inevitabilmente, ci si prende una cotta.
Ad Hanji venne da ridere, non per la tizia, non per i suoi possibili sentimenti o pulsioni sessuali nei confronti di Mike, ma per il fatto che non era affatto la prima volta che le accadeva una cosa del genere.
Lei si era sempre mostrata simpatica e disponibile e questa sua affabilità aveva facilitato i rapporti con i subordinati, i quali sentivano di potersi davvero fidare di lei e spesso pareva l’unica, tra gli alti ufficiali, con cui si poteva avere a che fare senza rischiare di uscirne distrutti. Quei tre pezzi di uomini inquietanti e distanti facevano tremare soprattutto i nuovi arrivati e quindi non era strano se di solito era Hanji la prima ad essere avvicinata quando ci si doveva rivolgere ai piani alti. E sì, spesso veniva presa per una organizzatrice di matrimoni da alcune ragazzine che speravano che lei avesse un’influenza tale sui suoi colleghi da poterle aiutare ad essere notate da uno di loro.
“Mi ricordi il tuo nome?”
Hanji non ricordava se glielo avesse mai detto, a dire il vero.
“Lisa”
Le ricordava qualcosa, ma chissà quante Lisa saranno passate di lì.
“Lisa, cosa vuoi sapere?”
“Ecco… il Caposquadra e Nanaba-san sono… sono… insomma ha capito?”
Hanji rise di nuovo di gusto, mettendo ancora più in imbarazzo la tizia, cioè Lisa.
“Bella domanda! Vorrei saperlo anch’io!”
“Ah, allora non lo sa… mi scusi per la domanda, le devo essere sembrata una pettegola… mi spiace Caposquadra per averle rubato del tempo” Lisa si profuse in milioni di scuse.
Ah, beata gioventù! Fortunata lei che ancora poteva permettersi di perdere tempo a pensare a certe cose.
La cosa però era estremamente divertente e, se lei ormai non pensava più alle “certe cose”, le piaceva pensare alle “certe cose” degli altri perché era sempre un gran divertimento scovare gli amanti nascosti tra le file dell’esercito.
Se doveva dire la verità, sospettava di Nanaba e Mike da tanto, senza però aver mai avuto una reale prova concreta.
Quel giorno a pranzo qualche frecciatina a quei due non gliela avrebbe tolta nessuno, si annoiava a non poter fare gli esperimenti- dannato Moblit- e cosa c’era di meglio di un po’ di sane battute per scacciare la noia?
E forse quella era la sua giornata fortunata perché ritrovò belli e sistemati allo stesso tavolo non solo Nanaba, ma anche Gelgar -e dunque doveva anche esserci Mike da qualche parte, - e come se non bastasse c’era anche il suo bersaglio preferito in assoluto: il nano!
“Salve gente!”
Salutò con entusiasmo appena prese il suo vassoio e si sedette accanto a Gelgar. Levi stava di fronte a lei e Nanaba era seduta qualche posto più in là alla destra del nano.
Dal momento che Mike non si stava facendo vedere, Hanji chiese dove fosse.
A rispondere fu ovviamente Nanaba “È andato in città”
“Cosa?” rispose con un tono esageratamente deluso “e io che volevo parlargli…”
“Di cosa vuoi parlargli?”
“Ho avuto una discussione interessante con una tizia… come cavolo si chiamava?”
“Riguardo a cosa?” si intromise Gelgar mentre si versava del vino.
“Si è presa una cotta per Mike”
“No, davvero?” disse Gelgar “forse avrà frainteso la sua abitudine di annusare la gente”
Nanaba rise “Mi chiedo come facciano a pensare a certe cose”
“Era una nuova recluta credo. Sarà mai uscita fuori?”
Quella settimana erano arrivate alcune nuove reclute. Se la ragazza faceva parte di questo gruppo, era davvero intraprendente e una che sapeva cosa voleva già alla prima occhiata (o annusata, chissà). Delle caratteristiche utili non solo in amore, ma soprattutto se si aveva a che fare con i giganti.
Nanaba prese una forchettata dalla sua insalata, “E cosa voleva da te?”
“Forse sperava che le organizzassi un appuntamento”
Gelgar bevve il suo bicchiere in un sol sorso, “Ma poi lo sanno che Mike-san è un quarantenne?”
“Dai Gelgar” disse Hanji “Detta così sembra che parli di un vecchiaccio”
“A me una volta chiesero del Comandante” disse Nanaba ridendo.
“Una volta? Beata te, a me hanno fracassato le scatole con Erwin! Non pensavo che tra i miei compiti ci fosse anche quello di accasare i soldati. Almeno mi pagassero per queste consulenze!”
“Sono molto gettonati”, aggiunse Nanaba.
“Ma lo sanno che Erwin-san è solo di qualche anno più giovane di Mike-san?”
“Ah, sei solo geloso Gelgar. I vecchietti acchiappano più di te.”
“No, Nanaba”, Gelgar le lanciò uno sguardo offeso, “ma non capisco cosa ci trovino”.
“Beh, primo, sono biondi”, Hanji contò sulle dita della mano le meraviglie di quei due “secondo, hanno gli occhi azzurri; terzo, sono forti; quarto, hanno un ruolo importante nell’esercito e quinto” mostrò la sua mano aperta a Gelgar “sono altissimi”.
Anche se il nano se ne stava zitto a mangiare nel suo angolo, non poteva sperare che Hanji si dimenticasse della sua presenza.
Nanaba, che la conosceva bene, rise alla frecciatina. Levi anche se faceva finta di farsi i fatti suoi, stava seguendo il loro discorso e, come al solito, le arrivò l’occhiataccia di rito.
“Senza offesa” gli disse, con tono fintamente desolato “Comunque la tizia credeva che Mike fosse già impegnato.”
Stavolta l’occhiataccia le giunse da Nanaba “Purtroppo non ho potuto darle chiarimenti in merito”.
“Saranno anche affari di Mike se è impegnato o no, quattrocchi di merda”.
“Diventano affari miei se la gente viene a farmi domande!”
“Nessuno è mai venuto a chiedervi del Capitano?” Gelgar stava al terzo bicchiere di birra. Il suo fegato doveva avere qualcosa di speciale se ancora gli reggeva nonostante le dosi vergognose di alcol che si tracannava ogni giorno.
“A me no” disse Nanaba.
“Cercano persone alte, Gelgar”
“E bionde” disse Nanaba.
“E con gli occhi azzur- aspetta! Ma di che colore hai gli occhi?”
Beh, dai, gli occhi chiari almeno li aveva.
“Del colore ti-spacco-la-faccia-se-non-stai-zitta”.
Hanji si mise a ridere, “È vero, è vero!”
Se quel colore esisteva davvero, allora era proprio quello delle iridi assassine del suo commilitone.
“E allora se loro sono l’apoteosi della perfezione perché voi siete immuni al loro fascino?”
“Uhh, l’apoteosi della perfezione!” Nanaba prese la bottiglia di vino e fece finta di guardarne il contenuto, “Che c’è in questa bottiglia che ti fa parlare con i paroloni, Gelgar?”
“Sono convinta che se li conoscessero meglio allora nessuno se li filerebbe” non che Hanji pensasse che fossero delle cattive persone, ma di sicuro non era semplice averci a che fare e il fatto che non le dessero una mano con le sue ricerche era qualcosa che non sopportava.
Nanaba restituì il vino a Gelgar e si versò dell’acqua, “Sono d’accordo con Hanji”
“Sembrano gli uomini ideali, ma si tratta solo di illusioni.”
“Già.”
“Anche se oddio, Mike forse…”
A Nanaba andò di traverso l’acqua che stava bevendo e Hanji poté giurare su qualsiasi cosa al mondo che anche Levi rimase colpito dalla sua uscita perché aveva rallentato la cadenza delle sue cucchiaiate nella zuppa.
“Forse?” chiese Gelgar, mentre Nanaba cercava di non far notare agli altri che si stava strozzando.
Hanji si premurò di chiederle se andasse tutto bene prima di rispondere a Gelgar che Mike aveva la qualità migliore di tutte.
“Fammi indovinare, Quattrocchi. Perché è alto, vero?” disse piccato Levi.
Hanji si fece una risata: “Sì, è vero, ma ha una qualità ancora migliore.”
Gelgar si girò verso di lei, “Spero non sia quello che sto pensando, Hanji-san.”
“Uh, sporcaccione… ma no, non è quello.”
Levi voleva chiedere perché ne parlassero come se quei due fossero particolarmente esperti delle braghe di Mike, ma venne anticipato dall’alcolizzato.
“E cosa allora?”
“Ha il dono migliore di tutti! Sta zitto!”
“Così avresti campo libero per i tuoi monologhi” Nanaba, che finalmente aveva ripreso una normale respirazione, scosse la testa.
“Già, senza che lui mi possa bloccare. Starebbe bello tranquillo ad ascoltarmi.”
“Ti bloccherebbe con i gesti.”
“Sono abituata a sfuggire ai giganti arrabbiati”.
“Povero Mike, Gelgar, proteggiamolo da questa pazza” disse Nanaba.
Poi lo vide. Hanji lo vide. Il lampo di chi aveva trovato un’apertura per un contrattacco. Eccolo scintillare negli occhi della donna seduta di fronte a lei. Lo stava per lanciare e l’avrebbe trovata senza difese. Eccolo!
“Comunque Hanji, se lo stare zitti ti piace così tanto, qui abbiamo l’altro campione del silenzio” e diede una piccola pacca sulla spalla del nano tanto che si meritò pure lei un’occhiataccia dai suoi occhi che stavolta erano color non-ti-permettere-mai-più-di-toccarmi-con-le-tue-mani-sudicie. Ahimè, un colore che Hanji conosceva fin troppo bene.
Si era fregata da sola, doveva ammetterlo. Bella mossa Nanaba. Ma Hanji era la maga delle frecciatine, se la rivoltava come un calzino una principiante come lei.
“Credimi, il piccoletto parla fin troppo per i miei gusti quando io parlo di cose importanti.”
“Sparlare sui giganti per ore non mi sembra importante.”
Ecco che rientrava in gioco anche lui.
“Visto, Nanaba? È impossibile parlare con lui, sta sempre ad interrompermi. Dovresti sentire quanti insulti vomita quando mi rivolgo a lui.”
Levi aveva ormai finito il suo pranzo e incrociò le braccia al petto, guardandola con le sopracciglia aggrottate.
“Tu non ti rivolgi a me, ti metti a scaricare stronzate sui giganti per ore come una vacca con la diarrea.”
La fantasia di Levi quando si trattava di escrementi raggiungeva livelli esaltanti. Nanaba lo guardò sconvolta, Gelgar borbottò a bassa voce che stava ancora mangiando. Hanji se la rise per un bel po’ prima di ricordarsi che aveva insultato le sue amate ricerche.
 “Stronzate? Ma come sei di corte vedute!” e sottolineò quel corto, “Oops.”
“Quattr’occhi di merda.”
“Oh andiamo, innervosirsi per una sciocchezza simile…hai un basso autocontrollo”
“Questa era banale, Hanji-san”, commentò Gelgar.
“Banale è chiamare stronzate le mie ricerche.”
“Non è banale, è la realtà” commentò piatto Levi.
“Beh, allora la realtà è che sei davvero di corte vedute e con basso autocontrollo.”
“E tu sei anormale.”
Nanaba non aveva alcuna voglia di assistere ad uno dei loro soliti battibecchi, “Gelgar, andiamo?”
“Ma senti chi parla, lo strambo fissato con le pulizie!”
“E tu che puzzi come un porcile?”
Gelgar era d’accordo, “Sì, mi sento di troppo” si alzò e seguì Nanaba “lasciamoli soli”.
“Beh, almeno non sbavo sulle scope!”
“Cosa?”
“Ti ho visto l’altro giorno mentre guardavi la tua scopa come Nanaba guarda Mike!”
Nanaba si bloccò sui suoi passi, “Cosa, Hanji?!”, urlò.
Gelgar scoppiò a ridere così tanto che per poco non fece cadere il vassoio per terra.
Levi la guardò stupito per qualche istante.
“Non male” disse, poi prese il suo vassoio e andò via.
Hanji finì il suo pranzo felice della sua piccola vittoria.

 
***
 
Gelgar stava bevendo un bicchierino di liquore per digerire meglio e ne offrì uno a Nanaba che stava dando un’occhiata a delle scartoffie. Lei lo guardò male per qualche secondo come faceva ogni santa volta che beveva degli alcolici.
“Secondo me tu hai un problema.”
Gelgar fece svolazzare una mano, “Tutti hanno i loro problemi.”
Comunque lei si decise ad accettare il bicchierino e si sedette accanto a lui.
“Nanaba, pensi davvero che Hanji-san abbia una cotta per Mike-san?”
Non lo dava a vedere, ma era interessato ai pettegolezzi e se riguardavano il suo diretto superiore diventava tutto ancora più interessante.
“Uhm…” Nanaba pensò un po’ a cosa poteva rispondere “secondo me Mike non è abbastanza sboccato per lei” sorseggiò il liquore “non lancia abbastanza sguardi assassini, non è abbastanza maniaco del pulito e soprattutto non è abbastanza basso.”
“Eh?!”
“E non parla mai di costipazioni, diarree e robe intestinali.”
“Per caso sospetti…?”
Nanaba lo guardò, determinata.
“Sì, ma non ho ancora reali prove concrete Gelgar!”


 
 
Note dell’autrice: Su quest’account c’è così tanta polvere e ragnatele che nemmeno Levi riuscirebbe a pulirlo come si deve. Torno a pubblicare dopo tantissimo e torno con questa stupidaggine su SNK.
È una ficcina incoerente e senza senso che ha avuto l’unico scopo di divertire me che la scrivevo e spero che faccia divertire almeno un pochino anche chi la legge.
Adoro i Veterani, non solo il terzetto dei big, ma anche quei poveri cristi apparsi solo per morire male. Meritavano tutti di meglio e mi piace l’idea che almeno nella nostra fantasia possano essere sereni e allegri di tanto in tanto ♥
(Un minuto di silenzio per me che cercavo disperatamente il nome di Gelgar tra i personaggi, ma purtroppo pare che non ci sia)

 
   
 
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