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Autore: Nahash    13/05/2018    2 recensioni
Dietro il suono delle bombe, lo scoppio dei ricordi: un bambino troppo piccolo per responsabilità troppo grandi, il dolore della guerra, l'amicizia ferita, l'amore disilluso, il corpo vuoto e solo accanto all'affetto più puro del mondo.
[Slice of life|spin-off da "la ballata dei petali caduti"| Character: Ludwig Dubois]
Genere: Angst, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Disclaimer: La storia che vi apprestate a leggere è di proprietà della rispettiva autrice, così come i personaggi in essa contenuti, fatta eccezione per quelli citati che fanno parte della trascorso storico e della cultura popolare.Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale, non voluto e senza alcuno scopo di lucro.I personaggi presenti nella narrazione sono fittizi e per lo più maggiorenni. Ciò che li riguarda nella trama non violerà il contenuto del regolamento di EFP.
Note: Siamo già arrivati a quota tre! Sono molto felice di questo, davvero.
Spero che questa vi sia piaciuta fino a qui e che continuarà a entusiasmarvi fino alla fine! Lasciatemi un commento se vi fa piacere o scrivetemi se non vi piace, non c'è problema. Ogni commento se ben argomentato è ben accetto!
Vi lascio alla lettura senza troppe ulteriori chiacchere!

 

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«Ludwig, menomale che sei sceso finalmente, vieni, avanti, devo comunicarti delle cose!» Achill aveva appena finito di parlare con un suo amico, progettando tutto il glorioso futuro di suo figlio. Quando era così euforico non prometteva nulla di buono; e Ludwig doveva stare zitto e ascoltare nella speranza che non fosse niente di così eclatante.

Ultimamente si vociferava lo scoppio della guerra dopo l'attentato al principe di Sarajevo e sapeva quanto suo padre sognasse una gloriosa battaglia per lui.

«È giunto il momento, Ludwig! Finalmente potrai unirti alle truppe che molto presto marceranno verso il fronte.» Achill diventata molto teatrale quando era pervaso dalla gioia, per questo  Ludwig lo guardava esterrefatto; se fosse stato in grado di svenire a comando, probabilmente  lo avrebbe fatto, ma sapeva che questo lo avrebbe portato a ricevere punizioni corporali e quindi, forse, era meglio la guerra ─ almeno non lo avrebbe più visto.

«Non sarebbe stato corretto parlarne con me? Voglio dire, magari potrei essere contrario. Non è divertente una guerra.»

Achill rise. «Non dire sciocchezze, figliolo! Quando ci ricapiterà una guerra di questa portata? Mai. E questa, per te, è una grandissima occasione per farti valere, per dimostrare a al mondo quanto vali.»

«Non ho bisogno di dimostrare niente a nessuno, padre. Continuo a non capire perché ti sei così ostinato a riguardo.»

Achill avanzò verso Ludwig e lo afferrò per il colletto della camicia.

 Ludwig aveva imparato a guardarlo negli occhi, a non avere più paura ─ come si faceva ad avere paura di qualcosa che già si conosceva?

«Stammi bene a sentire, figliolo:  tu non hai voce in capitolo, non hai scelta. Andrai in guerra e basta, compierai gesta eroiche e tornerai qui. Al tuo ritorno ti presenterò la tua futura sposa, che nel frattempo io avrò scelto per te.»

«Molto bene, hai già deciso quanti figli devo avere e in che modalità?»

«Non sfidarmi, Ludwig, o mi vedrò costretto a mandarti con gli altri già pieno di lividi.»

Ludwig scrollò le spalle come se la cosa non lo toccasse più di tanto.

 

Non aveva avuto neanche il tempo di riorganizzare le idee, si sbrigò solamente a preparare un sacco, poi gli avrebbero dato qualcosa al reggimento ─ così sperava.

Scendendo le scale, Ludwig vide suo fratello che lo aspettava per salutarlo e  vicino a lui suo padre e suo fratello. Ludwig notò le lacrime solcare le guance di Natthasol, ma non potendo consolarlo scosse la testa come a dirgli che doveva smetterla o suo padre gliele avrebbe suonate di santa ragione ─ e non ci sarebbe stato lui a difenderlo.

Così Natthasol tirò su con il naso, si passò il dorso della mano sugli occhi e cercò di trattenere le altre lacrime che, prepotenti, cercavano di uscire. «Io e Lancy ti aspettiamo, Ludwig» disse.

«Bravi, e non fate troppo i monelli in mia assenza. Promettetelo.»

Natthasol annuì con un forte cenno del capo, mentre Lancelot guardava Ludwig ─ avrebbe voluto abbracciarlo e forse, essendo lui il più piccolo, suo padre glielo avrebbe permesso.

«Ludwig è vero che torni?» domandò Natthasol preoccupato.

«Certo che torno, non pensare che basti così poco a farmi fuori, fratellino. Mi hanno addestrato bene qui.»

Achill non apprezzò quella nota sarcastica nella sua affermazione, ma non disse niente  poiché era felice che suo figlio stesse per rendere glorioso il loro casato ─ come se secoli di storia non fossero già stati più che sufficienti.

«Allora, Lancy, vieni qui, avanti» Ludwig si inginocchiò per accogliere tra le braccia suo fratello il quale lo strinse forte.

«Mi mancherai, fratellone.» Aveva poggiato la testa sulla spalla di Ludwig, come se volesse imprimere tutto il calore di suo fratello e conservarlo per tutto il tempo che sarebbe mancato.

«Anche tu e fai il bravo che sei un vero combina guai.»

Lancelot rise.

Ludwig sorrise a suo fratello Natthasol il quale stava per correre in contro a lui, ma la mano di Achill lo fermò.

«Non puoi abbracciare tuo fratello, sei troppo grande. Non sei un bambino, hai quasi dieci anni, Natthasol!»

Ludwig sospirò, non disse e non face niente perché sapeva che sennò suo padre lo avrebbe punito.

«Stringi la mano a tuo fratello e auguragli buona fortuna, è così che si saluta un uomo.»

Natthasol annuì, guardò Ludwig con occhi colmi di tristezza e paura. Quello sarebbe potuto essere il suo ultimo saluto per Ludwig e avrebbe odiato suo padre per questo.

Ludwig porse la mano a Natthasol, facendo un passo verso di lui per rendergli la situazione meno complicata e sopratutto meno dolorosa. Dopo avergli stretto la mano lo salutò: «A presto, Natthasol. Mi raccomando, fai il bravo finché non ci sarò.»

«Va bene, Ludwig, te lo prometto, tu stai attento.»

Ludwig uscì dalla porta di casa e scese le prime scale, ma sentì dietro lui il rumore dei passi di qualcuno che correva. Si voltò e vide Natthasol correre incontro a lui.

Ludwig apri le braccia e lo abbracciò fortissimo, incurante  di quanto potesse pensare o ribollire dalla rabbia Achill.

«Ti avevo appena detto di fare il bravo, Natthasol!»

«Non mi importa, Ludwig! Può anche lasciarmi morire di fame, ma io dovevo abbracciarti e salutarti prima che tu potessi andare via...»

Ludwig lo strinse ancora più forte tra le sue braccia, gli diede un baciò sulla fronte e lo lasciò andare.

«A presto...» disse solamente, mentre suo padre lo guardava scendere le scale e Lancelot  lo salutava con la manina.

 

Con il sacco in spalla stava seguendo la truppa, il battaglione al quale era stato affidato.  Erano tutti ragazzi, chi più grande o chi come lui. Erano diversi, di ceti sociali differenti, ma avevano la stessa espressione sul viso: preoccupata, spaventata. Ludwig, invece, per quanto fosse consapevole del salto nel vuoto che stava per fare, non provava un vero e proprio sentimento e l'unica cosa che riusciva a sentire era il sollievo per la lontananza da suo padre.

A distoglierlo dai suoi pensieri fu una poderosa pacca sulla spalla. Quasi non sussultò dalla sorpresa e si domandò chi potesse essere così folle da aver rotto le righe.

«Ciao, ti annoi?» domandò il ragazzo che si era avvicinato.

Ludwig si voltò verso di lui, vide un giovane della sua stessa età che camminava con le mani incrociate dietro la testa, del tutto ignaro di possibili rimproveri da parte di superiori.

«Terribilmente» fece Ludwig guardandolo.

 «Come ti chiami?» domandò questi.

A Ludwig stette subito simpatico, gli ricordò Elger per la parlantina e la spigliatezza e, a dirla tutta, ci voleva proprio qualcuno che lo scotesse un po'. «Ludwig, Ludwig Dubois.»

«Ah, il marchese? Io sono solo un piccolo borghese che abita in città, mi chiamo Nail Neumann, piacere di fare la tua conoscenza Ludwig Dubois.»

«Presentazione lunga e complessa, la tua»

«Mia madre lo dice sempre che parlo troppo...»

«Forse ha ragione, ma non mi dai fastidio» gli rispose Ludwig guardandolo più attentamente. Nail era un ragazzo di qualche centimetro più passo di lui, aveva occhi e capelli scuri e portava gli occhiali. Gli occhiali furono un oggetto che saltò subito agli occhi di Ludwig, perché pensò che in guerra potessero essere scomodi e spiacevoli da perdere.

«Dimmi, come mai ti sei arruolato?» gli domandò, ormai entrato nel pieno della conversazione.

«Una questione economica, credo. Forse i miei genitori non avevano soldi per farmi studiare ulteriormente, così ho pensato di arruolarmi e sperare almeno nella carriera militare.»

«Sei coraggioso, mi piace questa caratteristica nelle persone.»

«E tu, invece? Tu sei ricco, che ci fai qui in mezzo al fango?»

«Fosse stato per me non ci sarei venuto. Non perché abbia paura della guerra, ma è contro ogni mio etico principio. Non amo vedere la gente morire, né lo trovo divertente. Ma mio padre ha pensato bene di parlare con alti vertici suo amici per farmi arruolare. Lui sogna futuri gloriosi per la nostra famiglia, dicendo che io, in quanto primo figlio e quindi erede, devo partecipare a queste cose e narrarne le gesta.»

«Un tipo davvero noioso e pesante tuo padre» affermò Nail.

«Oh, non sai quanto» confermò Ludwig.

«Forse non è stato poi male essere qua» proseguì Ludwig sorridendo a Nail.

«Perché dici questo?»

«Perché forse ho trovato un amico» Ludwig era contento di aver legato subito con un ragazzo suo coetaneo che sembrava quantomeno coraggioso. Forse si sarebbe sentito meno solo nonostante la guerra.

 

La trincea era il luogo dove si sentiva più al sicuro e in ansia allo stesso tempo. Quando incombeva l'attacco nemico sperava sempre di non essere colpito e, allo stesso tempo, di mostrarsi valoroso nei confronti dei suoi compagni e verso se stesso. Mai sarebbe voluto sembrare o essere pavido.

Quando invece c'era una tregua, tutti cercavano di rilassarsi come potevano, distendere i nervi, sapendo che quella sera sarebbe potuta essere l'ultima della loro vita.

Ludwig si era messo a leggere un libro: poesie che fossero in grado di compiacere e comprendere il suo stato d'animo; ma venne interrotto dall'arrivo di Nail che si sedette accanto a lui e che da un primo sguardo sembrava piuttosto sereno.

«Ehi, Lud, che leggi?»

«Novalis, poesie.»

«Che allegria... Non ti basta questo paesaggio lugubre che abbiamo qui intorno?»

«Cercavo di ignorarlo, in realtà!»

«Con Novalis? Oh, amico mio, aspetta, ti faccio leggere io qualcosa degno di nota!»

Nail si chinò leggermente davanti per prendere la lettera che aveva messo nella tasca interna della sua divisa e la porse a Ludwig.

«Leggi questa, amico mio, è arrivata oggi, fresca fresca: è la lettera della mia fidanzata! Leggi quanta passione e vedrai che te lo scordi Novalis!»

A Ludwig quasi non venne da ridere e chiuse il libro. Spiegò la lettera e si mise a leggere.  Leggendo, Nail vedeva lo sguardo di Ludwig scorrere riga per riga e sembrava essere davvero molto attento.

«Ammetto che è davvero passionale la ragazza! Sei fortunato amico mio!»

«Tu non hai la fidanzata, Ludwig?»

«Non ancora, ma mio padre ha detto che non appena farò ritorno, mi presenterà colei che diventerà la mia sposa.»

«Ah, ti sceglie pure la moglie? Invadente, è parecchio invadente quest'uomo.»

«Alla fine spero solo che lei mi piaccia e che possiamo amarci: un matrimonio silenzioso e privo di sentimento non potrei tollerarlo.»

«Già, te lo auguro amico mio. Secondo me la meriti proprio un po' di felicità, e poi le ragazze amano i tipi romantici!»

«Non sono romantico, Nail.»

«Oh, no, Ludwig, sei un vero e proprio sentimentale» rise.

I due si divertivano spesso a schernirsi e a prendersi in giro. A Ludwig facevano proprio bene quei momenti di spensieratezza. Era felice di aver trovato un amico come Nail e ogni giorno sperava con tutte le sue forse che la guerra non fosse così tiranna da strapparglielo via.

 

 

 

   
 
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