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Autore: Il Professor What    13/05/2018    0 recensioni
Il Dottore, come sappiamo, viaggia nel tempo e nello spazio, a bordo della sua macchina e con i suoi compagni. La serie e gli altri media ci hanno fatto vedere che, occasionalmente, il nostro Signore del Tempo preferito ha visitato anche il nostro paese. Ma se ci fossero state altre avventure, che la serie non ci ha mostrato? Questa è la seconda di tredici storie dove il Dottore interagisce con la storia del nostro paese.
Nella Firenze del 1881, Carlo Collodi è deciso a terminare la storia di Pinocchio con un finale ben diverso da quello che conosciamo. Qualcuno, però, non è affatto contento della cosa, e pone una minaccia che sembra seria alla vita dello scrittore. Al Secondo Dottore, Jamie e Zoe il compito di capire di chi si tratta, e come fermarlo.
Genere: Avventura, Commedia, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 2
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doctor Who: The Italian Adventures'
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Parte 1

C'era una volta... un re! No, miei cari lettori, c'era una volta un ometto basso con un flauto e una macchina del tempo, un guerriero scozzese del Settecento e una giovane scienziata del tardo XXI secolo. E un giorno, questo trio si ritrovò a dover intervenire per aiutare lo scrittore di un classico per ragazzi a superare un blocco. O, altrimenti detto, benvenuti alla seconda puntata della serie "Doctor Who: The Italian Adventures"! Non perdiamo tempo, e vai con la sigla!

THE PROFESSOR WHAT

Presents

PATRICK TROUGHTON

FRAZER HINES

WENDY PADBURY

DOCTOR WHO: THE ITALIAN ADVENTURES

No. 2: "C'era una volta un pezzo di legno"

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“Be’, è stata una bella vacanza” sospirò Zoe chiudendo la porta del TARDIS. “Mi è piaciuta la Londra del XX secolo. Molto caratteristica.”

“Parla per te” rispose Jamie. “Io l’ho trovata solo grigia e noiosa. Ho preferito molto di più la campagna. Non è le Highlands, ma…”

“Io sono solo contento di stare di nuovo dentro il TARDIS” rispose il Dottore, accarezzando la console. “È bello averti di nuovo qui, ragazza mia. Non farmi mai più una cosa del genere” sussurrò poi alla macchina in tono affettuoso. 

Mi sei mancato anche tu, fu la risposta. E comunque, sei stato tu a premere il pulsante d’emergenza.

“Dottore” intervenne Zoe, “dove li metto questi?” chiese, mostrando una valigia piena di vestiti del XX secolo. “Isobel me li ha comprati prima che partissimo.”

“Oh, non preoccuparti, Zoe, mettili solo nel tuo armadio; il TARDIS ti troverà spazio sufficiente. Tra l’altro, con alcuni di quelli addosso sarai molto carina” aggiunse, guadagnandosi un sorriso dalla ragazza, e una smorfia da Jamie. “Be’, Jamie, qualcuno deve pur dirglielo, se non lo fai tu…”

“Lascia perdere” sospirò il ragazzo. “Piuttosto, il TARDIS è pronto a partire?”

“Giusto il tempo di eseguire un piccolo controllo” disse il Dottore. “Non sarà un viaggio lungo, la ragazza deve ancora riprendersi.”

Provaci tu a essere fatto a pezzi, brontolò il TARDIS.

“Ed è per questo che te la prenderai comoda” rispose il Dottore, un attimo prima di avere un’idea. “Che ne dite di un viaggio solo indietro nel tempo? Sempre questo pianeta, ma una diversa epoca. Non dovrebbe essere difficile, e il TARDIS avrà tempo di riprendersi.”

“A me va bene” disse Jamie. “Basta solo che non mi fai ricadere nelle mani delle giubbe rosse.”

“Anche a me piace l'idea di un'altra visita archeologica” disse Zoe, rientrando. “Spero solo di avere il vestito adatto.”

“Oh, qualcosa troveremo. Ecco qua, pronti a partire!” esclamò il Dottore, premendo i comandi d’accensione. “E speriamo che vada bene” borbottò poi a bassa voce. 

I tre viaggiatori sentirono gli usuali rumori del decollo: il fruscio dei motori, il risucchio della dematerializzazione, i rollii e i rumori dell'entrata nel flusso temproale. Le pareti traballarono un po' e alcune luci strane si accesero, in risposta alle quali il Dottore si affrettò a premere alcuni tasti e tirare alcune leve. La sua espressione fece preoccupare Jamie e Zoe, ma la cabina sembrò reggere, e dopo pochi istanti i due ragazzi e il Dottore iniziarono a sentire i rumori usuali dell’atterraggio.

“Pare che sia tutto a posto” sorrise Jamie, mentre Zoe controllava i dati assieme al Dottore.

“Confermo” disse lei, quando il TARDIS si su fermato. “I valori sono stabili, e non registro niente di anomalo. Proviamo a dare un’occhiata fuori con lo scanner?”

“Certamente” disse il Dottore, premendo il pulsante. Lo schermo fu subito riempito dall’immagine di una campagna verde e lussureggiante, sotto un cielo autunnale solcato da alcune nubi. In distanza, si vedeva all’orizzonte spuntare il profilo di una città dall’aspetto ottocentesco.

“Siamo ancora sulla Terra” annunciò Zoe leggendo i dati. “Italia, Firenze, 8 novembre 1881. Dottore, ha funzionato!”

“Brava la mia ragazza” commentò allora il Dottore, accarezzando la console. “Mi spiace se ho avuto dei dubbi.” La macchina stavolta non rispose, ma al Signore del Tempo sembrò sentire una vibrazione allargarsi nella sua mente, dal sapore dolce come un sorriso. “Bene, ragazzi, vestitevi e andiamo.”

“Ehi, ci sono le montagne!” esclamò Jamie, puntando il dito verso gli Appennini che si vedevano in lontananza.

“Oh, credimi, Jamie, qui non sentirai affatto la mancanza delle Highlands” sorrise il Dottore. “E, Zoe, se hai trovato caratteristica la swinging London, aspetta di vedere l’Italia dell’Ottocento. La amerai.”

***

Erano circa le dieci del mattino quando il Dottore e i suoi compagni uscirono dal TARDIS, indossando abiti pesanti per far fronte alle temperature rigide del periodo. Il Signore del Tempo aveva anche insistito per prendere con sé un ombrello, per far fronte a una possibile pioggia: ne aveva scelto uno con l’impugnatura a forma di punto interrogativo. I suoi compagni, che già avevano dovuto trattenerlo dall’indossare la sua gigantesca pelliccia, avevano preferito lasciar correre (almeno l’ombrello dava meno nell’occhio). Si diressero quindi dritti verso la città, con il Dottore che fischiettava allegramente un’aria d’opera.

Nel giro di un paio d’ore, Zoe aveva già ampiamente dato ragione al Dottore: Firenze era bellissima. Erano stati a Santa Croce, al Duomo (il Dottore aveva sorriso di fronte al dipinto di Dante con i tre regni), e a piazza della Signoria, i cui palazzi avevano fatto spalancare poco elegantemente la bocca a Jamie. Quanto a Zoe, lei era semplicemente incantata, anche e soprattutto nel vedere la gente dell’epoca che passava loro accanto, a piedi o in carrozza; la ragazza arrivò persino a squittire d'entusiasmo nello scorgere alcune delle prime automobili. Il Dottore, dal canto suo, si limitava a sorridere di fronte allo stupore dei compagni, dentro di sé contento che la sua seconda visita nella città si stesse rivelando meno complicata della prima.

Dopo un due ore buone di giro, tuttavia, Jamie cominciò a esprimere il desiderio di mangiare, ovviamente sentendosi rimproverare da Zoe per il suo “materialismo”. Calmandoli, il Dottore li portò entrambi in una trattoria, a poca distanza dagli Uffizi che, secondo il programma, sarebbero stati il giro successivo.

“Si è ricordato i soldi, vero, Dottore?” chiese Zoe.

“Ma certamente!” esclamò quest’ultimo, offeso. “Sono un po’ distratto, ma non completamente scemo ancora, grazie al cielo.”

“Hai fatto bene a chiederglielo” mormorò invece Jamie, alzando gli occhi dal menu. Il Dottore stava per rispondere, ma proprio in quel momento la porta del ristorante si aprì, lasciando entrare due uomini che discutevano animatamente.

“Collodi, lei sta dando un calcio alla fortuna!” disse uno dei due. “Possibile che non si renda conto…”

“Mi rendo perfettamente conto" rispose l'interpellato (un uomo sulla cinquantina, pelato e con una corta barbetta sotto il mento), "ma la storia è finita. Dica ai suoi lettori che presto l’autore scriverà qualcos’altro.”

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“Ma non possiamo lasciarli a denti secchi! Biagi le ha fatto vedere le lettere, no?”

“Sì, me le ha fatte vedere, ma non cambia niente. Anche se volessi continuare, il burattino è comunque morto.”

“Ma suvvia, lei davvero crede…” stava per continuare l'altro, ma proprio in quel momento i due si accorsero di essersi fermati a discutere vicino al tavolo del Dottore, di Jamie e Zoe. Scusandosi per il disturbo, si avviarono a occupare un tavolo più avanti nel locale, ma avevano fatto solo pochi passi che il Dottore si era alzato per bloccare loro la strada.

“Perdonatemi, signori, ma non ho potuto fare a meno di ascoltare. Se non mi sbaglio, lei l’ha chiamato… Collodi?” aggiunse poi, indicando l’uomo pelato con la barbetta.

“Certo, è il mio nome da lavoro! Perché, le sembra strano?”

“Onoratissimo di fare la sua conoscenza!” esclamò allora il Dottore, prendendo la mano al sorpreso scrittore e iniziando a stringerla con passione (Jamie e Zoe intanto cercavano di nascondere la faccia per l’imbarazzo). “Sono un grande ammiratore del suo lavoro, specie della sua ultima creazione!”

“Davvero?” chiese Collodi, divertito. “Be’, ne sono lusingato, anche se lei mi pare un po' troppo cresciuto per le bambinate.”

“Bambinate?” ripeté il Dottore, quasi incredulo. “Signor Collodi, lei ha scritto qualcosa di più di una semplice bambinata! Potrei sbagliarmi, ma credo che sia destinato a diventare un classico della letteratura!”

“Addirittura!” rise lo scrittore. “Ha sentito, Martini? Forse dovrei smettere con la letteratura per ragazzi e andare a fare il romanziere serio, pare che abbia la stoffa del genio!”

“A me basterebbe che continuasse la storia” borbottò Martini.

“Gli dia ascolto, Collodi” intervenne allora il Dottore. “So che non ne ha motivo, ma si fidi: le avventure del suo burattino non sono finite. Vada a casa e ci dorma su, qualche idea le verrà di sicuro.”

“Magari vorrebbe suggerirmene qualcuna lei, signor…”

“Dottore, prego. Solo Dottore. E questi sono i miei compagni, Jamie e Zoe. Siamo viaggiatori appena arrivati a Firenze.”

“E avete avuto modo di leggere la mia storia?” chiese Collodi. “Non sapevo che il Giornale dei bambini fosse venduto anche all’estero.”

“Oh, be’…” balbettò il Dottore, resosi conto improvvisamente della gaffe commessa. Per fortuna Zoe intervenne rapidamente in suo aiuto, inventandosi una loro corrispondenza da Firenze il cui figlio aveva avuto raccontanto loro della storia. L’arrivo provvidenziale del cameriere per le ordinazioni disperse la comitiva: Collodi e il suo editore lasciarono i viaggiatori al loro pasto e andarono a occupare un tavolo in fondo.

“Grazie, Zoe” sospirò il Dottore. “Devo decisamente imparare a controllare il mio entusiasmo.”

“Si può sapere chi era quello?” chiese Jamie, una volta che il cameriere si fu allontanato con le ordinazioni.

“Quello” spiegò il Dottore “è Carlo Lorenzini, in arte Collodi. È uno scrittore di letteratura per ragazzi, e giusto in questo periodo sta scrivendo per il giornale diretto dall’editore Ferdinando Martini, che è quello seduto con lui, la sua opera più famosa: Le avventure di Pinocchio.”

“Ha detto Pinocchio?” chiese Zoe, improvvisamente interessata. “Intende il burattino?”

“Certo.”

“Era il mio libro preferito da bambina! Avevo una bellissima edizione con immagini in quattro dimensioni, e il testo che appariva e scompariva dallo schermo! La balena era bellissima, ti dava davvero la sensazione di… Un momento” si interruppe Zoe, ricordando ciò che aveva sentito dire a Collodi. “Sbaglio, o ha detto  che Pinocchio è morto?”

“No, non sbagli. Originariamente, la storia avrebbe dovuto concludersi al capitolo 15, con Pinocchio impiccato alla Quercia grande dagli assassini. Niente Lucignolo, niente Fata, niente Paese dei Balocchi, niente balena. A quanto pare, siamo arrivati nel momento in cui l’editore sta ancora cercando di convincere lo scrittore a continuare la storia.”

“Sarà meglio!” si indispettì Zoe. “Finire con Pinocchio impiccato… che idea!” E per tutto il resto del pranzo, Zoe non smise di lanciare occhiate di fuoco al tavolo in fondo, dove Collodi, lasciato dall’editore, continuava a mangiare tranquillo il proprio piatto di maccheroni.

Il pranzo era ormai terminato, e loro fecero cenno al padrone, un uomo rubicondo dall’aria gioviale, perché venisse a presentare loro il conto. Il Dottore si complimentò con lui per l’ottimo cibo, il che portò l’uomo a offrire loro di tornare quella sera, quando, a sentire lui, avrebbe cucinato un piatto speciale. Ne stavano ancora parlando, quando due carabinieri entrarono nella trattoria.

“Brutte notizie” sospirò l’oste vedendoli.

“C’è qualche problema?” chiese il Dottore.

“No, no, si figuri” si affrettò a negare l’oste, mentre i due uomini in divisa raggiungevano il tavolo di Collodi. Dalla loro postazione, i viaggiatori videro lo scrittore e i due parlare a bassa voce, con espressione preoccupata.

“Sono due settimane che qualcuno entra in casa del signor Collodi” spiegò l’oste, vedendoli interessati. “Non a rubare, però, o almeno così sembra. Sembra che lasci solo degli strani disegni dappertutto.”

“E lei come lo sa?” domandò Zoe.

“Il signor Collodi viene a mangiare qui quando è in giro, e dopo la terza volta che vedevo entrare i carabinieri, ho provato a chiedere spiegazioni. Sapete, gli affari rischiavano di risentirne. Non sono riuscito a sapere molto, ma mia sorella conosce una che lavora come domestica vicino a casa di Collodi, e…” Qui l’oste fu costretto a interrompersi, perché proprio allora lo scrittore lo chiamò per chiedergli il conto, e si allontanò di fretta.

“Che chiacchierone!” sbuffò Jamie, quando fu fuori tiro. “Scommetto che si è inventato la storia per accalappiare meglio i clienti.”

“Non credo, sai?” rispose Zoe. “I carabinieri sono entrati, li abbiamo visti anche noi. E poi, perché costruire una storia così elaborata?”

“Penso abbiate entrambi ragione, ragazzi” intervenne il Dottore. “Di sicuro l’oste vuole usare la storia per il locale, ma non credo stia mentendo. Voglio ascoltarlo, potrebbe essere interessante.”

“Che cosa?” esclamò Jamie. “Pensavo fossimo in vacanza!”

“Oh, una piccola indagine non ci farà male. E poi, abbiamo appena sventato un’invasione di Cybermen, cosa può esserci di peggio?”

“Io ci sto” sorrise Zoe. “Il posto mi piace, e non direi di no a vedere qualcosa di più.” Jamie stava per ribattere, ma in quel momento l’oste, sbrigato il conto dello scrittore, tornò al loro tavolo, e il Dottore ne approfittò immediatamente per chiedergli di continuare con la sua storia.

NOTE DELL'AUTORE

- All'interno della cronologia della serie, la storia è ambientata durante la stagione 6 della serie classica, immediatamente dopo il terzo serial, "The Invasion". In quella storia, il Dottore, Jamie e Zoe aiutavano la UNIT, guidata dall'appena promosso Brigadiere Lethbridge-Stewart (alla sua seconda comparsa nella serie), a respingere un tentativo di invasione dei Cybermen. Nel serial ancora prima, "The Mind Robber", i tre venivano imprigionati nella Terra dei Racconti (un luogo di cui riparleremo) dall'entità che la governava; quest'entità era persino riuscita a distruggere il TARDIS, approfittando del fatto che la Terra si trovi al di fuori del flusso spaziotemporale. E' a questa distruzione che si fa accenno alle prime battute, e la "vacanza" cui Zoe fa cenno è il periodo che i tre hanno poi passato a Londra mentre il Dottore riparava il TARDIS.
- In uno degli audiolibri, il Primo Dottore, Vicki Pallister e Steven Taylor sono passati per la Firenze del Quattrocento, ritrovandosi coinvolti negli intrighi della famiglia Medici. E' questa la prima visita cui il Dottore fa riferimento.
- L'ombrello con l'impugnatura a forma di punto interrogativo è uno degli accessori del Settimo Dottore. Perché ho deciso di iniziare una piccola tradizione: in ognuno dei primi capitoli delle mie storie, avrò un Dottore che, per sbaglio o per capriccio, porta un vestito, o un accessorio, di un'altra incarnazione (e l'ombrello di Sette in mano a Due è perfetto).

E direi che per il momento è tutto, miei pochi ma fidati (spero) lettori. A presto!

Il Professor What

  
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