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Autore: Strega_Mogana    16/05/2018    4 recensioni
Cammini a testa alta tra la folla.
Indossi un abito in stile Babbano.
Rigorosamente nero, ovviamente.
Accanto a te, tua figlia.
Colei che, insieme a sua madre, ha portato luce nella tua tetra, inutile vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Premessa: Questa storia è veramente l'ultima di una mini serie di FF
Prima di leggere questa storia è necessario che leggiate (in serie):
- Condannata ;
- E’ così che dev’essere;
- Puttana.
- Ci penserai domani.

Premessa 2: Nota: Storia scritta per la sfida "Aspettando l'espresso per Hogwarts" del Forum “Il Calderone di Severus”


Lasciali guardare
 
La banchina é affollata come ogni anno.
I genitori sanno che da quel giorno i loro figli non saranno più dei semplici ragazzini, ma giovani maghi a tutti gli effetti. 
Vedi madri commuoversi, accucciate davanti ad impacciati ragazzini undicenni.
Non hai mai capito quelle lacrime. Forse perché tua madre non ha mai pianto per te, ma solo per se stessa.
O forse perché lei vedeva la tua partenza come qualcosa di positivo; il treno non ti portava via dal suo abbraccio.
Il treno ti salvava da tuo padre.  
Sorpassi una mamma che abbraccia singhiozzando la figlia in evidente imbarazzo.
No, non avevi mai capito.
Fino ad oggi.
Cammini a testa alta tra la folla.
Indossi un abito in stile Babbano.
Rigorosamente nero, ovviamente.
Accanto a te, tua figlia.
Colei che, insieme a sua madre, ha portato luce nella tua tetra, inutile vita.
Lei più schiva, più timida. Ma comunque determinata e testarda.
Anche lei indossa un abitino Babbano che, forse, si adatta meglio ad una bambola che alla figlia di Severus Piton, ma non ti interessa.
A lei piace e questo è quello che conta.
Tutti vi guardano.
Lasciali guardare.
Lo sapevi che sarebbe successo.
Puoi quasi sentire i sussurri degli altri genitori alle tue spalle.
Li ignori.
Come hai ignorato ogni malalingua sulla tua vita.
Come hai ignorato le parole assassino, traditore, Mangiamorte, accostate al tuo nome.
Sei stato tutto quello in fin dei conti.
Assassino.
Traditore.
Mangiamorte.
Ma ora sei molto di più.
Ora sei un marito e un padre.
Un uomo finalmentefelice.
Lasciali guardare.
Vi fermate sulla banchina a pochi passi da una delle porte del treno. Un treno che la porterà verso il suo radioso futuro. Verso quella conoscenza che lei cerca costantemente senza mai averne abbastanza. Si siede sul baule, apre la gabbietta ai suoi piedi e accarezza la testa del suo gatto nero.
Morr.
Nome strano per un gatto.
Lei lo prende in braccio e continua ad accarezzarlo.
Il vapore esce dal camino della locomotiva; sembra quasi che voglia avvolgere tutto il treno.
- Mi guardano tutti, papà.
Abbassi lo sguardo su tua figlia. Non lo dice con tristezza, ma solo come un’ovvia realtà.
È una brava osservatrice.
- Non guardano te, Eileen. Guardano me.
Lasciali guardare.
- Per questo la mamma non é venuta?
Questa volta avverti uno strascico di tristezza nella sua voce.
Un sospiro ti esce dalle labbra sottili.
- Ne abbiamo già parlato Eileen. - le dici - La mamma sapeva che avrebbe attirato gli sguardi delle persone. Non voleva metterti in difficoltà.
Ironico come l’etichetta di puttana, sia più imbarazzante di quella di Mangiamorte.
- Non mi importa degli altri.
Stiri le labbra in un sorriso.
Sei così orgoglioso di lei.
Così come sei orgoglioso di tua moglie.
Ricordi ancora il giorno in cui sono piombate nella tua non vita.
Lei mezza nuda e ferita nel corpo e nello spirito.
Eileen piccola e tremante tra le sue braccia, indossava un pigiama color lilla.
Da quel giorno sono passati anni, anni finalmente felici, sereni e pieni d’amore.
Il lilla é stato sostituto da un rosa acceso, poi un pallido giallino, un viola scuro ed ora dal bianco.
Ti chiedi di che colore sarà la sua Casa, ma, forse, lo sai già.
Niente verde argento per la tua bambina, forse avrà un leone cucito sul taschino, ma sei quasi certo che passerà le sue giornate nella Sala Comune cullata dal vento che avvolge la torre ovest.
La gente che vi circonda con le loro occhiate piene di disappunto e i mormorii sulle labbra non sanno il percorso che vi ha portati a questo punto.
Su questa banchina.
Lasciali guardare.
Giudicare senza conoscere é una prerogativa umana. Una verità a cui tu e tua moglie siete ormai abituati.
Tu Mangiamorte.
Lei puttana.
Ma Eileen non conosce il fondo del baratro dove l’animo umano può arrivare.
Nonostante sappia esattamente cosa sia successo tra sua madre e il suo primo marito - lo stesso uomo che lei stessa ha chiamato papà per quattro anni - non conosce le calunnie.
L’avete protetta quanto possibile dal mondo che non ha accettato il vostro amore.
Ma ora…
- La mamma ti vuole bene, Eileen. - le dici piano - E anch’io. Non dimenticarlo mai.
- Mi fisseranno anche a scuola?
- Forse un po’ all’inizio.
- Posso affatturarli?
- No.
Lo dici risoluto, serio, ma fai fatica a non sorridere.
Lei sospira e rimette Morr nella gabbietta.
- Posso usare le occhiate che mamma chiama alla “professor Piton”?
Questa volta non reprimi il sorriso che prepotente ti sale sulle labbra.
Puoi avvertire ancora più occhiate intorno a te.
Severus Piton che sorride.
Che immagine insolita.
Lasciali guardare.
- Sì, quello puoi farlo.
Lei ricambia il tuo sorriso e senti un’ondata di caldo amore invadere il tuo animo.
Lei e sua madre hanno portato anche i sorrisi e le risate nella tua grigia esistenza.
Ricordi ancora la prima volta che hai riso di cuore.
Una risata che non usciva dalle tue labbra sottili da quando eri ragazzo e le tue giornate erano illuminate da una ragazzina con la chioma ramata.
Tu e Eileen eravate nel salotto di Spinner’s End durante un pomeriggio noioso e piovoso.
Erano passati solo un paio di mesi da quando le avevi trovate davanti alla porta di casa tua.
La tua tetra, polverosa casa era invasa da colorati giocattoli. Ti eri trovato una bambola nel laboratorio di pozioni; era stata messa in un calderone vuoto a fare il bagno, come poi si era giustificata lei.
Ti eri seduto a terra, intento a leggere la Gazzetta del Profeta, Eileen giocava con i tuoi capelli.
Glielo lasciavi fare senza lamentarti, neppure quando tirava troppo forte o ti spostava la testa con movimenti troppo bruschi.
Eri felice di interagire con il suo mondo pieno di colori a te estraneo. 
Lei doveva adattarsi alla nuova vita.
Tu a fare il padre.
Anche se ci avrebbe messo quasi due anni per capire bene la situazione e per chiamarti papà.
Tua moglie era tornata dal lavoro, stanca, provata, in costante conflitto con l’ex marito anch’esso impiegato al Ministero.
Nonostante la violenza subita era rimasta in silenzio, aveva preso la bambina e se n’era andata.
Lui, tuttavia, aveva pensato di informare il mondo magico del tradimento e della vera paternità della bambina.
Il Mangiamorte e la puttana.
Così vi ha battezzati la casa Weasley.
E da quel giorno ci sono state solo occhiate di disapprovazione.
Lasciali guardare.
Quando vi aveva visto in salotto aveva sgranato gli occhi nocciola per poi scoppiare a ridere.
Una vera risata, non una di quelle forzate per mostrare a Eileen che andava tutto bene.
Rideva così tanto che aveva anche iniziato a lacrimare, così ti sei alzato e hai intravisto il tuo riflesso nel vetro della finestra: i capelli erano pieni di fiocchi colorati e mollette con farfalle.
Sei scoppiato a ridere pure tu.
Da quel pomeriggio di pioggia hai capito che la vostra famiglia poteva sopravvivere alle malelingue, alle occhiatacce, ai pettegolezzi.
Alla nomea di Mangiamorte e puttana.
Voi potevate sopravvivere a tutto.
Ed ora sei lì, su quella stessa banchina dove tu e tua moglie avete preso quello stesso treno che vi avrebbe portato ad Hogwarts.
Sei lì con tua figlia.
Che gli altri guardassero pure quanto è felice ora il Mangiamorte, marito della puttana.
Eileen si guarda attorno improvvisamente curiosa. Con soddisfazione noti che ha già lanciato un paio di occhiatacce a due ragazzini che le stavano puntando un dito.
Sei così maledettamente orgoglioso di lei.
Lasciali guardare.
Improvvisamente Eileen scatta in piedi e sorride.
- Mamma!
Ti volti e la vedi arrivare.
Anche lei a testa alta e passo sicuro.
Stringe la mano del vostro secondo figlio, la terza luce nella tua vita.
Vi fissano ancora più intensamente.
Lasciali guardare.
Eileen corre verso Hermione che la stringe in un abbraccio pieno di amore.
Mentre la stringe solleva lo sguardo verso di te e sorride.
Ha gli occhi colmi di lacrime e tu solo sai quanto le sia costato attraversare quella barriera.
- Sei venuta, mamma!
Eileen ha riacquistato il suo solito umore, sembra più tranquilla ora.
- Certo piccola, non volevo perdermi la tua prima partenza per Hogwarts. É un momento importante per tutti. Diventi grande.
La piccola sorride e si volta verso di te.
- Papà! - urla così forte che la sua voce sembra rimbalzare contro le mura della stazione - Mamma è arrivata!
Quando ti chiama papà in molti ti fissano.
La storia di Eileen Piton la conoscono in troppi.
Lasciali guardare.
Hermione si avvicina e ti sfiora le labbra con un delicato bacio.
Davanti a tutti e senza imbarazzo.
Come a voler confermare ancora una volta la sua scelta.
Tu non hai bisogno di conferme, ma il mondo… il mondo non smetterà mai di giudicare.
La abbracci senza curarti della gente che vi circonda.
- Sono fiero di te. - le sussurri all’orecchio - Sapevo che saresti venuta.
- Papà… - questa volta é il piccolo che ti chiama tirandoti la gamba dei pantaloni -  perché loro ci fissano?
Senti tua moglie irrigidirsi.
Volti la testa pronto ad affatturare chiunque osi guardavi ancora, ma ti blocchi.
Teste rosse.
Troppe teste rosse vi fissano.
Noti anche tre ragazzi che non hanno la tipica chioma Weasley.
Uno ha la faccia di Potter, l’altro gli occhi di Lily e i capelli della terza bambina sono rossi, ma è un rosso che conosci fin troppo bene.
Non ti importa.
Quegli occhi e quel colore di capelli hanno smesso di farti male da molto tempo.
Sembrano increduli.
E forse lo sono realmente, non vedono Hermione e Eileen da quasi sette anni.
Lasciali guardare.
Potter è l’unico che sostiene lo sguardo infuocato di tua moglie, gli altri preferiscono tornare a fissare il treno.
- Chi sono, papà? - domanda tuo figlio, l’unico in famiglia che non ha mai conosciuto quella, fin troppo chiassosa e numerosa, famiglia.
Eileen era piccola, ma certi traumi restano impressi nella mente e noti che fissa Ron con lo stesso sguardo di sua madre.
- Nessuno. – risponde dura Hermione - Non sono nessuno.
Potter sorride in modo irritante, infila le mani in tasca e fa un passo verso di voi.
Gli altri della famiglia non si avvicinano, ma si voltano di nuovo a fissarlo. 
Si accuccia davanti a tuo figlio.
- Ciao. Così non sai chi sono.
Lui nega con il capo, ha una matassa di riccioli castani in testa.
Hermione si rifiuta di tagliargli, come se non ci fossero abbastanza capelli lunghi in casa.
Potter alza lo sguardo e ti lancia un’occhiata. Ricambi con un sorrisino soddisfatto.
Nessunodei tuoi figli entrerà mai nel fan club di Potter.
- Io mi chiamo Harry, Harry Potter.
Il piccolo si volta verso di voi, fai un debole cenno del capo.
Sarà anche Harry Potter, ma nulla vieta ai tuoi figli di essere educati.
- Io sono Thomas, Thomas Albus Piton.
Potter sgrana gli occhi dietro quelle ridicole lenti rotonde.
- Albus? - ridacchia mentre si alza in piedi - Al vieni qui.
Il ragazzino con gli occhi di Lily si avvicina titubante.
Noti con piacere che non ostenta l’arroganza tipica dei Potter.
- Di a Thomas come ti chiami.
Il ragazzo incassa la testa tra le spalle.
- Albus Severus Potter.
Thomas si volta verso di te.
- Papà si chiama come me e come te!
Annuisci fissando il ragazzo che é sopravvissuto non solo all’Oscuro, ma anche alla pesante cucina di Molly.
Il resto della famiglia continua a guardarvi.
Lasciali guardare.
- Lo so. Imparerai, Thomas, che i Potter hanno uno modo strano di mostrare gratitudine.
Potter ride e mette una mano sulla spalla del figlio.
- Tuo padre ha ragione, Tom.
- Papà ha sempre ragione e mi chiamo Thomas.
Potter ride più forte e tu osservi la schiena di tuo figlio con orgoglio.
Nessun serpente neppure sul taschino della sua divisa.
Ci sarà un leone, ne sei certo.
- Scusami.  - dice Potter - Me lo ricorderò per la prossima volta.
- Non ci sarà nessuna prossima volta. - Hermione é furiosa, fissa tutta la famiglia Weasley con rancore - Il treno sta per partire, ora voglio stare con la mia famiglia. Addio Harry.
Potter guarda Hermione e sei certo di vedere qualcosa di simile alla vergogna nel suo sguardo.
Si volta e torna da sua moglie e da suoi figli.
Ginny lancia un’occhiata di disprezzo verso di voi, poi inizia a parlare con Al.
Scuoti il capo e guardi tua figlia, stringe i pugni e il suo sguardo manda scintille verso i giovani Potter.
Trattieni un sospiro, sai cosa significa quello sguardo: Eileen ha appena dichiarato guerra alla famiglia Potter.
Non puoi impedirlo, é una ragazza intelligente e saprà difendersi.
Il treno fischia e una morsa dolorosa ti attanaglia lo stomaco. 
È ora.
Improvvisamente ti senti come quella madre che singhiozzava senza pudore davanti alla figlia imbarazzata.
Eileen é nervosa, gioca con l’orlo della gonna e fissa il pavimento.
Hermione le sorride e si accuccia davanti a lei.
- Andrà tutto bene. - la rassicura accarezzandole la guancia - Sarà magnifico e difficile. Riderai e piangerai. Ti farai un sacco di amici, Eileen. – la vedi sollevare lo sguardo e lanciare un’occhiata veloce ai figli di Potter – Cerca di non metterti nei guai.
Vostra figlia annuisce e la abbraccia.
- Ti voglio bene, mamma. - poi abbraccia anche te - Ti voglio bene, papà.
È sempre magnifico sentire quel nome. Ancora oggi, dopo anni, ci sono dei momenti dove pensi che sia tutto un sogno.
L’ultimo abbraccio spetta al fratello. Così diversi, ma così simili sotto molti aspetti.
Quando il treno parte continuate a salutarla fino a quando non diventa un puntino indistinto.
Mentre gli altri genitori si incamminano verso la barriera senti Thomas tirare su col naso.
Ti volti a fissarlo, lui ricambia il tuo sguardo senza preoccuparsi delle lacrime.
Non ha mai paura di mostrare i suoi sentimenti.
In questo ha preso da sua madre.
- Mi manca, papà. – singhiozza lui strofinandosi gli occhi.
Gli accarezzi i ricci.
- Anche a me. - ammetti – Vedrai, Thomas, Natale arriva in fretta.
Lui annuisce, ma non smette di piangere.
- Papà… anche se ho sei anni puoi prendermi in braccio?
Annuisci e te lo carichi sulle spalle.
Thomas ride tra le lacrime.
- Grazie, papà.
Mentre ti avvii verso la barriera con la tua felice famiglia in molti si voltano a guardare Severus Piton, con sua moglie Hermione Granger, che porta in spalle il figlio più piccolo Thomas che ride e prova a toccare i cartelli sopra la sua testa.
Alcuni borbottano fingendo maldestramente di non guardarvi, altri non se ne curano, pensano che sia loro diritto giudicare gli altri.
A te non interessa, prendi per mano tua moglie e le sorridi felice.
Lei ricambia il sorriso e ti stringe la mano.
Lasciali guardare.
 
Fine
   
 
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