Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Segui la storia  |       
Autore: Nirvana_04    16/05/2018    16 recensioni
Guardi l’orizzonte accendersi di luci soffuse e sprazzi di limpido mare. Hai le mani in tasca, per nascondere i sassolini che ti stacchi dal cuore e che lanci all’occorrenza, e il viso imperturbabile perché – diciamolo – mostrare un sentimento è come mostrare un bersaglio a cui puntare e fare fuoco. Il tramonto abbaglia, ti costringe a schermarti gli occhi: fa male vedere qualcosa di così bello.
Nessuno si conosce davvero fino a quando non si è visto riflesso negli occhi della persona che ama. Durante una gita a mare, Sana e Heric imparano questa terribile, meravigliosa verità.
Un momento fuori dal canone per chi ama questa coppia alla follia come me.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




[...]
Lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre,
mai s’era potuta riconoscere così.

 







 
Heric ti ha sorpreso, non è vero? Però ti ha fatto anche arrabbiare. Quel ragazzo non ha misure, ed è per questo che riesce a scoprire le tue debolezze. Sono pozzanghere attraversate dai cerchi concentrici di una goccia, sono spazi vuoti che creano vertigini sotto di te. Durano attimi immensi e poi spariscono; e a te restano rabbia, sorrisi e un’ombra malinconica da nascondere dietro alla tua voglia di vivere.
E adesso come farai a dire a Marine che quell’idiota ha dato fondo ai suoi bastoncini di stelline scintillanti? «Uh, forse avrei dovuto restituirle alla tua amica» ha detto, e se n’è andato con le mani incrociate dietro la testa, lasciandoti con i mozziconi ancora fumanti.
Ed eccoti qui, davanti a una confusa Marine, ad affannarti per cercare una spiegazione. Sospiri sconsolata e le mostri il pacchetto mezzo vuoto. «Te lo ricompro domani» le prometti.
Le tue amiche ridono di te, della tua generosità, dei tuoi buffi modi di prenderti cura di loro. E tu puoi perdonare Heric per la sua sbadataggine, perché è bello ridere insieme con il cuore allegro.
Vi pettinate i capelli, fate arrossire la povera Alyssa cercando di rubarle i ricordi di mani intrecciate e passeggiate lungo viali alberati, mangiate i biscotti che la nonna di Margareth ha preparato. Poi gattonate sotto le coperte, e solo le stelle che si affacciano dalla finestra restano a colorarvi la pelle.
Mentre le guardi, le stelle si specchiano nei tuoi occhi. Sono lì, immobili, sempre uguali, ma hanno la capacità di rendere la notte meno fredda e scura. Ti dà conforto pensarle come lucciole che qualche uomo nero ha catturato: loro, ti dici, hanno saputo consolarlo. E chissà se anche negli occhi di Heric c’è qualche stella che brilla.
 
 
Sei tu che hai smesso di sentire o è il mondo che non parla più?
I giorni sono passati – lenti, veloci… di nuovo veloci, forse qualcuno ha rallentato solo un po’ – e il pomeriggio ti sorprende ad affannarti ancora tra cespugli e tronchi cavi. Non rimane più tanto tempo, non ce n’è più…
«Sana!»
Sono loro che trovano te: Alyssa e Margareth ti chiedono aiuto per scegliere i vestiti da mettere, Marine ti domanda qual è il tuo fiore preferito. «Ad Alyssa sta bene il bianco, tu metti qualcosa di rosso… Sì, quello. Il mio fiore preferito, dici?» Ti fermi un attimo – un attimo immenso – e poi lo riempi con uno dei tuoi sorrisi facendo svolazzare una mano tra di voi. «Oh, certo, per i bracciali… Sai, non ci ho pensato…» Ridi un po’ troppo, ma tu sei fatta così, e lo sai. «Non ha importanza. Ah, ecco! Quello è perfetto, Alyssa.»
Prendi in mano la situazione. Corri per la stanza, afferrando ora questo e sistemando ora quest’altro; e il pomeriggio passa a cercare le scarpe di Margareth che George ha rubato quella mattina e a scegliere gli elastici da abbinare alle fantasie delle magliette. Giocate a fare le bambole – e tu lo sei davvero, in fondo – e poi vi spruzzate un po’ di profumo per camuffare i vostri segreti in fatto di trucchi e ragazzi.
Quando vi riunite agli altri, tu sei quella con la gonna rossa e la magliettina sbiadita, una coda fatta all’ultimo secondo e il tuo immancabile sorriso. Sei fatta così: tu sei Sana, e dai tutto agli altri. Anche il tempo.
Sulla spiaggia non c’è posto dove nascondersi. I ragazzi hanno già accatastato la legna. Vedi i tuoi amici posare vecchi libri o pupazzi, lacci di scarpe e oggetti a cui non sapresti dare un nome o un senso. La professoressa rimesta un po’ e poi corre via. Hai sbirciato, non è vero? Oh, sì che curiosa come sei hai sbirciato, hai visto che era un filo di paglia quello che ha intrecciato a un legnetto. Chissà qual è il suo desiderio…
E il tuo, piccola Sana?
«Tu non vieni, Sana?»
«Arrivo, voi andate.» Le vedi abbracciarsi e ridacchiare, sempre complici. Sono le tue amiche, hanno molti desideri da esprimere questa notte.
E il tuo qual è, piccola Sana?
«Sono solo oggetti. Il fuoco li brucerà.» Heric è un borbottio che ti sorprende alle spalle e ti fa sgranare gli occhi. Sa di sabbia che striscia un po’ più in là per fare posto ai suoi piedi e fresca ombra dentro cui rifugiarti.
«È un gesto carino» ribatti – chi stai cercando di convincere? Lui o te stessa? «Anche se tu non vuoi nascondere niente nel falò, non vuol dire che non hai desideri.»
«E chi ti dice che io non abbia già nascosto il mio desiderio?» ti rinfaccia. «Sempre a saltare in aria per nulla.» Alza un po’ la voce, esasperato.
Lo stai già fissando, prima ancora che finisca di bofonchiare. E sorprendentemente trovi già i suoi occhi puntati verso di te. Li incroci, li fissi. Vi sprofondi dentro. Heric è una roccia contro cui puoi solo sbattere, ma non spostare; è una radice radicata talmente in profondità che non riusciresti mai a sradicare. Ha uno sguardo duro, spietato, che non ti lascia vie di fuga. Non si distoglie da te, non esita: ti ha afferrato con i suoi artigli, e ora li senti perforarti l’anima.
Sospettosa quale sei, prendi le distanze.
«Ti si vedono le orecchie a sventola.» Heric è un crack secco nei tuoi pensieri, una nota che striscia su corde di violino.
«Io non ho le orecchie a sventola!» erutti.
«Quella maglietta…»
«È la mia preferita!»
«… mi piace, però.»
Ed ecco che lo rifà, ti ha lasciato cadere solo per afferrarti al volo, all’improvviso. Heric profuma di erba calpestata e gelsomino, questo ti sorprende, non è vero?
«Ti stanno chiamando.»
Ah, è vero, piccola Sana: esci dal tuo mondo e corri via! Scappa! Heric è tentatore, un predatore che non esiterebbe a spogliarti: se ti prende, non potrai più nascondere le tue paure.
 
 
Li senti? Stanno ridendo: del falò, dello scoppiettio dei loro desideri, delle chiacchiere che si scambiano. Hanno legato al polso i braccialetti con i fiori: una rosa per Alyssa, un crisantemo per Margareth; Marine ha scelto un fiordaliso. Il fuoco li colora di ombre, li rende traballanti ai margini del tuo campo visivo, fugaci come spire di fumo. È così facile vederli scomparire sullo sfondo del mare. Sei troppo lontana per afferrarli.
E tu? Sorridi, fai una battuta pungente, ammiri ed elogi i braccialetti delle tue amiche; scambi un abbraccio, mandi giù un intero boccale di succo di mirtilli per una sfida lanciatati da qualcuno che non ricordi più. Sei una perfetta bambola, il giocattolo preferito di chi ti sta accanto. Non deludi mai nessuno. Sei troppo lontano e ben nascosta per poterti far guardare davvero.
E quel… Perché adesso sussulti? Qualcosa ti ha raggiunto al centro di quella giostra di specchi e cavalli bianchi.
«Che ci fai qui da sola?» Heric spezza il silenzio, lo fa all’improvviso, colpendoti al cuore.
Non ti sei accorta di essere seduta in riva al mare, con i piedi affondati nella sabbia e la testa tra le ginocchia. Alle tue spalle il falò danza verso il cielo e le tue amiche ridono di un George che è appena caduto. Che strano! L’ultima cosa che ricordi è di aver sfidato la tua insegnante al gioco del limbo e di averle dato del filo da torcere; sai di aver riso e puntato il dito per reclamare la rivincita, un giorno.
Se nessuno mi vede, non serve che io sorrida. Volevo solo vederle… «Guardo il mare.» E aggiungi: «Ci sono tante stelle lassù.» E alzi gli occhi per osservarle, ma trovi i suoi a farti prigioniera.
E poi cos’è successo? Gli amici si divertivano, stavano bene; e non c’era più bisogno che animassi la festa per loro o incoraggiassi Terence a invitare Alyssa a ballare. Sei scivolata verso il mare, sbattendo le tue ali in luoghi desolati dove il tuo sorriso muore, sfociando in mari di incertezze e solitudine. È questa la verità su di te, piccola bambola? Tu ti animi solo se qualcuno ti tocca. Nasci quando la tempesta incombe e come una farfalla vivi nel soffio di un inverno; poi muori sbattendo le ali, affannandoti, senza aver vissuto veramente. Fermati, piccola Sana. Sempre pronta a soccorrere i moribondi, sempre pronta a difendere i deboli. Fermati!
«Sana… stai ancora cercando le lucciole?»
Oh, Sana, non socchiudere le labbra a quel modo. Heric è fatto così: sembra lontano più di tutti, non curarsi di niente, e poi scopri che è lui quell’ombra che credevi essere la tua. Gli basta una parola, e ti è già subito accanto, dentro.
«Ma no» sventoli le braccia, ma sei costretta a fermarti quando lui ti si siede di fianco. Senti la sua spalla contro la tua, il profumo della sua pelle, il calore del suo respiro. Ed è mentre ancora ti guarda che quel sorriso che avevi tirato fuori per l’occasione sfuma in una smorfia. Sussurri la verità, perché è l’unica cosa che Heric vuole da te, e tu dai anche questo: «C’è troppa gente per poterle vedere.»
«Tieni.»
«Cos’è?»
Guarda!
«Non lo vedi? Un uomo mi ha detto che si chiama aquilegia.» Heric è un’ombra pallida che si stacca dallo sfondo del mare e trova vie a te sconosciute per stringerti l’anima, inventa modi per sconvolgerti e trattenerti, ferma, in un punto, con lui. «È strano, quindi va bene per te.»
Sembra una farfalla, non è vero? Viola, cinque petali che si affusolano come aghi e un cuore che sbiadisce verso sfumature di puro bianco. Ha ali e antenne: come te, è teso nello sforzo di percepire il mondo e spalanca il cuore, senza difese. È stravagante, ma adesso che Heric ti aiuta a indossarlo pare avvolgere il tuo polso, trattenerti.
E rimani in silenzio a guardarlo, chiedendoti cosa stia cercando di dirti.
«Io sarei strana?» ti accigli. Sei pronta ad arrabbiarti, perché – ammettilo – ti piace picchiarlo, afferrarlo per le braccia e scuoterlo, sentirlo sulla pelle.
«Hai truccato le tue amiche, e tu indossi le stesse scarpe di stamattina! Hai scaraventato Terence ai piedi di Alyssa, e non balli!» Heric brontola ancora: «Hai scelto un fiore per tutte, tranne che per te! Cosa c’è, Sana?»
Cosa c’è, Sana? Ti senti scoppiare dentro? La senti l’aria soffocarti e le mani prudere? Stai ferma, immobile, e vorresti volare, scalpitare, perché hai paura che se ti fermi l’immagine che ora vedi allo specchio, paradossalmente, diventi sfocata e spezzata, piena di cicatrici e rughe di incertezze? Se ti fermi, gli altri ti passeranno accanto, lasciandoti indietro. Sola, inutile, una bambola…
Lo sapevo. È una goccia che cade e crea cerchi concentrici sulla superficie del tuo cuore. È un’eco acuta che risuona nello spazio infinitamente piccolo tra te e lui. Piangi!
«Stanno tutti bene, e tu piangi! Visto che sei strana?»
«È che… è che ho qualcosa nell’occhio…» ti sfreghi una nocchia. «E non provare a baciarmi!»
Ma lui è già su di te, il suo petto contro il tuo, il suo naso sulla tua guancia, le sue labbra dischiuse e il suo profumo dentro la tua gola. E…
«Va bene se ogni tanto pensi a te.» La sua voce è un soffio caldo che asciuga le tue lacrime, una lama che trafigge le tue ali. Ti sta uccidendo!
No… Le tue mani stringono la sua maglietta. Troppo calore, troppo vicino. «Io…» Io sto bene.
Piccola farfalla che voli sbattendo follemente le ali, il tuo è un cammino lungo, eppure sembri non curartene: dai fuoco alle tue energie in una vampa che sconvolge chi ti sta vicino. È un incendio pericoloso, sai? Le tue ali sono così delicate… Potrebbero sgretolarsi sfiorando anche solo il più piccolo lapillo. Il tuo cuore palpita senza riserve, dai sempre tutto e non conservi mai nulla per te.
Ma tu, piccola Sana, non hai paura di specchiarti.
Hai custodito il tuo passato dentro a un carillon: quando ne hai nostalgia, gli dai la carica e lo fai scattare; e danzi con lui, a piedi nudi per la stanza. Costruisci il tuo futuro vivendo il presente, perché ogni attimo che poco fa era “dopo” è già divenuto “ora”.
Sorridi perché hai coraggio, e non c’è ostacolo o sorpresa che può fermarti. Hai scoperto qual è il segreto per essere felice: donare allegria a chi ti sta accanto. Donare te.
E pur sei farfalla che vola intorno alle fiamme: un soffio di vento, e prenderai fuoco.
Lo sai? Vivere per poi morire è triste. La morte è un tempo troppo lungo, e tu dirai: “Non c’è tempo per la tristezza o la paura”. Ma se non fosse esattamente così? Se tu morissi anche solo per un istante e poi vivessi di nuovo? Allora scopriresti che è proprio dalla tristezza che nasce la gioia e dalla paura il coraggio; e che aprire gli occhi dopo essere stata nell’oscurità fa vedere ciò che la luce aveva nascosto.
La vita è un dono, ma la morte… Morire è l’atto più egoista: ci sei solo tu e la tua più grande paura.
Ah, ma quanto può essere stupido!
Chi? Ah, certo, tu cerchi ancora le lucciole, piccola Sana. Ed Heric è lì con te, in mezzo a quello spazio vuoto, fermo in attesa che quell’attimo infinito ti lasci andare. E ti ritrovi a guardare le stelle dai suoi occhi.
Abbandoni il capo sulla sua spalla – è lì per te, solo per te – ed è la tua bocca che infine trova la sua; e scopri che i sentieri della morte possono profumare di erba pestata e fiori di gelsomino.
«Visto?» mugugna quando sussulti e separi la vostra pelle. «Prima mi dici di non baciarti, e poi sei tu che baci me.» Ti respira dentro, e poi ti risucchia via l’anima. Ti bacia ancora, perché adesso tocca a lui abbandonarsi su di te e morire su prati infiniti e cieli stellati. «Sei strana!» Apre le mani e sorride. Con gli occhi, con le labbra. Sorride per te.
E granelli di sabbia si staccano dalle onde per risalire verso il cielo: le lucciole sono venute fuori dalle sue tasche, alla fine, perché è proprio tra i fiori di gelsomino e dietro a steli d’erba che lui le ha trovate per portarle da te. Ma tu, piccola Sana, non le vedi salire al cielo, verso le loro sorelle immote.
Ti sei appena risvegliata tra le sue braccia.
Ma avevo visto una cosa molto più rara: il sorriso di Heric… Questo mi faceva sentire felice.



 
N.d.A.

Ed ecco il secondo e ultimo capitolo!
Ho sempre pensato che in Sana ci fosse una nascosta malinconia che emergesse ogni volta che fosse sola. Abbiamo sempre conosciuto questo personaggio per la sua bontà e voglia di aiutare gli altri, nonchè per la sua vitalità e l'allegria che infonde insieme al suo coraggio. Ma c'è molto di più, ed è quello che Heric vede e che Sana non può nascondergli.
Ho scelto l'aquilegia come fiore per Sana sia per la similitudine con la farfalla, ma soprattutto perché uno dei significati del fiore è "amore nascosto"; e credo sia perfetto per questi due :)
La citazione in alto a destra è il continuo di quella presente nel primo capitolo, sempre tratta dall'opera di Italo Calvino.
C'è un'altra frase che è liberamente ispirata a un dialogo di "Pinocchio", vediamo se la trovate.
Infine, sia la prima frase del primo capitolo sia l'ultima di questo secondo sono riprese dall'anime di Rossana: se notate, una è il seguito dell'altra, e mi piaceva l'idea di racchiudere questa storia nello spazio di queste due battute.
Grazie a chiunque ha letto anche questo secondo capitolo, ai coraggiosi e gentilissimi che hanno recensito il primo e a tutti i lettori silenziosi e di passaggio che hanno apprezzato questo mio piccolo attimo di follia.
A presto!
   
 
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: Nirvana_04