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Autore: AdhoMu    17/05/2018    4 recensioni
[Eloise Midgen/Cormac McLaggen]
Metà commedia romantica, metà commedia degli equivoci dedicata a tutti coloro che sanno “vedere oltre” ed innamorarsi della persona più impensabile.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Cormac McLaggen, Katie Bell, Leanne, Oliver Wood/Baston
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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1. Primo Atto.
 
«Ma come ti permetti?! Oppugno!» 
Nell'innaturale silenzio della Sala Comune del Grifondoro risuonò distintamente il suono di due schiaffi ben assestati; dopodiché, uno stormo contundente fatto di matite, penne d'oca acuminate, gomme, temperini sguainati, calamai, polverosi libroni da un quintale l'uno e rotoli di pergamena volò in formazione compatta verso Cormac McLaggen.
 Il ragazzo si diede alla fuga, tentando invano di difendersi con qualche debole Protego dalla flottiglia di oggetti di cancelleria inferociti. Quindi, raggiunta in tutta fretta la scala a  chiocciola dei dormitori maschili, girò l'angolo e scomparve, risalendo di corsa i gradini smussati.
Gli studenti presenti in Sala, disturbati dal trambusto, alzarono le teste da libri e quaderni; era maggio inoltrato, epoca di estenuanti ripassi e studio matto e disperatissimo (cit. Leopardi).
«Che succede, Demelza?» Ginny Weasley si avvicinò titubante alla compagna di squadra, che era rimasta in piedi, ansimante, la bacchetta ancora puntata in avanti.
«Quell'idiota di McLaggen!!» urlò Demelza Robins, tremando d' indignazione. 
«Che cosa ti ha fatto?» chiese Hermione Granger, facendosi loro incontro. Il rumore e le urla l'avevano irrimediabilmente distratta dai suoi preziosissimi schemi di ripasso. Tanto valeva, quindi, tentare di rendersi utile nel suo ruolo di Prefetto. 
"Che seccatura, questo McLaggen. Che Morgana ce ne scampi" non poté fare a meno di pensare la ragazza. Lei stessa era miracolosamente sopravvissuta ad un catastrofico appuntamento con lui, avvenuto giusto alcuni mesi prima. Un assoluto disastro, che le aveva procurato settimane di notti inquiete. Davvero una siuazione da incubo.
«Lezioni private di volo... a me!» si stava lamentando Demelza a gran voce, stringendo convulsamente la mano intorno alla bacchetta. 
«Oh, beh... conoscendo il soggetto temevo qualcosa di peggio... »
«È che non hai sentito quello che ha detto. ...» la ragazza schiumava di rabbia «Tutta una serie di inqualificabli allusioni a scope, manici, cavalcate e oscenità simili. Ha avuto il coraggio di dirmi: Robins... »
«Va bene, va bene! Basta così, Demelza» l'interruppe precipitosamente Hermione, che non voleva ascoltare una parola di più. Per esperienza personale sapeva che, quando c'era in gioco McLaggen, era meglio evitare di apprendere più dello stretto necessario.

 
*

«Sei proprio un cretino, Cormac».
«Tu non puoi capire, Bell».
McLaggen, seduto sul letto, sbirciò di sottecchi la sua amica Katie, che lo guardava accigliata dal riquadro della porta. I due erano coetanei, conterranei e amici d'nfanzia e, loro malgrado, si consideravano quasi parenti; per questo motivo, a Katie Bell era consentito trattarlo con un grado di confidenza che qualsiasi altra ragazza avrebbe giudicato quantomeno temerario.
«Ma certo che non lo capisco! Te l'ho ripetuto mille volte: tu-non- puoi-approcciarti-così con le ragazze!» gli urlò dietro Katie, sbuffando. Poi, addocchiando il colorito paonazzo delle guance dell'amico, si addolcì leggermente. «Tieni, mettiti su queste. Hai l' aspetto di un gambero bollito» aggiunse, lanciandogli un paio di pezze gelate.
«Facile per te parlare» la provocò lui, afferrando al volo i pannicelli e massagiandosi le spalle, ripetutamente colpite dagli oggetti che Demelza gli aveva scatenato contro.
«Tu, al contrario di me, le tue valvole di sfogo ce le hai».
«Che valvole di sfogo?! »
«Non fare tanto la santerellina, Bell. Proprio tu! Che quando torni al castello dopo aver passato le giornate con Baston a Hogsmeade, trasudi sesso da tutti i pori! »
 Katie lo guardò allibita, sgranando gli occhi. 
«Ma tu, ogni tanto, ti rendi conto di quello che blateri, o parli solo perché hai la bocca?» lo rimbeccò, esterrefatta.
«A chi credi di darla a bere?» le rispose lui inarcando un sopracciglio e puntandole contro l’indice. «Guarda che ho una sensibilità speciale per queste cose, io».
« Ma piantala, razza di fanfarone...»
«Dammi ascolto» McLaggen increspò le labbra in un sorrisetto allusivo e  assunse quell'inconfondibile aria di chi la sa lunga. «Per tua informazione io, su certi argomenti, ho il fiuto più aguzzato di quei cani molecolari delle serie poliziesche babbane. Sai, quelli che chiamano “il naso con il cane intorno”? »
«Diciamo semplicemente che hai il chiodo fisso» tagliò corto Katie, che non sapeva nulla né di programmi televisivi babbani né di cani, meno ancora se molecolari. E che, definitivamente, preferiva rimanere all'oscuro circa le competenze di segugio di Cormac. Nonostante tutto, però, la ragazza non riuscì a trattenere le risate. McLaggen era talmente assurdo da risultare disarmante; una specie di esilarante genio del male. Era sempre stato così, fin da bambino.
Lui rimase in silenzio e, stranamente, non si unì a lei nella risata, limitandosi a scuotere la testa color del miele e a sbuffare fuori l'aria. Raddrizzò faticosamente la schiena dolorante e si diede una rassettata alle pieghe del kilt. 
«Vuoi saperla la verità, Bell?» disse improvvisamente all'amica. Lei lo fissò, vagamente preoccupata dal suo tono serio, che non era da lui.
«Sputa il rospo».
«Papale papale: ho bisogno di una ragazza. Gli ormoni mi stanno uccidendo. Non ce la faccio più».
«Una ragazza... una fidanzata, vuoi dire?»
«Ragazza, fidanzata, chiamala come vuoi. L'importante è che sia una che mi faccia fare una bella e sacrosanta. .. »
«Basta così!» strillò Katie, mettendosi le mani nei capelli. «Forse dovresti invitarne una ad uscire con te» aggiunse poi, giusto per dire qualcosa e già sapendo di stare pronunciando una tremenda ovvietà.
«Vuoi scherzare? Ho messo su una specie di Piano Quinquennale a riguardo, con tabelle e statistiche e tutto. Le sto invitando fuori a tappeto. E se una mi dice di no, ci riprovo almeno dieci volte. Di solito ci riproverei venti volte, ma sai com'è: il tempo stringe...».
Katie alzò gli occhi al cielo.
«Cormac, non è così che funziona!...»
«Effettivanete, le cose non vanno... ehm, molto bene, su questo fronte. Sembrano sempre un po' scocciate quando le metto alle strette nei corridoi» ammise il ragazzo, meditabondo.
«Chissà poi come mai?!» esclamò lei, sarcastica.
«Non riesco proprio a spiegarmelo» replicò McLaggen, scuotendo la testa.
«Ma sei fuori?! È logico che, con questi tuoi modi da troll, le fai scappare a gambe levate!...»
«È l'unico modo che conosco».
«Forse potresti provare ad essere più... delicato» suggerì Katie, incoraggiante.
«Mi risulta che alle donne piacciano i tipi decisi e i metodi spicci».
Lei incrociò le braccia, incredula.
«Devi assolutamente cercare di correggere il tiro, amico» affermò infine, scuotendo la testa.
«Giusto: correggere un po' il tiro per poi poter dare due colpi come si deve».
«Sei proprio un caso disperato, McLaggen» strepitò lei, sconfitta. 

 
*

Di ritorno al dormitorio che condivideva con le sue compagne del settimo anno, Katie si imbattè in una scena decisamente bizzarra. Eloise Midgen, mezza svestita, snocciolava a voce alta una serie di aggettivi poco lusinghieri e faceva su e giù per la stanza, i nervi a fior di pelle e le membra contratte. Leanne, seduta sull'ampio parapetto della finestra, la osservava allarmata. 
«Sfacciato. Sfrontato. Spavaldo. Impudente. Spudorato. Svergognato. Scellerato!» la ragazza era fuori di sé.
«Eloise...»
«Arrogante. Tracotante.  Insolente. Impertinente. Inopportuno. Indiscreto. Indecente!
»
«Eloise!...»
«Ma di chi sta parlando?» chiese Katie a Leanne, prendendo posto accanto a lei.
«Siamo in piena crisi di Mclaggite acuta» rispose quella, scuotendo la testa.
«Mclaggite... » Katie fece tanto d'occhi. «Non mi vorrai dire che a Eloise... piace Cormac?!»
«Ha cominciato lo scorso inverno, mentre tu eri ricoverata». (Katie aveva trascorso quasi sei mesi al San Mungo, a seguito di una terribile maledizione provocata da una collana di opali intrise di magia oscura).
«E non siamo ancora arrivate alla parte degli apprezzamenti»  continuò Leanne, divertita dall'espressione sbigottita dell'amica «"Così bello,  attraente, irresistibile!... Così alto e biondo e ben piantato!”»  ridacchiò, ripetendo a memoria le parole che Eloise le propinava un giorno sì e l’altro pure.
«Per non parlare di quelle gambe sbalorditive, muscolose che gli fanno capolino fra le pieghe del kilt...» chiosò quella, evidentemente ispirata.
Katie si lisciò la gonna della divisa scolastica e rimase in silenzio per qualche tempo, assorta. Si trattava davvero di una notizia sbalorditiva. Poi, però, ripensò alla breve conversazione tenuta con Cormac poco prima. E gli ingranaggi della sua testolina cominciarono lentamente a girare.
Lui aveva bisogno di una ragazza.
A lei piaceva lui.
A + B = C.
In men che non si dica, fece due più due.
«Ellie, non puoi andare avanti così» disse infine, per sondare il terreno. «Devi prendere il toro per le corna e farti avanti».
Leanne annuì, con fare di approvazione.
«Fosse facile , ragazze» sospirò Eloise, spalancando gli intensi occhi celesti. «La storia è sempre la stessa Da anni. Io che mi struggo per lui, e lui che fa il cretino con le altre. Avete visto, dico, avete visto poco fa, con la Robins? Io... io non ne posso più ».
«Io proprio non capisco cosa ci trovi, in uno così» interloquì Leanne, facendo il broncio.  
«Al cuor non si comanda». 
«Ma perché non gli chiedi di uscire e basta?». 
«Non... non ne ho il coraggio». 
« Ma lui neppure lo sa, di piacerti». 
«Non mi vorrà mai!» gemette Eloise, con un tono melodrammatico.
«Ancora quella storia dell'acne? Ma se sono mesi che non hai neanche un brufoletto...» esclamò Leanne. 
Ormai era evidente a tutti: l'unguento di Bobotubero aveva fatto  miracoli, regalando alla ragazza una belle pelle liscia e vellutata.
«Non cambia niente» Eloise scosse la testa, facendo ondeggiare la chioma castana.
«Eloise, sei carina, simpatica e sagace» sbuffò Katie. "Anche fin troppo, per uno come lui!" pensò,  ma questo se lo tenne per sé.
«Non mi ha mai notata... ci ha provato praticamente con tutte, tranne che con me !»
«Ma la colpa è tua» buttò lì Leanne, facendo spallucce.
«Co... cosa vuoi dire?»
«Sei tu che hai imparato a renderti più invisibile della Dama Grigia nei giorni di nebbia» rispose Leanne alludendo al fatto che, nonostante le condizioni della sua pelle fossero nettamente migliorate, la compagna aveva conservato la capacità di (affinata durante gli anni) di passare del tutto inosservata.
«Colpa dell'acne, Leanne!» esclamò Eloise, con tono da ecco, appunto.
«Ma adesso l'acne non c'è più!» ribadì quella, alzando gli occhi al cielo.
«Volete sapere la verità? La verità è che quel gran bonazzo in gonnella di Cormac McLaggen non mi degnerà mai di uno sguardo...»
«"Gran bonazzo in gonnella?!"» Katie e Leanne erano rimaste a bocca aperta. «Ma come sei messa, Eloise?...»
Quella prese a camminare su e giù, scansando con agilità i bauli e i letti a baldacchino.
Ad un certo punto si fermò di scatto, girandosi lentamente verso le compagne, che la guardavano esasperate.
«Katie...»
«Dimmi».
«Tu e Cormac vi conoscete fin da piccoli, giusto?»
«Sì. Lo conosco da quando era un marmocchio. E, se proprio vuoi saperlo, è sempre stato un tipetto irritante» rispose Katie, increspando appena le labbra.
«Ma siete amici».
«Beh, diciamo di sì...»
Eloise si sporse in avanti e le prese le mani, guardandola fisso negli occhi.
«Ti prego, Katie. Aiutami tu a conquistarlo. Ti prego!»
E Katie avrebbe tanto voluto dirle: "McLaggen è mio amico, è vero, e in un certo senso gli voglio anche bene, ma francamente: è un completo cretino in fatto di donne, Eloise. Lascialo perdere!”
Poi, però, osservando l’espressione accorata di Eloise, ripensò a quanto le aveva detto Cormac proprio quel pomeriggio e alla felicità che lei stessa provava quando si trovava in compagnia del suo Oliver.
"Tutti hanno il diritto di essere innamorati e felici" concluse, risoluta. E forse, lei avrebbe potuto fare qualcosa per quei due, dando una discreta spintarella al Destino.
«Di conquistarlo, diciamo così, definitivamente, non te lo posso garantire. Ma un appuntamento con lui,credo proprio di riuscire a combinartelo» rispose seria, mentre Eloise, al colmo della felicità, le buttava al collo per abbracciarla.
*
 
Placidamente affondato in una delle migliori poltrone della Sala Comune,  Cormac McLaggen si trovava immerso nella lettura dell'ultimo e attesissimo numero di Magical Vedettes, una delle assai poco edificanti riviste di cui era fedelissimo abbonato.
In quel momento, il ragazzo stava concentrando tutti i suoi sforzi in un'analisi critico-comparativa – estremamente impegnativa, ma decisamente appagante - delle Dieci Giocatrici di Gobbiglie Più Sexy di Sempre. Certo: non riusciva a spiegarsi il fatto che qualcuno avesse avuto l'idea balzana di inserire nella lista anche una certa Eileen Prince, che a lui era parsa una gran bruttona; le altre nove ragazze, tuttavia, erano senz'altro delle indiscutibili beltà e lui, assolutamente soddisfatto, se le stava mangiando con gli occhi.
L'orologio a cucù appeso sopra il camino battè le nove. 
Era il segnale convenuto. Katie e Leanne, sedute dall'altra parte della Sala Comune, si scambiarono un'occhiata. Il momento era arrivato. 
Le due ragazze si alzarono dai divanetti sui quali erano sedute e, convergendo, si diressero verso la poltrona sulla quale McLaggen, invece di studiare per i M.A.G.O, si dedicava con tanto zelo alle sue assai discutibili letture. Gli girarono intorno come due Nargilli e sedettero ciascuna su di un bracciolo, una di qua e l'altra di là.
Leggermente sorpreso, lui tirò su la testa e le squadrò, accigliato.
«Oddio, è Natale anticipato? » fu il suo commento, nel vedersi improvvisamente attorniato da due gentili donzelle.
«Ehilà, Cormy!» cinguettò Katie, facendo ondeggiare la frangetta corvina. McLaggen strinse gli occhi, immediatamente all'erta: con lui, certe scenette non attaccavano. La conosceva troppo bene per non insospettirsi, e poi lui non era mica come quel tenerone di Oliver Baston, sempre pronto a gettarlesi ai piedi alla prima moina. Senz’ombra di dubbio, c’era sotto qualcosa; Katie ancora ancora, ma Leanne non si sarebbe MAI seduta spontaneamente sul bracciolo della sua poltrona.
«Cosa leggi di bello?» proseguì Katie, ignorando bellamente il suo cipiglio (non che volesse davvero saperlo, beninteso, ma doveva almeno fingere un certo interessamento).
Di nuovo, il ragazzo si sentì risuonare nella testa il campanello dell'Allarme Antifregatura. "Stai all'occhio, McLaggen", si disse. "Queste due ti vogliono fregare". 
Era già piuttosto seccato: gli capitava sempre, quando subodorava che la Bell aveva intenzione di abbindolarlo come un pollo. Quindi, al puro scopo di irritarla, le si rivolse con il nomignolo affettuoso che era di esclusivo appannaggio del suo fidanzato.
«Vieni al sodo, Kitty» buttò lì, asciutto.
«E va bene» gli disse lei, sorvolando diplomaticamente sulla sua malagrazia. «Cosa fai domani sera?»
McLaggen richiuse di scatto la rivista, facendo tanto d'occhi.
«Mi stai invitando ad uscire?» 
«Ti ho chiesto...» 
«E il tuo bel portierone, non ha nulla da ridire?» ridacchiò lui, ostentando una simulata spavalderia. Sotto sotto, in realtà, era un po'intimorito. Un ceffone da un tipo come Oliver Baston avrebbe mandato a gambe all'aria anche un ragazzotto massiccio come lui.
«Non ti sto chiedendo di uscire con me, idiota» replicò Katie, aggrottando la fronte.
McLaggen si girò verso Leanne, guardandola fisso.
«Ah, dunque...»
«Ma neanche per idea» lo stoppò quella, incrociando le braccia.
«Vi dispiacerebbe essere un filino più chiare, allora? Divinazione l'ho mollata due anni fa, per la cronaca» replicò lui, evidentemente scocciato.
«Beh, ecco... ci sarebbe una ragazza, molto interessata ad uscire con te...» cominciò Katie, con fare misterioso.  
«...ma, per il momento, non ti possiamo dire di chi si tratta» puntualizzò Leanne. 
Lui si strinse nelle spalle e riaprì la rivista.
«Allora niente di fatto, mi dispiace». 
«Come “niente di fatto”?»
«Io non prendo parte ad appuntamenti al buio. Ho anch'io la mia etica,  se volete saperlo».
«EticaTu? »
«Diciamo che... preferisco andare sul sicuro».
«Ne vale la pena, garantiamo noi».
«E allora ditemi chi è».
«Preferisce non rivelarsi, per ora».
«Peggio per lei» rispose lui, in tono definitivo.
Non era assolutamente questione di etica, beninteso.
Era terrore allo stato puro. Cormac McLaggen aveva smesso di partecipare agli appuntamenti al buio al seguito di un increscioso episodio avvenuto al sesto anno. In quell'occasione, si era ritrovato davanti una certa Millicent Bulstrode, un'energumena del Serpeverde alta e grossa quanto lui (il che era tutto dire), che gli era praticamente saltata addosso, tentando addirittura di sollevargli il kilt per vedere se era vero che "sotto, gli uomini scozzesi, non portano niente". Sgomento, il nostro impavido Braveheart (il cui heart, in quel momento, aveva assai poco di brave), si era dato alla fuga e aveva giurato a se stesso che mai più si sarebbe esposto a simili rischi.
Le due ragazze esitarono, colte in contropiede.
Dinnanzi alla possibilità che l'incontro con Eloise andasse a monte, e per evitare che le trattative si protraessero all'infinito, Leanne decise allora di fare ricorso alle parole magiche, quelle che lei chiamava "la stoccata finale".
«Katie, credo che Cormac abbia un po' paura» insinuò, in tono di comprensiva delusione. «Lo dobbiamo capire; non è da tutti accettare di uscire con una sconosciuta».
«Pa... paura? Io?!» esclamò il ragazzo, cercando di darsi un tono.
"Colpito e affondato" pensò Katie, con un sorrisino. Leanne aveva appena ottenuto l'ennesima riprova in favore del Teorema Universale della Manipolazione degli Spacconi, il cui enunciato così recita:
A. Prendete uno Spaccone(specialmente se maschio, specificamente se Grifondoro).
B. Mettete sottilmente in dubbio il suo coraggio.
C. Farà esattamente ciò che gli verrà richiesto.
A + B = C (sempre ed invariabilmente)
«Allora, appuntamento confermato?»
«Ora e luogo. Spara» risposeMcLaggen, con supponenza.
Che cosa ci poteva fare: lui era fatto così. 
Adorava spandere tutt'intorno arroganza e spavalderia, fare il gradasso, pronunciasi in modo lapidario, dimostrare di avere fegato da vendere. Nel giro di un secondo, però, la triste verità gli tintinnò nel cervello come il campanellino di una capretta burlona.
"Accidenti a loro, mi hanno fregato! " realizzò, schiacciandosi la mano sulla fronte e dandosi, inevitabilmente,dell'idiota.
 
Cose da sapere:
1) Questa storia è già stata pubblicata ad Aprile 2018 sull'estinto profilo AdhoMukha.
2) Su Pottermore.com, la Rowling esorta i suoi lettori a voler bene a Cormac McLaggen (“You’ve got to love Cormac”). Questa storia prende le mosse da questo spunto. L’aspetto di MacLaggen in questo contesto è 100% Movieverse, quindi non esattamente "alto e grosso come un troll" come lo definisce Ron in HP6.
   
 
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