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Autore: Chilemex    18/05/2018    2 recensioni
In seguito ad un momento di profonda tristezza, il giovane drago Spyro e il suo amico Sparx scopriranno che le loro avventure sono tutt'altro che finite; tutte le persone che li amano e che li hanno sempre amati sono pronti a vederli tornare in azione in tutta la loro gloria.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tra tutti i regni di Avalar, le Pianure d’Autunno erano probabilmente quello più tranquillo, in quel momento della giornata. Il sole era sorto da pochi minuti, il vento soffiava leggero e l’aria era fresca: le condizioni perfette per fare qualsiasi cosa, dalla più rilassante alla più impegnativa. E per quanto stare seduti sul tetto della torre più alta del castello a riflettere possa sembrare un’attività rilassante, di sicuro non lo era per Spyro.
Il giovane drago andava spesso lassù, era il suo luogo preferito non solo delle Pianure d’Autunno, ma di tutta Avalar. Ma allo stesso tempo, la maggior parte delle volte in cui si ritrovava sulla cima di quella torre ad ascoltare il suono del vento e ad ammirare le montagne, sapeva di avere anche qualcosa su cui meditare: in questo caso, era qualcosa che lo tormentava da svariati mesi.
Gli occhi di Spyro erano puntati sull’orizzonte, ma la mente stava vagando altrove, persa tra i suoi mille pensieri. Quando finalmente lo sguardo si spostò in giù, verso le pianure, Spyro si lasciò sfuggire un triste sospiro.
«Accidenti, che suono angosciante, la mia mattina è rovinata» disse improvvisamente una piccola, acuta e familiare voce alle spalle di Spyro. Quest’ultimo non si spaventò, sebbene non si aspettasse di non essere da solo, e si limitò a girare leggermente la testa in modo da guardare dietro di sé senza nemmeno alzarsi, dicendo: «Ciao, Sparx.»
La libellula, col suo splendente color giallo, volò davanti all’amico e lasciò cadere qualcosa vicino alle sue zampe. Spyro guardò l’oggetto per un paio di secondi, prima di dichiarare senza il minimo interesse: «Hai trovato un’altra Sfera. Grande.»
«Già» rispose Sparx, con tono stizzito. «L’ho trovata stamattina fuori dal castello della Tundra d’Inverno. Hai presente, no? Quel castello in cui abbiamo dormito stanotte, e da cui tu te ne sei andato prima dell’alba senza dire nulla a nessuno, facendomi preoccupare a morte quando mi sono svegliato senza vederti?»
Spyro sospirò di nuovo, scuotendo leggermente la testa e tornando a guardare la piccola Sfera verde che Sparx gli aveva portato, troppo imbarazzato per guardare l’amico negli occhi mentre lo rimproverava. «Scusami, Sparx. Non volevo svegliarti, perciò sono uscito senza dire niente a nessuno» gli disse, in tono sempre più basso.
La libellula sbuffò, facendo però capire di non essere seriamente arrabbiata.
«Certo. E scommetto che sei uscito senza mangiare nulla, vagando da solo nel buio, attraversando portali fino alle Pianure d’Autunno solo per venire quassù a… Guardarti intorno?»
Spyro non fu in grado di rispondere, e continuò a spostare lo sguardo dalla Sfera alla libellula e viceversa. Fu allora che Sparx si rese conto di non aver mai visto il suo amico comportarsi in quel modo senza nemmeno provare a nasconderlo; normalmente avrebbe avuto una risposta pronta, l’avrebbe preso in giro per il suo essere iperprotettivo con lui, ed entrambi ci avrebbero scherzato sopra. Ma stavolta, Sparx vide negli occhi di Spyro una tristezza vera.
«Spyro…» gli disse, mettendo da parte il tono di voce infastidito e ritrovandosi a parlare seriamente. «Che ti succede? È da un po’ di tempo che ti comporti in modo strano, sparisci all’improvviso, non scherzi mai, vuoi sempre stare da solo… Non credere che non me ne sia accorto, sei così da mesi ormai. Che ti succede? Sono davvero preoccupato.»
Spyro deglutì, reprimendo chiaramente quella che avrebbe dovuto essere la sua risposta, mandando giù le parole invece di farle uscire. «Sto bene» fu tutto quello che riuscì a dire di fronte agli occhi inquisitori di Sparx, i quali gli impedirono anche di nascondere il tremolio della voce.
La libellula emise un ronzio frustrato e stanco, andando poi ad appoggiarsi sulla testa del drago, in mezzo alle sue corna. Lì si adagiò, rimanendo silenziosamente a contatto con l’amico per una manciata di secondi, percependone ulteriormente l’evidente disagio.
«Sei gelido» iniziò a dire Sparx dopo un po’, mentre un’altra raffica di vento leggero si calmava. «Stai tremando, hai le ali che sembrano degli stracci, e sono sicuro di aver visto colori più accesi di quello delle tue scaglie nei cieli di Hurricos. Non sarò uno a cui non sfugge mai niente, ma so che questi non sono segni buoni, tanto meno per un drago giovane. Tu non stai bene, Spyro.»
Sparx avrebbe voluto insistere ancora dopo qualche altro secondo di silenzio, ma un segnale gli fece capire che non ce ne sarebbe stato bisogno: una prima lacrima, che scivolò fuori dai grandi occhi del drago e percorse tutta la sua guancia destra, finché non precipitò a terra. Quando se ne accorse, Spyro chiuse gli occhi nel disperato tentativo di reprimere il pianto, ma ormai i denti stretti e la bocca chiusa non bastavano più per nascondere il nodo alla gola. E così, finalmente, si lasciò andare.
Pianse ininterrottamente per più di qualche minuto, senza cercare lo sguardo di Sparx e senza muoversi dalla sua posizione iniziale, singhiozzando sempre più debolmente. La libellula, dal canto suo, era sempre più preoccupata, ma preferì rimanere in silenzio e lasciare che Spyro si sfogasse, prima di richiedere ancora una spiegazione.
Spyro non smise di piangere, sebbene le lacrime stessero iniziando a scendere meno frequentemente e lui stesse riprendendo velocemente il controllo di sé stesso e della propria voce. Finalmente dopo un altro paio di minuti, mentre l’ennesima raffica di vento attraversava le Pianure d’Autunno, Spyro riacquistò un tono di voce basso e composto, ma ancora molto triste, e se ne uscì con una domanda.
«Hai mai la sensazione che nessuno abbia più bisogno di te, Sparx? Che nessuno voglia più ricordarsi di te, di ciò che hai fatto, e di chi sei?»
Sparx venne chiaramente colto di sorpresa, poiché spalancò gli occhi per un attimo e riuscì a balbettare soltanto un «Beh… Ecco, direi di no… Ma Spyro, io-»
«Già, tu naturalmente no» lo interruppe il drago, come se non si aspettasse di ricevere effettivamente una risposta. Ormai aveva iniziato a parlare, e sarebbe stato difficile bloccare il flusso di pensieri che si stavano finalmente tramutando in parole.
«Ma io sì. Ed è una cosa… Terribile, perché non mi ero mai sentito in questo modo, e non ho idea del perché ora all’improvviso sia così. Non riesco nemmeno a spiegartelo… È come se, dopo tutti questi anni, mi fossi finalmente reso conto che qui per me non c’è più niente da fare. Come se fossi già arrivato al capolinea nonostante sia così giovane ed abbia fatto così poco, come se non avessi più nulla a cui ambire… E come se nessuno mi volesse più bene, perché tanto non c’è più bisogno di me. Né qui ad Avalar, né in nessun’altro luogo al mondo.»
«Accidenti, e io che speravo fosse solo un po’ di febbre, questo è molto peggio» intervenne Sparx, sempre più sconvolto e preoccupato, approfittando della breve pausa per aggiungere: «Ma Spyro… Dovresti sapere benissimo che non è così! Cerca di vedere le cose da un altro punto di vista, il fatto che tu abbia fatto così tante cose nonostante la tua giovane età è incredibile! E sai anche che non è affatto vero che nessuno ti vuole più bene, qui ad Avalar hai un sacco di amici e tutti ti adorano! Elora, Hunter, il Professore, Zoe, Bianca, perfino Riccone…» Sparx si bloccò per un po’ a sua volta, prima di concludere con tono di voce apprensivo: «E me, Spyro. Sei il mio migliore amico e lo sei sempre stato, non ci siamo mai separati e abbiamo vissuto un sacco di avventure insieme… E vederti così mi distrugge, perché se stai male tu sto male anch’io. Ti prego, non pensare queste cose…»
Spyro respirò profondamente, poi rispose: «Oh, lo so, Sparx. So che questo posto è pieno di persone che mi ritengono un amico, non potrei mai far finta di non vederlo. E non potrei nemmeno ignorare te, che sei quello con cui ho condiviso ogni momento della mia vita: apprezzo tutto quello che fai per me, a partire dall’esser venuto qui a cercare di rincuorarmi, e ti voglio un mondo di bene. Però…» Spyro lasciò che un’altra dolce raffica di vento lo attraversasse, prima di continuare. «Però io sento la mancanza di qualcosa, Sparx. E non si tratta di qualcosa che posso cercare e trovare, è qualcosa che può arrivare o non arrivare senza che io possa farci niente. Ed è ormai passato fin troppo tempo dall’ultima volta in cui ho creduto che potesse tornare a farsi sentire, temo di aver perso la speranza e… E non so più che fare.»
«Di che si tratta?» chiese Sparx, sempre più ansioso, ormai contagiato dalla tristezza dell’amico. La risposta di quest’ultimo arrivò dopo qualche altro attimo di silenzio, e fu tanto semplice quanto profonda e criptica.
«L’amore di qualcuno che sta al di fuori di questo mondo, Sparx.»
Sparx spalancò di nuovo gli occhi per un secondo, chiaramente confuso, e cercò di ribattere dicendo: «Spyro, io non…». Il drago, però, non lo lasciò finire e riprese a parlare.
«Durante tutte quelle avventure che abbiamo vissuto insieme, mentre affrontavamo tutti quei pericoli e quei nemici che cercavano di fermarci, e mentre salvavamo i nostri amici da Gnasty Gnorc, da Ripto e dalla Maga… Io sentivo che c’era qualcuno che faceva il tifo per noi, che ci aiutava a dare il meglio, e che ci supportava e amava. E non sto parlando degli altri draghi o degli abitanti di Avalar. C’erano… Altre persone. Persone vere, Sparx! Persone che ci adoravano, che ci accompagnavano permettendoci di superare ogni ostacolo, persone che credevano in noi… E che ci volevano bene. Io sentivo la loro presenza qui» Spyro si toccò il petto all’altezza del cuore. «Sapevo che erano sempre lì per me, e loro volevano aiutarmi a vincere proprio perché sapevano di far parte della mia avventura, pur non essendo fisicamente presenti. Quelle persone mi amavano davvero.»
A quel punto, anche Sparx era completamente avvilito. Le sue ali si erano abbassate esattamente come quelle di Spyro, e i suoi piccoli occhi rispecchiavano tutta la tristezza che l’amico era finalmente riuscito a palesare. «Capisco perfettamente quello che intendi, Spyro» mormorò la libellula; Spyro alzò per un attimo lo sguardo verso di lui, colpito da quell’affermazione, e capì che Sparx era sincero quando quest’ultimo aggiunse: «Sentivo anch’io l’amore di tutta quella gente. E mi manca davvero un sacco.»
Passarono altri due minuti di silenzio, durante i quali Spyro e Sparx si godettero ancora l’atmosfera unica delle Pianure d’Autunno, come se quella fosse ormai la loro ultima consolazione possibile.
«Ora quell’amore non c’è più» riprese a dire Spyro dopo un po’; la sua voce aveva smesso di tremare, ma non aveva perso il suo tono serio e affranto. «Chiunque ci abbia fatto sentire così bene in passato ora non tiene più a noi, e ci ha lasciati qui. Siamo stati dimenticati, tutti sono andati avanti senza di noi… E a noi sono rimasti gli altri draghi, i nostri nuovi amici di Avalar e dei Mondi Dimenticati, e… Questo.»
Prima di pronunciare quell’ultima parola, Spyro si guardo intorno osservando il magnifico panorama delle Pianure d’Autunno di cui poteva godere dalla cima della torre. Dopodiché, ancora più rassegnato, si buttò a terra e rimase disteso a pancia in giù, con le zampe anteriori piegate di fronte a sé. In tutto questo, Sparx non si mosse e rimase appollaiato tra le corna del drago, condividendone ogni emozione.
«Io sono felice qui, Sparx» continuò Spyro, senza smettere di guardare le montagne all’orizzonte. «Adoro questi luoghi e sono felice di avere te, Elora, Hunter e tutti gli altri amici che mi vogliono bene. Ma farei di tutto per tornare a provare anche solo per po’ di tempo ciò che ho provato durante le nostre avventure. Percepire di nuovo l’amore di tutte quelle persone…»
«E arrostire di nuovo il sedere a Gnasty Gnorc, Ripto e la Maga» aggiunse Sparx, sorridendo debolmente mentre ripensava a quei momenti indimenticabili.
Spyro non poté che convenire, accennando finalmente ad una piccola risata.
Soltanto dopo qualche altro momento di silenziosa meditazione, durante il quale l’atmosfera sembrò alleggerirsi almeno un po’ (al contrario degli animi dei due amici, che rimanevano ancora tormentati dalla situazione), lo sguardo di Spyro ricadde sulla piccola Sfera verde che Sparx gli aveva portato e che si trovava ancora a pochi centimetri dalle sue zampe. Un oggetto ormai quasi comune, identico a tutte le Sfere che aveva raccolto durante la sua prima avventura ad Avalar. Lui e Sparx avevano iniziato a raccoglierne altre per puro divertimento dopo la sconfitta di Ripto; il Professore non aveva più bisogno del potere delle Sfere così frequentemente, e perciò Spyro e Sparx amavano tenerle come graziosi oggetti da collezione. Tuttavia, in quel momento di profonda tristezza e avvilimento, Spyro vide quell’hobby così innocente come una stupidaggine. Gli ricordò il periodo in cui quelle Sfere gli servivano davvero, il periodo della sua missione per salvare Avalar, uno dei periodi che rimpiangeva di più; la sola vista di quella Sfera lo fece sentire improvvisamente più triste ed arrabbiato, e sebbene si fosse appena sfogato, il bisogno di buttar fuori la frustrazione tornò a farsi sentire in maniera alquanto bizzarra.
«Tsk… Stupide Sfere» disse il drago, con una breve risatina rassegnata.
Sparx non avrebbe reagito a quella semplice affermazione, se non fosse stata accompagnata dall’azione che Spyro eseguì subito dopo. Dopo aver preso fiato, infatti, il drago sputò una breve ma intensissima fiammata addosso alla povera Sfera, riscaldando l’ambiente circostante (e il proprio corpo) per qualche attimo e facendo sbarrare gli occhi a Sparx un’altra volta. Quando l’ondata di fuoco si dissolse nell’aria, la Sfera era ancora lì, perfettamente intatta e spostata di qualche centimetro rispetto alla sua posizione originale. I suoi colori reagirono al calore del fuoco facendosi più intensi, una cosa che Spyro non aveva mai visto succedere, ma a cui non dedicò alcuna importanza.
«Beh, spero sia stato divertente» commentò Sparx, quasi divertito.
«Sì, abbastanza» confermò Spyro, con due piccoli sbuffi di fumo che gli uscivano dalle narici, rispecchiando la sua moderata soddisfazione.
A quel punto, rimettendosi seduto, Spyro avrebbe proposto a Sparx di rientrare nel castello insieme a lui, poiché perfino lui stesso si era stancato di stare lassù a piangersi addosso (pur sapendo che sarebbe tornato a farlo anche il mattino successivo). Tuttavia, qualcosa attirò inaspettatamente la sua attenzione e quella del suo amico, mentre entrambi si distraevano un’ultima volta osservando il panorama delle Pianure.
La Sfera emise un dolce tintinnio, lo stesso che emettevano normalmente tutte le Sfere quando cadevano a terra, ed iniziò a muoversi. Piccole e rapide vibrazioni, simili a quelle di un uovo in procinto di schiudersi. L’oggetto rimase a terra, ma i movimenti si fecero sempre più veloci e frequenti, e i colori si intensificarono ulteriormente.
«Che diamine hai combinato?» chiese Sparx, genuinamente incuriosito da quella strana reazione, nonché quasi impaurito. Lo stesso si poteva dire di Spyro, che non staccò gli occhi dalla Sfera e riuscì a rispondere soltanto: «Non lo so.»
La Sfera continuò a scuotersi sempre più velocemente, come se ci fosse davvero qualcosa al suo interno che cercava di liberarsi. Spyro e Sparx indietreggiarono lentamente, mentre le vibrazioni si facevano sempre più forti e si iniziava a sentire una potente energia provenire dall’oggetto. Non sembrava più un uovo pronto a schiudersi, e ricordava piuttosto i draghi che si liberavano dal cristallo in cui Gnasty Gnorc li aveva imprigionati durante la prima avventura di Spyro. Passarono pochi altri secondi, poi la Sfera si arrestò completamente, senza però allontanare la misteriosa aura di energia che la circondava.
Spyro e Sparx non si riavvicinarono, ma la curiosità impedì loro di allontanarsi.
«Beh, qualunque cosa fosse, spero sia finita» commentò Sparx.
«Già» rispose Spyro, senza togliere gli occhi dalla Sfera. «Forse dovrei-»
La Sfera tintinnò un’ultima volta, interrompendo le parole di Spyro, e si illuminò di una luce così potente da abbagliare sia il drago che la libellula. Incapaci di vedere alcunché, i due chiusero gli occhi e si voltarono, sentendo tutta quell’energia che finalmente si liberava e li investiva.
Poi, ci fu una potente esplosione.
 
Spyro e Sparx sentirono di poter riacquistare la vista solo dopo un lungo minuto, durante il quale non furono in grado di muoversi o parlare, mentre venivano avvolti da quella forte energia e udivano una serie di misteriosi suoni delicati di cui non avrebbero mai scoperto l’entità. Quando la luce abbagliante si fu finalmente dissolta, i due aprirono gli occhi, lentamente e contemporaneamente. E con quello stesso tempismo emisero un lungo sussulto meravigliato, vedendo ciò che si ritrovarono davanti.
Il mondo in cui si trovavano era completamente cambiato. Si trattava chiaramente ancora delle Pianure d’Autunno, ma qualcosa le aveva trasformate in un luogo ancora più incantevole, per quanto ciò sia difficile da immaginare. Una strana polvere luccicante stava cadendo dal cielo, illuminando ancora di più quello splendido scenario da cui Spyro e Sparx non riuscivano più a distogliere lo sguardo. Le montagne sullo sfondo erano alte e innevate, sembravano impossibili da attraversare ma, se Spyro avesse potuto raggiungerle, ci avrebbe provato senz’altro; l’erba del giardino del castello era verde e luminosa, nonché ricoperta di foglie di un bellissimo color arancione, che continuavano a cadere dai giganteschi alberi della pianura; l’acqua della piccola piscina di fronte al portale per i Calanchi di Skelos era perfettamente trasparente, e faceva venir voglia di tuffarcisi per fare un bagno nonostante le temperature poco ideali; e il castello era più imponente che mai, un enorme dimora che chiunque avrebbe voluto esplorare, o anche soltanto ammirare dall’esterno.
In altre parole, erano le stesse Pianure d’Autunno che Spyro e Sparx conoscevano ed amavano, ma sembravano infinitamente più belle.
Sul viso di Spyro non poté fare a meno di comparire un sorriso meravigliato, mentre il suo sguardo rimaneva incantato di fronte alla polvere simile a tante piccole stelle che continuava a cadere dal cielo.
«È tutto così… Così…» boccheggiò il drago, dando tempo al suo amico di concludere la frase con un «Bello…» tanto banale quanto perfetto. Entrambi erano rimasti ammaliati da quello splendido spettacolo, ma il loro stupore aumentò ancora di più quando, poco dopo, i loro sguardi si incrociarono e li spinsero a guardarsi a vicenda.
Con un altro sussulto stavolta molto più rapido, i due esclamarono all’unisono: «Che ti è successo?!»
Ciò ovviamente portò entrambi a scrutare il proprio corpo, scoprendo che un cambiamento molto simile a quello delle Pianure d’Autunno era stato riservato anche a loro. Oltre ad essere di un colore ancora più luminoso, Sparx scoprì che le sue zampette erano un po’ più lunghe rispetto a prima, che le sue ali erano diventate quasi trasparenti con una delicatissima sfumatura rosa, e che i suoi piccoli occhi non erano più poi così piccoli; la libellula si sentì come una nuova creatura, più forte ed espressiva, nonché infinitamente più carina. Ma il cambiamento che lasciò entrambi a bocca aperta fu quello di Spyro: il suo inconfondibile colore viola non era mai stato così acceso e splendente, le sue corna gli sembravano leggermente più grosse e robuste, le sue ali si muovevano in maniera più fluida e rilassata in tutta la loro gloria, anche i suoi occhi sembravano più profondi ed espressivi, le scaglie gialle corazzate sulla sua pancia parevano molto più resistenti, le altre parti che gli scendevano dalla testa al collo e la punta della coda mettevano ulteriormente in risalto la sua anatomia, il suo aspetto e il suo bellissimo contrasto di colori, e inoltre…
«E QUESTI da dove spuntano?!» gridò Spyro, reggendosi solo sulle zampe posteriori per esaminare da vicino quelle anteriori, su ciascuna delle quali era comparso un quarto dito che faceva da pollice. Il drago iniziò a muovere le zampe casualmente senza smettere di sorridere, come se volesse testare in qualche modo quel nuovo attributo, e la sua reazione fece scoppiare a ridere Sparx.
«Hai ben poco da ridere, amico» gli disse Spyro, alzando un sopracciglio e sorridendo maliziosamente e con la sua tipica aria sbarazzina «Ti ricordo che questo significa anche due artigli in più!»
Spyro aprì una mano per mettere bene in mostra tutte le sue nuove grinfie, ma Sparx era troppo impegnato a riprendere fiato dopo la lunga risata per prenderlo sul serio. «Scusami tanto» disse dopo un po’, ancora sorridendo «È che non ti ho mai visto fare così per una cosa tanto… Beh, semplice. Anche se probabilmente io avrei reagito allo stesso modo.»
Entrambi risero di nuovo, prendendosi in giro a vicenda ma riconoscendo di esser diventati tremendamente più adorabili.
«Ma che cosa è successo esattamente?» chiese finalmente Sparx, mentre la polvere di stelle si faceva sempre meno visibile, non togliendo però quell’aspetto così brillante a tutto lo scenario su cui stava cadendo.
«Non lo so» rispose banalmente Spyro, non riuscendo ancora a smettere di sorridere «E non so cosa avesse di speciale quella Sfera, ma l’energia che ne è uscita era qualcosa di unico e potentissimo. Un’energia che è riuscita a trasformare noi e probabilmente tutto il nostro mondo in ciò che vediamo ora. Ma la cosa più strana è che… Non è la prima volta che percepisco un’energia di questo tipo. È una sensazione familiare, che però non sentivo da molto tempo.»
Sparx venne colto di sorpresa da quella strana riflessione, e si ritrovò a pensarci sopra a sua volta, realizzando che Spyro aveva effettivamente ragione. L’energia che li aveva travolti uscendo da quella Sfera sembrava essere una versione nuova e forse ancora più potente di qualcosa che avevano già percepito ampliamente in passato.
«È come se…» ricominciò a dire Spyro, ma un’ennesima interruzione gli impedì di raggiungere la fine della frase. Un’interruzione rappresentata dalla comparsa di un altro piccolo oggetto, che stavolta però arrivò per conto suo, scendendo delicatamente dal cielo per atterrare perfettamente davanti alle sue zampe.
Si trattava di un piccolo foglio di carta, color pergamena e forma rettangolare. Dopo averlo visto appoggiarsi per terra, Spyro non esitò ulteriormente ad afferrarlo e a guardarlo da vicino, e lo stesso fece Sparx appoggiandosi di nuovo tra le corna dell’amico e puntando gli occhi sul foglio. Sul lato che Spyro e Sparx osservarono per primo si trovava un’illustrazione di una semplice ma bellissima gemma rossa, identica a tutte le altre gemme scintillanti che i due avevano raccolto nel corso delle loro avventure. Ma quando Spyro girò il foglio per controllarne anche il retro, su quest’ultimo trovò una singola parola scritta in piccoli e graziosi caratteri neri, che risaltavano benissimo sul colore della carta.

Reignited

Spyro e Sparx non ebbero nemmeno il tempo di interrogarsi sul significato di quello strano messaggio prima che il foglio di carta sparisse in un piccolo lampo di luce, trasformandosi in una gemma rossa vera e propria. Quest’ultima non sembrava avere nulla di diverso da tutte le altre, ma quando Spyro la afferrò cautamente tutto divenne chiaro, e il drago realizzò che quell’oggetto era speciale tanto quanto la sensazione che lui stava provando in quel momento, e soprattutto tanto quanto le persone che gliel’avevano mandato.
«Spyro… Ma allora questo significa…» mormorò Sparx con una forte emozione che gli fece tremare la voce.
«Significa che non si sono mai dimenticati di noi, e che non hanno mai smesso di amarci» continuò Spyro, con gli occhi puntati sulla gemma e bagnati da leggerissime lacrime commosse. «Questo messaggio, questa gemma, quella Sfera e tutto ciò che è successo a noi e al nostro mondo… Sono la manifestazione di tutto l’amore che tutta quella gente ha sempre coltivato nei nostri confronti. Tutte quelle persone che hanno sempre sperato di vedere il meglio per noi… E che ora sono pronte a darcelo e a viverlo insieme a noi, che abbiamo l’opportunità di tornare in azione in un mondo bellissimo, più in forma che mai.»
Spyro lasciò che l’emozione e la commozione lo avvolgessero per qualche attimo, avvicinando la gemma a sé ed abbracciandola intensamente, come un cucciolo che stringe con affetto il suo giocattolo preferito. «Non avrei mai dovuto dubitare…» aggiunse infine, sorridendo mentre un’altra lacrima di felicità gli rigava le guance.
Sparx osservò tutta quella scena toccante senza dire una parola, commosso tanto quanto il suo amico drago. Quest’ultimo, forse accorgendosi dello sguardo puntato su di lui, sciolse l’abbraccio con la gemma e si voltò verso la libellula, con quel dolce sorriso ancora stampato sul volto.
«Credo che tutto questo non sarebbe mai successo se tu non fossi venuto qui stamattina, Sparx» gli disse Spyro, col tono di voce più sincero che Sparx avesse mai sentito. «E non lo dico solo perché hai trovato tu quella Sfera. Il fatto che tu ti sia preoccupato per me e sia venuto qui a cercare di tirarmi su il morale, quando ormai io stesso lo ritenevo impossibile, significa davvero molto per me. Siamo una squadra inseparabile, ci conosciamo letteralmente da una vita, e io non so davvero come farei senza il tuo continuo supporto. Sei il migliore amico che un drago possa desiderare. Grazie, Sparx.»
Spyro fece una timida pausa, e forse avrebbe voluto dire di più, ma questo non gli fu più possibile nel momento in cui Sparx gli si lanciò addosso per abbracciarlo, cingendogli le zampette intorno al naso e attaccandosi al suo muso. Il drago non riuscì a non ridere di fronte a quell’adorabile reazione, e questo fece ridacchiare a sua volta anche lo stesso Sparx. A quel punto anche lui si era totalmente commosso, e fu in grado di rispondere alle bellissime parole di Spyro con un semplice e sincero: «Ti voglio bene, Spyro.»
Quando anche quell’abbraccio si sciolse, Sparx fece un rapido scatto verso la gemma rossa e la afferrò com’era abituato a fare. «Allora non ti dispiace se inizio già ora a collezionare queste bellezze?» chiese allegramente la libellula «Ho l’impressione che ce ne saranno molte altre ad aspettarci, ed è meglio che iniziamo a raccoglierle noi prima che lo faccia Riccone. Anche se sappiamo che ci chiederà comunque di dargliene un po’…»
Spyro scoppiò di nuovo a ridere, perché ormai nemmeno l’idea di sganciare inutilmente una quantità assurda di gemme a Riccone poteva rovinargli il buonumore. «Fai pure» disse poi, in risposta alla domanda dell’amico. «Ma abbi cura di quella gemma lì in particolare. È un oggetto davvero speciale.»
Sparx annuì, dato che anche lui aveva percepito tutto il potere di quella gemma, dopodiché i due amici si zittirono per qualche istante e rimasero ad ascoltare l’ormai familiare suono del vento che soffiava sulle Pianure d’Autunno. Visto e vissuto da lassù, quel luogo era ora più incantevole che mai, e la fresca ma delicata brezza che fece muovere le loro ali li aiutò ad apprezzare ogni singolo attimo di quell’avvenimento che stava cambiando la loro vita. Dopo un po’, tutta quella splendida sensazione si convertì in una scarica di adrenalina, di eccitazione e di voglia di rientrare in azione.
«Allora, Sparx, che ne dici?» disse quindi Spyro, alzandosi e sorridendo con determinazione. «Sei pronto a tornare all’avventura?»
La libellula gli volò rapidamente intorno, ronzando con entusiasmo e rispondendo: «Mai stato più pronto!»
Spyro si raddrizzò, fece qualche passo indietro, tastò il terreno con una zampa anteriore, sbuffò una vampata di fumo e si mise in posizione da carica. Le sue ali fremettero, e il vento si manifestò in un’altra lunga raffica nel momento in cui il grido di Spyro riecheggiò in tutte le Pianure d’Autunno.
«E allora andiamo!»
Qualche velocissimo passo in avanti, un lungo salto, e le ali di Spyro si aprirono finalmente in tutta la loro “piccola grandezza”.
 
E con quella lunga planata a cavallo del vento delle Pianure d’Autunno, per Spyro e Sparx ebbe inizio finalmente un’altra serie di indimenticabili avventure.
 
 
 
«Heh, chissà cosa dirà Crash quando vedrà questi pollici. Ormai non gli rimane nulla per cui prendermi in giro!»
«Oh, per l’amor del cielo, Spyro…»


 
 
 
 
 
 
 
 
 
Grazie mille a tutti per aver letto quella che è una delle fanfiction più importanti che abbia mai scritto, almeno per me. Spyro significa davvero moltissimo per me e sono felicissimo di esser riuscito a dedicargli questa fanfiction (per quanto possa non essere ottima, semmai il contrario), specialmente ora che la Reignited Trilogy è stata annunciata. Non sono mai stato così emozionato per l’arrivo di un gioco, così come nessun gioco è mai riuscito ad emozionarmi alla stessa maniera di Spyro.
Non credo ci sia bisogno di aggiungere molto altro (anche se potrei stare ore a parlare di Spyro, ma questo non è certamente il posto giusto), quindi eviterò di dilungarmi troppo con queste note finali che non fanno altro che rovinare l’atmosfera delle ultime righe della fanfiction. Grazie ancora a tutti coloro che l’hanno letta e ancor di più a quelli che eventualmente lasceranno un piccolissimo feedback di qualsiasi tipo.
Grazie mille, e alla prossima (che non si sa quando sarà, ma dubito ci sarà mai un giorno in cui deciderò di smettere di scrivere definitivamente)! :D
  
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