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Autore: SkyFullOfStars_    20/05/2018    2 recensioni
"Se Bucky fosse stato il sole, Steve avrebbe sconfitto la luna in modo che fosse stato lui l'unico a splendere. " [Oneshot Steve Rogers x Bucky Barnes (Stucky) pre-siero.]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"If he asked, I'll be his."

 

 

 

L'acqua del lavabo scorreva ininterrottamente davanti agli occhi di Steve.

Il ragazzo non riusciva a smettere di fissare quella piccola cascata infinita che lo costringeva a rinchiudersi nei propri pensieri, ne aveva così tanti. L'aria del bagno era calda e confortevole, Steve si sentiva avvolto da un tepore materno che lo rincuorava e lo rendeva malinconico allo stesso tempo; aveva fatto la doccia da poco e le pareti della piccola stanza sembravano aver trattenuto il vapore dell'acqua bollente.

Sospirò. I polmoni si inebriarono dell'aroma d'arancio appartenente all'ultimo sapone usato. Quel profumo gli ricordava sua madre. Poi un leggero tonfo alla porta lo destò dalla sua pensierosa sonnolenza.

-Ehi, Steve? Sei ancora lì dentro?-

Bucky.

Doveva essere stato rinchiuso in quel bagno per un bel po'. Dannazione.

Alzò gli occhi umidi sullo specchio di fronte a lui. Deglutì pesantemente nello scrutare la sua figura allo specchio, quasi dovesse mandar giù un boccone amaro.

Riconobbe la sua struttura esile, i capelli biondi come il grano, gli occhi verdi che facevano da cornice ad un'espressione insicura in forte contrasto con ciò che indossava: una camicia di seta gli circondava le spallucce ossute, abbinata ad una cravatta totalmente fuori dalla sua portata, ma che aveva comunque messo sotto consiglio di Bucky.

Se si sentiva così ridicolo in quel momento, era tutta colpa del suo migliore amico, il suo unico amico.

Bucky James Barnes gli aveva organizzato un appuntamento. Al buio. Con una ragazza.

Steve non sapeva esattamente come gli fosse venuta in mente quell'idea malsana, ma non era stato capace di dirgli di no. Bastava che Bucky glielo chiedesse con uno sguardo, con un sorriso, con il modo in cui sorrideva lui...e c'era solamente una sillaba che riusciva a pronunciare: "si". Non riusciva a negare nulla a quel ragazzo. Come si può dire di no a qualcuno per cui faresti di tutto pur di vederlo sorridere?

Steve era pronto a fare la figura dello stupido davanti a qualsiasi ragazza pur di passare un po' di tempo in più con Bucky, prima di vederlo di nuovo partire per la guerra. Se doveva perderlo, tanto valeva vederlo sorridere un'ultima volta.

Il biondino scosse la testa velocemente, in modo da scrollarsi la pesantezza di quei pensieri di dosso e concentrarsi a migliorare un po' quei capelli mezzi arruffati che si ritrovava.

-Stevie? Ti decidi ad aprire questa dannata porta o devo buttarla giù? Faremo tardi!-

Il ragazzo si immobilizzò. Corse ad aprire la porta goffamente.

Ogni volta era la stessa storia: quando si trovava davanti Bucky, una morsa invisibile gli stringeva il petto fino a fargli mancare il respiro. Il moro se ne stava lì, con la spalla sinistra poggiata contro lo stipite della vecchia porta del bagno e lo fissava con la sua solita espressione compiaciuta, con quell'atteggiamento così sicuro di sé invidiato da ogni soldato della città. Bucky riusciva ad emanare un profumo di eleganza e raffinatezza col suo sguardo accattivante e la sua fedele divisa alle quali Steve aveva sempre ambito.

Ammirare quel viso così perfetto, quel petto fiero e sano era come essere ammaliati da un'entità superiore alla quale Steve non poteva che sottomettersi.

-Faremo?- riuscì bisbigliare con un esile filo di voce. -V-Vuoi dirmi che...vieni anche tu?-

Le labbra del soldato si distesero in un leggero sorriso. Eccola lì. Quella che significava per lui un punto di forza e, allo stesso tempo, una grande debolezza. Per quel dannato sorriso Steve avrebbe fatto di tutto.

-Certamente. Non ti lascio mica da solo al primo appuntamento. E poi, qualcuno deve pur badare a te, no?- rispose Bucky con voce affettuosa. Quando si trattava di Steve, la voce era sempre rilassata, sicura, tenera. Il moro sottolineò la sua intenzione dando un piccolo colpetto scherzoso al naso del biondino. –Ti terrò d'occhio e mi assicurerò che tu non faccia nulla di avventato con quella ragazza. Ma, tranquillo, avrò anch'io la mia dama da corteggiare.-

Steve pregò con tutto il cuore che l'amico non si accorgesse del rossore che si stava diradando sulle sue guance pallide. Bucky non sembrava prestare attenzione a quel piccolo ma impertinente dettaglio. Era preso nel sistemarsi la divisa che aveva indosso, quel colore oliva che metteva in risalto la sua figura snella e virile, come se riuscisse a far emergere una luce paradisiaca, totalmente accattivante, il cui unico scopo era quello di illuminare il viso scolpito dai marchi della guerra.

Se Bucky fosse stato il sole, Steve avrebbe sconfitto la luna in modo che fosse stato lui l'unico a splendere.

Il biondino lo guardava accuratamente, quasi avesse paura di perdersi qualche piccolo gesto del ragazzo; non appena Bucky lo sorprese con lo sguardo, sorrise teneramente:

-Cosa hai combinato con quella cravatta, Stevie? Vieni qui.-

Il maggiore si avvicinò all'altro, ed il piccoletto ebbe il tempo di osservare come i capelli corti fluttuassero rispecchiandosi con la luce fioca del bagno. Bucky li teneva sempre curati, in modo tale che rimanessero al loro posto anche sotto il berretto. Steve, invece, non ci prestava molta attenzione: al contrario del suo amico, non utilizzava prodotti per capelli o tutte quelle robe appiccicose...Si limitava giusto a dargli una spazzolata. D'altronde, per chi avrebbe dovuto farsi bello?

Steve non era sicuro di poter sopravvivere a quel tipo di vicinanza in cui era coinvolto: il moro gli stava davanti, lo aveva afferrato delicatamente per il colletto della camicia logora ed ora era intento a sistemargli il nodo della cravatta. Il biondino trattenne il fiato, spaventato da quel contatto invisibile tra i loro respiri.

Bucky, intanto, sorrideva e si lasciava scappare qualche piccola risatina nel notare come il piccoletto avesse ridotto quel povero pezzo di stoffa marrone, ormai sgualcita dai vari e inutili tentativi di farla risultare decente.

-Mio padre mi ha insegnato a farce il nodo alla cravatta. Tanto tempo fa.- bisbigliò Bucky con una punta di amarezza nella voce.

Steve lo guardava dal basso verso l'alto, il cuore gli batteva come se stesse facendo una corsa impazzita, le gambe erano diventate incredibilmente leggere ed era sicuro di non ricordare neanche dove diavolo fosse. Era troppo perso negli occhi dell'altro per prestare attenzione al resto.

-Non mi hai mai detto cosa gli è successo.- mormorò Steve, con il cuore in gola.

Bucky sospirò nuovamente. Stavolta non era uno dei suoi soliti sospiri carichi di orgoglio, bensì emanava una sentore di tristezza mista a rabbia.

-Sarà meglio andare.- rispose il moro. Sembrava aver allontanato un treno di pensieri bui e tristi in una manciata di secondi. Forse, faceva troppo male salire a bordo.

-La tua amorosa ti aspetta. Oh, si chiama Mary, comunque.- continuò Bucky dirigendosi nel corridoio dell'appartamento. –Bel nome, no?-

Steve annuì incerto. Bucky lo aiutò a mettersi il cappotto, nel frattempo il biondo andava chiedendosi se non risultasse troppo ridicolo conciato a quel modo, con tanto di cravatta.

-Stai benissimo, smettila di preoccuparti tanto.-

Il suo amico sembrava avergli letto nel pensiero. Il sussurro con cui pronunciò quelle poche parole lo avvolse come un vento caldo in una fredda giornata d'inverno incoraggiandolo e facendolo sentire al sicuro. Steve sorrise. Almeno non sarebbe stato da solo quella sera.

 

 

 

Quella notte sembrava un quadro di valore inestimabile esposto in una famosa galleria d'arte: man mano che Steve e Bucky attraversavano la folla con passo lento ma deciso, il biondino sembrava poter assaggiare il sapore di popcorn e bibite fresche che si disperdeva nell'aria, facendo venire l'acquolina in bocca a chiunque passasse.

La piccola piazza era illuminata da luci e festoni d'argento, tutt'intorno erano posizionate una gran quantità di banchi di ogni tipo, dal cibo tipico da fiera ai soliti giochi da lunapark. Molti ragazzi e ragazze se ne stavano accampati tra uno stand e l'altro, per chiacchierare un po'oppure, per rendere la conversazione più intima, li si poteva scorgere dietro a qualche albero o muretto, fuori dalla piazza affollata. In un certo senso, Steve li invidiava, poiché erano in grado di godere delle frivolezze amorose alle quali lui non aveva mai partecipato.

Il biondino cercava di stare al passo con Bucky, il quale aveva improvvisamente accelerato il ritmo: in fondo alla piazza, infatti, due ragazze dai capelli d'oro li salutavano. Steve deglutì pesantemente. Aveva accettato di partecipare a quello stupido appuntamento soltanto perché glielo aveva chiesto Bucky, ed ora eccolo lì, immerso nel suo totale imbarazzo quotidiano con qualsiasi essere femminile che inciampasse nella sua strada.

 Aveva accettato di partecipare a quello stupido appuntamento soltanto perché glielo aveva chiesto Bucky, ed ora eccolo lì, immerso nel suo totale imbarazzo quotidiano con qualsiasi essere femminile che inciampasse nella sua strada

-Buc, caro!- cinguettò la ragazza più alta, abbracciando il soldato in modo così avventato che pareva non si vedessero da chissà quanto tempo. L'altra ragazza, invece, se ne stava in piedi, ad osservare Steve in modo strano, cupo ed indeciso..."Non credo di piacerle". Probabilmente, la povera si aspettava un tipo con un aspetto nettamente diverso dal suo...Chissà cosa gli aveva raccontato Bucky, era solito distorcere la realtà quando si trattava di parlare di Steve con le ragazze.

Mentre il piccoletto era intento a fare a pugni con il suo imbarazzo cercando di dire almeno una parola, l'altra ragazza era ancora avvinghiata a Bucky, con le braccia che gli circondavano il collo ed una risatina alquanto odiosa.

Steve gettò un'occhiata veloce ai due avvinghiati e, per un momento, fu sfiorato dagli artigli affilati della gelosia.

Bucky aveva reagito a quello schizzo d'allegria femminile sostenendola per i fianchi snelli e facendole fare un mezzo giro, cosicché il suo vestito rosato potesse svolazzare libero nell'aria intrisa di salato.

Una volta che si staccarono, Steve poté ammirare la bellezza della ragazza a partire dal suo viso: gli occhi grandi e verdi, il capello oro lucente, la figura slanciata ed il portamento aggraziato. Proprio il tipo di Bucky.

-Leslie, ti presento il mio amico Steve. Steve, Leslie. - disse il soldato, in modo che i due potessero almeno stringersi la mano. Bucky sapeva che Steve era solito essere molto in imbarazzo in occasioni come questa, per cui tentava sempre di rompere il ghiaccio con le presentazioni.

-P-Piacere, Stephen.-

-E'...Steve.- mormorò il biondino mordendosi il labbro inferiore. Il fatto che non ricordassero il suo nome non era una novità, eppure qualcosa gli diceva che quella ragazza lo stesse facendo di proposito, quasi lo considerasse una minaccia. Il viso della ragazza, infatti, era cambiato. Non appena aveva messo gli occhi verdeggianti sul corpicino minuto di Steve, la bocca sottile e le sopracciglia a punta, avevano assunto una posizione arcigna, minacciosa.

-Lei invece è Mary, la ragazza di cui ti parlavo. Mary, questo è Steve.- continuò Bucky, con un'inusuale punta di dispiacere nella voce. Steve la notò poiché conosceva bene ogni minima sfumatura di quella voce che gli era stata accanto per tutta la sua vita. Sentiva che Bucky provava pena per lui.

Il biondino, sforzandosi di sorridere, mostrò la mano destra alla ragazza, ma capì che era stato inutile quando quest'ultima non la strinse, bensì, si limitò semplicemente a sorridere con educazione. Non a lui. Quel sorriso era tutto dedicato a Bucky. Come darle torto. Chiunque avrebbe preferito un bel ragazzo dai lineamenti perfetti piuttosto che un minuscolo essere insicuro come lui.

Un inizio perfetto.

Bucky, per un momento, abbasso lo sguardo verso il suo piccolo amico...Avrebbe voluto abbracciarlo forte a sé. Aveva passato tutta la vita a guardare Steve mentre veniva respinto dalle ragazze, pensava che, almeno l'ultimo giorno dell'anno, qualcuna lo avrebbe trattato come meritava, ma si era sbagliato anche stavolta.

Le due biondine si presero sottobraccio ed iniziarono a camminare verso il centro della piazzetta, ognuna bisbigliando qualche risatina all'orecchio dell'altra. Il soldato, invece, si avvicinò al corpicino minuto dell'amico e mormorò:

-Avanti, Steve, sta solamente facendo la preziosa. In fondo, alle donne piace atteggiarsi un po'.- gli cinse le spalle scheletriche con un braccio mentre lo stringeva sul petto per fargli coraggio. Nella sua voce aleggiava una traccia d'insicurezza, come se non fosse del tutto certo di quello che stava dicendo.

Steve sapeva benissimo che tutta l'attenzione delle biondine era rivolta al suo amico soldato ma, dopotutto, ci era abituato. Nessuna si era mai curata di notare lui quando c'era Bucky.

Il piccoletto scorse ancora una volta le due ragazze poco più avanti, mentre ridacchiavano e sorridevano con occhi civettuoli verso Bucky.

-Già,- rispose mestamente il biondino,-fanno proprio le preziose.


 

---



 

I quattro giovani si erano diretti verso uno dei tanti stand di tiro a segno che circondava la piazza ed ora erano intenti nel colpire più lattine possibili, o meglio, questo era quello che Steve cercava di fare; le altre due ragazze, invece, non facevano altro che tentare di gettarsi addosso a Bucky con abbracci e baci vari, mentre lui prendeva la mira. Steve, con la coda dell'occhio, scrutò come le due gareggiassero nell'ottenere l'attenzione del moro, quasi fosse un premio preziosissimo.

Steve stava iniziando a sentire dentro di sé la solita gelosia che provava ogni volta che lo vedeva flirtare con una ragazza. Con due, era ancora peggio. Tentò di rivolgere l'attenzione sul bersaglio con tutto se stesso, ma non riusciva a beccare neanche una di quelle maledette lattine.

Man mano che quella serata andava avanti, sentiva crescere dentro di sé una nuova sensazione mai provata prima, un misto di rabbia e tristezza...Tentò di nuovo di sparare, ma l'unica cosa che beccò fu il vuoto.

Il biondino posò il finto fucile sul bancone dello stand. Sospirò.

-Devi rilassarti, fa' un bel respiro.- la calda voce dei suoi sogni stava sussurrando all'orecchio destro del biondino.

Bucky.

Il moro era dietro di lui, aveva afferrato delicatamente le braccia di Steve, invitandolo a riprendere l'arma fittizia e a provare ancora una volta.

-Il vero fallimento è quando smetti di provare.- mormorò, mentre sosteneva delicatamente l'addome del piccoletto con una mano, nel vago tentativo di fargli assumere una posizione più dritta e corretta; con l'altra, invece, gli accarezzava il braccio, aiutandolo anche un po' a spostare la mira nel punto giusto.

Steve aveva di nuovo perso il controllo di tutto il suo corpo, era di nuovo vittima dei sintomi che lo affliggevano ogni volta che si trovava nei pressi di Bucky: le gambe gli tremavano, il cuore batteva impazzito come se stesse sbattendo ripetutamente contro il torace per poter uscire fuori ed aggrapparsi a quella folle sensazione di calore e sicurezza che il maggiore gli stava trasmettendo.

Il cuore fece una piccola capriola nel petto non appena avvertì le labbra di Bucky sfiorargli l'orecchio destro.

-Ci siamo quasi...- bisbigliava mentre lo indirizzava verso una delle lattine ancora in piedi.

-Adesso.-

Quando Steve premette il grilletto, la lattina cadde con un tonfo metallico.

-Visto?- sorrise il soldato scuotendo i capelli del ragazzo –devi semplicemente imparare a rilassarti, Stevie.-

Il biondino scostò il viso dal finto fucile per incrociare i suoi occhi. Era la prima volta che si trovavano così vicini l'uno all'altro, eppure nessuno dei due sembrava essere in imbarazzo. Era come se fossero destinati a guardarsi negli occhi per l'eternità.

 Era come se fossero destinati a guardarsi negli occhi per l'eternità

Se solo me lo chiedesse, sarei suo.

-Buuuckyyy! Caro, potresti aiutarmi? Non riesco bene a prendere la mira!- la voce squillante della biondina più alta ruppe il lucchetto di quell'invitante incatenamento di sguardi.

Bucky stava per risponderle, ma un tono di voce simile allo scrosciare di una tempeste lo precedette.

-Bene, bene, bene, guarda un po' chi abbiamo qui.-

Steve riconobbe quella voce: si ricordò della sua cadenza cupa e rabbiosa, e non osò girarsi. Si limitò a fissare Bucky con il terrore che iniziava a scorrergli nelle vene, senza osare muovere un singolo muscolo.

-Credi che mi sia dimenticato di quel pugno che mi hai dato, Barnes? E tutto per proteggere quella femminuccia.-

Steve strinse con forza gli occhi, desiderando con tutto se stesso che quella voce fosse solamente un incubo,un ricordo. Ma, con rammarico, non appena si voltò, si rese conto che il ragazzo da cui aveva cercato di difendersi nell'angolo di quel vicoletto giorni fa, era proprio davanti ai suoi occhi.

Tutto il coraggio che aveva mostrato in quel vicolo era sparito. Adesso aveva solamente paura.

-Non ho proprio voglia di fare a botte anche l'ultimo dell'anno, Kanes. Piantala e vatti a divertire una volta tanto!- e, detto questo, Bucky cercò di concentrare lo sguardo sulle poche lattine rimaste davanti a lui.

Il moro ricordava bene il giorno in cui aveva dovuto medicare l'occhio nero di Steve; non era di certo la prima volta che interveniva per difendere il suo amico dai bulli, ma non aveva mai visto Steve così spaventato come quella volta, anche se cercava di nasconderlo tenendo i pugni in alto.

Non avrebbe mai permesso che succedesse qualcosa di brutto a Steve. Quel piccoletto era tutto per lui.

Nel frattempo, una piccola folla si era radunata attorno ai quattro giovani: qualcuno chiacchierava discretamente, magari facendo scommesse sulla nascita di un duello all'ultimo sangue, altri preferivano tacere e gustarsi la scena come se fossero alla scena finale di un film avvincente.

-Visto che sei un fifone, Barnes, non ti dispiacerà se mi prendo in prestito il tuo bell'amichetto per un po', giusto per finire la strapazzata che avevo iniziato giorni fa!- e, con l'agilità di un gatto, l'omone afferrò il piccolo Steve per le spalle e se lo strinse sul petto, circondandogli il collo con una delle sue due possenti braccia.

Mentre la sua banda sghignazzava, Bucky sentì mancargli il fiato.

-L-lascialo, Kanes.-

-Perché dovrei? In fondo è una cosa tra me e il piccoletto, no?-

Steve si ritrovò prigioniero di una gabbia impregnata di sudore e gel per capelli. Il cuore pompava voracemente nel petto e si accorse di poter toccare il terreno solamente con le punte dei piedi.

Tutti osservavano col fiato sospeso la cerchia di Tommy Kanes, uno dei soldati più irritabili che Steve avesse mai avuto il piacere di incontrare. Era un ragazzo massiccio, con il viso sempre contratto in una smorfia irata e le mani continuamente serrate pronte per fare a botte.

Le due ragazze bionde, alla vista di quella scena che non prometteva nulla di buono, non erano scappate, bensì si erano ritrovate strette a Bucky, in cerca di protezione dalle grinfie di quel pallone gonfiato.

Il soldato, dal canto suo, non si era curato di offrire protezione alle due fanciulle...L'unica cosa che lo preoccupava veramente era il volto terrorizzato e sofferente di Steve.

-Ho detto lascialo.- ringhiò Bucky.

-Altrimenti?-

In una manciata di secondi, Bucky gli fu addosso. Qualcuno dalla folla si fece scappare un urlo, altri iniziarono a tifare, chi per Barnes, chi per Kanes.

Steve si ritrovò al centro della piazza: Bucky era riuscito a far mollare la presa all'omone ed a lanciarlo dietro di sé. Non riusciva a respirare, sentiva come se il terreno gli mancasse sotto i piedi. Stava per avere uno dei suoi attacchi. Bucky, però era in pericolo. Non appena alzò lo sguardo inumidito dallo spavento, si rese conto che Kanes stava stringendo il ragazzo con una presa quasi mortale. Doveva fare qualcosa.

Il piccoletto decise di reprimere il suo feroce attacco ed iniziò a guardarsi intorno: ci doveva pur essere qualcosa con cui colpire Kanes. Ma certo che c'era.

Il biondino afferrò uno dei finti fucili sul bancone dello stand.

-B-Buc!-

Spalancando gli occhi, Bucky afferrò il fucile lanciatogli dall'amico e, con un agile gesto, colpì il viso del suo avversario con talmente tanta forza che lo fece cadere a terra.

Non appena il soldato riuscì a liberarsi dalla presa di Kanes, lo gettò a terra conficcandogli un ginocchio sulla schiena e gli immobilizzò le braccia tirandole verso di lui; poi, sorridendo soddisfatto gli si avvicinò all'orecchio:

-Non ti azzardare mai più a toccare quel ragazzo, o la prossima volta ti spezzerò il braccio. Intesi?-

Dalla bocca insanguinata di Kanes uscì solamente un lamento. Bucky accentuò ancora di più la presa con le sue braccia. -Intesi?!-

-V-Va bene, Barnes! Lascerò stare il tuo fidanzatino...Quanto a te, ci rivedremo presto!- sbraitò l'omone, odiando il fatto di essere stato sconfitto per la prima volta in vita sua. Credeva di poter vincere qualsiasi combattimento corpo a corpo sfruttando la sua mole, ma quel dannato Barnes aveva agito in astuzia ed agilità. Non avrebbe di certo mollato, ma per stasera li avrebbe lasciati stare.

-Dov'è Steve?- il soldato cercava Steve tra i mille volti della folla che lo circondava. Le due ragazze con cui aveva condiviso parte della serata erano ancora al lato del bancone del tiro a segno e si tenevano per mano. Quando Bucky , col labbro sanguinante, chiese ancora una volta che fine avesse fatto il suo migliore amico, le due alzarono le spalle tremanti.

-Devo andare a cercarlo, sarà spaventato. Voi godetevi il resto della serata. Scusatemi.- e corse via.


 

---


 

 

-Steve! Stevie!-

Bucky ricercava il viso del biondino su ogni volto che incontrava in quella piazza piena di gente, piena di espressioni felici e rilassate. Tentava di individuare quegli splendidi occhi verdi in ogni angolo, dietro ogni tenda. Urtò mille volte contro molte persone e chiamò il nome del piccoletto altre mille volte.

Steve non c'era.

Col respiro ansante e l'addome dolorante, il ragazzo si arrestò al lato di uno dei banchi meno affollati. Piegò il busto in avanti con l'obiettivo di alleviare il dolore. Poi lo sentì.

-B-Buc...- questo fu il sussurro che lo fece voltare.

Alle sue spalle, Steve giaceva rannicchiato contro un muretto; non appena si avvicinò a quella povera figura emaciata, Bucky si accorse del respiro terribilmente agitato e degli occhi spalancati dalla paura.

-Ehi, ehi, Steve...-sussurrò chinandosi davanti a lui. –Respira,- continuava Bucky con voce calma e serena, mentre tentava di rilassargli le spalle contratte con una carezza.-

Steve aveva già vissuta un'esperienza come quella, ed ogni volta si sentiva prigioniero di una gabbia buia dalle pareti fredde e pungenti. Non poteva uscirne e il solo pensiero di rimanere chiuso in quella presa inumana lo terrorizzava.

-Respira, ci sono qua io adesso...Piano, Stevie...- e con la sua mano afferrò delicatamente quella del biondino e la posizionò sul proprio petto.

-Respiriamo insieme, d'accordo? Insieme...- bisbigliò il moro, nel frattempo che si portava la mano di Steve sulla guancia livida, in segno di sicurezza.

-Sta' tranquillo, non ti succederà nulla di male. Sono qui.- Bucky l'abbracciò forte a sé.

Il panico, il respiro affannato, le mani tremanti...Tutto svanì non appena il piccoletto si ritrovò cullato da quelle braccia. Ogni volta che Bucky lo abbracciava in momenti come questo, la gabbia si illuminava di una luce celestiale, le pareti diventavano calde e si potevano toccare. Ogni volta, in momenti come questi, Bucky riusciva ad aprire la gabbia.

Non avrebbe voluto lasciare andare la presa, desiderava scomparire in quel caldo posticino che lo aveva rassicurato sin da quando era bambino. Era quello il suo posto preferito, lo era sempre stato.

-E' colpa mia.-

-Non dirlo neanche per scherzo. Io ti proteggerò sempre. E se ci fosse un'altra vita, ti proteggerei anche in quella.- intervenne il soldato, smorzando la voce colpevole di Steve.

I due giovani erano ancora uno tra le braccia dell'altro; la serata aveva ripreso a scorrere serena, come se la piccola rissa poco prima fosse solamente un brutto sogno.

-Ti va...Ti va di tornare a casa e di rimpinzarci di zucchero filato?-

Steve sorrise.


 

 

----

 

 

 

-Dovrai medicare quel labbro prima o poi. Potrei farlo io.- Steve se ne stava seduto sul divanetto davanti alla grande finestra dell'appartamento di Bucky. Avvolto in una morbida coperta, osservava la continuazione della fiera dalla quale erano da poco fuggiti: la folla sembrava essere diminuita, ma Steve riconobbe le due ragazze dai capelli d'oro, Leslie e Mary in compagnia di due bei soldati. A quanto pare, si erano dimenticate di Bucky piuttosto velocemente.

-Perché dovrei? Alle ragazze piace qualche livido.- Bucky raggiunse Steve con due tazze fumanti in mano. Solo quando si sedette accanto a lui, il biondino si rese conto che era senza maglietta. Con la coda dell'occhio scorse un grosso livido sulla parte destra dell'addome.

-Maledetto Kanes.- mormorò il piccoletto con aria rabbiosa.

-Ha un bel destro, questo devo ammetterlo. – sospirò il moro porgendo a Steve una delle due tazze fumanti. –Ma niente può battere Bucky Barnes, dico bene?-

Il biondo sorrise portando lo sguardo all'indietro, in segno di ironica esasperazione.

Per una manciata di secondi, i due ragazzi rimasero in silenzio a sorseggiare le loro bevande bollenti mentre le luci dei vari banchi della fiera illuminava i loro volti stanchi.

-Volevo farti passare un buon appuntamento con Mary...E guarda cosa ho combinato.- bisbigliò Bucky con voce roca.

Steve corrugò la fronte. –Non è stata colpa tua. Stavi cercando di proteggermi. E poi...Mary non sembrava molto interessata a me.-

-Meno male.

Il biondino lo guardò stupefatto. Non si aspettava di certo una risposta del genere.

-Si...beh...- tentennò Bucky fissando la tazza che teneva tra le mani. –Non credo fosse la ragazza giusta per te.-

Intanto, la folla della fiera, stava iniziando a voce alta il countdown che avrebbe dato il benvenuto al nuovo anno.

Steve notò come il moro si tormentasse il labbro sanguinante e come lo sguardo fosse diventato sfuggente.

...10...9...8...

Non aveva mai visto tanta insicurezza in Bucky. Mai. Lui era sempre stato la sua ancora di salvezza, la sua roccia, il suo punto di riferimento da ammirare. Ora, grazie ad uno sguardo evasivo ed ai segni di agitazione dati dal ticchettio delle dita sulla tazza, le certezze di Steve andavano disciogliendosi lentamente.

-Buc?- sibilò Steve mentre continuava ad esaminare il viso inquieto e scosso da piccoli sospiri. Ad un certo punto, Bucky posò la bevanda tiepida a terra.

..6...5...4...

Il tintinnio del contenitore echeggiò nel silenzio dell'appartamento.

Il moro si passò il dorso della mano sul labbro sanguinante. C'era qualcosa dentro di lui, un qualcosa di nuovo, una sensazione mai provata prima che non voleva altro che uscire fuori.

...3...2...1...

Fu proprio questo desiderio che spinse Bucky ad accostare il viso del ragazzo al suo ed a baciarlo. Con il palmo della mano sinistra accarezzò gli zigomi ossuti mentre sentiva Steve fremere sotto le sue labbra gonfie e livide.

Tutta la fiera era esplosa in un lungo urlo di gioia ed applausi, accompagnati da voci e musica vivace.

Il nuovo anno era finalmente arrivato.

A pochi metri sopra le gaie urla, Steve e Bucky andavano assaporandosi l'un l'altro. Bucky aveva agguantato la morbida coperta del piccoletto e lo aveva portato su suo addome nudo. Si scostò per un attimo, per accertarsi che anche il biondino volesse questo e il sorriso compiaciuto e timido di quest'ultimo fu la conferma definitiva.

Entrambi avevano aspettato tanto, troppo per quel momento.

-Ahi...- si lamentò Bucky sfiorandosi appena il labbro gonfio. Proprio quando avevano deciso di imbarcarsi per un bacio più appassionato, il soldato si era fatto imbrogliare dal dolore.

-Mi spiace.- si scusò il biondino con sguardo innocente. Le pupille erano dilatate, la bocca arrossata, i capelli leggermente arruffati. Passò un dito sulla chiazza violacea della bocca che stava baciando poco fa e ci lasciò un delicato bacio sopra. Bucky sorrise.

-Si, direi che se ti faccio quest'effetto posso anche sopportarlo il dolore.- mormorò il maggiore passando una mano dietro al collo dell'altro e riportandolo sulle sue labbra.

Se doveva resistere al dolore per baciare Steve, lo avrebbe fatto volentieri.

All'improvviso, guidato dall'eccitazione e dal desiderio, Bucky ruotò il bacino lentamente, così lentamente che Steve fu soltanto in grado di lasciarsi scappare un leggero gridolino.

-Era da tanto che volevo farlo.- bisbigliò la voce del moro, carica di lussuria.

-Puoi farmi tutto ciò che vuoi. Stanotte sono tuo.- rispose il biondino scostando la bocca dalle gustose labbra dell'altro, giusto quel poco per sputare fuori qualche sillaba.

Bucky strinse il corpicino del piccoletto ancora di più a sé, desiderando di scaldarlo al più presto; frugò sotto la camicia dell'altro e cercò di memorizzare ogni piccola cellula della sua pelle, come se fosse un prezioso scrigno che non avrebbe più rivisto.

Le mani tremanti di Steve, intanto, accarezzavano e lambivano i capelli del soldato, proprio come era successo infinite volte nei suoi sogni ed ogni volta che chiudeva gli occhi; baciare Bucky era come assaggiare per la prima volta un frutto dolce, da cui era pronto a diventarne dipedente.

Il biondino si lasciò sfuggire un piccolo tenero lamento non appena avvertì le mani del maggiore infilarsi sotto i pantaloni e tastare vogliose le due guance rosee del fondoschiena. Poi le costrinse a seguire le ondulazioni del suo bacino che compiva un'altra impudica rotazione.

-Buc-Bucky...-

Il ghigno soddisfatto del soldato continuava a baciare le labbra tremolanti dell'altro. Poi, con un tonfo, entrambi caddero sul pavimento. Si misero a ridere, risero come non facevano da tempo, da quando erano bambini.

-Promettimi di non lasciarmi mai.- bisbigliò Steve con tono greve.

Bucky gli baciò le dita fredde. –Mai.

Il nuovo anno era finalmente arrivato e, con quello, anche un nuovo inizio.

 

 

  
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