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Autore: Nahash    20/05/2018    2 recensioni
Dietro il suono delle bombe, lo scoppio dei ricordi: un bambino troppo piccolo per responsabilità troppo grandi, il dolore della guerra, l'amicizia ferita, l'amore disilluso, il corpo vuoto e solo accanto all'affetto più puro del mondo.
[Slice of life|spin-off da "la ballata dei petali caduti"| Character: Ludwig Dubois]
Genere: Angst, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Disclaimer: La storia che vi apprestate a leggere è di proprietà della rispettiva autrice, così come i personaggi in essa contenuti, fatta eccezione per quelli citati che fanno parte della trascorso storico e della cultura popolare.Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale, non voluto e senza alcuno scopo di lucro.I personaggi presenti nella narrazione sono fittizi e per lo più maggiorenni. Ciò che li riguarda nella trama non violerà il contenuto del regolamento di EFP.
Note: Siamo già al quarto capitolo, praticamente è passato un mese da quando ho iniziato a postarla o quasi! Non mi sembra vero. Ringrazio tutti i lettori e chi segue la storia. Vi lascio alla lettura del capitolo senza annoiavi troppo con le mie chiacchiare ù.ù

 
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«Tocca a te, Ludwig» disse Nail, guardando l'amico. «Sto riflettendo!» fece l'interpellato, ponderando la prossima mossa.

«Suvvia, amico mio, non c'è molto da riflettere... Devi solo tirare una carta!»

Ludwig alzò lo sguardo in direzione di Nail, lasciando che sul suo volto comparisse un sorrisetto, un ghigno così sinistro da far venire i brividi.

«E ora perché fai così? Mi fai venire la pelle d'oca, lo sai!»

«Se ci sto mettendo così tanto a tirare questa carta è perché in mano ho la tua sconfitta amico mio. Voglio che la cosa sia meno dolorosa possibile per te...»

«Ludwig sei sempre così esagerato, decisamente esagerato.»

E, mentre Nail si premurava di dissuadere l'amico dall'esagerare, Ludwig gettò sul banchetto di legno la mossa vincente. «Mi spiace, amico mio, ma io non esagero mai.»

«Maledetto, figlio di Satana!»

Ludwig rise appena, si divertiva sempre quando Nail imprecava a causa della sua vittoria, sapeva che il suo amico non amava perdere. Dopodiché la sua attenzione venne distolta da un loro compagno d'armi che sembrava non essere proprio di buon umore e che anzi andava incontro a loro con tutta l'aria di voler attaccar briga.

Guardando l'espressione improvvisamente seria sul volto di Ludwig, Nail si voltò in direzione dell'altro soldato.

«Non vi fate schifo? Come potete giocare a carte dopo quello che è successo oggi? Dopo quello che è succede ogni giorno.»

In un primo momento Ludwig decise di non dare peso a quelle parole e di ignorarlo, sperando che questi, dopo aver fatto la sua bella ramanzina, se ne andasse.

«Cos'è, hai il coraggio di giocare a carte, ma non hai sufficiente lingua per rispondermi?» Era evidente che lo stesse provocando, e Ludwig non aveva intenzione di cedere a così basse provocazioni. «Rispondimi o devo pensare che sei un vigliacco?»

A quel punto Ludwig si alzò in piedi e destando tutta la preoccupazione di Nail, si sentì dire: «Calmati, amico mio, lascialo stare, è solo provato.»

«Lo so perfettamente, ma questo non lo autorizza a insultarmi.»

«Io non so da dove tu venga...» Iniziò Ludwig andando incontro al suo compagno d'armi. «Ma io vorrei solo essere lasciato in pace. Cosa credi che per me non sia doloroso vedere ogni giorno i miei compagni morire per una guerra insensata? Una guerra che non si sa neppure perché si stia combattendo? Ma cosa dovremmo fare? Lasciarci sbranare dalla paura? Compatire i morti? No, noi preferiamo vivere spensierati le possibili ultime ore che ci rimangono da vivere. Se tu non ci riesci non è un problema che ci riguarda.»

«Sei solo un figlio di puttana, Ludwig, solo il figlio di un bastardo e di una lurida cagna.»

Il ragazzo non ebbe il tempo di finire la frase perché Ludwig gli sferrò un pugno in pieno volto.

Nail si alzò di scatto, mettendosi tra il suo amico e l'altro soldato. «Basta, voi due, che vi è preso?»

«Ci mancavi solo tu, adesso! Che non si sa difendere?» domandò.

«No, Albrecht, al contrario. É proprio perché sono certo che ti potrebbe fare del male che lo sto fermando. Ora, voi due, da bravi, vi sedete e ognuno per conto proprio d'accordo?»

«Resti il figlio di una cagna!» lo insultò Albrecht prima di andarsene definitivamente.

Nail, invece, dovette far fede a tutta la sua forza per tenere fermo Ludwig. «Non ti facevo tipo da rissa, non te ne credevo capace!»

«Sono capace di molte cose, specie quando insultano gente innocente.»

«D'accordo, ma adesso non ci pensiamo più, va bene? Riprendiamo a giocare, voglio la rivincita!»

Ludwig annuì alla richiesta. Vivere nelle trincee, in costante tensione per la guerra, non era quello che si aspettava per i suoi diciassette anni.

 

«Ludwig! È arrivata un'altra lettera! L'ho letta, è più appassionata delle altre!»

«Avrai da che leggere per giorni!» gli rispose Ludwig, schernendolo e porgendogli la mano. Voleva leggerla e attendeva solo che il suo amico gliela passasse!

«Caro Nail, la tua mancanza si sente terribilmente. Questa notte ti ho sognato, ho sognato che facevamo l'amore insieme, come l'ultima volta.» A questo punto Ludwig si fermò perché aveva bisogno di fargli delle domande. «Quando sarebbe stata l'ultima volta?»

«Ci siamo conosciuti qualche mese prima di partire: Quando sono partito le ho detto che sarebbe potuta essere l'ultima volta che si saremmo visti, e così...»

Ludwig scosse la testa e proseguì: «Sono passati due anni ormai. Non faccio che tenere traccia del tempo, dei secondi e dei minuti. La tua mancanza, le tue battute, tutto mi manca di te...» Ludwig si rifermò nuovamente, guardando il suo amico. «Credo che questa ragazza sia eccessivamente zuccherosa.»

«Oh, va avanti, Ludwig!»

«La notte è solitaria e il mattino triste come un cielo d'inverno.»  Ludwig chiude definitivamente la lettera. «Basta, è troppo, dico davvero.»

«Ma poi arrivava la parte scabrosa...»

«Santo cielo! E volevi farmela leggere?»

«E qual è il problema? Praticamente pisciamo insieme e tu ti fai scrupoli sul leggere o meno una lettera?»

Ludwig riaprì la lettera e finì di leggerla.

La ragazza in questione ricordava perfettamente tutto della notte trascorsa con il suo ragazzo, gesto, dopo gesto.

«Ecco, ora so tutto di te: so come mangi, come urini, come ti scopi le ragazze ─ tralasciamo quello che ho visto qui in trincera... Ora posso sei contento?»

«Dovresti essere contento di conoscere il tuo amico alla perfezione!»

«Credo che il tuo sia solo un fatto di ego, sai?»

«Ma no, Ludwig, sei tu quello pragmatico! Non so quasi niente di te.»

«Sciocchezze, ti ho detto tutto ciò che c'è da sapere, e poi muoviti che dobbiamo andare a sistemare i tubi per le armi!»

«Agli ordini!»

 

Quella notte del 24 Ottobre, come i successivi giorni a venire, sarebbe stato davvero faticoso per Ludwig e per tutti gli altri, compreso Nail che era sempre al suo fianco. Alle due del mattino avevano cominciato ad attaccare le posizioni italiane sul monte Rombon alternando lanci di gas a quelli di granate convenzionali. La situazione portava loro in vantaggio, tutti si erano addestrati per vincere e non per il contrario, ma sapevano che la battaglia, anzi, le varie battaglie tra offensive e contro-offensive sarebbero state estenuanti. Solo il pensiero della vita e della vittoria riusciva a farli andare avanti  nonostante le bombe e le granate che esplodevano.

«Una ballerina!» gridò Nail individuando la bomba. Era troppo vicino al loro battaglione, se sarebbe esplosa non ne sarebbero morti in pochi.

Ludwig ebbe solo il tempo di voltarsi dopo averlo sentito gridare che, capendone le intenzioni,lo vide scattare in avanti: voleva lanciare la bomba il più lontano possibile prima che questa potesse esplodere e prima che gli esplodesse in mano.  «Dove vai, idiota!» gli gridò Ludwig. Iniziò a corrergli e quando cominciò a sentire l'aria circostante più calda sgranò gli occhi. Si lanciò verso Nail, lo afferrò per le gambe e si lasciò cadere in terra assieme a lui dopo che aveva lanciato la bomba. Esplose in aria, poco dopo il lancio.

Ludwig aveva fatto in tempo a coprire il corpo di Nail con il proprio, fortunatamente lontano dallo scoppio. Erano ancora confusi quando capì che c'era qualcosa che non andava. Ludwig sentiva Nail lamentarsi, cosa che lo fece scostare immediatamente nonostante fosse ancora scosso, con le orecchie che gli fischiavano.

Agitatosi lo guardò per vedere che cosa avesse, lo toccò sulla divisa ─ la giacca, i pantaloni ─ alla ricerca di una ferita fin quando non si accorse che Nail era stato ferito da una scheggia alla gamba. Il sangue usciva copioso e Ludwig aveva il cuore che batteva all'impazzata. Erano allo scoperto, nel bel mezzo del campo, un bersaglio allettante per i loro nemici.

Si tolse la giacca e si tirò via, con i denti, un lembo della manica della camicia, affinché che potesse andare a legarla stretta a monte della ferita. «Devi alzarti , Nail. ti aiuto, ma devi cercare di muoverti.»

«Dovremmo strisciare, Ludwig» disse Nail dolorante.

«Come dici?»

«Dovremmo strisciare perché se ci vedessero in piedi, ci mirerebbero per abbatterci.»

«Se becchiamo un'altra bomba, saltiamo in aria direttamente. Dobbiamo alzarci e correre, devi resistere amico mio, stringi i denti finché puoi!»

«Perché hai dovuto fare l'eroe a tutti i costi, Ludwig?» chiese, mentre cercava di tirarsi su con Ludwig che lo aiutava a sostenersi.

«Non ho fatto l'eroe, sei tu quello che si è buttato per prendere una bomba per non farci morire tutti e guarda come sei finito: Zoppo!»

«Già mi dai per zoppo, Ludwig: un po' di fiducia, maledizione.» Risero, gettandosi a terra subito dopo sentendo lo scoppio di un'altra bomba vicino.

«Dobbiamo sbrigarci, ritirati su, avanti. Dobbiamo cercare di arrivare a un riparo il prima possibile, alazati avanti!» Ludwig cercò di sollevarlo con tutta la sua forza, cercando di aiutarlo a stare su, mentre Nail faceva affidamento sulla gamba non offesa.

«E sbrigati a guarire, sennò sai che gli racconti alla tua fidanzata!»

«Oh, non c'è da preoccuparsi per questo. È arrivata una lettera dove mi veniva comunicato il suo decesso per tubercolosi.»

Dopo quella notizia calò il silenzio. A salvarli, a permettergli di raggiungere un luogo sicuro, fu la ritirata nemica.

 

   
 
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