Requiem della Soglia
Correte! Correte,
mie gambe! Portatemi lontano, portatemi
in salvo.
No,
non c’è tempo per riposare! Non ora, non ora mio fiato, non fuggire più veloce
di me… Rimani nel mio corpo, corri insieme a me. Aiuta il mio cuore esausto: ho
bisogno di te, ha bisogno di te. Aiutalo a spingere il mio sangue nelle gambe
doloranti, aiutalo a tenere il mio sangue lontano dalle fauci affamate del
mostro che con esso vuole dissetarsi.
Non
possiamo fermarci, è qui, è vicino! Mi insegue, mi insegue in questa notte
nera, in questa notte tenebrosa.
No!
Zitta! Zitta, mia mente, non adesso! Non ho tempo per pensare, non ho tempo per
ascoltarti. Quel mostro è vero, ti dico! È qui per me, per noi! No, non l’ho
visto… Non ingannarmi anche tu, mia mente, non essere alleata della stanchezza
che a più riprese intreccia le mie gambe per farmi cadere. Non intrecciare, non
confondere i miei pensieri… è un mostro orrendo, lo so. Lo so perché è un
figlio della notte. Lo so perché sua madre lo protegge. Per questo non lo vedo…
Vero?
Dimmelo.
Dimmelo, mia anima: mi sbaglio? La paura che mi hai scatenato nel cuore è
falsa? Sto fuggendo dal nulla? Ti ha spaventato un incubo? Un’illusione? No…
No! E’ vero, è tutto vero! Ho visto il suo manto nero dietro un angolo mentre
fuggivo! E’ suo, è di quella creatura che mi insegue! È l’abito di un mostro
che ha chiesto a sua madre, la Notte, di nasconderlo. Di nasconderlo perché
possa divorarmi senza che nessuno lo scorga, senza che nessuno mi possa veder
morire.
Aiuto!
Aiuto! Possibile che nessuno mi oda?! Possibile che nessuno mi aiuti? Dove sono
le guardie? Dove i cacciatori di fortuna? Siano maledetti! Sono addormentati
sui guanciali di seta, i guanciali di seta delle taverne in cui si vantano di
aver sconfitto mostri orrendi, di aver salvato persone. Ma ora, ora che devono
essere svegli, tutti dormono! Dormono mentre io sto per essere divorato!
Eccolo!
L’avete vista, miei occhi? Era la luce della luna che si posava sul suo volto
pallido come la morte! Sì, era là, sopra a quel tetto! Sì, lo avete visto,
vero? Ditelo! Ditelo alla mia mente, ditele di non dubitare! Le mie gambe la
ascoltano e colgono il suo dubbio come scusa per riposarsi, ma non possiamo!
Dobbiamo continuare a correre!
Dove?
Dov’è?! No… No! Non sono impazzito! Era là! Si è nascosto, si è solo nascosto…
Lo fa perché… Lo fa perché sa che sono già tra i suoi artigli. Sa di avermi già
catturato… Ma vuole che il mio sangue abbia il sapore della paura. Gioca con
me, gioca con noi, mente mia. Ci vuole nemici, vuole vederci litigare mentre
pregusta il suo pasto! Non lasciarmi, mente mia! Credimi! Insieme pensiamo solo
a correre. Insieme, insieme possiamo ancora salvarci! Non credergli, non
credere a quel mostro… Non lasciare che la disperazione ci divori ancora prima
della stanchezza, ancor prima di quella creatura!
No!
Non di lì! Lasciamo questa strada, mie gambe! Perdiamoci, perdiamoci in questo
dedalo di pietra… Le case in cui dormono mille e più persone… Perché?! Perché
io? Perché non affondi i tuoi denti immondi nelle loro gole? Perché vuoi me?!
No, non voglio! Non mi avrai! Fuggirò, fuggirò da te e da questa notte!
Correrò, mi nasconderò, fino all’alba, fino a quando questa tua madre oscura
non potrà più aiutarti e proteggerti. Allora sarò salvo. La mia vita sarà
salva. E tu dovrai strisciare di nuovo nelle ombre scacciato dall’alba… poi io
sarò lontano e tu non mi avrai mai! Sì… Posso… Posso farcela… Devo solo
correre. Correre. Correre. Correre ancora più forte.
Gambe,
gambe correte… Occhi, occhi cercate… Cercate una porta non sprangata, una
finestra non serrata… deve, deve esserci! Miserabili! I tetti della nostra
città sembrano un cimitero tante sono le croci che avete piantato su di essi
per proteggervi dai figli della notte, ma non lo fermano, non lo spaventano…
perché sono state erette da dei miserabili. Voi, voi miserabili senza fede che
avete fregiato le vostre dimore con il simbolo del divino, voi non ne siete
degni! Dormite rintanati nelle vostre case mentre io muoio! Quei segni sacri
sono vuoti, semplici pezzi di ferro battuto di cui i figli della notte possono
solo che ridere! Voi, voi dovreste essere qui! Voi dovreste essere il suo
pasto! E lo sapete anche voi, per questo rimanete nei vostri rifugi di pietra.
No, è inutile che diciate che non sapete, che state dormendo. Già le sento
queste parole uscire dalle vostre bocche miserabili quando troverete il mio
corpo straziato. Sono scuse! Solo scuse! Voi sapete, voi sentite, come lo sento
io, vero mie orecchie? Lo udite anche voi? Sentite il suono cupo e orrendo della
preghiera blasfema di quel mostro?
Sì,
dovete udirlo per forza, è quello che diffonde la paura in tutto il nostro
corpo. È quello che spero infanghi i sogni dei miserabili mutandoli in incubi
che li tormentino per sempre. È un’invocazione di un figlio a una madre, a un
padre, allo Spirito Custode del Crepuscolo perché lo vegli mentre scivola nelle
ombre del grembo materno in cerca di ciò che gli dà l’unica parvenza di vita
nella sua mostruosa esistenza… in cerca del mio sangue, della mia morte. Il
tempo della preghiera nera è scandito dal rumore dei miei piedi che battono il
selciato nella mia fuga e i suoi accenti sono i passi della belva che solca i
tetti sopra il mio capo. A tratti lascia che i suoi rostri battano sulle tegole
perché io sappia che non mi ha abbandonato, che con un balzo può raggiungermi.
Respira.
Respira, mio petto. Prendi l’aria che ti serve… ah! Porta il sapore della
pioggia… il tuono rimbomba intorno a me… Le nuvole sono nere come il cuore
della creatura che mi insegue… Sono il manto di quell’essere che avvolge il
cielo per tenere il sole lontano da noi. Questo vento è il suo respiro, lo
senti, mia pelle? Senti che gli manca il calore della vita? È per questo che
cerca il mio per sbranarlo! Senti, mia pelle, le gocce che cominciano a cadere?
Sono calde perché sono le lacrime che quel mostro ha fatto versare!
La
luce! Anche la luce è orrenda in questa notte! Eccolo! Il lampo foriero della
tempesta imminente che rischiara la notte. Ma che luce maledetta è questa? È
fredda come il cuore di quel mostro, non tiepida come quella del sole che deve
giungere a salvarmi! Sparite immondi fulmini, non ho bisogno di voi! Allungate
solo le ombre, mostrate solo ciò che volete per far dubitare la mia mente e poi
svanite riconsegnandomi a questo buio maledetto! Mostratemi, mostratemi se
avete coraggio! Mostratemi…
No!
Non volevo davvero! Via, via da qui, mie gambe, via da questa strada! Ora mi
credi, mia mente?! I fulmini sono al suo servizio, al servizio della notte! Con
uno di essi si è infine mostrato! Uno schianto ha illuminato il cielo e la sua
sagoma nera è rimasta a bucare l’orizzonte bianco proprio lì, alla fine del
vicolo che doveva essere la nostra fuga! Ora mi credete, miei occhi? Avete
visto? Avete visto come ci attendeva alla fine della strada? Avete scorto la
sua sagoma disegnata dall’oscurità? Avete visto come era quieta? Il suo manto
nero avvolto sul suo corpo pronto a spalancarsi per inghiottirci proprio come
le sue fauci!
È
ovunque? È questo che vuole dirci, mia mente? Vuole terrorizzarci con un
pensiero più che con la sua mostruosa fame? Lo senti anche tu, vero? È tuo il
pensiero orrendo che mi suggerisci? Ora che mi credi vuoi dirmi che non è un
mostro che ci insegue? È la Notte? È la Notte stessa che ci dà la caccia? È per
questo che è ovunque quel mostro? È per questo che non c’è fuga da esso? Perché
non è un’ombra, ma tutte le ombre, non un incubo, ma tutti gli incubi? È
l’oscurità che giace dopo il tramonto che ha preso forma per saziarsi con il
nostro sangue?
Perché?
Perché dovrebbe? Cosa può volere da me la Notte? No, non diamogli ascolto, mia
mente. È solo un orrendo figlio delle tenebre. Non è la madre che inghiotte il
sole ogni sera, non è invincibile. Possiamo fuggire! Vuole solo che disperiamo
perché le carni lo sazino meglio! Tu non credergli, però, ci metteremo in
salvo! Io ti porterò in salvo, con l’aiuto delle mie gambe porterò in salvo
questo mio fragile corpo.
Sì!
Ah ah ah! Diteglielo, miei occhi! Hai visto, mia mente?! Brave, mie gambe! La
cattedrale! Qui mi avete condotto! E tu mente che temevi stessero correndo
senza meta! Guarda dove ci hanno portato! Ci hanno condotto in salvo! Spingete,
mie braccia! Spalancate le porte. Sì, sono aperte! Questo luogo sacro è il
nostro rifugio! Abbiamo vinto!
Sì.
Sì… Vittoria, sono salvo, siamo salvi. Ora esplodi pure tempesta. Urla la tua
sconfitta con i tuoni, cerca di spaventarmi con i tuoi lampi, ma tutto quello
che puoi fare per raggiungermi è spingere un poco della tua pioggia oltre la
soglia della cattedrale, soffiare il tuo vento dentro al mio rifugio e sul mio
viso. Con quello puoi provare a maledirmi e insultarmi, ma stavolta sono io a
essere calmo. Ho vinto! Ti sono sfuggito! Gli siamo sfuggiti! Ridi, ridi, mia
bocca e piano piano riconquista il fiato che questa notte voleva portarci via
per sempre. Riposate, riposate mie gambe. Avete tutta la mia, la nostra
gratitudine. Siete state il baluardo di questo corpo, riposatevi pure, ora.
Sedete, sedete pure. Appoggiati. Appoggiati pure, mia schiena. Giaci contro
l’altare. Attendiamo insieme che giunga l’alba. Attendiamo l’amara sconfitta di
chi mi pensava già suo. Ora è il nostro turno di gustare il sapore della
vittoria!
No…
No, vi state sbagliando. No, miei occhi, non può essere vero! Sì, sì è la sua
sagoma! Sì è quella creatura, ma non può! Non può essere! È un inganno! Non può
entrare in questo luogo! Questo è un santuario della luce che non può violare!
No! Perché?! Cammina verso di noi! È qui, ha varcato la soglia!
Alzatevi,
alzatevi mie gambe! No! Non mi obbediscono più! Ho detto loro di riposare e ora
sono cadute stanche in un sonno profondo! Parla, mia bocca! Mia mente aiutala,
guadagna il tempo che mi serve per riportare alla veglia le gambe e poi
fuggiremo ancora fino all’alba!
“Fermati!
Cosa vuoi da me?! Chi sei?! Cosa fai qui?!” Sì, domande, tante domande, per
avere più risposte, per avere più tempo. No, si avvicina… Si avvicina ancora. È
la notte, è davvero lei. Ha le forme femminili con cui sedurre gli uomini
perché le consegnino il loro sonno. Il suo manto nero è il cielo senza luce con
cui ci copre, la sua maschera d’argento è la luna da cui ci spia, lucida e
brillante come le catene che la avvolgono… sono quelli i fulmini che scaglia
nel suo cielo per spaventarci? È la sua voce? Mie orecchie la sentite? Udite la
risposta della notte, vi prego…
“Sono
il Traghettatore del Regno dei Morti… E sai perché sono qui… o non saresti
fuggito”
“No,
io… Sei lo spirito della Notte? Sei una creatura assetata del mio sangue?!”
“Non
sono uno spirito. Io sono una Cacciatrice, le mie prede sono i morti che non
riposano nell’oltretomba, i morti che tornano per tormentare i vivi”
“Allora…
Allora sei stata mandata dalla provvidenza! Aiutami! Un orrendo mostro mi dà la
caccia! È là fuori! Salvami!”
“Non
c’è più nessuno a darti la caccia, là fuori. Sono l’unica a desiderare la tua
morte, stanotte… E sono qui”
“No!
Che dici?! Che vuoi da me? Non vedi che sono fatto di carne e sangue? Non vedi
che sono vivo?!”
“Il
tuo corpo è vivo… Ma la tua anima oramai non è che un tremulo bagliore sul
punto di spegnersi… Non riconosci questo posto? Non capisci perché ti ho
condotto qui?” Che dice?! Guardate, miei occhi. Ricorda, mia mente, che posto è
questo? Sì, mi è familiare. Sì, un anno fa… “Un anno fa i bravi cittadini di
questo luogo si sono riuniti qui per porre fine alla minaccia di un’immonda
strega, non ricordi? Non hanno saputo attendere nemmeno il tempo necessario per
trascinarla fuori dalla cattedrale e l’hanno punita per i suoi peccati
battendola a morte…”
“Sì,
sì, ora ricordo! Ma fu fatta giustizia! Non vi erano dubbi che avesse ucciso e
corrotto decine di suoi concittadini!”
“Sì,
è vero… Non fu mal giudicata…. Fu un altro il vostro errore: non era una
strega, ma una donna posseduta da uno spirito rancoroso che aveva occupato il
suo corpo. Le aveva divorato l’anima poco a poco, spingendola a compiere le
peggiori atrocità per saziare la sua invidia per la vita. Uccidendola, avete
rotto solo l’involucro in cui si nascondeva. Quando avete reso il suo rifugio
ormai irrecuperabile, non ha fatto che cercarne uno nuovo in cui annidarsi.
Fuggì dagli occhi della “strega” per annidarsi in quelli di chi la fissava nel
momento della sua morte. Ricordi per chi fu il suo ultimo sguardo prima che
morisse?”
No!
No… È così? È per questo che… No! Non lasciarglielo capire, lei ti ucciderebbe!
Nega, nega tutto, mia mente!
“Che
dici?! Non so di cosa tu stia parlando! Era una strega e la giustiziammo!
Persino il prelato la condannò! Ti stai sbagliando! Il suo male non le è
sopravvissuto!”
“Puoi
pure continuare a mentire, ma ti servirà a poco. Diversamente dalla folla
inferocita, quando inseguo una preda non lascio nulla al caso… So tutto di
quello che hai fatto negli ultimi mesi, di come dietro alla tua carica pubblica
hai segretamente dato sfogo a pulsioni oscene e violente che sono cresciute man
mano che perdevi sempre più possesso di quel corpo. La scia di atrocità che ti
sei lasciato dietro può ancora riuscire a rimanere ignota all’autorità
cittadina, ma non a me. E prima che distruggano anche questo involucro con un
processo sommario dandoti modo di ricominciare il tuo malefico ciclo, io porrò
fine per sempre alla tua maledizione”
Sa…
Sa tutto! Ma no, non sa l’unica cosa importante: che io sono innocente!
“No!
No, aspetta! È vero. È vero che ho compiuto dei crimini, ma l’ho fatto solo per
evitare che altri, ben peggiori, potessero avvenire! Sì, dici il vero, ora lo
so. Da quel giorno, ho sempre sentito che qualcosa era cambiato dentro di me.
Ho sentito il male dentro di me sussurrarmi pensieri crudeli. Avevo capito di
essere posseduto… Ma sono stato forte! L’ho rinchiuso dentro di me. Ora tu mi
riveli chi è il mio prigioniero, ma io l’ho combattuto senza saperne il nome.
Vedi? Ho riconosciuto il male e l’ho tenuto dentro di me sacrificandomi!”
“Dubito
che le vittime che hai lasciato dietro di te ti ringrazierebbero per questo tuo
sacrificio…”
“Ma
non capisci?! Ho dovuto! Il demone diventava sempre più forte! Sono solo un
umano, non avrei mai potuto tenerlo dentro di me quieto per sempre! Per
rimettergli le catene dovevo calmarlo: per questo gli concedevo di usarmi per
saziarsi, solo per poterlo ridurre nuovamente al silenzio!”
“Il
miraggio di saziare i propri demoni abbaglia gli uomini da tempo infinito, ma è
appunto solo un’illusione. Nessun demone può essere saziato. Ogni brano di
carne o di spirito che gli diamo non fa che renderlo più forte. Nessun uomo
penserebbe di dare latte a un infante per tenerlo piccolo, eppure continuate a
credere che i mostri che coltivate al vostro interno siano diversi. Ma non lo
sono. Sia gli angeli che i demoni hanno dato molti doni ai mortali e la fame
senza fine viene di certo dall’inferno. Gli uomini bramano senza fine e senza
mai potersi saziare. Non c’è mai abbastanza tempo, abbastanza conoscenza,
abbastanza potere, abbastanza denaro. E tu davvero hai creduto di poter domare
la fame di truce dolore di chi ha insegnato agli uomini cosa la fame sia? No,
come tutti gli uomini posseduti da un demone, hai abbracciato questa scusa
perché ti cullava in un dolce senso di sicurezza mentre il demone cresceva
sempre più forte nutrendoti a sua volta con il suo dolce veleno. I demoni non
si possono saziare… Si possono solo cavalcare”
“Sei
folle?! Le tue parole sono prive di senso! Sei tu quella che è davvero
posseduta! Sei tu che sei preda di uno spirito malvagio! Non vedi cosa
indossi?! Non vedi come la notte ti avvolge e ti culla?! Non ti rendi conto che
sei tu il mostro? I sogni di questa città sono torturati dal volto d’argento
della tua maschera, dallo scuotersi delle tue catene! Sei tu che le persone immaginano
quando pensano a una creatura d’ombra in agguato nella notte! E la notte è la
mia testimone: ti tratta come una figlia proprio come tutti i morti che la
chiamano casa! Sei tu quella il cui cuore è stato rapito da un demone!”
“Oh
sì… Non lo sai? Non c’è uomo o donna che non sia posseduto… I demoni si agitano
in un sonno leggero lì sul fondo del nostro cuore pronti a svegliarsi al primo
pensiero che gli rivolgiamo. E da allora e per tutta la vita, non fanno che
tentare di divorarci… Oh sì, io ho un demone che cresce dentro di me: è un
demone fatto di odio e di rabbia, ma io non ho alcuna pretesa di saziarlo con
la morte delle creature che inseguo… Quella brama che scatena dentro di me
diventa la mia forza. Lascio che i suoi desideri diventino il vento che riempie
le mie vele senza che sostituiscano i miei. Seguendo il suo desiderio di
sterminio trovo la forza per vincere le mie battaglie, per non crollare quando
la fatica mi avvolge. Non c’è vergogna per gli uomini nell’avere dentro un
demone: è a cavallo di esso che raggiungono vette insperate. Il dono
dell’inferno è irto di spine, ma non è una maledizione. Ma se, anziché
cavalcarlo, gli uomini si lasciano da esso cullare, ecco che possono toccare
gli abissi più orrendi. La differenza tra i nostri demoni si limita al fatto
che il mio è il legittimo abitante del mio cuore, mentre il tuo è uno spirito
malvagio che ha avuto abbastanza forza per manifestarsi in questo mondo e
insediarsi in un luogo altrui. In questo sei fortunato… Sei uno dei pochi
uomini che può dire senza mentire che i suoi gesti malvagi non gli
appartengono. Davvero non è stata colpa tua. Davvero sei innocente nonostante
il male che hai fatto. Davvero sei stato costretto”
“Allora…
Allora sei qui per liberarmi… per salvarmi da quello spirito malvagio…”
“Sì,
ti libererò… Quando la mia lama affonderà nel tuo cuore e lo farà cessare di
battere sarai finalmente libero… e stavolta non ci saranno altri corpi in cui
fuggire. Gli unici occhi a vederti morire saranno i miei da dietro questa
maschera che nessuno spirito può varcare”
“No!
Perché?! Hai detto tu stessa che sono stato costretto! Uccideresti me che non
ho colpa pur di raggiungere la tua preda?!”
“No…
Caccio i Non-morti per impedire che uccidano i vivi e se quindi potessi
salvarti, lo farei… Ma è troppo tardi. Non senti che il nostro dialogo non è
che un inganno? Non senti che la voce non è più la tua? Non senti che gli occhi
non guardano più per tuo comando? Non senti che ormai devi chiedere al tuo corpo di muoversi e agire perché non reagisce
altrimenti ai tuoi comandi? Sei solo un velo, il velo che il mostro che ti
divora pone di fronte al suo volto perché non lo riconoscano. Si è preso tutto
del tuo corpo e della tua anima, lasciandoti rinchiuso in questo piccolo angolo
dove ancora tu credi di avere il controllo… Credi che il tuo corpo sia ancora
la sua prigione, ma è ormai lui il tuo carceriere e per ogni gesto che vuoi
compiere devi a lui chiedere il permesso… Se ti uccido ora, prima che divori
anche questo tuo ultimo brandello, almeno la tua anima sarà salva e libera di
volare verso il suo destino nell’oltretomba. Questa è l’unica libertà che posso
darti. Oppure puoi davvero estinguerti diventando l’ennesimo pasto del mostro
che comunque trafiggerò con la mia spada”
“Mostro?!
Mostro?! Tu! Tu sei il mostro! Stai
lontana da me! Tu vivi prigioniera di
un’illusione! L’illusione di essere umana! Sei una creatura delle tenebre! Vuoi
solo uccidere! Uccidere me! Me che sono un uomo vero! Io! Io vivo nel giorno! Io accolgo
il sole del mattino! Io parlo con i
miei simili là fuori nella piazza della città! Io prego in questa cattedrale! E Tu! Tu ti nascondi dopo il crepuscolo! Tu vaghi senza meta! Tu
tornerai a nasconderti non appena giungerà l’alba! Come puoi tu giudicare me?!
Se vuoi uccidere una creatura della notte non hai che da rivolgere la tua spada
maledetta verso di te e trafiggerti su di essa! Va via da qui! Questo luogo è
sacro! Non è luogo dove tu possa essere! Non avresti dovuto nemmeno poter
varcare la Soglia di questa Cattedrale!”
“L’illuso
sei tu… credi davvero che esista una soglia dietro la quale puoi sentirti in
salvo? Quella soglia è un’invenzione che gli uomini timorosi hanno creato per non
affrontare la propria paura. Sì, io come le mie prede vivo nella notte e la
chiamo madre. Ma il crepuscolo non è la soglia che divide il bene dal male.
Solo la luce dall’ombra. Sì, era notte mentre il vampiro di Verhagen beveva dal
collo della sua vittima prima che lo uccidessi ed era giorno mentre voi
illuminavate con la vostra giustizia il precedente ospite dello spirito che hai
nel corpo. Ma era giorno anche mentre con lei giustiziavate i suoi familiari
complici di una “strega” che non esisteva. Ed era sempre giorno mentre
volgevate lo sguardo altrove mentre gli schiavi nei campi venivano battuti
perché lavorassero più in fretta per voi. Era giorno mentre picchiavate quel
ragazzo solo perché aveva detto male del re. Non è dietro la Soglia del
tramonto che puoi rinchiudere il male. Né dietro a quella del Sangue. Chi
brandisce una spada per difendere la propria o la altrui libertà è diverso da
chi lo fa per prevaricare o arricchirsi, anche se il suo strumento è lo stesso.
Chi muore per difendere una causa di giustizia non giace sullo stesso lato di
chi è morto per osteggiarla, anche se entrambi giacciono oltre la vita. Gli
uomini hanno costruito molteplici Soglie fasulle a cui fosse facile obbedire
per non dover affannarsi a capire cosa è bene e cosa è male. Nel giorno vive il
bene, nella notte vive il male. Ma nel testo sacro che tanto avete letto in
questa cattedrale, c’è scritto che il frutto proibito ha insegnato all’uomo a
distinguere il bene dal male, non il giorno dalla notte. E Tu… Tu hai ucciso di
giorno. Il tuo cuore è stato sbranato sotto la luce del sole e ora il tuo
divoratore usa ciò che è rimasto di te per costruire un’ultima soglia dietro
alla quale vuole ripararsi. Una soglia fatta di luce e ombra dietro cui vuol rifugiarsi
e scambiare la propria colpa con l’innocenza di colui che ha consumato fino a
non lasciarne che uno spicchio. Perché sa che le mie lame non trafiggono chi
non ha colpa. Ma io, anche se vivo nella notte, conosco una sola Soglia: io ho
mangiato quel frutto proibito fino all’ultimo morso… E ne sono fiera”
Stanco…
Sono stanco… Quante cose avete udito, mie orecchie… Quante cose hai detto, mia
bocca… sono tutte parole nostre, mia mente? Sei tu? Sei tu, mio viso? Sei tu lì
riflesso nella maschera della Cacciatrice mentre estrae la spada? No… Non lo
sei… Non sei più mio, vero? Nemmeno voi, miei occhi… Non mi appartenete più. Anche
se è terribile come la notte, questa donna dice il vero. Lo sento anche
attraverso orecchie non mie… Lo vedo nel riflesso non mio… Lo sento nel peso di
gambe non mie… Lo percepisco con l’unica cosa che di umano mi è rimasta,
l’unica cosa che chi non è uomo non può divorare… Quel frutto proibito… Quella
Soglia che divide il Bene dal Male… Quella soglia che ho ignorato per così
tanto tempo… Sì, hai ragione, mia Cacciatrice, prima che io la scordi di nuovo,
prima che il mostro che ho dentro celebri il Funerale di quella mia Soglia,
suona tu una Marcia Funebre per quelle false che ho creato e che mi hanno
insegnato… “…E salvami… finchè sono ancora Libero”
“Questa
è la voce di un uomo… Questa è la Voce che non può essere Divorata…
…E io la Ascolterò!”
“Spirito Custode del Crepuscolo /
Veglia su di me soprattutto quando
scivolo /
Nelle pieghe della sera in cerca d’oro /
Prima che il mattino lo divori /
Prima che ritorni un’altra alba a
prendermi /
Prima che sia pronto per difendermi /
Prima di esaurire il tempo disponibile”
La Comitiva,
Nottetempo-
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