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Autore: Dexter Bell    23/05/2018    0 recensioni
Una fuga disperata tra le vie buie di una città che dorme sonni inquieti condurranno una vittima a una Soglia sulla quale suona uno strano Requiem funebre...
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Requiem Funebre di Caron'
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Requiem della Soglia

 

 

Correte! Correte, mie gambe! Portatemi lontano, portatemi in salvo.

No, non c’è tempo per riposare! Non ora, non ora mio fiato, non fuggire più veloce di me… Rimani nel mio corpo, corri insieme a me. Aiuta il mio cuore esausto: ho bisogno di te, ha bisogno di te. Aiutalo a spingere il mio sangue nelle gambe doloranti, aiutalo a tenere il mio sangue lontano dalle fauci affamate del mostro che con esso vuole dissetarsi.

Non possiamo fermarci, è qui, è vicino! Mi insegue, mi insegue in questa notte nera, in questa notte tenebrosa.

No! Zitta! Zitta, mia mente, non adesso! Non ho tempo per pensare, non ho tempo per ascoltarti. Quel mostro è vero, ti dico! È qui per me, per noi! No, non l’ho visto… Non ingannarmi anche tu, mia mente, non essere alleata della stanchezza che a più riprese intreccia le mie gambe per farmi cadere. Non intrecciare, non confondere i miei pensieri… è un mostro orrendo, lo so. Lo so perché è un figlio della notte. Lo so perché sua madre lo protegge. Per questo non lo vedo… Vero?

Dimmelo. Dimmelo, mia anima: mi sbaglio? La paura che mi hai scatenato nel cuore è falsa? Sto fuggendo dal nulla? Ti ha spaventato un incubo? Un’illusione? No… No! E’ vero, è tutto vero! Ho visto il suo manto nero dietro un angolo mentre fuggivo! E’ suo, è di quella creatura che mi insegue! È l’abito di un mostro che ha chiesto a sua madre, la Notte, di nasconderlo. Di nasconderlo perché possa divorarmi senza che nessuno lo scorga, senza che nessuno mi possa veder morire.

Aiuto! Aiuto! Possibile che nessuno mi oda?! Possibile che nessuno mi aiuti? Dove sono le guardie? Dove i cacciatori di fortuna? Siano maledetti! Sono addormentati sui guanciali di seta, i guanciali di seta delle taverne in cui si vantano di aver sconfitto mostri orrendi, di aver salvato persone. Ma ora, ora che devono essere svegli, tutti dormono! Dormono mentre io sto per essere divorato!

Eccolo! L’avete vista, miei occhi? Era la luce della luna che si posava sul suo volto pallido come la morte! Sì, era là, sopra a quel tetto! Sì, lo avete visto, vero? Ditelo! Ditelo alla mia mente, ditele di non dubitare! Le mie gambe la ascoltano e colgono il suo dubbio come scusa per riposarsi, ma non possiamo! Dobbiamo continuare a correre!

Dove? Dov’è?! No… No! Non sono impazzito! Era là! Si è nascosto, si è solo nascosto… Lo fa perché… Lo fa perché sa che sono già tra i suoi artigli. Sa di avermi già catturato… Ma vuole che il mio sangue abbia il sapore della paura. Gioca con me, gioca con noi, mente mia. Ci vuole nemici, vuole vederci litigare mentre pregusta il suo pasto! Non lasciarmi, mente mia! Credimi! Insieme pensiamo solo a correre. Insieme, insieme possiamo ancora salvarci! Non credergli, non credere a quel mostro… Non lasciare che la disperazione ci divori ancora prima della stanchezza, ancor prima di quella creatura!

No! Non di lì! Lasciamo questa strada, mie gambe! Perdiamoci, perdiamoci in questo dedalo di pietra… Le case in cui dormono mille e più persone… Perché?! Perché io? Perché non affondi i tuoi denti immondi nelle loro gole? Perché vuoi me?! No, non voglio! Non mi avrai! Fuggirò, fuggirò da te e da questa notte! Correrò, mi nasconderò, fino all’alba, fino a quando questa tua madre oscura non potrà più aiutarti e proteggerti. Allora sarò salvo. La mia vita sarà salva. E tu dovrai strisciare di nuovo nelle ombre scacciato dall’alba… poi io sarò lontano e tu non mi avrai mai! Sì… Posso… Posso farcela… Devo solo correre. Correre. Correre. Correre ancora più forte.

Gambe, gambe correte… Occhi, occhi cercate… Cercate una porta non sprangata, una finestra non serrata… deve, deve esserci! Miserabili! I tetti della nostra città sembrano un cimitero tante sono le croci che avete piantato su di essi per proteggervi dai figli della notte, ma non lo fermano, non lo spaventano… perché sono state erette da dei miserabili. Voi, voi miserabili senza fede che avete fregiato le vostre dimore con il simbolo del divino, voi non ne siete degni! Dormite rintanati nelle vostre case mentre io muoio! Quei segni sacri sono vuoti, semplici pezzi di ferro battuto di cui i figli della notte possono solo che ridere! Voi, voi dovreste essere qui! Voi dovreste essere il suo pasto! E lo sapete anche voi, per questo rimanete nei vostri rifugi di pietra. No, è inutile che diciate che non sapete, che state dormendo. Già le sento queste parole uscire dalle vostre bocche miserabili quando troverete il mio corpo straziato. Sono scuse! Solo scuse! Voi sapete, voi sentite, come lo sento io, vero mie orecchie? Lo udite anche voi? Sentite il suono cupo e orrendo della preghiera blasfema di quel mostro?

Sì, dovete udirlo per forza, è quello che diffonde la paura in tutto il nostro corpo. È quello che spero infanghi i sogni dei miserabili mutandoli in incubi che li tormentino per sempre. È un’invocazione di un figlio a una madre, a un padre, allo Spirito Custode del Crepuscolo perché lo vegli mentre scivola nelle ombre del grembo materno in cerca di ciò che gli dà l’unica parvenza di vita nella sua mostruosa esistenza… in cerca del mio sangue, della mia morte. Il tempo della preghiera nera è scandito dal rumore dei miei piedi che battono il selciato nella mia fuga e i suoi accenti sono i passi della belva che solca i tetti sopra il mio capo. A tratti lascia che i suoi rostri battano sulle tegole perché io sappia che non mi ha abbandonato, che con un balzo può raggiungermi.

Respira. Respira, mio petto. Prendi l’aria che ti serve… ah! Porta il sapore della pioggia… il tuono rimbomba intorno a me… Le nuvole sono nere come il cuore della creatura che mi insegue… Sono il manto di quell’essere che avvolge il cielo per tenere il sole lontano da noi. Questo vento è il suo respiro, lo senti, mia pelle? Senti che gli manca il calore della vita? È per questo che cerca il mio per sbranarlo! Senti, mia pelle, le gocce che cominciano a cadere? Sono calde perché sono le lacrime che quel mostro ha fatto versare!

La luce! Anche la luce è orrenda in questa notte! Eccolo! Il lampo foriero della tempesta imminente che rischiara la notte. Ma che luce maledetta è questa? È fredda come il cuore di quel mostro, non tiepida come quella del sole che deve giungere a salvarmi! Sparite immondi fulmini, non ho bisogno di voi! Allungate solo le ombre, mostrate solo ciò che volete per far dubitare la mia mente e poi svanite riconsegnandomi a questo buio maledetto! Mostratemi, mostratemi se avete coraggio! Mostratemi…

No! Non volevo davvero! Via, via da qui, mie gambe, via da questa strada! Ora mi credi, mia mente?! I fulmini sono al suo servizio, al servizio della notte! Con uno di essi si è infine mostrato! Uno schianto ha illuminato il cielo e la sua sagoma nera è rimasta a bucare l’orizzonte bianco proprio lì, alla fine del vicolo che doveva essere la nostra fuga! Ora mi credete, miei occhi? Avete visto? Avete visto come ci attendeva alla fine della strada? Avete scorto la sua sagoma disegnata dall’oscurità? Avete visto come era quieta? Il suo manto nero avvolto sul suo corpo pronto a spalancarsi per inghiottirci proprio come le sue fauci!

È ovunque? È questo che vuole dirci, mia mente? Vuole terrorizzarci con un pensiero più che con la sua mostruosa fame? Lo senti anche tu, vero? È tuo il pensiero orrendo che mi suggerisci? Ora che mi credi vuoi dirmi che non è un mostro che ci insegue? È la Notte? È la Notte stessa che ci dà la caccia? È per questo che è ovunque quel mostro? È per questo che non c’è fuga da esso? Perché non è un’ombra, ma tutte le ombre, non un incubo, ma tutti gli incubi? È l’oscurità che giace dopo il tramonto che ha preso forma per saziarsi con il nostro sangue?

Perché? Perché dovrebbe? Cosa può volere da me la Notte? No, non diamogli ascolto, mia mente. È solo un orrendo figlio delle tenebre. Non è la madre che inghiotte il sole ogni sera, non è invincibile. Possiamo fuggire! Vuole solo che disperiamo perché le carni lo sazino meglio! Tu non credergli, però, ci metteremo in salvo! Io ti porterò in salvo, con l’aiuto delle mie gambe porterò in salvo questo mio fragile corpo.

Sì! Ah ah ah! Diteglielo, miei occhi! Hai visto, mia mente?! Brave, mie gambe! La cattedrale! Qui mi avete condotto! E tu mente che temevi stessero correndo senza meta! Guarda dove ci hanno portato! Ci hanno condotto in salvo! Spingete, mie braccia! Spalancate le porte. Sì, sono aperte! Questo luogo sacro è il nostro rifugio! Abbiamo vinto!

Sì. Sì… Vittoria, sono salvo, siamo salvi. Ora esplodi pure tempesta. Urla la tua sconfitta con i tuoni, cerca di spaventarmi con i tuoi lampi, ma tutto quello che puoi fare per raggiungermi è spingere un poco della tua pioggia oltre la soglia della cattedrale, soffiare il tuo vento dentro al mio rifugio e sul mio viso. Con quello puoi provare a maledirmi e insultarmi, ma stavolta sono io a essere calmo. Ho vinto! Ti sono sfuggito! Gli siamo sfuggiti! Ridi, ridi, mia bocca e piano piano riconquista il fiato che questa notte voleva portarci via per sempre. Riposate, riposate mie gambe. Avete tutta la mia, la nostra gratitudine. Siete state il baluardo di questo corpo, riposatevi pure, ora. Sedete, sedete pure. Appoggiati. Appoggiati pure, mia schiena. Giaci contro l’altare. Attendiamo insieme che giunga l’alba. Attendiamo l’amara sconfitta di chi mi pensava già suo. Ora è il nostro turno di gustare il sapore della vittoria!

No… No, vi state sbagliando. No, miei occhi, non può essere vero! Sì, sì è la sua sagoma! Sì è quella creatura, ma non può! Non può essere! È un inganno! Non può entrare in questo luogo! Questo è un santuario della luce che non può violare! No! Perché?! Cammina verso di noi! È qui, ha varcato la soglia!

Alzatevi, alzatevi mie gambe! No! Non mi obbediscono più! Ho detto loro di riposare e ora sono cadute stanche in un sonno profondo! Parla, mia bocca! Mia mente aiutala, guadagna il tempo che mi serve per riportare alla veglia le gambe e poi fuggiremo ancora fino all’alba!

“Fermati! Cosa vuoi da me?! Chi sei?! Cosa fai qui?!” Sì, domande, tante domande, per avere più risposte, per avere più tempo. No, si avvicina… Si avvicina ancora. È la notte, è davvero lei. Ha le forme femminili con cui sedurre gli uomini perché le consegnino il loro sonno. Il suo manto nero è il cielo senza luce con cui ci copre, la sua maschera d’argento è la luna da cui ci spia, lucida e brillante come le catene che la avvolgono… sono quelli i fulmini che scaglia nel suo cielo per spaventarci? È la sua voce? Mie orecchie la sentite? Udite la risposta della notte, vi prego…

“Sono il Traghettatore del Regno dei Morti… E sai perché sono qui… o non saresti fuggito”

“No, io… Sei lo spirito della Notte? Sei una creatura assetata del mio sangue?!”

“Non sono uno spirito. Io sono una Cacciatrice, le mie prede sono i morti che non riposano nell’oltretomba, i morti che tornano per tormentare i vivi”

“Allora… Allora sei stata mandata dalla provvidenza! Aiutami! Un orrendo mostro mi dà la caccia! È là fuori! Salvami!”

“Non c’è più nessuno a darti la caccia, là fuori. Sono l’unica a desiderare la tua morte, stanotte… E sono qui”

“No! Che dici?! Che vuoi da me? Non vedi che sono fatto di carne e sangue? Non vedi che sono vivo?!”

“Il tuo corpo è vivo… Ma la tua anima oramai non è che un tremulo bagliore sul punto di spegnersi… Non riconosci questo posto? Non capisci perché ti ho condotto qui?” Che dice?! Guardate, miei occhi. Ricorda, mia mente, che posto è questo? Sì, mi è familiare. Sì, un anno fa… “Un anno fa i bravi cittadini di questo luogo si sono riuniti qui per porre fine alla minaccia di un’immonda strega, non ricordi? Non hanno saputo attendere nemmeno il tempo necessario per trascinarla fuori dalla cattedrale e l’hanno punita per i suoi peccati battendola a morte…”

“Sì, sì, ora ricordo! Ma fu fatta giustizia! Non vi erano dubbi che avesse ucciso e corrotto decine di suoi concittadini!”

“Sì, è vero… Non fu mal giudicata…. Fu un altro il vostro errore: non era una strega, ma una donna posseduta da uno spirito rancoroso che aveva occupato il suo corpo. Le aveva divorato l’anima poco a poco, spingendola a compiere le peggiori atrocità per saziare la sua invidia per la vita. Uccidendola, avete rotto solo l’involucro in cui si nascondeva. Quando avete reso il suo rifugio ormai irrecuperabile, non ha fatto che cercarne uno nuovo in cui annidarsi. Fuggì dagli occhi della “strega” per annidarsi in quelli di chi la fissava nel momento della sua morte. Ricordi per chi fu il suo ultimo sguardo prima che morisse?”

No! No… È così? È per questo che… No! Non lasciarglielo capire, lei ti ucciderebbe! Nega, nega tutto, mia mente!

“Che dici?! Non so di cosa tu stia parlando! Era una strega e la giustiziammo! Persino il prelato la condannò! Ti stai sbagliando! Il suo male non le è sopravvissuto!”

“Puoi pure continuare a mentire, ma ti servirà a poco. Diversamente dalla folla inferocita, quando inseguo una preda non lascio nulla al caso… So tutto di quello che hai fatto negli ultimi mesi, di come dietro alla tua carica pubblica hai segretamente dato sfogo a pulsioni oscene e violente che sono cresciute man mano che perdevi sempre più possesso di quel corpo. La scia di atrocità che ti sei lasciato dietro può ancora riuscire a rimanere ignota all’autorità cittadina, ma non a me. E prima che distruggano anche questo involucro con un processo sommario dandoti modo di ricominciare il tuo malefico ciclo, io porrò fine per sempre alla tua maledizione”

Sa… Sa tutto! Ma no, non sa l’unica cosa importante: che io sono innocente!

“No! No, aspetta! È vero. È vero che ho compiuto dei crimini, ma l’ho fatto solo per evitare che altri, ben peggiori, potessero avvenire! Sì, dici il vero, ora lo so. Da quel giorno, ho sempre sentito che qualcosa era cambiato dentro di me. Ho sentito il male dentro di me sussurrarmi pensieri crudeli. Avevo capito di essere posseduto… Ma sono stato forte! L’ho rinchiuso dentro di me. Ora tu mi riveli chi è il mio prigioniero, ma io l’ho combattuto senza saperne il nome. Vedi? Ho riconosciuto il male e l’ho tenuto dentro di me sacrificandomi!”

“Dubito che le vittime che hai lasciato dietro di te ti ringrazierebbero per questo tuo sacrificio…”

“Ma non capisci?! Ho dovuto! Il demone diventava sempre più forte! Sono solo un umano, non avrei mai potuto tenerlo dentro di me quieto per sempre! Per rimettergli le catene dovevo calmarlo: per questo gli concedevo di usarmi per saziarsi, solo per poterlo ridurre nuovamente al silenzio!”

“Il miraggio di saziare i propri demoni abbaglia gli uomini da tempo infinito, ma è appunto solo un’illusione. Nessun demone può essere saziato. Ogni brano di carne o di spirito che gli diamo non fa che renderlo più forte. Nessun uomo penserebbe di dare latte a un infante per tenerlo piccolo, eppure continuate a credere che i mostri che coltivate al vostro interno siano diversi. Ma non lo sono. Sia gli angeli che i demoni hanno dato molti doni ai mortali e la fame senza fine viene di certo dall’inferno. Gli uomini bramano senza fine e senza mai potersi saziare. Non c’è mai abbastanza tempo, abbastanza conoscenza, abbastanza potere, abbastanza denaro. E tu davvero hai creduto di poter domare la fame di truce dolore di chi ha insegnato agli uomini cosa la fame sia? No, come tutti gli uomini posseduti da un demone, hai abbracciato questa scusa perché ti cullava in un dolce senso di sicurezza mentre il demone cresceva sempre più forte nutrendoti a sua volta con il suo dolce veleno. I demoni non si possono saziare… Si possono solo cavalcare”

“Sei folle?! Le tue parole sono prive di senso! Sei tu quella che è davvero posseduta! Sei tu che sei preda di uno spirito malvagio! Non vedi cosa indossi?! Non vedi come la notte ti avvolge e ti culla?! Non ti rendi conto che sei tu il mostro? I sogni di questa città sono torturati dal volto d’argento della tua maschera, dallo scuotersi delle tue catene! Sei tu che le persone immaginano quando pensano a una creatura d’ombra in agguato nella notte! E la notte è la mia testimone: ti tratta come una figlia proprio come tutti i morti che la chiamano casa! Sei tu quella il cui cuore è stato rapito da un demone!”

“Oh sì… Non lo sai? Non c’è uomo o donna che non sia posseduto… I demoni si agitano in un sonno leggero lì sul fondo del nostro cuore pronti a svegliarsi al primo pensiero che gli rivolgiamo. E da allora e per tutta la vita, non fanno che tentare di divorarci… Oh sì, io ho un demone che cresce dentro di me: è un demone fatto di odio e di rabbia, ma io non ho alcuna pretesa di saziarlo con la morte delle creature che inseguo… Quella brama che scatena dentro di me diventa la mia forza. Lascio che i suoi desideri diventino il vento che riempie le mie vele senza che sostituiscano i miei. Seguendo il suo desiderio di sterminio trovo la forza per vincere le mie battaglie, per non crollare quando la fatica mi avvolge. Non c’è vergogna per gli uomini nell’avere dentro un demone: è a cavallo di esso che raggiungono vette insperate. Il dono dell’inferno è irto di spine, ma non è una maledizione. Ma se, anziché cavalcarlo, gli uomini si lasciano da esso cullare, ecco che possono toccare gli abissi più orrendi. La differenza tra i nostri demoni si limita al fatto che il mio è il legittimo abitante del mio cuore, mentre il tuo è uno spirito malvagio che ha avuto abbastanza forza per manifestarsi in questo mondo e insediarsi in un luogo altrui. In questo sei fortunato… Sei uno dei pochi uomini che può dire senza mentire che i suoi gesti malvagi non gli appartengono. Davvero non è stata colpa tua. Davvero sei innocente nonostante il male che hai fatto. Davvero sei stato costretto”

“Allora… Allora sei qui per liberarmi… per salvarmi da quello spirito malvagio…”

“Sì, ti libererò… Quando la mia lama affonderà nel tuo cuore e lo farà cessare di battere sarai finalmente libero… e stavolta non ci saranno altri corpi in cui fuggire. Gli unici occhi a vederti morire saranno i miei da dietro questa maschera che nessuno spirito può varcare”

“No! Perché?! Hai detto tu stessa che sono stato costretto! Uccideresti me che non ho colpa pur di raggiungere la tua preda?!”

“No… Caccio i Non-morti per impedire che uccidano i vivi e se quindi potessi salvarti, lo farei… Ma è troppo tardi. Non senti che il nostro dialogo non è che un inganno? Non senti che la voce non è più la tua? Non senti che gli occhi non guardano più per tuo comando? Non senti che ormai devi chiedere al tuo corpo di muoversi e agire perché non reagisce altrimenti ai tuoi comandi? Sei solo un velo, il velo che il mostro che ti divora pone di fronte al suo volto perché non lo riconoscano. Si è preso tutto del tuo corpo e della tua anima, lasciandoti rinchiuso in questo piccolo angolo dove ancora tu credi di avere il controllo… Credi che il tuo corpo sia ancora la sua prigione, ma è ormai lui il tuo carceriere e per ogni gesto che vuoi compiere devi a lui chiedere il permesso… Se ti uccido ora, prima che divori anche questo tuo ultimo brandello, almeno la tua anima sarà salva e libera di volare verso il suo destino nell’oltretomba. Questa è l’unica libertà che posso darti. Oppure puoi davvero estinguerti diventando l’ennesimo pasto del mostro che comunque trafiggerò con la mia spada”

“Mostro?! Mostro?! Tu! Tu sei il mostro! Stai lontana da me! Tu vivi prigioniera di un’illusione! L’illusione di essere umana! Sei una creatura delle tenebre! Vuoi solo uccidere! Uccidere me! Me che sono un uomo vero! Io! Io vivo nel giorno! Io accolgo il sole del mattino! Io parlo con i miei simili là fuori nella piazza della città! Io prego in questa cattedrale! E Tu! Tu ti nascondi dopo il crepuscolo! Tu vaghi senza meta! Tu tornerai a nasconderti non appena giungerà l’alba! Come puoi tu giudicare me?! Se vuoi uccidere una creatura della notte non hai che da rivolgere la tua spada maledetta verso di te e trafiggerti su di essa! Va via da qui! Questo luogo è sacro! Non è luogo dove tu possa essere! Non avresti dovuto nemmeno poter varcare la Soglia di questa Cattedrale!”

“L’illuso sei tu… credi davvero che esista una soglia dietro la quale puoi sentirti in salvo? Quella soglia è un’invenzione che gli uomini timorosi hanno creato per non affrontare la propria paura. Sì, io come le mie prede vivo nella notte e la chiamo madre. Ma il crepuscolo non è la soglia che divide il bene dal male. Solo la luce dall’ombra. Sì, era notte mentre il vampiro di Verhagen beveva dal collo della sua vittima prima che lo uccidessi ed era giorno mentre voi illuminavate con la vostra giustizia il precedente ospite dello spirito che hai nel corpo. Ma era giorno anche mentre con lei giustiziavate i suoi familiari complici di una “strega” che non esisteva. Ed era sempre giorno mentre volgevate lo sguardo altrove mentre gli schiavi nei campi venivano battuti perché lavorassero più in fretta per voi. Era giorno mentre picchiavate quel ragazzo solo perché aveva detto male del re. Non è dietro la Soglia del tramonto che puoi rinchiudere il male. Né dietro a quella del Sangue. Chi brandisce una spada per difendere la propria o la altrui libertà è diverso da chi lo fa per prevaricare o arricchirsi, anche se il suo strumento è lo stesso. Chi muore per difendere una causa di giustizia non giace sullo stesso lato di chi è morto per osteggiarla, anche se entrambi giacciono oltre la vita. Gli uomini hanno costruito molteplici Soglie fasulle a cui fosse facile obbedire per non dover affannarsi a capire cosa è bene e cosa è male. Nel giorno vive il bene, nella notte vive il male. Ma nel testo sacro che tanto avete letto in questa cattedrale, c’è scritto che il frutto proibito ha insegnato all’uomo a distinguere il bene dal male, non il giorno dalla notte. E Tu… Tu hai ucciso di giorno. Il tuo cuore è stato sbranato sotto la luce del sole e ora il tuo divoratore usa ciò che è rimasto di te per costruire un’ultima soglia dietro alla quale vuole ripararsi. Una soglia fatta di luce e ombra dietro cui vuol rifugiarsi e scambiare la propria colpa con l’innocenza di colui che ha consumato fino a non lasciarne che uno spicchio. Perché sa che le mie lame non trafiggono chi non ha colpa. Ma io, anche se vivo nella notte, conosco una sola Soglia: io ho mangiato quel frutto proibito fino all’ultimo morso… E ne sono fiera”

Stanco… Sono stanco… Quante cose avete udito, mie orecchie… Quante cose hai detto, mia bocca… sono tutte parole nostre, mia mente? Sei tu? Sei tu, mio viso? Sei tu lì riflesso nella maschera della Cacciatrice mentre estrae la spada? No… Non lo sei… Non sei più mio, vero? Nemmeno voi, miei occhi… Non mi appartenete più. Anche se è terribile come la notte, questa donna dice il vero. Lo sento anche attraverso orecchie non mie… Lo vedo nel riflesso non mio… Lo sento nel peso di gambe non mie… Lo percepisco con l’unica cosa che di umano mi è rimasta, l’unica cosa che chi non è uomo non può divorare… Quel frutto proibito… Quella Soglia che divide il Bene dal Male… Quella soglia che ho ignorato per così tanto tempo… Sì, hai ragione, mia Cacciatrice, prima che io la scordi di nuovo, prima che il mostro che ho dentro celebri il Funerale di quella mia Soglia, suona tu una Marcia Funebre per quelle false che ho creato e che mi hanno insegnato… “…E salvami… finchè sono ancora Libero”

“Questa è la voce di un uomo… Questa è la Voce che non può essere Divorata…

 

…E io la Ascolterò!”

     

 

“Spirito Custode del Crepuscolo /

Veglia su di me soprattutto quando scivolo /

Nelle pieghe della sera in cerca d’oro /

Prima che il mattino lo divori /

Prima che ritorni un’altra alba a prendermi /

Prima che sia pronto per difendermi /

Prima di esaurire il tempo disponibile”

 

La Comitiva, Nottetempo-

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