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Autore: Black Mariah    25/05/2018    2 recensioni
-Michael è un ragazzo dell'alta borghesia di New York, erede di uno dei più ricchi banchieri d'America. Sarah lavora in un supermercato per pagarsi i materiali per i suoi dipinti e aspira a diventare un'artista. Perfetti sconosciuti, conducono stili di vita diversi, vivono in contesti sociali diversi, ma c'è qualcosa che li accomuna: un letto di ospedale.
Il destino ha deciso di farli incontrare in un momento sbagliato: non possono parlarsi, non possono toccarsi, non possono vedersi.
Sarah passa il tempo facendo volontariato al General Hospital di NY e si troverà inaspettatamente a provare dei sentimenti per quell'estraneo in coma: Michael.-
Dal primo capitolo:
"I suoi tratti somatici erano dolci, molto belli e delicati per un ragazzo. Aveva i capelli castano chiaro tendente al biondo e il mento ricoperto da una leggera barba dello stesso colore. Il suo viso in svariati punti era segnato da escoriazioni, mentre le braccia nude, presentavano fasciature, lividi e tagli.
Se non si fosse trovata in quella situazione, e se non ci fossero stati quegli evidenti segnali di incedente, avrebbe scommesso che il ragazzo stesse dormendo beatamente"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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27
 
-Vado a prendermi qualcosa da bere…- fece Sarah, cercando di allontanarsi da Michael il più velocemente possibile.
Si divincolò tra la gente cercando di non cadere e di non perdere l’equilibrio sui tacchi. Improvvisamente aveva iniziato a sentire caldo e la sensazione di capogiro le era ritornata.
Aveva ancora impressa davanti agli occhi la scena piuttosto equivoca a cui aveva assistito. Le parole di Blake le rimbombavano ancora nella testa e non riusciva a non pensare al fatto che, in fondo, potessero essere vere.
Stava provando un misto di emozioni contrastanti: era arrabbiata con Blake per la sua continua intromissione tra lei e il suo ragazzo, era persino gelosa di lei, delle sue movenze e del suo comportamento da predatrice ed era arrabbiata per la prima volta con Michael, a partire dal suo lunatico comportamento in biblioteca.
Fino a quel momento non aveva mai visto Michael sotto quella veste e la cosa era dovuta al fatto che lei l’aveva conosciuto in un momento della sua vita in cui Michael era tutto fuorché se stesso e lei si era convinta che il ragazzo fosse davvero in quel modo.
Allora che ci pensava non aveva mai chiesto nulla di specifico sul suo passato e non si era mai soffermata molto a pensarci. Aveva cercato sempre di giustificare ogni suo comportamento o di comprenderlo, ripetendosi che l’unica motivazione per cui aveva agito in un modo piuttosto che in un altro era che aveva fatto la cosa che gli sembrava più giusta.
Traballando sui tacchi e cercando di andare spedita come un treno, si allungò verso il tavolo degli champagne, ma proprio quando stava per prendere un calice, venne fermata all’improvviso da qualcuno che la strattonò.
-Ehi, credo tu stia un po’ esagerando! - esclamò Sam prendendola per il braccio e tirandola verso di sé, facendo risultare il tutto agli occhi dei curiosoni come un maldestro tentativo di approccio.
-Sam, lasciami stare- replicò Sarah piccata, cercando di divincolarsi dalla sua presa, che le parve più salda di quello che si aspettava –Lasciami- ripeté a denti stretti, guardando Sam dritto negli occhi e fulminandolo con lo sguardo.
Il ragazzo aggrottò la fronte, sorpreso dal tono e dall’espressione rabbiosa sul volto della mora. Da quando l’aveva conosciuta era la prima volta che la trovava visibilmente scossa e arrabbiata.
Sam allentò la presa e Sarah scappò via da lui, ma in men che non si dica la raggiunse e la girò verso di sé.
-Sarah è successo qualcosa? Stai bene? - chiese serio.
Sarah deglutì, espirando e chiudendo per un attimo gli occhi.
-Sì, sto benissimo- disse. Ma le sue parole risultarono finte anche a lei.
Sam la guardò per qualche secondo cercando di capire dove potesse essere il problema, ma a parte il fatto che la ragazza gli sembrava solo un po’ ubriaca, non trovò nulla di diverso, forse aveva solo i capelli un po’ scompigliati e la camicetta un po’ più aperta del solito.
-Dov’è Michael?- chiese allora, guardandosi lentamente attorno alla ricerca dell’amico.
-Non lo so e non mi interessa. Magari è con Blake o con qualsiasi altra persona che non sia io- rispose Sarah, serrando i denti e mettendosi a braccia conserte. Non voleva fare una scenata, né tanto meno fare la parte della gelosa davanti a Sam, ma non riusciva ancora a sbollire la rabbia. In quel momento avrebbe voluto solo chiudersi nella sua stanza, togliersi quelle maledettissime scarpe con i tacchi e non pensare più a niente.
Sam a quelle parole assunse la sua solita espressione da schiaffi. Durante gli anni aveva incontrato abbastanza ragazze da capire come e perché erano arrabbiate.
-Ti sei ingelosita? - disse Sam sorridendo, mostrando le fossette che Sarah adorava, ma che in quel momento non facevano altro che innervosirla maggiormente.
-Che cosa?- chiese incredula, cercando di non innervosirsi ulteriormente davanti a quella domanda. Dopo tutto quello a cui aveva dovuto assistere in quei pochi minuti, la sfacciataggine e il giudizio di Sam non le interessavano proprio.
-Si vede da lontano un miglio- disse continuando a sorridere e togliendo il bicchiere dalle mani di Sarah –Hai litigato con Michael per Blake?-
-Sam, non ne voglio parlare. E comunque il tuo amico si è comportato da vero idiota- rispose di botto Sarah, che avrebbe voluto solo andarsene da lì.
-Ah, suvvia, che cosa potrà aver fatto mai…- iniziò a dire Sam, portandole un braccio dietro la schiena e facendola spostare da vicino al tavolo.
La mora scosse la testa e se avesse potuto avrebbe iniziato ad urlare. Era quello l’effetto che le faceva la gelosia? Perché era davvero contenta di non averla mai provata fino ad allora.
Fece finta di non sentire e si fece guidare da Sam da qualche parte in attesa di sbollire la rabbia.
-Allora qual è il problema?- richiese il ragazzo, sedendosi su una dormosa in un angolo. Sarah rimase in piedi.
-Sam, ti ho detto che non ne voglio parlare. Voglio solo andarmene in stanza, mi sono stufata di questa serata- ribatté piccata Sarah.
Il ragazzo la scrutò silenzioso, facendo vagare velocemente i suoi occhi cervone lungo il suo profilo. Continuava ad essere visibilmente scossa, ma non accennava a raccontargli nulla, quindi pensò bene di non immischiarsi. In fondo Michael non avrebbe potuto fare nulla di così grave dal non essere perdonato di lì a qualche ora.
-Va bene, come vuoi…- iniziò a dire lui con aria piuttosto scettica –Ma se posso darti un consiglio, cerca di prendere più alla leggera queste serate…Sono fatte per divertirsi…-
Sarah lo guardò quasi allibita da quelle parole. Che diavolo significava? Che solo perché erano serate dove ci si ubriacava o si stava in compagnia, uno era giustificato a far tutto? Anche ad assumere comportamenti discutibili?
Nel momento in cui stava aprendo la bocca per rispondere, fu interrotta da una voce decisa e seria alle sue spalle.
-Sarah, dobbiamo parlare- fece Michael risoluto, raggiungendola con pochi passi e posizionandosi di fronte a lei.
Il biondo non prestò minima attenzione a Sam, che ancora era seduto di fronte la ragazza e stava spostando lentamente lo sguardo da uno all’altra.
Sarah girandosi gli rivolse uno sguardo arrabbiato e poi corrucciando le labbra iniziò a guardare un punto indistinto di fronte a sé.
Sam percepì che la situazione era più seria di quanto pensasse, perciò pensò bene di allontanarsi e di dare ai ragazzi un minimo di privacy.
Lui e Michael si guardarono qualche secondo senza dirsi nulla, poi il biondo tornò a guardare Sarah, che per la prima volta gli appariva con i lineamenti induriti e tesi.
La ragazza non disse nulla e continuò a guardare altrove. A differenza delle altre volte si sentiva quasi offesa dal suo comportamento, e in tutto quel turbinio di emozioni che stava provando, gli occhi di ghiaccio di Michael erano l’ultima cosa che le servivano.
-Che cosa vuoi? Non hai altre ospiti miliardarie da intrattenere?- rispose tagliente la mora, mantenendosi ad una distanza di sicurezza da lui.
Michael a quelle parole incassò il colpo ma non si fece intimidire più di tanto.
-Senti, mi dispiace per quello che hai dovuto sentire…- iniziò a dire forse con un tono che sembrava tutto fuorché dispiaciuto.
Sarah scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, di certo non stava iniziando con il piede giusto.
-Non devi dare peso a quello che dice Blake, lo sai com’è fatta…- continuò a dire.
In realtà in quel momento Sarah capì che Blake era solo quella che le aveva fatto saltare i nervi e che in realtà quello che aveva assunto un comportamento sbagliato era stato Michael.
-Ma almeno guardami quando ti parlo! - esclamò Michael arrabbiato, forse un po’ troppo, di fronte all’indifferenza della ragazza.
Al sentire quelle parole dette con un tono piuttosto aggressivo, Sarah girò la testa e rivolse a Michael uno sguardo a dir poco omicida, sia perché era la prima volta che il ragazzo alzava la voce con lei e sia perché lui non aveva proprio nulla per cui arrabbiarsi dato quello che lei era stata costretta a subire.
Prima che Sarah potesse rispondergli, Michael si scusò, quasi mortificato. Odiava perdere il controllo e soprattutto odiava perdere il controllo con lei. Era andato lì per scusarsi e non per darle addosso.
-Dio, mi dispiace, scusami- fece passandosi una mano tra i capelli e facendo un passo in avanti –Non volevo alzare la voce…- continuò –Sono un idiota-
-Sì, sei un idiota- gli rispose all’improvviso Sarah guardandolo e pensava di esserlo anche lei dato che in quel momento, anche se avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, lo trovava persino attraente.
Michael rimase sorpreso da quella sua risposta repentina e la guardò serio. Doveva proprio averla fatta arrabbiare.
-Sarah…- iniziò a dire lui poggiando le mani sulle sue spalle.
-No, Michael nessun Sarah…- fece lei allontanandosi –Te la sei presa solo perché ti ho detto di no! Scusami tanto se ho pensato che forse non era il caso di fare sesso in un salone dato che poteva entrare qualcuno da un momento all’altro e dato che nella stanza accanto c’erano più di cento persone!- iniziò a dire la ragazza arrabbiata.
Michael l’ascoltò in silenzio e non poté fare a meno di darle ragione.
-Non so…magari a te piacciono questo genere di situazioni, ma a me no. E poi…- continuò a dire con un po’ più di difficoltà –Dio, ti ho detto anche che…- continuò senza finire, cercando di non apparire scossa e dispiaciuta.
“Ti ho anche detto che ti amo” voleva dirgli “avresti potuto essere un po’ più comprensivo”.
Michael a quelle parole cercò di avvicinarsi di più. Era davvero dispiaciuto per tutto, ma soprattutto per quello. Sapeva quanto fosse difficile per Sarah esternare i propri sentimenti e lui si era comportato come se non avesse dato minimamente peso alla cosa, quando non era affatto così.
-Sarah, io…- iniziò a dire il ragazzo. Cercò di prenderle la mano ma lei si ritrasse.
-Michael- disse improvvisamente una voce alle loro spalle. Era una voce baritonale e molto matura che Sarah aveva sentito solo una volta. Proveniva da un uomo alto e con i capelli castano scuro e vestito di tutto punto: Miles Trisher, il padre di Michael.
Il ragazzo si girò quasi spaventato da quella voce. Era l’ultima persona che si immaginava avesse potuto interromperlo in quel momento.
-Papà- disse Michael a denti stretti, irrigidendo la mascella e allontanandosi da Sarah.
Alla ragazza non sfuggì quel dettaglio ma rimase in silenzio. Quella era una di quelle situazioni in cui odiava trovarsi. Non sapeva né cosa dire e né cosa fare. Era molto imbarazzata e non riuscì nemmeno ad alzare la testa. Sentiva su di sé gli occhi indagatori del signor Trisher che chissà cosa stava pensando in quel momento.
-Dobbiamo aprire lo champagne per il brindisi finale. Vieni- fece l’uomo al figlio non rivolgendole la minima attenzione, spostando lentamente i suoi occhi da Michael alla ragazza mora con lui.
-Sì- rispose Michael senza battere ciglio. Lanciò un ultimo sguardo a Sarah, quasi a volerle dire con gli occhi di seguirlo, e poi iniziò a camminare dietro il padre, che aveva già iniziato ad avviarsi verso il salone.
Sarah rimase impietrita nell’angolo vicino la parete. Il padre di Michael non poteva palesarsi in un momento peggiore. Non sapeva se aveva assistito al loro litigio, se avesse intuito qualcosa o altro, ma di certo quello era stato il modo peggiore di presentarsi, anzi non si era presentata affatto.
Chiuse un attimo gli occhi e inspirò profondamente. Non aveva nessuna intenzione di ritornare al ricevimento e di mettersi seduta in un angolo ad aspettare che Michael finisse di fare le sue cose da ricco ereditiere. Per quanto le riguardava se ne sarebbe ritornata volentieri a casa, e per casa intendeva il suo appartamento a New York.
Il leggero mal di testa che aveva si era trasformato in un martello pneumatico, perciò decise di dileguarsi e di andarsene nella sua stanza, tanto la sua assenza sarebbe passata sicuramente inosservata.
Risalì la grande scalinata che portava ai pieni superiori e dopo aver proceduto un po’ a tentoni, riconobbe la porta della camera che le era stata riservata ed entrò dentro.
Non appena si chiuse la porta alle spalle, le sembrò quasi di essersi lasciata tutta quella serata alle spalle. Chiuse fuori le voci degli invitati e improvvisamente fu catapultata nel silenzio della sua grande camera da letto, che non aveva nulla di dissimile da una suite di un albergo a cinque stelle. Si guardò attorno, indecisa sul da farsi, poi notando che la stanza era dotata anche di un bagno con una vasca, decise di farsi un bagno caldo. Magari si sarebbe rilassata e il mal di testa si sarebbe attenuato.
Preparò l’acqua calda e si spogliò. Piegò ordinatamente i suoi vestiti su una poltroncina vicino il letto e si immerse nella vasca.
Non ricordava quand’era stata l’ultima volta che si era fatta un bagno caldo. Avere la vasca lo considerava un lusso, soprattutto considerando che il bagno del suo appartamento era sì e no due metri per due. Chiuse gli occhi e appoggiò la testa allo schienale. Era una situazione surreale. Al piano di sotto si stava svolgendo un ricevimento a cui aveva preso parte tutta la New York per bene, lei aveva litigato con Michael, lui aveva assunto un atteggiamento per lei quasi incomprensibile e in quel momento il ragazzo avrebbe potuto essere tra le grinfie di chissà quale ragazza, se non proprio Blake, e per non considerare il fatto che Miles li aveva colti mentre erano intenti a litigare. Le immagini dei momenti trascorsi fino ad allora le scorsero davanti agli occhi: era andato tutto a rotoli, eppure era iniziato tutto bene. Si stava divertendo, lei e Michael stavano bene e in biblioteca era stato tutto così dolce ed emozionante fino a quando Michael non si era infastidito.
Le parole che Blake aveva rivolto al suo ragazzo le rimbombavano ancora nella testa, così come l’immagine di lui che se l’era avvicinata strattonandola e prendendola da un braccio che le avevano dato l’impressione di un non so che di carnale.
Non voleva credere a quello che la bionda gli aveva detto, ma una parte di lei sapeva che quelle parole avrebbero potuto essere vere.
Se solo le cose non fossero andate in quel modo, avrebbe tanto voluto che in quel momento Michael fosse stato lì nella vasca con lei.
Ripensò al momento in cui si era abbandonata tra le sue braccia, a quando gli aveva detto di amarlo. Non aveva mai detto niente del genere a nessuno prima di allora e lui lo sapeva. Michael sapeva in generale che lui era la sua prima volta in ogni cosa e quella sera si era comportato da perfetto maschio il cui unico scopo è quello di andare a letto con qualcuna.
Si ridestò infastidita da quel momento di trance e si alzò dalla vasca. Si era fatta quel bagno per cercare di lasciarsi la cosa alle spalle, non per pensarci ancora.
Si diresse al centro della stanza e si avvolse nell’accappatoio, era morbidissimo e il contatto della stoffa con la sua pelle le causò una sensazione piacevole.
Si diresse nella stanza da letto e accese la tv sul primo canale che le capitò, giusto per non rimanere nel silenzio più assoluto, prese il suo borsone e tirò fuori quello che doveva essere un pigiama: ovvero un pantalone comodo e una felpa larga.
Proprio nel momento in cui si stava per spogliare sentì bussare alla porta. In un primo momento rimase interdetta, pensò quasi di esserselo immaginato, poi però quando sentì di nuovo lo stesso rumore, si diresse verso la porta.
Michael sentì i passi della ragazza farsi sempre più vicini e quando lei si fu avvicinata abbastanza da poter sentire, parlò.
-Posso entrare?- fece, allentandosi la cravatta e passandosi una mano tra i capelli. Quella serata era stata fin troppo lunga per i suoi gusti.
Al sentire la voce di Michael, Sarah tentennò un po’. Se fosse stata una ragazza capricciosa probabilmente l’avrebbe lasciato fuori, ma dal momento che era fin troppo morigerata e gentile, aprì semplicemente la porta e gli fece cenno di entrare.
Michael fu investito da un piacevole calore e rimase sorpreso di trovarla in accappatoio.  Per qualche indefinita ragione l’immagine della ragazza in quello stato, con i capelli raccolti, avvolta nell’accappatoio e nella sua solita semplicità gli suscitò un sorriso.
Si chiuse la porta alle spalle e si mise al centro della stanza, con le mani sui fianchi in segno di attesa.
Sarah gli rivolse lo sguardo, ma era ben intenzionata a non rivolgergli la parola. Fino a prova contraria era lui che l’era venuta a cercare.
-Sapevo che ti avrei trovata qui- iniziò a dire il ragazzo tanto per rompere il ghiaccio, ma di fronte allo stato glaciale di Sarah, che stava facendo finta di controllare delle cose nel borsone rincarò la dose.
-Hai intenzione di fare così per tutta la sera?-
Sarah a quelle parole alzò la testa e lo fulminò con lo sguardo. Lo stava facendo di nuovo, si stava scrollando di dosso le sue responsabilità e stava facendo passare lei per quella che aveva la colpa.
Scosse la testa e si posizionò davanti a lui con le braccia conserte in segno di attesa.
-Hai finito di fare le tue cose?- disse lei, cercando di usare un tono consono,  alludendo ai suoi impegni di rampollo della famiglia Trisher.
Michael fece scorrere i suoi occhi celesti veloci su di lei, indugiando più del dovuto sulle parti di pelle scoperte e abbozzò un sorrisetto sghembo.
-Sono qui davanti a te…- disse con fare ovvio, continuando a tenere le mani sui fianchi.
Sarah lo guardò e alzò gli occhi al cielo. Faceva anche lo spiritoso…
-Senti, mi dispiace per come mi sono comportato…Non so che mi è preso- aggiunse poi il ragazzo, tornando serio. Allora che ci pensava non erano tante le occasioni in cui si era scusato con qualcuno in generale, soprattutto per quel motivo. Fino a quel momento nessuna ragazza l’aveva rifiutato e lui aveva reagito come un vero cazzone.
-Io…penso di essermi fatto prendere un po’ troppo dal momento…- aggiunse, incatenando gli occhi a quelli di Sarah.
La ragazza sospirò e cercò di reggere lo sguardo di ghiaccio del biondo. Dopo quanto era successo le sembrava che Michael avesse un’aria più matura e meno innocente del solito, ma forse era solo la barba incolta a darle quella impressione.
-E’ tutto qui?- aggiunse lei stringendosi maggiormente nell’accappatoio –E’ solo questo quello che hai da dire? Che ti sei fatto prendere un po’ troppo dal momento?- ripeté sarcastica.
-Cos’altro dovrei dirti?- fece lui sinceramente confuso.
Sarah a quelle parole iniziò davvero ad innervosirsi, ed erano poche le occasioni in cui lo faceva. Respirò profondamente giusto per organizzare le idee e per non apparire troppo presa dalla cosa e poi parlò.
-Cos’altro dovresti dirmi? - ripeté a denti stretti scuotendo la testa.
-Vuoi ripetere tutto quello che ti dico o hai anche una mezza intenzione di parlare? - fece Michael spazientito, sfilandosi la cravatta e gettando la giacca sul letto.
Sarah lo guardò allibita. Ma che diavolo gli stava prendendo quella sera?
-Non lo so, magari perché non inizi dicendomi perché non hai battuto ciglio alle parole di Blake? O perché permetti che lei ti giri sempre attorno senza fare niente, quando si vede da lontano un miglio che fa di tutto per elemosinare le tue attenzioni…- iniziò a dire piccata –O magari mi dici anche perché ti sei comportato da vero stronzo quando avresti potuto aspettare due ore e avresti comunque ottenuto quello che volevi! - concluse arrabbiata.
Michael a quelle parole si irrigidì e serrò la mascella come era solito fare quando iniziava ad agitarsi –Ti ho già chiesto scusa per questa cosa- disse con lo sguardo basso, sinceramente dispiaciuto –E non capisco perché continui a dare peso alle parole che dicono gli altri…- aggiunse.
-Perché tutti quanti non fanno altro che ripetermi come tu sia diverso da come ti comporti con me!- esclamò Sarah, centrando il punto della situazione –E questa sera ti sei comportato esattamente come dici di non essere più- concluse, quasi rattristata nel dirgli quelle parole.
-Sarah, lo vuoi capire che per me è difficile?- sbottò Michael all’improvviso. La ragazza a quel punto alzò lo sguardo e cercò di intercettare il suo: in quel momento era lui che non la stava guardando.
-Io…- iniziò a dire con difficoltà. Sarah lo guardò meglio, sbagliava o era…imbarazzato? –E’ difficile per me controllarmi…- continuò a denti stretti –Ogni volta che tu ti spingi oltre…-
Sarah lo stava guardando incredula. Che diavolo stava dicendo?
-Noi non stiamo molto insieme e io vorrei…-
-Ah, quindi adesso la colpa è mia? - lo interruppe Sarah immaginandosi quello che lui le stava per dire –Non facciamo abbastanza sesso per come sei abituato? E’ questo il tuo problema? - chiese la ragazza, sinceramente sconvolta.
-Non sto dicendo questo- disse Michael guardandola fisso negli occhi.
-O forse il problema è che…aspetta com’è che ha detto Blake…E’ un sesso troppo monotono per i tuoi gusti? - continuò la ragazza rincarando la dose –E’ per questo che prima lo volevi fare nel salone, lo trovi più eccitante? -
-Sarah, smettila- le fece Michael serio. Stava degenerando, e odiava il fatto che lei pensasse quelle cose di lui. Non l’aveva mai forzata a fare nulla, era sempre stato molto rispettoso nei suoi confronti e aveva cercato sempre di reprimere le sue voglie proprio per darle tempo, perciò sentire quelle cattiverie gratuite lo stavano davvero ferendo.
La mora rimase in silenzio di fronte a quella richiesta e si soffermò a guardare meglio il ragazzo. Il biondo le sembrava piuttosto dispiaciuto e aveva assunto un’espressione indefinita, con le labbra tese e la mascella serrata.
-Ma perché pensi queste cose? -le fece lui quasi disperato, passandosi una mano sul volto e poi tra i capelli. La sua voce era quasi ridotta ad un sussurro.
Sarah al sentire quelle parole alzò lo sguardo e lo fissò. Sentì un forte fastidio allo stomaco nel momento in cui si rese conto di averlo ferito profondamente e sentì il naso pizzicarle. Cercò di cacciare indietro le lacrime.
Michael scosse la testa e si sporse sul letto per riprendersi la giacca e la cravatta.
-Io non so perché sei così insicura di me, ma non credo che fino ad ora io abbia fatto qualcosa per farti pensare questo- fece lui, infilandosi la giacca del completo e mettendosi la cravatta in tasca. Stava per andarsene.
-Io non sono insicura di te- rispose Sarah –Altrimenti non ti avrei mai detto che ti amo- aggiunse, cercando di rimediare –E’ solo che stasera mi sei sembrato un’altra persona e non penso che il problema sia la nostra vita sessuale- concluse stringendosi maggiormente nell’accappatoio. Stava iniziando a sentire freddo e non aveva intenzione di cambiarsi lì di fronte a lui.
-Io ti voglio così come sei, l’importante è che tu sia te stesso…- concluse.
Michael rimase in piedi al centro della stanza, in silenzio.
Era costantemente diviso tra la sua vita passata, quella presente, Sarah, il suo lavoro alla banca, la sua famiglia…Lui era così, così come si comportava con Sarah, ma era anche come si comportava con Sam o con il resto delle persone che interagivano con lui. Mentre stava raccogliendo le idee su quello che la ragazza le aveva appena detto, lei prese degli indumenti da sopra il letto e si diresse in bagno, lasciando la porta leggermente dischiusa. Anche lui avrebbe voluto dirle che avrebbe tanto voluto che Sarah non si vergognasse a spogliarsi o a vestirsi davanti a lui, che per lui era normale e che non ci trovava nulla di strano, ma sapeva anche che Sarah era fatta così, che aveva bisogno della sua privacy e a lui stava bene, perché era quello che la caratterizzava.
-Posso rimanere qui? - chiese il ragazzo quando Sarah uscì dal bagno con la felpa in dosso.
La mora lo guardò e per la prima volta nelle ultime ore, lo riconobbe.
-Come preferisci- gli fece girandogli attorno e sistemando il borsone su una sedia. Quando passò da vicino a Michael il ragazzo la prese per un polso e la avvicinò a sé, cercando di sentirla di nuovo vicina, così come in biblioteca. Appoggiò le labbra sulla sua fronte inumidendogliela leggermente e poi le sibilò in un orecchio –Lo sai che ti amo…- Il suo tono era quasi disperato, quasi se Sarah se ne sarebbe andata dalla sua vita da un momento all’altro sembrandogli sempre più distante.
Intrecciò le sue mani fra le sue e poi le prese il viso, alzandoglielo e costringendola a guardarlo negli occhi.
-Sì…lo so- gli rispose Sarah, piegando le labbra in una specie di sorriso. Gli portò le mani sulle braccia e si appoggiò di più a lui, abbracciandolo leggermente.
Si sentiva strana, stanca e svuotata, come se quel litigio le avesse succhiato tutte le energie.
Si staccò da lui e si diresse verso il letto, aprendo le coperte e infilandosi dentro. Michael la guardò silenzioso e dopo essersi tolto la giacca e dopo aver sbottonato la camicia, iniziò ad aprire i cassetti alla ricerca di qualcosa da mettersi. Trovò il pantalone di un pigiama e senza farsi troppi problemi si spogliò e se lo infilò, mettendosi a petto nudo sotto le coperte.
Spense la luce e dopo qualche secondo cercò Sarah con il suo corpo, abbracciandola da dietro e appoggiando la testa nell’incavo del suo collo.
La ragazza fu investita di nuovo dal suo profumo, che inspirò lentamente. L’odore di Michael le penetrò fin dentro i polmoni e ne rimase quasi assuefatta. Le sue labbra vagarono sul suo collo, lasciandole tanti piccoli baci che seguivano prima la sua spalla e poi il suo profilo. Michael la strinse di più a sé, cercando in lei un minimo di reazione. Inspirò il suo profumo, affondò il naso tra i suoi capelli e dopo aver intrecciato le gambe con le sue, con un gesto deciso la girò, posizionandosi in parte sopra di lei.
-Posso darti un bacio?- le sussurrò chiedendoglielo quasi disperatamente e sfiorandole il viso prima con la punta del naso e poi con il mento. La sua barba le accarezzò la pelle e le causò un piacevole brivido che le partì dal centro dello stomaco.
Non rispose, allungò solo le braccia per passargli una mano tra i capelli e si sporse, facendo scontrare le loro labbra. Fu un bacio grezzo, quasi violento, carico di emozioni represse e parole non dette. Michael si spinse un po’ più vicino a lei, giusto quel tanto che serviva a sentire le sue forme premere sul suo corpo e poi, così come si era insinuato veloce nella sua bocca, si staccò all’improvviso.
-Buona notte- fece con voce roca, passandole un pollice sulle labbra e abbandonandosi sul cuscino.
Sarah rimase interdetta, ancora con il fiatone per il bacio letteralmente mozzafiato che il ragazzo le aveva dato. Riconobbe i suoi lineamenti nella penombra, compresi i suoi occhi azzurri.
-Buona notte- ripeté rimanendo a fissare il soffitto intarsiato, con ancora il cuore che le batteva forte.


 
***
Ciao a tutti e ben ritrovati!
Lo so, non ci sono spiegazioni, non so nemmeno io da quand'è che non aggiorno, forse saranno più di un anno. 
In questo periodo la mia vita è cambiata, mi sono laureata, ho iniziato una nuova avventura e ho iniziato a lavorare, ma il mio pensiero a questa storia, al fatto che la dovessi per forza finire, non mi ha mai abbandonato ed è per questo che ho deciso di prenderla di nuovo in mano e di continuare a scriverla, questa volta per concluderla. 
So che è da tanto che non scrivo, quindi magari ci potrebbero essere delle imperfezioni, ma siate clementi con me, vi prego! 
Voglio troppo sapere cosa ne pensate di questo capitolo, del comportamento di Michael e di quello di Sarah, quindi esprimetevi! 
Non so a quando sarà il prossimo aggiornamento, spero per la settimana prossima, ma vi prometto che non farò passare un altro anno!
Vi adoro! 
xoxo
Mariah 

 
   
 
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