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Autore: Vera_D_Winters    27/05/2018    1 recensioni
"... Ad un tratto lo sfiorarsi delle nostre dita non era più un contatto casuale ed imbarazzante, ma qualcosa che desideravo con tutto il cuore che accadesse. E' stato in quel momento che ho odiato quegli stupidi guanti che mi impedivano di sentire il calore della sua mano sulla mia pelle... "
[...]
Fanfiction per Sabo ASL con tanto love e qualche madonna durante la stesura
Paring: SaboxKoala
Timing: Tra Dressrosa e il Reverie (possibili spoiler)
Rating: Giallo potenzialmente, ma è possibile che cambi in corso d'opera
Enjoy
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koala, Rivoluzionari, Sabo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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... C'è solo una persona che può aprire una porta con tanta forza, ed avere anche il novantotto percento di possibilità di colpire in faccia proprio lui.
«Koala... »  
La voce dolorante di Sabo è un mugugno nell'aria mentre le dita corrono a massaggiarsi il naso.
«S...Sabo Kun, oddio mi dispiace! »  
Coprendosi la bocca con la mano per non mostrare la risata che minaccia di sfuggire al suo controllo, la giovane donna si alza sulle punte dei piedi per controllare di non aver lasciato qualche danno permanente sul viso del compagno, ed è in quell'avvicinarsi innocente, in un gesto quasi quotidiano per loro, che ancora una volta l'imbarazzo scivola su entrambi. Le gote di lei si fanno purpuree, mentre il giovane si schiarisce la gola per darsi un tono.
«Non c'è problema. Non mi sono fatto niente. »  
«Oh, bene! Meglio così. »  
Il cilindro nero viene calato meglio sulla fronte per nascondere lo sguardo, ed entrambi proseguono nel loro muoversi giornaliero, verso due direzioni opposte.
Da quando... quando le cose sono cambiate?
Quando il bambino si è fatto uomo e la bambina si è fatta donna? Quando tutto questo ha cominciato a rendere difficoltoso il semplice ritrovarsi viso a viso, com'era sempre accaduto tranquillamente invece sino a quel momento?
Koala non possiede risposte a quelle domande, o almeno non ancora...


[...]

«Ma tu guarda se quell'idiota si decide a rispondere! »  

Il Den Den Mushi suonava ininterrottamente, e brutalmente veniva ignorato.
Sabo in quel momento infatti se ne stava sdraiato comodamente in mezzo all'erba alta, le braccia incrociate dietro il capo, la testa del cappello posata sugli occhi così da ripararsi dal riverbero del sole di mezzogiorno.
Da quando aveva recuperato la propria memoria perduta erano aumentati i momenti presi per sè, per riordinare le idee, per riorganizzare i propri desideri.
Si agitavano in lui lo scalpitante ragazzo che voleva donare libertà al mondo intero, e il bambino di un tempo che quella libertà la voleva per sè, in cerca di un viaggio avventuroso oltre i confini di un mare sconfinato.
Si, il peso dei ricordi non era una cosa così facile da gestire, soprattutto quando ad esso si aggiungeva il senso di colpa.
Visitare la tomba di Ace non gli aveva portato quella tranquillità che aveva immaginato, anzi aveva solo acuito le sensazioni più pesanti, i fardelli invisibili che tuttavia appesantivano il suo cuore.
Lui non c'era stato. 
Forse la sua presenza non avrebbe cambiato nulla, ma lui non c'era stato nel momento più importante, ed Ace era morto. Morto nella bugia di una perdita mai avvenuta. Morto credendo che anche Sabo lo fosse, e così come una scomoda eredità il senso di colpa era scivolato dall'uno all'altro come una catena invisibile.
Tutti quesi pensieri gli impedivano di concentrasi a dovere sulla missione imminente, e per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a scacciarli via come avrebbe dovuto fare...

«Lo sapevo che ti avrei trovato qui.»  
Il giovane si alzò di scatto nell'udire la voce della compagna, sussultando per essere stato preso alla sprovvista, e poco mancò che nel farlo non le tirasse una craniata contro il mento, dato che lei si era protesa su di lui, giunta tanto silenziosamente da non essere udita.
Tiratasi indietro con uno scatto, evitando per poco il colpo, rivolse a Sabo uno sguardo scontento, le mani ora poggiate sui fianchi nella tipica posa di chi sta per fare una ramanzina. Ramanzina che però non arrivò.
Koala non seppe dire cosa avesse visto dietro lo sguardo color onice del biondo rivoluzionario, ma tanto le bastò per ricacciare indietro le parole, e rivolgergli invece uno sguardo accondiscendente.
«La nave è pronta, Dressrosa ci aspetta.»    
Il suo tono fu pacato, una carezza lieve, e Sabo si tirò in piedi con un gesto agile, spolverando il lungo giaccone con delle pacche lievi.
«Scusami, mi sono...»    
Quando finalmente incontrò le iridi della compagna, lui invece seppe dire perfettamente cosa vi lesse: preoccupazione. 
«Sto bene.»    
Si premurò subito di rassicurarla, accennando anche un sorriso che tuttavia non placò l'animo della giovane.
E lei incapace di fingere non fu riuscì a rimanere in silenzio.
«Vuoi parlarmene?» 
«E' complicato.»    
Era sempre complicato.
Da quando i ricordi del biondo erano ritornati due anni prima, tutto era divenuto complicato. Spesso lo sguardo di Sabo si perdeva in luoghi che Koala non riusciva in alcun modo a raggiungere, che lui le impediva di raggiungere, trincerato dietro un silenzio auto imposto e meditabondo.
- Non ti fidi più di me? -
Avrebbe voluto chiederglielo tantissime volte, ma era sempre mancato il momento, l'occasione.
La giovane però non poteva coninuare a ricacciare indietro le parole, non era quello il modo in cui aveva scelto di vivere, non era questo il modo in cui aveva scelto di riprendere in mano la propria esistenza.
Dopo la schiavitù, dopo il completo annullamento della propria anima, mai più Koala avrebbe permesso a se stessa di rinchiudere un pensiero o una sensazione in un angolo.
«Sabo senti...»   
«Davvero sto bene! Su vi ho fatto già fare tardi, andiamo.» 
Il biondo accelerò il passo dirigendosi per quella stessa strada che la compagna aveva percorso poco prima per raggiungerlo, bloccando di nuovo sul nascere qualsiasi discorso, elusivo, come se quasi temesse cosa sarebbe potuto uscire da quel confronto.
Con un sospiro la giovane non potè fare altro che seguirlo, correndo leggermente per stargli dietro dato che il proprio passo non era ampio come la sicura falcata di Sabo, molto più alto di lei.
Quella lieve corsetta non passò ovviamente inosservata, e fu lui a girarsi a guardarla da sopra la spalla con un ghigno sulle labbra, un'espressione che diceva chiaramente che era pronto a prenderla in giro in qualche modo.
«Non osare!»     
Lo redarguì immediatamente, gonfiando le labbra in un broncio che prometteva uno strillo acuto qualora il biondo avesse proseguito su quella strada.
«Hai le gambe corte Koala... di questo passo arriveremo al tramondo alla nave.»   
«SABO!!!» 
«Se vuoi ti porto in spalleta.»     
Ma dicendo ciò il ragazzo aveva già preso a correre per evitare di essere perso seriamente a calci. Koala era una maestra nel karate degli uomini pesce, temibile come molti dei guerrieri più forti dell'Armata.
«TE LA DO IO LA SPALLETA, STUPIDO!»     
La risata di Sabo riempì l'aria mentre la compagna lo inseguiva, ma anche il broncio sul suo viso si sciolse nel vento, così come la tensione accumulata in quei pochi minuti.
Alla fine il giovane riusciva sempre a mettere a posto le cose a modo suo, con un gesto, una parola, oppure un sorriso.
Forse non era ancora tempo di chiarimenti, forse una volta portata a casa la missione sarebbe stato il momento giusto.
Con un balzo la ragazza gli fu davvero appesa alle spalle, le gambe strette attorno ai suoi fianchi e le braccia che quasi rischiavano di strangolarlo, mentre lui stesso si piegava leggermente in avanti per sorreggerla. L'essere minuta aveva i suoi lati positivi nonostante tutto, e in un gesto spontaneo Koala posò il viso tra le scapole del compagno, socchiudendo gli occhi con un sorriso, ascoltando la risata che ancora scuoteva il petto del biondo da quell'angolazione.
Forse era un equilibrio precario il loro in quel momento, ma finchè sarebbero stati in grado di ritrovarsi in quei momenti, tutto sarebbe andato per il meglio.
Erano pur sempre compagni di squadra, no? Quel legame non poteva essere reciso tanto facilmente, nemmeno dai dubbi e dai silenzi.
Questo permise alla bella rivoluzionaria di alzare gli occhi al cielo con rinnovato buon umore, ed un velo di speranza nella buona riuscita della missione a Dressrosa, quasi accompagnata da una sorta di buon auspicio.
«Succederà qualcosa di bello su quell'isola, me lo sento.»   


 

- To be Continued -
- Coming next: Blood of my blood -


// Angolo autrice:
Benvenuti in questo primo capitolo introduttivo. So che tutti conoscete i personaggi e non era necessario, ma preferisco sempre dare una presentazione generale delle vicende prima di sviluppare una storia, quindi eccoci qui.
Non so con quanta frequenza riuscirò ad aggiornare, ma farò del mio meglio.
Se anche voi desiderate una storia su commissione chiedete pure :3 Da adesso però accetto solo oneshot perchè oltre questa ho un'altra long da terminare.
Un abbraccio
-V-

 

   
 
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