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Autore: Nahash    27/05/2018    2 recensioni
Dietro il suono delle bombe, lo scoppio dei ricordi: un bambino troppo piccolo per responsabilità troppo grandi, il dolore della guerra, l'amicizia ferita, l'amore disilluso, il corpo vuoto e solo accanto all'affetto più puro del mondo.
[Slice of life|spin-off da "la ballata dei petali caduti"| Character: Ludwig Dubois]
Genere: Angst, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Disclaimer: La storia che vi apprestate a leggere è di proprietà della rispettiva autrice, così come i personaggi in essa contenuti, fatta eccezione per quelli citati che fanno parte della trascorso storico e della cultura popolare.Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale, non voluto e senza alcuno scopo di lucro.I personaggi presenti nella narrazione sono fittizi e per lo più maggiorenni. Ciò che li riguarda nella trama non violerà il contenuto del regolamento di EFP.
Note: Quinto non che punultimo capitolo! Nel banner di oggi c'è il prestavolo che ho in mente per Regan, sicuramente la conoscerete più o meno tutti e sono consapevole del fatto che sia asulta. Purtroppo non ho trovato foto di lei diciottenne per come la immaginavo, per questo ho scelto di mettere comunque la foto di lei adulta di come, effettivamente, appare nella storia principale ovvero la Ballata dei petali caduti.

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Aveva appena salutato Nail e già gli mancava. Chi avrebbe riempito le sue silenziose giornate adesso?

Aveva bisogno di quella complicità, di quell'amicizia leale e vera che, negli anni, solo Elger e Nail avevano saputo dargli.

 In serata sarebbe passato a salutare Elger, erano trascorsi quattro anni da quando era partito e non vedeva l'ora di sapere che cosa aveva combinato in sua assenza.

L'unica cosa che consolava Ludwig era la corrispondenza, avrebbe scritto a Nail spesso e volentieri, specie perché preoccupato per la sua salute e perché interessato ai suoi progressi.

Era contento che la guerra fosse ormai giunta al termine, anche se dietro di sé aveva lasciato distruzione e morte, ma il pensiero di ritornare a casa non gli dava per nulla giovamento. Aveva imboccato la via del sentiero di casa, camminava lentamente, pregustando i suoi ultimi istanti di libertà, consapevole del fatto che lo avrebbero atteso soltanto doveri.

«Chissà quanto saranno cresciuti Natthasol e Lancelot» si disse a voce alta, con il sorriso sulle labbra. I suoi fratelli erano gli unici che gli addolcivano l'idea del ritorno. Improvvisamente si fece vivo un pensiero di angoscia. Lungo il tragitto aveva visto case distrutte, persone che avevano perso i propri cari: quella guerra aveva ucciso soldati e civili senza distinzioni. Era preoccupato, frettoloso di rientrare. Sperava che la sua casa fosse ancora lì ad attenderlo, sperava che i suoi fratelli fossero ancora vivi; quanto a suo padre non lo pensò affatto ─ ormai non provava nulla nei suoi confronti se non fastidio. Accelerò il passo, vittima delle sue preoccupazioni, arrivando presto davanti il portico della sua casa. Con sollievo si accertò che tutto era come lo aveva lasciato. Si fermò qualche istante e si lasciò andare a un lungo sospiro di sollievo.  Solo in quel momento si accorse che aveva l'affanno, doveva aver camminato velocemente e quasi senza respirare. Volse lo sguardo verso le scale dell'entrata principale e vide un ragazzetto dai capelli rossi.

Nonostante fosse cresciuto, Ludwig lo riconobbe immediatamente. Gli sorrise.

Natthasol, dal canto suo, ci mise qualche secondo a capire chi fosse il nuovo arrivato, ma quando lo vide sorridere lo riconobbe immediatamente: era Ludwig ed era tornato.

Scese dalle scale così velocemente da neanche accorgersene, correndo così forte per raggiungere Ludwig che quasi non lo travolse quando lo abbracciò.

«Ehi, piano. Non mi hanno ucciso le bombe, vuoi uccidermi tu?» Ludwig rise, accarezzò la testa di suo fratello, scompigliandogli i capelli per poi abbracciarlo ancora più forte di quanto Natthasol non stesse già facendo.

«Mi sei mancato, Ludwig, mi sei mancato così tanto!»

«Anche tu mi sei mancato, Natthasol. Vedo con piacere che sei cresciuto!»

«Anche tu, Lud! Sei ancora più alto!»

«Me ne sono accorto anche io... Ma non ho potuto misurare la mia statura.»

«Sembri quasi un gigante! Gulliver!»

«Oh,  andiamo! Sono tornato e mi prendi già in giro? Piuttosto, spera che nostro padre non ti abbia visto corrermi incontro, sennò ti tocca pure prenderle!»

«Me ne ha date di santa ragione in questi anni, anche quando sei partito ─ subito dopo.»

«Ecco... Me lo aspettavo» disse Ludwig preoccupato per Natthasol. Chissà che cosa doveva aver passato in sua assenza.

«Ma adesso non può averci visto, è impegnato. Sono giorni che risponde a delle lettere, parlava di trattative!»

«Siamo alle solite. Avrà sentito della fine della guerra e della perdita della Germania, quindi o sta cercando moglie per me, immaginando il mio ritorno, o sta insultando tutti i sopravvissuti per aver osato perdere.»

«Ma se sta cercando moglie ti riporterà di nuovo lontano da me?» domandò Natthasol preoccupato, rabbuiandosi improvvisamente.

«Anche se fosse, di certo non la sposerò domani e poi possiamo sempre scriverci. Troverò sempre il tempo per rispondere alle lettere del mio fratellino!»

Natthasol sorrise, lo abbracciò un'ultima volta, prima di rientrare con lui in casa.

 

«Ludwig, mio caro, sei tornato finalmente! Avevo sentito la notizia della fine della guerra, anche se sono triste per la perdita del nostro paese... Ma comunque, figliolo, abbiamo cose importanti a cui pensare!»

Achill si avvicinò al figlio e lo abbracciò. Forse, dopo quattro anni anche a lui era mancato.

«Dov'è la trappola!» sussurrò in direzione di Natthasol che fece spallucce ignaro di quanto stesse progettando suo padre.

«Proprio oggi ho concluso l'accordo per il tuo matrimonio!»

«Ecco dov'era la trappola!» Sussurrò nuovamente per poi rivolgersi serio verso suo padre. «Non hai pensato che potessi essere morto?»

«Sciocchezze, Ludwig. Innanzitutto me lo avrebbero comunicato e poi non ci avrei creduto!»

Sorvolò su tutte le strane idee di suo padre e gli rispose, consapevole del fatto che, presto o tardi, questo giorno sarebbe arrivato. «E quando dovrei incontrarla?»

«Oggi pomeriggio!»

«Ah, giusto il tempo di lavarmi!»

«Ludwig, non mi piace questo tono... La guerra doveva forgiarti, non incrementare il tuo sarcasmo e renderti più insolente!»

«La guerra fa tante cose, ma, ad ogni modo, è effettivamente quello che accadrà, avrò giusto il tempo di rinfrescarmi e cambiarmi, perché poi immagino dovremmo andare a casa di lei, o sbaglio?»

«No, è così, non sbagli.»

«Quindi, come vedi, papà, nessun sarcasmo: dati di fatto, per l'appunto.»

«Va a sistemarti, non vorrai far in modo di non piacerle, spero...»

«Ma posso sapere il nome di questa famiglia, oppure devo rimanere all'oscuro di tutto?»

«La figlia degli Schulz. Regan Schulz»

«Sono pieni di debiti, papà. Cosa intendi fare?»

«Per il nostro casato ci serve qualche piccolo accordo, non ti preoccupare, io ho proposto loro di sposarti in cambio sanerò i loro debiti. Poi tu provvederai alla loro figlia, loro a se stessi. Come vedi non è un contratto a vita con la famiglia.»

«La verità è che nessuno sposerebbe un Dubois se non avesse fame di potere o se non condividesse lo stesso culto.»

«Troppo scaltro, figliolo, troppo scaltro, la guerra ti ha reso troppo scaltro ─ e non so se questo sia un male o un bene.»

 

Finalmente Ludwig era rimasto solo con l'acqua per il bagno. L'idea era quella d'immergersi per non pensare più a niente, magari per fantasticare un po' sulla sua futura sposa.

 Non era preoccupato, suo padre era talmente attento all'immagine che non avrebbe scelto qualcuna che non reputasse abbastanza graziosa per stare al suo fianco, l'unico cruccio che si stava ponendo era quello sull'amore: l'avrebbe amata? Sarebbero andati d'accordo, oppure sarebbe stato solo un silente matrimonio celebrato solo a causa di un accordo?

Coccolato dall'acqua calda cominciò a rilassarsi. Chiuse gli occhi e, per un primo momento, cominciò a fantasticare sulla ragazza che quel pomeriggio avrebbe preso. Ma poi furono le mostruose immagini che la guerra gli aveva lasciato in eredità a prendere il sopravvento.

Si addormentò. Un sonno leggero dovuto alla stanchezza. E in pochi attimi, di nuovo le immagini delle bombe, le esplosioni, i suoi compagni d'armi che morivano uno ad uno. Un ragazzo, suo coetaneo, si spense proprio tra le sue braccia, mentre Ludwig cercava di fermagli l'emorragia come meglio poteva. In fine, Nail. L'esplosione che quasi gli aveva fatto perdere il suo amico. Ludwig spalancò gli occhi: il cuore batteva all'impazzata, gli girava la testa e, improvvisamente, sentiva come un tremore che prendeva piede dentro di lui. Era chiaro che fosse ancora visibilmente scosso e che ci sarebbe voluto del tempo prima che si potesse riprendere del tutto.

 

Nel pomeriggio Ludwig, insieme a suo padre, si era presentò a casa degli Schulz.

Si guardò intorno cercando di capire quanto di nobile, almeno in apparenza, fosse rimasto a quella famiglia.

La famiglia degli Schulz aveva ereditato un titolo e la loro fortuna verso la seconda metà del 1800, a differenza loro, non seppe gestite la gloria e il denaro.

Forse, pensò Ludwig, nel corso dei secoli, i Dubois, avevano imparato a restare a galla e visto i matrimoni fatti nel corso degli anni, non poteva pensare diversamente.  Ciò che non comprendeva, però, era perché suo padre lo stesse facendo sposare con una ragazza di un casato così poco brillante, eppure Achill sognava per suo figlio qualcosa di magnifico, glorioso.

O semplicemente non vuole nessuno che lo faccia sentire in imbarazzo, ecco perché mi sta facendo sposare questa ragazza, nessuno potrà mai rinfacciarci qualcosa, semmai sarebbe il contrario.

I pensieri di Ludwig non facevano che confermare l'idea che aveva di suo padre, quello di un essere meschino e abbietto che pensava solo a lui stesso. Ormai, l'unica cosa che poteva pensare, che poteva auspicarsi con tutte le sue forze, era che questa ragazza potesse piacergli nell'aspetto e nello spirito ─ ma quello sarebbe stato un colpo di fortuna magistrale.

Reginar Schulz era un uomo dall'aspetto piuttosto giovane, come suo padre. Il fatto che lui si sposasse più tardi rispetto a loro, secondo Ludwig, lo doveva alla guerra. Suo padre non lo avrebbe mai fatto sposare a distanza, quando ancora era in servizio per il suo paese, sennò tutto il paese non avrebbe potuto parlare di questa unione. Reginar era di bell'aspetto e sembrava conoscere Achill piuttosto bene, cosa che fece insospettire Ludwig, ma alla quale non diede più di tanto peso. Era alto, aveva i capelli biondi e gli occhi di un color miele brillante. A giudicare dal suo aspetto, forse anche sua figlia sarebbe stata piacevole.

«Achill, vecchio mio, finalmente vi vede, vedo tuo figlio dopo tanti anni!» Reginar strinse la spalla di Ludwig come a volergli dare una pacca amichevole sulla spalla, ma meno confidenziale.

Si erano visti prima? Io lo conosco già? Non lo ricordo minimamente, strano. Ludwig era piuttosto confuso, con la guerra e con la maturazione era diventato più lungimirante, quasi riusciva a prevedere gli esiti delle vicende, ma in quel momento era in totale balia del fato.

«Non credi che la guerra gli abbia fatto bene, Reginar?»

«La guerra non fa mai bene a nessuno, specie una guerra come quella che abbiamo appena perduto. Il popolo è alla fame, ci hanno completamente distrutto, ed è un miracolo che tuo figlio sia ancora vivo.» Reginar sorrise a Ludwig.

Gli sembrava diverso da suo padre, anche più umano, ma questo lo avrebbe scoperto con il tempo.

«Posso vedere sua figlia?» domandò Ludwig impaziente.  Era lì e doveva ammettere di essere dannatamente curioso.

«Sì, adesso la faccio chiamare.» Sorrise, forse felice di vedere l'impazienza mostrata dal ragazzo.

Reginar aveva fatto chiamare sua figlia da una governante perché nonostante fossero in rovina teneva ancora la servitù.

Se improvvisamente non dovessimo averla noi in casa, potrei fare tutto da solo, almeno le punizioni sono valse a qualcosa.

Quando lei entrò nella stanza, Ludwig si soffermò a osservarla. Non era di una bellezza travolgente o sconcertante, ma era una bella fanciulla e questo era chiaro: i suoi lineamenti erano precisi, aveva gli occhi grandi, aveva delle belle labbra, i capelli biondi molto lunghi. Almeno di questo, Ludwig ne fu felice. Era contento che non fosse perfetta nella sua bellezza perché questo lo avrebbe annoiato molto presto. Osservandola meglio notò che lei aveva una voglia sul viso, una voglia sulla guancia. A Ludwig piaceva, ne era affascinato.

Si avvicinò a lei e nel salutarla le fece il bacia mano e poi la salutò: «Ludwig Dubois, per servirla»

Regan sorrise appena, non mostro imbarazzo, non fece espressioni svenevoli, né ipocrite, né sorrisetti troppo civettuoli. Quella ragazza gli piaceva.

«Regan Schulz. E lei è molto gentile, Ludwig.»

«Grazie, mia cara, ma non credo sia necessario che mi dia del lei o prenda le distanza. Basterà chiamarmi semplicemente Ludwig.» Le sorrise.

«Va bene, Ludwig, allora per te sarò Regan per te.»

Achill e Reginar guardavano distanti e compiaciuti la scena. «Sembrano piacersi, non trovi?» disse Reginar ad Achill, il quale si limitò ad annuire con il capo per poi rispondere: «Non avevo dubbi, mio caro, era quasi inevitabile.» Sorrise appena in direzione di Reginar.

«Eppure tuo figlio non ti somiglia del tutto, ha qualcosa di diverso.»

Achill sospirò, poi aggiunse: «Ha la tempra di sua madre, mia moglie era una donna molto resistente, devo ammetterla, sebbene io abbia cercato di piegarla ai miei voleri, credo che alla fine sia stata lei a prendermi in giro, a far finta di compiacermi. Per quanto riguarda me, invece, per quanto sono certo che Ludwig non approvi, che gli piaccia o no, qualora avrà anche ereditato da me.»

«A parte la statura, il colore dei capelli?»

«Sì, a parte questo.»

«Allora sono proprio curioso di scoprire di cosa stai parlando, perché al primo sguardo, non sembrerebbe proprio che ti assomigli. Forse avrà ereditato dei difetti, perché pregi non ne hai.»

«Vuoi dire che non ho neanche un pregio?»

«Forse qualcuno ce l'hai, ma non è una cosa che voglio scoprire, se Ludwig l'abbia ereditata o meno.» Achill rise e venne distratto dai due ragazzi che si stavano allontanando.

«Guarda Reginar, sembra che stia per uscire in giardino...»

«Forse li abbiamo distratti!» disse Reginar.

«O forse vogliono stare un po' soli.» Scosse le spalle. Tutto andava secondo i suoi piani.

 

 

 

 

   
 
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