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Autore: Amphitea7    01/06/2018    8 recensioni
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"Sta bene Emma. L'abbiamo salvato."
Cercò di tirarla su in qualche modo, nonostante anch'ella fosse divorata dai rimorsi. Non voleva Emma si sentisse in colpa come si sentiva lei.
La donna accennò col capo per farle capire d'averla sentita, ma seguitò a non guardarla. Allungò una mano verso Henry e con una carezza gli sistemò all'indietro una ciocca di capelli ribelle. Regina la lasciò fare, seguendo attentamente i suoi movimenti lenti, stanchi.
Continuò a stringere Henry tra le braccia, quando d'improvviso lo sguardo della bionda la inchiodò. Quando si focalizzò sul suo viso, la vide fissarla con una strana ombra negli occhi.
Emma rimase immobile, in una silente richiesta rivolta alla bruna che però non intese. Poi, distogliendo lo sguardo, delicatamente si adagiò sul letto accanto ad Henry, che ora giaceva tra le due donne.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buio. 

Il soffio sicuro di Eolo gonfiava le vele di una nave in rapida marcia. Il lieve scricchiolio del legnoil metallico tintinnio delle cime il cigolio dei pennoni in movimento, animavano la notte silente.  
La prua della Jolly Rogers solcava il mare sconfinato e profondo,lasciandosi alle spalle l' Isola che non c ė. 
Gli alloggi del capitano, così come le altre cabine, erano silenziosi,immersi nella penombra. Una lieve luce lunare filtrava attraverso le vetrate, poste sulla parete di fondo. 
Regina fissava in modo assente i giochi di luce ed ombra che srincorrevano sulle assi logore del soffitto. 
Carezzava dolcemente i capelli di Henry, che avvolto tra le coperte, dormiva profondamente. 
Appena partiti dall'isola di Peter Pan, la mora aveva portato il figlio nella cabina che gli era stata assegnata e lo aveva fatto addormentareAllontanandosi verso l'uscita però, aveva sentito un magone alla gola e non era riuscita ad andar via. Desiderava stare accanto ad Henry, per assicurarsi stesse al sicuro. Quindi era tornata sui suoi passi e con la magia aveva trasformato il piccolo e spartano letto appartenente al capitano, in un letto matrimoniale, comodo e confortevole.  
Si era così coricata di fianco al ragazzo, poggiandosi sul fianco sinistro, per metà sollevata contro la testata del letto, per impedire al sonno di avere la meglio. 
Aveva avuto così tanta paura di perderlo, che ora aveva il disperato bisogno di stargli accanto, di carezzarlo e di assicurarsi arrivasse sano e salvo a casa. 
Giaceva immobile, immersa nel silenzio, respirando piano, nel timore di svegliarlo. Lo scontro con Peter Pan lo aveva stremato e il suo lieve russare la intenerìCon ogni probabilità quella era la prima notte che Henry dormiva rilassato, senza alcun timoreda quando era stato rapito. 
A quel pensiero il cuore le si strinse e il magone tornò a risalirle alla gola. Gli carezzò lentamente la testa, scacciando le lacrime che per un attimo le avevano velato gli occhi. 
Henry era salvo , era lì con lei, poteva tirare un sospiro di sollievo, eppure non ci riusciva. Non riusciva a scrollarsi di dosso il pensiero che se fosse arrivata tardi , suo figlio sarebbe morto. 
Fissò col fiato corto la stanza buia, cercando una via di fuga dai suoi pensieri. Henry si agitò al suo fianco, scosso dagli incubi. Regina gli sussurrò di stare tranquillo, che nulla poteva più ferirlo e lo tenne stretto al suo corpo. Pian piano lo sentì rilassarsi al suono della sua voce. 
Gli sorrise anche se non riusciva a vederne chiaramente i lineamenti 
All'improvviso un rumore sordo proveniente dal fondo della cabina, attirò la sua attenzione. 
Il legno mal ridotto della porta scricchiolò quando con un clack, questa venne chiusa. 
Regina non potè mettere a fuoco la figura che era appena entrata, a causa del buio, ma non la percepì come una minaccia. Fu subito certa fosse Emma. 
La figura non  parlò. Avanzò lentamente e si avvicinò al giaciglio di madre e figlio, facendo attenzione a non sbattere contro qualcosa che il buio potesse celare. 
Arrivata di fianco al letto, una lingua di luce le illuminò il viso e una Emma stanca e tesa si rivelò allo sguardo calmo di Regina. 
Emma non la guardava, intenta a fissare Henry e la mora potè leggere in lei paura e rimorso. Tutto quello che sicuramente la bionda avrebbe potuto leggere nel suo di sguardo, se solo l'avesse guardata. 
"Come sta?" le chiese piano, attenta a non disturbare il sonno del ragazzo. 
Regina posò lo sguardo su di lui e gli diede un lieve bacio sulla nuca, con fare protettivo. 
"Ha gli incubi ma tutto sommato sta bene" 
Le labbra della bionda rimasero inclinate verso il basso in un' espressione dura, e non distolse neanche per un secondo lo sguardo da lui. 
La mora capì perfettamente il conflitto interiore che stava avendo luogo nell'animo della donna, perchè Infondo era ciò che lei stessa stava affrontando. 
"Sta bene Emma. L'abbiamo salvato." 
Cercò di tirarla su in qualche modo, nonostante anch'ella fosse divorata dai rimorsi. Non voleva Emma si sentisse in colpa come si sentiva lei.  
La donna accennò col capo per farle capire d'averla sentita, ma seguitò a non guardarla. Allungò una mano verso Henry e con una carezza gli sistemò all'indietro una ciocca di capelli ribelleRegina la lasciò fare, seguendo attentamente i suoi movimenti lenti, stanchi. 
Continuò a stringere Henry tra le braccia, quando d'improvviso lo sguardo della bionda la inchiodò. Quando si focalizzò  sul suo viso, la vide fissarla con una strana ombra negli occhi. 
Emma rimase immobile, in una silente richiesta rivolta alla bruna che però non intese. Poi, distogliendo lo sguardo, delicatamente si adagiò sul letto accanto ad Henry, che ora giaceva tra le due donne. 
Emma si stese sul fianco destro, osservando il viso del ragazzino che ogni tanto assumeva un'espressione sinistra causa dagli incubi. 
Sospirò, cercando di calmare l'angoscia che le attanagliava il pettoSarebbe bastato un minuto in più, solo uno, e loro figlio si sarebbe spento come una candela al vento. 
Se avesse perso Henry, sarebbe crollata. Suo figlio era tutto per lei.. 
Inghiottì a vuoto, stringendo forte gli occhi, come se così facendo potesse mandar via quei demoni che stavano banchettando sul suo cuore. 
Henry di colpo si agitò nel sonno, lamentandosi spaventato. 
Emma e Regina gli si strinsero contro. Regina si appoggiò completamente sul materasso, scivolando via dala testata del letto. Lo avvolse più stretto tra le braccia,così come Emma, cercando di farlo calmare e cercando di spegnere quella sensazione di smarrimento che si burlava dei loro animi scossi. 
Henry lentamente si calmò e i tre si ritrovarono stretti in un abbraccio caotico. 
La cabina ripiombò nel silenzio. Regina seguì con lo sguardo il contorno olivastro delle sue braccia che sfioravano quelle di Emma, mentre avvolgeva saldamente Henry. 
La bionda la stava guardando, lo sentiva, ma decise di non ricambiare il suo sguardo. 
Henry si mosse e si rifugiò tra le braccia della madre adottiva,poggiandole il capo sul petto e dando le spalle alla bionda. 
Regina cercò subito lo sguardo della donna, nella quale potè leggervi tenerezza ma anche delusione. 
Emma ingoiò l'amarezza che improvvisamente le arse la gola. Non fu vedere suo figlio cercare conforto tra le braccia della madre adottiva invece che tra sue,a deluderla, ma rendersi conto di cosa avesse rinunciato con l'adozione. 
Non aveva potuto sentire le sue prime parole, vedere i suoi primi passi, tenerlo tra le braccia quando aveva paura, quando era malato o semplicemente quando desiderava affetto. 
Se ne era pentita e nulla avrebbe potuto concederle indietro il suo tempo. 
Nessuno le avrebbe potuto regalare una seconda possibilità. 
Guardò nel buio suo figlio stretto al petto di Regina e sorrise.  
Come il richiamo di una sirena si sentì attratta verso lo sguardo della mora e si stupì piacevolmente d'incontrarlo a metà strada. 
Regina le sorrise come se avesse letto i suoi pensieri e la bionda sentì una strana  sensazione invaderla. Sostenne il suo sguardo trovandosi, senza sapere come, a sorriderle in risposta. 
Carezzò delicatamente i capelli di Henry, sentendosi felice e fiera del piccolo ometto che era e lo ringraziò mentalmente per aver suonato alla sua porta, riportandola nella sua vita. 
"Buonanotte ragazzino" mormorò quasi impercettibilmenteGli si avvicinò e lo baciò delicatamente sulla nuca. 
Fece leva sul braccio per tirarsi su ma quando alzò il mento, il cuore perse un battito. Aveva inconsciamente calcolato male le distanze e invaso lo spazio di Regina. Le donne ora erano ferme a fissarsi negli occhi, mentre i visi erano pericolosamente vicini, tanto che Emma potè sentire il lieve respiro della mora solleticarle le labbra. 
La cabina iniziò a vorticarle intorno. 
Regina rimase pietrificata , persa in quella sensazione inaspettata che la vicinanza della donna le aveva provocatoSi riscoprì a stringere i pugni attorno alla maglia di Henry, per fermare il tremolio che le scosse il corpo al contattcol respiro dell'altra. 
Il ragazzo allontanò di scatto il viso dal lato sinistro del petto della madre adottiva, poggiandosi sul destro,. Fu un movimento improvviso, come se si fosse scottato. Regina pensò gli fosse arrivato prepotente all'orecchio il suono del suo cuore, che aveva preso a battere furiosamente. 
Emma non accennava ad allontanarsi e sembrava persa in pensieri lontani, mentre il suo sguardo profondo non lasciava quello della mora. Regina la guardò con espressione colma di domande, poi inevitabilmente il suo sguardo cadde sulle sue labbra.  
Emma respirò piano, con i capelli selvaggi ad incorniciarle il viso, sentendo i brividi attanagliarle il retro del collo. Anche il suo sguardo inciampò sulle labbra carnosa della mora e dopo qualche attimo d'immobilità, timorosa accennò un avvicinamento. Ma prima che potesse sentire il tocco vellutato delle sue labbra, si sollevò completamente e sgusciò via dal letto. 
Così come arrivò, andò via, silente e furtiva. 
Regina rimase imbambolata a fissare la porta chiusa, respirando profondamente con le labbra schiuse e cercando di calmare il battito cardiaco. 
Tutto le sembrò irreale e iniziò a pensare di essere stata influenzata dall'oscurità della cabina e che in realtà Emma non le era stata poi così vicina e le sue labbra non stavano pericolosamente avvicinandosi alle sue. 
Il respiro profondo di Henry la rilassò e senza rendersene conto, si addormentò. 


Il tempo scorse rapido, come sabbia soffiata via dal vento e Regina abbandonò le braccia  di Morfeo, destandosi lentamente. Henry gravava sul suo braccio sinistro intorpedendoglielo, mentre il collo le doleva per la posizione scomoda nella quale si era addormentata. Attese qualche secondo per permettere agli occhi di abituarsi al buio e poi con premura adagiò il capo del ragazzo sul cuscino, sfilando via il braccio. Strinse i denti socchiudendo gli occhi, quando la mano corse a premere sulla spalla dolorante e il braccio lentamente ruotava quel tanto che bastava per riprender vita. 
Strisciò giù dal gaciglio, facendo attenzione a non svegliare Henry con movimenti improvvisi e indossò le scarpe. Avanzò ancora intontita verso la porta che dava sul ponte e non appena la spalancò, un vento leggero le s'infranse sul viso e un odore forte di salsedine l' accolse. Respirò affondo, accompagnando cautamente la porta, fino a chiuderla. Se la lasciò alle spalle muovendosi lentamente verso il parapetto, poi adagiò la mano sinistra sul fianco e la destra sul collo, a massaggiare il punto più dolente. 
Puntò gli occhi sulla distesa scura che s'infrangeva contro la Jolly Rogers, aprendosi come burro attraversato da un coltello caldo. Si poggiò con le mani alla palaustra e si perse ad osservare la vastità che la circondava, concedendosi un attimo di pace e solitudine. 
"Brutti sogni?" 
La voce improvvisa e inaspettata la fece sobbalzare. Si voltò rapida verso un punto indefinito, cercando chi avesse parlato. I suoi occhi bloccarono la loro folle corsa, incontrando la  sagoma di Emma.  
Sedeva orizzontalmente su uno dei gradini della scala che portava al Castello di Poppa, dove si  trovava il timone, con le gambe piegate e la testa poggiata contro il corrimano.  
"Più o meno" mormorò in risposta, senza staccare gli occhi dalla sua sagoma avvolta dall'oscurità. "Tu?" 
Emma distolse lo sguardo e lo puntò sulla notte stellata.  
"Non puoi nemmeno immaginare cosa significhi dividere una stanza piccola e malodorante con quattro persone e dover dormire su un' amaca sporca e scomoda" 
Alla mora scappò un sorriso "Decisamente no." 
"Preferirei i brutti sogni, credimi"  
Il tono della bionda era tanto scherzoso quanto trasognante, come se in realtà stesse pensando ad altro. 
La mora ritornò alla balaustra poggiandovi i gomiti e guardando dinanzi a sè. Il silenzio che avvolgeva la nave era quasi inquietante, ma Regina apprezzò la sensazione di quiete che questo riusciva a trasmetterle.  
Volse istintivamente lo sguardo alla sua destra, in alto, a voler guardare sul Castello di Poppa. Dalla sua posizione non rusciva a scorgere il timone ma non aveva bisogno di farlo per sapere che questo stava governando da solo la nave. Regina aveva stregato quel pezzo di legno marcio affinchè li portasse sani e salvi a Storybrooke, permettendo cosi al capitano di riposare assieme agli altri.  
Abbassò lo sguardo  ed Emma era ancora lì, nella sua posa statuaria, a scrutare il cielo. Cercò di seguirne la traiettoria ma il tentativo si rivelò vano. 
Allora ripose la sua attenzione verso la prua e potè facilmente distinguere tra i barili la sagoma di Felix, legato all' albero di Trinchetto, profondamente addormentato.  
Rimase a fissarlo per secondi interminabili e man mano che la sua mente elaborava quanto male sicuramente quel ragazzo avesse fatto a suo figlio, sentiva in lei accendersi il germe dell'odio. Era solo un ragazzo, non avrebbe dovuto prendersela con lui nè ritenerlo responsabile per il rapimento di Henry, perchè era solo una pedina di Pan. Eppure, infondo non era un seplice ragazzo sperduto, come tutti gli altri che avevano già trovato perdono nel suo cuore. No, lui era il braccio destro di Peter Pan quindi senza ombra di dubbio l'aveva aiutato a convincere Henry di essere rimasto solo, orfano come loro e che la sua famiglia non sarebbe andata a salvarlo.  
Regina indurì la mascella, serrò i pugni e gli occhi. Quanto aveva sofferto il suo bambino. Solo, in un'isola sconosciuta accerchiato da nemici e lei non era riuscita a portarlo via prima che la sua speranza iniziasse piano piano a vacillare.  
Non ne era stata in grado, così come non era stata in grado di evitare venisse rapito. 
Si sentiva una madre terribile.  
Sospirò frustrata cercando di calmare i nervi. Riaprì gli occhi a rincontrare la sagoma del ragazzo e iniziò a domandarsi se quel moccioso avesse torturato suo figlio anche fisicamente, oltre che mentalmente.  
D'improvviso una biscia velenosa iniziò a serpeggiarle sottopelle, portando con sè odio e tenebre. Strinse forte i denti e una vena ad Y si formò sulla sua fronte, mentre la serpe raggiungeva il suo braccio, avvicinandosi pericolosamente al palmo già schiuso. Un forte calore scosse le vene della mora mentre lo sguardo le si adombrò. 
Potè iniziare a scorgere i colori vermigli della magia fuoriuscire sinistramente dalla pelle del palmo. Poi di colpo tutto svanì. La rabbia le scivolo via dal petto come la pioggia su un K-way.  
Regina aveva il respiro irregolare e i suoi occhi fissavano ll'intreccio di dita nella quale la sua mano si ritrovò imprigionata. Il tocco delicato ma sicuro di una pelle che aveva rare volte sfiorato la colpì. Chiuse gli occhi per calmare il petto in subboglio quando una voce familiare le mormorò all'orecchio. 
"Non ne vale la pena" 
Regina alzò il mento e guardò negli occhi Emma, che la stava scrutando col suo sguardo enigmatico. Regina si stupì di come fosse arrivata al suo fianco silenziosa come una pantera, senza farle accorgere dei suoi spostamenti. 
Istintivamente mosse le dita e potè sentire distintamente la mano sottile  della bionda che aveva serrato il suo palmo, impedendole qualunque fuorisuscita di magia prima che perdesse il controllo. 
Emma interpretò il movimento di Regina come il desiderio di allontanarsi, quindi allentò la presa aspettando di sentire la sua mano ritrarsi e scivolar via. Regina invece non accennò a muoversi. Si guardarono negli occhi in silenzio attendendo entrambe qualcosa che non riuscivano a decifrare. 
Regina inspiegabbilmente serrò la presa, provocando nell'altra un brivido inaspettato. 
Emma puntò lo sguardo sulle mani intrecciate e come se avesse appena ottenuto il permesso, strinse di nuovo la presa e si adagiò contro il parapetto, accanto alla mora. 
Rimasero in silenzio a scrutare un orizzonte ancora troppo buio e una vastità troppo vuota.  
Il mare era calmo, piatto, quasi irreale. Irreale come le loro mani unite. 
Emma chiuse gli occhi come a voler imprimere nella mente quell'immagine e senza rendersene conto, alzò un angolo delle labbra, in un tenero sorriso. 
Regina rimase immobile, silenziosa come una divinità greca. Gettava rapide occhiate alle loro mani, senza farsi scoprire e si interrogava su quesiti ancora non ben definiti nella sua mente. 
Il profumo di Emma che il vento trasportava la inebriò, donandole un effetto calmante. Chiuse gli occhi repirando affondo, calmando completamente i suoi nervi, fino a quando il pensare a Felix non le procurò più alcun effetto. 
"Non dobbiamo perdere il controllo nè farci divorare dalla rabbia. E' finita finalmente, Henry sta bene" 
Fu solo una semplice frase ma ebbe la forza di liberare entrambe da un macigno che gravava sulle loro spalle. Si sentirono finalmente leggere e in qualche modo, in pace. 
Regina sospirò attirando lo sguardo interrogativo dell'altra. 
"Credo di essere una madre orribile" rise amaramente, cercando di far passare come spavalderia un'affermazione che in realtà le procurava grande pena ed insicurezza. 
Non si voltò a guardare la bionda ma potè sentire il suo sguardo addosso.  
"Perfetta non lo sei di certo Regina." 
La mora si voltò di scatto, colpita da quella risposta che le risuonava come un'offesa. 
"Ma credo tu sia stata una brava madre per Henry" terminò. 
"Nessuno è perfetto e tu indubbiamente hai commesso azioni ignobili ma.." Regina la guardò altezzosa senza capire se dovesse sentirsi lusingata oppure offesa dalle sue parole. 
"..vedo ciò che Henry è, e non posso non pensare che se è diventato un ometto di così sani principi e così coraggioso, sia stato per merito tuo, Regina"  
Regina sorrise commossa mentre Emma, poggiata con i gomiti sulla balaustra, fissava le loro mani. Lentamente iniziò a muovere  il pollice sulla pelle olivastra del dorso della mora, mozzandole il respiro.  
Regina si sentì inizialmente imbarazzata, divisa tra lo stupore e lo strano calore che le aveva riscaldato il petto. Si ritrovò senza rendersene conto a desiderare che quel contatto non trovasse fine.  
Emma sembrò non accorgersi dell'effetto che ebbe su di lei e continuò assorta,alienata. Fissava il movimento delle sue dita e l' effetto ottico che donava la sua pelle chiara fusa con quella scura della mora. 
" E lui ti ama Regina" terminó sicura. Regina la scrutó,desiderando ardentemente di leggerle il pensiero, in quel preciso istante. Emma alzò lo sguardo a catturare il suo e Regina in qualche modo ebbe la certezza che lei volesse dirle qualcosa, ma non riuscisse a farlo.  
La bionda la inchiodó in uno sguardo profondo e quasi inquietante,carico di parole non dette. Osservò come l’ espressione di Regina si alternasse tra il commosso e l'interrogativo. Era stupita, ed Emma riusciva a leggerglielo negli occhi smarriti,nelle labbra schiuse e nel sorriso timido ed insicuro. 
Si ritrovò a fissarle le labbra e quando capì che Regina l'aveva notato, rivolse la sua attenzione nuovamente dinanzi a sè. 
Imbarazzata si raddrizzò con la schiena bloccando il movimento sulla sua mano. Si schiarì la voce a voler interrompere quella strana atmosfera intima che andava creandosi e puntò lo sguardo sulle dita intrecciate, portandole all'altezza dello stomaco. 
Regina seguiva i suoi movimenti senza sapere cosa dire, cosa fare, cosa provare.. cosa stesse accadendo. La guardò speranzosa, cercando nell'espressione del suo viso la prova che lei sapesse cosa stesse succedendo e potesse spiegarglielo. Ma Emma era di nuovo trasognata, lontana, persa in un altro pensiero. La mora vide nel suo sguardo che ciò che desiderava dirle, non l' avrebbe mai pronunciato. 
Si sentì delusa e desiderò di tornare al suo alloggio. Non seppe neanche lei perché si sentisse in quel modo, infondo non sapeva cosa Emma le stesse nascondendo. Eppure era come se il suo cuore lo sapesse e desiderasse esattamente quel segreto,anche se la sua mente ancora non era stata in grado di stare al passo e d' intendere a cosa stesse inconsapevolmente prendendo parte. 
Si allontanó lentamente dalla balaustra per tornare agli alloggi del capitano quando Emma inaspettatamente avvicinò le mani alle labbra e delicatamente, quasi timorosa,ne baciò il dorso olivastro. 
Regina avvampò e di colpo capì. Si senti catapultata a ore prima,nella stanza che divideva con Henry, a quando la vicinanza del corpo di Emma nel loro letto le aveva intorpidito i sensi. A quando alzandosi per andar via, la bionda aveva pericolosamente sfiorato le sue labbra. E capì, finalmente capí di aver desiderato lei non uscisse da quella porta. Capí di aver desiderato la sua presenza in quel letto e le sue labbra sulle sue. Capí che quel bacio mancato l' aveva fatta sanguinare più di un coltello a lacerare la carne. Capí, capí cosa Emma le stesse nascondendo e cosa il suo cuore bramava da quando avevano messo piede su quest’isola stregata. Capì che Emma l' aveva stregata. 
La bionda allontanò le labbra dalla sua pelle e puntò lo sguardo in quello della mora, scoprendolo diverso. Lasciò cadere le loro mani ancora unite e lentamente indietreggiò, allentando la presa.  
"Devo andare"  
Ma quando Emma le diede le spalle puntando verso la botola a prua che l'avrebbe condotta sulla sua amaca malmessa, le sue dita invece di liberarsi dal calore di quelle della mora, vennero strette in una nuova morsa, più ferrea, più consapevole. 
Con uno strattone venne tirata indietro e si ritrovò ancora una volta faccia a faccia con Regina. 
Rimasero in silenzio, immobili l'una dinanzi all'altra, a scrutarsi. Emma aggrottò le sopracciglia non capendo come mai Regina l'avesse trattenuta. La mora la guardò fissa negli occhi, cercando di leggerle i pensieri. Chiuse gli occhi e con un gesto delicato portò le mani all'altezza della bocca e lentamente percorse il dorso della mano di Emma a fior di labbra. L'atto provocò la pelle d'oca alla bionda, che osservava la scena con le labbra schiuse, il respiro mozzato e la salivazione corta. Delicatamente sormontò le nocche e ritornò a concentrarsi sul dorso, dove vi pose un bacio, poi un altro.. 
Emma non riusciva a staccarle gli occhi di dosso e non sentì più il suono del mare, il vento tra le vele, il cigolare delle corde bagnate. Improvvisamente c'erano solo loro due. 
Il cuore le batteva all'impazzata e si sentì esattamente come negli alloggi del capitano. Sentì ancora una volta il fiato venirle meno, le braccia tremarle e l'adrenalina pulsarle nelle vene, proprio come quando l'aveva quasi baciata, in quegli alloggi. Quasi baciata, quasi.. 
Regina alzò il mento e si scontrò contro il flebile respiro di Emma, vicina alle sue labbra. Le guardò per un attimo e poi incrociò il suo sguardo, cercando un permesso che la bionda le diede. 
Avanzò quel tanto che bastava per potersi abbandonare alle sue labbra e la baciò. 
Emma accolse quel bacio come un prigioniero promesso alla forca accoglie le chiavi della sua cella, per evadere. 
La mano destra corse a carezzarle la guancia, ad afferrarla delicatamente per tirarla di più a sè, mentre le mani si chiudevano in una morsa stretta come roccia antica. 
Regina le carezzò i capelli sorridendo sulla linea sottile delle sue labbra, stupendosi di ciò che stava provando. 
Presero fiato, senza staccarsi, continuando a prendere dalle labbra dell'altra ciò di cui avevano bisogno. Si baciarono ancora, lentamente, assaporandosi, scoprendosi, comprendendo ciò che il cuore celava. 
Quando si staccarono, le fronti si unirono. Regina percorse la sua guancia e il cuo collo con le dita, adagiando la mano contro la sua schiena. 
Mantennero gli occhi chiusi, respirando profondamente. 
Nessuna parola contaminò quel momento. 
Emma sorrise, tirandosi su dritta, interrompendo il contatto con la sua fronte. Avvicinò nuovamente le mani alle sue labbra e baciò le dita di Regina, prima di lasciarle andare. 
Indietreggiò senza interrompere il contatto visivo, questa volta però lasciando andare la mano della mora. 
Si sorrisero, anche se entrambe sentirono freddo quando il contatto con l'altra svanì. 
"Buonanotte Regina" 
Regina la seguì con lo sguardo, man mano che indietreggiava, sorridendole. 
"Buonanotte Emma." 
La bionda la guardò per un' ultima volta, sorridendo e mordendosi a malapena il labbro inferiore. Dopodichè le diede le spalle e percorse il ponte.  
Regina si diresse alla porta che l'avrebbe condotta ai suoi alloggi. Afferrò la maniglia e come se si fosse ricordata di aver perso qualcosa si voltò di scatto. 
Emma stava per calarsi nella botola quando sopraggiunse la voce della mora. 
"Emma" 
Alzò lo sguardo incontrando la sua sagoma. 
"Si?" 
"Perchè.." Regina sbuffò frustrata. Era sempre difficile per lei aprirsi. 
Emma ritornò lentamente sui suoi passi, avvicinandosi di nuovo alla mora. 
"Si?" ripetè, incitandola a continuare. 
Regina si perse nel verde dei suoi occhi e per un secondo si diede della stupida sentimentale. Eppure non riusciva a respirare se lei la guardava in quel modo. In quel modo così speranzoso. 
"Perchè non..dormi con noi?" 
Emma la guardò stupita, ma poi un sorriso le si dipinse in viso. 
"Davvero?" 
Regina si morse le labbra sentendosi smarrita. Odiava sentirsi fragile e in quel momento lo era. Desiderava disperatamente averla accanto. 
Allungò il braccio afferrandole la mano. Le dita andarono lentamente ad intrecciarsi in una danza silenziosa, mentre gli sguardi si univano ad essa. 
"Davvero" le rispose a fil di voce. L'attirò piano verso di sè, accogliendo i suoi fianchi con la mano libera. Emma si limitò a sorriderle. Poggiò la fronte alla sua mentre dolcemente si ritrovò a carezzarle un fianco. 
Regina chiuse gli occhi e respirò il suo profumo. Nulla più di quel profumo le era così dolcemente familiare. 
Smise d'interrogarsi. Smise di far funzionare il cervello alla ricerca di risposte a domande ancora confuse. Sorrise e si abbandonò all'unica certezza che si era consolidata col tempo. Le labbra cercarono quelle della Salvatrice, unendosi. 
Si strinsero di più l'una all'altra, mentre il bacio, seppur lento e dolce, acquisiva nuovo ardore,nuova consapevolezza. 
Emma le carezzò il viso con una premura che fece quasi commuovere la mora. Sentiva il cuore salirle in gola mentre Regina le carezzava la schiena e la punta dei capelli. Tutto sembrava così..perfetto. 
Si staccarono non appena sentirono la necessità di guardarsi negli occhi, ma le fronti rimasero unite. 
Regina sorrise mentre anche l'altra mano della Salvatrice veniva presa in ostaggio dalla sua. Si carezzarono in silenzio mentre la Jolly Rogers solcava il mare diretta a Storybrooke, che quella mattina si sarebbe svegliata con un vento di novità . 
"Sicuramente un letto creato dalla magia sarà più comodo di una vecchia amaca pirata, non trova miss Swan?"Emma prese a carezzarle la guancia con la punta del naso, sorridendo divertita dinanzi a quel 'Miss Swan' che un tempo l'avrebbe infastidita. 
"Trovo che quest'avventura ci abbia fatto scoprire più di una sola isola che non c'era, non trova signor sindaco?" 
Regina sorrise a quell'affermazione, capendone esattamente il reale significatoSi sporse verso le sue labbra ma Emma le bisbigliò: 
"Ma da questa non voglio spiegare le vele" 
La mora si morse il labbro inferiore avvicinandosi di nuovo al suo respiro "Vuoi rimanerne stregata forse?" 
Emma inconsapevolmente si leccò la superficie leggermente screpolata delle labbra e sorrise, come da tempo non faceva. 
Un sussurro. Un unico sussurro che mirò alle difese di Regina. Un sussurro a riassumere due anime. 
"Lo sono già" E la Salvatrice la baciò come fosse la prima volta, facendola tremare. 
E sulle sue labbra il cuore di Emma fece una capriola, quando sentì flebilmente vibrare le sue corde vocali in un "Anch'io" 
Si baciarono per attimi lunghi una vita, continuando a sorridersi. 
Regina si allontanò poco dopo e guardandola intensamente negli occhi commossi, avanzò verso la porta, trascinandola con sè. Si baciarono a fior di labbra quando una lama di luce illuminò Henry profondamente addormentato. Si sorrisero e lentamente avanzarono nell'alloggio divenuto buio non appena la porta venne chiusa dalla bionda. 
Regina si adagiò lentamente sul letto, guardando rincuorata il ragazzo rannicchiato sul lato estremo del letto, contro alla parete. Un improvviso rumore la fece voltare, mentre Henry si mosse nel sonno, infastidito. Emma non ebbe bisogno della luce per vedere come Regina avesse alzato gli occhi al cielo nella sua classica espressione severa e rassegnata, quando la bionda era goffamente inciampata nelle scarpe di Henry e per poco non era caduta a terra. 
La mora la tirò a sè facendola sedere sul letto al suo fianco. Si sfilarono le scarpe e subito Regina scivolò sotto le coperte vicino ad Henry, facendo attenzione a non svegliarlo. Gli carezzò la guancia augurandogli la buonanotte con un filo di voce e poi si stese sulla schiena. Voltò il viso verso Emma e con un sorriso le diete il permesso che ella attendeva.  
La bionda strisciò sotto al lenzuolo, adagiandosi sul fianco destro e si avvicinò alla mora. Regina la guidò col braccio e non appena sentì il corpo della donna aderire al suo fianco, poggiò la fronte contro la sua e unirono le mani. La mano destra della mora si poggiò premurosamente sul polso di Henry. 
Emma le cinse i fianchi col braccio mentre le carezzava la mano con la sua. Respirarono piano, timorose di far svanire quel sogno troppo reale. 
Le labbra erano vicine ma non si toccavano. Respirarono l'una il respiro dell'altra, mentre le mani si stringevano e i corpi si avvicinavano. 
Emma si sentiva viva. Finalmente non più una donna orfana piena di dolore e risentimento. Finalmente si sentiva libera, piena, completa, rilassata. 
Baciò la fronte di Regina in un atto possessivo quanto premuroso, desiderosa di confutare fosse davvero lì con lei. 
Regina le si rannicchiò contro come una bambina, mentre il suo cuore compiva più e più capriole nel petto. Incrociò le gambe a quelle di Emma, creando un buffo groviglio di lenzuola. Aveva la necessità di sentirla legata a lei, accanto a sè, sua.. 
L'indomani sarebbero giunte a Storybrooke ed Emma pensava ininterrottamente che desiderava svegliarsi con Regina ed Henry al suo fianco, ogni mattina. Voleva sentire il profumo della mora impregnare il suo, il suo corpo caldo cercare conforto contro al suo, le sue dita intrecciarsi alle sue. Emma sorrise commossa. Era da tanto, tantissimo tempo che non desiderava ardentemente qualcosa ed ora desiderava Regina nella sua vita, più di prima. Desiderava quel risveglio ogni mattino della sua vita, da quella notte in avanti. 
Regina sorrise, mentre sentiva il corpo avvolto dal torpore del sonno che a poco a poco la richiamava a sè. Strinse più forte Emma, tremando quando ebbe la prova di averla davvero lì con sè. 
"Buonanotte Regina" si sentì sussurrare dolcemente. 
"A domani Emma"  le sussurrò in risposta, felice.  
Felice perchè quella notte,per la prima volta dacchè la maledizione fu spezzata, Regina non ebbe paura del domani.

   
 
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