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Autore: Giovievan    01/06/2018    1 recensioni
"Devo essere davvero orribile ai suoi occhi, no? Mi viene da ridere. Non sono forse il brutto mostro con cui deve per forza andare d’accordo se vuole continuare a piacere a Freezer?"
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Dodoria, braccio destro di Lord Freezer, è inviato assieme a Zarbon sul pianeta Tzareg per conquistarlo nella loro prima missione insieme. L'obiettivo reale dell'Imperatore infatti non è il pianeta, bensì fare in modo che i suoi uomini d'élite si avvicinino e finalmente, dopo i loro contrasti, inizino a fare squadra. Obiettivo non facile, considerando che non potrebbero essere più diversi di così.
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Questa storia è uno spin-off di Freezer:Origins e si ambienta tra i capitoli 24 e 25.
Genere: Azione, Dark, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dodoria, Zarbon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Origins: come tutto ebbe inizio'
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Prima di iniziare
Salve, caro lettore! Grazie per essere qui. 
Prima di iniziare devo precisare che questa storia è uno spin-off della long
Freezer:Origins e si ambienta tra i capitoli 24 e 25.
Quindi, anche se potrebbe esser letta come originale, contiene informazioni (ad esempio sui luoghi d'origine di Zarbon e Dodoria) o riferimenti a fatti passati che ho introdotto nella long e che non risulterebbero comprensibili a una prima lettura, oltre a dare spoiler sui primi capitoli della long.

Se è la mia prima storia che leggete e vi viene la curiosità di "incastrarla" nella storia principale per darvi un contesto e leggerne il continuo, per non spoilerarvi nulla vi consiglio di leggere l'intera serie secondo l'ordine in cui è pensata, partendo dalla long su Freezer che ho già citato.
Buona lettura! 


- G


 
*  *  *

 
Quando quel maledetto di Freezer mi ha detto che sarei dovuto partire assieme a Zarbon per imparare a fare squadra ho pensato stesse scherzando. Insomma, non poteva essere serio. A che sarebbe servito? Alla fine tutto ciò che dobbiamo fare è seguire i suoi ordini, cosa conta se questo signorino mi piace o meno?
A quanto pare no, non scherzava affatto. Ormai è ben chiaro dato che siamo appena sbarcati su Tzareg e Zarbon è di fianco a me, uscito dalla sua Attack Ball che fino all’ultimo ho sperato potesse schiantarsi contro un meteorite.
Inizia ad armeggiare col suo rilevatore senza dire niente e io lo guardo, tutto tirato a lucido, con la sua treccia e quei gioielli che lo fanno sembrare soltanto lo spocchioso principe che forse vorrebbe essere.
So che osservandolo così gli do fastidio e so ancor meglio che sta evitando apposta di guardarmi: devo essere davvero orribile ai suoi occhi, no? Mi viene da ridere. Non sono forse il brutto mostro con cui deve per forza andare d’accordo se vuole continuare a piacere a Freezer? Quest’essere sarebbe capace di vendersi anche l’anima per il potere che Freezer può dargli eppure stavolta mi sembra che, per lui, accontentarlo sia più difficile del previsto. Per me, invece, tutto ciò non è che una noiosa scocciatura.
«Che silenzio. Forse se mi impomatassi un po' sarei di tuo gradimento, principessa?»
Lo vedo arricciare il naso, schifato, e questo non fa altro che farmi divertire. Bene, è sensibile alle provocazioni, d'improvviso si scopre che questa missione non sarà del tutto male.
Non mi parla ancora ma non mi serve che lo faccia.  
«Freezer ci vuole uniti come due amichetti. Forza, vieni a darmi un abbraccio.»
«Smettila» mi dice. Dal suo tono capisco che non deve per niente essere divertito dalla mia simpatia. Mi dà le spalle mentre ancora cerca di settare il suo rilevatore; tanto intelligente e non riesce a far partire nemmeno un apparecchio idiota come quello.
«Pensa a seguire la missione e setta lo scouter, non avrai tempo per farlo in seguito» aggiunge.
Mi stringo nelle spalle ignorando le sue parole.
«Come facciamo a fare amicizia se non mi parli?»
«Non ho alcuna intenzione di stringere un legame con un essere inferiore come te.»
Questo non doveva dirlo, il signorino. Sento i pugni fremere dalla voglia di afferrarlo per quella bella treccia e stracciargliela dalla testa con un solo strappo netto.
«Essere inferiore io! Almeno quando attacco non ho paura di scheggiarmi le unghie.»
Sta sorridendo e io so il perché, e proprio per questo non ho intenzione di lasciargliela passare liscia. Con quell’atteggiamento vuole ricordarmi cose che faccio di tutto per dimenticare e ci riesce bene. La rabbia al pensiero di ciò che accadde nelle prigioni mi divora.
«Non permetterti di prendermi in giro» gli intimo, tentando di mantenere la calma. Sono certo che Freezer non sarebbe contento se lo ammazzassi, voglio cercare di evitarlo almeno adesso, anche se credo non sarà facile se continua a riportare a galla quella storia.
«Hai detto di non essere inferiore, no? Non mi è parso. Tutto qui.»
«Stai cercando di farmi arrabbiare? Non ci riuscirai. Quella volta ti ho lasciato scappare apposta.»
«Come no» stavolta ride sul serio. «Ti avrei stretto la gola contro le sbarre fino a romperti il collo se non mi avessi consegnato le chiavi. Fossi stato io a fare la guardia sarei morto piuttosto che farlo… ma questo Freezer non lo sa, vero? È così preso dalle sue faccende che nemmeno si è preoccupato di chiedere come sia successo. Pensa che sia fuggito con la forza, forse spaccando tutto. Sei salvo solo per questo.»
Stringo i pugni dalla furia. Credo che quello in cui è riuscito ad afferrarmi alle spalle sia stato l’unico momento in cui ho abbassato la guardia e, ovviamente, lui non ci ha pensato due volte prima di sfruttarlo. Non credo che Freezer si arrabbierebbe con me anche se ormai lo scoprisse, ma in ogni caso non voglio che questo bastardo creda di poter avere tra le mani qualcosa con cui ricattarmi.
«Non voglio mai più sentirne parlare» ringhio. «Se non lo fai potrei dimenticare le tue lacrime quando il tuo bel Nemanan saltava in aria. Perché erano lacrime, giusto? Quando ti sei gettato contro il vetro in preda alla disperazione, intendo.»
«Non erano lacrime.»
«Forse ho visto male. Però credo di aver sentito abbastanza bene ciò che dicevi. A chi apparteneva quel nome che sussurravi?»
«Non sussurravo nessun nome.»
«Forse avrò anche sentito male, chissà. In ogni caso sto dimenticando tutto. Vedi di fare lo stesso.»
Il suo rilevatore inizia a bippare prima che lui possa rispondermi. Io mi limito ad accendere il mio: il rapido passaggio dal Primo Ingegnere che ho fatto prima di partire mi ha risparmiato un bel po’ di noia nel settarlo. Forse non è così scontato chi tra noi sia il più intelligente.
Pochi attimi dopo anche sul mio schermo appaiono dei numeri. È stato facile imparare a usare questo aggeggio, il vero problema è il fastidio che mi dà quando lo tengo addosso, ma non posso fare altrimenti. Freezer è stato molto chiaro.
«Andiamo» ordina, e senza attendere altro si alza in volo verso la direzione in cui il rilevatore ci segnala delle presenze in vita. Lo seguo ma prometto a me stesso di ricordargli che non deve mai più osare darmi ordini. Mai!
 
*  *  *
 
Dall’alto riesco finalmente a vedere bene ciò che Freezer ci ha incaricato di prendere. Tzareg è un pianeta arido, dal suolo terroso e spaccato di rilievi taglienti tra le cui pareti si insinuano degli scuri corsi d’acqua. L’aria è limpida ma buia, come credevo: l’unica stella che ho visto quando ero in avvicinamento nell’Attack Ball era ben lontana e sapevo già che non avrebbe potuto illuminare a dovere.
In ogni caso questo è un pianeta che non mi dispiace; forse mi ricorda un po’ Madoria, in effetti.
Madoria. Il solo ricordarne il nome mi riporta indietro nel tempo.
Mi sembra che siano passati secoli dalla mia vecchia vita. Sono passato dall’essere un reietto, uno scarto della società, all’essere l’uomo fidato di un Lord che presto anche grazie a me diventerà il padrone dell’Universo intero. Vorrei che tutta quella feccia che nel tempo ha dubitato di me, mi ha scacciato e mi ha augurato la morte potesse essere qui davanti e vedere dove sono arrivato con la sola forza dell’odio che loro stessi mi hanno creato dentro.
Incredibile, no, brutti bastardi? In fondo vi dovrei un ringraziamento, chi l’avrebbe mai detto.
Osservo le montagne e quasi mi sembra di sentire la puzza di carne bruciata e terrore che impregnava ogni singolo centimetro di Madoria dopo l’arrivo di Freezer. Se chiudo gli occhi posso rivedere chiaramente i corpi dei fuggitivi che crollavano sotto i miei colpi mentre lui, alle mie spalle, mi metteva alla prova.
Credeva che non ci sarei riuscito, forse. Credeva che mi sarei messo a piangere come quell’essere inutile di Zarbon. Invece no: massacrarli a uno a uno mi dava potere, e più ne trucidavo più il mio potere saliva e si accresceva. Questo contava molto di più delle loro insulse vite.
Il solo pensiero mi carica per la missione: non vedo l’ora di conquistare questo inutile posto, tornare da Freezer vittorioso e dimostrargli che sono davvero imbattibile. L’unica seccatura è il dover condividere con questo idiota la mia vittoria.
Atterriamo dove i rilevatori ci segnalano decine di presenze di basso livello. Ci ritroviamo in uno strano villaggio: forse senza indicazioni non lo avrei nemmeno considerato tale.
Siamo in uno spiazzo vuoto al cui centro c’è un mucchietto informe di case ammassate che, se non fossero a punta, potrebbero sembrare eruttate fuori direttamente dal suolo. Non pare che abbiano delle porte ma in compenso hanno decine di finestre scure tutte intorno.
Prima che possa accorgermene vedo Zarbon innalzarsi in volo verso la struttura.  
«Che vorresti fare?» gli domando seguendolo. Non gli permetterò di prendere l’iniziativa: questa missione non fallirà di certo a causa sua.
«Parlare.»
«E a che serve? Radiamo al suolo questo villaggio inutile e passiamo al prossimo.»
Si blocca a mezz’aria guardandomi con noia.
«Se radi al suolo tutto ciò che incontri cosa pensi rimarrà da governare a Lord Freezer?»
«Cosa vuoi che m’importi? Mi ha chiesto di conquistare il pianeta, non ha mai detto di volerci fare un villaggio vacanze.»
Sospira intensamente e ho l'impressione che mi trovi stupido. Il tono con cui parla è quello di chi sta dicendo qualcosa di ovvio che l'altro non riesce a comprendere, ma è lui che non riesce a capire di star perdendo tempo col suo buonismo. Poi, però, ho un'illuminazione: tutto all’improvviso mi è più chiaro.
«Aspetta, aspetta» lo interrompo «Tu hai pietà di questa gente?»
«Pietà? E perché mai?»
«Che ne so? Forse ti ricordano il tuo popolo su quel bel pianeta rosso.»
Ho di nuovo toccato il tasto dolente e questo è ovvio, perché si volta dall'altra parte.
«Non mi ricorda nulla. Ora andiamo a parlare con quella gente prima che io perda la pazienza.»
«Ho indovinato!» lo punzecchio. Se ho trovato una ferita aperta non mi farò di certo sfuggire l'occasione di infilarci dentro l'intero pugno. «Sai, mi sa che uno che prova pietà non è adatto per il lavoro che Freezer vuole darti. Se ogni volta che atterri su un pianeta con il terreno rosso ti ritorna in mente il tuo...»
Alza la testa. È spazientito e si vede, ma non sta più negando ed è già qualcosa.
«Lo hai fatto pure su Vegeta» insisto.
«Mi pare ovvio» ammette, finalmente, ma subito si blocca. «Non so nemmeno perché ti sto ancora parlando. Andiamo.»
Nonostante lui si volti e prosegua io non smetto di insistere.
«Non pensi che possa capire, vero?» mi lascio sfuggire una risata. «Che signorina altezzosa. Ti darei uno schiaffo ma non si toccano le femmine.»
Ringhia dalla rabbia ma non può farci niente. Non può attaccarmi, anche se lo vorrebbe, non può rispondermi perché sa che non ha più modo di farmi arrabbiare. Non fa altro che proseguire, in silenzio ma a pugni stretti, verso l’ammasso di case.
Quando arriviamo più vicino ci accorgiamo che non è vero che quella struttura non ha porte: semplicemente si trovano in alto, come tanti portelli superiori collegati ognuno a una casa diversa. È tutto molto diverso dai villaggi di Madoria dove ogni casa era ben lontana dall'altra. Il solo pensiero di vivere in un posto del genere con i miei simili mi dà la nausea, ma poi ricordo che sono morti tutti e provo un po' di sollievo.
Zarbon si è avvicinato a uno di quei passaggi e sta cercando di attirare l'attenzione di chiunque abiti in quel bozzolo infernale. Picchietta sul portello, che scopriamo essere di vetro e trasparente. Dopo pochi attimi questo si schiude e l'abitante di quella casa ne esce levitando, osservandoci curioso.
«Chi siete?» ci domanda. Osservo il suo cranio grasso incastrato in un corpo tozzo che a stento mi arriva alle ginocchia. Ha quattro occhi, infatti non capisco dove guardare per parlargli, e la sua pelle alla poca luce, potrebbe sembrare verde. Il rilevatore compone il suo verdetto.
Ketfir. Tzare. Livello combattivo: 850.
Patetico.
«Siamo dei soldati» mi precede Zarbon. «Vorremmo parlare con chiunque comandi questo villaggio o meglio, questo pianeta. Abbiamo delle richieste da fare.»
«Soldati?»
L’essere sembra estremamente spaventato da quella parola. Non è escluso che possa conoscere tutte le storie che girano su Freezer, le sue imprese militari o quella leggenda che tramandano su di lui, ma c’è un solo modo per scoprirlo. Ammetto che mi sento molto Freezer in questo momento, anche se non riuscirei mai a essere calmo e diplomatico come lui.
«Siamo gli uomini più potenti di Lord Freezer» gli dico. «Zarbon e Dodoria, forse avrai sentito parlare di noi. E sì, Freezer ci ha incaricati di conquistare questo dannato pianeta. Vorresti, per favore, renderci le cose più semplici?»
«Zarbon e Dodoria…»
Non sembra avere il coraggio di aggiungere nulla. I suoi quattro occhi guizzano a destra e a sinistra, forse sta sperando che nessun altro si faccia vivo e che noi possiamo andarcene se non vediamo nulla di interessante, cosa che tra l’altro accadrebbe se Freezer non mi avesse incaricato di conquistare. Alla fine mi accorgo che centinaia di occhi ci stanno osservando dal basso, attraverso le porte trasparenti. Non so perché ma tutti quegli sguardi addosso mi danno la nausea.
«Voi… voi volete conquistare?»
«Sei sordo o solo stupido?» dico, avanzando verso di lui. Sto per aggiungere altro ma qualcosa mi disturba: una stretta al braccio. Quando abbasso gli occhi vedo proprio ciò che mi aspettavo: la viscida mano azzurra di Zarbon stretta attorno al mio bicipite.
Non ho il tempo di insultarlo come vorrei che apre la bocca.
«Il mio compagno è molto scortese e irruento, come vedete, ma non intendiamo minacciarvi se ci renderete le cose più semplici. Sì, vogliamo conquistare, ma non è una cosa negativa. Hai mai sentito parlare del Potente Freezer?»
Scuote leggermente il capo in segno affermativo, terrorizzato, ma sembra più collaborativo. Per qualche motivo mi pare che l’idea di Zarbon stia funzionando, lo lascio fare.
«Il tiranno» dice l’alieno.
«Preferisce Imperatore» precisa Zarbon. Solo adesso lascia la presa dal mio braccio e non mi sfugge che si pulisca il palmo con cui mi ha toccato sulla battle suit. Schifoso arrogante.
«Se entrerete a far parte del suo dominio sarete protetti da ogni minaccia e l’unico vostro obbligo sarebbe di fornire dei guerrieri per il suo esercito, in segno della vostra fiducia. Per il resto, Lord Freezer si allontanerà considerandovi un suo dominio e voi potrete continuare la vostra vita di sempre, cosa che sicuramente non accadrà se vi rifiutate di collaborare. In quel caso saremo costretti a sottomettervi con la forza. Quindi, mio caro amico, chi è il vostro capo?»
L’alieno non sa che dire.
«Noi non abbiamo un capo» quasi sussurra. «Non ci comanda nessuno.»
«Bene, allora parleremo direttamente con voi del villaggio. Quando vole…»
Si blocca.
In un primo momento penso che sia apparso qualcosa di degno di nota da guardare che gli ha tolto il fiato ma quando mi giro è semplicemente immobile, con lo sguardo che vaga in ogni punto dinnanzi a sé. Solo a un secondo sguardo mi accorgo di un sottile strato di energia dorata che avvolge tutto il suo corpo. Mi pare come se fosse… immobilizzato.
Balzo verso l’alto allontanandomi da lui. Alle nostre spalle c’è un altro alieno molto simile al primo se non per i suoi occhi centrali, piccolissimi e infossati nel cranio. Ciò che mi ha spinto a spostarmi, però, è la certezza che Zarbon sia finito in una sua tecnica: non può essere altrimenti dato che l’essere è fermo in una posa assurda, con la mano stretta in avanti puntata verso di lui.
Il rilevatore bippa rapidamente.
Soialat. Tzare. Livello combattivo 3500.
«Sei davvero un cretino, Ketfir» dice quest’alieno avanzando. È fuoriuscito da un portello alle sue spalle, uno dei tanti, che solo dall’alto riesco a vedere aperto.
«Cosa ci eravamo detti?» continua. «Eri attento durante le riunioni o dormivi, come tuo solito?»
«Cosa ne so?» risponde il primo. «Poteva essere gente perbene. Mica possiamo imprigionare chiunque metta piede sul nostro pianeta.»
«È esattamente ciò che avevamo concordato!» sbraita. «Imprigionare chiunque metta piede sul nostro pianeta! O preferisci che ci sterminino come hanno fatto con tutti gli altri?»
Non riesco davvero a fare null’altro se non ascoltare. Sono allibito; Zarbon tra l’altro continua a non muoversi. Se avevo dei dubbi adesso è ovvio che sia sotto l’effetto di una telecinesi.
«E d’accordo» annuisce il primo. «Poi se Lord Freezer si innervosisce perché abbiamo preso i suoi uomini come la mettiamo?»
L’alieno che ha imprigionato Zarbon ride avvicinandosi a lui e osservandolo da capo a piedi. Poi si volta verso di me: non posso fare a meno di mettermi in guardia all’istante.
«Di certo non ci farà saltare in aria finché abbiamo loro. Possiamo negoziare.»
Adesso sono io a ridere. In barba allo stare all’erta scoppio in una risata clamorosa che rimbomba nell’ambiente tutt’intorno infilandosi tra i monti e rimbalzando contro le pareti rocciose fino a ritornare alle mie orecchie. Il solo pensiero che Freezer possa negoziare con questi esseri, anzi negoziare in generale, è così esilarante che non riesco a trattenermi.
L’essere mi guarda con fare accigliato.
«Che cos’hai da ridere, ciccione?»
Stringo i pugni ma farò finta di non aver sentito l’insulto.
«Se pensate che a Lord Freezer possa fregare qualcosa di noi vi sbagliate di grosso. Il tempo di scoprire che avete fatto resistenza e salteremo in aria tutti assieme! Non è fantastico?»
Mi sembra confuso. Forse non si aspettava una rivelazione del genere, ma ormai non può più tirarsi indietro.
«Sei ancora in tempo per liberarlo e discuterne» lo incalzo indicando il mio sfortunato amico. «Freezer non sa ancora nulla di questo piccolo imprevisto. Potrei esser buono e dire che avete fatto i bravi.»
Gli occhi di Zarbon mi cercano disperatamente e io quasi godo a vederlo annientato in quello stato. Sarebbe quasi la cosa più bella della giornata se non sapessi di rischiare la stessa sorte da un momento all’altro. Ora però sono attento a qualsiasi movimento attorno a me: non mi lascerò sorprendere da una stupida telecinesi.
«Piuttosto ti faccio saltare in aria» nega il nanerottolo. Punta la mano chiusa verso di me, ma io evito l’attacco scansandomi di lato: un sottile raggio d’energia, quasi invisibile, mi sfreccia accanto proprio dov’ero un attimo fa.
Lenti. Questi alieni sono lenti, oltre che inutili e incredibilmente brutti.
«Facciamo un gioco: tu non lasci andare il nemaniano laggiù e io faccio saltare in aria tutte queste orribili case. Che ne dici?»
Per rimarcare il concetto accumulo un po’ di energia. La sento emergere dal petto alla gola che quasi mi brucia per quanto l’aura è intensa; so che devono vederne il bagliore da fuori e mi godo le loro espressioni preoccupate a quella vista, assieme a quelle delle centinaia di occhi che mi osservano dal basso.
L’alieno pare non avere idea di cosa fare. Resta fermo, immobile, poi lentamente il suo petto si gonfia e si sgonfia diverse volte: sembra star respirando profondamente.
«Cosa diamine…»
Accade qualcosa di incredibile. Sbatto le palpebre, senza pensarci, come faccio continuamente in ogni attimo della giornata; di solito non mi sono mai soffermato a rifletterci perché quando le riapro trovo tutto dinnanzi a me così com’era un attimo prima. Stavolta però non è così. Stavolta, quando apro gli occhi, mi ritrovo in una posizione assurda: steso contro il terreno, il viso immerso per metà nella terra rossa, le mani bloccate dietro la schiena.
…stai facendo, vorrei dire, ma non riesco a muovere la bocca. Anzi, non riesco a muovere assolutamente nulla.
Maledizione!

   
 
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