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Autore: Lelusc    03/06/2018    0 recensioni
Gemma è la figlia di un famoso archeologo e i genitori sono divorziati, ma la cosa strana è che vede molto spesso degli occhi color Ambra, che le ricordano una persona conosciuta con il padre quando aveva sei anni. Perchè li vede? Scopritelo, ringrazio chiunque voglia farmi una mini recensione, Lelusc. ;D
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Siamo arrivati signorina"

"grazie"affermo, pago e scendo dall'auto trovandomi proprio davanti al mio palazzo.

Sembra passato un secolo da quando sono andata via, penso guardando l'edificio grigio.

M'incammino verso il portone e lancio uno sguardo alla mia macchina.

Sembra tutto in ordine e in giro c'è solo silenzio e tranquillità.

Stranamente non ho paura come prima che partissi, anche se sapere che nella notte circolano creature come i vampiri, dovrebbe mandarmi nel panico. Chi mi capisce è bravo.

Apro il portone, salgo fino al terzo piano ed entro in casa.

Ah, la mia vecchia casa!

"Buona sera papà"auguro con malinconia alla sua foto appoggiata sul mobile all'entrata.

"Sai papà, ho scoperto tutto, sei stato fantastico, sono fiera di te"dico e per poco non mi metto a piangere. Degno di rispetto e ammirazione fino alla fine.

Appoggio la borsetta sul mobile della sala e prendo il cellulare per vedere se per caso Anna, Oscar o Steve mi abbiano scritto, ma nulla.

Saranno stati stanchissimi poverini, penso intenerita e grata per il loro affetto.

Spengo il cellulare e lo lascio sul mobile, vicino alla borsa, insieme alle chiavi di casa.

 Ora avrei un po' di fame, ma il frigorifero non è acceso e se aprissi un litro di latte a lunga conservazione non saprei dove metterlo, quindi per rimediare andrò a dormire, anche perché è mezzanotte e domani avrò una giornata difficile, mi dico e mi dirigo in camera.

Indosso alla svelta un pigiama, rimpiangendo la delicata camicia da notte di Emanuele, e mi metto sotto le coperte, un attimo dopo già dormo profondamente, ma questo non prima di vedere due incantevoli occhi color ambra che mi fanno piegare le labbra in un sorriso.

La mattina seguente quando mi sveglio, mi sento molto riposata, però decido lo stesso di rimanere ancora un po' a crogiolarmi nel mio letto caldo e morbido, anche se non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello che avevo da Emanuele.

 Cerco una posizione comoda per continuare a dormire, ma tempo qualche minuto d'attesa e mi metto a sedere sul letto ricordando il motivo per cui sono di nuovo a Roma, e anche se assonnata e accaldata, sono decisa a incominciare una nuova e impegnativa giornata.

Soffoco uno sbadiglio con la mano e apro gli occhi che vengono colpiti in pieno dal sole che filtra attraverso la tendina tirata male.
Ci metto un po' per tornare a vedere bene, poi mi scosto da davanti al viso alcune ciocche di capelli indomabili e anche se ancora assonnata mi alzo dal letto.


Normalmente non mi dispiacerebbe rimanere ancora un po' a crogiolarmi a letto, ma ora la cosa più importante è fare tutto quello che ho deciso per tornare il più velocemente possibile da Emanuele, la sola e unica cosa importante, così  vado in bagno e apro il rubinetto, pronta a lavarmi il viso, ma l'acqua non esce.

Giusto, mi sono dimenticata di riaprirla, mi dico e vado a sistemare la faccenda giù in cantina.

 Di nuovo in bagno passo qualche minuto a lavarmi il viso con l'acqua fredda, cosa molto gradita e utile e una volta del tutto sveglia, mi tolgo il pigiama, lo piego e lo poso sotto il cuscino.

Quando la camera sembra abbastanza in ordine, sistemo alla meglio il letto e indosso un paio di pantaloni neri felpati, una camicia bianca e sopra ci metto un maglioncino rosso, dopo prendo la seconda spazzola che ho dentro il cassetto del comò e incomincio a pettinarmi i capelli davanti allo specchio del bagno.

Li pettino, li intreccio con cura e dopo mi guardo allo specchio. Il mio viso sembra riposato e finalmente mi sento ben sveglia.

 Ritorno velocemente in camera, decisa a non perdere tempo, indosso gli stivaletti neri che ho nell'armadio e dopo scendo in sala dove prendo dal mobile il cellulare rimasto spento tutto il tempo, la borsetta, ed esco per fare colazione al bar.

Onestamente preferirei prepararmi la colazione nell'immensa e splendente cucina di Emanuele sapendo che lui è solo in un'altra stanza, immerso nel suo stravagante dormire, ma purtroppo non è possibile, beh, pazienza, avrò modo di farlo più avanti.

Fuori dal portone la temperatura è veramente incredibile, per questo sono felice d'essermi coperta come si deve, anche se a quanto pare non basta, visto che percepisco ugualmente lunghi e fastidiosi brividi di freddo su tutta schiena, tanto che per il breve tragitto che mi separa dal bar, che è proprio accanto al mio palazzo, mi stringo le braccia intono al corpo.

Entro e un calduccio invitante mi accoglie, come anche l'allegro campanellino che avvisa Mich, il proprietario, non che amico di mio padre, che è entrato un cliente.

"Ehi! Guarda chi si rivede!"

"ciao Mich!"Esclamo allegra andando verso il bancone e saluto con un cenno del capo il suo dipendente, Petro, che dietro il bar asciuga i
bicchieri.


"Come stai? Sei sparita per quasi una settimana"

"sì, sono partita per un breve viaggio. Sono andata agli scavi di mio padre in Romania, per scoprire la verità".

"So tutto bambina, ne hanno parlato i telegiornali. Che maledette canaglie! Trafficanti di reperti archeologici, non posso crederci. Non posso
credere che li vendessero al mercato nero e che tuo padre sia stato ucciso solo perché non voleva, quei grandissimi bas..."


"Sì, ma ora sono venuta per sapere che fine hanno fatto quei tizi e per parlare con Georg, devi spiegarmi alcune cosette".

"Certo, mi sembra giusto. Comunque cara siediti, che fai ancora in piedi?"

Annuisco e mi siedo sullo sgabello.

"Che ti porto?"

"Una fetta di torta della nonna e una spremuta d'arancia"

"Arrivano. Comunque vedo che oltre a trovare la verità su tuo padre hai trovato anche qualcos'altro"mi dice guardandomi la mano.

"Te ne sei accorto eh? Sì, ho trovato anche l'amore. Non sai quanto mi costi stare lontana da lui"

"non posso immaginarlo, ma sono sicuro che ti è estremamente difficile"

Annuisco e sfioro l'anello con il dito.

"Comunque quello è un signor anello"

"sì, è un ragazzo ricco, o almeno così pare, visto dove vive"

"allora ragazza mia, hai proprio fatto centro, e se ti ama, e non vedo perché dovrebbe essere il contrario, sei a posto. Ecco la tua spremuta e la tua
fetta di dolce"dice posandomi entrambi sul bancone e senza farmelo ripetere sue volte, con un sorriso sulle labbra, mi porto un pezzetto di torta alla bocca, felice.


Mangio del tutto assente e di tanto intanto bevo un sorso di spremuta, quando Mich ritira il mio piattino ormai vuoto e si china verso di me posando le braccia sul bancone.

"Allora? Cosa sei venuta a fare a Roma se il tuo ragazzo ti manca così tanto?"

Alzo lo sguardo e lo punto su di lui, confusa.

"Come Mich?"

"No, niente, ti vedevo pensierosa e credevo stessi pensando al tuo fidanzato".

"Ah, no, in realtà sto pensando a cosa devo fare prima di partire"

"e che devi fare?"

Sospiro. "Devo andare a parlare con Georg e chiedergli spiegazioni e dopo dovrò parlare con mia madre. Mi ha mandato un messaggio, dice di volermi incontrare per parlare di papà. In realtà non vorrei vederla, perché so che non farà altro che parlare male di lui, ma devo farlo se voglio tagliare i ponti con il passato e trasferirmi in Romania dal mio ragazzo.  

"Capisco, sarà difficile"

"sì, ma ti giuro che la cosa più difficile che ho fatto fino ad ora è stata quella di lasciare Emanuele anche se solo per un giorno. Intendo a qualsiasi costo concludere tutto oggi e tornare da lui con il primo volo notturno che trovo"

"bene, ti vedo decisa nonostante le difficoltà che dovrai affrontare, allora buona fortuna".

"Grazie, ne avrò sicuramente bisogno. Ah, prima che me ne vada, vorrei anche cinque cornetti al cioccolato da portare via"

"certo, in arrivo!"Esclama Mich allegro.

"Grazie Mich" dico grata per tutto quello che ha sempre fatto per me e per mio padre, poi prendo il sacchetto che mi porge e vado alla cassa.

"Quanto ti devo?"

"niente"

"cosa?"

"Non farti problemi, visto che a quanto pare non ti rivedrò più, o comunque passerà molto tempo, lascia che ti faccia questo regalo"

"ti ringrazio, ma..."

Mi ferma alzando una mano. "Niente ma, insisto"

"Grazie Mich"

"Figurati tesoro. Stammi bene"

Annuisco, gli faccio un cenno di saluto con la mano, ed esco.

Bene, per prima cosa...penso e prendo il cellulare più che decisa a rispondere al messaggio di mamma.

Oggi sono libera, se vuoi possiamo vederci.

E le mando il messaggio.

Ha detto che starà a Roma fino a lunedì, oggi è giovedì, dovrebbe accettare. Non credo perderà l'opportunità di parlami male di papà tanto facilmente.

Un bip improvviso mi fa sapere che ha risposto. Il messaggio dice solo.

D'accordo, ci vediamo questa sera alle 19, 30 al ristorante dove l'ultima volta abbiamo festeggiato il tuo compleanno.

Perfetto, penso, mi lascio scivolare il cellulare in tasca e mi accorgo di essere automaticamente tornata al parcheggio sotto casa, così mi dirigo verso la mia macchina, ma prima di salire controllo che le ruote non siano state squarciate o ci siano state delle manomissioni, dopo entro e parto.

Prossima destinazione, casa di Georg. Spero sia in casa.

Sono quasi arrivata da Georg, svolto in una strada e vedo in lontananza quella dove mio padre ha perso la vita facendo l'incidente, ed ecco che l'ira si rifà viva e sale alle stelle.

O sì, spero veramente sia in casa, per il suo bene.

Ora so cos'è successo a papà e perché è avvenuto l'incidente, ma voglio ugualmente sentire tutto dalla sua voce.   

Decisa, parcheggio in prossimità del palazzo di Georg e scendo dalla macchina. C'è un gran freddo, ma io sono più che calda grazie alla rabbia e ai miei bollenti spiriti.

Mi fermo proprio davanti al portone e suono alla vicina di Georg. Di solito chiamo sempre lei quando lui non sente il citofono.

 "Buongiorno signora Estelle, mi scusi il disturbo, sono Gemma, mi aprirebbe".

"Oh, cara, sei tu. Il signor Mongomery si è di nuovo dimenticato che dovevi passare vedo. Certo, ti apro subito" e la serratura scatta.

"la ringrazio"

"figurati cara".

Entro, mi precipito su per le scale e dopo aver salito i soliti cinque piani, sono davanti alla porta di Georg e senza perdere tempo suono il campanello.

Non voglio lasciarmi frenare da stupide emozioni, sopratutto perché so che ogni minuto che passa è un minuto in meno che starò con Emanuele.

Sì, il mio Emanuele ora starà sicuramente dormendo. Quanto vorrei rivederlo, penso immaginandolo in tutto il suo splendore e dolcezza.

Guardo per un attimo l'anello che ho al dito e immediatamente il mio cuore trabocca d'amore e al solo ricordare la sua dichiarazione tanto impacciata quando dolcissima, di tenerezza.

Faccio un sorriso e poi ritorno subito in modalità guerra, e questo proprio quando si spalanca la porta.

Quello che mi trovo davanti è un Georg sbalordito e evidentemente appena uscito dalla doccia.

"Salve"dico con la mano appoggiata allo stipite della porta, mentre lo fisso in volto con sfida e faccio un sorriso amaro.

"Gemma, sei tu! Dove sei stata? Ero così preoccupato"

Lo guardo male. "Posso entrare?"Chiedo con voce dura. 

"ma certo, scusa se ti ho lasciato sulla porta, vieni, entra" dice facendosi da parte per lasciarmi entrare, ma questa volta non vado direttamente in sala a sedermi sul divano, come avrei fatto una volta. Questa non è più una seconda casa per me.

"Che fai ancora lì, andiamo in sala".

Lo seguo.

"Accomodati"dice indicando il divano.

"Aspetta, ti porto subito un po' di the. È la cosa migliore contro questo freddo"dice subito e sparisce in cucina prima che possa dirgli di lasciar perdere.

Un attimo dopo ritorna con una tazza fumante che deve aver scaldato al microonde, vista la rapidità, e la posa sul tavolino basso di fronte a me, e con essa anche una scatola di biscotti, i miei preferiti.

Ne sa una più del diavolo.

"Dove sei stata tutto questo tempo?"Mi chiede sedendosi sulla poltroncina davanti a me.

"Sono stata in Romania, ha chiedere di mio padre direttamente ai suoi assassini. Ho capito subito che con loro non si scherza"dico calma, facendo un sorrisetto amaro.

"Cosa ti hanno fatto?" Chiede subito sporgendosi verso di me, agitato e bianco in volto come un lenzuolo.

"Niente, mi hanno semplicemente corso dietro e sparato contro, fino a che non sono caduta da uno strapiombo e miracolosamente mi sono salvata. Sono stata molto fortunata"affermo come se la cosa non mi toccasse ne riguardasse.

Per poco Georg alle mie parole non sviene, ed io mi prendo una piccola rivincita su di lui, ma non mi basta.

"è stato avventato"dice serio.

"E cosa avrei dovuto fare secondo te?"Chiedo arrabbiata.

Scuote il capo. "Lo so, non avevi altra scelta alla fine, comunque ora non importa, sono felice che tu stia bene. Sai, ho chiamato tutti quando sei sparita, tranne tua madre, so che avresti preferito dormire sotto un ponte e amputarti una gamba da sola e senza anestetico piuttosto andare da lei"

"su questo hai ragione"

"anche Anna e gli altri non sapevano dove fossi quando gliel'ho chiesto, mi sono veramente preoccupato, pensavo che quei bastardi ti avessero fatto qualcosa"

Una puntina di tenerezza e sorpresa, per averlo sentito usare un'espressione che non gli è mai appartenuta, scalfisce il mio cuore, ma giusto un segnettino e per un attimo.

"Beh, anche se fosse non erano affari tuoi. Non mi hai mai detto niente, mi pare"lo accuso.

"Era per proteggerti"

"non mi sembra di avertelo chiesto. Io volevo sapere la verità su mio padre, punto e basta, poi mi sarei arrangiata, non sono totalmente una sprovveduta"

"questo è vero, ma erano pericolosi, lo hai detto anche tu stessa"

"è vero, ma questo non vuol dire niente. Papà per me è importante!"Dico con quasi le lacrime agli occhi.

"Sì, lo so, ma ho pensato a quello che lui avrebbe voluto e l'ho messo in pratica"

"sì, ma così mi hai tradito"

"non intendevo"dice guardandomi pieno di dolore.

"Comunque non era proprio vero che Anna e gli altri non sapessero dove fossi. A un certo punto li ho chiamati e loro mi hanno voluto raggiungere. Semplicemente, visto che non ho condiviso la notizia della mia partenza con te, hanno pensato non volessi fartelo sapere per un qualche motivo, quindi sono stati zitti. Ho degli ottimi amici sai?"Dico fredda.

"Capisco"afferma triste guardando a terra, però e a me non fa né caldo ne freddo il suo stato d'animo, né la sua espressione, di certo non come me ne avrebbe fatta una volta, quando ancora lo ritenevo mio zio e una persona di cui fidarmi.

"Ora sei tornata solo per parlare con me?"

"no, mia madre mi ha mandato un messaggio, vuole parlarmi. Stupendo no?"

"Orribile"commenta.

"Già, il fatto è terribile e orribile allo stesso tempo, poi volevo sapere tutta la situazione da te, personalmente, e avere notizie sugli assassini di
mio padre. Voglio chiudere con il passato una volta per tutte e trasferirmi in Romania".


"Cosa? In Romania! E Anna e gli altri?"

"Sono già al corrente della mia decisione, ed è tassativa, oltretutto sono d'accordo con me, forse un po' tristi, ma d'accordo"

"perché ti vuoi trasferire in Romania?"

"Perché mi sono fidanzata"dico mostrandogli il dorso della mano da cui spicca l'anello come nel cielo la prima stella della sera.

"incredibile! Con chi?"

Lo guardo alzando un sopracciglio.

 "Non lo consoci e anche se ti dicessi il nome il fatto non cambierebbe"

"quindi quell'anello...stupefacente! Ma è bellissimo! E costosissimo, guarda che diamante enorme. Quindi è ricco.

"sì"

Arriccia il naso. "Attenta con i ricchi, tieni gli occhi ben aperti".

Le sue allusioni mi fanno arrabbiare all'istante e ho difficoltà a trattenermi nel non urlargli contro.

"Lui non è come tutti gli altri, puoi starne certo"dico irritata.

 Che non si azzardi mai più a pensare male di Emanuele, non lo conosce, e sopratutto lui è l'ultima persona che può pensare male del mio ragazzo.

Percependo il mio tono infastidito e alterato, alza subito le mani in segno di resa e fa un sorriso sghembo.

"Scusa, scusa, non intendevo dire che è un mascalzone, assolutamente"

"vorrei ben vedere"dico arricciando le labbra.

"Sono davvero felice per te Gem"

"sì, ma ora passiamo al motivo per cui sono qui"

"giusto. Cosa vuoi sapere esattamente?"Mi chiede serio.

"tutto nei minimi dettagli, fin dal principio"dico sicura, accavallando le gambe e dandogli tutta la mia fredda attenzione.

"C'è ben poco da dire in realtà. Tutto a quanto pare iniziò dalla prima chiamata per gli scavi sui Carpazi, in Romania. Tu avevi ancora sei anni
allora, ti ricordi? Siamo partiti tutti insieme, tuo padre, io e te.


"Sì, certo, lo ricordo perfettamente" affermo sorridendo.

 Pensare che è stato allora che ho incontrato Emanuele per la prima volta, che emozione‼ Era veramente lui, ed è rimasto uguale ad allora.
Che si fosse innamorato di me già da quella volta? No, beh, innamorato di una bambina di sei anni credo proprio di no, sarebbe preoccupante una cosa simile, forse si era affezionato a me, oppure gli ho fatto tenerezza. Comunque da quella volta mi ha tenuto d'occhio per anni, anche se come, ancora non l'ho capito, ma anche se fosse, possibile si sia innamorato di me così? Guardandomi?

"Gemma, stai bene?"

"Senz'altro, mi ero un attimo distratta pensando al passato. Ricordo tutto nitidamente: la pioggia fitta e gelida, la mia stanchezza, la villa dove io e
papà ci siamo rifugiati e anche l'aiuto, la disponibilità e la gentilezza del padrone di casa"


"ma come? Mi hai sempre detto che quella persona ti faceva paura"

"sì, ma ora non sono più una bambina e comunque è stato abbastanza scortese da parte mia pensare e dire una cosa simile di una persona che è
stata così generosa con noi. Ora non sono più spaventata, non ce n'era alcuna ragione neanche prima, anzi, sono veramente molto grata a quella persona".


"Capisco, comunque gli scavi furono interrotti nei giorni in cui voi vi eravate rifugiati in quella villa. Il temporale era troppo forte e c'era fango ovunque e frane, quindi non si poteva camminare, inoltre si rischiava di scivolare e c'era poca visuale, pertanto potevi facilmente finite in un burrone.

Sono capitate anche altre cose strane, come incendi improvvisi, folate impetuose e gelide di vento, estenuante caldo e piccoli incidenti e sparizioni di oggetti, sembrava una zona maledetta; quindi sono stati sospesi gli scavi, però dopo qualche tempo sono stati ripresi, ed è lì che è iniziato tutto.

Sono stati ritrovati reperti veramente eccezionali, magnifici, e secondo chi ne sa più di noi, costosi, importanti e unici, così uno degli archeologi ha pensato di guadagnarci sopra.

A quanto pareva non gli bastava più la popolarità ricevuta grazie al suo nome scritto sopra il documento, quello che sarebbe stato posto accanto al reperto una volta che questo fosse stato esposto al museo.

Così ogni reperto di valore che veniva portato alla luce, lo metteva da parte e lo vendeva al mercato nero. Dopo un po', non so per quale motivo, il gruppo di truffatori s'ingrandì fino a che tutti non cominciarono a vendere i reperti al mercato nero.

Molti furono costretti dal capo del gruppo, perché li aveva minacciati dicendo loro che se avrebbero aperto bocca, avrebbero messo nei guai le persone a cui tenevano di più, così furono costretti a tacere e alla fine cedettero anche loro alla tentazione ed entrarono nel giro.

 Io e tuo padre eravamo gli unici che non sapevamo nulla, ma un giorno, in qualche modo, tuo padre lo scopri. La colpa era stata di un fossile ritrovato una settima prima, che misteriosamente era scomparso dal furgone dove lo avevamo messo nell'attesa che il capo del museo lo venisse a prendere per portarlo all'aeroporto e poi a Roma.

Quel fossile aveva così affascinato tuo padre da rimanergli impresso nella mente, quindi vedendo che era scomparso capì che c'era qualcosa che non andava e chiese in giro, ma nessuno seppe dirgli nulla, fecero finta di non sapere nulla.

Continuarono gli scavi, ma tuo padre ormai era vigile. Non gliela potevi fare a quel vecchio volpone"dice Georg sorridendo pieno di ammirazione, per poi lasciarsi andare alla tristezza a far spengere il sorriso.

"Così i tizi furono costretti a dirgli tutto e a chiedergli di unirsi a loro, ma tuo padre non volle, anzi era intenzionato a dire tutto alla polizia.
Io ero d'accordo con lui, ma i tizi per farci tacere ci dissero che avrebbero rovinato e fatto del male alle nostre famiglie.

Io devo ammettere che avrei ceduto subito se non avessi avuto l'esempio di tuo padre e non solo perché non ho famiglia, ma per il semplice fatto che ero debole e avevo paura di loro che erano molti.

 Vedere tuo padre così risoluto, coraggioso e un bel po' avventato, a mio parere, visto che aveva te, ma che nonostante tutto onorava il suo lavoro senza temere che ti facessero del male, o comunque tenendosi per se tale paura, mi diede coraggio e non accettai la loro offerta, per questo dopo doversi problemi sul lavoro e incidenti sventati, organizzarono l'ultimo mortale.

Allora avevano richiuso gli scavi, si erano scatenate le intemperie più varie; piogge torrenziali mai viste, venti che avrebbero spazzato via anche una montagna, caldo terribile nella zona degli scavi, nevicate fuori stagione, eclissi, nuvoloni neri che oscuravano il cielo; cose mai viste, ma fu tutto vano, i truffatori nonostante avessero paura e credessero in una maledizione o un Dio delle montagne arrabbiato; cavolate simili, e per quei maledetti soldi schifosi, rimasero a lavorare a costo di danneggiare la propria salute, mentre noi tornammo a casa.

Agenti atmosferici scatenati, che sia stato Emanuele? Un suo potere da vampiro?

 Naaa, mica è un mago.

Fu allora che tuo padre decise di dire tutto alla polizia. Dopo esserci messi d'accordo, salimmo in macchina, decisi, ma evidentemente alcuni di loro ci avevano seguito fino a Roma e manomesso prontamente l'auto, perché ci fu l'incidente dove tuo padre morì"

"che gran figli di..."dico bloccandomi improvvisamente con gran difficoltà.

 "Già, mi dispiace che io sia rimasto magicamente illeso e tuo padre non ce l'abbia fatta"dice pieno di dolore e so che non sta fingendo.

 "Ora sai dove si trovano quei bastardi?"

"Sì, l'hanno detto al telegiornale. Alcuni sono in carcere, altri in un istituto d'igiene mentale. Non so cosa abbiano visto su quelle montagne, ma
sono rimasti scioccati, parlano di un mostro con zanne e occhi luminosi e cose simili. Secondo me si sono bevuti il cervello a forza di scavare, o hanno visto un animale selvaggio, comunque gli sta bene, dovrebbero solo marcire in prigione e morire fra atroci sofferenze, scorticati, frustati, scuoiati e infine bruciati vivi"


"No, troppo poco" commento. "Comunque sai come si chiama il centro di salute mentale?"

"sì, vuoi andarli a trovare?"

"Sì"

"perché? Non servirebbe a niente"

"voglio godere nel vederli spaventati a morte"dico fredda, tanto da sembrare cinica e vendicativa, come mi sento ora.

"Da quando sei così?"

"Perché? Io sono sempre stata così, solo che non avevo occasione per mostrarlo. Quei maledetti, per quei luridi soldi schifosi hanno ucciso
l'unico vero familiare che avevo e amavo, ora voglio vederli soffrire, è un reato forse?"Chiedo irritata.


"Assolutamente no. Anzi lo sai che ti dico, ti accompagno io"dice saltando subito in piedi.

"no, non serve"

"insisto. So che tu adesso mi detesti perché credi che ti abbia tradito, per questo permettimi di rimediare, così mi potrai perdonare. So benissimo che questo mio piccolo passaggio non aggiusterà tutto, ma sarà un pochino in un mare di vedremo"

"d'accordo, ma controlliamo la macchina"

"certo, questo sempre d'ora in poi"dice andando alla porta.

Indossa il cappotto e usciamo.

Ci mettiamo un'ora ad arrivare al centro d'igiene mentale. Georg parcheggia vicino all'alto cancello acuminato e scendiamo.
Sono un pochino a disagio. La struttura è grigia, enorme, inquietante e circondata da un cancello nero alto e acuminato. Quale persona sana di mente metterebbe piede in un posto simile?

Beh, io, mi rispondo decisa.

Faccio un grande respiro e mi volto verso Georg.

"Vorrei andare da sola, mi aspetteresti qui?"

"Certo, non ci tengo a entrare lì e nemmeno a vedere le loro luride facce"dice rientrando in macchina.

Io invece mi avvio verso l'ingresso, anche se poco convinta sul fatto che me li lascino vedere.

Non appena entro, mi accoglie un silenzio di tomba e vedo subito un salottino con poltrone grigie e una specie di segreteria sterile, stile ospedale, con una tizia al computer e non potendo fare altrimenti, vado direttamente alla scrivania; più a disagio che mai.

"Buongiorno, mi scusi, non so come si debba fare, ma vorrei vedere alcune persone. Sono degli archeologi. Sono stati internati qui vaneggiando su un mostro con zanne e occhi luminosi"dico alla tizia dietro la scrivania.

È una donna calma, fin troppo calma, quel tipo di calma che inquieta e da cui poi aspettarti dopo chissà quale reazione esagerata, inoltre ha l'aria malata, capelli biondo slavato e occhi verdi smorti. Sicuramente deve avere avuto anche lei dei problemi, se non li ha tutt'ora, ma questo è abbastanza scontato visto il posto dove lavora.

"Ha con sé un foglio del suo avvocato?"

"Prego?"

"Mi serve un motivo signorina, perché qui non si possono far entrare le persone".

"Aspetti, le do subito il motivo. Crede che il fatto che le persone che le ho chiesto di vedere abbiano ucciso mio padre, non sia un motivo più che valido? Chiedo facendo un sorriso che più falso non si può, ma devo essere educata e accattivante se voglio sperare di poterli vedere.

Ero certa fosse impossibile, però ci ho voluto ugualmente provare. Insomma, quei tizzi hanno ucciso mio padre!

"Ah, quindi è lei la figlia di quel poveretto"dice la donna sporgendosi dalla scrivania. Mi fa uno strano effetto il suo allungarsi, come se potesse
improvvisamente depositarsi tipo poltiglia sul piano di legno e rimanere lì.


"Sì. Quindi ora che le ho detto il mio motivo, posso vederli?"

"Direi di no. Il solo motivo, è un motivo in più per non lasciarla passare. Inoltre non ha con sé un documento che le permette di vederli e oltretutto
qui non si entra"


"capisco, grazie molte, non importa"dico le do le spalle e mi dirigo alla porta, irritata e infastidita per non essere arrivata a capo di nulla.

Aspetta, forse posso... penso rincuorata, e provvista di nuova speranza, anche se minima, mi volto verso la donna.

"Immagino che lei non possa darmi nemmeno delle informazioni generiche, vero?"

"no, direi di no"mi risponde.

"Nemmeno in grandi linee? La prego, vorrei solo sapere se stanno molto male"

"non posso darle queste informazioni"

Sospiro. "E va bene, la ringrazio lo stesso"le do le spalle e rimango un attimo ferma, veramente amareggiata e convinta che non sia giusto.

"Non se la passano proprio bene"dice improvvisamente la donna.

 "Io non le ho detto nulla"aggiunge poi.

"No, assolutamente, grazie"dico e anche se non li ho potuti vedere, sono sollevata nel sapere che comunque c'è un po' di giustizia in questo mondo.

Esco dalla struttura e m'incammino direttamente verso la macchina di Georg. Entro in auto, mi siedo silenziosamente accanto a lui e appoggio la testa sul sedile.

 Guardo in alto, la cappotta della macchina, incerta sui sentimenti che sento e ignorando l'ansioso Georg che ho affianco.
"Com'è andata?"Mi chiede come se non potesse trattenersi oltre.

"Come immaginavo non me li hanno fatti vedere".

Georg sospira e si mette seduto bene sul sedile, agitato.

"Allora non hai risolto nulla"afferma.

"Non proprio, non stanno molto bene"gli faccio sapere facendo un sorrisetto, però quest'ultimo sparisce subito quando penso al motivo per cui stanno male. Stanno male perché Emanuele mi ha salvata quando hanno voluto rapirmi.

 Non è giusto che abbiano paura di lui che è un vero amore, penso e mi ritrovo a piangere.

"Ohi! Che succede? Su non prendertela così, non possiamo farci niente"dice Georg accarezzandomi la testa come se fossi una bambina.

Faccio un effimero sorriso ed evito di dirgli che non è per quello che piango.

"Su, ora andiamo che comincio ad avere fame e sono le due"dice aprendo il bauletto del cruscotto dove tiene i fazzolettini, e me ne porge uno.

"Grazie e ora che ci penso, anch'io comincio ad avere un certo appetito"ammetto.

"Bene, offro io, cosa vuoi mangiare?"

"Cinese"dico subito.

"E sia"risponde Georg facendo retromarcia con un sorriso.

Ormai siamo per strada da un po' e non faccio altro che rilassarmi appoggiata al sedile. Chissà perché sono stanca e annoiata.

"Conosco un posto vicino casa che è veramente carino e buono. Sono certo ti piacerà"dice Georg sereno.

Dopo venti minuti si ferma davanti ad un ristorantino davvero piccino.

"Non è molto grande, ma si mangia bene ed è economico. Però non ti devi preoccupare dei prezzi oggi, prendi pure tutto quello che vuoi, come ti
ho già detto, offro io"


"d'accordo, sappi che prenderò le tue parole alla lettera"dico scendendo dalla macchina.

Non appena entriamo, ci troviamo davanti un tavolinetto di vetro con sopra un modellino con una piccola e graziosa cascatella artificiale che crea un piccolo specchio d'acqua fra un prato di erbetta tenera e corta e un bonsai dal taglio fresco e originale, che insieme alla cascatella attrae l'attenzione.

Meraviglioso, come anche alcuni bellissimi quadri laccati d'oro con scritte in cinese, che presumo siano parole importanti e altri che raffigurano paesaggi pieni di alberi di ciliegio, stagni dalle acque chiare immerse in una mattina soleggiata e circondati da canne di bambù e altri simboli e immagini native della Cina.

Il clima è veramente molto accogliente e colorato, di primo impatto mi piace subito molto.

Georg ed io ci dirigiamo verso un bancone, dove una signorina cinese ci accoglie con un sorriso.

"Salve, vorremo un tavolo per due"dice subito Georg.

"Certo, da questa parte"dice in un perfetto italiano aprendoci la strada.

Questo non me l'aspettavo, penso seguendola.

La signorina passa un arco rosso che porta a una saletta con qualche tavolo e un acquario pieno di pesci che non ho mai visto e che si estende su tutta una parete.

Li guardo piacevolmente sorpresa. L'effetto è bellissimo, tutti pesci colorati che volteggiano e si mischiano fra loro su uno sfondo di alghe verdi e rosse, costruzioni in gesso e coralli colorati su una ghiaia fine rosa pallido e azzurra.

Rimango ad ammirarlo per qualche minuto, un po' troppo forse perché quando ritorno al presente, mi ritrovo da sola e in mezzo alla via, mentre Georg e la signorina hanno continuato a camminare diretti al nostro tavolo.

Li raggiungo in fretta e guardo la signorina fermarsi davanti ad un tavolo vicino a un grande finestrone ben pulito che da sul parcheggio.
Il tavolo è apparecchiato con una tovaglia di lino verde mela, i tovaglioli di stoffa sono color crema, i piatti sono bianchi e decorati con tanti petali di ciliegio dipinti a mano, i bicchieri di vetro sono di forma insolita ed estremamente delicati, chissà quanti si sono già rotti fra le mani dei clienti; per quanto mi riguarda potrebbero essere anche di vetro soffiato, poi con grande sorpresa, oltre alle bacchette noto sul tavolo anche forchetta e coltello.

Ci accomodiamo e prendo subito in mano il menù. Non ricordo più da quanto tempo non mangio in un ristorante cinese, sono così felice. Mi mancava il maiale agrodolce, l'ho sempre adorato.

Dopo nemmeno cinque minuti una cameriera ci raggiunge.

"avete deciso?"

"Io sì. Vorrei una porzione di pane cinese e una d'involtini primavera. Dopo una porzione di spaghetti di soia saltati con verdure, una di maiale agrodolce e una macedonia mista cinese e infine un dolcetto di riso con sesamo, basta così grazie"dico mentre la donna annota tutto nel taccuino.

"Ambra, sei sicura di riuscire a mangiare tutto?"

"Certo che no, una porzione è tanta, la divideremo. Non credo che mangerai solo una cosa, giusto?"

"Allora io prendo soltanto del riso saltato con gamberi e dei gamberoni fritti"dice Georg e la cameriera se ne va.

"Allora, sono curioso, descrivimi un po' il tuo fidanzato ricco"

"il mio fidanzato ricco è una persona incredibilmente gentile e comprensiva, è calmo e non alza mai la voce, o almeno non l'ha mai fatto fino ad adesso. È estremamente galante, mi tratta come se fossi l'unica cosa importante del suo mondo, non mi farebbe mai male,  o almeno non intensionalmente.

Con lui mi sento al sicuro, e non per ovvie ragioni, penso e sento esplodere improvvisamente in me tutta la nostalgia che avevo represso quando avevo compreso che lo avrei sempre avuto al mi fianco.

Stringo forte la mano al cui dito anulare porto l'anello e mi mordo le labbra.

Cavoli, forse non avrei dovuto parlare di lui, mi dico sentendo terribilmente la sua mancanza.

"Comunque ho intravisto in lui anche un uomo che sa essere un leader, sa farsi ascoltare e credo sia anche capace perfettamente di farsi ubbidire"affermo.

"Ma immagino che con te non la scampi. Mi ricordo che persino quando eri piccola hai fatto penare tuo padre, mai una volta che gli dessi retta o gli ubbidissi fino in fondo"

"è vero, sono sempre stata un'anima libera, infatti non credo che su questo punto filerà tutto liscio, ma fino ad ora non è mai uscita la faccenda e non mi ha mai obbligato a fare nulla. Te l'ho detto, mi tratta come se fossi un gioiello raro e prezioso, non mi tratterebbe mai male".

"Capisco, siete ancora in fase...come dite voi teen - ager? Ah, sì. Love love"

"ma che cavolo dici? E poi io ho passato da un pezzo l'età per essere chiamata teen - ager"dico sorridendo.

"ma, non lo direbbe nessuno"

Scuoto il capo con un sorriso sul viso. Mi sento di nuovo tranquilla e serena, proprio come lo ero prima, esattamente come se non fosse mai successo niente, ma anche se mi sento così credo che fingerò ancora di avercela con lui.

Non posso mica perdonarlo così facilmente.

Mi appoggio con la schiena sulla spalliera e mi guardo pigramente intorno, rilassata.

"Ecco le vostre ordinazioni"dice improvvisamente una cameriera e ci posa davanti la maggior parte del ben di Dio che abbiamo ordinato, o almeno la metà delle cose.

"Pancia mia fatti capanna"dico entusiasta e un pochino ansiosa di gustarmi ogni prelibatezza.

"O pozzo senza fondo. Voglio proprio vedere se riuscirai a mangiare tutto, perché sono certo che io non riuscirò a mangiare molto".

"Beh, lo scopriremo"dico arrotolando intorno alla forchetta un po' di vermicelli di soia. Con le bacchette sono negata.

Li porto alla bocca e gioisco.

 Ci voleva proprio, penso masticando con gusto.

"Tornando a parlare del tuo ragazzo, per ora mi hai solo detto delle cose positive di lui e cosa probabilmente vi creerà dei problemi più avanti, ovvero la sua eventuale leadership, ma non me l'hai descritto fisicamente.

"Beh, da dove posso cominciare"dico portandomi un altro po' di vermicelli di soia alla bocca, ustionandomi non poco.

"Beh"dico con la mano davanti alla bocca, per non mostrare tutto il cibo che contiene e continuo a masticare con evidente difficoltà il boccone infinitamente troppo grande. 

Mastico ancora mentre penso a come descrivere la bellezza incomparabile di Emanuele e alla fine trovo le parole giuste e ingoio il boccone.

"Per cominciare, ha un sorriso gentile e dolce, ma anche tanto affascinante che ti fa sciogliere come neve al sole. Capperi Georg, non puoi neanche lontanamente immaginare come vorrei vedere il suo sorriso in questo momento. Ne ho così nostalgia, come anche della sua voce calma e gentile, densa come il miele e altrettanto dolce.

Il suo viso è giovanile e dai lineamenti delicati e cesellati, la sua carnagione è rosea, o meglio bianca, come la neve, ma non è quel bianco pallido, malaticcio, più un color avorio, un sano color avorio.

Insomma una persona estremamente chiara"dico tagliando corto e cercando di eliminare dalla mia mente la sua immagine perfetta e divina, per evitare di dire in preda all'euforia e all'amore cose di cui poi potrei pentirmi.

"I suoi occhi sono marrone chiarissimo, anzi oserei dire ambra. Ci mancherebbe solo che dicessi che sono proprio color ambra, mentre i suoi capelli sono lunghi fino alle spalle, color mogano, lisci e serici.

È alto e slanciato, ha un portamento fiero e raffinato e fianchi snelli, ma anche così ha le spalle ampie, tanto da potermi nascondere completamente.

Le sua mani sono grandi e curate, per niente spaventose e il suo tocco gentile e delicato.

Ed ecco che me le immagino accarezzarmi il viso, mentre mi guarda con quei suoi occhi ardenti e mi sorride come se non ci fosse creatura più incantevole all'infuori di me sulla faccia del pianeta.

Non ne posso più, come vorrei sentire il suo fresco tocco sulla pelle, mi manca da impazzire, tanto da sentire del vero e proprio dolore fisico.
Qualcuno mi aiuti! Di questo passo morirò.

"Però, ha proprio tutto. È bello, ricco e sembra avere un bellissimo carattere e di sicuro sembra sapere come proteggerti. Sono veramente felice per te, Gem cara"

"Grazie Georg, ma ora ti prego smettiamola di parlare di lui. Mi sento così male a stargli lontana"

"addirittura, vi siete separati da appena un giorno"

"lo so, ma è così, te lo giuro, non immagini quanto mi senta male"dico portandomi altra pasta alla bocca.

"Invece tu che mi dici, novità?"Chiedo sinceramente incuriosita.

"Sì, nuovi scavi in Francia. Parto domani sera e starò via una settimana.

Sono sicuro che se tuo padre fosse ancora vivo lo avrebbero chiamato. Sarebbe impazzito per la contentezza e so che ti avrebbe portato un bellissimo souvenir e delle foto della città.

Finisco la pasta che ho nel piatto e gli faccio un mesto sorriso.

"è vero, lo avrebbe fatto sicuramente"

"ma non ti preoccupare, ci penserò io a fare le foto e ha comprarti un sacco di souvenir e te li spedirò"

"va bene, ti ringrazio, sarebbe un gesto bellissimo da parte tua"

"figurati, questo e altro per te, sei come una figlia per me".

Accenno un sorriso e mi porto alla bocca un pezzettino di maiale agrodolce. Un'esplosione di pura delizia mi assale la bocca, come se avessi appena mangiato un pezzo di paradiso.

Sono totalmente deliziata.

"Quando dovrai incontrare tua madre?"

"Questa sera, alle sette e mezzo al ristorante dove abbiamo festeggiato il mio ultimo compleanno. Sai, quello quando ancora i miei erano insieme, te lo ricordi?"

"Sì, certo. Si chiamava ristorante Tinkel Bell, se non sbaglio"

"proprio quello"

"ma ci andrai così?"Mi chiede indicandomi.

Mi guardo. Dei pantaloni neri felpati e un maglioncino rosso con sotto una camicia bianca, beh, in effetti non sono proprio indumenti adatti ad un ristorante di classe come quello.

Maledizione! Ma non poteva scegliere qualcosa di più tranquillo e normale? Per esempio un McDonald's? No, quella donna deve essere una spina nel fianco fino alla fine, altrimenti non è contenta, penso e sospiro stanca.

"immagino che ti andrai a cambiare"

"dovrei proprio"

"allora facciamo così, ora finiamo di mangiare e parliamo il più del meno, dopo ti porto a casa così ti cambi e infine ti porto al ristorante, così farai in fretta e potrai precipitarti all'aeroporto per prendere il primo volo che trovi per la Romania, ti va bene? Oggi ti farò da autista, ma a patto che tu
mi perdoni di tutto, ci stai?"


Lo guardo e faccio finta di pensarci un attimo, ma lui sa perfettamente che fingo.

 Mi picchietto con le dita sulle labbra e sorrido.

"Affare fatto, grazie".

"Figurati, grazie a te per avermi perdonato".

Continuiamo a mangiare e di tanto intanto parliamo del più e del meno, del lavoro che lo aspetta in Francia, di com'è Brasov, di cosa ho fatto con Oscar, Steve e Anna quando sono venuti in Romania a trovarmi, di come farò quando avrò mia madre davanti e incomincerà a parlare male di papà a stare abbastanza calma per non lanciargli qualche piatto e romperle in testa la bottiglia di vino che sicuramente comprerà, insomma, tante cose, e alla fine mi resta solo di mangiare il dolce di riso e ho finito.

Ammetto di non sapere come mi è entrato tutto, ma ci sono riuscita e ho assaggiato anche un po' di pesce che aveva ordinato Georg.

"Bene, vado a pagare il conto"dice Georg alzandosi da tavola.

"ed io vado in bagno"lo avviso.

"perfetto, ci vediamo fuori"

Mi avvio alla toilette delle signore e non appena sono di fronte allo specchio, vedo il mio riflesso sorridere. L'ultima tappa e dopo potrò volare da
Emanuele. Non vedo l'ora, giuro su quello che ho di più caro al mondo, che non appena lo vedo non mi scollerò mai più da lui, sarò così asfissiante ed estenuante che poi sarà lui quello che vorrà che me ne vada.


Per prima cosa, non appena lo vedrò affonderò le dita nei suoi bellissimi e morbidissimi capelli, dopo lo soffocherò di baci e infine lo stringerò così forte da rompergli qualcosa e siccome non è possibile che possa soffocare, visto che non respira, o che io possa stringerlo così forte da rompergli qualcosa, siccome non ho la super forza di Superman, credo che non dovrò preoccuparmi nel caso ecceda con l'entusiasmo, penso lavandomi le mani che ancora profumano di gamberi e mi guardo allo specchio.

Sì, non vedo l'ora.

Esco dal ristorante mentre infilo in borsa il mio biscotto della fortuna, semi curiosa di sapere che dice, ma assolutamente convinta che siano solo boiate e mi guardo intorno alla ricerca di Georg.

Lo trovo proprio con il muso della macchina rivolto verso l'uscita del parcheggio. Ha fatto un'inversione a U apposta per poter uscire meglio.
Entro, indosso la cintura e gli porgo il suo biscotto della fortuna.

"Ah, giusto, vediamo che predice"afferma aprendolo e lo rompe a metà sbriciolandolo da tutte le parti.

"Baggianate"dico un po' infastidita dalle briciole sul sedile, anche se lui non sembra esserlo.

Beh, contento lui, la macchina è sua.

"Hai ragione, baggianate"dice mettendo in moto.

"Che c'è? Cattive notizie?"Chiedo un po'divertita dal suo improvviso cambio d'opinione e fiducia.

"No, solo una frase troppo enigmatica per i miei gusti"

Mi metto a ridere e ci avviamo verso casa mia.

Siamo ancora a meno di metà strada, e spero ancora con tutta me stessa che non mi ritorni su l'esagerato pranzo che ho mangiato e che non faccia tardi all'appuntamento con quella fastidiosa di mia madre perché ho perso tempo a trovare l'abito giusto; altrimenti chi la sente, e che dopo la cena, che spero sia breve, riesca a trovare subito un volo che mi faccia partire nel più breve tempo possibile e non mi faccia attendere un'eternità per raggiungere il mio ragazzo.

Riuscirò a fare tutto questo senza stressarmi? Bella domanda, se qualcuno ha la risposta si faccia avanti.

Guardo per la seconda volta in tre minuti l'ora sul cellulare. È una cosa stupida e insana, so perfettamente che sono solo le cinque e ho ancora due ore e mezzo prima di quel dannato appuntamento, che non siamo molto lontani da casa, che ho già presente che abito indossare e sono anche sicura che l'orario non sia cambiato molto da tre secondi fa.

Cavoli, devo darmi una calmata, seriamente, non so cosa mi agiti a fare.

Mi umetto le labbra e mi allungo per accendere lo stereo, magari un po' di musica mi aiuterà a calmarmi, mi sembro un'anima in pena e per cosa?
Un emerito niente.


Non appena lo accendo, esce una porcheria che mi fa storcere il naso e invocare pietà, così spingo un pulsante a casaccio e trovo al secondo colpo della musica classica, Mozart per l'esattezza, così appoggio la testa sul sedile e chiudo gli occhi nella speranza che mi calmi e che magari mi faccia dimenticare tutti i miei impegni troppo imminenti per i miei gusti.

Quando dopo quattro stupende musiche classiche parte una rock spalanco gli occhi sorpresa.

"Siamo arrivati principessa"

"Regina, Emanuele mi chiama regina"lo correggo placidamente.

"Ti adora qual ragazzo"commenta Georg allibito e non posso fare a meno di sorridere.

"Vieni, intanto che mi preparo sentiti libero di farti un buon caffè"dico ed esco dalla macchina.

Una volta aver aperto la porta di casa, ed essere entrata, mi volto verso la foto di papà posta sul mobile all'ingresso.

"Ciao papà, sono tornata, c'è anche Georg con me"dico dirigendomi in sala, mentre Georg si trattiene un attimo a guardare la bellissima foto di mio padre.

Senza perdere tempo filo subito di sopra e una volta in camera spalanco l'armadio a due ante ed ecco, appeso ad una stampella, il mio favoloso vestito da sera di pura lanetta nera con tanto di delizioso scialle di lanetta bianca. 

Ha le maniche lunghe, tanto che coprono anche mezza mano, il bustino è stretto e davanti ha un normalissimo scolo rotondo, tipo quello delle magliette, invece dietro ha una scollatura che si ferma a metà schiena, e  la gonna è lunga fino alle caviglie.

 Non so cosa possa pensare la gente nel vedermi tutta vestita di nero, ma io lo adoro, forse dovrei spezzare il tutto con qualcosa di colorato, per fare contrasto, visto che ho anche i capelli neri, ma credo che i mie occhi verdi siano sufficienti.

Forse la borsetta? No, anche questa è nera, pazienza.

Incomincio a vestirmi ansiosa e un'altra cosa che amo di quest'abito è che riesco ad indossarlo senza problemi, mi scivola addosso perfettamente.

Le calze non le metto, non le sopporto e dopotutto la gonna mi arriva alle caviglie, quindi non servono, pertanto indosso un paio di decolté
bianche con il tacco a spillo alto quel tanto con cui riesco a camminare e mi slego i capelli.


Una veloce spazzolata e li lascio ricadere in magnifiche onde e boccoli fino alla vita.

Non mi trucco; odio gli artefici, la mia bellezza è sempre e solo naturale e il rossetto se devo andare a mangiare a mio parere è superfluo, oltretutto non sto andando a un appuntamento al buio, ma solo a cenare con mia madre; non vedo perché mi debba agghindare come una albero di Natale per lei.

Mi sistemo lo scialle intorno alle spalle e lo fermo con una spilla finta di smeraldo che riprende i miei occhi, poi mi guardo intorno.

Volevo portare via con me qualche maglione, perché fa freddo in Romania, ma non posso portarmi una valigia al ristorante, mi toccherà lasciar stare, però la macchina fotografica me la porto, penso aprendo il secondo cassetto della scrivania, dove c'è una piccola e maneggevole macchina fotografica digitale.

La faccio scivolare nella borsetta con il suo cavetto e guardo il portatile sulla scrivania.

Anche questo è ingombrante, mai quando i maglioni, ma purtroppo lo è anche lui. Dovrò trovare un altro modo per parlare con Anna e gli altri.
Bene, allora direi che sono pronta, penso guardando per l'ultima volta la mia vecchia casa che credo proprio affitterò, ma tutto a tempo debito.
Recupero la borsa che ho lasciato sul letto e mentre scendo le scale guardo l'ora.

Ho ancora un po' di tempo, ed è perfetto, devo fare assolutamente una cosa. Spero che a Georg non dispiaccia fermarsi un attimo da una parte prima di portarmi al ristorante.

Scendo di sotto e sento un intenso e fantastico profumo di caffè e la televisione accesa che ciancia, infine la testa rossa di Georg spuntare dalla spalliera del divano.

"Georg, sono pronta"dico e si volta.

"Sei bellissima, faresti morire Emanuele se ti vedesse"

Impossibile, penso e gli sorrido.

Spenge la televisione e in un attimo tutto il soggiorno piomba in un silenzio disarmante, poi si alza e mi viene incontro. 

 Pronta per andare al ristorante e parlare con la belva?"

"più o meno, ti dispiacerebbe prima fermarti da una parte?"

"no, certo che no, dove?"

"Ovviamente al lavoro, per dare le dimissioni"

"Bene. Prego, dopo di lei my lady"dice indicandomi la porta con un largo e teatrale gesto del braccio.

"Oh, grazie, che galante"dico stando al gioco.

Una volta in macchina ci dirigiamo al ristorante dove lavoro, che poi è di strada a quello dove ho l'appuntamento di mia madre e penso a come dire al mio capo che me ne vado.

Sono certa lo metterò non poco in difficoltà, ma lui è un uomo tutto d'un pezzo e sono certa che non ci rimarrà troppo male e troverà subito un rimpiazzo, e chissà, forse anche migliore di me.

"Dimmi un po', ma da dove esce quell'abito?"

"da Anna, è uno dei pochi che a scelto che mi piacciono. Ha indovinato sorprendentemente i miei gusti in questo caso".

"Capisco. Loro sanno che parti oggi?"

"No, non glielo detto. Mi mancheranno tantissimo, ma purtroppo non ho tempo di vederli"

"lo avresti se ritardassi la partenza di un giorno"

"sì, ma questo mi ucciderebbe"

"l'ho notato. Quindi immagino che tu vada all'aeroporto direttamente dopo cena, senza neanche cambiarti"

"prima vado, prima arrivo. Ho così voglia di riabbracciarlo"

"e sia, spero tu sia felice tesoro, te lo meriti"dice Georg sincero, e spero sia vero.

Dopo mezz'oretta di cammino, oramai riconosco la strada, e dopo aver fatto il giro del palazzo, Georg si ferma davanti all'ingresso del ristorante
dove lavoro.


"Siamo arrivati tesoro. Ti aspetto qui in doppia fila"dice mettendo le quattro frecce.

"farò alla svelta, grazie"dico uscendo e corro dentro al ristorante.

Alessia, il maitre di sala, non appena mi vede mi fa un sorriso e un cenno con il capo a mo' di saluto e mi lascia tranquillamente passare.
Vado direttamente dell'ufficio del capo e busso alla porta.

"sì, avanti"dice il suo gran vocione.

Entro e mi ritrovo il mio scostante e serio capo seduto alla scrivania con gli occhiali sul naso, infilato nel suo solito abito formale con tanto di cravatta e intento a leggere alcuni fogli.

Maledizione! Seriamente ogni volta che lo vedo con la cravatta mi manca l'aria al suo posto, manca solo il colletto ingessato e mi serve la bomboletta d'ossigeno.

Il signor Alan distoglie lo sguardo dai fogli e lo posa su di me.

"Oh, Gemma! Sei tu. Hai finito i giorni di ferie? Quanto ti eri presa? non ricordo"Mi chiede mentre io mi accomodo sulla poltroncina di fronte alla
sua scrivania e mi appoggio la borsetta sulle gambe.


"Non importa ora Alan. Sono qui per dare le dimissioni. So che questo ti creerà dei problemi, o dei fastidi, ma no ne posso fare a meno, mi trasferisco in Romania".

Mi guarda inespressivo e si toglie gli occhiali.

"Come?"

"Sì, come vedi mi sono fidanzata"dico muovendo le dita così che possa vedere bene l'anello.

"ma non puoi andartene così di punto in bianco".

"lo so, mi dispiace di non avertene parlato prima, o averti almeno dato qualche giorno di preavviso, ma ti assicuro che è stata una cosa poco ponderata. Troverò lo stesso un lavoro in Romania, o almeno spero e credo proprio che tu non avrei difficoltà a cercare qualcuno che prenda il mio posto"

"non troverai posto migliore del mio ristornante e sicuramente ti faranno iniziare come lava piatti"

"probabile, ne sono pienamente consapevole, ma non voglio lasciare il mio fidanzato e non ho famiglia. Il mio padrino è un archeologo, ed è più in giro per il mondo che ha casa e i miei amici... Beh, anche loro hanno una loro vita, non ho nulla che mi tenga legata all'Italia, forse i ricordi, ma non si vive di ricordi del passato, me ne farò di nuovi e spero più felici"

"non c'è modo di trattenerti quindi, hai deciso"

"sì, sono super decisa"

"allora che dire. Un vero peccato, ma buona fortuna. A parte qualche distrazione, sei un mago nel tuo lavoro, non avrai difficoltà a trovarne un altro, anche se sicuramente inizierai da zero. Allora arrivederci"dice alzandosi in piedi e mi porge la mano.

"Arrivederci Alan e grazie di tutto"dico alzandomi a mia volta e gli stringo la mano.

"figurati, ti farò avere ciò che ti aspetta"

"perfetto, alla prossima"dico e dopo averlo salutato con un posato gesto della mano, esco dal suo ufficio, ora libera più che mai.

Raggiungo di corsa l'uscita del ristorante dove mi aspetta Georg, salgo in macchina e in un attimo siamo già in strada.

"Allora? Com'è andata? Ha fatto storie quel pezzo di marmo inamidato?"

Sorrido. "Un po', ha tentato di trattenermi dicendomi la cruda realtà che troverò una volta iniziato un nuovo lavoro, e anche perché non gli ho mai parlato di una decisione simile, ma ora è tutto a posto, sono libera"

"perfetto, allora ti porto alla tua prossima e ultima prova impegnativa che ti attende oggi"

"sì, avanti un altra"dico sorridendo, fiduciosa, anche se so che questa mia ultima missione sarà la più difficile, ma non più dolora.

Georg, dopo ancora un po' di strada, mi lascia davanti al ristorante della mia infanzia alle diciannove e mezzo precise.

Scendo dall'auto e mi appoggio contro la sua portiera.

"Grazie di tutto, ci rivedremo sicuramente"dico attraverso il finestrino abbassato e mi chino per dargli un bacio sulla guancia, gli sorriso e mi avvio all'entrata del ristorante, mentre dietro di me, lui riparte e anche se gli ho detto che ci saremo rivisti, non ho la più pallida idea di quando veramente succederà.

M'incammino lungo la stradina di marmo bianco decorata ai lati da vasi di marmo rosato e pieni di ciottoli bianchi da cui spuntano piante, fino all'altissima e pulitissima doppia porta di vetro dell'entrata che qualcuno prontamente mi apre.

"Grazie"dico al giovane in divisa alla mia sinistra, ed egli mi fa un cenno del capo come risposta e mi avvicino al direttore di sala dietro una lucida scrivania.

"Mi scusi, credo ci sia un tavolo prenotato a nome Settembri, a meno che mia madre non vi abbai dato il suo cognome da dopo essersi risposata".

"Sì, eccolo qui. Settembri. La signora è appena arrivata. La farò accompagnare al tavolo"

"Lucio, accompagni la signorina al tavolo ventinove"e un giovane improvvisamente mi appare al fianco.

Gli faccio un cenno e un sorrisetto di saluto e lui mi apre la strada.

Lo seguo e intanto mi guardo intorno. Non lo ricordavo così maledettamente sontuoso questo ristorante. Tutto sembra costoso ed esagerato, ho quasi la nausea.

Cammino su quello che sembra un passaggio, una striscia di parquet pregiato che divide una fila di tavoli da un'altra e tutte le persone che vedo mangiare ai tavoli sembrano ricchi e importanti, anche se probabilmente sbaglio ed è tutta apparenza.

Mi sento totalmente a disagio, ma è anche vero che sono io quella che porta al dito un anello con diamante di non so quanto valore e che è grande quanto una nocciola. Ok, sto esagerando, ma non si può dire che non faccia effetto e credo che anche l'abito di vera e costosa lana faccia la sua figura.

Spero comunque che la cena la paghi mamma, o veramente andrà a finire che rimarrò al verde.

Il ragazzo mi porta fino ad un tavolo appartato dove c'è una donna seduta, ma non può essere mia madre, è impossibile che lo sia, avranno
sbagliato tavolo, non può essere lei.


Il ragazzo si ferma proprio davanti a quel tavolo e la donna come se avesse sentito la nostra presenza, alza il capo castano ramato e smette di leggere il menù.

Che mi venga un colpo secco! È veramente lei, ed è in stato interessante, ed è anche in avanzata gravidanza, starà al settimo mese per la miseria!

La guardo senza parole.

"Ah, Gemma"

"signorina"dice il giovane che mi ha cortesemente scostato la sedia.

Gli faccio un sorriso di circostanza, ancora allibita e mi siedo.

"mamma"affermo appendendo la borsetta alla spalliera della sedia e mi sistemo con cura il tovagliolo sulle gambe.

"Tieni, scegli cosa mangiare"dice porgendomi il menù.

"sì, grazie"dico ancora a disagio, allungandomi verso di lei.

 Lei non ha potuto farlo quanto avrebbe voluto con la pancia grande che ha.

Apro il menù e dopo un'occhiata veloce so già cosa prendere. Qualcosa di caldo visto che ho freddo e mi sento raggelare e poi non ho ancora digerito il cinese.

Chiudo il menù e lo appoggio con calma sul tavolo, alla mia destra, e sorrido.

"Un maschietto?"Chiedo.

"no, una femmina"

"ah"dico non sapendo come andare avanti.

"sei felice?"

"Sì, ma un po' meno suo fratello"

"prego?"Le chiedo confusa.

"Questo è il mio secondo figlio, o meglio il mio terzo figlio"

"ah, capisco"

E non mi ha detto niente? Questa disgraziata non mi ha detto niente! Due fratellastri e non me l'ha detto, penso facendo scivolare sotto al tavolo le mani e stringo il tovagliolo che ho steso sul grembo.

"Perché non ne sapevo niente? Cioè, mi avrebbe fatto piacere sapere che ho due fratelli"

"non ci ho pensato"dice calma. "E comunque uno e uno in arrivo"mi corregge da maestrina.

Annuisco. Che disaggio estenuante e che tristezza.

 Che gelo, sembra di stare al polo nord.

Improvvisamente mi appaiono davanti due occhi color Ambra e sorriso all'istante sentendomi di colpo molto meglio.

"Tu che prendi?"

"Un risotto con i funghi"

"io una vellutata di zucca con crostini di pane"

"bene"dice mia madre cercando con lo sguardo un cameriere, che a quanto pare la intercetta subito e appare.

"avete deciso?"

"sì, vorremo un risotto con i funghi e una vellutata di zucca con crostini"

"arrivano subito"

"come si chiamerà?"Chiedo parlando naturalmente della creatura che ha nel ventre.

"O Ambra, o Rossana"

"Rossana è il nome che ha scelto Tiziano, vero?"

"Sì, io preferisco Ambra, poi vedremo "dice facendo il primo sorriso della serata.

La cosa mi sorprende un po', ma non mi sorprende la sua scelta del nome. Ricordo che le piacevano molto le pietre, è per questo che si è avvicinata a mio padre che era archeologo e poi l'ha sposato e perché ha scelto lei il mio nome.

Non sapeva quale pietra preziosa o meno preziosa scegliere, così mi ha dato il nome Gemma, un nome vago.

Onestamente non è mai stata una madre molto capace; forse alla mia nascita lo è stata, ma non più da quando la vita con mio padre le è cominciata ad andare stretta, ed io non sono riuscita a riempire il suo vuoto.

Sono sicura che non sia adatta a stare con uomini che mancano spesso da casa, o almeno che non siano concreti.

Tiziano è un cuoco e ha il suo ristorante, lei può andare da lui quando vuole, può perfino andarci durante le ore di lavoro, vederlo, parlare con lui,
con mio padre invece non ci riusciva e restava spesso sola. Ora credo di capire perché il loro matrimonio si è distrutto.


Non posso darle tutta la colpa, non ora che comprendo cosa vuol dire stare lontano a chi si ama, aggiungiamo anche l'ansia di non sapere quando o se sarebbe tornato, se avesse avuto incidenti mentre scavava, messa così, comincio a capire.

"Sai mamma. Mi farebbe piacere se mi mandassi delle foto di tanto intanto. Io..."dico mentre il cameriere ci mette dinanzi le nostre ordinazioni.

"Io voglio rifar parte della tua vita, anche se mi trasferirò in Romania"dico guardandola, ma il suo viso, anche se è puntato su di me e i suoi occhi mi guardano, è inespressivo.

Mi viene quasi da piangere, sembra stia guardando un'estranea, non sua figlia, una bambina che come quella che ora ha nel grembo ha portato dentro di se per nove lunghi mesi e che poi ha accudito fino a farla diventare la donna che è adesso.

"Romania?"

"Sì. Mi sono fidanzata"dico mostrandole l'anello.

"Perché sei andata in Romania? Centra tuo padre?"

"Sì, sono andata a chiedere di lui. È stata una sciocchezza visto che l'ho chiesto a chi l'ha ucciso e hanno tentato di chiudermi la bocca.
Comunque come sai lui non centrava niente"


"sì, lo so, non che la cosa m'interessi particolarmente, non mi sono mai piaciuti i suoi colleghi, nemmeno George, l'ho sempre ritenuto senza spina dorsale"dice portandosi il calice di cristallo alla bocca e prende un sorso d'acqua.

"Capisco, sì, forse un po' è così, ma è stato come un secondo padre per me e mi ha protetta, anche se alla fine sono partita lo stesso.

Sono anche felice che tu sia mia madre, perché altrimenti non avrei mai avuto il coraggio e la freddezza di andare fino infondo per cercare di capire cosa è successo realmente"dico portandomi un cucchiaio di vellutata alla bocca.

Alza un sopracciglio, ma non dice niente.

"Ambra"dico dopo aver ingoiato un ennesima cucchiaiata di vellutata con un crostino.

"Mi piace molto il nome Ambra"dico sorridendo "l'altro come si chiama?"

"Mirco, ha scelto il nome Tiziano"

"immaginavo. Il patto è sempre stato, le femmine scelgono il nome delle femmine e i maschi dei maschi. Sono davvero molto felice che vada tutto
bene con Tiziano"ammetto finendo la vellutata.


Mi pulisco per bene la bocca con il tovagliolo e guardo mia madre più serena di quanto ho mai fatto prima.

"La vellutata era deliziosa e leggerissima. Il tuo risotto?"

"Buonissimo"

"bene, vediamo che altro mangiare"dico aprendo nuovamente il menù che nessuno ci ha sottratto.

"Un'insalata dolce per me può essere un'ottima conclusione, tu che prendi invece?"

" Filetto di manzo con salsa alle noci"

"buono, il nome è tutto un programma"

Fermiamo un cameriere e ordiniamo tutto, quando mamma riceve una telefonata.

Guarda il display e risponde.

"Pronto, è successo qualcosa? No, non mi serve che mi vieni a prendere, chiamerò un taxi. Grazie, cos'ha mangiato Mirco? Lo immaginavo, ma domani dovrà subire la tortura dei broccoletti. Bene, fargli guardare un po' la televisione, ma alle dieci a letto. Sì, Gemma è qui. D'accordo"

"Ti saluta Tiziano"dice mamma e visto che ho la bocca occupata perché sto bevendo, le faccio gesto di fare altrettanto".

"Ti risaluta. Bene, allora alle dieci a letto e digli niente storie"dice mamma autoritaria e dal telefono sento una vocetta squillante protestare e far
sorridere come mai prima d'ora mia madre.


Attacca, mette il cellulare nella borsa e ritorna a essere glaciale.

"Sa parlare, quanti anni ha?"

"Tre anni e mezzo"

"è vivace vero?"

"sì, molto"risponde ed ecco che ci portano i piatti.

L'attesa è nulla in questo ristorante, ottima pubblicità per loro.

Guardo la mia insalata dolce composta da mele, kiwi e tonno, proprio un piatto leggero di alta cucina e credo orribile, non so che fare, però mi faccio sotto e assaggio.

"Sicura che non sia il caso che ti venga a prendere?"Chiedo portandomi alla bocca un po' d'insalata e vorrei tanto sputarla nel tovagliolo e spingere via dalla mia vista il piatto, ma sicuramente costerà tanto e non voglio sprecare cibo e denaro.

"No, va bene così"

"d'accordo, la prossima volta vorrei mangiare nel ristorante di Tiziano, spero m'inviterai"

"va bene"dice guardandomi e rimango piacevolmente sorpresa, mi spettavo silenzio da parte sua, non di certo che mi guardasse con
un'espressione così serena e mi rispondesse.


Oltretutto così ci siamo scambiate la promessa di rivederci, un giorno. Sta andando bene.

Giocherello un po' con il cibo, disgustata, mentre lei mangia con gusto la sua carne e mi convinco a prendere un altro boccone, dopo mi faccio coraggio per mangiarne ancora e via così finché non finisco controvoglia l'ultimo boccone e lei ha già mangiato tutto da un po'.

Prendo la borsetta e da essa il cellulare e controllo l'ora, le dieci. Non ci posso credere come corre il tempo, chi avrebbe mai detto che potesse succedere anche in compagnia di mia madre.

"Che ore sono?"Vuole sapere.

"Le dieci. Mirco dovrebbe essere già a letto ora"

"sì, ma è comunque il caso che vada. Vuoi un dolce, un caffè?"Mi chiede già in procinto di alzarsi da tavola.

"No, grazie, sto bene così"

 Anche perché sono sicura che quell'assurda insalata resterà ferma per ore nel mio stomaco, chi la digerisce, penso.

"Bene"dice alzandosi a fatica.

Appoggio il tovagliolo sul tavolo e scatto in piedi offrendole la mano, ma lei da donna autosufficiente e orgogliosa com'è sempre stata, non l'accetta e si mette in posizione eretta da sola.

"Grazie"mi fa il favore di dirmi poi, guardandomi.

 Alcuni suoi tratti li detesto, però è pur sempre mia madre.

"Prego, figurati"dico recuperando la borsetta e la seguo verso l'uscita.

Prima di andare via richiede il soprabito, paga per entrambe e dopo aver guardato dove sono, se sono ancora lì con lei, esce dal ristorante.

Il fatto che abbia guardato fossi ancora con lei mi ha stupita molto. Magari un pochino le importa di me.

Fuori in confronto a dentro che ci sono i riscaldamenti accesi, si gela, così mi affretto a fermare un taxi e fare in modo di evitarle dell'insensato e malefico freddo e fortunatamente al mio muovere energicamente le braccia, un taxi si ferma.

"Ecco mamma, il taxi"dico facendomi da parte per lasciarla entrare.

"grazie"

"bene, è stato bello rivederti, grazie della cena. Mi raccomando mandami le foto tue, di Tiziano e dei bambini non appena ti dirò dove mandarmele,
ci tengo molto. Buonanotte"dico chiudendo la portiera.


Guardo il taxi andare via mentre la saluto con la mano, e incredibile ma vero, prima che le chiudessi la portiera, mi è sembrato di vederla annuire, ma forse mi sbaglio, anche se spero proprio di no.

 Ma...comunque alla fine abbiamo parlato poco e niente di papà, quindi perché voleva vedermi? Secondo me aveva solo voglia di mangiare al ristorante e da sola sarebbe stato troppo strano, quindi mi ha invitato, ma chi se ne importa, in fin dei conti non è stata una brutta serata, anche se poteva essere migliore, sarà bene accontentarsi.

Improvvisamente qualcuno suona il clacson e salto per lo spavento.

Mi volto e da una macchina vedo un braccio muoversi su e giù esageratamente.

Ma cosa? Quella non è Anna? E quello accanto a lei non è Georg?

 "Non ci posso credere!"Esclamo andando loro incontro, e una volta raggiunti qualcuno mi apre la portiera.

"Ragazzi! Georg? Ma che ci fate qui?"

"Sorpresa!"Esclama Anna.

"Già, su monta, che un aereo ti aspetta"dice Oscar.

"Aereo?"Chiedo mentre entro.

"Sì, ti abbiamo prenotato un volo che decolla fra tre ore"dice Anna mentre Georg parte.

"Tre ore?"

"Esatto, tre ore, giusto il tempo di arrivare. Più veloce Georg"ordina Anna.

"Come avete fatto a sapere che oggi parto?"

"Ce l'ha detto Georg"dice Oscar.

"Già, è per questo dovrei tirarti le orecchie. Non ci hai detto niente"dice Anna.

"ho fatto tutto di fretta, non ci ho pensato, mi dispiace"ammetto dispiaciuta.

"ti dispiace anche di aver lasciato a casa il computer immagino"dice Anna offesa.

"quello...Aspetta, tu come sai che ho lasciato il computer a casa?"Chiedo sorpresa.

"Siamo entrati e abbiamo preso qualsiasi cosa ti potesse servire"dice Steve mostrandomi la copia della chiave che ho fatto a tutti i presenti seduti in macchina.

"Dovrò rifarmela dare quella chiave"dico

"tanto non ti servirà più"dice Georg.

"zitto e guida tu"dico contrariata.

"Beh, comunque abbiamo notato che fa veramente freddo in Romania, così ti abbiamo riempito una valigia con alcune maglioni pesanti e pantaloni felpati, ti abbiamo preso anche il computer e l'album di famiglia"dice Anna.

"E infilato alcuni regali da parte nostra"dice Oscar orgoglioso del loro operato.

"Ci sono perfino i biglietti"dice Steve.

"comunque, dimmi un po', com'è andata la cena con tua madre?"Mi chiede Georg

"e com'è andata? Stranamente bene. Non abbiamo parlato di papà e non so se l'hai notato, ma mamma è in cinta".

"Già, porca vacca! Seriamente..."dice Anna.

"non ne avevo idea"afferma Georg.

"Quindi stai per diventare una sorella maggiore"dice Oscar.

"In realtà già lo sono. Ha già un figlio di tre anni, ed ora è in dolce attesa"

"caspiterina! Il suo matrimonio va a gonfie vele"commenta Steve.

"già, le ho chiesto di rendermi partecipe della sua vita e mandarmi le foto dei piccoli; quando saprò dove farmele mandare".

"Brava, ottima idea"dice Georg, ma vedo dalle espressioni di Anna e degli altri che a loro l'idea non è piaciuta.

"Non credete che abbia fatto bene?"

"Io mi astengo"dice Oscar, ma si vede lontano un miglio che è contrario alla scelta che ho fatto.

"Andiamo ragazzi! È pur sempre mia madre e ora che sono lontana da Emanuele capisco cosa ha provato quando mio padre andava via e anche
per lunghi periodi; oltretutto lui poteva anche non ritornare, ferirsi durante gli scavi. È difficile da sopportare".


"Sarà, ma non ti ha trattato come sua figlia. Ti ha ignorata"dice Anna.

"è vero, ma forse è perché ho preferito papà"

"e che dovevi fare? Andare a vivere con una donna che t'ignorava? Gemma io c'ero quando stavi male. Sono tuo amico da prima che i tuoi divorziassero. Ti ho visto, non stavi bene, né prima, né durante e né adesso, anche se sei adulta.

Onestamente non so se tutto migliorerà, se hai preso una decisione giusta o sbagliata, se è la più dolorosa o la meno, ma non crearti stupidi filmini in testa, parchè ne rimarrai delusa e ferita. Ora lei ha un'altra famiglia e la tratterà meglio di quando abbia mai fatto con la precedente, compresi i nuovi figli"dice Steve fermo e serio, anche brutale direi e non posso essere più d'accordo di così.

Lo guardo senza parole e cala un triste e inconcludente silenzio in tutta la vettura.

Ha ragione, ma è pur sempre mia madre, non voglio che diventi un'estranea per me, o che lo diventi più di quanto non lo sia già, che devo fare?

Anna sospira rumorosamente e non dice niente, ma è ovvio che sia d'accordo con Steve. Anche lei non vuole che io soffra ancora e inutilmente.

"Cavolo. Vieni qua"mi dice Oscar tirandomi a se in un forte e caldo abbraccio. Premo il viso contro il suo petto e mi sento molto meglio.

Va bene così, non mi pento della mia decisione e se ne rimarrò ferita pazienza, poi quel che sarà sarà.

"Sì! Mettiamo la musica‼"Esclama di colpo Anna dopo un po' di deprimente silenzio, facendomi aprire gli occhi si scatto.

 Sono ancora abbracciata a Oscar, decisa a lasciarmi consolare, stavo tanto bene, ma ecco che sento espandersi in tutto l'abitacolo una canzone famosissima e alquanto stupida che io e i miei amici amiamo da sempre cantare a squarcia gola e inizia il coro.

Scoppio a ridere, mentre lo stonato Steve e l'usignolo mancato di Anna cantano il ritornello e si aggiunge a loro anche il campanaccio spampanato di Georg. C'è da diventare scemi!

Improvvisamente Oscar si china per darmi un bacio sulla fronte, e alzo la testa per guardarlo sorpresa. Mi sorride divertito, mi fa l'occhiolino e si
unisce al coro di disperati. Lui fra tutti è quello che canta meglio, mentre io sono divina, almeno in questo, e mi aggiungo dando una sonora e canora lezione a tutti.


"Ehi! Cantanti internazionali in tournèe, siamo arrivati all'aeroporto e la nostra Gemma deve prendere il biglietto".

"Dai andiamo"dice Georg e tutto escono dalla macchina.

"Corri a prendere il biglietto, noi pensiamo a imbarcarti la valigia. Ci vediamo alla porta d'imbarco giusta"dice Oscar.

Annuisco, ed entro in aeroporto.

Lo sapevo, c'è la fila alla biglietteria. Mentre attendo il mio maledettissimo momento di prendere il biglietto che i miei migliori amici hanno
ordinato per me, guardo più e più volte l'ora sul cellulare.


Ho paura di fare tardi, ma ho ancora un ora.

"Salve, ho prenotato un biglietto per Bucarest a nome..."dico impappinandomi quando sento una chiama all'altoparlante.

"Avviamo che l'aereo di mezzanotte e mezza per Bucarest, atterrerà con venti minuti di ritardo. Ci scusiamo per il disagio"

"Il biglietto è per quel volo. Sono Settembri, Gemma Settembri. Grazie"dico prendendo il biglietto che la donna paffuta e lenta più di una lumaca
zoppa, mi porge.


Ora sono calma, ho un'ora e venti minuti in più per andare alla porta d'imbarco e venti minuti in meno da passare con Emanuele. Maledizione!

Trovo la porta d'imbarco giusta e seduti su una panchina poco distante Oscar, Georg e Steven. Anna non so che fine abbia fatto, ma con tutti i negozi di vestiti che ci sono in giro non ho alcuna difficoltà ad immaginarlo.

"Eccomi, il volo è in ritardo"

"lo sappiamo, lo abbiamo sentito"dice Georg.

"Anna è..."fa per dirmi Steve.

"a sbavare attaccata alle vetrine, lo so"dico interrompendolo.

"Allora stai veramente per partire, solo andata, senza tornare"dice Oscar.

"Ohi! Non è che non tornerò mai più"dico per sollevargli il morale.

"sì, ma non ti vedrò più tutti i giorni"

"su su"dico scompigliandogli i capelli.

Mi ferma la mano e sorride.

Improvvisamente soffoco uno sbadiglio.

"a quanto pare sono stanca. Sarà il fatto che ho incontrato mamma, è molto stressante"

"eeeeeh holè"Esclama improvvisamente Anna saltandomi sulla schiena  e di conseguenza facendomi fare alcuni passi in avanti prima di
riprendere l'equilibrio.


La voglio uccidere.

"Ma sei scema? Potevi farla spiattellare a terra"dice Steve.

"Sì, ringrazia che ho un ottimo equilibrio e i riflessi pronti. Comunque è tornato il mio caro amico dolore lombosacrale. È da un po' che non si faceva sentire, sarà stata la tua ginocchiata in quel punto a farlo tornare, che dici? Chiedo con la voglia di strappargli tutti i capelli, uno per uno.

"Ah, quante storie. Ci hai messo la crema no? Sicuramente è guarito, questo è un caso".

"L'aereo 65943 per Bucarest, è appena atterrato, vi preghiamo di avvicinarvi alla porte d'imbarco"

"eccolo, ci siamo"dico voltandomi verso i miei amici.

"Non servono i fazzolettini, vero? Non piangerà nessuno spero"dico scherzosa.

"Sta zitta, scema"dice Oscar abbracciandomi stretta e un ricordo che speravo diventasse con il tempo vago, o magari sparire, ma che invece è rimasto nitido e perfetto nel tempo, riaffiora nella mia mente, ma lo allontano rapidamente rispondendo energicamente all'abbraccio.

"Lo sai che ti voglio bene vero?"Gli sussurro all'orecchio.

"Mai quanto te ne voglio io"dice e si scosta da me guardandomi dritto negli occhi.

"Ehi! Che fai? La tieni tutta per te? Tocca a noi"dice Anna ansiosa.

"Non sia mai"dice Oscar un po' infastidito.

"Buon viaggio amica mia"dice Anna saltandomi letteralmente addosso.

"Calma, pazzoide"dico abbracciandola forte e soffocandomi con lo Chanel numero cinque in cui si è immersa.

"Dentro la valigia c'è un regalo molto speciale per te, usalo eh"mi bisbiglia nell'orecchio e quando si scosta, mi fa l'occhiolino.

"Ok"le rispondo un po' spaventata. Chiunque la conoscesse lo sarebbe.

"Steve, tocca a te"

"io odio gli adii"

"toh"dico facendogli le corna. "Che addio e addio, parto, mica vado a morire"gli dico facendolo ridere.

"Hai ragione, allora buon viaggio, mi mancherai"dice abbracciandomi forte.

"Anche tu, tanto".

 Lui è il mio pilastro di granito. Colui che mi ha retto nei momenti peggiori della mia vita. Cacchio pè, ora sono io quella melodrammatica.

Dopo avermi dato un sonoro bacio sulla guancia, Steve si scosta da me e lascia il posto a Georg.

"Bello mio, allora vado. Stammi bene, non fumare, non bere tanto e cucina, smettila di mangiare tutta quella roba già pronta e precotta"

"va bene mamma"risponde Georg stando al gioco.

"Scherzo, ma non del tutto. Stammi bene e fammi sapere come vanno gli scavi in Francia. Sono curiosa, lo sai"

"va bene, è tu chiama"

"sì signore. Ma ora devo andare, cominciano a entrare i passeggeri.

"ok"

"ah, questo è meglio se lo porti a mano e anche questo"dice Anna passandomi la borsa con il computer e l'album pesantissimo ed enorme con le foto di famiglia. Ci sono anche loro dentro, ormai sono la mia famiglia.

"Grazie, allora statemi tutti bene e chiamate anche voi"

"contaci"dice Anna e m'incammino verso la porta d'imbarco con un gusto dolceamaro in bocca. Non vedo l'ora di vedere Emanuele, ma odio infinitamente lasciare loro, parte integrante della mia vita.

Sono seduta da qualche minuto al mio posto e già mi sto annoiando come non so. L'aereo è decollato e ho con me il computer che ho incastrato ai miei piedi, la borsetta e l'album fotografico della mia famiglia.

 
  
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