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Autore: Nahash    03/06/2018    2 recensioni
Dietro il suono delle bombe, lo scoppio dei ricordi: un bambino troppo piccolo per responsabilità troppo grandi, il dolore della guerra, l'amicizia ferita, l'amore disilluso, il corpo vuoto e solo accanto all'affetto più puro del mondo.
[Slice of life|spin-off da "la ballata dei petali caduti"| Character: Ludwig Dubois]
Genere: Angst, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Disclaimer: La storia che vi apprestate a leggere è di proprietà della rispettiva autrice, così come i personaggi in essa contenuti, fatta eccezione per quelli citati che fanno parte della trascorso storico e della cultura popolare.Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale, non voluto e senza alcuno scopo di lucro.I personaggi presenti nella narrazione sono fittizi e per lo più maggiorenni. Ciò che li riguarda nella trama non violerà il contenuto del regolamento di EFP.

Note: Eccoci qui dolci fanciullini e fanciulline! Siamo giunti alla conclusione di questa breve storia. Un viaggio si conclude e spero che vi sia piaciuto o che, in qualche modo, vi abbia intrattenuto. Voi che dite, dovrei scriverne altri riguardo i personaggi della Ballata, ma forse dovrei prima almeno aggiornare il capitolo! Anche quello arriverà prossimamente!

 
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Erano corsi in ospedale in terra straniera. Ludwig sapeva che sarebbe dovuto tornare in Germania il prima possibile, ma erano rimasti a Parigi più del dovuto per accontentare Regan; così in fretta e furia avevano dovuto accompagnarla in ospedale.

Ludwig era seduto fuori, nel corridoio, su di una sedia, mentre le preoccupazioni lo divoravano. Si nascondeva il viso nelle mani, mentre pensava che sarebbe voluto entrare con lei ad assisterla durante il parto. Ma non era possibile, così gli era stato detto: agli uomini era vietato entrare.

Anche il piccolo Silas era preoccupato, non riusciva a comprendere appieno la situazione. Era in pena per la sua mamma e avvinghiato alla gamba di Ludwig, cercava di ricavarne protezione. Allo stesso tempo, però, cercava di infondere un po' di supporto al padre. Si strinse ancora di più quando sentì le grida della sua mamma cercando una risposta affermativa sul suo volto, sollevò la testa e chiese: «Papà, la mamma sta bene?»

Ludwig gli accarezzò il visetto e sorrise, poi rispose: «Certo, angelo mio, certo che la mamma sta bene.»

«Allora perché grida?» Il volto di Silas si incupì, rattristato. Gli occhi lucidi, pronti a lacrimare.

«Vedi, piccolo mio, mettere al mondo un bambino non è una questione semplice. Per le mamme è molto doloroso, ma non è niente rispetto alla gioia che riceveranno subito dopo dal loro bimbo.»

«La mamma è stata contenta quando sono nato?»

«Felicissima, mai stata più felice! Vedessi che sorriso aveva!»

Silas sorrise e Ludwig gli diede un bacino sulla fronte per rassicurarlo, poi si strinse ancora una volta alla sua gamba a causa di un altro grido. La paura non sembrava volerlo abbandonare.

Improvvisamente videro un dottore uscire dalla stanza. Questi sembrava agitato, andava di fretta. Da un primo sguardo, secondo Ludwig, era andato a chiamare rinforzi.

Ludwig si alzò e Silas rimase dove era, intento a guardare il padre. Sperò che potesse intervenire perché aveva capito che era successo qualcosa di storto.

Il dottore fece cenno a Ludwig di attendere,così lui si rimise a sedere; ma era preda dell'ansia, e la gamba che muoveva freneticamente lo dimostrava.

«Papà, papà che succede? La mamma?»

«Niente, tesoro, non succede niente. Probabilmente la mamma ha avuto un problema, ma hai visto il dottore? Risolverà tutto.»

Silas annuì, non voleva infastidire ancora di più suo padre con i suoi dubbi e le sue paura, sebbene avesse voluto piangere e correre dalla sua mamma.

 

Videro, dopo circa un paio d'ore, uscire il medico dalla sala parto. Questi muoveva la testa a destra e sinistra per cercare Ludwig che lo raggiunse non appena lo vide.

«Mi dica, dottore, che è successo?»

«Sua moglie ha avuto un collasso uterino. Questo ha causato una profonda emorragia...»

Ludwig era in preda al panico, anche se non lo dava a vedere. Il suo cuore batteva all'impazzato, il corpo gli sembrava come punto da mille aghi. «È viva?»

«Siamo riuscite a salvare sia lei che il bambino. Ma abbiamo dovuto asportare totalmente il suo utero. Alla sua età è un vero peccato, ma non potevamo fare altrimenti.»

A Ludwig quasi non prese un colpo. La sua paura si era trasformata in preoccupazione per Regan. Non osava minimamente immaginare che sofferenza potesse essere, lui non lo avrebbe potuto capire minimamente, per questo avrebbe fatto il possibile per starle accanto. «Posso vederla?» domandò.

«Sì, ma al momento è molto scossa. Non la faccia agitare, non faccia riferimento a quanto è successo.»

Ludwig annuì ed entrò nella stanza.

Nel frattempo, Silas, che era rimasto fuori, si era seduto su una sedia, arrampicandosi quasi, ad aspettare che il suo papà facesse ritorno. Era triste per la sua mamma, non aveva capito quanto il medico avesse detto a suo padre. Tuttavia intuì che fosse accaduto qualcosa. Così speranzoso di buone notizie rimase ad aspettare.

 

Ludwig, non appena entrò, vide Regan stesa sul lettino. Era immobile, non si poteva ancora girare, né alzare a causa del dolore che sentiva.

«Tesoro...» la chiamò.

Lei non sembrò accennare alla minima risposta. Aveva gli occhi socchiusi, lo sguardo un po' vacuo, ed era evidentemente triste. Non disse nulla, non sorrise neanche alla visione di Ludwig.

«Ti porteremo a casa non appena il dottore mi dirai che potrai andare. Vedrai, non ti faremo mancare niente.»

Regan era triste a causa di quanto successo. Non le avevano fatto stringere tra le braccia neanche il figlio appena nato; lo avevano portato subito a pulire e neanche Ludwig lo aveva visto. «Voglio vedere il bambino...» soffiò.

«Il bambino lo porteranno a breve, vedrai. Adesso devi solo riposare.»

Lei chiuse gli occhi pensando solo a riprendersi in attesa di vedere suo figlio.

 

Ludwig uscì dalla stanza e Silas scattò giù dalla sedia. Corse incontro a suo padre e sollevò la testa ─ a volte gli veniva il torcicollo per guardarlo.

Ludwig lo prese in braccio, immaginando che suo figlio avesse bisogno di qualcuno accanto quanto lui.

«Il fratellino? Lo hai visto papà il fratellino?»

«Non ancora, ma lo vedremo presto.»

«E come si chiama? Come si chiama?» domandò curioso ritrovando il sorriso.

«Salazar.»

 

I giorni che seguirono in casa furono giorni tristi e silenziosi. Silas percepiva solo il ticchettio dell'orologio quando non c'era suo padre, e la sua mamma non lo degnava neanche di uno sguardo. Era triste al suo banchetto, intento a disegnare con i suoi carboncini: le manine tutte nere e il disegno che ritraeva una casetta con lui e il suo papà.

Ludwig rincasò e, prima di ogni altra cosa, si accertò di come stesse Silas e di cosa stesse facendo.

«Disegni?» domandò Ludwig.

Silas scosse la sua testolina dai biondi boccoli e annuì. «Sì, questo sono io, questo sei tu e questa è la casa.» Aveva indicato i vari disegni uno per uno e fu in quel momento che Ludwig si accorse di come fossero nere le sue mani.

«Ma che ti sei fatto?»

Silas guardò i propri palmi delle mani. «Ops, sono tutto nero!»

«Già, sei tutto nero. Ora fila a lavartele, forza!»

«Mannaggia, mannaggia!» si lamentò, scendendo dallo sgabello dove lo aveva fatto salire suo padre prima di uscire. Mosse i suoi passi verso il bagno, ma poi guardò Ludwig perché non arrivava al lavandino. Si lasciò prendere per la vita e sollevare.

«Adesso che devi fare?» gli chiese.

«Prendo saponetta e strofino!» e lo fece.

«E poi?»

«E poi passo il sapone anche tra le dita e sciacquo finché non va via tutto il nero!» affermò convinto.

«Bravissimo!»

Silas batté le mani contento di essere stato bravo e per averle fresche e pulite.

«Hai mangiato, cucciolo?»

Silas fece di no con la testa. «Non ho visto la mamma per niente, è sempre con Salazar e quindi non ho mangiato.»

«Vieni, allora, andiamo a mangiare che ti ho portato una cosa. Ma prima la minestra!»

Una volta messo a terra, Silas corse verso la cucina, nonostante sapesse che avrebbe dovuto mangiare la minestra; dopotutto non vedeva l'ora di vedere cosa gli avesse portato il suo papà.

Ludwig si era messo a cucinare la minestra per il suo bambino, ormai badava lui stesso, a Silas. Fosse stato per Regan lo avrebbe lasciato morire di fame. «Ecco qua, il signorino è servito!» disse porgendogli il piatto.

Silas si carezzò la pancia vuota, pronto a divorare la minestra. Prese il cucchiaio e si mise a mangiare.

«È buona?»

«Sempre, papà, la tua è sempre buona!» Spinse il piatto in avanti una volta finito e, in silenzio e sorridente, attese il regalo tanto decantato da suo padre.

«Allora, visto che sei bravo e che hai mangiato tutto, ti do una cosa. Non ti ci abituare, però!» Ludwig tirò fuori una stecca di cioccolato al latte finissimo. A Silas si illuminarono gli occhi ─ non vedeva l'ora di assaggiarla.

«Buona, buona! Buonissima!» Non l'aveva ancora assaggiata e già aveva l'acquolina in bocca. La scartò con le sue manine, aveva tutto l'intento di mangiarla.

«Ti posso lasciare un attimo solo? Vado a parlare con la mamma.»

«Vai, vai papà! Io e la cioccolata andremo molto d'accordo!»

 

Ludwig uscì dalla cucina sorridente e scuotendo la testa. Suo figlio era un bambino buono e dolce, ma più cresceva e più in lui scorgeva un animo birichino. Soffriva, però, nel vederlo allontanato nella sua stessa casa, privo d'affetto da parte di sua madre.Entrò nella parte della casa dove Regan, ormai, si era rifugiata. Salazar dormiva nella culla, beato. Ludwig gli accarezzò la testolina e sorrise. Soffriva nel non potersi godere suo figlio come avrebbe voluto.

«Non toccarlo o finirai per ucciderlo!»

«Non posso ucciderlo con una carezza, Regan! Non dire sciocchezze.»

«Hai quasi ucciso me! Tutto è stato colpa tua, Ludwig. Se non fosse stato per te, io a quest'ora potrei avere altri figli.»

«C'è solo un piccolo problema, Regan. Senza di me, non avresti avuto Salazar, né potresti avere un altro figlio. Anche se li avresti potuti fare con un altro uomo, quello che è accaduto, sarebbe potuto succedere lo stesso.»

«Non dire stupidaggini, è tutta tua la colpa, tu mi hai maledetto.»

«Ti ricorderei che non hai un figlio soltanto, tu che ne vorresti di più, come hai detto, hai lasciato l'altro tuo figlio solo per ore senza neanche farlo mangiare.»

«Dovevo badare a Salazar.»

«Potevi portarlo di là con te senza relegarlo qui dentro neanche fossero le segrete di un castello!» Ludwig cominciava ad agitarsi. Era sempre stato tollerante nei suoi confronti, ma vedere suo figlio soffrire, lo faceva arrabbiare più di ogni altra cosa.

«Non lo porterei mai giù mentre c'è quella creatura nei paraggi. Quella feccia che ancora vive.»

«Sei forse impazzita? È di tuo figlio che stai parlando! Come puoi dire certe cose?»

«Non importa, per me da oggi conta solo Salazar. Baderò soltanto a lu. Ritengo te e Silas responsabili della mia, anzi, della nostra sofferenza.» Si riferiva chiaramente a lei e a Salazar.

«Non puoi dire seriamente... Non lo puoi affermare con così tanta lucidità!»

«L'ho appena fatto, Ludwig. Credo che sia bene che tu lo impregni nella tua mente: non mi avvicinerò più a te, finiresti per ucciderti, né tantomeno toccherò quel mostro. Bada tu a lui se vuoi, da oggi. Ripeto: per me esisteremo solo io e Salazar, il resto è superfluo intorno a noi.»

Ludwig abbandonò quella stanza sconvolto. Non riconosceva più sua moglie, non era la donna che aveva corteggiato, sposato e amato. Da quando aveva messo al mondo il suo secondo figlio, lei era cambiata. Voleva aiutarla, l'avrebbe fatto, ma udire quelle parole, le affermazioni che Regan pronunciava con tanta tranquillità, quasi lo annichilivano nel profondo.

Avrebbe reagito per il bene di Silas,però, visto che ora dipendeva soltanto da lui.

Da quel momento in poi, avrebbe potuto semplicemente attendere una sua ripresa. Una speranza che non si sarebbe mai estinta anche se vana.

 

   
 
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