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Autore: niny95    12/06/2018    22 recensioni
Il Detective Roger Jones, vive a Seattle con la moglie Eloise e la figlia Alice, quando la situazione con Eloise diventa insostenibile decide di andare a Storybrooke nel Maine a chiedere aiuto a suo fratello Killian.
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Killian Jones ha tutto quello che si può desiderare dalla vita, il lavoro che ha sempre sognato, una moglie che ama infinitamente e due splendidi figli Henry e Hope.
Quando suo fratello gemello irrompe improvvisamente nella sua vita insieme alla figlia Alice la sua vita cambia improvvisamente.
Cosa cambierà nelle vite dei due fratelli?
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Dal testo:
«Abbiamo un po’ di problemi, possiamo entrare?» chiese Roger con voce cupa.
Killian abbassò lo sguardo nelle valigie strette tra le loro mani «Il genere di problemi che ti fa lasciare la città?» sbottò.
«Killian siamo in viaggio da tre giorni, tutto quello che ti chiedo è un po’ di compassione.» chiese Roger con voce flebile.
«Roger, ti ho avvertito riguardo a quella donna, quindi cosa vuoi che ti dica adesso?» chiese Killian con voce dura, ma si spostò facendo passare i due.
[I paragrafi relativi a Roger, Eloise e Alice sono stati modificati]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Hope Jones, Killian Jones/Capitan Uncino, Tilly/Alice
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dunque Roger ha preso una piega differente rispetto a quello che avevo pensato all'inizio, quindi sto modificando tutte le scene dove compare questo bellimbusto XD
 
BFUIL GRÀ(*)
 
Capitolo 1.
«Non puoi andartene Roger.» stava dicendo Eloise quel giorno, i capelli biondi  ancora spettinati e il pigiama ancora addosso. 
Roger sospirò sistemandosi la giacca della divisa «Ne abbiamo già parlato, Eloise. Devo farlo. Non posso più vivere così.» 
Un singhiozzò gorgogliò fuori dalle labbra di Eloise «Posso cambiare.» 
« Ho bisogno di staccare la spina, Eloise. Per il bene mio e di nostra figlia, capisci?»  gli dispiaceva ma era l'unica soluzione possibile per evitare che gli venisse un esaurimento nervoso, lui ed Alice avevano bisogno di allontanarsi un pò, lasciare che Eloise si calmasse prima di tornare a essere quelli di prima. 
Secondo la sua famiglia sposare Eloise – in paese molti ritenevano la ragazza mentalmente instabile, quindi non idonea a formare una famiglia –  era stato il suo più grande errore:  ai tempi l'aveva fatto per non privare sua figlia di una famiglia, ma adesso, sì poteva dire  senza timore di amare sua moglie. 
Ma nelle ultime settimane Eloise era peggiorata di botto e lui non sapeva come comportarsi, ne aveva parlato con il suocero, inizialmente l'uomo non aveva voluto sentire ragioni, era convinto che Roger stesse abbandonando la moglie ma poi aveva acconsentito di stare accanto alla figlia finché lui non sarebbe tornato. 
Alice aveva bisogno di vivere serenamente la sua adolescenza e questo non sarebbe potuto accadere nel caos che era diventata la loro vita nelle ultime settimane. Così Roger aveva preparato la valigia, aveva detto ad Alice che si sarebbero fatti una piccola vacanza e alla fine ne aveva parlato con Eloise. 
«Eloise, non capisci? Abbiamo bisogno di staccare la spina, non è una cosa definitiva. Ti prego, evita di fare una sceneggiata. Ho bisogno di certezze, certezze che in questo momento non ho. Ho bisogno che nostra figlia abbia una vita più normale possibile, ok? Per questo abbiamo bisogno di una pausa, perché non credo che assistendo alle tue crisi possa averla.» sospirò il detective. 
«Ma Roger, non è una cosa che controllo. Non  lo faccio apposta! Non portarmi via Alice, ti prego.»  singhiozzò la donna. 
«Alice non può vivere così, lo capisci?!» sbottò Roger. 
«Ma il Maine è così lontano, come potrò vedere Alice?» 
«Eloise …» 
«Cosa c’è nel Maine? Voglio saperlo.»  
«La mia famiglia vive lì, non ricordi?» disse infine Roger. 
 «La tua famiglia? Vuoi dire quella che non ha mai approvato noi due? »  
 Roger annuì «Posso andare adesso?»  
«No! Che senso ha andare da loro, dopo tutto questo tempo? E senza di me! Vuoi dargliela vinta?» 
 «Non è una gara tra te e loro, Eloise, non lo capisci? Ho bisogno di allontanarmi di qui, ho bisogno di pensare. E sento di dover recuperare con mio fratello.» 
 La donna non aveva intenzione di demordere, però. «E cosa c’entra nostra figlia in tutto questo? Se vuoi lasciarmi, perché me la porti via?» 
 Roger era allibito: davvero glielo stava chiedendo? «Perché non mi fido di te! Non voglio che si trovi sola se avrai una delle tue crisi. È solo una ragazzina, non è giusto che si accolli una responsabilità simile» 
 «Ma tuo fratello mi odia, lui le parlerà male di me …» mormorò la donna con le lacrime agli occhi e la voce spezzata. 
 Roger le mise una mano sulla spalla con fare confortante  «Non succederà, te lo prometto. E comunque Alice è abbastanza grande da pensare con la sua testa, non si farà condizionare. Ha il suo cellulare, potrete sentirvi ogni volta che vorrete, non ho intenzione di impedirlo. Ma è meglio che venga con me. D’accordo?» 
 «D’accordo, andate.» mormorò Eloise sospirando lievemente. 
 


 Killian viveva a Storybrooke nel Maine e aveva tutto quello che poteva desiderare, una famiglia amorevole, e il lavoro dei sogni, infatti era il capitano della Jolly Roger, una nave turistica molto ambita a Storybrooke. 
Aveva conosciuto Emma sei anni prima in una giornata piovosa, la donna viveva sola con Henry,  suo figlio di otto anni. 
In breve tempo i due si erano innamorati,  nonostante le mura che aveva alzato la donna. 
Qualche mese dopo Emma era rimasta incinta, di comune accordo avevano deciso di sposarsi, e adesso Killian non riusciva a pensare a una vita senza Emma, Henry e Hope. 
Quella sembrava una delle solite serate, Emma e i bambini dormivano tranquillamente, Killian si era svegliato da qualche minuto non riuscendo più a dormire, si era alzato ed era andato nel salotto per guardare un po’ di tv. 
Dopo una decina di minuti il campanello suonò, Killian si guardò intorno spazientito, buttò un occhiata all’orologio appeso nella parete, segnava le 12.30. 
Chi diavolo poteva essere  a quell’ora? 
Aprì la porta per ritrovarsi di fronte il suo gemello e sua nipote. 
«Roger ... Alice. Che ci fate qui?» 
«Abbiamo un po’ di problemi, possiamo entrare?» chiese Roger con voce cupa. 
Killian abbassò lo sguardo sulle valigie strette tra le loro mani «Il genere di problemi che ti fa lasciare la città?» sbottò. 
«Killian siamo in viaggio da tre giorni, tutto quello che ti chiedo è un po’ di compassione.» chiese Roger con voce flebile. 
«Roger, ti ho avvertito riguardo a quella donna, quindi cosa vuoi che ti dica adesso?» chiese Killian con voce dura, ma si spostò facendo passare i due. 
«Senti, sono venuto qui perché in questo momento sto passando una situazione complicata e speravo che nel frattempo potessi riallacciare i  rapporti con l'unico fratello che mi è rimasto, ma se  devi continuare a parlare male di mia moglie posso trovare un altro posto dove andare.» sbottò Roger facendo ammutolire il fratello. 
 


 
Emma si svegliò trovando il letto freddo, si tolse il sonno dagli occhi cercando Killian. 
Dal salotto proveniva la voce profonda di Killian, stava parlando con qualcuno ma con chi? 
Con piedi scalzi Emma si incamminò verso il salotto. 
« Ma se  devi continuare a parlare male di mia moglie posso trovare un altro posto dove andare. » stava dicendo una voce così simile a quella di Killian ma in qualche modo diversa. 
Emma fece capolino in salotto, appoggiandosi allo stipite della porta «Che succede?» chiese. 
Killian sussultò, evidentemente essendo scalza non aveva fatto molto rumore «Tesoro, non preoccuparti torna pure a letto.» disse Killian sospendendo la conversazione momentaneamente. 
In quel momento entrarono nella sua visuale le altre due figure;  un uomo, la fotocopia di Killian in divisa e una ragazzina che aveva su per giù l’età di Henry con lunghi capelli biondi. 
«Killian chi sono i nostri ospiti?» chiese ancora Emma. 
«Emma …» 
In quel momento l’uomo uguale a Killian sorrise «Ciao Emma, io sono Roger il fratello di Killian e questa è mia figlia Alice. Abbiamo un po’ di casini in questo momento e stavamo chiedendo a Killian se poteva ospitarci per un po’. Ma evidentemente mio fratello non è molto ospitale.» disse poi con un forte accento irlandese. 
Emma sorrise «Perché no? Abbiamo una stanza per gli ospiti, non è molto grande ma dovreste stare abbastanza bene.» 
Killian la guardò, nel suo sguardo azzurro un misto tra la sorpresa e la delusione. 
Emma si strinse nelle spalle. Non capiva perché suo marito sembrasse tanto deluso di ospitare suo fratello e sua nipote. 
«Bene, allora.» disse Killian «Ma se succede qualcosa, qualsiasi cosa, alla mia famiglia ti riterrò il responsabile.» sbottò infine. 

 «Mamma, chi sono loro?» chiese il giorno dopo Hope seduta a tavola bevendo la sua tazza di latte e guardando con curiosità Roger e Alice che mangiavano silenziosamente la loro colazione. 
Emma sorrise passando una mano tra i capelli biondi di Hope poi indicando rispettivamente Roger ed Alice disse: «Lui è lo zio Roger, è il fratello di papà mentre Alice è tua cugina.» 
Sul viso della piccola si formò un piccolo broncio «Non sapevo che papà aveva un fratello.» disse incrociando le braccine con disappunto. 
Emma rise all’espressione di sua figlia, pur avendo solo cinque anni Hope era una bambina molto sveglia. «Perché papà non ce l’aveva detto.» 
La bambina sbuffò «Bene allora, posso giocare con Alice?» 
«Magari dopo, adesso andiamo a vestirci dai!» disse Emma dando un leggero buffetto nelle spalle di Hope. 

Dieci minuti dopo Emma e Hope tornarono. 
Hope nel suo completino bianco non smetteva di parlare facendo ogni sorta di domande a cui Emma rispondeva sempre con un sorriso. 
Roger si schiarì la gola attirando l’attenzione di quest’ultima «Non è che sai dove posso chiedere per cercare una sorta di lavoro mentre sono qui? Una cosa temporanea, niente di complicato, giusto per contribuire alle vostre spese, visto il disturbo che vi sto dando.  Volevo chiedere a Killian ma lui se n’era già andato quando mi sono alzato.» 
«Oh sì, è andato via piuttosto presto, ha detto che oggi aveva parecchio lavoro da fare.» rispose Emma con un sorriso. 
Roger ridacchiò «Probabilmente aveva solo bisogno di prendere le distanze da me.» 
Henry che era stato in silenzio lasciando che fosse sua sorella a parlare tutto il tempo sbuffò sonoramente mentre continuava a giocare col suo videogioco. 
Emma dal canto suo gli lanciò un occhiataccia «Ragazzino, posa quel videogioco e preparati che sta per passare il bus.» disse lanciando un’occhiata all’orologio. 
Henry per tutta risposta sbuffò ancora posando comunque il videogioco. 
«È in quella fase lì.» sospirò Emma. 
Roger rise «Conosco la sensazione.» disse lanciando un occhiata a sua figlia. 
Alice e Henry alzarono lo sguardo nello stesso momento fulminando i propri genitori. 
«Allora quel lavoro?» chiese ancora Roger. 
«Oh, certo. Penso che dovresti chiedere allo sceriffo.» 
«Dove posso trovarlo?» 
A quella domanda Hope ridacchiò furbescamente. 
Emma mostrò il distintivo con una risatina «Sceriffo Swan al suo servizio. Mi farebbe  proprio comodo un vice, Detective Jones. » 
Dieci minuti dopo arrivò il bus e Henry se ne andò facendo solo un cenno con la mano. 
   
Note: Bfuil Grà vuol dire amare in irlandese e questo si unisce al significato di questa fanfic perchè Killiam ama infinitamente Emma, Henry e Hope così come Roger ama Alice e oltrettutto i gemelli Jones nella mia testa sono irlandesi come Colin.

 Ho dovuto aggiungere un pezzo perchè non quadravano le cose.

Niny :)
 
   
 
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