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Autore: xAlisx    14/06/2018    0 recensioni
Louis è in tour ed Harry si trova da solo in un momento di debolezza. Louis proverà a far stare meglio suo marito e a dargli l'ispirazione di cui ha bisogno.
Dal testo:
"«Tu dici sempre cavolate nei tuoi "momenti no" e quando non ci sono io, lo sappiamo entrambi.» lo rimbecca cercando di tirargli su il morale.
Il più piccolo non risponde perché forse Louis ha ragione, ma lui si sente comunque giù e il fatto che si possano parlare solo attraverso uno schermo lo fa stare peggio."

© copertina @/itsgaytiss
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You make me strong

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La giornata non è andata per niente bene e sta finendo anche peggio. Harry sente la testa sul punto di esplodere, ha gli occhi che pizzicano e un magone che gli attorciglia la gola. Si sta portando dentro un senso di pesantezza e smarrimento che lo stanno scombussolando e vincendo lentamente. Ha avuto modo di pensare da quando Louis è partito per il suo tour, e i pensieri che ha elaborato non sono stati per niente positivi. Non lo sa nemmeno il motivo di tale negatività e abbattimento, sa solo che sta combattendo una lotta interiore e potrebbe perdere da un momento all'altro.

Quando suona il cellulare e legge che il mittente è Louis è quasi tentato di non rispondere, perché sa che suo marito capirebbe cosa gli sta passando per la testa e si preoccuperebbe e lui non vorrebbe dargli un tale peso mentre sta vivendo uno dei momenti migliori della sua carriera. Poi però pensa che si preoccuperebbe anche se non ricevesse risposta così si veste di una maschera di pace e clicca il tasto verde per iniziare la videochiamata.

«Ciao, amore.» lo saluta il più grande, il sorriso talmente enorme da spiccare prepotente nel viso. «Il concerto è andato alla grande. Avresti dovuto vedere il pubblico, era straordinario.» racconta estasiato.

Harry lo vede così tranquillo che deve mandare giù un groppo per non iniziare a piangergli davanti. Non è semplicemente possibile per lui vivere un momento di totale abbattimento e non avere Louis a consolarlo. Ma si deve fare forza e comportarsi da adulto senza minare alla gioia di suo marito.

«Ciao. Sono contento che sia andata bene anche oggi.» risponde, mischiando la voce tremula ad un sorriso tirato.

Louis lo guarda di sottecchi. «Cos'hai?» domanda preoccupato.

Harry scuote la testa. «Niente.» fa una pausa e un sospiro.

E Louis lo legge negli occhi acquosi e nelle labbra mangiucchiate che il suo uomo non sta bene. È come se sentisse i suoi pensieri gridati al vento e colpirlo come un pugno: il suo Harry sta avendo uno dei suoi “momenti no” e sta per cedere. Non è una novità che il più piccolo si faccia investire dalle insicurezze e dalle paure, e Louis sa di essere l'unico a poter appianare quel tumulto interiore. Lo è sempre stato, il suo balsamo per le ferite, sin da quando ad X-Factor Harry, vestito con la sua insicurezza di sedicenne, aveva paura di dormire da solo o si crucciava per non essere all'altezza di qualche canzone: era un cumulo di dubbi e paure che Louis sanava con un sorriso e o un abbraccio. E con il tempo, Harry è diventato lo stesso per lui; l'unico capace di capirlo e dargli la sicurezza che spesso gli mancava.

Quindi, anche volendo, Harry non potrebbe mai nascondersi da Louis.

«Amore, cos'hai?» domanda, stavolta serio.

Harry scuote la testa. «Niente, Lou, sto bene.» ma il suo sguardo basso fa capire il contrario.

«Harry, amore, mi guardi, per favore?» lo incoraggia, e quando Harry alza gli occhi nei suoi uno scintillio brilla nel verde delle sue iridi. «Mi dici cos'hai? La risolviamo insieme, qualunque cosa sia, come sempre.» lo esorta con un sorriso dolce.

Il più piccolo prende un gran respiro come se dovesse confessare un grande peccato. «Lou, ma io cosa sto facendo? A cosa servo?» sussurra con parole sconnesse.

Louis lo guarda con un sopracciglio alzato. «Cosa intendi dire?» chiede senza capire.

Harry scuote di nuovo la testa. «In questi giorni ho provato a scrivere qualcosa, ma è come se non riuscissi più a mettere due parole in croce. Non riesco più a comporre una canzone, è come se avessi disimparato a suonare e la mia voce m'infastidisce se anche solo provo a canticchiare. Non so più fare nulla, Lou.» confessa, le guance bagnate dalle lacrime che non è più riuscito a trattenere.

Ed ecco che Louis lo vede per l'ennesima volta avvolto da quei dubbi e incertezze che lo assalgono periodicamente. Sono dei crolli emotivi che lo annullano: è successo nel periodo del reality, molte volte durante la loro storia trasandata e prima dell'uscita del suo disco da solista. Harry si è fatto vincere da quella parte più cupa di lui e si è perso. Louis, diligentemente, l'ha preso e gli ha ricordato quanto vale, esattamente come il suo Harry ha fatto milioni di volte per lui. Ora che ha modo di pensare alla situazione, Louis trova incredibilmente magico il loro curarsi e sostenersi in maniera totalitaria e apprensiva.

Sospira, guardando Harry che a testa bassa piange silenziosamente. «Ehi.» sussurra, per attirare la sua attenzione. «Lo sai che stai dicendo delle cavolate, sì?» chiede dolcemente.

Harry fa spallucce. «A me non sembrano delle cavolate.» borbotta, e se non fosse che non vuole offenderlo, Louis riderebbe davanti a tanta tenerezza.

«Tu dici sempre cavolate nei tuoi “momenti no” e quando non ci sono io, lo sappiamo entrambi.» lo rimbecca cercando di tirargli su il morale.

Il più piccolo non risponde perché forse Louis ha ragione, ma lui si sente comunque giù e il fatto che si possano parlare solo attraverso uno schermo lo fa stare peggio.

La voce del marito lo distrae. «Amore, è solo un periodo. Capita di non riuscire ad esprimersi, cavolo, io ho addirittura riscritto un intero disco perché quello che avevo faceva pena perché non lo sentivo mio, ma poi hai visto che tutto è andato per il meglio? Tu hai scritto delle meravigliose canzoni, ora hai solo bisogno di un po' riposo mentale e poi vedrai che l'ispirazione ritorna da sola quando meno te lo aspetti.» lo incoraggia pazientemente.

«Non lo so, Lou, stavolta mi sento vuoto.» sussurra, tirando su col naso. «Senti, lascia stare, è una stupidaggine. Ora vado a dormire, domani andrà meglio.» borbotta, evitando di guardare verso lo schermo.

Louis sospira perché sa che la discussione non proseguirà oltre. La prerogativa di Harry di non farlo preoccupare lo porta a chiudersi a riccio e a sfogarsi da solo, ma lui accorre sempre ad abbracciarlo e stringerselo per ripetergli che tutto andrà bene. Ora che sono lontani, Louis si sente in colpa per non poter svolgere il suo compito e maledice le insicurezze di Harry che sono sorte proprio in quel periodo.

«Ti chiamo domattina. Ti amo.» lo saluta Harry, un sorriso che non ha niente di allegro.

Louis annuisce. «Buonanotte, Haz. Ti amo.» saluta, prima di chiudere la chiamata.

*

Quando sente la porta di casa aprirsi, Harry pensa di star sognando. È in dormiveglia, e il rumore della chiave nella porta non è altro che un suono in sottofondo nella sua notte di sonno agitata. Poi, però, la stretta inconfondibile di Louis lo avvolge tra le braccia e gli fa capire che il suo uomo è tornato. E a quel punto, il sonno lo abbandona completamente e si volta in quella stretta così confortevole per affrontare la situazione inaspettata che sta accadendo.

«Lou? Cosa ci fai qui?» chiede, la voce arrochita e appena udibile.

«Davvero credevi che ti avrei lasciato da solo in quelle condizioni?» ribatte, per poi lasciargli un bacio a fior di labbra.

Harry scuote la testa, un nodo alla gola. «Ma stasera hai un concerto a Parigi, non puoi saltarlo. Non dovevi venire qui.» protesta, sinceramente preoccupato per quell'improvvisata.

Perché ovviamente Louis non avrà pensato alle conseguenze delle sue azioni, come fa sempre, e passerà sicuramente qualche casino per l'assenza o il ritardo di quella data.

Il maggiore però non sembra minimamente preoccupato delle sue scelte e gli bacia la punta del naso teneramente. «Ho già rinunciato troppe volte a te, in passato, ora faccio quello che mi pare. E io volevo venire da te e abbracciarti perché ne hai bisogno!» risponde risoluto con un'alzata di spalle. «Il mio team se la caverà alla grande per stasera. Ora ho un team che sa fare il suo lavoro, per fortuna.» scherza, facendo sorridere leggermente anche Harry.

Restano in silenzio per un po', a guardarsi senza bisogno di dire nulla: Louis percepisce l'angoscia di Harry come se fosse sua ed Harry sente, mista al turbamento, una gratitudine immensa per suo marito che pensa sempre prima a lui anche se rischia di mettere in bilico la sua carriera. Gli sfugge una lacrima a quel pensiero, non sa nemmeno se di gioia o colpa, ma Louis è pronto ad asciugargliela con il pollice e ad accarezzargli la guancia.

«Non osare sentirti in colpa per la mia idea di raggiungerti, non osare, Harry!» lo rimprovera, come se gli avesse letto nel pensiero.

Harry si fa piccolo piccolo nella sua stretta. «Era per questo che non volevo dirti niente.» borbotta, la voce camuffata nella spalla dell'altro.

«Okay, adesso mettiamo in chiaro una cosa.» dice Louis risoluto, prendendo il viso del più piccolo tra le mani. «Tu verrai sempre prima di tutto. Prima della mia carriera, prima di me stesso, e non voglio mai e poi mai che te ne faccia una colpa, perché tu sei la mia famiglia e sarai sempre più importante di qualunque cosa. Devi ricordartelo perché non voglio più ripetertelo!» chiarisce con determinazione, gli occhi un fuoco di sicurezza che scalda Harry dall'interno.

È inevitabile per lui lasciarsi sfuggire qualche lacrima, sicuramente di gioia questa volta, e Louis gliele bacia una ad una, sorridendo.

«Sei il mio tutto, Harry, non dimenticarlo mai.» gli sussurra Louis all'orecchio, per poi baciargli le labbra delicatamente.

Harry sente di non dover dire nulla: quella dedica di suo marito lo fa sentire protetto e amato in quel suo momento di fragilità e il suo unico desiderio è quello di stare sempre in quel letto con lui, perché Louis è l'unica cosa che gli serve.

All'improvviso, però, lui si alza e fa segno ad Harry di seguirlo. Lo prende per mano e lo guida in salotto con passo lento.

«Che ci facciamo qui?» chiede Harry confuso, mordendosi il labbro.

Louis ride davanti alla sua tenerezza. «Vieni.» gli risponde, avvicinandosi al pianoforte.

Quando Harry lo vede sedersi nel sediolino capisce le sue intenzioni e scuote la testa, timoroso. «Non voglio suonare.» sussurra, tremante.

Louis scuote la testa, fintamente disinteressato a quel commento. «Allora suono io.» borbotta, dando le spalle ad Harry e iniziando a premere tasti a caso fino a trovare una buona melodia.

Continua a passare le dita tra il bianco e il nero e nel frattempo accenna una cantilena con la bocca chiusa, completamente immerso in quei suoni che stanno avvolgendo la casa. Harry lo osserva con fare minuzioso, ora spostatosi in piedi al suo fianco: nota le sue piccole mani accarezzare i tasti, il viso illuminato dal sole che entra dalla portafinestra e gli occhi luccicanti di un'emozione che lui non riesce a cogliere, non in quel momento in cui sente solo una grande ansia a soffocarlo. Gli sembra una vita fa che è stato capace di scrivere una canzone e si sente paralizzato da quell'impossibilità e dall'idea di tentare e fallire. Ma la voce di Louis che inizia a cantare leggera è un invito troppo forte per essere ignorato.

«I'm sorry if I say, "I need you", but I don't care, I'm not scared of love. 'Cause when I'm not with you I'm weaker.”»

Harry si perde in quelle parole, capendo perfettamente il messaggio che Louis voglia trasmettergli con quella canzone specifica e in quel momento. Si siede accanto a lui davanti al pianoforte e ad occhi chiusi prova ad intonare il continuo della canzone.

«“Is that so wrong? Is it so wrong, that you make me strong?”» lo sussurra quasi impercettibilmente e la sua voce quasi lo infastidisce.
Ma Louis è lì al suo fianco, gli sfiora la guancia come un invito ad aprire gli occhi. Ed Harry nelle iridi azzurre del marito si vede forte e indispensabile; perfetto sotto ogni punto di vista, anche in quel momento dove è solo un ammasso di insicurezze e dubbi.

«Ricordi quando ho scritto questa canzone?» gli domanda Louis, senza smettere di accarezzargli il viso con tocco gentile. Harry annuisce e lui continua. «Insieme siamo più forti, lo siamo sempre stati. E non c'è niente di sbagliato ad aver bisogno l'uno dell'altro. Sono qui per aiutarti, amore.» precisa, sorridendogli.

Harry si morde un labbro, pensieroso. «Lou, tu mi ameresti ancora anche se io non sapessi più scrivere una canzone e non sapessi più cantare e suonare?» chiede con tono flebile, investito da un uragano di paure.

Quel “blocco dello scrittore” lo sta divorando vivo e non riesce quasi a respirare se pensa che potrebbe non tornare più a vivere di musica. Senza la sua fedele compagna astratta sarebbe solo un guscio vuoto incapace di esprimersi.

«Tu non smetterai mai di essere musica, Harry. Sarai sempre note lasciate nel vento, parole studiate e messe insieme come pezzi di un puzzle e melodie sublimi. Sono parte di te.» ribatte prontamente Louis, come se avesse studiato quella risposta da anni.

Harry scuote la testa, non convinto. «Non le sento parte di me ora.» borbotta, e ha di nuovo gli occhi che pizzicano.

Louis gli stringe la mani in una stretta leggera e le guida nei tasti del pianoforte. Harry trema, perché anche solo toccare quella freddezza lo fa sentire incapace. È tutto troppo vuoto per lui, tutto troppo silenzioso e asettico.

«Shh, ci sono io.» gli sussurra il marito all'orecchio, mentre con l'indice gli fa premere il Re.

L'aria sembra solidificarsi ed Harry ne incamera il più possibile perché sente i polmoni bruciare, la testa girare e il corpo tremare completamente. Louis, al suo fianco, lo incoraggia a lasciarsi andare e a non pensare a quello che lo sta tormentando. Le note, suonate con timore, diventano una musica sottile, scomposta, ma aggraziata. È solo un susseguirsi di note senza capo né coda, ma per Harry è come la fatica più dura che abbia mai svolto nella sua vita. La presenza di Louis al suo fianco è intensa, gli fa bene in quella sua impresa titanica.

E quando ripiomba il silenzio, Harry sta piangendo e Louis lo sta stringendo tra le braccia.

«Sei così bello con indosso le tue insicurezze.» gli sussurra tra i capelli.

Harry tira sul col naso e alza il viso per incrociare i suoi occhi. «Sono un disastro.» si lamenta, senza però riuscire a trattenere un sorriso.

«Anche io sono stato spesso un disastro, non ricordi? Siamo bellissimi quando siamo un disastro insieme.» si loda Louis, dandogli un bacio a fior di labbra.

Il marito annuisce a quelle parole che trova meravigliose e cattura le sue labbra per approfondire il bacio.

*

Fa decisamente troppo freddo per starsene stesi nudi nel tappeto del salone, ma Louis non ha nessuna intenzione di muoversi. Harry è accoccolato nel suo petto, il suo respiro gli solletica i pettorali e ogni tanto le sue labbra gli lasciano un bacio nella pelle fredda.

«Lou, stai congelando.» si allarma il più piccolo, stringendoglisi di più addosso con la coperta avvolta intorno alle gambe snelle che sono un groviglio con quelle di Louis.

Lui sembra indifferente a quella temperatura e stampa un bacio nella sua fronte. «Tu sei caldo abbastanza per entrambi.» borbotta, senza aprire gli occhi.

È ancora completamente stravolto dalla passione che li ha avvolti pochi minuti prima e l'unica cosa che vuole è dormire, anche in quel tappeto peloso che li ha accolti nel fare l'amore.

Harry ride davanti a quella pigrizia e fa per alzarsi prima di essere bloccato dal marito. «Dove credi di andare?» chiede con fare minaccioso.

«Vado a prendere un'altra coperta e poi ho bisogno di un foglio e una penna. Tu non ti muovere da qui!» gli ordina, dirigendosi alle scale.

Louis si stringe nella coperta e lo guarda allontanarsi, bellissimo nella sua nudità.

Quando ritorna, Harry si prende un attimo per guardare il suo uomo: è raggomitolato nella coperta scura, gli occhi chiusi e il viso rilassato. Basta quella visione per far tornare a galla la sua ispirazione, le dita pizzicano impazienti e la testa trova magicamente le parole che si susseguono come se fossero nate per stare insieme. Non ha bisogno di niente di più, e quel blocco che lo stava divorando diventa un ricordo lontano anni. Torna a stendersi per terra, coprendo entrambi con un'altra coperta e i loro corpi si intrecciano di nuovo in automatico. Sistema il foglio nella pancia di Louis e osserva il bianco di quella superficie come se volesse inghiottirlo. Louis non parla, lo guarda solo e sorride, perché ha capito cosa sta per succedere e non vorrebbe per niente al mondo rompere quel momento. Il più piccolo cruccia il viso in un'espressione pensierosa e scarabocchia qualcosa, ma non sembra soddisfatto e così la cancella subito. Sospira, come per farsi forza, e di nuovo ritenta. Anche stavolta, il risultato pare non essere buono e con uno sbuffo Harry cancella le parole che ha appena scritto.

«Scrivi qui.» gli dice Louis, prendendo la mano che impugna la penna e mettendola nel suo petto.

Harry lo guarda dubbioso. «Non posso pasticciarti la pelle.» dice convinto.

Louis alza il busto per dargli un bacio veloce. «Come se non fossi già pasticciato per colpa tua. Avanti, sarò il foglio per la tua ispirazione.» lo incoraggia con un sussurro.

Ed Harry non sente di contraddirlo di nuovo, perché non solo quell'invito gli sta facendo scorrere tanti brividi nella pelle, ma gli sta anche ispirando musiche e parole che deve necessariamente scrivere, non in un foglio, ma sulla sua unica e costante ispirazione. Così, con la penna stretta nella mano, inizia a scarabocchiare nel pettorale destro di Louis, proprio sotto alla scritta “It is what is it”. E continua, districandosi tra i tatuaggi e fondendoci le parole in mezzo come se fossero anche quelle impresse per sempre sulla pelle del marito. Quando crede di aver finito, un'altra frase gli si disegna davanti e la appunta sul suo foglio umano. E continua, continua ancora. Ogni tanto Louis ride per il solletico che gli procura la punta della penna ed Harry lo riprende, “Sta fermo, mi fai sbagliare!” dice ridendo.

Prosegue il suo lavoro finché non si sente stremato come se avesse corso una maratona.

«Sei una meraviglia, amore mio.» bisbiglia Louis, accarezzandogli una guancia.

Harry sorride, le guance arrossate, gli occhi brillanti e le fossette profonde. «Anche tu sei una meraviglia, soprattutto pasticciato di me.» puntualizza, avvicinandosi per baciarlo.

E la mano riprende a scrivere e a tracciare parole e note come se Louis fosse lo spartito e la musica stessa. Per Harry, Louis sarà sempre la sua musa e ispirazione prediletta; sarà sempre la sua passione e vita. E quasi si sente stupido per aver cercato di nascondergli tutti i dubbi che lo stavano attanagliando, perché Louis gli ha ridato vita nel giro di una giornata e non potrebbe essergli più grato.

Ferma il suo lavoro e osserva suo marito che si è appisolato: le ciglia gli disegnano ombre nelle guance appena spruzzate di barba, la bocca rossa è ancora bagnata di saliva, probabilmente di entrambi visti i baci che si sono scambiati ed è così rilassato da infondere in Harry un senso di pace mai provato prima.

«Lou?» lo richiama, e quando s'immerge nell'azzurro delle sue iridi quasi smette di respirare, come se stesse affogando nell'oceano più profondo. «Ti amo.» sussurra, come se fosse un segreto da custodire.

Louis fa il più bel sorriso che gli abbia visto fare da tempo ed è semplicemente perfetto tanto da ispirargli un'altra frase che si affretta a scarabocchiare nello stomaco del marito. E Louis non fiata, anche se vorrebbe interrompere quello scribacchiare e baciare Harry fino a non respirare più, ma lo lascia fare. Lo osserva in tutta la sua concentrazione ed è meraviglioso come gli abbia dato la spinta necessaria di cui aveva bisogno; si sente orgoglioso per aver risvegliato in lui la voglia di scrivere e comporre e creare.

«Ti amo anche io, comunque.» gli risponde quando vede che si è fermato dallo scribacchiare nella sua pancia.

Harry lo guarda e dimentica la penna e la musica per un attimo perché l'unica voglia che ha in quel momento è quella di baciare suo marito. Si avvicina alle sue labbra sottili e gliele lecca piano, come se ne volesse captare ogni minimo sapore. Louis mugugna in approvazione e porta una mano ai suoi capelli, accarezzandogli lo scalpo e cercando di approfondire il bacio tirando fuori la lingua.

«Aspetta, fermo. Devo scrivere una cosa.» lo interrompe Harry quando era a un tanto così da separare le sue labbra.

Louis sbuffa ed Harry ride mentre riprende la penna e scrive qualcosa che il più grande non può leggere. Ora è pasticciato fino a metà pancia e anche se non capisce nulla di quello che c'è appuntato, sa senza ombra di dubbio che sarà meraviglioso.

«Ti prego, dimmi che hai finito perché voglio solo baciarti adesso.» lo supplica, avvolgendogli le braccia intorno alla vita.

Harry sbuffa una risata, osserva per un attimo il suo lavoro con un sorriso soddisfatto e poi concede al marito un sorriso.

«Mi sento così bene.» lo informa, e gli occhi gli brillano per la gioia di quel momento che sta vivendo. «Ed è tutto merito tuo.» aggiunge, lasciandogli un bacio nella spalla.

«Sono straordinario, non credi?» si vanta Louis, dandosi un tono con il mento alto e il sorriso vittorioso.

Harry non gli risponde e si getta su di lui completamente, tutto il corpo un tutt'uno con quello di Louis, la pelle fredda del più grande diventa lava sotto il peso di suo marito, che è calore e passione e fuoco. Quando lo bacia, Louis non si limita e subito gli cattura la lingua con la sua e gli strappa un gemito che sente direttamente dal profondo del petto di Harry quando gli morde il labbro inferiore.

«Se ti viene l'ispirazione, cerca di ricordarti tutto per dopo, perché ora non ho nessuna intenzione di fermarmi.» lo avvisa Louis, ribaltando le posizione e mettendosi a cavalcioni sul marito.

«Cerca di non sudare troppo altrimenti tutto il mio lavoro andrà sprecato.» lo rimbecca Harry, accarezzando l'inchiostro della sua pelle con i polpastrelli morbidi.

Louis fa spallucce e s'inchina fino ad essere un centimetro dalle sue labbra. «Vorrà dire che dovrai riscrivere tutto da capo. E poi faremo di nuovo l'amore e dovrai riscrivere. Non ci alzeremo mai più da questo tappeto, amore mio.» lo punzecchia, scendendo a mordergli la mascella, uno dei punti deboli del più piccolo.

Infatti, mugugna piacevolmente e lascia vagare le mani nella schiena di Louis. «Non ho nulla in contrario al tuo piano diabolico.» lo asseconda, per poi avvicinarsi al suo viso e pretendere un bacio.

Che Louis non gli fa mancare, perché le labbra di Harry sono la cosa più attraente e succosa che abbia mai assaggiato. E lo bacia, tocca, morde e accarezza in ogni parte che conosce a memoria del suo corpo. Harry geme e sente una melodia nella sua testa e delle parole che vorrebbe cantare a squarciagola. Ha ancora tanto da scrivere, sul corpo di Louis; di Louis. Scriverebbe per ore, ma ora preferisce godersi quello che Louis gli sta dando, ovvero nuova ispirazione e nuova forza. Tutto quello che sente è amore e stringe la sua musa in maniera spasmodica perché gli ha ridato vita e respira di nuovo e soprattutto ama. Ama Louis. Ama la sua musa.






Note Alis:

Devo dire che scrivere di Harry e Louis è diventata la mia cosa preferita. Li amo <3

Questa storia nasce come parte di una storia più lunga e con una trama più dettagliata - che sono intenzionata a pubblicare più avanti -, ma mi è talmente piaciuta che ho deciso di tagliuzzarla e modellarla per essere una one-shot. Tutto questo vanto non mi si addice, ma davvero, mi sono affezionata a questo pezzetto e non volevo che si perdesse nel resto.

La copertina è un manip di "itsgaytiss" che ho trovato in internet. Tutti i crediti per quella bellissima immagine a lei/lui <3

Non ho altro da aggiungere; spero che questa storia vi piaccia e fatemi sapere cosa ne pensate :)

Alla prossima,

Alis

   
 
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