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Autore: Tigre Rossa    14/06/2018    3 recensioni
Un piccolo suono soffocato ferisce le tue orecchie attente. Dura solo il tempo di un respiro, ma ti basta per coglierlo con chiarezza e riconoscerlo con il cuore pesante.
Volti appena la testa, seguendo quel rumore ormai tanto familiare che non vorresti più sentire. Sollevi appena l’ala in modo da poter guardare Hiccup, accoccolato accanto a te e con il capo chino sulla tua zampa.
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Lo vegli nel sonno e al suo risveglio sei sempre lì. Lo tieni al sicuro sotto la tua ala, come se fosse qualcosa di prezioso che il resto del mondo vuole portarti via, ed in fondo un po’ è così.
Ma non puoi niente contro gli incubi.
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Una notte qualsiasi dopo gli avvenimenti di Dragon Trainer 2.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Sdentato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dormi tranquillo

 

 

 


 

Un piccolo suono soffocato ferisce le tue orecchie attente.

Dura solo il tempo di un respiro, ma ti basta per coglierlo con chiarezza e riconoscerlo con il cuore pesante.


Volti appena la testa, seguendo quel rumore ormai tanto familiare che non vorresti più sentire. Sollevi appena l’ala in modo da poter guardare Hiccup, accoccolato accanto a te e con il capo chino sulla tua zampa. Le sue labbra, da cui quel singhiozzo sommesso è appena sfuggito, sono socchiuse, ma i suoi occhi sono serrati.

 

Da quando è stato nominato capo, Hiccup ha preso l’abitudine di dormire poco. Ha sempre fin troppe cose da fare, decisioni da prendere, infinite responsabilità a cui dare la precedenza.

Ma quando si addormenta non lo fa più nel suo letto, nella vecchia casa dai muri familiari, ma sotto le stelle, e solo se tu sei al suo fianco.

Ha paura, per quanto non lo ammetterebbe mai, che una volta aperti gli occhi tu non sia più lì con lui. Sa che è un timore irrazionale, ma dopo quello che è successo non riesce comunque a reprimerlo. Addormentarsi accanto a te è l’unica cosa che sembra funzionare almeno un po’ e, per quanto lui non possa saperlo, dà conforto anche a te.

Dopotutto Hiccup non è stato l’unico a temere di perdere per sempre il proprio migliore amico, quel giorno terribile in cui lo hai guardato senza più riconoscerlo.

Vederlo lì, al tuo fianco, dopo tutto quello che è successo, ti rassicura.

Ti ricorda che è ancora con te, al sicuro, nonostante tutto e tutti. Sano e salvo, con il suo petto che si alza e si abbassa lentamente e il suo cuore che batte al ritmo del tuo.

Lo vegli nel sonno e al suo risveglio sei sempre lì, a smentire la sua paura. Lo tieni al sicuro sotto la tua ala, come se fosse qualcosa di prezioso che il resto del mondo vuole portarti via, ed in fondo un po’ è così.


Ma non puoi niente contro gli incubi.


Ogni volta che il sonno lo raggiunge, con esso arrivano anche i ricordi di quel giorno.

I suoni e le immagini della battaglia, impressi a fuoco nella mente di entrambi, si fanno forti e vividi. La voce di Drago e gli ordini dell’Alpha cancellano di nuovo ogni cosa. Tornano quella sensazione di impotenza e vuoto e poi quel corpo spezzato il cui ricordo, nonostante i mesi passati, non smette di far male.

A volte, Hiccup si limita a muoversi agitato nel sonno, senza mai svegliarsi. A volte invece si mette a sedere con un urlo soffocato o un gemito spezzato. Altre volte piange silenziosamente, ogni tanto senza versare nemmeno una lacrima.

Altre ancora invoca il padre con voce disperata, come se lo vedesse morire di fronte ai suoi occhi di nuovo e di nuovo e di nuovo.

Quando questo succede, ti viene quasi da tremare e fuggire via, da allontanarti da quel dolore che ancora non è scomparso, che forse non scomparirà mai, e che tu gli hai causato. Ti viene l’istinto di scappare, pur di alleviare quel senso di colpa che ad ogni suo gemito ed ad ogni sua invocazione si fa sempre più straziante.

Sai che non ti incolpa per quello che è successo, ma nonostante ciò non puoi fare a meno di sentirti morire dentro al pensiero di aver portato via la vita di Stoick nel tentativo di prendere la sua.

Sai di avergli tolto una delle persone più importanti della sua vita, e per quanto lui ti abbia perdonato mille volte tu non riesci a perdonare te stesso.

 

Nonostante tutto, però, resti.

Resti al suo fianco, aspettando che quell’incubo passi, che anche quelle lacrime si asciughino e con esse si attenui il senso di colpa.

 

 

Ma ci sono notti in cui Hiccup non sogna la battaglia o la morte di suo padre.

Ci sono notti in cui lo senti chiamarti per nome o ripetere quelle parole che ormai sono impresse per sempre nella tua anima, e allora sai che sta sognando te.


Quelle sono le notti in cui sogna il momento in cui non l’hai più riconosciuto ed eri pronto ad ucciderlo, proprio come voleva l’Alpha.

Notti in cui ti guarda ancora una volta volare via, lontano da lui, con Drago al suo posto.

Notti in cui torna a lottare per riportarti indietro, con la stessa terribile paura di non riuscirci, di perdere anche te per sempre e non riaverti mai più indietro.

Notti in cui rivive uno dei suoi timori più grandi, un incubo divenuto realtà da cui nessuno dei due si è mai risvegliato.

Notti . . .


“Sdentato . . .”


Notti come questa.

 

Nel sentirlo chiamarti come in una preghiera che gli dei si sono rifiutati di ascoltare, il tuo cuore si stringe ancora di più, tanto da fare male.

 

Quell’avventura che vi ha reso capo ed alpha vi ha feriti entrambi in profondità, lasciandovi mutilazioni molto più profonde di un semplice arto mancante. Ogni volta che succede qualcosa del genere ti rendi sempre più conto di quanto le sue siano ben lontane dall’essere guarite.

È ferito, il tuo Hiccup. Ferito in profondità. Ha visto tutto il suo mondo crollare in pochi fragili istanti. Ha visto il suo popolo diviso e infranto. Ha perso suo padre e ciò che restava della spensieratezza che un giovane dovrebbe avere. Ha perso parte di quell’innocenza che gli illuminava gli occhi verdi. E ora, è spaventato.

Cerca di essere forte. Cerca di esserlo per sua madre, per Astrid, per il suo popolo ed anche per te. Sa che un capo deve essere forte e senza alcuna paura, e sta provando davvero ad essere il capo che Berk merita, il capo giusto per proteggere quel posto in cui è cresciuto e tutti coloro che ama.

Cerca di essere abbastanza forte, e lo è. È l’umano più forte che tu abbia mai conosciuto.

Ma è anche incredibilmente e terribilmente fragile. Così fragile e colmo di cicatrici che potrebbe infrangersi all’improvviso, se dovesse giungere una nuova tempesta.

E questo nessuno, a parte te, sembra vederlo.

Quando lo guardi, tu rivedi lo stesso ragazzino che ti porgeva la mano in quella raduna, fiducioso nonostante la paura gli stringesse forte il cuore. E quel ragazzino era forte, talmente forte da sfidare tutto e tutti per te, ma anche così fragile, così delicato . . . così Hiccup.

E anche se sono passati gli anni non è cambiato. È diventato più grande e così la sua forza, ma con lui è cresciuta anche la sua fragilità, anche se ora lui stesso non riesce a vederla.

Ma tu sì. Tu la vedi sempre. Ed è quella fragilità, più di ogni altra cosa, a darti la forza per combattere affinché nella sua anima non si aprano altre ferite.

 

Abbassi appena la testa e, con tutta la delicatezza e la dolcezza che hai, gli sfiori piano la fronte, tentando di rassicurarlo e di fargli avvertire la tua presenza, cercando di fargli sentire ancora una volta che è tutto a posto.

Sembra funzionare, almeno un po’. Il suo respiro rallenta e il suo cuore, prima accelerato, riprende a battere al ritmo del tuo, mentre gli occhi smettono di muoversi veloci sotto le palpebre, alla ricerca dei fantasmi di quel giorno che è una ferita aperta per entrambi.

Allora ti accoccoli più vicino a lui per avvolgerlo con la coda e posare la testa accanto alla sua, quasi cullandolo in modo che possa sentire che sei lì e non te ne andrai.


Se sapessi parlare come fanno gli umani, sapresti cosa dirgli per scacciare i suoi incubi e le sue paure.

Lo chiameresti per nome e gli prometteresti che nessuno dei suoi timori si avvererà mai.

Gli prometteresti di non lasciarlo mai e che, qualsiasi tempesta arriverà, l’affronterete tu e lui, insieme, come uno.

Giureresti di non permettere a niente di ferirlo e che, per quanto lontano tu possa andare o distante tu possa essere, troverai sempre il modo di tornare indietro da lui.


Come potrebbe essere altrimenti, dopotutto?


Se c’è qualche umano che merita questa lealtà, quello è Hiccup.


Hiccup, quel vichingo che si è rifiutato di uccidere un drago ed ha avuto abbastanza coraggio da guardare oltre e vedere in esso un amico.

Hiccup, che ti ha restituito il cielo e l’ha reso più grande di quanto fosse mai stato prima.

Hiccup, solo un ragazzino spezzato quanto te, ma che ti fa sentire completo.

Hiccup, che quando vola con te ti fa sentire come se avessi finalmente trovato qualcosa a cui appartenere.


Hiccup, l’altra metà di un’amicizia proibita.


È l’unica famiglia che tu abbia mai conosciuto, il primo essere umano di cui ti sia mai fidato, il migliore amico che il tuo cuore di drago potesse desiderare.


Hiccup è tutto ciò che hai.

E tu non lascerai mai che qualcosa lo spezzi o te lo porti via.

Lo proteggerai con tutto te stesso, restando lì, al suo fianco, fino a quando avrà bisogno di te.

E forse anche dopo.


Perché in fondo già sai che, anche se lui dovesse smettere di aver bisogno di te, tu non smetterai mai di proteggere la cosa più preziosa che sia mai stata tua.

 

 

 

 

'Dormi tranquillo, Hiccup. Ci sono io, con te.'

 


 

 

 

La tana dell'autrice

Ho sempre amato il mondo di HTTYD, ma non ho mai scritto qualcosa nonostante tutto. Pochi giorni fa però è uscito il trailer del prossimo film e, nel vederlo, sono tornata ad essere la ragazzina che tanti anni prima si era innamorata di questa fantastica amicizia.

E alla fine, prima che mi rendessi conto, ho scritto questa piccola storia, ambientata ipoteticamente dopo il secondo film ma prima che gli eventi del futuro terzo film stravolgano ogni cosa e portino -forse- la fine di tutto.

Non è nulla di che, ma spero comunque che sia stata una lettura almeno un po' piacevole.

T.r.

  
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