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Autore: milla4    18/06/2018    0 recensioni
Perché la felicità non era un finale adatto per quella storia, perché quel maledetto dolore, quella ferita, non le avrebbe mai dato pace se non in quella casa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edith Cushing, Thomas Sharpe, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aveva smesso di lottare contro i suoi nemici Edith Cushing, nella sua lunga esistenza aveva dovuto proteggersi dalla solitudine che quel luogo le aveva donato. Era tornata negli Stati uniti non più come cittadina ma come ospite nella sua stessa città. Sperava di ritrovare se stessa ed invece quel tarlo, quel piccolo stilo che le si era piantato nello stomaco era sempre lì, nella stessa posizione, in quei anni non si era mosso di un centimetro. Si era accorta della sua esistenza quando i soccorsi li avevano trovati, i piedi nudi nella neve, il sangue che li inseguiva come una scia infernale; Alan era morto poco dopo essere arrivati nel villaggio: la ferita era nel posto giusto ma di liquido vitale, in lui, ne era rimasto ben poco.
Edith fu subito interrogata con insistenza e caparbietà dal commissario perché niente in quella casa era sopravvissuto, anche i suoi sentimenti erano stati uccisi impietosamente. Le domande le scivolavano addosso perché non avevano risposta.

Cos’è successo? Siamo morti

Chi è stato? Tutti, siamo stati tutti

Perché? Perché ci amavamo e non potevamo fare altro che soffrire

Il ritrovamento dei corpi delle precedenti Ladies Sharpe aveva fatto scemare l’attenzione della giustizia da lei; anche la morte di Lady Lucille, ancora inspiegabile, era rimasta sepolta dalla storia delle sue vittime, come meritava. Ed ora era lì, sette anni dopo, a Buffalo, in quella casa, in quella città, in quel quartiere a guardarsi nel grande specchio bombato all’ingresso senza sentire nient’altro che smarrimento. Lei non era lì, non era mai andata via da Crimson Peak.
Sentiva con ogni fibra del suo corpo che era così, ma solo dopo esser tornata in terra inglese aveva sentito, percepito cosa fosse avere una casa: il suo mondo era lì eppure non gli apparteneva totalmente. Troppo viva per rimanere incastrata in quelle pareti porpora, troppo morta per cercare di vivere. .


Anno dopo anno, il bianco si face spazio nel biondo dei capelli, timide rughe che le riempirono il volto ma lei non demordeva, viveva la sua vita abitudinaria in quel di Buffalo ma sentiva che ormai il suo viaggio stava per concludersi, Crimson la chiamava. Ad ogni chiamata rispondeva prontamente, senza pensare alle voci che la davano per pazza, al fallimento dell’azienda paterna, alla perdita di tutto ciò che la legava alla vita terrena: ogni anno tornava a trovare quella che presto sarebbe stata la sua dimora; ogni anno tornava e alloggiava nel paese, visitando poi il suo Thomas.
Non le parlava, non poteva. La sentiva, sentiva il bisogno della sua Edith di trovarsi in un mondo in cui lui fosse presente, che fosse quello dei vivi o quello dei morti. Le importava che ci fosse lui. Finché una fitta le ricordò il tempo che era passato. Il corpo aveva cominciato a dar segni di cedimento, forse per via dell’età che avanzava, forse per qualcosa di nascosto all’interno, le imponeva di fermarsi: era stanco, affamato di riposo.



Quel giorno di Novembre, quando il dolore sommerso riemerse impetuoso, Edith si ritrovò a terra, le mani premute sul corpo, nessuno venne ad aiutarla: aveva licenziato gran parte del personale di servizio tenendo solo una ragazza che veniva a prepararle i tre pasti giornalieri e a cercare di mantenere al limite della civiltà quella casa; aveva ricomprato la casa paterna ad un prezzo maggiorato rispetto al valore di mercato. Credeva di poter tornare indietro, di poter ritrovare quel senso di familiarità che aveva perso, ma quelle pareti senza nessun quadro, nessun ritratto ad abbellirle erano soltanto un involucro vuoto. Nemmeno lo spirito materno, ormai avendo svolto il suo compito, era tornata a trovarla.

Ripresasi da quell’ultimo triste avviso, prenotò il suo ultimo viaggio, le valigie erano da tempo pronte, messe accanto al letto, coperte da un cencio. La strana donna pazza avrebbe finalmente lasciato Buffalo per sempre, nelle bocche sarebbe vissuta per sempre la storia della strana donna e del suo sfortunato amore per il demonio; la sua dimora sarebbe diventata il luogo di raduno di bambini sfacciatamente coraggiosi. Prese la nave, aspettò trepidante finché non vide la terra rossa del suo sepolcro; la casa era lentamente scesa nell’oblio vermiglio dell’argilla, la scala del piano superiore si trovava molto più in basso, il piano inferiore completamente sommerso.
Lo vide, era lì ad attenderla, le tendeva una mano, dietro era sua sorella: Lucille, li osservava da lontano, l’odio aveva fatto diventare il colore del suo spirito nero come la pece. Le altre mogli erano accanto a lei, la guardavano inespressive: in fondo non vi era molto da dire. Scavalcò una finestra del piano inferiore che ormai fungeva da porta, lascio i bagagli fuori, non ne avrebbe avuto più bisogno. Prese la mano di lui, così incorporea eppure totalmente viva, con l’altra tirò fuori il pugnale che aveva ucciso il caro Alan e se lo piantò lì, nella stessa posizione dello stilo, di quel male che la stava corrodendo dall’interno.
Avrebbe finito una vita per cominciarne un’altra immortale, intrappolata nell’argilla rossa con la sua famiglia per l’eternità.











 
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