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Autore: Nocturnia    20/06/2018    2 recensioni
Animali, bestie, uomini: null'altro che maschere e teatranti che si dimenano su questo palcoscenico che la voce chiama vita.
Il velo viene sollevato - li spoglia, nudi dinnanzi uno spettatore il cui nome è destino.
Insieme si gettano nell'abbagliante luce della tragedia.
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Excella Gionne
Note: AU | Avvertimenti: Incest, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Withering bones'
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12 Capitolo 12 - Sangue e polvere


Le voci corrono; la gente mormora.
Il popolo ha già deciso la loro sorte (morte) i dignitari rimasti la sussurrano a fior di labbra, vigliacchi (morte.)
La casata Wesker cadrà, dice qualcuno.
La casata Wesker è la dimora dei demoni, mormora qualcun altro.
Lei aspetta un serpente a due teste, suggerisce una delle serve, arricciando il nasino delicato.  
Stuart ascolta tutte le loro voci, i loro sospetti.
Scivola tra le mura di palazzo come un'ombra, un profilo pallido, innocuo.

Invisibile.

Alexandra Wesker scriverà nel sangue i loro nomi.


Un mese e cinque giorni; da tanto la guerra con Simmons stava andando avanti.
La prima battaglia aveva visto la completa sconfitta della cavalleria della Valentine e dei guerrieri della Hunnigan, un massacro dal quale Jill aveva fatto ritorno senza un occhio e con un braccio maciullato.
Siede vicino ad Ada, la fasciatura ben stretta al fianco e un cipiglio crudele sul bel viso pallido.
Non mi ritirerò, sire, era stato tutto quello che aveva detto, ed era stata di parola. Ma l'esercito di Simmons era grande, forse troppo.
Vantava più di ottomila uomini, molti mercenari comprati con i soldi di Marius Gionne - morto di crepacuore, secondo le Ombre della Wong.
Ada picchietta le dita sul tavolo, solleva a malapena lo sguardo quando il re entra nella tenda - l'elmo sotto il braccio, una striscia di sangue sul viso.
"Quanti?" chiede, e Chris si stropiccia le palpebre, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
"Cinquecento, almeno. La strategia e la posizione di vantaggio sul crinale ci permettono di limitare i danni, ma non stiamo facendo progressi."
Il re annuisce bruscamente, rigido.
Ada studia la sua figura, le spalle contratte, il mantello sporco di fango e terra.
"Non riusciamo ad avvicinarci a sufficienza; le macchine da guerra di Lansdale ci colpiscono ancora prima che riusciamo ad arrivare alle loro trincee."
Piega le labbra in una linea sottile e pallida, il re, cerca Ada - i suoi occhi.
Leon deglutisce, le sfiora la coscia - qualche cicatrice in più e un dito in meno alla mano sinistra.
"Stanotte." replica Ada, chiedendosi se questo sia il prezzo della libertà "Le mie Ombre agiranno stanotte."
Wesker si volta, alza la mano nella sua direzione - la congeda.
"Vorrei parlare un momento da solo con Chris. E Claire."
Claire alza un sopracciglio, fissa Chris - il re.
Ada si alza, stanca: vuole solo lavarsi via il sudore e la polvere di una giornata che sembra non finire mai.
Leon la segue, dietro Jill e Alexia - un profilo che Wesker sorveglia fino a quando non si dissolve nel silenzio della sera.
"Chi?" chiede solo Chris, ed è invecchiato il viso del suo capitano - meno disteso, solcato da nuove rughe.
"Gli Ashford."
Gli occhi di Claire si spostano sull'ingresso della tenda, tornano poi dal re.
"Quando?"
"Non lo so."
"Io cosa c'entro?" interviene Claire, tossendo.
"I tuoi arcieri. Alexia non vanta più di trecento uomini, tutti arcieri. Mi serve che quando avverrà voi siate pronti a schiacciarli. A distruggerli senza esitazione."
"Non ci sta chiedendo altro da settimane, sire." intercala Chris, caustico.
"È la guerra, Chris."
Redfield batte le mani sul tavolo, si avvicina.
"Simmons ci ha in pugno se non avanziamo."
Il re lo fissa, impassibile.
"Se ne sta occupando Ada."
"Come?" lo apostrofa Claire, massaggiandosi la nuca.
Il re alza il mento nella sua direzione, abbozza un sorriso.
"Le sue Ombre. Si infiltreranno nella rocca di Sergei."
Chris assottiglia gli occhi, lo studia; Claire è più veloce e comprende.
"Domani non ci sarà più alcun muro dentro al quale nascondere le armi belliche, giusto?"
Il re non replica, non si muove - una statua rossa di sangue e stanchezza.
Claire ne sostiene lo sguardo fino alla fine.


"Torneremo mai a casa, Ada?"
Ada sospira; si rilassa nella vasca della tenda militare, unico lusso che si era potuta concedere.
"Non lo so."
Leon si siede al suo fianco, disegna piccoli cerchi nell'acqua tiepida.
"Funzionerà?"
"Birkin non sbaglia mai."
Le sfiora i capelli, la curva tesa del collo.
"Dicono che abbia un'arma segreta."
Ada s'inarca all'indietro, distende le vertebre rigide della schiena.
"Qualcosa che può cambiare le sorti della battaglia."
"E ne sei convinto anche tu?"
Leon storna lo sguardo, lo posa sul fuoco che illumina l'interno della tenda.
"Credo che se qualcuno abbia un'arma davvero in grado di ribaltare l'esito di una battaglia del genere, ma abbia scelto di non usarla - ancora - allora significa che è qualcosa che ci distruggerà tutti."
Ada chiude gli occhi e tace.


"Quando possiamo farlo, sorella?"
Alexia controlla il bilanciamento delle sue frecce, ne liscia l'impennaggio.
"Presto."
"Quando?"
"Non essere impaziente, Alfred." lo riprende, esaminando la corda dell'arco.
"È un mese che siamo bloccati qui con lui: quando?" ripete, e sembra - è - un bambino petulante.
Alexia sospira, l'armatura bianca leggermente sporca sugli schinieri, lungo i cosciali.
"Quando lo Scorpione invaderà la valle; allora, e solo allora, il re potrà cadere."
Alfred imbroncia le labbra, si sistema lo spallaccio dell'armatura intonsa.
Alexia si chiede se per Alfred questo non sia solo tutto un gioco.


È diventata più sfacciata, Claire.
Non teme più i suoi sguardi, o le lunghe pause di silenzio con le quali cercava di allontanarla.  
Si era abituata ai suoi toni duri e che esigevano - un uomo che non conosceva il compromesso.
Apre i lembi della tenda, lo trova piegato in avanti mentre cerca di cucirsi da solo una ferita alla spalla.
"Redfield." l'apostrofa, e continua nel suo lavoro.
"È passato un mese."
Il re prosegue, accostando i bordi del taglio e infilandovi l'ago.
"Un mese, sire."
Altro silenzio.
"Sua sorella."
Annoda, stacca con i denti l'estremità del filo - getta poi gli avanzi nel fuoco.
"I Corvi di Ada possono inviare un messaggio a corte, se volete."
Il re le dà le spalle, un profilo d'oro e bronzo.
"Ormai sarà già..."
"No." la interrompe, fissandola da sopra la spalla offesa, ancora macchiata di sangue e sporcizia.
"No. Niente deve arrivare a corte."
Claire apre la bocca, la richiude - si umetta le labbra.
"Un mese è tanto, sire."
"E i traditori sono ovunque, Claire."
Scoppietta il legno nella quiete della tenda del re, nell'aria un vago sentore di sudore e cuoio.
"Ne sarà dispiaciuta."
Libera una risata asciutta, il re, crudele.
"Ne sarà devastata." replica, e ruota leggermente le spalle, i muscoli che si tendono sotto la pelle - si contraggono come tanti serpenti.
"E per lei va bene così, sire?"
Wesker si volta a malapena, le offre occhi che sembrano grondare sangue, iridi catturate dai riflessi delle fiamme, rosse.
"Nulla in questa vita è mai stato  abbastanza per me, Claire. Nulla."
Claire storna lo sguardo e si congeda con l'ennesimo segreto nel cuore.


Alex inspira, espira; al suo fianco John le massaggia leggermente la schiena, conta quante contrazioni si susseguono in un minuto.
"Mia signora." si palesa Stuart, e Alex gli rivolge uno sguardo affranto - spaventato.
"Quali notizie mi porti da palazzo?"
"Non buone, mia signora: il trono è sempre più vacillante sotto di lei."
"Lo immaginavo."
Alex digrigna i denti, si flette in avanti - trattiene un grido.
"Fa male." dice, e apre la bocca in un gemito strozzato.
"Lo so." replica John "Ma è normale."
"Normale un cazzo." ribatte Alex, e sbatte il pugno chiuso sul tavolo.
Stuart le porge un bicchiere d'acqua, Alex lo rifiuta con un gesto secco della mano.
"La morte di Excella non è ancora stata scoperta; credono la regina nella residenza privata della famiglia Wesker, protetta dalle preoccupazioni della guerra e con ancora l'erede del re in grembo."
"Magnifico." sibila, e si piega ancora più verso il basso.
"Su di lei, invece, si dicono altre cose."
"Posso immaginarle."
Stuart intreccia un braccio al suo quando la vede quasi crollare sulle ginocchia, fa un cenno a John.
"Dicono che non ha diritto di decidere al posto della regina."
"Uhm." e chiude gli occhi, Alex, sconquassata da una fitta a basso ventre che sembra aprirla.
"Che non ha il potere di emanare editti reali, nemmeno con la firma della regina."
John si china su di lei, controlla - annuisce.
"Ci siamo quasi." e Alex spalanca gli occhi, ansima.
"Che nel suo ventre vi è una bestia a due teste con una coda da serpente; il simbolo della sua condotta immorale."
John indica ad Alex il letto, la invita a sdraiarsi.
"Farà male." le dice "Ma il bambino è in posizione dritta, per cui non dovrebbero esserci problemi."
Alex stringe le labbra in una linea pallida, si passa il dorso della mano sulla fronte.
Stuart l'affianca, cerca John - qualcosa da fare.
"Passami gli asciugamani quando te lo chiedo. E l'acqua: assicurati che sia calda, ma non bollente."
Qualcosa tira - e strappa, dilania, squarcia.
"È il momento di spingere, mia signora."
Alex affonda nei cuscini, si porta il pugno chiuso alla bocca e morde - sangue lungo le dita, tra le nocche.
"Coraggio." la incita John "Vedo la testa."
Ed è sola, Alex.
È sola, e il pensiero la colpisce con una forza stordente, un grumo al centro del petto che s'irradia fino al cuore - lo stritola.
"Spinga." le ripete John, e Alex esegue perché è il suo corpo a parlare - a dirglielo - e urla tra le lenzuola madide di sudore e sangue, grida per tutto quello che le è stato strappato, divorato.

Crack.

Fa male.
Le sembra che qualcosa si aggrappi dall'interno e chieda di uscire - prema, distrugga.
È umida tra le cosce, sangue e altro - arcua la schiena all'indietro, pianta i talloni nel materasso, sfilaccia parte della coperta sotto le unghie e...

È come svuotarsi.
"È fuori, mia signora." sente dire a John, e per un attimo non vede più nulla - nugoli di lucciole davanti agli occhi, nella mente.
"È una bambina." prosegue Stuart
"Ed è sana." aggiunge John, tagliando il cordone ombelicale e ripulendole il viso con un panno umido.
Ed è allora che Alex lo sente.

Un'altra voce. Un'altra storia.

Un pianto.
Un unico, affamato, pianto.
Stuart le porge un fagotto bianco e rosso - Alex vi posa sopra lo sguardo e...

Nero.


Il Lupo orbo cade di notte, quando le stelle bruciano fredde e indifferenti.
Si sgretolano le sue alte mura, crollano.
Tenta di reagire il Lupo, ma le Ombre sono più veloci - attacchi rapidi, stilettate avvelenate, feroci.
Esplode tutto ciò che ha sempre custodito, il suo retaggio e la sua eredità.
Non è nulla un lupo senza un branco, gli aveva detto una volta il Falco, solo un cane randagio che mangia gli avanzi altrui.
Muore, il Lupo orbo.
Muore, e vede un Falco posarsi su quella che è stata la sua casa.
Cosa ti avevo detto, mormora, e si liscia qualche piuma arruffata Un lupo solitario è solo la brutta imitazione di un predatore, Sergei.
Il Corvo banchetterà con la sua putrida carcassa.


Simmons viene svegliato da una boato che scuote la terra, il cielo.
"Il Muro." esala Carla, ed è rosso l'orizzonte - una distesa di fiamme che consumano, divorano.
"Le Ombre." prosegue, e avvolta solo dalla pallida veste da notte sembra quasi un fantasma.
"Hanno fatto esplodere il Muro, e con lui le macchine belliche di Lansdale."
Simmons non riesce a distogliere gli occhi dalla torre di Sergei, ormai nulla più che un cumulo di pietre e macerie.
"Un attacco suicida."
Dal crinale della collina il simbolo del Serpente sembra ridere di lui e della sua patetica follia.


Qualcosa la cerca; preme contro il suo fianco, ed è morbido. Caldo.
Alex socchiude le palpebre, scorge Stuart addormentato sulla poltrona vicina, le spalle di John mentre attizza il fuoco.
Si umetta le labbra, fa per chiamare uno dei due quando...
"Guh."

Lei.

Ed è ridicolmente piccola.
La guarda con occhi enormi e artici - Albert - e le sorride.
Ha mani soffici, dita minuscole.
Le tiene strette al petto e respira piano nell'incavo del suo braccio.
"Guh." ripete, imbronciando la bocca.
Alex si scopre vuota di parole.


"Sergei è caduto, sire." gli dice Ada, e lo affianca.
"Bene."
Si schiude l'alba davanti ai loro sguardi, diventa una corona di sangue che illumina i loro profili.
"Molte Ombre sono svanite."
"Lo so."
"Un prezzo alto, sire."
"Quello necessario, Ada."
Il Corvo si chiede fin dove la Serpe sia disposta a spingersi per vincere.


Claire è già sveglia da ore quando Chris esce dalla loro tenda, porgendole una tazza di vino caldo.
"A cosa pensi?" le chiede, sedendosi sui talloni vicino a lei.
"A Raccoon. A come staranno procedendo le cose."
Chris annuisce, beve un sorso del suo idromele.
"La sorella del re avrà preso la reggenza - quello ha sempre fatto, in fondo."
Claire ruota la tazza tra le mani, ne assorbe il tepore.
Si appoggia a lei, Chris, e sospira.
"Andrà tutto bene." la rassicura, stringendole una spalla "Non preoccuparti."
Claire storna lo sguardo verso sud e si domanda che aspetto abbia l'erede di un trono d'ossa e spine.


"Quando?" ripete Alfred, agitato.
"Oggi." risponde Alexia, allacciandosi gli schinieri.
Alfred estrae la mezza spada, lascia che la sorella la bagni nella ricina - lucida sul metallo, una bava trasparente e appiccicosa.
Alexia gli sorride, accarezzandolo in viso - lungo le spalle.
Alfred è un suo riflesso senza colore.


"Come vuole chiamarla, mia signora?"
Alex fissa la bambina con occhi attoniti, quasi non si capacitasse d'averla fatta lei.
"Non lo so."
Stuart la culla lievemente, gliela porge.
Alex tende le mani, titubante - incerta.
"Come avrebbe voluto chiamarla suo fratello?"
Alex alza un sopracciglio, osserva la bambina arrotolarsi contro il suo petto e sospirare.
"Non... non ne abbiamo mai parlato."
"È unica nel suo genere. Preziosa."
Alex le tocca con la punta dell'indice una guancia, lo ritrae quando la bambina sbadiglia e gira il volto dall'altra parte.
"Qualsiasi nome andrà bene, mia signora."
Alex la solleva - la inclina verso di sé.
La bambina apre gli occhi - da lupo - un rado ciuffo di capelli biondi che le ombreggia già la fronte.
"Eve." dice poi, e abbozza un sorriso "Il suo nome sarà Eve."
L'origine, la testa e la coda del serpente; l'unica cosa che il destino non avrà il coraggio di distruggere.


Senza il Muro a dividerli gli eserciti si scontrano come cani rabbiosi - cozzano, e si dilaniano a vicenda.
Denti snudati, pelle strappata.
Picche che squarciano, lame che rompono.
La cavalleria dei Gionne è veloce, potente; quella di Redfield un rullio instancabile e che non conosce alcuna resa.
Simmons rimane in disparte, segue il combattimento da lontano - osserva il re fendere la fanteria a cavallo di un baio snello e ordinario - Hela.
È un profilo nero e rosso, il re, il serpente che minaccia, uccide, avvelena.
"Terranno fede alla loro promessa?" chiede Carla, ed è una sagoma oscura al suo fianco, una crisalide nerissima e senza sfumature.
"Sì."
"Quando?"
"Oggi." le risponde, e le truppe di Birkin sfondano il fianco sinistro, distruggendo - davanti a loro un Falco che non teme più alcun male.
"Se il re muore..." mormora Carla, e aspetta.
Simmons tira il morso del proprio cavallo e offre le spalle a una battaglia che è già stata scritta.


Crolla al suo fianco un soldato, cerca di trattenere gli intestini all'interno dell'addome - nell'aria il lezzo soffocante del piscio e della terra umida.
Wesker si sposta verso sinistra, scivola - ritrova subito l'equilibrio.
Oltre la celata l'orizzonte è un pugno di rosso e nero - sangue e merda.
Gronda lungo la sua lama, tra le nuove ferite che il suo corpo dovrà sopportare.
L'esercito di Simmons è una marea di mostri e uomini - mastini famelici e guerrieri incapaci di provare dolore.
Wesker para un colpo da tergo, si volta - squarcia il volto del suo avversario, scoperchiandogli la calotta cranica.
Ansima, si preme la mano sul fianco - , dove le piastre dell'armatura sono saltate via, lasciando carne e muscoli.
Wesker stringe la presa sull'elsa della spada e si chiede se conoscerà mai suo figlio.


È vicino, Alfred.
Gli mancano pochi passi - un nulla che cambierà per sempre la storia.
Scivola tra i fanti di Simmons, un uomo invisibile - un ragazzino innocuo agli occhi degli altri soldati.
Vestito in un'armatura da parata - sciocca - Alfred estrae la mezza spada dal fodero - gioca alla guerra, con la morte.
Il re è una massa di muscoli e rabbia davanti a lui - così vicino che può quasi toccarlo...
Alfred scorge un vuoto tra le placche della corazza e affonda.


È  un colpo solo - alle spalle.
Albert lo vede arrivare, ma è troppo tardi - troppo lento.  
La spada di Alfred s'infila tra le placche dell'armatura - spacca, e dilania.
Wesker ne afferra l'estremità, strattona in avanti - il giovane Ashford espone il fianco (disgraziato incapace d'un soldatino fallito) e muore, acciaio tra le costole, nel cuore.
Cade, Alfred, e Wesker si volta - grida nel mezzo della cacofonia della armi, sovrastandola.
"Gli Ashford!" tuona, e lo sente.

Veleno.

"Gli Ashford hanno tradito."
Chris incrocia il suo sguardo - quello di Claire; annuisce.

Nelle vene, sotto la pelle: brucia, e morde.

La cavalleria dei Redfield compie un movimento circolare, ruota su stessa e attacca - una tattica di cui avevano già discusso nel caso si fosse presentata una situazione come quella.
Gli arcieri di Alexia vengono colti di sorpresa da quelli di Claire - rotolano al suolo come tanti soldatini di latta.
Alexia storna lo sguardo, urla quando vede il corpo del gemello riverso nella polvere.
Wesker la fissa, allarga le gambe - ruggisce il suo nome, lo insulta.

Corrode, e divora tessuti, organi.

Avanza, Alexia, un cavallo candido e il simbolo della libellula che brilla - un riverbero accecante.
Albert abbassa leggermente la spada, si prepara a colpire i garretti del cavallo - sbatte le palpebre, confuso.

Il veleno un filo acido lungo la gola, nel naso.

Alexia si avvicina - troppo.
Albert tossisce - sangue lungo il mento, tra i denti serrati.
Barcolla, cerca di mantenere la posizione - trema.

Si erode dall'interno, contraendosi in uno spasmo che lo paralizza.

Alexia spalanca gli occhi, immobile.
Fiorisce sulle sue labbra una macchia rossa e bianca - apre la bocca, vomita un fiotto di sangue e saliva.
Albert ciondola in avanti, viene afferrato per la schiena da qualcuno.

Birkin.

Solleva lo sguardo, vede William - la sua spada macchiata di rosso e nero.

Alexia.

"Albert." lo chiama, e crolla sulle ginocchia - al suo fianco.
"Albert." ripete, e Alexia è , a terra - tra gli zoccoli del suo stesso cavallo.
Lo guarda con occhi morti, il petto squarciato e un seno esposto da sotto l'armatura spaccata.
"Albert." lo invoca William - lo scrolla, ma è così stanco e vuole solo chiudere gli occhi per un momento, uno solo, e...

Albert.

Sorride quando sente la sua voce.


"Lo uccideranno in combattimento; avvelenato."
La notizia che più temeva; che non aveva avuto il coraggio di dirle prima, mentre Eve stava nascendo.

Che non poteva dirle; che mai avrebbe voluto.

Alex stringe le dita sul bordo della culla, fissa sua loro figlia - tutto ciò che resta.
"È stato tradito da uno dei suoi stessi soldati."

Ashford.

Eve ride - allunga le mani verso il suo volto.
"Simmons è già pronto a prendere il comando: a mettere in discussione la vostra autorità."
Alex le sfiora la fronte con la punta dell'indice, ingoia un grumo di lacrime e parole non dette.
"Alla sua morte l'esercito non saprà come comportarsi, non avrà più una guida."
Chiude gli occhi, inspira con forza.
"Sarete condannata a morte per tradimento. Incesto. Omicidio. Tradimento. Il vostro nome cancellato dalla storia. Prima torturata, poi gettata nell'acqua bollente fino a quando la pelle non si staccherà dalle ossa. E se sarete ancora viva, allora procederanno a bruciarvi sul rogo. "
Eve emette un verso strano - buffo - e si porta alla bocca l'orlo della sua manica.
"La bambina sarà uccisa. Per purificare. Per rigenerare. Per espiare."
Alex si flette - crolla su stessa.
"Dovete scappare, mia signora."
Si morde le labbra, ne lascia stillare sangue e disperazione.
"Ho già preparato tutto: stanotte potrete partire. Nessuno vi troverà, nemmeno io."
Eve aggrotta le sopracciglia (la mamma è triste) le tocca il polso un paio di volte.
"No." e cade nel silenzio quella parola "No, Stuart."
Alex si volta - bellissima e pallida; al collo un serpente nero e rosso.
"Tu partirai. Con Eve."
Stuart sgrana gli occhi, le regala un'espressione attonita - sorpresa.
"Ti nasconderai, e la crescerai come se fosse figlia tua."
"Ma, mia signora..."
"No." ribatte - ringhia "Questa decisione è irrevocabile."
Eve la trattiene per la seta del vestito, inconsapevole - innocente.
Alex indurisce lo sguardo, vibra di una rabbia pura e cieca - assoluta.
"E voi cosa farete, mia signora? Non posso lasciarvi qui a morire."
"Il regno può anche affondare nella sua stessa merda, per quel che m'interessa!" e quasi grida, snuda i denti e tende i muscoli delle spalle.
"Io vado a riprendermi mio fratello."
Occhi artici, capelli dorati sciolti sulle spalle, nell'incavo dei seni: Alexandra Wesker si trasfigura in uno di quegli idoli antichi che il popolo del Nord venerava con così tanta tenacia - Kelora e la sua ieratica bellezza.
Si porta le dita al collo, strappa - a terra ciò che resta di un simbolo, una casata.
"Preparami Zanor, delle provviste; parto questa notte."
Alex insegue la morte e il suo tragico filo.


Un luogo che non riconosce; un ricordo intrappolato tra le cicatrici della sua mente.
Alex è giovane al suo fianco, libera.
"Ti hanno avvelenato." gli dice, e inclina il mento nella sua direzione.
"Lo so."
"Morirai."
Albert si riflette nei suoi occhi, aggrotta le sopracciglia.
"Pensavi d'esserlo già?" gli chiede Alex, e sorride, avvicinandosi.
"Sì."
"No, Albert." mormora, e gli sfiora il viso, la bocca "Non ancora."
Wesker intreccia le dita nei suoi capelli, ne studia il profilo elegante, la curva socchiusa delle labbra.
"Ma lo sarai presto. E anche io."
"Non è questo che volevo."
Ride, Alex, ed è un suono leggero - che non sente da troppo tempo.
"Lo so, Albert. Lo so."
Affonda, Wesker, e si chiede se è questo il sapore della solitudine - dell'abbandono.
Alex sorride sulla sua bocca, respira - un corpo morbido, languido.
"Sto arrivando." gli dice, e lui scuote la testa - nega.
"No."
"Non puoi fermarmi, Albert."
"Non è questo quello che volevo."
"L'hai già detto, fratello."
Albert nasconde il viso nell'incavo del suo collo, ascolta la pulsazione regolare di un cuore che ha (ri)conosciuto fin dal suo primo battito.
"Ma è quello che voglio io."
Wesker chiude gli occhi e mormora il suo nome.


È piccola, Eve.
È un fagotto tiepido tra le sue braccia, innocente - che ha potuto stringere al petto per una notte sola.
È fragile, esposta al vento che spira da nord - pelle morbida di cui Alex si è impressa l'odore nella memoria.
Indossa già i paramenti da guerra, i capelli raccolti in un nodo strettissimo e severo.
"È tua." gli dice, e la consegna a Stuart "Portala dove non potranno trovarla, lontano."
"E se riusciste a tornare, mia signora? Se il re vincesse?"
Alex gli rivolge un sorriso triste, bellissimo: una piega morbida su labbra pallide e piene.
"Vai a est, Stuart; nelle terre della Valentine, e di Redfield. Là non vi faranno alcun male."
Stuart stringe le dita attorno alla pesante sacca che porta al collo, china il capo.
"Partirò solo quando avrò avuto vostre notizie, mia signora."
Alex annuisce, fissa Eve - i suoi occhi che la cercano, la implorano.
"Non ti convincerò del contrario, uhm?"
Stuart scuote la testa, risoluto.
"No."
Eve emette un verso debole, un pigolio che assomiglia all'inizio di un pianto.
Tende le dita verso il suo braccio, scivola sulle pesanti placche metalliche che le proteggono gli arti - non trova nessun appiglio.
Alex inclina il mento nella sua direzione, la osserva dimenarsi tra le braccia di Stuart - lacrime silenziose per una bambina già orfana.
"Aspetta." chiede - grida - e accorcia la distanza che li separa.
"Quando sarà grande..." deglutisce, Alex: ingoia un grumo di rimpianti e dolore.
"Quando sarà grande, daglielo." e gli porge l'anello che Albert le aveva regalato il giorno delle nozze "Dille di chi era: cosa rappresentava."

Che il serpente cambia pelle, ma non muore mai.

Stuart fissa la banda in oro e rubini che Alex lascia cadere tra le coperte di Eve, annuisce - incrollabile.
Riposa il serpente sul ventre di Eve, le fauci spalancate, gli occhi che grondano sangue e veleno.
Alex si sfrega l'anulare sinistro, improvvisamente nudo.
"Lo farò, mia signora."
Eve apre la bocca, borbotta qualcosa - la chiama.
"Lo so." replica Alex, accarezzandole un'ultima volta la guancia "Lo so, Eve."
Stuart la culla leggermente, cerca di tranquillizzarla - osserva Alex montare Zanor e ruotarlo verso le porte della città.
"Non fidarti di nessuno, Stuart. Proteggila."
"Morirei per lei, mia signora."
Alex piega le labbra in una smorfia asimmetrica, disperata.
"Lo so, Stuart." e tira il morso di Zanor, lo prepara al galoppo "Lo so."
Eve comincia a piangere, Alex china il capo - sprona Zanor in avanti e si lascia alle spalle tutto.
Stuart ascolta il pianto di Eve e si chiede se questo sia il rumore che fa un cuore quando si spezza.
   
 
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