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Autore: thewickedwitch    23/06/2018    3 recensioni
SQ/5X02
"Swan, dove diavolo sei?". Potè percepirla anche senza vederla. Sentì qualcosa mutare nella fredda immobilità di quella casa vuota, troppo grande per lei, il suo triste santuario di solitudine.
Perchè non la lasciava stare? Non era bastato tutto quello che aveva fatto? No, lei era sempre li, nonostante tutto, a far nascere un nuovo timore, ad insinuare un nuovo dubbio. E a tenere accesa quella luce, ormai troppo spesso vicina a spegnersi.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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//Salve a tutti. :)
Come avrete intuito dal titolo, questa storia si ispira alla canzone "Lost on you" di LP, e ne cita poi alcuni passaggi  (ovviamente tradotti in italiano) nei dialoghi tra le protagoniste.
è ambientata nell'episodio 5X02, ciò che potrebbe essere accaduto in realtà quando Regina va a casa di Emma, ormai signora oscura, per convincerla a mandare via la furia. 
I dialoghi iniziali sono quelli originali così come quelli finali. Leggendo capirete.
Non vi rubo altro tempo, ma prima di lasciarvi alla lettura vorrei ringraziare  il gruppo fb "Maybe I need you..." poichè è proprio grazie ad una loro iniziativa che l'idea per questa storia ha preso forma.
Spero vi piaccia. Buona lettura.








"Swan, dove diavolo sei?". Potè percepirla anche senza vederla. Sentì qualcosa mutare nella fredda immobilità di quella casa vuota, troppo grande per lei, il suo triste santuario di solitudine.
 Perchè non la lasciava stare? Non era bastato tutto quello che aveva fatto? No, lei era sempre li, nonostante tutto, a far nascere un nuovo timore, ad insinuare un nuovo dubbio. E a tenere accesa quella luce, ormai troppo spesso vicina a spegnersi.
Comparve sulla porta. Non sarebbe dovuta essere li. Non ora che stava trovando una soluzione, un modo per sopravvivere, aiutata da quell'oscurità che celava le sue emozioni, almeno in apparenza, e stringeva il suo cuore in una morsa di ghiaccio. Insieme ai battiti, ne attutiva il dolore.
Fredda ironia fu ciò usò come scudo, sperando che avrebbe funzionato: " è cortesia portare una bella bottiglia di vino per inaugurare una casa".
Regina si girò verso di lei.  Era bellissima, come sempre, e neppure l'oscurità potè evitarle di notarlo. Era bellissima nella sua eleganza incondizionata, nelle rughe che le si formavano sulla fronte quando era arrabbiata, e lo era stata spesso, con lei. Bella di una bellezza forte e per lei intoccabile. Lo aveva sempre saputo.  Incontrò i suoi occhi. Qualcosa, nel profondo nella sua anima, sussultò. Le parve di scorgervi quella stessa, indefinibile luce, mascherata dalla rabbia, che l'aveva spesso portata  a dubitare di tutto, che l'aveva portata persino ad illudersi che lei non fosse l' unica, che ci fosse qualcosa di più. Ma lei distolse lo sguardo e si allontanò:" Devo parlarti".
 Era così che era sempre andata, le aveva sempre dato illusioni, solo per strappargliele via subito dopo. Il risentimento tinse la sua voce, non era davvero lei in diritto di essere arrabbiata: " magari potremmo imbottigliare la tua rabbia e berci quella".
La seguì nella stanza adiacente, determinata a cacciarla, a non lasciarla proseguire, perchè no, non ne era davvero in diritto. Sapeva perchè era lì, per accusarla.
" Lo so, non sono la salvatrice"
"Finalmente lo hai capito anche tu".
E cosa le sarebbe importato, di non essere più la salvatrice, se nel profondo non avesse saputo di esserlo ancora ? Se quello non fosse stato uno degli ultimi legami con chi era stata, legato alla gloria quanto al dolore del sacrificio, o meglio, al dolore che ad esso l'aveva portata, una delle ultime cose di cui potesse andare fiera?
"Non ho altra scelta!". Le si avvicinò e lei si irrigidì. Temeva la sua vicinanza. Nella sua vicinanza tutto sarebbe potuto andare perduto, perchè non ne aveva mai capito il motivo, Emma, ma la sua sola vicinanza le aveva sempre fatto perdere ogni proposito. E forse ne conosceva la ragione, ma temeva di ammetterla, per quelle che sarebbero potute essere le conseguenze.
"so che l'unico modo per fermare la furia è pagare il prezzo".
Un prezzo, il prezzo che lei le aveva risparmiato, perchè aveva già pagato prezzi troppo alti, Regina, per essere felice, e non sarebbe stata lei ad imporgliene un altro. Eppure sapeva che lo avrebbe pagato senza indugio, se fosse servito a salvare Robin, nonostante tutto quello che lei aveva fatto per assicurarsi la sua salvezza. E non poteva sopportare che lo facesse per lui, ma non glielo avrebbe impedito, non più. Qualcosa in lei,anzi, voleva che accadesse, perchè si rendesse conto del suo errore quando sarebbe stato ormai troppo tardi.
 La rabbia crebbe in lei, insieme alla consapevolezza che quello che temeva di più, contro cui aveva combattuto, la causa di ogni suo passo, si stava avverando.  Ma non seppe fermarlo, non seppe fermarsi. La sfidò:
" e allora perchè non vai a pagarlo?"
 Per un istante prevalse quella parte di lei che sentì quelle parole come estranee. No, lei non lo avrebbe mai premesso. Un guizzo nella coscienza, troppo breve per prendere il controllo.
 Ricadde nell'oblio.
Le rispose con voce dura, Regina. La determinazione, nei suoi occhi, di chi ha lasciato chi era alle spalle, e non vuole ricadere negli stessi errori.
"perchè so qual'è, una vita. Non sacrificherò una vita per salvare Robin". Perchè Regina amava Robin, ma non abbastanza da ricadere nell'oscurità per lui, no, quello era un prezzo che avrebbe pagato solo per suo figlio e...per il suo vero amore.
"Ora ti metti a fare l'eroina? La vita è diventata preziosa?"
E non lo aveva in fondo già permesso? La sua vita non stava già scivolando via, verso l'oblio, smontata pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno, nella ormai quasi affermata certezza che tutto sarebbe stato vano?
Regina la fissò con un'intensità che le provocò un brivido lungo la schiena. Tutta quella rabbia, quella determinazione, quello che aveva sempre amato di lei. Il suo cuore battè più forte, un'ondata d'amore, cercando di liberarsi da quelle catene, ma non fece altro che stringerle ancor di più, richiamando l'oscurità.
"Emma, ascoltami. La tua parte buona è ancora in te".
La sua parte buona...come se avesse mai significato qualcosa  per lei.  Se solo avesse saputo...se solo si fosse sforzata di vedere più in profondità, di capire le sue ragioni, allora forse lo avrebbe visto...
"Non c'è una parte buona e una cattiva di me, sono sempre io!" quasi urlò.
Arrabbiata... disperata. Perchè non riusciva a vederla, a vederla davvero?
Perchè non era mai riuscita a vedere l'amore sconfinato, nelle profondità dei suoi occhi? Quell'unica devozione eterna?
Per un momento si rese conto di starle dando delle colpe che non aveva, che non meritava. Perchè aveva sempre saputo di non essere abbastanza, Emma,  ed era stata questa la ragione per cui non ci aveva mai provato. Si era limitata a guardarla, giorno dopo giorno, ad amarla,vivendo una vita parallela alla sua,
guardandola allontanarsi, sempre di più, limitandosi a fare  tutto quanto era in suo potere per dimostrare quell'amore, senza aspettarselo in cambio, perchè sapeva di non esserne all'altezza.  Non lo aveva mai preteso, pur avendolo sempre voluto.
E dunque che diritto aveva ora di rinfacciarle ciò in cui lei per prima non aveva mai tentato?
Era questa la ragione per cui non la meritava. Perchè Regina combatteva per quello che voleva, l'amore, suo figlio, un lieto fine, mentre lei si limitava a nascondersi dietro meri sotterfugi.
E ora, come prima, lei combatteva per riaverla indietro e tutto ciò che stava facendo in risposta era aggredirla.
Vide la dolcezza e la preoccupazione nei suoi occhi, le sentì nella sua voce, e fu invasa dal senso di colpa. No, non avrebbe voluto, lei era così paziente...
"allora manda via la furia. è una prova."
 O forse era solo commiserazione, quella che vedeva.
Non poteva essere altro che quello, le ricordò quel suo nuovo lato che l'avrebbe protetta, ad ogni costo, non poteva esserci dolcezza, non poteva esserci preoccupazione e, nella maniera più assoluta, amore. Un sussurro, che penetrò abbastanza in profondità perchè ci credesse, perchè portasse una nuova ondata di rancore.
Un'altra prova. Non ne aveva superate forse già abbastanza? E quando qualcuna di queste le avrebbe portato vantaggio?
"No!"
La sua voce determinata, certa. Spinta da tutto il suo essere, in parte per orgoglio, in parte perchè quella era la sua più grande sfida e avrebbe dovuto superarla, perchè il valore di ciò che c'era in gioco dietro tutta quella messinscena era troppo alto.
E invece la stava perdendo.
"No?"
Si liberò: " Questa volta voglio essere molto chiara Regina: ho finito di risolvere i tuoi problemi!"
Ma forse i problemi erano solo i suoi. Quell'amore lancinante e distruttivo, che corrodeva dall'interno ogni singola  particella della sua anima. Un problema a cui sapeva di non poter porre rimedio.
"Di che cosa stai parlando? Hai iniziato tu, tu l'hai fatta venire qui!"
Un' altra prova insieme superata e fallita. Improvvisamente diventò inaccettabile.
"Ah! Credi sia stata io!"
"perchè sarei qui altrimenti?"
Già, eccola la verità. Chiara e semplice, arrivò come uno schiaffo che tinse di rosso la sua pelle pallida.
Per quale altra ragione sarebbe potuta essere lì, in fondo?
Ebbe voglia di gridare. Pensò fosse la vecchia sè che era ancora lì, a volerlo.
Quella povera, sciocca illusa.
Non poteva sopportarla, non più.
"Il problema è che sei sempre in cerca di qualcuno a cui dare la colpa!"
E quella voglia di urlare si trasformò in folle desiderio di dirle la verità, di raccontarle tutto, per vedere che effetto le avrebbe fatto e perchè no, per quanto potesse crederlo, non avrebbe mai potuto sopportare che lei la credesse così, così per davvero. Ma scese gelida su di lei la consapevolezza di quello che sarebbe stato. Tutto ciò che combatteva, ciò che cercava di evitare. E capì di essere condannata, di dover andare avanti.
"Io non ho evocato quel mostro. Il prezzo da pagare non è il mio!"
Non era forse già abbastanza alto il suo prezzo? Amare qualcuno che mai l'avrebbe amata?
"Ah! E di chi è allora?"
Guardò nei suoi occhi solo per un istante. I suoi occhi pieni di rabbia ma, più in fondo, della profonda disperazione di non poter davvero trovare una soluzione.
E cedette.
Tra il rancore, il dolore e quell'amore travolgente, le disse la verità.
" è il tuo".
Scese il silenzio su di loro, pesante, parve sospendere il tempo.
Regina abbassò lo sguardo, mentre l'ormai familiare senso di colpa iniziava a palesarsi. Lei restò a guardarla, un piccolo sorriso sghembo disegnato sul viso, per quella parte di lei che godeva perversamente, nel vedere l'effetto che le sue parole avevano avuto, cercando di soffocare quella che invece non avrebbe voluto altro che stringerla tra le braccia, baciarla e dirle che sarebbe andato tutto bene, che lei non aveva colpa e che insieme avrebbero superato tutto. Perchè la conosceva, sapeva bene come si sentiva, e non meritava questo.
E Regina, a sua volta, cercò di non cedere, di non perdere la determinazione con cui si era presentata alla sua porta, perchè se si fosse sentita debole anche solo per un istante,sarebbe stata come argilla tra le sue mani, e non poteva permetterlo, non ora che doveva salvarla. Tentò di parlare con durezza, ma la voce uscì bassa, poco più di un sussurro: " Beh, se almeno tu volessi dirmi cosa è successo a Camelot...".
Sentire la sua voce come raramente e a pochi era concesso, piena di quella infinita tristezza che l'aveva sempre disegnata ai suoi occhi come una cosa da proteggere, la più preziosa al mondo, riuscì a farla tornare quella di un tempo, anche se solo per qualche momento. Seppe tuttavia di non dover permettere alla sua più grande debolezza di rovinare tutto il lavoro che aveva fatto. Così fu diretta, temendo di tradirsi:
"non posso".
Quelle parole penetrarono dolorosamente nella mente di Regina. Le aveva detto di molto peggio, senza dubbio, ma fu il modo in cui lo disse a ferirla. C'era molto di più, sotto, ma lei non si fidava abbastanza.
" Pensavo ti fidassi di me, ormai..."
Emma scosse leggermente la testa, distogliendo lo sguardo.
"Tu non capisci..."
E fu il suo turno di sentirsi risentita. No, non la capiva, come avrebbe potuto? Tutto quello che cercava era la verità, un modo per uscirne, ma non lo avrebbe trovato, senza di lei, come era sempre stato. Il loro presente, passato e futuro erano fusi, un enorme circuito che non aveva fine. Sarebbe stato forse così fino alla fine del tempo. Avevano bisogno l'una dell'altra per sopravvivere, ogni volta. E ogni volta, una delle due aveva bisogno di tempo per capire l'altra, ma alla fine ci riuscivano sempre, per tutto, tranne che per quell'unico grande ignoto, che forse avevano capito entrambe fin dall'inizio, ma che si rifiutavano di accettare, senza saperne neanche il perchè. Quindi no,non era l'unica a non capire, lei non lo aveva mai fatto.
Rialzò lo sguardo, colmo di nuovo risentimento.
 "Magari quando sarai più vecchia, più semplice, più saggia, ricorderai tutto quello da cui veniamo".
Ed Emma fu ferita, da quelle parole, perchè quello da cui venivano era tutto quello che per lei contava, l'unica cosa che davvero contava, nella sua vita, e non importava quanta oscurità ci fosse nel suo cuore, non avrebbe mai potuto dimenticare neanche un istante passato con lei.
" Credi che adesso non lo ricordi?"
"Se te lo ricordassi, se lo ricordassi davvero, ora non saremmo qui a discuterne".
Se si fosse mai ricordata nel modo giusto tutto quello che avevano condiviso, tutto quell'invisibile amore, se solo lo avesse mai riconosciuto ed accettato...  ma continuò, determinata a non lasciarla andare, non avrebbe mai potuto sopportarlo.
"Bruciavamo come tizzoni ardenti, cadendo dolcemente. Li rimpiango, sai, quei giorni in cui non ci arrendevamo, perchè è quello che stai facendo, ti stai arrendendo. Li rimpiango anche se facevi di tutto per distruggermi, perchè, diamine, eri te stessa. Eri Emma Swan".
Ma Emma non potè tollerare una parola di più. Non quando quelle parole erano bugie del mondo infame che la circondava, che avevano finito per infettare anche la sua mente.
Questa volta non era giunta neanche lei alla verità. Credeva anche lei a quella sciocca storia delle due metà. Credeva anche lei che stesse affondando, perdendo la partita. E questo no, non avrebbe mai potuto tollerarlo. Le puntò un dito contro. Parlò con una voce roca, profonda, piena di rancore, risvegliando quella scintilla pericolosa nei suoi occhi.
"Tu devi stare zitta! Tutti voi, dovete smetterla di parlare, di dare aria alla bocca, sprecando parole, o peggio, sfruttando quello che credete essere amore, per cercare di recuperare quella che voi chiamate la "vera Emma". è questa dunque la considerazione che avete di lei? La considerate tanto debole da poter essere così facilmente sopraffatta? Tu non hai la minima idea, non hai la minima idea di quello da cui veniamo, e non potrai mai averla!" Alzò progressivamente il tono della voce, costringendola a retrocedere, avanzando verso di lei. Perdendo coscienza delle sue azioni.  Si fermò solo quando la ebbe con le spalle al muro, il respiro pesante.
Ma Regina non si lasciò intimidire. Le afferrò il bavero della giacca e le parlò con durezza a sua volta.
"Stammi bene a sentire! Questa è la considerazione che io ho di te perchè ti conosco, perchè noi due siamo uguali, Emma, che la cosa ti piaccia oppure no. Dici esattamente quello che...quello che io dicevo quando ero la Regina Cattiva. Credi di essere nel giusto, e non dico che tu non lo sia, non so cosa è successo a Camelot, non so cosa ti abbiamo fatto, ma credimi, non è questa la via. E so che l'oscurità è bellissima, che ha un ineguagliabile fascino e che resistervi è difficile, ma..."
Si bloccò un momento, fissandola. Avendola a così poca distanza, realizzò che con quelle parole si stava riferendo anche alla donna che aveva di fronte. Perchè si, lei era bellissima, con i capelli bianchi e la pelle chiara, il nero le donava un fascino ineguagliabile e fu difficile resistere all'improvviso quanto potente impulso di possedere le sue labbra, quando lo sguardo vi si soffermò. Ma non era quella la Emma che conosceva, non era quella la donna di cui si era perdutamente innamorata anni prima. Le mancava e sarebbe riuscita a riportarla indietro, a qualunque costo.
"...ma tu devi resistervi. Se hai potuto accoglierla, vuol dire che sei anche in grado di controllarla. Sai che puoi farlo."
Scrutò nei suoi occhi e li vide ancora colmi di agitate nubi scure. Abbassò lo sguardo, quasi esausta, scoraggiata, con il cuore ridotto in pezzi nel vederla così persa, così distante. Ma forse, pensò, se era davvero come lei, allora aveva solo bisogno di sentire la vera presenza di qualcuno al suo fianco. E se c'era una cosa che sarebbe sempre stata pronta a darle, era quella. Da lì all'eternità.
"Non sei da sola. Possiamo combatterlo...insieme. Sto solo cercando di aiutarti."
Le disse piano, la voce come mero tramite dell'infinita tristezza che le opprimeva il cuore e del messaggio celato nei suoi occhi, che le offriva una possibilità, le diceva che era pronta, ora, come una mano tesa, pronta ad afferrarla durante la caduta.
Ma solo un' insignificante parte di lei colse l'amore racchiuso in quel messaggio. E allora urlò, e urlò per farsi sentire, riconoscendo quell'opportunità,  ma era davvero una parte troppo piccola rispetto a quella congelata del suo cuore. La ignorò. L'oscurità si addensò nei suoi occhi. L'aveva controllata anche troppo, quell'oscurità, e a cosa l'aveva portata? A quella situazione, ad un'altra guerra. E allora a cosa sarebbe servito? A niente, ecco tutto. Era il momento di lasciarla libera. Sicuramente avrebbe fatto qualcosa di meglio di quello che aveva fatto lei in tutto quel tempo.
La spinse via, nuovamente contro la parete, troppo arrabbiata per conservare un qualsiasi briciolo di bontà, troppo spaventata per accettare la realtà di quelle parole.
"A quanto pare siete in molti a credere di starlo facendo. Prima Uncino, con quel bacio, ora tu. Hai mai pensato che il problema potrebbe non essere stato a Camelot? Che possa aver avuto radici nel passato molto più profonde?  Magari c'era già con quella "vera Emma" di cui tutti parlate. Magari Camelot è stato solo un...risveglio. Un emersione alla realtà. Oh, dovevate godervi le cose finchè le avevate, perchè ora tutto sta crollando".
 Sapeva che l'unica che avrebbe potuto salvarla, tempo prima, era lei. E non lo aveva fatto, non l'aveva amata. 
" Non ho bisogno del vostro aiuto, non ora che sono forte, che ho un obbiettivo, e non da voi, che non potrete mai amarmi dopo quello che ho fatto, non lo avete mai fatto,   nonostante cerchiate di convincervi del contrario".
Regina sostenne il suo sguardo truce. Si sbagliava. Se Uncino l'aveva baciata per tentare di liberarla, non c'era da meravigliarsi che non avesse funzionato, pensò.
 Se lei credeva che tutto l'amore che aveva avuto o che era destinata ad avere, era quello, allora non c'era da stupirsi . Ma se avesse aperto gli occhi anni prima... se avesse visto tutto l'amore che lei le aveva dato e quello che non le aveva dato, che aveva covato in silenzio,se lo avesse accolto, anzichè mettersi con quel pirata...allora forse non sarebbero state neanche in quella situazione. Dopo tutto quello che aveva dato per lei, perso per lei, non poteva sentirsi dire quelle parole.
"Spero di riuscire a comprendere la macchinazioni nella tua testa, un giorno. Di capire quanto tu faccia fatica ad avere aspettative. Il tuo problema è che ti sei sempre sentita immeritevole dell'amore, e lo fai ancora adesso".
La guardò, con la rabbia che non faceva altro che crescere. Nella mente un lamento lontano, una supplica di non superare il limite, difficile da ascoltare.
Perchè no, non sentiva più niente Emma, se non il terribile bisogno di dimostrare tutto quello per cui lottava, che si trasformò esattamente in quello che più temeva.
Le parole uscirono come il sibilo di un serpente pronto all'attacco. Quella luce pericolosa e folle sei suoi occhi aumentò, un passo più vicina all'oscurità, e per la prima volta, Regina ebbe paura di lei. Perchè sapeva che non era più lei.
"Tu non hai la minima idea di quali siano i miei problemi. Magari ti consolerà sapere che ora non è più così. Che ora ho capito quanto ho sbagliato in questi anni, aspettando un amore che non avrei mai potuto avere"
Le mise una mano al collo, spingendola ulteriormente contro il muro. La rabbia ad accecarla, a spegnere quasi del tutto quella scintilla che le supplicava di fermarsi. Regina cercò di deglutire, non l'aveva mai vista così. Lei si avvicinò ulteriormente, i loro visi distanziati solo da pochi millimetri.
"Ora ho imparato che, se voglio qualcosa, devo prendermela da sola."
Si immerse totalmente nell'oscurità, vanificò ogni sforzo, solo per quella donna.
Percepì solo vuoto, buio e rabbia verso di sé, nella consapevolezza di star mandando tutto in pezzi, persino sé stessa,  ma nell'impossibilità di fermarsi.  La paura che vedeva sul suo volto la riempì di amara soddisfazione.
E fu forse il lampo di disperazione che per un solo attimo le squarciò l'anima, a farle perdere definitivamente l'equilibrio. Non si fermò.
Con un rapido movimento del braccio le attraversò il petto, afferrando il suo cuore.
Lei sussultò, il terrore in volto, non per il suo destino, non le importava, ma per l'anima di Emma. Quell'anima che non avrebbe mai recuperato, se superava quel limite. E ora non c'era più niente a farle credere che non avrebbe potuto farlo.
Strinse la mano intorno al suo cuore, Emma, sorridendo di follia mentre lo sentiva battere così veloce tra le sue dita. Lo estrasse e si fermò a rimirarlo, con la sua luminosità e la sua oscurità che battevano insieme, nel perfetto connubio che avevano trovato in quella donna.
Si ricordò, allora, il motivo per cui l'amava, ma non fu abbastanza.
-Avanti, fallo-  bisbigliò una voce nella sua testa. - Poni fine ad ogni tuo problema, ad ogni tua preoccupazione, ad ogni tua debolezza. Supera questo confine.-
Strinse di poco la mano intorno al suo cuore. Regina si irrigidì al muro, un dolore lancinante nel petto, tremando. Tremava perchè sapeva che erano al limite, perchè ad ogni secondo che passava, la perdeva un po' di più. Non si sarebbe arresa. Anche a costo della sua vita, non avrebbe lasciato che la sua anima andasse perduta per sempre nell'oscurità. Forse c'era ancora una speranza.
"Emma...non farlo. Sei ancora in tempo per...salvare il tuo cuore"disse a fatica.
Lei rise: " Salvarlo? E per cosa, perchè voi possiate continuare a distruggerlo? è questo che volete, no? Che avete sempre voluto"
Sentì il dolore, nonostante tutto, a quelle parole. E forse non era quella la verità, ma non le importava. Strinse di più l'organo nella sua mano. Regina sentì il dolore farsi sempre più grande in lei. Pensò a quante volte era stata lei ad infliggerlo, e quella sensazione, no, non avrebbe mai lasciato che lei la provasse.
La guardò dritta negli occhi, una lacrima le rigò la guancia.
Decise di usare la sua ultima possibilità, l'ultima carta da giocare.
"Tutto..." faticò a trovare il fiato. Se quelle sarebbero state le sue ultime parole, le andava bene così, non avrebbe voluto dire nulla di diverso. Morire nel suono di quell'ultima, e insieme prima verità, l'unica verità degna di essere accettata, l'unica che non avevano mai accettato.
"tutto quello che volevo..."
Gli occhi di Emma sempre più determinati a compiere quel gesto, ossessionata da quella voce nella sua testa, il suo sorriso sempre più ampio, mentre ogni barlume di luce in lei si andava spegnendo.
"Tutto quello che volevo eri tu" esalò con le ultime forze.
Fu un attimo. Una freccia nel suo cuore quelle parole. Da sole superarono ogni barriera che aveva costruito. Sentì un dolore lancinante al petto. Il mondo si fermò, per  Emma, per la Signora Oscura o per qualunque cosa fosse in quel momento. La consapevolezza che si diffondeva nel suo corpo, lentamente, come veleno.
No, non era possibile... per tutti quegli anni...
Non poteva essere che una bugia, per aver salva la vita.
Ma lo squarcio fatto da quelle parole, difficile, forse impossibile da richiudere, aprì i suoi occhi. Le fece rivedere la luce. E le fece vedere quello che stava facendo.
Il suo sorriso si spense. La luce nei suoi occhi, ancora fissi su quel cuore, si trasformò in puro orrore.
Allentò la presa e lo rimise nel suo petto senza un altro momento di esitazione, lasciandola andare.
Si allontanò barcollando, continuando a fissare quella mano con occhi sgranati, incredula.
Stava per uccidere Regina. Stava per uccidere la donna che amava. E non avrebbe avuto remore nel farlo.
Era un mostro.
Nella sua testa quelle parole, sempre più forti, l'unica cosa che riuscisse a sentire, oltre alla colpa e al 
l'orrore che iniziavano ad invaderla.
-Tutto quello che volevo eri tu-. Ancora e ancora, come un mantra. E ancora risentiva la sofferenza in quella voce, la sofferenza che lei aveva provocato.
Il potere di quelle parole che cresceva, espandendosi in onde sempre più grandi, portandola al limite.
Sentì la testa sul punto di scoppiare.
Aveva davvero fatto quello? Ogni cosa sfumava a confronto. Credeva di combattere, ma per cosa?
Era lei l'unica minaccia, l'unica colpevole, l'unico mostro. E lo era sempre stata, in tutti quegli anni, perchè, la sua luce ne era certa, se ne era accorta finalmente: in quella sofferenza che aveva sentito, c'era la verità.
Era stata sul punto di uccidere la donna che amava, e che l'aveva amata a sua volta per tutto quel tempo.
Questo era l'unico pensiero sensato che il suo cervello riuscisse ad elaborare, combattendo con il suo corpo per non crollare, per mantenersi in piedi.
Dunque era stata così ceca, in tutti quegli anni, nella sua convinzione di non essere abbastanza. L'aveva sottoposta a tutto quello, senza una ragione. Avrebbe potuto evitare tutto. Ma no, questa era una conferma che lei non era e non sarebbe mai stata abbastanza. Non dopo tutti quegli anni, non dopo quello che aveva fatto. Si voltò, continuando ad allontanarsi, dandole le spalle, senza la forza per guardarla di nuovo, mai più nella sua vita, mentre l'immagine del suo viso terrorizzato non le lasciava scampo, tatuata, allora e per sempre, sulla sua retina e nella sua mente.
La sentì fermarla per un braccio. Si voltò, ritirandosi di scatto, terrorizzata. No, non si sarebbe più permessa di starle vicina, mai più.
"Va via da questa casa!" urlò, di rabbia verso se stessa, di terrore di poterla ferire di nuovo, mentre le lacrime iniziavano a pungerle gli occhi.
"Emma, io..." incrociò i suoi occhi. E Dio quanto amava quella donna, non avrebbe potuto fare altro che amarla, dolorosamente, per sempre.
"Regina, vai fuori di qui!" la vista le si offuscò mentre gli occhi le si riempivano di lacrime, nella confusione della testa che sentiva andarle a fuoco.
"No!" le rispose, piena di nuova speranza. Perchè era riuscita a fermarla, ed era stato il suo amore a farlo, e ora sapeva che avrebbe potuto salvarla, che era l'unica in grado di farlo, e non avrebbe perso quell'occasione.
"Io...io sono un mostro! Un' egoista, un'assassina! Devi starmi lontana, sono pericolosa, non ti merito qui, non ti merito nella mia vita! Quindi va via, prima che ti uccida!"
Le lacrime riempirono anche gli occhi di Regina, al cospetto di una disperazione così profonda. Vi vedeva l'amore, all'interno. Come aveva fatto ad essere così stupida? A non accorgersene prima? Aveva lasciato che lei attraversasse l'inferno, senza accorgersi che lo stava facendo solo per lei, per proteggerla, perchè l'amava.
"No Emma, io non ti lascio, non di nuovo. Non sei un mostro. Hai preso l'oscurità per salvarmi, un  mostro non l'avrebbe fatto".
Lei scosse la testa, senza guardarla, il respiro affannoso per la fatica di contenere tutto quello.
" No, non è vero, io l'ho fatto solo per me, io...io ho cercato di..."
non riusciva ad ammetterlo, troppo era il terrore che le causava.
" Quella non eri tu! Lo so che non eri tu! Mi hai aiutata a salvarmi dalla mia oscurità, possiamo farlo di nuovo, possiamo superarlo, insieme!"
"Ero esattamente io!" urlò esasperata, le lacrime che ormai scendevano copiose sul suo viso arrossato, senza che potesse fermarle. Si allontanò ancora.
" Sono state queste mani a strapparti il cuore, queste mani sul punto di...di..."
 -Di ucciderla, dillo, avanti- riprese quella voce nella sua testa - tu eri sul punto di ucciderla. Tu non vali niente, sei solo un pericolo per lei. Scompari, va via, lasciala libera, una volta per tutte, dopo tutto quello che ha perso per te-.
"Emma, Emma guardami!"
Quasi non la sentì, invocare il suo nome. E quando alzò lo sguardo su di lei, Regina vi vide una paura che non aveva mai riscontrato altrove, nemmeno tra le sue centinaia di vittime, anni or sono.
"Tutti noi sbagliamo, siamo fatti di errori. Non è dipeso da te. Se io avessi capito la verità tempo fa, non sarei venuta qui ad accusarti, non ti avrei condotta a questo. Ma ti sei fermata. La tua luce ha trionfato, come fa sempre, ed è questo che conta." tentò di avvicinarsi, lentamente, come se avesse a che fare con un animale selvatico, spaventato e pronto a scappare.
"Regina, sta lontana da me..."
"Hai dimostrato di saper ancora scegliere, di non essere perduta, non perdere questa occasione"
Continuò ad avanzare, ed Emma a retrocedere.
"Non mi sarei mai fermata da sola..."
Sentì il muro alle spalle. Non poteva più scappare, non poteva più scappare da quegli occhi di cui conosceva ogni segreto, quegli occhi che stregavano la sua anima, ogni volta che vi si perdeva all'interno. Non poteva più scappare dal suo amore.
"Ma ora non sei più sola. Io sono qui, e sarò qui per sempre"
Pochi passi le separavano ormai.
"Regina, ti prego..." supplicò in quello che era  poco più di un sussurro, nel pianto, senza più forza per combattere.
Fu chiara la sua risposta.
"No"
E allora perse definitivamente ogni forza per combattere, per la paura di se stessa, disarmata da quell'amore che non avrebbe mai creduto così immenso.
Lasciò il suo corpo libero di cadere, non le importava più nulla ormai. Con uno scatto in avanti Regina la afferrò prima che urtasse contro il duro e freddo pavimento di marmo. La avolse tra le braccia come avrebbe sempre voluto fare, senza permettersi mai, con l'unico intento di farla sentire al sicuro, a casa,tra le sue braccia.
Si sedette a terra, con le spalle al muro, portandola giù con lei, senza lasciarla andare nemmeno per un secondo, ora che era riuscita finalmente ad afferrarla.
E lei si lasciò trasportare. Si lasciò stringere, senza forze, al limite dell'incoscienza. Perchè niente aveva più importanza, e sarebbe stata felice, se solo fosse potuta morire nel calore di quel corpo che la stringeva. Non avrebbe chiesto altro.
Regina posò la sua testa sul suo petto,  e restarono ferme, in silenzio, strette in quell'abbraccio. Non allentò per un momento la presa su quel corpo, fragile, scosso dai singhiozzi, cullandola quasi in un ipnotico movimento, accarezzandole la fronte, al cospetto della sua vera fragilità.
Passarono minuti, forse ore, nessuna delle due avrebbe saputo dirlo, prima che Regina parlasse. Perchè aveva riflettuto, in quel tempo, è una marea di domande le affollavano la mente, ma riuscì a farne solo una. Perchè doveva sapere.
"Perchè lo hai fatto? Perchè ti sei sacrificata per me?"
Lentamente realizzò la domanda, Emma, riattivando le funzioni del suo cervello necessarie ad elaborare una risposta sensata.
"Non potevo lasciare che ti prendesse, non di nuovo"
" E hai lasciato che prendesse te"
"Io non avevo più nulla da perdere. Non avrei sopportato di vederti con lui un giorno di più. Ho visto, negli ultimi istanti prima che l'oscurità mi prendesse, come sei corsa tra le sue braccia, ed ho capito di star facendo la cosa giusta. Almeno tu avresti avuto la tua felicità."
Una lacrima scese sul viso di Regina a quella che era una pura dichiarazione d'amore.
" Non avrò mai la felicità, perchè non so come arrivarci, senza di te. Ti ho sempre amata, Emma, anche se tu non lo hai mai saputo." scosse la testa ingoiando un groppo di pianto. "Quando ti sei messa con Uncino io...ho semplicemente creduto di non avere mai avuto speranze, e di dover andare avanti"
La disperazione tuttavia non aveva abbandonato Emma, al pensiero di quanto aveva perso, quanto le aveva fatto perdere. Si sentì in dovere di giustificarsi. Regina non avrebbe mai dovuto pensare di non essere abbastanza. Doveva capire di essere troppo.
" Mi sono messa con Uncino perchè era l'unico modo per dimenticarti, perchè credevo che avrebbe funzionato. Anche ora, a Camelot...sono successe tante cose. Tu avevi Robin. Io ho salvato Uncino perchè avevo bisogno di continuare ad ignorarti, avevo bisogno di qualcuno che riempisse la mia mente di false promesse d'amore, come è stato finora, anche se avrebbe messo tutti in pericolo, perchè mai nessun pericolo sarebbe stato per te tanto grande quanto la mia oscurità. Sapevo che avrebbe distrutto il tuo lieto fine. E questo è tutto quello che ho sempre cercato di evitare ma..." sorrise mestamente: " a quanto pare è proprio quello che stavo per fare. Ho perso la mia battaglia."
Regina la strinse di più: "Non è vero. L'hai appena vinta, la tua battaglia. Hai trovato la verità, finalmente. è questo quello per cui hai sempre agito. Dimmi che sei pronta, Emma." una supplica.
Ma Emma sapeva che non era così. Sapeva che non poteva stare al suo fianco, o l'avrebbe distrutta, come aveva sempre fatto con ogni cosa. Alzò la testa per incrociare il suo sguardo.
" Tu meriti più di me. Non potrò mai darti quello che vuoi."
Scosse la testa: " Te l'ho già detto, tutto quello che voglio sei tu. E tu mi hai già dato tutta te stessa, quando ti sei sacrificata, e ogni giorno prima e dopo di allora".
Una nota di paura nella sua voce, perchè sapeva quanto era testarda, Emma, e temette di non riuscire a convincerla. Ma non sarebbe sopravvissuta ora, dopo aver conosciuto tutto quell'amore, non  avrebbe più potuto farne a meno.
 " dopo tutto quello che ho perso di te...potresti lasciarmi andare"
Aveva  perso così tanto di lei, tutto quello di cui prima l'accusava, era stata lei per prima a non vederlo. Ma era tardi, adesso. Quei momenti erano mera illusione che non sarebbe potuta durare,  il benessere che provava stando tra le sue braccia era troppo per durare in eterno come loro avrebbero voluto, e lei lo sapeva, lo aveva sempre saputo. Come sapeva che Regina non si sarebbe arresa. Che ora che l'aveva trovata, non l'avrebbe lasciata andare. Lei, che riusciva per la prima volta dopo tanto tempo a credere in un lieto fine.
"Non voglio lasciarti andare, Emma. Questa è la nostra occasione di avere la felicità, e non la lascerò sfumare nel nulla".
E se Regina non l'avrebbe lasciata andare, allora toccava a lei allontanarla.
Le immagini di quello che le aveva fatto poco prima ritornarono vivide nella sua mente, tanto che sussultò.
Mostro...riproverai ad ucciderla e la prossima volta non ti fermerai.
 Forse, si disse, forse era ancora in tempo per salvarla da lei. Forse c'era un modo.
 Una nuova lacrima le bagnò il viso, nell'amara consapevolezza di stare per perdere tutto. Ma nulla era più importante della felicità di Regina, della sua salvezza, nulla, e l'avrebbe ottenuta solo restando lontana da lei . Saperla felice sarebbe forse stata l'unica cosa che l'avrebbe tenuta in vita, dopo.
Regina si accorse della sua lacrima. Le sollevò il viso e gliela asciugò passando il pollice sulla sua guancia, con un sorriso.
"Perchè stai piangendo?"
Tutta quella dolcezza... venne invasa dal dolore. Altre lacrime scesero sul suo viso. Se avrebbe perso tutto, almeno voleva che quel momento durasse in eterno.
Si ripoggiò al suo petto, stringendosi a lei.
"Abbracciami... abbracciami come se non avessi mai perso la pazienza. Dimmi che mi ami più di quanto mi odi. Ti prego...dimmi che sei ancora mia"
la supplicò, in un sussurro, mentre le lacrime continuavano a scendere, copiose.
Ma Regina non ne capì la causa. La strinse a se, come se volesse farla diventare parte di lei, come non aveva mai stretto nessuno nella sua vita, per convincerla a restare, per farle capire che andava tutto bene, che finchè sarebbero rimaste insieme sarebbe andato sempre tutto bene. Le posò un bacio tra i capelli.
" Sono sempre stata tua, e lo sarò per sempre. "
Un singhiozzo scosse le spalle di Emma. Sapeva che quella era la verità. Che la loro unione era scritta nelle stelle e che sarebbe stata preservata da ogni briciolo di universo, per l'eternità. La loro unione era tutto ciò che era giusto, tutto ciò che aveva senso, il verso in cui girava il mondo. Sarebbe rimasta intorno a loro, ad impregnare ogni particella di aria che respiravano, ma non avrebbero mai potuto viverla, no, mai toccarla, perchè le avrebbe distrutte, ridotte in pezzi.
Sapeva che per lei Regina avrebbe combattuto, si sarebbe sacrificata, se necessario, e non poteva permetterlo. Era tardi, ormai.
Avrebbe dovuto svegliarsi anni prima, accorgersi di cosa stava perdendo prima di lasciarlo bruciare.
E forse avrebbero avuto una possibilità.
Ma ormai era tardi.
Dopo tutto quello che aveva fatto, era tardi.
Alzò il viso, la guardò negli occhi, in quegli ultimi istanti fatali. Vide un amore che non avrebbe mai saputo descrivere, che trascendeva lo spazio, il tempo e loro stesse.
In quell'istante seppe che Regina l'avrebbe amata per sempre, e che lei avrebbe amato per sempre Regina.
Si avvicinarono come attratte da una forza magnetica, senza slegare mai i loro sguardi.
Regina credette di essere riuscita a convincerla.
Emma credette di essere riuscita a salvarla.
E ad un respiro dalle sue labbra, sentì quelle parole, che l'avrebbero tormentata per sempre, incatenato la sua anima all'inferno.
Fu un sospiro, quello di Regina, ad occhi socchiusi.
"Ti amo"
E poi le loro labbra si unirono, dolcemente. Per la prima volta, trovarono quello che era il loro posto, il loro incastro perfetto, e lo sarebbe rimasto per l'eternità.
In quel bacio, bagnato dalle lacrime di una signora oscura che aveva fatto crescere l'amore nella sua oscurità, che l'aveva accettata in nome di quel sentimento, in nome dell'unica persona che davvero contasse, sentirono tutto quello che i loro cuori potevano provare. E non seppero mai se quella connessione fu data dalla magia,o semplicemente dal legame presente tra loro, che non sarebbe mai potuto essere distrutto non importava quanta oscurità ci fosse, quanti ostacoli.
I loro sentimenti divennero un'unica cosa, le loro menti, una sola. Non erano più due persone.
Per quei brevi attimi si trasformarono in un unica entità fuori dal mondo, al limite dell'incoscienza, un'entità di dolore, rabbia e felicità, unite dall'amore, che le circondava e si espandeva intorno a loro in onde di un infinito ed incontenibile mare.
Illuminò le loro anime ed i loro cuori dall'interno, li resuscitò a nuova vita, li riportò alla luce.
E, per un attimo, tutto parve perfetto.
Ma fu quella stessa luce a riportarle alla ragione, alla razionalità.
Emma seppe esattamente cosa fare, e seppe che doveva farlo proprio per la straordinaria grandezza di quell'amore.
Sentì ogni particella di sè finire in pezzi.
Doveva essere rapida, lo sapeva, nonostante le sue braccia quasi rifiutassero di eseguire gli ordini,  o lei se ne sarebbe accorta, ed era sicura che avrebbe fatto di tutto per impedirglielo.
E così fu un istante.
Un istante, il tempo che ci mise ad estrarre quel piccolo acchiappasogni.
Un istante, tutto ciò che le rimase per assaporare quell'amore.
Un istante, uno solo, per dire addio a tutte le speranze.
Incrociò fugacemente il suo sguardo, vide il dubbio farsi strada in quegli occhi scuri che aveva imparato ad amare.
Fu solo un istante quello che Regina ebbe per dubitare. Per chiedersi perchè continuasse a sentire in lei tutta quella disperazione. Non erano forse giunte alla felicità? Non avrebbero posseduto l'infinità per sempre?
Un istante prima che tutto diventasse buio, ai suoi occhi e nella sua mente.
Prima che tutto quello che era successo fino ad allora diventasse nulla più di dolce e vuota oscurità.
Emma la sostenne mentre perdeva coscienza, consapevole solo delle proprie lacrime, che scorrevano ancora una volta più rapide , e di quelle labbra che sapeva di star toccando per la prima ed ultima volta, solo sfiorando, perchè lei non avrebbe mai potuto toccarle. Mai per davvero,anche se  sarebbero rimaste sue per sempre.
Si strinse a lei, bagnando la sua giacca di lacrime, riscaldando la pelle, innaturalmente fredda, nel suo calore, riempiendosi lentamente i polmoni del suo profumo, rendendola la sua aria.
Come l'aria le sarebbe mancata. E senza aria, si sa, non si può sopravvivere.
Si separò da lei a fatica, raccogliendo tutte le sue ultima forze. La tenne tra le braccia come una bambina, restando immobile a contemplare il suo volto addormentato, sereno, nella convinzione di essere giunta al tanto agognato lieto fine. Ma non poteva essere vero.
Era un'illusione, la loro, e lei lo sapeva.
L'oscurità portava lucidità, e in quanto lucida toccava a lei salvarla. Di nuovo.
Le accarezzò il volto, delicatamente, come se avesse per le mani una preziosa quanto antica porcellana. Era perfetta, Regina, in ogni suo lineamento. Lo aveva sempre pensato.
Aveva sempre amato il taglio dei suoi occhi, la loro profondità, le centinaia di emozioni che contemporaneamente li riempivano. Le labbra scolpite, quella cicatrice, come una crepa in un perfetto marmo greco.
 Ed aveva sempre amato anche ogni sua imperfezione, perchè la rendeva chi era. E lei avrebbe sempre amato Regina Mills. Era la sua unica certezza.
Presto qualcuno sarebbe giunto a cercarla, pensò. Ormai in molti tenevano a lei. Chissà, magari proprio Robin. La strinse di più istintivamente. Ma no, lui l'amava, l'amava davvero, di un amore che non l'avrebbe distrutta, a differenza del suo.
Lei non avrebbe mai meritato tutto quello che sapeva Regina le avrebbe donato.
Non chiuse gli occhi, incapace di distogliere lo sguardo. Posò sulle sue labbra un ultimo bacio, leggero come una piuma. E quando si allontanò di nuovo da lei le lacrime si fermarono da sole. Perchè era giunta alla realizzazione del suo amore. Il vero amore è sacrificio, e lei si sacrificava ancora per salvare il suo.
Era la cosa giusta da fare.
E allora no, non c'erano più lacrime da versare. Era doloroso, ma necessario.
Si alzò in piedi, continuando a sostenerla, mentre lentamente l'impassibilità tornava sul suo volto.
La guardò per un secondo, dandole un ultimo, silenzioso, addio. Poi accostò la mano alla sua tempia e la svegliò.
Non appena i suoi muscoli tornarono in funzione la lasciò, approfittando dei momenti di confusione successivi al risveglio per allontanarsi.
Tutto ciò che era successo le sarebbe sembrato solo un attimo di buio e di vuoto.
Emma respirò a fondo, lasciando che l'oscurità tornasse lentamente a colmare le cavità del suo cuore ormai vuote, che erano state riempite dall'amore di quei momenti, e che non sarebbero mai più potute tornare come prima.
Riprese ad aggredirla, perchè era il modo più semplice di uscirne. Ma era così difficile parlarle come prima, ora, tornare a celare ogni cosa, come era stato per anni, dopo quello che aveva sentito uscire dalle sue labbra.
" Il prezzo da pagare è il tuo!" uscì roca la sua voce, per un momento, in un ultimo ricordo del pianto che le aveva svuotato l'anima stessa. Vide un'espressione sconvolta nascere sul volto di Regina, e per un momento le si strinse il cuore. Ma non si sarebbe lasciata soggiogare, non più.
Iniziò ad avanzare lentamente verso di lei, e la vide ritrarsi, iniziando a retrocedere. Un'altra fitta al cuore, il suo terrore. Si fece più minacciosa: "Sei tu quella che non ha pagato il prezzo della magia a Camelot."
Sempre più vicina, sempre più lontana.
Alzò la voce per soffocare le urla del la sua anima.
"Vuoi salvare Robin e sembrare la salvatrice? Allora impegnati..." l'amaro in bocca.
Regina non rispondeva. Regina non la guardava. Regina uscì dalla porta della sua casa.
Deglutì.
"...e fai il necessario"
La sentenza finale. Un ultimo sguardo.
Lasciò che la magia fluisse fuori di lei e chiudesse quella porta al posto suo, perchè non si fidava delle sue mani. Forse, non ne sarebbero state in grado. Ma non avrebbe sopportato quella vista un secondo di più.
Restò immobile, la signora oscura, dietro quella porta bianca. Incapace di fare un passo ed incapace di piangere. Dopo secondi interminabili, minuti, forse ore, chinò lo sguardo da quella vernice bianca alla sua mano.
La mano che Regina non aveva notato.
La mano che aveva continuato a stringere quell'acchiappasogni per tutto il tempo.
Una mano insensibile ormai, solcata dai segni delle unghie che vi si erano conficcate senza pietà. Senza valore ma essenziale, come uno scrigno contenente preziosi gioielli.
Perchè quello che quella mano conteneva, aveva un valore superiore ad ogni gemma o gioiello che il mondo avesse mai visto.
Quella mano conteneva l'amore di Regina. Ogni ricordo strappato dalla sua mente, ogni emozione.
Avrebbe conservato quel tesoro per sempre. Lo avrebbe protetto a costo della sua vita stessa, perchè questa  non avrebbe più avuto significato, senza di esso.
Quella mano conteneva tutto quello che aveva perso di lei.
E che ora, era perso con lei.
 



 
   
 
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