Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Siranne    23/06/2018    4 recensioni
“Era tutto un po’ strano. Non che fosse una cosa brutta o altro, no, era solo sorprendente. Non che sparlare di Levi non rientrasse tra i suoi argomenti preferiti, ma non pensava che anche Nanaba potesse esserne così appassionata. Anzi, le pareva fin troppo entusiasta tutte le volte che si toccava quell'argomento.”
Sequel di un’altra one shot linkata all’interno, non è necessario averla letta per capire cosa succede.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nanaba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Povero Mike
 

Era tutto un po’ strano. Non che fosse una cosa brutta o altro, no, era solo sorprendente. Non che sparlare di Levi non rientrasse tra i suoi argomenti preferiti, ma non pensava che anche Nanaba potesse esserne così appassionata. Anzi, le pareva fin troppo entusiasta tutte le volte che si toccava quell’argomento.
Ogni volta che Hanji la incontrava, Nanaba le chiedeva notizie del nano oppure lei stessa le raccontava cosa avesse mangiato, come fosse vestito, a che ora aveva preso l’ultimo tè e tutti i suoi dannati movimenti, attività e via dicendo.
Tutto questo all’inizio era molto divertente, poi iniziò a diventare un po’ noioso e alla fine pensò fosse inquietante.
Un paio di volte le aveva chiesto come mai ora fosse così tanto interessata a lui, dal momento che Nanaba fino a poco tempo fa non sembrava lo trovasse particolarmente simpatico o comunque qualcuno degno di così tanta attenzione. Nanaba rispondeva facendo finta di niente, come se nemmeno si fosse accorta di questo cambiamento.
Hanji decise che era meglio lasciar perdere e concentrarsi su cose più importanti, come ad esempio le sue ricerche, ma un giorno ritrovò Nanaba nelle cucine intenta a sfornare una torta. Era un suo hobby e Hanji le adorava.
“Ah, Nanaba!” si avvicinò alla torta calda e fumante, “Posso?”
Nanaba diede uno schiaffetto alla mano che si era allungata verso un coltello per tagliarsi una fetta.
“Non è per te.”
Stava dando gli ultimi ritocchi tagliando delle fragole da mettere sopra per decorarla.
“Dai, a Mike non darà fastidio!”
Nanaba la guardò male, “Non è per Mike.”
“E per chi è?”
Nanaba borbottò che non le interessava. Prese la torta e si allontanò.
Che antipatica. Poteva almeno dargliene una strisciolina. Chiunque fosse stato a ricevere quella torta non si sarebbe offeso per una fettina…
Un momento. Per chi era quella torta? Non era mica per…
Il quel momento Hanji aveva una voglia irresistibile di seguirla… E infatti Nanaba si mise a svoltare per corridoi che conosceva fin troppo bene. Quando superò la porta di Mike, ormai ne aveva la certezza. Maledetta.
Ed eccola lì a bussare alla porta del nano.
Dalla sua posizione non riusciva a sentire un accidenti. Parlottarono per un po’ sottovoce, poi Levi si scostò per farla entrare. Nella sua stanza. Da soli.
Che cosa nascondevano quei due? Non riusciva a pensare a nient’altro che a vestiti che volavano per terra e loro buttati sul suo letto. Anzi no, forse Levi sarebbe stato il tipo che i vestiti li avrebbe piegati e sistemati su una sedia. E magari avrebbe prima costretto Nanaba a farsi una doccia e alla fine delle loro attività sarebbe corso lui a darsi una lavata. Avrebbe tolto via tutte le lenzuola, le avrebbe lavate e appese fuori ad asciugare. Sul suo letto ne avrebbe messe di pulite e l’unico segno delle loro attività sarebbe rimasto nei loro ricordi e in quelli di Hanji.
Rimase appostata per un’oretta buona, suscitando qualche perplessità in chi la vedeva inginocchiata per terra dietro un angolo a fissare una porta chiusa.
Nanaba alla fine uscì, con la sua giacca tra le mani. Levi invece pareva impeccabile come sempre. Si scambiarono un paio di battute e poi si congedarono.
Non poteva credere ai suoi occhi. Il povero Mike ne sarebbe rimasto distrutto. Sì, perché a lei interessava esclusivamente il cuore spezzato del povero Mike.
Altrimenti non gliene sarebbe importato nulla di cosa facevano quei due, da soli, nella camera di quella merdina. Povero Mike.
 
Il giorno successivo Hanji non poté fare a meno di notare che Nanaba e Levi erano seduti allo stesso tavolo. Un paio di sedie li distanziavano, ma comunque erano vicini.
“Ci sediamo lì?”, le chiese Moblit, indicando proprio verso di loro.
“Ovviamente”, rispose Hanji.
“Ma per favore evitate di iniziare a parlare di escrementi e robe simili.”
Hanji avrebbe voluto spiegargli che non era lei che iniziava, era sempre Levi a tirare fuori l’argomento, lei semplicemente si adeguava. D’altronde era raro trovare un campo comune per chiacchierare e, se a lui piaceva parlare di merde, a lei andava più che bene dal momento che lei aveva una passiona smodata per ciò che la maggior parte della gente reputava schifoso o da evitare.
“Hanji!”
Nanaba la stava salutando con il braccio.
“Salve”, disse Moblit sedendosi il più lontano possibile da Levi.
“È da un sacco che non ti si vede da queste parti,” disse Nanaba.
“Ci ho messo un paio di ore a convincerla”, disse Moblit.
“Ho cose più importanti da fare che perdere tempo con queste sciocchezze.”
“Fare un pranzo completo non è una sciocchezza, Hanji-san”, fece con tono esasperato.
“Non permetti ai tuoi sottoposti nemmeno di mangiare?” chiese Nanaba sorridendo al loro ennesimo battibecco.
“Ma che dici?” indicò Moblit, “Guardalo come è bello in carne.”
“Non parli di me come se fossi un bovino.”
Moblit aveva le guance infossate e orrende occhiaie.
“Ha un aspetto quasi peggiore del tuo”, disse Nanaba.
Hanji aspettava con impazienza il momento in cui il nano si sarebbe deciso ad aprire bocca. Si girò a guardarlo. Aveva la solita espressione piatta e annoiata, sì, ma le pareva ci fosse qualcosa di diverso.
Probabilmente si sentì osservato perché alzò lo sguardo verso di lei. Levi corrugò le sopracciglia, ma non disse nulla. Hanji gli fece un sorrisetto, poi spostò la sua attenzione su Nanaba.
“Allora, la torta di ieri è piaciuta a chiunque fosse il destinatario?”
Nanaba sorrise e lanciò uno sguardo a Levi, “Sì, molto”, Levi ricambiò lo sguardo.
Povero Mike.
“Ho ottenuto l’effetto sperato”, aggiunse Nanaba.
“Che effetto?”
“Non potresti mai immaginarlo.”
Hanji fece una breve risata, “Così mi fai pensare male però.”
“E fai bene.”
Povero Mike.
Hanji sentì un rumore di piatti. Levi doveva aver finito e se ne stava andando via senza dire una parola.
Non l’aveva considerata per tutto il pranzo. Nemmeno un’occhiataccia, nemmeno un insulto.
Povero Mike.
“E se ne va via così”, mormorò Nanaba.
“È sempre andato via così”, commentò Moblit.
“Chissà che aveva oggi”, lo guardò mentre usciva dalla mensa, “Mi è parso strano.”
“È sempre strano, Hanji-san.”
“Più strano del solito”, si corresse.
Moblit sospirò pesantemente, “Magari ha solo macchiato una giacca e gli è venuto un esaurimento nervoso.”
Hanji rise, “È possibile.”
“Penso che oggi non sia dell’umore adatto per ricevere i suoi documenti con i piani per la prossima cattura.”
“L’ho notato fin dal secondo in cui mi sono seduta.”
Doveva inventarsi un modo per convincerlo ad aiutarla con la cattura, ogni volta perdeva un sacco di energie per fargli capire che doveva muovere il culo e collaborare.
“Bene, anche io ho finito, vi saluto.”
Hanji guardò Nanaba e improvvisamente qualcosa si accese nella sua testa.
“Ah, a proposito, Nanaba! Non è che potresti farmi un piccolo favore?”
Nanaba si portò una mano alle tempie, “Prima dimmi di cosa si tratta.”
Forse tutta quella faccenda poteva rivelarsi utile. Nanaba poteva trasformarsi nel punto debole del nano che avrebbe potuto sfruttare per fargli fare quello che voleva.
 
Un paio di ore dopo Nanaba venne al suo laboratorio.
“Levi vuole parlarti di persona. Tra un’ora, nella stanza accanto alla sala riunioni.”
“Gli hai parlato della cattura?”
Nanaba si mise a ridere.
Hanji aggrottò le sopracciglia, “Perché ridi?”
“Diciamo che l’ho preparato mentalmente”, disse Nanaba continuando a ridere, “Il resto tocca a te.”
“Ma che vuol dire?”

 
***
 
Avvertiva le mani sudaticce. Era una cosa che detestava e che di solito non avveniva mai, a meno che non stesse facendo attività fisica. Certo, magari macinare il pavimento di quella stanza a passo deciso poteva rientrare nella categoria dell’attività fisica, ma qualcosa gli diceva che non era quello il motivo.
Non sapeva cosa farsene di ciò che gli aveva detto Nanaba. Era tutto molto strano. Aveva pensato che potesse essere uno scherzo della scienziata di merda, ma non si era mai spinta oltre le sue solite battutine. E soprattutto era convinto che Hanji non giocherebbe mai in questo modo con lui.
Poteva essere un’idea di Nanaba, allora? La cosa era altrettanto strana, se non di più, perché non aveva chissà quale rapporto con lei. Faceva parte dell’ampia schiera di persone che cercavano di averci il meno possibile a che fare con lui. In ogni caso le avrebbe aperto il culo se anche solo si fosse presa certe libertà.
La porta fu spalancata e la sua camminata si bloccò. Sì girò e la vide con i suoi soliti capelli sparati da tutte le parti.
“Quattrocchi di merda”, disse Levi, “Sei in ritardo.”
“Sì, sì, scusami”, Hanji si richiuse la porta alle spalle, “Cosa devi dirmi? Sono molto occupata con delle ricerche…”
“Non voglio parlare delle tue ricerche ora.”
“Quindi?”
Passarono un paio di secondi in silenzio. La verità era che Levi diventava un coglione con le parole. Non ci sapeva proprio fare.
“Hai perso la lingua?”, gli chiese Hanji.
Levi pensò che sputare qualche altro insulto non sarebbe stata una cattiva idea, però si controllò, “Devi dirmi qualcosa?”
Hanji aggrottò le sopracciglia, “Io? Sei tu che mi hai detto di venire.”
“Ma sei tu che devi dirmi qualcosa, vero?”
Lei si portò una mano al mento fissandolo con sguardo indagatore. Poi come faceva sempre, all’improvviso le dovette scattare qualcosa nel cervello.
“Ah!” gli occhi di Hanji brillarono.
“Nanaba mi ha accennato qualcosa.”
“Lo so.”
E quindi quella spilungona bionda diceva la verità. Non poteva farsi i cazzi suoi quella cretina? E adesso cosa doveva fare?
Quella confusione lo metteva a disagio. Fosse stata qualsiasi altra persona avrebbe saputo benissimo cosa farne. Declinare, magari rimproverare perché nel Corpo di Ricerca non era certo quella la priorità, e chiunque lo avesse pensato era solo un povero sciocco che ancora non aveva partecipato ad abbastanza missioni per capire cosa contasse davvero.
 “Pensavo mi avresti odiata!”, continuò Hanji.
Perché era sempre fissata col fatto che la detestava?
“Odiarti? Per una cosa del genere?”
A volte si domandava che razza di persona pensava che fosse.
“Hai sempre odiato i miei esperimenti, il mio stile di vita…”
Beh questo era vero. Sì, li odiava. Odiava molte cose di lei, a pensarci bene. Aveva tutto il potenziale per essere la persona più insopportabile della Terra, ma aveva anche delle qualità. Era sempre allegra ed era intelligentissima, sapeva essere gentile con tutti quando voleva. Sì, era sporca, il suo laboratorio era più schifoso delle interiora di un gigante e quando partiva con i discorsi scientifici ogni volta rischiava un esaurimento nervoso, ma in fondo chi era lui per lamentarsi di qualche stranezza se era lui il primo ad avere abitudini assurde?
Tutta quella situazione ancora non riusciva a quadrare nella sua mente. Non c’era nulla di logico in tutto questo.
“Tu sei molto più brava di me con queste cose.”
Cosa fossero “queste cose” non era ben chiaro a Levi. Non aveva idea di cosa stessero parlando e allo stesso tempo lo sapeva fin troppo bene. Il problema era che non sapeva dare un nome a “queste cose” nemmeno nella sua testa. Ma era certo che Hanji ne sapesse di più di lui. Era certo che per Hanji le cose quadravano in qualche modo.
“Beh, è ovvio che sia più esperta di te. Io posso insegnarti un sacco di cose”, disse lei, sorridendo tranquilla.
Levi poteva contare sulle punte delle dita le volte in cui era stato in imbarazzo. Era giunto il momento di comportarsi da uomo maturo e dirle che no, quello che stava dicendo era sbagliato.
“Ma devi promettermi di lavarti e di mettere in ordine”, gli uscì prima che potesse rendersene conto.
Va bene che era coglione con le parole, ma addirittura arrivare a dire il contrario di quello che doveva dirle? Così pareva che le stesse dando corda, cazzo!
E in effetti Hanji lo guardò incuriosita, era evidente che non si aspettasse quella risposta, “Di questo ne riparleremo.”
“E devi rispettare i miei tempi.”
Quanto patetica era questa frase da romanzetto rosa?
“Ti spiegherò tutto dalle basi.”
Hanji si avvicinò e gli mise le mani sulle spalle.
Levi non poté fare altro che diventare un pezzo di legno sotto il suo tocco. Le aveva appena detto di rispettare i suoi fottuti tempi.
“Accanto a me diventerai un uomo migliore”, i suoi occhi nocciola non gli erano mai parsi così intensi, d'altronde non aveva mai avuto grandi occasioni di osservarli così da vicino, “E con il tuo aiuto i miei esperimenti saranno più efficaci!”
Levi in quel momento ebbe un flash di quando Mike gli piombò addosso dopo aver sfondato un ponticello nella Città Sotterranea.
“Come?”
“Il tuo aiuto sarà indispensabile, Levi.”
Compativa il ponticello.
“Ma…”
Hanji inclinò la testa, “Sì?”
“Di cosa stai parlando?”
“Come di cosa?” metà dell’entusiasmo che aveva si spense, “Del mio prossimo piano per catturare i giganti.”
Chi cazzo aveva mai parlato di giganti?
Hanji fece una risata nervosa, “Nanaba te l’aveva detto, no?”
Possibile che lei non notasse i calcinacci?
“Dei giganti?” mormorò Levi.
“Sì.”
“No.”
“No?” Hanji lo guardò confusa.
Levi scosse la testa. Era un coglione di prima categoria.
“E di cosa avete parlato allora?”
Levi sfuggì alla presa di Hanji.
“Non ti aiuto a catturarli, quattrocchi di merda.”
“Eh? Ma se prima stavi dicendo… pensavo fossimo d’accordo!”
Levi si avvicinò alla porta e uscì.
“Che diavolo ti ha detto? Levi!”

 
*** 
 
La prima cosa che Hanji fece il giorno dopo l’incontro con Levi, dopo aver dato una sistemata a degli appunti importanti riguardo i suoi esperimenti, fu cercare Nanaba.
Certo, Levi le era parso fin troppo accondiscendente, ma pensava che davvero le volesse dare una mano per catturare i giganti.
Che si fosse rincoglionito per la sua tresca con Nanaba?
La trovò fuori che si allenava. Attese con pazienza che finisse. Le si avvicinò mentre lei si stava togliendo il dispositivo.
“Vuoi una mano?” le disse quando la raggiunse.
“Ah, Hanji”, disse Nanaba quando la vide, “Sì, grazie.”
La aiutò a sganciare le cinghie.
“Senti ma avevi poi detto a Levi del mio piano per catturare i giganti?”
“Uhm? Perché me lo chiedi?”
“Perché non ne sapeva nulla! A dire il vero, all’inizio pensavo fosse d’accordo, era tranquillo, non pareva volesse prendermi a calci. Il che era molto strano, ma in fondo a me bastava che dicesse di sì e poi, non lo so, all’improvviso se ne è scappato via come se gli fosse venuto un attacco di diarrea.”
“In che senso pensavi che fosse d’accordo? Che cosa ti ha detto?” Nanaba le prese un braccio glielo strinse, “Dai ti prego, dimmi tutto per filo e per segno!”
Ah, Nanaba e la sua ossessione per Levi.
 Hanji gli raccontò come erano andate le cose, il fatto che aveva accettato di aiutarla a patto che si lavasse e che rispettasse i suoi tempi… bah, cosa volesse dire con l’ultima cosa non sapeva dirlo. Come non sapeva descrivere l’espressione da rincoglionito che aveva in volto. Era la sua solita espressione, ma c’era qualcosa di diverso. Cosa non sapeva dirlo, ma ormai poteva individuare ogni più misero movimento dei suoi muscoli facciali per cercare di intuire almeno cosa stesse provando al momento. Aveva deciso di classificare la sua espressione nella categoria “emozione positiva” con un vago “non so cosa fare” che in effetti ci stava bene con il discorso sui giganti. Catturare giganti era senza dubbio una cosa positiva e lui non ne sapeva granché. Peccato che l’errore principale di Hanji era stato dare per scontato che lui stesse parlando dei giganti. Era stata piuttosto ingenua. Ma poteva trattenere la sua deduzione riguardo la sua espressione. Su quella non aveva dubbi. Restava solo capire cosa l’avesse scatenata.
Nanaba si portò una mano sul cuore, “Che carino.”
“Carino un corno, scusa eh. Ma quindi gli hai parlato del piano di catturare i giganti?”
“Credo di sì.”
“Come credi di sì? Non ne sapeva nulla”, disse Hanji mentre le slacciava l’ultima cinghia, “Posso sapere che diavolo gli hai detto?”
“Un paio di cose… deve essermi sfuggita la faccenda dei gig-”
“Ascoltami”, Hanji divenne seria, “Io capisco che a questo punto vogliate passare il tempo a modo vostro, ma questa cattura è fondamentale per il Corpo di Ricerca.”
Andava benissimo che loro avessero una relazione, le andava bene che pure il povero Mike soffrisse, ma se la cosa si fosse messa di mezzo al suo lavoro…
Nanaba cercò di fermarla, ma ormai era partita.
“Devi ricordare che il nostro lavoro viene al primo posto, prima di qualsiasi cosa, e che dobbiamo essere disposti a sacrificare tutto. Quando Erwin dice di offrire i nostri cuori pensi che sia un frase detta così, solo perché suona bene?”
Nanaba si passò una mano tra i capelli e attese con pazienza.
“Offriamo le nostre forze, la nostra intelligenza, il nostro futuro, in poche parole la nostra vita. Abbiamo già tanti problemi, tanti ostacoli, è già tutto così impossibile, ci manca solo che qualcuno di voi inizi a rincoglionir-”
Sentì un battito di mani provenire dalle spalle di Nanaba. Si voltò; era Moblit che aveva un paio di fogli sotto un braccio.
“Brava Caposquadra! È in queste occasioni che ricordo perché lavoro ancora con lei!”
Hanji lo guardò stralunata, “Moblit?”, notò i fogli, “Oh, hai preso quello che ti ho chiesto?”
“Sì, Hanji-san.”
“Bene, allora andiamo, dobbiamo assolutamente capire se può funzionare…”, i due entrarono nel Quartier Generale.
Nanaba rimase impalata sul posto. Le stava facendo una ramanzina che nemmeno il Comandante e adesso se ne andava via così?
Attese qualche istante sperando che tornasse, ma ormai era andata via a fare chissà quale diavoleria.
Si caricò il suo movimento tridimensionale e rientrò anche lei.
La verità era che non gli era ancora passata. Da quando Hanji si mise ad urlare nella mensa come un’ossessa che lei sbavava per Mike, Nanaba si sentiva l’orgoglio sotto le suole delle scarpe. Persino le nuove reclute si scambiavano sorrisini e battutine quando la vedevano. Per non parlare di Gelgar che la punzecchiava ogni santa volta, soprattutto se c’era Mike nei paraggi che però per fortuna pareva non saperne nulla dell’accaduto.
Si era scervellata per un paio di giorni per inventarsi una vendetta coi fiocchi. Hanji era una donna fuori dall’ordinario e meritava una vendetta fuori dall’ordinario.
I soliti scherzi le sarebbero scivolati addosso come l’acqua e in dieci minuti se ne sarebbe dimenticata. Aveva bisogno di qualcosa di più incisivo che avrebbe attirato la sua morbosa curiosità.
Si era armata di pazienza e aveva iniziato a farle credere che fosse interessata a Levi. Il passo successivo era inscenare una relazione. Aveva cercato più e più volte di cercare di farsi seguire fino a farsi vedere mentre entrava nella stanza di Levi. Lei però il più delle volte non se ne interessava affatto, fino a quando finalmente la scusa della torta aveva funzionato.
Aveva escogitato da molto tempo una scusa per riuscire a restare a lungo nella stanza del Capitano senza rischiare di essere cacciata a calci.
Aveva bussato con la torta in mano e gli aveva detto che dovevano parlare di una cosa importante che riguardava Hanji. All’inizio non ne voleva sapere nulla, ma con un po’ di insistenza, e la promessa di dargli metà della torta, si era deciso a lasciarla entrare.
Aveva iniziato a parlargli dei presunti sentimenti che Hanji provava per lui. Pareva non credere a nulla di quello che diceva, ma comunque stette buono ad ascoltare tutto quello che aveva da dire.
Ed era qui che scattava la seconda e più importante parte del piano. Nanaba gli raccomandò di affrontare l’argomento con Hanji in persona, se non le credeva. Avrebbe avuto la prova che diceva la verità. Levi però non parve volere fare nulla del genere.
Doveva trovare un altro modo. Ma per fortuna Hanji venne in suo soccorso.
Con la scusa dei giganti, Nanaba andò da Levi per dirgli che Hanji voleva parlargli, che sapeva che lui sapeva e che era necessario un chiarimento il più in fretta possibile. A lui la scelta su dove e quando.
Era tutto andato alla perfezione. Probabilmente Levi le avrebbe piantato una delle lame su per l’intestino, ma almeno adesso Hanji moriva dalla curiosità di capire cosa fosse successo. Lei non glielo avrebbe spiegato, Levi non avrebbe aperto bocca nemmeno sotto tortura e Hanji si sarebbe creata teorie assurde nella sua testa, esattamente come faceva con i suoi amati giganti.

 
***
 
 “È da qualche giorno che mi eviti.”
“Ma che cazz-”
Levi era appena entrato nella sua camera, dopo una lunga sessione di allenamenti con la sua squadra e dopo una bella doccia, cena e tazza di tè. Tutto un preludio per una bella serata passata a farsi i cazzi propri senza nessuno che gli rompesse i coglioni.
Ma poteva per una fottuta volta aspettarsi che le fottute cose andassero come fottutamente voleva? Fottutamente no.
“Che cazzo ci fai qui, quattrocchi di merda?”
Hanji era seduta in fondo alla stanza, sulla sua scrivania, con la luce della finestra alle spalle. Gli aveva fatto quasi prendere un fottuto infarto quando aveva notato la sua figura nella penombra.
Evitò di chiedersi come aveva fatto ad entrare, era tutto già piuttosto inquietante.
Hanji si mise in piedi e, cazzo, appena se la toglieva dai piedi doveva pulire la scrivania.
“Allora?” Hanji si mise le mani ai fianchi.
“Allora questa è la porta: o esci con le tue gambe o ti caccio a calci in culo.”
Lei non fece una piega, ovviamente, “Cosa ti ha detto Nanaba?”
Lo sapeva che era lì per quello.
“Niente.”
“Di che cosa stavi parlando?”
“Esci da questa stanza.”
“Ti sei rincoglionito”, fece lei, scuotendo la testa.
Levi rimase stupito dal cambio di registro, “Che cazzo?”
“Io lo so”, Hanji assottigliò lo sguardo, “Quello che hai combinato con Nanaba.”
Porca. Miseria.
E quindi quella stronza bastarda non aveva capito che doveva stare zitta, altrimenti si sarebbe beccata tutte le lame del suo fottuto dispositivo su per il culo. Ne avevano parlato qualche giorno prima, possibile che non avesse preso sul serio la sua minaccia?
Pensandoci bene però, in quel momento poteva essere lui quello ad uscirsene dalla sua stanza. Era una serata niente male quella, poteva farsi un giretto e tornare quando lei si fosse dimenticata tutto, tra qualche anno forse.
“Lo so”, ripeté, toccandogli il petto con l’indice, come se lo stesse accusando di un crimine.
In fondo aveva ragione. Si era rincoglionito per un paio di ore. Certi atteggiamenti erano inammissibili per un veterano come lui. E si sentiva un coglione per aver pensato che un veterana come lei li ammettesse.
Tutto ciò non cambiava il fatto che adesso gli toccata affilare per bene le lame e rispettare il patto che aveva fatto con Nanaba.
“Hai ragione, Hanji.”
“Ho ragione?”, parve delusa dalla sua risposta.
“Non avrei dovuto credere a Nanaba, mi sono comportato come un ragazzino.”
Hanji rimase qualche istante in silenzio, persa in chissà quali ragionamenti.
“Beh, anche per Mike…”, aggiunse sovrappensiero.
“Mike?”
“Sì, Mike!”, si accese all’improvviso, “Non hai pensato al suo povero cuore spezzato!”
Levi aggrottò le sopracciglia. Gli mancava il nesso di Mike con quella faccenda.
“Oh, ma ti devo spiegare tutto?”, Hanji lo guardò esasperata, “Il povero Mike è innamorato!”
Sperò di riuscire a mantenere la sua solita espressione stoica, “Innamorato?” mormorò.
“Non te ne sei mai accorto?”, fece lei offesa.
“No.”
Va bene, Mike aveva un bel rapporto con Hanji, si fidavano l’uno dell’altra, ma non gli aveva mai dato l’impressione…
“Che egoista”, disse Hanji, “È così ovvio.”
Non se la sentiva di chiederlo, ma la curiosità era troppo forte.
“E tu?”
“Io cosa?”
“Sei innamorata?”
Hanji rimase a bocca aperta.
“Che… che razza di domanda è questa?”
Beh, era ovvio. Era inutile chiederlo. D’altronde lui era il più alto nel Corpo di Ricerca. E si diceva che lei avesse avuto una cotta per Shadis anni fa, e Levi non aveva mai visto un umano più alto di Shadis.
“Ho capito”, disse alla fine.
“Cosa hai capito?”
Nella sua testa iniziava tutto a quadrare più o meno. Nanaba doveva essere gelosa di Mike e aveva usato Levi per separarlo da Hanji.
“Ho capito che devo aprire il culo a Nanaba.”
“Solo perché ho scoperto tutto? Doveva restare un segreto?”
“È chiaro che avrei preferito che non lo avessi saputo”, borbottò, “Ma soprattutto per avermi coinvolto in questa cazzata. Invece di stare qui, tu e Mike dovreste andare da lei.”
“Io e Mike? Ma io non c’entro nulla, a me dà solo fastidio che non ti abbia parlato della cattura.”
Rimasero in silenzio per qualche istante. Nella penombra era difficile vedere che espressione avesse, ma in fondo che importava? Stava per ricordarle di nuovo dove si trovava la sua porta o all’occorrenza la finestra visto che pareva apprezzare modi insoliti di uscire ed entrare dalle stanze altrui.
“A me fa piacere che tu abbia trovato un po’ di felicità con Nanaba”, Hanji ricominciò a parlare all’improvviso, con un tono di voce calmo.
Quelle parole lasciarono Levi confuso.
“Felicità?”
“Anche se mi spiace per Mike… dovete solo ricordare che il Corpo di Ricerca viene prima di tutto, capito questo potete fare quello che volete…”
“Aspetta. Di cosa stai parlando?”
“Ma come di cosa? Di te e Nanaba.”
“In che senso di me e Nanaba?”
“Oh andiamo, Levi” gli prese una guancia tra le dita come se fosse stato un bambino di cinque anni, “Sei un timidone.”
Le allontanò la mano, “Non capisco di che parli, Hanji.”
Hanji tirò un sospirone, poi sollevò la mano sinistra, “Uomo, più”, sollevò la destra, “Donna, più”, fece un gesto indicando intorno a sé, “camera da letto, uguale”, e intrecciò le dita delle mani come se stesse facendo una preghiera.
“Aspetta”, disse Levi e la imitò. Sollevò la sinistra, “L’uomo sarei io?”
Hanji annuì.
“E la donna?” sollevò la destra.
Hanji scrollò le spalle, “Nanaba.”
Levi intrecciò le mani imitandola. Si sentì un cretino.
“Mi sa che non ci stiamo capendo.”
Lo guardò dritto negli occhi, “Tu e Nanaba state insieme?”
Come poteva esserle venuta in mente questa stronzata colossale?
“No, cazzo. Perché pensi questa cazzata?”
“Perché io…” iniziò, poi parve ripensarci.
“Se a malapena ci caghiamo.”
“Ma…”
Hanji era rimasta con le dita intrecciate. Levi le prese i polsi e con delicatezza le staccò le mani.
“Non stiamo insieme.”
Si chiese da cosa avesse dedotto una cosa del genere.
Hanji sgranò gli occhi, “Ma allora… non stavate tradendo Mike.”
Prima che potesse prevederlo, spostarsi o bloccarla le si buttò addosso e lo strinse tra le braccia. Levi, come era prevedibile, si irrigidì ma in modo goffo cercò di ricambiare l’abbraccio. Le mise le braccia sulla schiena e le diede un paio di pacche leggere solo perché si sentiva stupido a starsene fermo. Non capiva perché fossero in quella situazione, né perché lei adesso se la stava ridendo come una cretina.
Sulla sua spalla, tra i capelli sparati che gli finivano in faccia, gli venne in mente una cosa.
“Ma perché parlavi di Mike prima?”
“Mike è…”, rispose, “me ne sono accorta solo ora… penso ci sia rimasto un po’ male…”
“Per Nanaba?”
“Per te.”
“Per me?” lei ancora continuava a ridere, “Hanji, non ci sto capendo niente.”
Hanji ci mise un po’ prima di smettere di ridere.
“E quindi di che stavi parlando prima?”, chiese con un tono spaventosamente serio.
“Ma tu”, forse la sua dignità era salva? “Non sai cosa mi ha detto la spilungona?”
Hanji si staccò da lui in un istante, “Se nessuno dei due me lo dice come faccio a capirlo?”
“Bene”, Levi si scostò e le indicò la porta.
“Ma non mi hai ancora detto…”
“Ti ho già sopportata anche troppo oggi, non mi cercare più per i prossimi quattro mesi. Addio quattrocchi di merda.”
“Sei un idiota se pensi che io mi arrenda. Vi strapperò la verità a te e a quell’altra, bastardi.”
Levi trovò la sua determinazione preoccupante, ma per fortuna l’attenzione di Hanji poteva essere facilmente spostata altrove.
Hanji parve volere finalmente andare via dalla sua stanza.
“Salutami Mike, quando lo vedi”, disse Levi appena lei uscì.
“Mike sta nella stanza qui accanto, salutatelo da solo, nano.”
Domani si sarebbe fatto coraggio e sarebbe entrato nel suo merdoso laboratorio per comunicarle che aveva deciso di aiutarla a catturare i giganti. Se tutto andava bene, presto si sarebbe dimenticata quello che era successo.

 
*** 
 
Levi stava pulendo la sua scrivania, -non si poteva mai sapere con cosa fosse entrata in contatto quella scienziata di merda-, e si era anche deciso a dare una pulita al resto della stanza. Forse vedere la sua stanza perfettamente linda gli avrebbe dato la forza psicologica necessaria per mettere piede nel laboratorio della quattrocchi.
Mentre strofinava con forza sul legno, qualcuno ebbe la malsana idea di venire a bussare alla sua porta.
Tra le cose che più odiava, c’era l’essere disturbato mentre svolgeva un’attività importante come la pulizia, ma si decise comunque ad andare ad aprire.
Si ritrovò davanti il petto di un soldato. Dovette alzare di molto lo sguardo per trovare la faccia di quel cane di Mike, con uno dei suoi fottutissimi sorrisini spiaccicati in faccia.
“Ciao Levi”, diede una delle sue solite sniffate del cazzo, poi girò sui tacchi come se niente fosse e andò via.
Fottuto cane di merda e fottuti muri sottili come la carta igienica.
Levi lo mandò a quel paese, si chiuse la porta alle spalle e si rimise a pulire.
 
Note dell'autrice:
Altra porcheria, chiedo scusa a tutti XD È una sorta di sequel di Lunch. Non è necessario aver letto l’altra storia per capire cosa succede, ma se siete curiosi potete trovarla qui https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3766344&i=1.
Ringrazio PrincessOfDarkness_23 che mi ha dato lo spunto per costruire questo testo di disagi, spero che ti piaccia!
Dunque Nanaba cerca di prendersi la rivincita su Hanji e lei sa bene che tutto ciò che serve per mandarla in crisi è un bel mistero. E cosa è meglio di un mistero che riguarda un presunto amore di Levi XD
Spero che non sia tutto troppo confuso dal momento che tutto si gioca su un fraintendimento :0
Ribadisco la mia passione per i pov di Levi e per il suo modo pacato ed elegante di esprimersi (anche per questo ho deciso di alzare il rating ahahahah). La scena dell’abbraccio è una breve storia autobiografica triste di come io abbraccio la gente (si, perché ho le capacità relazionali di un Levi XD), sono goffa in maniera imbarazzante ma adoro gli abbracci e trovo che siano uno dei più bei modi per esprimere affetto ♥
Mike impregna (?) il testo con il suo nome così ho deciso che dovevo dargli una scenetta in cui è fisicamente presente (e sappiate che Mike zitto zitto sa tutto quello che è successo e se la sta ridendo alla grande sotto i baffi #mikeknowseverything).
Non poteva mancare un po’ di Moblit, il mio caro bambino sempre stressato ♥
PS: L’ultimo capitolo del manga è stato… ah… non faccio spoiler, spero che qualcuno di voi mi legga nel pensiero ;)
   
 
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