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Autore: Yasha 26    23/06/2018    2 recensioni
Per chi ha letto Il Ruscello delle Fate, questo è il seguito ^_^
*
- Aspetta! Come può essere cambiato tutto così? Stravedevi per me! Hai passato anni a dire: “Sho di qui. Sho di lì. Dove starà Sho starò anch’io! Sho è il migliore del mondo!” Perché è cambiato tutto così in fretta? Solamente per quello che hai sentito quel giorno? – domandò il ragazzo, che aveva sempre sperato di poterla riconquistare.
- Non è stato per quelle parole. Ho solamente rincontrato il mio Corn, tutto qui. Buonanotte Shotaro. – gli sorrise dolcemente, senza rabbia o altri sentimenti negativi, mentre si allontanava per raggiungere Kuon, lasciandolo lì stordito.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Julie Hizuri, Kuon Hizuri, Kuu Hizuri, Kyoko Mogami, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ruscello delle Fate '
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Per Kuu, quel sabato, era iniziato come ogni altro giorno in cui non lavorava.
Era steso beatamente sul divano, vicino a Julie che progettava una nuova sfilata dall’ufficio di casa sua. Mentre lei parlava al telefono, ordinando rotoli di chissà quale altra stoffa dal nome assurdo, lui era intento a leggere il copione del nuovo film che avrebbe iniziato a girare qualche mese più tardi e in cui avrebbe recitato la parte di un agente sotto copertura della CIA. Sarebbe stato un film stressante da girare, soprattutto per i continui cambi di location previsti.  
Sospirò fiaccamente, pensando che tra il nuovo lavoro della moglie e il suo da attore, erano rari i momenti in cui i due si concedevano una vacanza. Mancava poco più di un mese a Natale e avrebbero potuto approfittare di quelle feste. Ne sentiva la necessità.
Gli sarebbe piaciuto portare Julie in Giappone a conoscere Kyoko, ma temeva la reazione che avrebbe potuto avere nel rivedere Kuon, che di certo non l’avrebbe presa bene nel ritrovarseli davanti senza preavviso. Da ciò che gli aveva raccontato Lory, suo figlio stava iniziando a riprendere in mano la sua vita, allontanando i pensieri negativi che lo avevano accompagnato in quegli anni tanto difficili dopo la morte di Rick, quindi non voleva interferire in quella tanto sperata ripresa. Il suo vecchio amico non era entrato nello specifico su come fosse accaduto, ma Kuu sospettava che la piccola Kyoko fosse in qualche modo la causa di quel cambiamento. Era una ragazza piena di risorse e forse, per suo figlio, avere una kōhai energica come lei era stato d’aiuto. Anche la ragazza aveva molto da insegnare a Kuon.
Una cosa però lo impensieriva da un po’ di tempo. Quando sua nipote Vera era tornata dalla vacanza in Giappone, gli aveva raccontato di aver trovato una Kyoko diversa da come gliel’aveva descritta lui. Era sì molto graziosa e dolce, ma non sembrava la ragazza dal carattere allegro e combattivo che Kuu aveva conosciuto. Sembrava molto più taciturna e imbarazzata, per lo meno in presenza di Ren, perché quando lui si allontanava, lei appariva molto più spigliata.
“Forse Kuon la mette in soggezione. In effetti ha sempre avuto molta stima per lui e magari teme i suoi giudizi. Ricordo ancora come lo aveva difeso quella volta che ho finto di parlarne male. Mi chiedo però se quella stima potrebbe cambiare in altro, un giorno, ma da ciò che Lory mi ha raccontato su di lei, l’amore è l’ultimo dei suoi pensieri. Che tristezza!” sospirò nuovamente, pensando che fosse un vero peccato per una ragazza così bella e giovane precludersi l’amore per colpa di gente che non aveva saputo amarla come meritava.
Se avesse potuto, sarebbe corso a prenderla per portarla via con sé e crescerla davvero come la figlia che non aveva avuto, così da farle conoscere l’amore di una famiglia. Era sicuro che sarebbe anche cresciuta molto di più come attrice in California che in Giappone e non gli sarebbe certo dispiaciuto essere il suo mentore. Quella ragazza aveva grosse potenzialità. Era perfino più spaventosa di suo figlio.
- Perché quel sospiro? – domandò Julie, sedendosi stancamente accanto al marito una volta concluso l’ordine delle stoffe che le servivano. Da quando aveva deciso di fare la stilista, si occupava di molte cose che la tenevano impegnata per gran parte del tempo. Era un modo come un altro per distarsi dalla tristezza che le attanagliava il cuore da quando il suo dolce bambino era stato rapito da quell’orco di Lory Takarada. Le mancava, ma aveva deciso di rispettare i voleri del figlio e aspettare pazientemente il suo ritorno, anche se si sentiva morire sempre più all’alba di ogni nuovo giorno senza di lui.
- Pensavo a Kyoko. –
- E a cosa in particolare? –
- Mi piacerebbe portarla qui e insegnarle quello che so. Sono sicuro che diventerebbe una stella di Hollywood in breve tempo. Il Giappone è un paese troppo piccolo per esprimere al meglio il suo talento. – spiegò Kuu, seriamente interessato alla carriera della ragazza.
- Non credo che Kuon gradirebbe una proposta del genere. – sostenne Julie.
- Perché? Credi ne sarebbe geloso? –
- Più che geloso direi furioso. – ridacchiò lei, che credeva di aver ben compreso i sentimenti del figlio. Le parole di sua nipote Vera erano state inequivocabili: Kuon era visibilmente innamorato della ragazza e in base a come reagiva lei, anche Kyoko doveva esserlo.
- Perché dovrebbe arrabbiarsi? Credi possa sentirsi defraudato della sua kōhai e che possa sentirsi in competizione con me? – ipotizzò l’uomo, pensieroso. Da sempre, suo figlio si era sentito in competizione con lui. Forse, portagli via la sua kōhai, lo avrebbe fatto sentire inadeguato nel ruolo di senpai?
- No caro, non credo sarebbe quello il problema. – rispose Julie, pensando che il marito fosse un po’ lento in questioni come quelle.
- E quale? – chiese curioso.
Julie stava per rispondere, quando il suono del campanello la interruppe.
- Aspetti visite? – domandò la donna, guardando l’ora e notando fosse quasi ora di pranzo.
- No tesoro. Vado a vedere chi è. Rachel sarà impegnata in cucina. – disse Kuu, alzandosi e andando ad aprire. Quando lo fece, però, ebbe quasi l’impulso di richiudere la porta, poiché convinto di trovarsi dinanzi un miraggio. “Aspetta… non siamo in un deserto!” rifletté dubbioso.
- Ciao papà. Non ci vediamo da un po’. – lo saluto Kuon, osservando divertito il genitore quasi pietrificato. Immaginava sarebbe rimasto sorpreso di vederlo così all’improvviso, ma non pensava rimesse addirittura impietrito e a bocca spalancata.
- Ku-Kuon? Sei davvero tu? – chiese stupidamente Kuu, osservando il ragazzo biondo davanti a sé.
- Hai un altro figlio che mi somiglia? – scherzò lui, e fu a quel punto che una terza persona intervenne.
- In effetti sì. Ciao papà. – rise Kyoko, imitando un piccolo Kuon e facendosi più avanti, poiché sembrava che il suo sensei non l’avesse nemmeno vista.
- Kyoko? Ma cosa… -
- Kuu, chi è? – domandò Julie, raggiungendolo incuriosita, visto che non ritornava. Quando la donna giunse vicino all’ingresso, anche lei, come Kuu, rimase sbalordita nel trovarsi davanti il figlio ma, al contrario del marito, Julie corse subito tra le sue braccia, facendogli quasi perdere l’equilibrio. – Kuon! – iniziò a piangere, stretta nell’abbraccio del figlio che non vedeva da sette anni.
- Ciao mamma. Mi sei mancata. – le sussurrò Kuon, stringendola a sé.
I genitori gli erano mancati tantissimo, soprattutto la madre, che sapeva di aver ferito enormemente quando era fuggito in Giappone senza nemmeno una parola. Si sentiva in colpa nei loro confronti, ma se non avesse accettato il consiglio di Lory, ne era sicuro, avrebbe perso totalmente se stesso. Si sarebbe però impegnato con tutte le sue forze, sostenuto soprattutto da Kyoko, a ricucire quel rapporto troncato a causa della sua stupidità, sperando nel perdono dei genitori.
- Non sto sognando, vero? – chiese ancora incredulo Kuu, che temeva, oramai, di riabbracciare il figlio solo in sogno. In quei sogni, però, Kuon non tornava a casa insieme a Kyoko.
- No sensei. Ve l’ho riportato a casa. – rispose Kyoko sorridente, soddisfatta nel vedere madre e figlio abbracciati. Era una sensazione che lei non poteva capire, ma di sicuro sapeva che il suo Corn era felice di riabbracciare finalmente la madre.
Lei lo sarebbe stata.
- Sensei? Cos’è quest’appellativo orribile? Non mi hai forse chiamato papà prima? – la rimproverò Kuu, felice di rivedere la ragazza a cui tanto aveva pensato.
- Hai ragione. Scusa papà. – arrossì l’attrice, felice che l’uomo la considerasse ancora come un figlio. O forse sarebbe stato più corretto “figlia”, si disse Kyoko.
- Benvenuta a casa Kyoko. – la soprese l’uomo, abbracciandola forte.
Lei ricambiò emozionata quell’abbraccio, cercando di trattenere le lacrime. Dopo aver saputo del suo vero padre e di ciò che aveva fatto alla madre, sentiva sempre più stima e affetto per l’uomo che la stava abbracciando. Avrebbe tanto voluto anche lei una famiglia come quella di Kuon, per questo lo aveva convinto a tornare finalmente a casa dai genitori.
- Kuu, mollala! Voglio abbracciare anch’io mia figlia! – esclamò Julie, strappandola letteralmente dalle braccia del marito, che ne approfittò per abbracciare il figlio. – Oh tesoro, finalmente posso conoscerti di persona! Benvenuta in famiglia! – la accolse anche la donna, stringendola come aveva fatto il marito.
- Gra-grazie Julie-san. – la ringraziò Kyoko, ricambiando imbarazzata anche il suo abbraccio.
- Come Julie-san? – si staccò lei, guardandola triste. - Kuu lo chiami papà ed io sono Julie-san? Voglio essere chiamata mamma anch’io! – piagnucolò la donna, guardando prima il marito e poi Kyoko.
- I-io… - sussurrò sopraffatta dalla richiesta.
- Mamma, non metterla in imbarazzo. Ti ha appena conosciuto. Non sai quanto ha impiegato per chiamare lui papà. – intervenne Kuon, notando il disagio della sua ragazza.
- Davvero? Mi spiace cara. Non volevo forzarti. – si scusò Julie, davvero dispiaciuta.
- In realtà… io… - esordì la ragazza, arrossendo e abbassando la testa per la vergogna di ciò che stava per dire. - Ecco… sarei davvero onorata di poterti chiamare mamma. Corn mi ha parlato molto di te e sarei felice di considerarti come tale. – concluse in un lieve sussurro, ma perfettamente udibile da tutti. Julie, commossa dalle parole della ragazza, tornò ad abbracciarla e Kyoko non poté non notare la differenza col precedente abbraccio. La donna la stava stringendo con amore e dolcezza. “Che sia questo l’affetto materno?” si chiese la giovane attrice, trattenendo a fatica le lacrime per l’abbraccio della futura suocera.
- Ed io non potrei essere più orgogliosa di avere una figlia come te, piccola Kyoko. – le sorrise Julie, notando i suoi occhi lucidi. Sapeva che la ragazza era cresciuta senza madre. Lory gliene aveva parlato quando lei lo aveva chiamato per saperne di più su quella giovane attrice a cui il marito si era tanto affezionato. Quella donna l’aveva abbandonata senza remore in casa di estranei, da sola e senza famiglia. Una cosa che una madre non avrebbe mai dovuto fare. Lei avrebbe ucciso per aiutare suo figlio e in quegli anni in cui era stato lontano aveva sofferto tantissimo. Davvero non capiva come una madre potesse abbandonare il proprio figlio. Poi, improvvisamente, ricordò lo strano nome che la ragazza aveva usato per rivolgersi a Kuon. – Scusa ma… chi è Corn? –
- Questa è una lunga storia mamma. – rise il figlio.
- Non che non sia felice di questa sorpresa, ma come mai siete qui? E insieme per giunta. – si decise a chiedere Kuu, che non capiva cosa avesse spinto Kuon a ritornare dopo sette anni e in compagnia della sua kōhai a cui, per altro, aveva mostrato la sua vera identità.
- Non è evidente perché siamo venuti insieme? – disse Kuon, guardandolo incredulo.
- Se lo fosse, non te lo avrei chiesto figliolo. –
- Sono fidanzati Kuu! Non hai visto l’anello di Kyoko? – rispose Julie per il figlio, scuotendo rassegnata la testa.
- Che??? Che cosa hai detto? – domandò sconvolto l’uomo, osservando i due ragazzi davanti a sé e successivamente la mano della figlia, su cui troneggiava un solitario.
- Forse sarebbe meglio parlarne in casa invece che qui fuori. – propose Julie, che aveva capito che per il marito sarebbe stato uno shock sapere i figli insieme.

Kuu osservò i due giovani camminare fino ai divani del salotto tenendosi per mano. Stavano davvero insieme? La figlia era “guarita” quindi? Aveva accettato di nuovo l’amore nella sua vita? Ma perché proprio con suo figlio? E da quando Kuon era innamorato di Kyoko?
- Chiedi pure papà. – disse Kuon, osservando il padre.
- Eh? –
- Ti si legge in faccia che sei curioso di sapere come abbiamo fatto ad innamorarci. –
- Davvero? – chiese Kuu, immaginando il suo viso completamente ricoperto dalle domande che avrebbe voluto fare.
- In effetti, anch’io sono molto curiosa. – parlò Julie, sedendosi accanto al marito.
- Allora credo che dovremmo iniziare a raccontarvi di quando ci siamo conosciuti circa tredici anni fa. – rispose Kuon, sorridendo a Kyoko che arrossì, soprattutto di vergogna per averlo scambiato per una fata.
- Tredici anni fa? – domandarono Kuu e Julie all’unisono.
La coppia ascoltò incredula, ma anche divertita, il racconto dei due giovani su come si fossero conosciuti nei boschi di Kyoto, tredici anni prima. Man mano che il racconto giungeva a tempi più recenti, Julie non poté far a meno di sorridere intenerita. Entrambi si amavano ma avevano avuto paura di esternare i loro sentimenti per timore di un rifiuto.
Osservò gli occhi sereni e brillanti di suo figlio ogni volta che rivolgeva lo sguardo alla ragazza seduta al suo fianco e non riuscì a non commuoversi. Rivedeva il figlio dopo sette anni completamente rinato. Non era mai stato così felice come appariva in quel momento. Si sentì, improvvisamente, una pessima madre per non essere stata in grado di stare accanto al suo bambino quando ne aveva avuto più bisogno. Ringraziò con tutto il suo cuore Kyoko per averle riportato il figlio, ripromettendosi di diventare una madre migliore da lì in avanti.
Kuu, invece, non riusciva a credere di essere stato tanto idiota da non accorgersi di nulla. Avrebbe dovuto mettere insieme i pezzi e comprendere che il figlio era innamorato della sua Kyoko-chan. In effetti, si chiedeva perché Lory gli avesse detto che se l’avesse fatta piangere, Kuon sarebbe corso da lui a picchiarlo, ma era talmente preso dalla voglia di rivederlo che non aveva prestato attenzione più di tanto a quella frase. Su Kyoko aveva avuto un piccolissimo sospetto, visto il modo in cui aveva difeso il suo senpai, ma lei aveva affermato che la sua fosse ammirazione. Di certo, da quella minuscola sensazione, non poteva immaginare che i due fossero innamorati l’uno dell’altro e che si conoscessero addirittura da anni. Quel viaggio a Kyoto, pensò, era stata la cosa migliore che avesse fatto per il figlio come padre, visti gli eventi successivi.
Molte volte si era chiesto se gli avvenimenti catastrofici che avevano distrutto il suo ragazzo, avrebbero avuto lo stesso svolgimento se lui fosse stato un padre più presente. Non aveva saputo comprendere la sua solitudine, così come non si era accorto dei suoi successivi problemi di bullismo per via delle sue origini.
“Guardandolo adesso, non si direbbe nemmeno che abbia sofferto tanto da fuggire via da qui, tagliando i contatti perfino con i suoi genitori. Sembra ritornato sorridente come quando era un bambino. Il mio Kuon è tornato finalmente!” pensò Kuu, osservando suo figlio sorridere divertito alla ragazza al suo fianco e con la quale stava scherzando, senza sapere che anche la moglie stava avendo i suoi stessi pensieri.
- Uffa! Smettila di prendermi in giro! Sei stato tu ad alimentare le mie fantasie quando eravamo a Guam! O lo hai dimenticato? – sbuffò Kyoko, irritata dalle battute che Kuon le stava rivolgendo.
- Non avevo altra scelta e lo sai. Comunque mi ha sorpreso che tu non mi abbia riconosciuto subito. Quando mi hai visto nei panni di Cain hai capito subito che ero io. –
- Ero troppo presa dal fatto di rivedere Corn dopo oltre dieci anni e in buona salute. Però, poi, quando eravamo sulla terrazza del bar, ho visto le somiglianze, ma tu hai detto che avevi preso anche la forma di Tsuruga-san ai miei occhi. Mi hai ingannata tu! – ribatté la giovane.
- E tu mi hai creduto ciecamente. – rise Kuon.
- Perché mi fidavo di Corn! Non sapevo che in realtà si stava divertendo a prendersi gioco di una povera fanciulla ingenua come me! – piagnucolò Kyoko.
- Diciamo anche credulona. – la punzecchiò nuovamente il ragazzo, divertito dall’espressione da cucciolo bastonato che stava facendo.
- Scusatemi. Volevo avvisarvi che il pranzo è pronto.  – li interruppe la domestica guardando incuriosita gli ospiti, che avevano un aspetto familiare.
- Ti ringrazio Rachel, arriviamo subito, ma prima lascia che ti presenti finalmente mio figlio Kuon e la sua fidanzata, Kyoko Mogami.  – li presentò Julie, poiché la donna non conosceva suo figlio se non dalle foto delle riviste giapponesi sparse in giro per casa.
- Piacere di conoscerla signor Kuon. I suoi genitori mi hanno parlato molto di lei. È un piacere conoscere anche lei signorina Mogami. –
- Il piacere è mio. – rispose Kyoko, inchinandosi.
- Immagino già in che termini le abbiano parlato di me. – disse Kuon, conoscendoli.
- Ovviamente nei termini in cui un genitore amorevole parla del proprio splendido figlio! – rispose Kuu, con occhi luccicanti e pieni di orgoglio.
- Ecco, come immaginavo. – sospirò il ragazzo. – Come mai vi siete decisi a prendere una cuoca? Lo stomaco di papà non regge più ai tuoi piatti? – chiese sghignazzando, rivolgendosi alla madre.
- Cosa? I miei piatti sono sempre stati ottimi! Ogni tanto si bruciano un po’, ma niente di così grave! Non mi sembra te ne lamentassi quando li mangiavi! – replicò offesa la donna.
- In realtà mi costringevi a mangiarli tappandomi la bocca con quantità spropositate di cibo, quindi era difficile che potessi lamentarmi. – spiegò lui, nauseato ancora al ricordo.
“Oh! Ora capisco perché è sempre tanto restio a mangiare!” realizzò Kyoko, mentre nella sua testa si formavano immagini di un piccolo Corn legato a una sedia e sua madre a riempirgli la bocca di cibo grazie all’aiuto di un imbuto.
- Questo perché rifiutavi sempre di mangiare per via del tuo poco appetito! – controbatté Julie.
- Mamma, non prendertela, ma ciò che cucinavi non era esattamente commestibile, per questo rifiutavo di mangiarlo. –
- Che figlio ingrato! –
- Su su, tesoro, non agitarti. Andiamo a mangiare piuttosto. – disse Kuu, abbracciando la moglie mentre si dirigevano verso il soggiorno per pranzare, per poi realizzare una cosa a cui non aveva fatto caso. – Ragazzi, ma le vostre valigie dove sono? –
- All’hotel in cui alloggiamo. – rispose Kuon.
- Hotel? Stai scherzando? Il mio ragazzo ritorna a casa dopo sette anni e va in un hotel? Fatti mandare subito le valigie qui! – ordinò Kuu.
- Non vorremmo disturbarvi. – disse Kyoko imbarazzata.
- Nessun disturbo tesoro, anzi, speriamo possiate fermarvi a lungo. Vi faccio preparare subito la camera degli ospiti. – le sorrise Julie.
- Vorrai dire “LE” camere degli ospiti, mia cara. – la corresse il marito.
- Perché dovrei farne preparare due? – domandò confusa la donna.
- Come perché? Vuoi che la nostra bambina dorma con uomo nella stessa stanza, senza essere legati dal vincolo del matrimonio? – chiese Kuu, mentre Kyoko arrossiva vistosamente per l’argomento che, era certa, stavano per intraprendere.
- Veramente ho dato per scontato che già dormissero insieme. - rispose perplessa Julie. In fondo, avevano detto di stare insieme da oltre sei mesi e si conoscevano da anni. - O sbaglio? – domandò infine la donna.
- Ma ti sembrano domande da fare mamma? Comunque una sola camera andrà benissimo! – rispose imbarazzato Kuon, mentre Kyoko si nascondeva dietro di lui per la vergogna.
- Come hai detto figliolo? – chiese Kuu sorridendo, ma emanando un’aura maligna perfino più inquietante e terrificante di quella di Ren quando era arrabbiato.
“Ecco da chi ha preso!” pensò terrorizzata Kyoko.
- Che andrà bene una sola camera. – ripeté Kuon, non avvertendo la stessa aura malevola che avvertiva la sua fidanzata.
- Ehm… forse sarebbe meglio se… - provò a intervenire Kyoko, venendo però interrotta dal padre.
- Figliolo, forse non ti è chiara una cosa… - esordì l’uomo ancora sorridente, per poi cambiare espressione in una temibilmente minacciosa. – Tu non sfiorerai più la mia bambina con un solo dito finché non sarete sposati. È chiaro? –
Kuon lo guardò perplesso, non del tutto convinto di aver capito le sue parole, poi capì.
- Ahahahah sei divertente papà! Stavo quasi per crederci! – esclamò, pensando che il padre scherzasse.
- Dico sul serio Kuon. Non m’interessa cosa avete fatto prima, ma adesso che so che state insieme, tieni le mani a posto se ci tieni ad arrivare tutto intero al giorno del matrimonio, o la tua sposa potrebbe non godere della sua prima notte di nozze col marito. –
- Ma sei impazzito? Perché mai dovresti proibircelo? Non sono un uomo qualunque poi. Sono tuo figlio! O pensi che potrei mollarla dopo essermi divertito con lei? – domandò offeso. Come poteva suo padre dubitare di lui?
- Non lo penso, ma proprio perché sei mio figlio voglio che rispetti Kyoko fino al matrimonio. Devo ricordarti poi che è ancora minorenne? –
- Ancora per poco. Manca un mese al suo compleanno. E comunque il tuo ragionamento non ha senso! –
- Ha senso per me. Anche se so che non la lasceresti, non voglio che Kyoko corra il rischio di restare incinta prima di sposarsi. Sarebbe un problema per la sua carriera visto che molta della gente che vi segue è ancora legata alle tradizioni. Fate i bravi ragazzi e aspettate! –
- Non contar… -
- Papà ha ragione! – lo interruppe Kyoko, sperando di chiudere la bocca del suo fidanzato prima che parlasse troppo e scatenasse una guerra. - Faremo come ci hai consigliato. Grazie per preoccuparti tanto per me e la mia carriera papà. Te ne sono grata. – lo ringraziò sincera, quasi commossa dalla reazione dell’uomo, che stava andando perfino contro al figlio per il suo bene.
- Sapete che esistono delle cose chiamate “precauzioni”, vero? – ribatté Kuon, guardando entrambi in modo torvo.
- Che non sono sicuri al 100% come l’astinenza, quindi comportati bene. – insisté suo padre, fermo sulle sue posizioni.
- Certamente! Vero Kuon? – lo interpellò Kyoko, pregando che non replicasse oltre.
- Va bene, va bene! Come volete! Per fortuna il matrimonio è tra meno di sette mesi! – brontolò il ragazzo, raggiungendo la tavola e sedendosi imbronciato, incrociando le braccia al petto.
- Non essere arrabbiato tesoro. – gli sussurrò dolcemente Kyoko prendendogli la mano mentre si sedeva accanto a lui.
Kuon non rispose. Era arrabbiato eccome. Capiva le preoccupazioni di suo padre, ma lui non era di certo uno sprovveduto. Se non fosse stato per l’espressione implorante di Kyoko, avrebbe continuato a battibeccare con lui probabilmente.
- Se avessi saputo che saresti tornato, avrei fatto preparare a Rachel la Apple Pie che ami tanto. – disse dispiaciuta Julie, sedendosi anche lei accanto al marito.
- Può prepararla domani o in qualsiasi altro giorno. Ci siamo presi due settimane di pausa dal lavoro. O meglio, il boss ce ne ha date due. Noi gli avevamo chiesto un paio di giorni per venire a trovarvi. – spiegò Kuon, tornando a sorridere alla madre.
- Due settimane? Ti avrò a casa solamente per due settimane? – disse triste la donna.
- Tesoro, lo sai com’è il nostro lavoro. È già tanto che Lory gli abbia ritagliato due intere settimane. – parlò Kuu, che ben conosceva le difficoltà di rimandare le riprese di un film o di un dorama.
- Lo so, però… -
- Non preoccuparti mamma. Mi vedrai spesso da adesso in poi.  – la rassicurò Kuon, comprendendo il suo stato d’animo. Anche a lui era mancata la sua famiglia.
- Tornerai a vivere qui? – domandò speranzosa la donna.
- Ehm… non credo. – rispose il figlio, con aria dispiaciuta.
- Perché no?  Adesso hai superato tutte le cose che ti hanno portato via da qui! Perché non vuoi tornare a casa? –
- Credo di essere io la colpevole. Mi dispiace tantissimo. – si scusò Kyoko.
- Smettila di sentirti in colpa! Ti ho già detto più volte che non è solo per te che voglio continuare a vivere in Giappone. –
- Potreste dire anche a noi di cosa state parlando? – chiese Kuu.
- Quando le ho detto chi sono, abbiamo discusso su come avremmo dovuto fare con voi e il lavoro. Ovviamente anche a me piacerebbe tornare a casa per stare con voi, ma in Giappone ho degli impegni che devo e voglio rispettare. Sono un attore della LME e voglio continuare a esserlo, sia che mi chiami Ren Tsuruga o Kuon Hizuri. Mi trovo bene in Giappone. È diventata la mia seconda casa. Qui non c’è niente per me dal punto di vista lavorativo e se anche arrivasse, sarebbe sempre e solo perché sono vostro figlio. E come ultima cosa, non meno importante, Kyoko vive lì, quindi sono tutte valide ragioni per restarci. – spiegò il ragazzo.
- Ma io ti ho detto che ti avrei seguito qui, se avessi voluto. – gli ripeté Kyoko.
- E tu lasceresti la tua carriera e i tuoi amici per me? Sbaglio o una volta hai detto che non ti saresti più annullata per seguire un uomo? – le ricordò Kuon.
- Quella era un'altra cosa. Non puoi paragonare Sho a te. E comunque potrei provare a recitare qui, no? –
- Grazie amore, ma io non voglio che tu sacrifichi nulla per me. E poi non credere che sia facile diventare famosi qui solo perché siamo a Hollywood. Per la gente ero solamente il figlio di Kuu Hizuri, nulla di più. Restare in Giappone, per adesso almeno, è la soluzione migliore. – sostenne il ragazzo.
- Sono d’accordo con te figliolo. – approvò Kuu.
- Non dovresti esortarlo a cambiare idea invece di appoggiarlo? – protestò Julie, infastidita.
- No cara, perché il bene dei nostri figli viene prima di tutto. E per loro è bene restare in Giappone. – rispose Kuu, consapevole dei problemi che il figlio aveva avuto nel mondo dello spettacolo per il solo fatto di essere suo figlio.
Nessuno lo vedeva per le sue doti e potenzialità. Era etichettato solo come “figlio di…” e sapeva che la cosa lo faceva soffrire molto. Invece, in quella che era la sua terra natia, si era formato da solo, con le proprie forze e capacità, ed era apprezzato per quelle. Poi c’era Kyoko, che non era ancora del tutto famosa neppure in Giappone, figurarsi a Hollywood. Solamente con il suo aiuto sarebbe riuscita a far carriera, chiedendo alle persone giuste ma, con probabilità, la ragazza avrebbe rifiutato, così come aveva fatto Kuon ai suoi tempi. Anche Kyoko era una persona molto orgogliosa. Erano molto simili lei e Kuon.
- Non eri tu quello che voleva portare Kyoko a vivere qui per farle da mentore? – disse Julie, ignara dei pensieri del marito.
- Che cosa? – chiesero all’unisono Kyoko e Kuon.
- Già, ma questo era prima di sapere che la mia bambina non è sola. Con Kuon al suo fianco sono sicuro crescerà molto più che con me, e non parlo solo della recitazione. – affermò l’uomo, vedendo quanto bene stessero i due insieme. Di certo, la loro vicinanza faceva bene a entrambi, sotto ogni punto di vista.
- Ho capito. Se questa è la cosa migliore per voi, non insisto oltre. – si arrese Julie dispiaciuta.
- Dai mamma, non fare quella faccia. E poi potrete sempre venire a trovarci quando sarete liberi. Potreste venire per Natale. Sapete che il 25 dicembre è il compleanno di Kyoko? Potremmo festeggiarlo insieme. – propose il giovane.
 - Davvero? Non metteremo in pericolo l’identità di Ren Tsuruga? –
- No. Ho deciso di rivelare chi sono veramente. Manterrò il mio nome d’arte, ma non mi nasconderò più. – rispose il ragazzo, convinto della sua decisione.
Ne aveva parlato tanto con Kyoko. Voleva svelare le sue origini, ma non voleva seppellire il nome di Ren Tsuruga come suo padre aveva fatto con quello di Shuuhei Hozu. Il suo nome d‘arte gli aveva dato tanto e se fosse stato possibile, avrebbe voluto mantenerlo.
- Sei sicuro che questo non influirà sul tuo lavoro? – domandò Julie.
- Se ciò accadesse, vorrebbe dire che il pubblico non lo apprezza per l’attore che è. Che sia Ren o che sia Kuon, i suoi fan dovrebbero seguirlo per ciò che dà loro sullo schermo. In caso contrario, vedremo il da farsi. – rispose Kyoko, consapevole dei rischi che avrebbero potuto segnare la carriera del suo fidanzato. Anche per quello gli aveva proposto di trasferirsi entrambi in California, ma Kuon la pensava diversamente. Era fiducioso nei suoi fan e voleva provare ad esserlo anche lei. 
- Sono pienamente d’accordo con voi ma sono certo che le cose non cambieranno, per le tue fan soprattutto. Anzi, credo che la tua popolarità aumenterà a dismisura quando ti vedranno biondo e con gli occhi verdi! – iniziò a vaneggiare Kuu, con occhi luminosi e pieni di orgoglio come ogni volta che parlava di suo figlio. – Il mio adorato Kuon è un ragazzo bellissimo e sono sicuro avrà orde di fan sfegatate che cadranno ai suoi piedi quando… -
- Papà! Abbiamo capito! – lo interruppe bruscamente Kyoko, livida di rabbia. Era un pensiero che aveva avuto anche lei. Di certo, il numero delle sue fan sarebbe cresciuto molto e la sua gelosia con loro.
- Non importa che aumentino o no, tanto sono solamente tuo. – la rassicurò lui come se le avesse letto nel pensiero e dandole un dolce bacio a stampo.
- Non devi fare queste cose in pubblico! – si lamentò la giovane, arrossendo in imbarazzo.
- Ma era solo un bacetto e poi non siamo in pubblico. – rise Kuon, trovando la mentalità dei giapponesi davvero strana sotto certi aspetti.
- Non farlo lo stesso! –
- Va bene amore. – rispose lui, dandole però un altro veloce bacio.
- Kuon! –
- Che c’è? –
- Mi stai prendendo in giro! –
- Non mi permetterei mai Kyoko-chan! –
- Non parlare come Corn! – protestò arrabbiata.
- Ma io sono Corn. – le ricordò divertito.
- Non quando fai così! –
- Così come? – continuò il ragazzo, sotto lo sguardo irritato di Kyoko.
Kuu e Julie si guardarono complici, sicuri che da quel momento in poi il loro Kuon sarebbe stato davvero felice grazie a quella benedizione di nome Kyoko che era entrata nelle loro vite.





Ma salve ^_^ finalmente ho scritto questa seconda parte *-* 
Non so dirvi se i personaggi sono/saranno OOC ma spero di essere rimasta più fedele possibile in base anche alle nuove situazioni. Il carattere di Julie mi è praticamente sconosciuto quindi abbiate pietà, ma la immagino un po' così XD
Per molti pezzi di questa storia mi sono basata su alcuni passaggi particolari del manga e che mi hanno dato molto da pensare. Non ho esattamente scritto su una mia fantasia, come invece è stato per la prima parte scritta mesi fa. Ho cercato solo di mettere un po’ insieme alcuni di quei pensieri ^_^ spero che il risultato vi piaccia alla fine.
Ah, piccola precisazione se può servirvi, sono passati circa sette mesi da quando Kyoko e Kuon stanno insieme, praticamente da quando la cugina Vera è venuta a trovare quest’ultimo. Kyoko ha 19 anni e sta per farne 20, diventando così maggiorenne ^_^
P.S. Amo tantissimo Kuu *^* 

Al prossimo capitolo :*
Baci Faby <3 <3 <3 <3

   
 
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