Anime & Manga > Devilman
Ricorda la storia  |      
Autore: Iria    24/06/2018    0 recensioni
[Devilman: Crybaby, Akira Fudo/Ryo Asuka]
“Ultimamente faccio sempre lo stesso sogno.”
Devilman parla con cautela. Sa di avere la piena attenzione del compagno, che ha abbassato le mani. Ora gli occhi di Ryo sono velati da una sottile confusione e Fudo lo trova bello. È una considerazione obiettiva, che non lo imbarazza, perché il ragazzo che siede di fronte a lui possiede una grazia affascinante, quasi ipnotica.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E io maledico il suo odio, così come maledirei il suo amore
 
Akira lo guarda.
Seduti sull’ampio divano del soggiorno, Ryo avverte gli occhi del compagno fissi sul suo viso e, d’istinto, alza lo sguardo dallo schermo del computer per incrociare la sua espressione corrucciata.
È pensieroso, quasi stesse cercando di elaborare una soluzione al dilemma che lo tormenta e Ryo sorride – c’è tenerezza, un calore che non riesce a distinguere come vorrebbe e il pensiero per un attimo lo frustra, lasciandolo sospeso a contemplare quella dolce vibrazione come se fosse qualcosa di alieno e di distante.
“Akira, cos’hai?” Glie lo chiede chiudendo il portatile, incrociando le mani bianche e affusolate sotto al mento.
Fudo si perde in quel semplice gesto. Ryo ha occhi che splendono, specchi d’acqua vivi e furiosi in grado di riflettere e di assorbire lo spettro di ogni colore, rendendolo più vivido, quasi psichedelico. In quell’oceano Asuka plasma la forma delle cose a proprio piacimento, demiurgo di un universo sfrenato.
“Ultimamente faccio sempre lo stesso sogno.”
Devilman parla con cautela. Sa di avere la piena attenzione del compagno, che ha abbassato le mani. Ora gli occhi di Ryo sono velati da una sottile confusione e Fudo lo trova bello. È una considerazione obiettiva, che non lo imbarazza, perché il ragazzo che siede di fronte a lui possiede una grazia affascinante, quasi ipnotica: si nasconde nell’ombra delle sue labbra carnose e nell’increspatura dei suoi sogghigni, fra i frammenti di luce degli occhi azzurri e al di là dei silenzi improvvisi delle sue riflessioni.
“Tu sei davanti a me, ma non posso né raggiungerti o parlarti. È come se in quel momento, proprio in quel breve attimo, io non esistessi.”
L’espressione di Ryo muta. È confuso, agitato. Inaspettatamente, le sue labbra morbide si serrano e, anche se Akira non è sempre in grado di leggere le emozioni sul volto dell’amico, intravede una preoccupazione e una tensione inspiegabili e incomprensibili irrigidire il suo corpo.
Fudo attende che l’altro dica qualcosa, che lo interrompa per cambiare argomento e concentrarsi su un evento più importante e urgente, però Asuka resta in attesa e il giovane decide di proseguire – glie n’è grato, ha bisogno di dare voce e forma a quelle immagini oniriche, necessita che qualcun altro sappia razionalizzarle e spiegarle.
“Dicevo, tu sei davanti a me...” Lo ripete con più decisione e vigore. “... ma sei diverso.”
Akira distoglie lo sguardo, quasi imbarazzato – eppure, rievocare quella visione gli provoca un dolore acuto al cuore, che lo consuma da dentro, lento come un male distruttivo e invincibile.
“I tuoi capelli sono più lunghi e la tua pelle è tanto bianca da splendere.”
Fudo si è avvicinato e a quella distanza può sentire il profumo di Ryo: è intenso e incantevole, persuasivo come un invito sussurrato a mordergli il collo scoperto e a succhiare fino a lasciarlo livido.
Scuote la testa (“Resta concentrato”), e nota che la fragranza è la stessa dei suoi sogni, solo più vera e palpabile, una tentazione cui vorrebbe cedere.
“Sei avvolto dalle piume. Una marea di morbide e candide piume. Però so che sei tu, lo capisco dai tuoi occhi.”
Akira gli prende il viso e Ryo non sa cosa dire, né come reagire. Resta immobile, una bambola dall’espressione smarrita e spaventata, e solleva le mani a sfiorare le dita di Akira contro il suo volto.
Ryo trema.
Trema come se fosse preda di un terrore irrazionale e sconosciuto, la vertigine del vuoto e dell’abbandono a strappargli il fiato come un salto nell’oscurità – un salto nell’infinito, una caduta verso il centro della terra.
“Lo avverto dalla tua voce.”
Ora il tono di Akira è più basso, incrinato dalla tristezza e ovattato dalla frustrazione verso la propria inettitudine, perché in quella dimensione surreale ha l’impressione di aver abbandonato Ryo – e sia il diavolo che l’umano in lui se ne vergognano.
“Mi guardi. Mi guardi e mi chiedi «Perché Dio mi odia?», ma io non riesco a risponderti.”
Akira non lascia andare Ryo.
Teme di vederlo svanire, come se il suo tocco fosse la sola cosa a tenere l’amico ancorato alla loro realtà.
Asuka è così freddo – la sua pelle è assurdamente morbida e, Dio, Devilman vorrebbe affondare nell’incavo niveo della spalla del compagno e annusare, memorizzare l’essenza della sua cute, leccarla fino ad averne il sapore impresso contro la lingua.
Esige il suo odore spalmato addosso, per mischiarlo e macchiarlo col proprio, fino ad impossessarsene e a dimostrare di essere il solo ad avere il diritto di dominare su Ryo.
“Non esisto più nel mio sogno, non posso fare nulla... né asciugare le tue lacrime, né baciare le tue ferite e lavare via il sangue.”
Fudo non comprende il silenzio dell’amico. Vede i suoi occhi vibrare, accendersi e perdersi nella frenesia di saperne di più.
Asuka non allontana quel contatto e, anzi, lo trattiene con una disperazione che si tinge di folle bisogno.
Non abbandonarmi.
Resta più a lungo.
Toccami e riscaldami.
“Ci sono infinite luci, ti dilaniano, e io sono congelato nel tempo, senza alcuna possibilità di difenderti o di prenderti e portarti via con me.”
Devilman si zittisce, perché è così che il suo sogno si conclude, nel buio e nel silenzio; però, lì, in quel preciso momento, sente il battito di Ryo sulla punta delle dita, il calore del suo respiro e le labbra belle e umide contro le carezze distratte.
Non è colpa mia, vorrebbe dirgli, non avrei mai voluto lasciarti da solo a piangere.
«Perché Dio mi odia?»
Il tono della voce di Ryo lo tormenta anche da sveglio.
È vergognoso, agonizzante e più debole di un soffio. Suona come la voce della coscienza che si spezza, violata da una disperazione fino allora seppellita e dimenticata nell’orgoglio e nella superbia d’essere sempre stato dalla parte della ragione e del libero arbitrio dell’uomo.
«Perché Dio mi odia?»
“Dio può anche odiarmi.”
Finalmente, Ryo reagisce alla sua confessione e Akira lo ascolta, osservandolo con attenzione. Il giovane sembra tranquillo, il suo sguardo è privo di ombre e il suo sorriso è disteso, sereno – c’è quel tepore che Asuka sembra rivolgere ad Akira soltanto.
“E io maledico il suo odio, così come maledirei il suo amore."
Poggia la fronte contro quella calda di Fudo. Le loro labbra sono vicine, Ryo quasi gli ruba il respiro – avido e insaziabile come non mai.
“Anche se dovessi precipitare all’Inferno, anche se avessi e portassi in me questa condanna... mi basta averti qui, Akira, per immaginare come sarebbero il Paradiso e i suoi lumi.”
Devilman non si aspetta una simile confessione, né il bacio che accompagna quelle parole. Ingenuamente, si lascia ammaliare dalla bellezza di quel contatto, dalla dolcezza delle labbra di Ryo che si incastrano alla perfezione con le sue. Poi, esterrefatto, osserva il modo in cui i loro corpi si adagiano l’uno sull’altro, tasselli ora completi di un puzzle buttato nella furia del vento da un Dio stanco di giocare – stanco, invero, di donare l’appagamento e la pienezza dell’amore a chi lo ha distorto in egoismo e in sete di potere.
«Perché Dio mi odia?»
“Se per me tutta la grazia è perduta... Devilman, sii tu la mia grazia e il mio bene.”
Akira sente Ryo aggrapparsi a lui. Affonda le dita lunghe nella maglia, fino ad afferrargli la carne e Fudo lo avverte stringere; stringere e tirare fino a graffiarlo e a fargli male. Allora, il giovane comprende quanto sia profondo il terrore del compagno. Certo, non ne conosce l’origine, e forse neanche Ryo ne è consapevole, però la paura è lì, sospesa tra di loro, che sono avvolti a difendersi in un semplice abbraccio – un nodo di carne, sangue e preghiere.
Akira non gli risponde. Si limita a tenerlo a sé con più forza, più possessivo e bramoso, sperando che Ryo comprenda che non desidera null’altro, se non continuare ad essere suo alleato e suo compagno – se non continuare a nutrirsi del calore delle sue labbra e di quello afrodisiaco fra le sue cosce bianche.
 
«Perché Dio mi odia?»
 
«Addio, campi felici, addio beate
Di delizia e piacer sedi immortali,
Eternamente addio. Salve, o Tartarei
Immensi mondi, e tu d’ogni profondo
Abisso, Inferno più profondo, il nuovo
Or tuo Signor ricevi. Io la cui mente
Immota sempre, o al variar dei luoghi,
O de’ tempi al ruotar unqua non cangio:
Io ch’in la mente regno, io ch’ivi posso
Formar Cielo l’Inferno, Inferno il Cielo.»
 
(John Milton – Paradiso Perduto, Libro I)
 
 
*Fine
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Devilman / Vai alla pagina dell'autore: Iria