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Autore: la luna nera    25/06/2018    7 recensioni
In molti si chiedono se siamo soli nell'universo e molti sono quelli che si interrogano sull'origine dei cerchi nel grano. Melissa ed il gruppo dei suoi amici non fanno certo eccezione e quando un cerchio nel grano appare proprio in un terreno alla periferia della città, non possono farsi certo sfuggire l'occasione. A loro si unirà Orion, il nuovo fidanzato di Aurora, ragazzo alquanto strano e taciturno, a tal punto che sembra provenire da un altro mondo.
Chi c'è dietro a quel misterioso pittogramma? Qualcuno sta lanciando messaggi dal cielo?
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Orion si lanciò verso Skorpion, schivando questa volta la punta della sua spada, lo colpì con un pugno su un fianco prima di spostarsi velocemente e portarsi con le spalle alla parete, a poche decine di centimetri dalla finestra. Non era uscito completamente illeso da quello scontro, infatti la sua casacca era rimasta lacerata durante la piccola colluttazione ed una piccola ferita si era aperta a pochissimi millimetri dal simbolo delle tre stelle allineate presente sulla sua spalla.
“Fa male, non è vero?” Si avvicinò a lui, stringendo l’elsa della Spada dello Scorpione. “Arrenditi, insetto, e vedrai che le tue sofferenze finiranno rapidamente.”
“Ah, se tu credi di mettermi fuori combattimento con così poco, ti sbagli di grosso.” Con uno scatto rapidissimo, Orion balzò fuori dalla finestra, rotolò giù per il tetto fino a raggiungere uno dei camminamenti, si girò e scagliò una freccia che colpì l’altro, provocandogli un profondo graffio sulla guancia. “Questo non fa male?” E caricò di nuovo l’arco.
“Farà male più a te che a me!” Era furioso per l’affronto subito. Si preparò ad attaccarlo, ma qualcosa lo bloccò: un potentissimo boato fece traballare entrambi, Orion si voltò e il suo cuore si fermò all’istante poiché aveva visto che la colonna di fumo, causa del boato, s’innalzava dal punto esatto in cui aveva lasciato il Maestro Iersys e i suoi amici.
“Noooo! Melissa!!” Cacciò un urlo disperato.
Il suo primo pensiero andò a lei. Si affacciò, sperando di vederli correre da qualche parte, purtroppo il fumo offuscava tutto e il pensiero di non poter rivedere più i suoi amici, il suo Maestro e soprattutto lei gli fece ribollire il sangue nelle vene come mai accaduto prima  di allora. Restò per una pericolosa manciata di secondi, immobile, con gli occhi chiusi che si stavano riempiendo di lacrime e le mani strette in due pugni. Cosa gli era rimasto? Nulla. Quel padre con cui finalmente aveva instaurato un rapporto genuino era scomparso, era scomparso pure il suo Maestro, erano scomparsi i suoi amici, il suo cavallo…. Ed era scomparsa Melissa, la sua unica ragion di vita.
L’aria risuonava della sinistra risata di Skorpion, densa di soddisfazione nel vedere la disperazione del rivale. “Sei rimasto da solo adesso, credi ancora di avere qualche possibilità, ragazzino? Quei pochi che avevi al tuo fianco ora sono…” Cercò un termine adeguato. “…sono ridotti in polvere e….”
La frase fu interrotta con estrema violenza da un pugno di Orion, che gli fece volar via un paio di denti. “Se tu credi di piegarmi, ti sbagli di grosso!” Aveva gli occhi gonfi di rabbia, le vene del collo parevano sul punto di esplodere. “Finché ci sarà un solo briciolo di vita in questo corpo, non mi arrenderò! Lo devo a loro e a quelli che hanno perso la libertà per causa tua!”
Ne seguì una violentissima lotta corpo a corpo, poiché con un calcio Orion gli aveva fatto volare via la spada dello Scorpione. Nessuno dei due faceva sconti all’altro, rotolandosi incessantemente sperando di prendere il sopravvento sull’avversario. L’odio scorreva a fiumi, entrambi erano fisicamente molto forti e sapevano fin troppo bene che la sopravvivenza dell’uno stava a significare la scomparsa dell’altro. Skorpion non voleva cedere, gli piaceva stare al comando, avere un intero esercito alle sue dipendenze, avere denaro, ricchezza, donne sempre compiacenti… Non voleva rinunciare a tutto questo sebbene lo avesse conquistato con l’inganno e con la violenza. La sua inesauribile sete di potere gli aveva prosciugato quel poco senso di colpa che poteva avere da ragazzo, prima di diventare uno dei più pericolosi personaggi del pianeta, tanto da entrare nella leggenda della mala di Hilon. Quando aveva inscenato la sua morte, vide il sollievo sulla faccia di tutti, dall’allora Re Aunos, ai Grandi Generali, i Maestri d’Armi e tutta la Gendarmeria al completo; non si scompose affatto perché tutto rientrava nei suoi piani e tutto era andato liscio come l’olio fin quando era riuscito ad indentificare il vero predestinato al Trono indicato dalle stelle e dalla tavoletta profetica. Ce l’aveva davanti e dopo aver eliminato tutti i suoi sostenitori, gli mancava solo lui, poi il suo dominio si sarebbe esteso anche al di fuori dei confini del loro sistema planetario. Il suo avversario era forte, dannatamente forte e determinato, l’aver perso tutti i suoi affetti non lo aveva affatto demoralizzato, tutt’altro, era furioso e la stretta della sua mano sul collo ne era la prova tangibile. Quasi gli mancava il fiato, stava per cedere, ma con un ultimo sforzo, scalciò e colpì Orion nello stinco, facendolo cadere rovinosamente a terra. “Adesso basta, insetto.” Skorpion lo bloccò una volta per tutte mettendogli le mani attorno al collo. “Mi sono divertito a sufficienza.” E iniziò a premere per soffocarlo lentamente.


Contemporaneamente, ai piedi di quel che era rimasto delle mura di cinta del Castello, il Maestro Iersys si rialzò in piedi dopo la violenta caduta a seguito dell’esplosione che aveva distrutto il loro rifugio. Prese a guardarsi attorno, cercava i ragazzi affidatigli da Orion, ma il denso fumo gli impediva una visione nitida di ciò che gli stava attorno.
“C’è mancato un pelo, accidenti…” Qualcuno aveva bisbigliato tali parole. Iersys, rincuorato e barcollante, si fece strada fra il fumo e i calcinacci per trovare chi aveva pronunciato quelle parole e sincerarsi delle sue condizioni. “State tutti bene?”
“Dipende da cosa intende…” Cierre si tirò su, scuotendosi la polvere di dosso. “Un solo istante di ritardo e ci rimettevamo le penne!”
“Già, siamo stati fortunati.” Sentenziò Nico, aiutando Eva a rimettersi in piedi. “Niente di rotto?”
Si guardarono attorno, c’erano tutti per fortuna, polverosi e con qualche graffio, ma c’erano tutti.
“Maestro” Melissa si avvicinò all’uomo, zoppicando leggermente. “Riesce a vedere Orion?”
L’uomo volse lo sguardo verso il maniero. “Da qui è impossibile, dovremmo avvicinarci un po’.” Con passo felpato e l’attenzione ai massimi livelli, si portò sotto le mura di cinta che, come la maggior parte degli edifici, mostravano profonde crepe dovute alle esplosioni e ai prolungati assedi. “Venite, svelti!” Fece cenno ai ragazzi di aggiungerlo. “Arrampicandoci su queste pietre possiamo raggiungere una posizione più elevata da cui sarà possibile renderci conto della situazione. Mi raccomando, fate attenzione.”
Seguendo i consigli del Maestro, i ragazzi si inerpicarono fra i calcinacci e le grosse pietre crollate, raggiungendo dapprima il camminamento, poi, entrando da una porta rimasta chissà come aperta, la sommità di uno dei bastioni del Palazzo del Re. Nascosti e ben protetti dal muro, i ragazzi ripresero fiato, solo il Maestro provò ad affacciarsi all’esterno.
“Sapete una cosa?” Esordì Simone. “Quello che non capisco è la totale assenza di guardie e soldati a difesa del Castello. Se davvero il Re teme Orion, dovrebbe schierare truppe a non finire perché lo difendano. E invece? Non c’è nessuno!”
“Fa parte della strategia del Re. Avendolo servito per anni, so come si comporta e il motivo per cui evita di schierare truppe a sua difesa.” Spiegò Iersys, ricongiuntosi con loro. “Vuole affrontare di persona il nemico, per cui fa in modo che giunga fra le sue grinfie in tutta sicurezza e poi lo attacca.”
“Quindi, secondo lei, in questo momento Orion lo sta affrontando?” Melissa era preoccupatissima.
“E’ altamente probabile.” Sentenziò l’altro. “Anzi, è certo.” Scrutando il camminamento poco distante dal loro rifugio, il Maestro vide il suo allievo prediletto in seria difficoltà. Melissa si affacciò, seminascosta da un merlo del torrione e vide Orion a terra, disteso, con le mani di quell’infame strette attorno al collo. Non riusciva a liberarsi dalla sua presa soffocante, la testa era quasi schiacciata contro il muro e gli impediva qualsiasi movimento, compresi possibili tentativi di fuga. Era forse la fine?
No, Melissa non lo avrebbe mai permesso.
“Maestro, mi dia un arco e una freccia, per favore!”
“Che vuoi fare?”
Non rispose, ma tese la mano attendendo ciò che aveva richiesto con grande fermezza. Iersys, leggermente perplesso, assecondò la richiesta e materializzò le armi richieste dalla ragazza. “Sei capace di usarle?”
“Orion ha sempre avuto fiducia in me, è ora che gli dimostri quello che ho imparato da lui.”
Melissa tremava, non tanto di paura, quanto per la tensione che le scorreva nelle vene. Caricò l’arco, tese la corda e mirò: non poteva sbagliare, non doveva sbagliare. Scoccò la freccia che in una frazione di secondo colpì Skorpion ferendolo ad una spalla, non in modo serio, ma sufficiente da fargli allentare la presa sul collo di Orion. Imprecò dal dolore e si voltò in cerca di chi aveva osato scagliargli contro una freccia: la cosa gli fu fatale poiché Orion, riuscito a liberare le proprie gambe, piantò entrambi i piedi nell’addome del nemico e spinse con tutta la forza che aveva in corpo. Questi perse l’equilibrio e, fatti pochi passi indietro, precipitò giù dall’alto muro del Castello, finendo nel dirupo sottostante, scomparendo fra la nebbia fino a che nulla si udì più.
Era finita, stavolta era finita sul serio. Il Re usurpatore Kipsoron, in realtà il fuorilegge Skorpion, apparteneva al passato. Ora era così.
Orion si tirò su lentamente, ancora tossiva leggermente, ma era salvo, seppur con qualche graffio e qualche ammaccatura. Si voltò verso la direzione da cui era stata scagliata la freccia provvidenziale e vide Melissa che si stava accasciando sulle gambe che proprio non la sostenevano più. Lui non credeva ai suoi occhi: era viva! Era viva! E lo erano pure tutti gli altri, compreso il Maestro, che stavano uscendo alla luce dell’Astro! Si mise in piedi incurante delle ferite e del dolore e, zoppicando, si mosse verso di loro, ancora incredulo di vederli in vita. Anche Melissa mosse qualche passo verso il ragazzo che le stava venendo incontro, ammaccato, sì, pure ferito, ma vivo e soprattutto pronto per salire sul trono di Hilon. Come furono l’uno davanti all’altra, senza dire una sola parola, si abbracciarono stretti, affogando nelle lacrime tutta la tensione che avevano accumulato.
Il Maestro Iersys guardava quella scena in silenzio, per la prima volta sentiva crescere la commozione dentro di sé, commozione che stava per fargli scendere una lacrima dagli occhi. Orion, il suo pupillo, quel ragazzino figlio del Generale Ireon, considerato figlio anche suo, aveva liberato Hilon ed era finalmente nelle condizioni di prenderne in mano il destino. Anche gli altri ragazzi si avvicinarono al Maestro in silenzio, sporchi di polvere e con qualche contusione, ma felici e quasi increduli nel vedere che la missione del loro amico era giunta al capolinea con successo.
“Credevo fossi rimasta sepolta sotto le macerie…” Orion finalmente riuscì a parlare.
“C’è mancato un soffio.” Rispose lei con un filo di voce. “Abbiamo visto dei cosi luminosi cadere a raffica verso il nostro rifugio, così il Maestro ci ha fatti uscire rapidamente. Siamo usciti giusto una manciata di secondi prima che uno di quei cosi ci colpisse.”
La strinse di nuovo a sé. “E tu lo sai che mi hai salvato la vita, vero?” Sorrise “E che hai salvato il destino di Hilon?” La sentì sobbalzare e tremare leggermente. “Sapevo che eri brava con arco e frecce, l’avevo intuito. Ti serviva solo un po’ più di fiducia in te stessa e un valido motivo.”
Furono raggiunti dal resto degli amici, felici come mai prima di vedere Orion trionfatore.
“Mi duole interrompere il vostro momento e la vostra gioia, ma qui c’è un trono che reclama il legittimo erede.” Iersys fece cenno al ragazzo di fare il suo ingresso nella sala del trono e prendere il posto a lui assegnato dalle stelle.
Raggiunsero la grande stanza, trovarono la corona, il medaglione e la Tavoletta Profetica adagiati sul cuscino del trono. “Questa ora appartiene a te.” Iersys prese la corona fra le mani presentandola al ragazzo. Lui invece raccolse la tavoletta.
“Kipsoron in realtà era Skorpion.” Mormorò.
“Cosa?!”
“Ha inscenato la sua morte per ricomparire sotto mentite spoglie e prendere il potere. Ci ha ingannati tutti.” Sfiorò con la mano le incisioni profetiche. “Sta tutto scritto qui: io e lui non potevamo coesistere. Al sorgere del Grande Cacciatore, lo Scorpione deve cedere il passo, poiché per natura i due sono opposti e per natura l’uno non può coesistere al fianco dell’altro.” La depositò sul cuscino. “Ora tocca a me. Devo farlo per onorare la memoria di mio padre e del mio unicorno.” Poi si voltò verso Iersys. “Maestro, date ordine di liberare tutti i prigionieri politici. Chi era contro il deposto Re, ora deve godere della libertà.”
“Sarà fatto.” Si inchinò al nuovo sovrano e fu per lui un grande onore eseguire il suo primo ordine.


Il giorno seguente spuntò all’orizzonte: l’Astro sorgeva lentamente ad Est e ben presto sarebbe sorta anche la nuova era di Hilon, quella guidata da Re Orion. Le donne stavano pian piano ritornando in libertà, molte di loro nutrivano sempre grossi timori poiché per troppo tempo erano state segregate, tenute all’oscuro di tutto e costrette a subire ogni sevizia possibile da parte del vecchio Re e dei suoi scagnozzi. Non sapevano neanche il destino dei loro figli, se erano vivi, se erano caduti in battaglia o se erano stati eliminati perché inutili ed in cuor loro speravano ardentemente di poterli riabbracciare prima o poi. Uomini di tutte le età poterono finalmente disfarsi delle armi, abbandonare l’esercito e dedicarsi di nuovo alle loro vecchie attività, riprendendo a vivere esattamente come facevano prima dell’ascesa al trono di quel tiranno. Solo in pochi decisero di restare in ambito militare, coloro che già da prima avevano dedicato la loro vita alla difesa di Hilon. Tutto insomma stava tornando alla normalità, certo, di tempo ce ne sarebbe voluto tantissimo, ma poco alla volta, passo dopo passo ogni cosa avrebbe ripreso il suo posto.
Il primo segnale di rinascita sarebbe stato l’incoronazione del nuovo legittimo Re: avrebbe avuto luogo la sera di quello stesso giorno ed ognuno si stava adoperando al massimo perché tutto fosse pronto per l’ora stabilita. Orion si trovava nei nuovi appartamenti reali, aveva appena indossato l’abito per l’incoronazione. Guardandosi allo specchio, quasi stentava a riconoscersi: era vestito di bianco, colore che rimandava alla saggezza, portava al collo il medaglione con il Roumnos, la pietra rossa simbolo di coraggio e fra poco le sue mani avrebbero stretto lo scettro di Hilon, cioè la giustizia. Sulla sua testa sarebbe poi calata la corona, simbolo del potere per antonomasia, eppure nel suo cuore c’era il vuoto invece della gioia di aver finalmente sconfitto il male.

Tutto si è compiuto, ogni cosa è al suo posto,
compreso me che le stelle hanno designato Re.
Adesso capisco il significato di quella visione,
è stata l’ultima cosa che ho visto prima che
Somasur mi catapultasse sul Pianeta d’Acqua.
Ero io, dunque, quell’uomo vestito di bianco.
Eppure…..
Eppure rinuncerei a tutto pur di riavere accanto mio padre.
Potrò rivedere Melissa e costruire assieme a lei il mio futuro,
so che accadrà, perché io lo voglio, lo desidero con tutto me stesso.
Ma non ho il potere di riportare in vita le persone.
Padre, per Voi e per il fedele Mavros
Hilon risorgerà e…..

Uno strano rumore proveniente dalla porta bloccò il suo fiume di pensieri: chi poteva mai esserci al di là della soglia della sua regale stanza? Si avvicinò con passo deciso, strinse in mano l’elsa della spada che poco prima aveva depositato sulla grande poltrona, afferrò la maniglia ed aprì di scatto. Orion cadde rovinosamente a terra, sbattendo il fondo schiena sul pavimento, mentre un grosso muso nero lo travolgeva festosamente come fosse un cane. “Ma che…..” Afferrò fra le mani qualunque cosa fosse per sincerarsene. “Mavros?!” Riconobbe il suo unicorno che credeva morto. “Mavros, sei davvero tu?!” Abbracciò l’animale che continuava imperterrito a leccarlo proprio come fosse un segugio. “Credevo ti avessero fatto del male…” Strinse forte l’animale, ben felice di rivederlo in vita.
“Ti preoccupi solo di lui, figliolo?”
Orion balzò in piedi, incredulo. “Padre…” Si portò davanti al genitore ritrovato, con gli occhi lucidi. “Credevo che quell’infame….”
“Oh, beh, probabilmente gli servivo vivo.” Accolse il figlio fra le braccia e lo strinse forte. “Perdonami, Orion, non sono stato capace di difendermi come avrei voluto e anche Mavros ha corso grossi rischi per causa mia. Quando ci siamo diretti alla cima dell’Ifasteios, qualche scagnozzo ci aveva tenuti d’occhio, seguendoci e riferendo al Re il luogo in cui ci trovavamo. Poco dopo siamo stati attaccati da un numero consistente di soldati, erano troppi e nonostante tutta la nostra buona volontà, ci hanno sopraffatti. Ero ferito e più di tanto non riuscivo a difendermi. Siamo stati rinchiusi nelle segrete, hanno tentato di scoprire il tuo nascondiglio torturandomi a dovere, ma non ho parlato, la mia lunga esperienza militare mi ha forgiato a dovere. E poi sapevo che avresti avuto la meglio contro quel tiranno, liberando tutti i suoi oppositori. Quando il Maestro ha aperto la cella in cui ero detenuto ho capito immediatamente che la tua stella era sorta all’orizzonte.” Gli mise le mani sulle spalle. “Sono orgoglioso di te, figlio mio.”

 

C’era gente dappertutto, sopraggiunta da ogni parte di Hilon con mezzi più o meno di fortuna. La situazione era ancora estremamente difficile, tuttavia nessuno voleva mancare alla cerimonia di insediamento del nuovo Re, colui che aveva liberato Hilon da un despota assetato di potere che era stato in grado di ridurre allo stremo milioni di cittadini nel giro di pochi anni. In prossimità del punto focale in cui Orion avrebbe ricevuto l’investitura ufficiale, era stato posizionato un palco d’onore sui cui banchi sedevano gli ospiti illustri provenienti dal Pianeta d’Acqua. Nessuno ebbe da ridire per la presenza di alieni, erano amici del Re e gli erano stati di grande aiuto nel compimento della sua missione. Si trovavano in una posizione privilegiata, assieme al Generale Ireon, agli altri Grandi Generali, al Maestro Iersys e i Maestri d’Armi di Hilon. Dalla parte opposta sedevano i rappresentanti delle alte cariche religiose e delle grandi famiglie del pianeta, mentre la popolazione si era sistemata ordinatamente nello spazio circostante. Nello sguardo di tutti brillava la speranza assieme alla certezza di una imminente rinascita. Sì, ora era possibile perché le stelle non sbagliavano mai, non avevano mai indicato nessuno che fosse stato indegno di ricoprire un ruolo così importante. Orion era il predestinato, non vi erano dubbi perché il simbolo presente sulla sua spalla ne era la garanzia e la prova inconfutabile.
Ed eccolo: come il nuovo Re vestito di bianco comparve dalla buia porta del Castello, l’aria fu invasa dalle grida festanti dei presenti, dalle acclamazioni e dagli applausi. Prese a salire i dieci gradini, dieci come il numero delle macroregioni in cui era suddiviso il pianeta, con passo deciso, nonostante la grandissima pressione che sentiva addosso. Le condizioni di quelle terre erano disastrose e c’erano aspettative enormi su di lui: sarebbe davvero stato in grado di far risorgere Hilon dalle ceneri come una fenice? Qualche piccolo dubbio ce l’aveva, in fondo lui non aveva mai fatto altro che combattere ed ubbidire agli ordini dei superiori. C’era però la voglia di ricominciare, la vedeva dappertutto, specialmente nello sguardo degli Hiloniani giunti da ogni angolo del pianeta e questo gli dava la certezza di non essere solo nell’impresa.  Immerso nei pensieri, quasi senza rendersene conto arrivò di fronte al trono su cui stava la corona, adagiata su un prezioso cuscino rosso. Diede una sfuggente occhiata all’oggetto simbolo del potere, poi si voltò verso il palco dove stavano i suoi amici, incollando i suoi occhi in quelli di Melissa. Era fiera di lui, tuttavia stava vivendo quegli attimi solenni con l’angoscia di un imminente addio: lei si rendeva conto perfettamente che Hilon aveva bisogno di Orion e che se Orion aveva deciso di tornare lì, avrebbe detto addio alla Terra e forse anche a lei. Nella mente del ragazzo passarono tutti i ricordi di ciò che aveva vissuto in sua compagnia, come fossero state le immagini di un film, ricordi meravigliosi e indelebili. Le sorrise, poi la sua attenzione fu richiamata dall’avvicinarsi del Gran Maestro Cerimoniere del Palazzo di Hilon che lo invitò ad inginocchiarsi di fronte al trono. Orion così fece e chinò la testa.
“Nel nome delle stelle e di Somasur, Madre Luce dell’oscurità, io nomino te, Orion, Re di Hilon, seguendo il loro volere, perché tu possa essere la guida illuminata di una popolazione a te affidata e che grazie a te potrà risorgere.” Pronunciata questa formula, la corona calò sulla testa del nuovo Re fra le acclamazioni di una folla sconfinata.
Melissa non riuscì più a trattenere le lacrime, era felice e allo stesso tempo distrutta, nonostante ciò sapeva che se non avesse mai avuto l’opportunità di incontrare un ragazzo come lui, sarebbe stato molto, molto peggio.
Pochi secondi dopo Orion si alzò e si voltò verso il popolo festante, si tolse la corona e, tenendola fra le mani, la porse verso di esso che fece silenzio all’istante, non capendo il senso di tale gesto.
“Gente di Hilon, le stelle mi hanno scelto quale vostra guida per il futuro ed io farò quello che sarà in mio potere perché il nostro amato pianeta risorga dalle ceneri. Io credo fermamente in voi, in ognuno di voi e in ognuno di noi. Noi possiamo essere i fautori del nostro destino e del nostro futuro: se noi vogliamo, Hilon tornerà a splendere e noi, tutti assieme, lo dobbiamo a coloro che hanno perso la vita, la libertà e la dignità. Questa corona è vostra perché voi siete il futuro i Hilon e la speranza che vedo nei vostri occhi sarà il motore della rinascita.”
Scoppiò un applauso lungo e fragoroso: era in assoluto la prima volta che un Re offriva la sua corona al popolo, donandogli la sovranità assoluta. I festeggiamenti si protrassero per tutta la notte, poi, allo spuntare del nuovo giorno, il lento cammino per tornare alla normalità prese il via. Sotto la supervisione di Orion e di un nutrito gruppo di persone fidate, ognuno in base alle proprie capacità, si adoperò per rimuover macerie, estirpare erbe infestanti o arbusti morti, ricavandone legname e combustibili; le case, le attività lavorative e ricreative riaprirono i battenti, le pareti furono tinteggiate e ogni cosa stava finalmente tronando al suo posto, grazie anche alla tecnologia avanzata e a sofisticati sistemi di lavoro.
C’era solo un’ultima cosa da fare, forse la più difficile: i ragazzi del Pianeta d’Acqua dovevano tornare a casa. La nave spaziale era pronta per il decollo, l’equipaggio attendeva solo l’ordine del Re e poi avrebbero preso il volo per raggiungere le stelle.
“Manuel.” Orion salutò per primo colui con il quale aveva avuto grossi dissapori per più di un motivo. “Scusami se non ti ho detto nulla su Hilon.”
“E’ acqua passata, fratello. Io ora sono felice perché so che la vita extraterrestre esiste ed ho messo piede su un pianeta alieno: tutto questo va ben oltre le mie aspettative.” Si abbracciarono.
“Grazie…. E grazie anche a te, Teresa.” Abbracciò anche la ragazza.
Poi venne il turno di Simone, Noemi che si era trovata in mezzo ad un’assurda situazione, Nico, Eva, Giulio e Cierre.“Ehi, io non mi sono dimenticato la promessa, signor Presidente della Lega Calcio di Hilon. Mi dia il tempo di rimettere tutto in sesto e poi costruiremo stadi e campi da calcio e lei dovrà fare il sacrificio di tornare qua per spiegare le regole del gioco a tutti quanti. Intesi?”
“Sei un grande, Orion!!” Lo abbracciò. “Sono talmente felice che ti regalerei il mio pallone del Real Madrid, ma…”
“No, Cierre, è tuo e devi tenertelo. So quanto ci tieni e so quanto sarebbe difficile per te separarti da lui.” Lo sapeva eccome, perché ora restava solo da salutare Melissa.
Erano l’uno davanti all’altra, nessuno aveva il coraggio di dire una sola parola poiché l’emozione era enorme.
“Non credere….” La voce di Orion tremava. “Non credere che sia facile per me vederti partire.” Prese le mani della ragazza fra le sue. “Se ho fatto questa scelta, l’ho fatto anche per te: se quell’infame fosse giunto sulla Terra sarebbe stata una catastrofe, tu hai visto come ha ridotto Hilon…” Attese un cenno di assenso, poi la prima lacrima scese lungo il viso di lei. “Io adesso devo stare qui ad aiutare gli Hiloniani a risollevarsi e non appena tutto sarà tornato alla normalità, interrogherò le stelle per individuare il mio successore e tornerò da te. Te lo giuro.” Mise la mano sul cuore. “Mi aspetterai?”
Lei scoppiò a piangere, cercando e trovando rifugio fra le braccia di Orion. “Mi mancherai, amore mio, mi mancherai da morire….”
“Ogni sera io guarderò Somasur e tu guarderai la Luna: per me sarà come specchiarmi nei tuoi occhi.”
Gli altri iniziarono a salire a bordo della navicella, capivano di dover lascare da soli i due innamorati che non si sarebbero più visti per chissà quanto tempo. Orion affondò il viso fra i capelli di Melissa, era il Re e non poteva farsi vedere piangere dal popolo, un’assurda legge del cerimoniale glielo impediva, ma era impossibile trattenere le lacrime in quel frangente. Restarono abbracciati per lunghi minuti, troppo brevi però per entrambi.
“E’ ora, amore mio.” La allontanò a fatica dal suo corpo. “Tornerò presto, te lo prometto.” Prese la faccia fra le mani e la baciò a lungo. Poi, sempre con gli occhi gonfi di lacrime, la invitò a salire a bordo della navetta spaziale. Melissa non avrebbe mai voluto fare quei passi da sola, se lui non fosse stato il Re l’avrebbe seguita sul suo pianeta.

Il portellone si chiuse, i motori si accesero e all’ordine del Comandante di Missione, il velivolo si alzò dal suolo prendendo lentamente quota. Melissa teneva lo sguardo incollato al finestrino, Orion la fissava ininterrottamente per quegli ultimi secondi, poi le lanciò un bacio, dopodiché restò immobile a guardare quel puntino luminoso scomparire fra le stelle.

 

 

Termina qui la nostra avventura sospesa fra la Terra ed un ipotetico pianeta Hilon sperduto da qualche parte nell’universo. Gli alieni esistono? Io non posso dirlo con certezza, ma ritengo che, considerando la vastità dell’universo, qualche pianeta abitato possa esserci davvero. Purtroppo le abissali distante fra il nostro Sole e le altre stelle ci rendono impossibile qualsiasi contatto, almeno con la nostra tecnologia. In futuro chissà…. Qualcuno sostiene che loro siano già fra noi: voi che ne pensate?




E’ sempre difficile scrivere la parola “Fine” ad una storia, ma prima o poi deve accadere. In questa ho messo molto di personale e sotto certi aspetti è stata una mio piccolo sfogo per una brutta situazione che per fortuna mi sono lasciata alle spalle.
Permettetemi di rigraziarVi tutti, lettori silenziosi inclusi, e in particolare i recensori che con le loro parole sono il motore che spinge ogni autore ad andare avanti e a migliorarsi giorno dopo giorno.
Grazie davvero.
Termino qui, altrimenti la cosa si fa troppo lunga, augurandovi buone vacanze e dandovi appuntamento a data da destinarsi, come si usa dire. Non ho long in mente adesso, solo poesie e cose brevi, confido nell’estate e nelle letture sotto l’ombrellone per nuove idee.

Un abbraccio
La Luna Nera

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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