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Autore: Midan86    26/06/2018    2 recensioni
Dopo le dichiarazioni di Tom Hifddleston e Tom Holland sul fatto di aver guardato la partita dell'Inghilterra insieme, in pigiama, nella loto stanza d'albergo, beh, era doveroso scriverci due righe sopra. Ho inserito alcuni pensieri che avevo su Tom Hiddleston già da tempo, e queste dichiarazioni mi hanno dato modo di poterle scrivere. Speri apprezziate
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altri, Tom Hiddleston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tom stava preparando le valigie, il giorno dopo sarebbe dovuto partire per Seattle, dove lo attendeva l'Ace Comic Con. Aveva già partecipati a molti di questi eventi, ma ogni volta sembrava la prima, mille dubbi e ansie lo preoccupavano. Sarebe stato all'altezza? Avrebbe saputo rispondere correttamente a tutte le domande? Per quanto fosse consapevole di aver acquisito popolarità e consensi tra il pubblico, creandosi annche un fandom tutto suo, non poteva fare a meno di sentirsi in ansia per paura di non farcela.
Il giorno prima lo aveva contatto il suo agente, il quale gli aveva detto che sarebbe partito insieme ad un altro membro del cast, visto che vivevano nella stessa città. Sul momento non capì di chi potesse trattarsi, ma riflettendoci, era aabbastanza evidente. Quando l'agente fece il nome di Tom Hiddleston, questo ebbe un piccolo sussulto. I due si erano già conosciuti mesi prima durante una delle Premiere per Avengers: Infinity War. Era la prima volta che si vedevano nonostante vivessero nello stesso posto. Per Tom fu un'esperienza eccezionale, quella. Ebbe modo di stare insieme a tanti attori straordinari per i quali provava una forte stima. Con Rober Downy Jr aveva creato un bellissimo rapporto,vedeva in lui un maestro, un mentore, proprio come il personaggio che interpretava. Era stato fantastico lavorare con lui e ne aveva tratto grandi insegnamenti. Ma chi restò più impresso nella sua mente fu proprio Tom Hiddleston. Con lui aveva sentito fin da subito un feeling particolare, un senso di appartenenza. Certo, erano entrambi inglesi e forse questo li avvantaggiava, ma in realtà anche altri lo erano, come Benedict Cumberbatch, che aveva conosciuto nello stesso giorno. Eppure era diverso. Con Tom aveva stretto un ottimo rapporto, come se si fossero trovati dopo tanto tempo.Si erano perfino scambiati i numeri di cellulari, ma non aveva mai avuto il coraggio di farsi sentire per primo. Era timoroso di sembrare immaturo ai suoi occhi. Dopotutto la differenza di età era molta e questo, a volte, lo metteva a disagio. Ma l'atro Tom non si faceva gli stessi problemi, infatti era lui a chiamarlo di tanto in tanto per sincerarsi che tutto fosse a posto. Vedere il suo nome apparire sullo schermo, lo faceva sempre emozionare. Ad ogni chiamata, però, cercava di essere composto e distaccato per non dare l'impressione di essere una sorta di fan boy eccitato. Tom, come tutti i ventenni, era ancora un po' insicuro per quanto riguardava le relazioni interpersonali, che fossero di tipo romantico o di semplice amicizia.
Ora, aver saputo che si sarebbero rivisti e che avrebbero addirittura fatto il viaggio insieme gli metteva addosso un enorme eccitazione mista ad ansia.
Chiuse l'ultima valigia poi sbuffò stanco e si sedette sul letto. Ormai era sera e mancava davvero poco alla partenza.
Il giorno dopo, Tom arrivò all'aeroporto insieme al suo agente. Vide subito Tom, in lontananza, insieme ai suoi agenti. Non potè fare a meno di sorridere, Era questa la sensazione che provava ogni volta che lo vedeva. D'altro canto, il Tom più adulto ebbe la stessa identica reazione. Spalancò le braccia e strinse il suo giovane omonimo in un forte abbraccio. Tom gli diede delle pacche sulla schiena. Si sentiva quasi affondare, stare tra le sue braccia lo faceva sentire ancora più piccolo. Tom Hiddleston con i suoi 188 cm sembrava un gigante in confronto a lui, Questo, però, non lo metteva a disagio, bensì lo divertiva.
Presero posto sull'aereo e i due Tom, ovviamente, decisero di sedersi accanto. Il viaggio sarebbe stato lungo e stressante, avrebbero dovuto passare il tempo in qualche modo. Le ore passarono e avevano già guardato due film e ascoltato un intero album discografico. Avevano scoperto di avere perfino gli stessi gusti musicali e questo aveva mandato in estatsi Tom. Parlarono del più e del meno, si raccontarono alcuni aneddoti succesi nell'ultimo periodo e il Tom più adulto gli diede ancora degli ottimi conisgli. Tom ascoltava tutto con estremo interesse, sapeva che poteva essere una grande fonte di ispirazione e apprendimento. Inoltre Tom Hiddleston era noto per la sua grande intelligenza e cultura, perciò era davvero esaltante, per lui, starlo ad ascoltare. Oltretutto la sua voce era sempre così calma e rilassante. Finalmente atterrarono e il jet leg si fece subito sentire. Il fuso orario li aveva scombinati.
In albergo, ad attenderli, c'erano altri due membri del cast: Sebastian Stan ed Anthony Mackie. Il duo più irriverente di tutti. Tom li conosceva bene, ormai. Non perdevano occasione di sfotterlo appena possibile, anche se tutto era ovviamente fatto in toni scherzosi e amichevoli, non era facile per lui non prenderla a male e restare calmo. Ma ormai aveva capito il loro giocoe aveva imparato ad accettarlo. Lo accolsero nel loro solito modo, con colpetti e buffetti tra battute sarcastiche. Non certo un saluto affettuoso come era stato quello dell'altro Tom. Finiti i saluti, i due omonimi si diressero nelle loro stanze: "La guardiamao insieme domani mattina la partita?" chiese il Tom più maturo. L'altro restò perplesso, non si aspettava minimanente un invito di questo tipo, ma senza pensarci rispose: "certo". Cercò di mantenere un'espressione più contenuta possibile, ma in realtà dentro si sentiva parecchio agitato. "Però sarà alle 5, sai il fuso orario...". Rispose l'adulto divertito, sapendo di aver appena detto una cosa molto sconvolgente. "Oh, cavoli, beh sì tanto non credo chiuderò occhio stanotte. Probabilmente tirerò dritto fino alle 5". Il ragazzo sorrise distogliendo lo sguardo. "Sì, ma sai che domani c'è il panel, devi mantenerti sveglio e riposato". Il Tom più adulto senbrava preoccupato. "Tranquillo, ci sono abituato. Poi sono giovane, ho abbastanza energia", rispose Tom con noncuranza. Ma un secondo dopo si accorse della trerribile gaffe e fu colto da un'improvviso e forte imbarazzo. "Cioè, non volevo dire che..." "Tranquillo, ormai è chiaro: siamo il vecchio e il giovane Tom" L'uomo si sistemò bene gli occhiali sul naso e poi sorrise. "Sì, ma tu non sei vecchio. Voglio dire allora quelli che hanno 80 anni cosa sono?" Continuò il giovane. Sapeva di aver detto probabilmente un'altra stupidaggine ma non riusciva più a riprendersi, l'agitazione era troppa. L'idea di risultare stupido e immaturo davanti a lui lo aveva mandato nel pallone. "Certo, non tutti i 37enni sono affascinanti come me" Disse sarcastico Hiddleston. Si voltò verso Tom e poi gli lanciò un'occhiata ammiccante, e quando vide l'imbarazzo del ragazzo scoppiò a ridere. "Dai, andiamo.Buonanotte, Tom". E il giovane rispose "'notte, Tom". Il fatto di avere lo stesso nome era sempre fonte di gioco e ironia.
Quella stessa sera, il ragazzo non riuscì a chiudere occhio. Vagonate di pensieri attraversavano la sua mente, gli sembrava di avere un vortice nella testa. Sentiva perfino il respiro pesante e il battito accelerato. Ripensava al viaggio in aereo, alle piccole scoperte sui loro stessi interessi, a quante cose Tom gli avesse insegnato, ma soprattutto a quell'invito. Non capiva perché lo rendesse così nervoso.Ormai si conoscevano abbastanza per definirsi amici, e tra amici è norma guardare le partite insieme, eppure tutto questo lo rendeva nervoso. Così nervoso da non farlo dormire veramente.
Erano ormail 5.13 del 23 Giugno,quando sentì bussare. Il suono era ovattato e non si rendeva conto di cosa fosse realmente. era in dormiveglia, gli occhi pesanti e la testa vuota. La porta si aprì e qualcuno si avvicinò al suo letto. Sentì qualcosa che lo mosse poi una voce. Non riusciva nemmeno a distinguere le parole. "om... OM.. TOM!" Il giovane si accorse che accanto a lui c'era proprio il suo omonimo.Si mise seduto sul letto e si strofinò gli occhi ripetutamente, la bocca era ancora impastata. "Scusami...scusami, io mi sono.." "Appena addormentato?" Continuò l'uomo la sua frase. Il ragazzo aveva i capelli stropicciati e sicuramente il suo aspetto non doveva esseredei migliori. "No, più che addormentato, mi sento come in coma". "Ho visto che non venivi, così sono venuto io a controllare se stessi dormendo. Se non ce la fai me la vedrò da solo la partita, non preoccuparti". La sua voce era sempre rilassante e questo non lo aiutava certo a farlo restare concentrato. "No, arrivo, è che sono ancora in pigiama" rispose Tom, che alzandolo sguardo si accorse che l'altro era vestito in abbigliamento intimo-Infatti indossava solo canottiera e boxer. Questo lo fece sussultare e di colpo si sentì più sveglio che mai. Non capiva perché la cosa lo mettesse tanto in imbarazzo. Erano entrambi uomini e non aveva nemmeno mai considerato Tom Hiddleston tanto attraente, non come il suo adorato Chris Hemworth. Ma il Tom più maturo sembrava comunque avere una certa dote nelle parti basse. "Allora sei sicuro di voler venire?" gli chiese un'ultima volta l'adulto. "Sì, certo, siamo gli unici inglesi, qui. Dobbiamo tifare per il nostro paese". Tom rise sommessamente. "A dire il vero non siamo proprio gli unici. C'è anche Paul (Bettany) ma lui ed Elizabeth (Olsen) sono in un altro albergo". Rispose l'altro Tom. Il ragazzo sembrava stupito, effettivamente non aveva idea che ci fossero anche loro. "Ma per quale motivo non mi dicono mai niente di niente?" Il suo omonimo più adulto lo guardò sorridendo, poi allungò la mano e la passò sulla testa del giovane, arruffandigli i capelli con una bella carezza energica, come se non fossero già abbastanza spettinati. "Dai, vieni". Con un ultimo sorriso gli fece cenno con la testa di dirigersi nella sua camera. Il giovane Tom pensò di aver visto sorgere il sole, ma fuori era ancora buio.
Quando entrarono nella stanza, Tom si accorse di quanto fosse più grande e lussuosa della sua, ma soprattutto estremamente ordinata. Non era certo offeso per questo. Sapeva che gli attori con una maggiore età ed esperienza lavorativa alle spalle, avevano diritto non solo ad un compenso più alto, ma anche ad altri privilegi. Di certo non era questo che lui voleva, pensava di essere già abbastanza fortunato ad essere riuscito ad entrare in un cast stellare come quello della Marvel.
"Allora, mettiti pure comodo, intanto ti faccio una tazza di buon thé inglese, credo ne abbia bisogno", Tom Hiddleston gli rivolse sempre il solito soriso gentile. Il giovane restava incantato ogni volta, adorava il suo carattere generoso e ospitale. Lo era con tutti, era nella sua indole. Il suo omonimo era di animo gentile e si sforzava d sorridere sempre anche quando era troppo stanco. "Grazie, hai portato del thé fino qui a Seattle?" Chiese il ragazzo. Questa cosa lo divertiva da matti. "Ovvio, hai mai bevuto del buon thé in America?" rispose ironico l'adulto. "Inglese fino al midollo". Gli fece eco il giovane che nel frattempo si sedette su un grande divano a penisola. "Dobbiamo andare fieri di quello che siamo e da dove veniamo. Siamo pochi inglesi in mezzo ad un mare di americani, bisogna portare avanti le nostre tradizioni ed esserne orgogliosi. Sto parlando proprio come un vecchio, vero?" L'uomo rise tra sé e sé. "No, sono perfettamente d'accordo con te, anche se mi piace scoprire altri luoghi e altre tradizioni, non dimentico da dove vengo". "E fai bene, è importante conoscere e capire anche altre culture, ci possono insegnare molto, soprattutto ad aprire la mente. Infatti cerco di assimilare sempre il più posibile ogni volta che viaggio, mi ritengo molto fortunato a poterlo fare. Però vedi, non riesco a rinunciare al mio thé, e adesso iniziamo a supportare l'Inghilterra". Rispose con tono pacato ma serio l'adulto mentre si sedeva anche lui. Il ragazzo prese il telecomando dell'enorme tv al plasma appesa sul muro della stanza, ma l'uomo lo fermò. "No, non la vediamo lì, siamo in America Tom, qui non trasmettono la World Cup, e poi non ho mica l'abbonamento. C'è l'Ipad, ti dispiace?" Gli mostrò il tablet che si accese sulla partita già iniziata ormai da circa 20 minuti. "Oh, no va bene, io ci guardo un sacco di roba sull'Ipad" sorrise nervosamente il ragazzo. "Ovviamente,voi giovani ormai credo utiliazziate solo questi: Social, internet, ci fate un sacco di cose...". Tom si sentì in imbarazzo, pensava di sembrare proprio il classico ragazzino sempre attaccato ai social, ed era proprio quello che non voleva  trasmettere. "Però ormai mi ci sono fissato anche io. Insomma sono terribilmente comodi. Puoi portarli ovunque, ci puoi scrivere e ci guardi un sacco di roba. Adoro la tecnologia". L'uomo guardava verso il ragazzo, aveva capito che forse si sentva a disagio per la situazione, così cerco di sdrammatizzare ammettendo che in fondo, anche lui, apprezzava la mania degli smartphone e tablet come i ragazzini. "Voglio fare la parte di quello adulto e maturo, ma in realtà ho ancora un lato molto adolescente". Continuo Hiddleston. I due si guardarono e risero. Tom non riusciva a mantenere un contatto visivo con lui per più di due secondi, era una cosa che lo metteva a disagio. Ma ancora non riusciva a capirne il motivo.
I due guardarono la partita tra una chiacchiera e l'altra, l'Inghilterra era già in vantaggio di 4 gol e ormai si poteva già definire chiusa. Alla fine del primo tempo, Il Tom più adulto si alzò per andare in bagno. Il ragazzo ne approfittò per dare uno sguardo sul suo smartphone e scorrere la pagina di Instagram, non voleva farlo in presenza dell'amico, ma l'uomo fu più veloce del previsto e lo sorprese con il cellulare in mano. "Ci sono novità?" disse in tono scherzoso. Tom mise via di corsa il cellulare "A dire il vero, stavo solo controllando che non ci fossero chiamate perse", aveva mentito ma era più forte di lui. "Guarda che non mi importa se stai sui social, è una cosa normale al giorno d'oggi, anzi, sarei molto più stupito se non ne avessi nemmeno uno". Lo tranquillizzò l'uomo. Tom guardò in basso, poi si ricordò che il suo omonimo aveva un account Twitter che non usava più da molto tempo. "Ma a quanto pare a te non piacciono, non usi più Twitter, giusto?" L'altro guardò un attimo a terra, poi di nuovo incrociò gli occhi del ragazzo. "No, sarà almeno un anno. Ho deciso di ritirarmi dalla vita social. In effetti è un periodo particolare per me, cerco di sfuggire ovunque e da chiunque". Sembrava malinconico e pensieroso. Tom lo scrutava, sarebbe voluto entrare nella sua testa per capire cosa lo avesse reso di colpo triste. Effettivamente anche l'ultima volta che si erano visti, il ragazzo aveva avuto l'impressione che il collega fosse giù di morale, nonostante si sforzasse di ridere sempre. gli occhi però non mentivano, gli occhi di Tom Hiddleston erano perennemente malinconici. Cercò quindi di sviare il discorso e rendere meno pesante l'atmosfera. "Sai, è stato un peccato non aver potuto recitare insieme, insomma... Loki e Peter non si incontreranno mai". Non aveva idea del perché avesse tirato fuori questo argomento, ma non gli veniva nessun'altra argomentazione, al momento, Il Tom più adulto rise: "hai ragione, ma non credo che a Loki sarebbe andato a genio un tipo petulante e logorroico come Spiderman, sai, troppo simili..." Sorrise sarcasticamente, poi continuò "Lo avrebbe sicuranmente ucciso, o come minimo, lo avrebbe fatto inginocchiare". Si mise una mano davanti alla bocca e rise compiaciuto, lanciando anche un'occhiata di sfida al giovane amico. Questo rise nervosamente, aveva appena immaginato qualcosa di particolarmente imbatrazzante, ma non voleva farlo capire al collega, e non aveva idea se il doppiosenso fosse voluto o meno. "E credi che Peter lo farebbe?". "Questo dovresti saperlo tu" rispose l'uomo. "Secondo me invece andrebbero d'accordo, sarebbe dovertente vedere una dinamica tra loro due, ne uscirebbe un bel siparietto comico".I due risero.
"Mi sarebbe piaciuto lavorare di nuovo con Hemsworth, insomma cavolo, lui è un vero dio". Il Tom più maturo scoppiò in una sonora risata. "Non posso darti torto, ecco perché lui interpreta Thor e io Loki". Poi si girò verso il giovane e divenne serio: "Ti piace Chris?". Tom rimase in silenzio, quella domanda lo aveva spiazzato, e non sapeva se rispondere seriamente o scherzarci sopra. "Beh, è figo, insomma, chi non trova figo Chris. Ed è anche bravo...". Non aveva mai avuto problemi a rivelare la sua ammirazione per la prestanza fisica del collega, perfino davanti le telecamere non aveva esitato, eppure con Tom era diverso, non riusciva ad essere particolarmente loquace ed espansivo. L'adulto lo guardò ancora: "Non devi vergognarti o aver paura di essere te stesso. Hai appena vent'anni e il mondo nelle tue mani, i tempi sono cambiati e puoi decidere da subito chi essere. Non nasconderti dietro le tue insicurezzeo la paura di non essere accettato. La felicità è la cosa più importante nella vita di una persona, ma troppe volte la diamo per scontata. I soldi, la carriera, la popolarità molto spesso offuscano il giudizio di noi star e la nostra concezione di felicità. Pensiamo di essere invincibili e grandiosi ma... alla fine se ti volti per un istante, non vedrai nessuno dietro di te. Tante volte finisci con l'essere solo perché per troppo tempo hai messo da parte una delle cose più  importanti: l'amore. E capisco se ora ti sembrerà un discorso banale, ma ad un certo punto della tua vita inizierai a sentirne il bisogno, e non lasciare che poi sia troppo tardi". Tom era colpito, non capiva perfettamente il senso di quel discorso, stavano soltanto parlando di una cosa superficiale eppure l'amico si era addentrato in un dialogo molto più complesso ed emotivo, "Io non penso sia banale, anzi, sono d'accordo con quello che dici. Vivo in una famiglia numerosa, i miei genitori sono sempre stati uniti, conosco i valori come l'amore, il rispetto e la famiglia e penso siano più importanti di qualsiasi altra cosa". Rispose umilmente il giovane. L'adulto gli diede una pacca amorevole sulla spalla, era contento che quel ragazzo avesse la testa sulle spalle nonostante la fama che aveva ottenuto negli ultimi due anni. "Non commettere il mio errore".Tom lo guardò perplesso, voleva ferocemente capire di quale errore stesse parlando. Ormai aveva capito che qualcosa nella vita del suo collega, lo tormentava, ma aveva paura di chiederlo. Non voleva essere invadente o risultare maleducato, ma la curiosità lo divorava. "Spero che vada tutto bene." Non era riuscito a trovare altro, sperava che in questo modo il collega si confidasse, ma l'uomo restò in silenzio, allora si decise ad ammetterlo: "Ho sempre trovato che Chris fosse sexy, da quando abbiamo lavorato insieme a Heart of the Sea. Mi ha dato anche lui un sacco di consigli, ed è stato molto carino con me, probabilmente mi sono preso una cotta per lui da quel periodo" Tom scoppiò in una risatina nervosa, sperava di non aver fatto la figura dello stupido o di non aver suscitato troppo scalpore nell'amico. L'adulto alzò finalmente lo sguardo e si voltò verso di lui: "Mi ha parlato di te, di quando avete lavorato insieme a quel film e mi ha detto quanto fossi serio e maturo per la tua età e che ha messo anche una buona parola per il tuo ruolo". Tom si sentì di nuovo a disagio, ora addirittura stava passando per un raccomandato? "E devo dire che sei stato un'ottima scelta, perché sei in gamba davvero, non potevano scegliere un Peter Parker migliore di te" Continuò l'adulto. Cadde un leggero silenzio, poi riprese: "Chris è meraviglioso, un amorevole padre e un marito eccezionale, Elsa è davvero molto fortunata". Quelle parole confusero Tom, cosa voleva dire? " So che voi siete molto amici, immagino sia normale dopo tanti anni di lavoro insieme". Il ragazzo cercò di aprirsi un varco tra i segreti più reconditi del collega, e provare a capire se fosse successo qualcosa tra i due, il suo piano sembrò funzionare. "Io e Chris eravamo molto amici. Ora... beh, lo siamo ancora ma, le cose sono un po' cambiate adesso". Di nuovo il suo sguardo diventò triste e iniziò a torturarsi le mani, senbrava molto nervoso e questo Tom lo aveva capito. "Vedi, io ho fatto l'errore di essere me stesso". Confidò Hiddleston. Il giovane restò di sasso. Proprio lui solo qualche istante prima gli aveva consigliato di essere sempre stessi, e ora sembrava rimangiarselo. "Non fraintendere, lo so cosa ti ho appena detto, il fatto è che io lo sono stato troppo tardi e ne ho pagato il prezzo". Tom non sapeva più che pensare, era esasperato di queste confidenze fatte a singhiozzo, ora voleva sapere la verità, era il momento di buttare tutto fuori, ma non voleva proprio forzarlo."Davvero c'è un momento in cui è troppo tardi per essere se stessi?". Il Tom adulto lo guardò seriamente, il suo dolce e rassicurante sorriso era ormai sparito dal suo viso. "Forse non per tutti. Ma io... io ho confessato a Chris di amarlo. Un anno fa ormai, e quello è stato il motivo per il quale tutto è cambiato". L'uomo adagiò la schiena contro la base del divano e sospirò guardando il soffitto, Tom invece era chiaramente sconvolto da questa dichiarazione. Lui aveva sempre dato per scontato che Tom Hiddleston fosse un playboy, una sorta di Don Giovanni moderno. Sapeva che una marea di donne avrebbero fatto carte false per avere una sola notte di passione con lui, ma a quanto pare l'unico oggetto dei suoi desideri sembrava essere Chris Hemsworth, e chiaramente lui non aveva nulla di femminile.
Tom era seduto accanto al suo omonimo con la schiena un po' ricurva in avanti, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le dita delle mani incrociate. Fissava il suo pigiama rosa, quello che gli aveva regalato sua madre per fargli uno scherzo, al quale però era molto affezionato. Ovviamente non stava pensando al suo pigiama, la mente era da tutt'altra parte. Come sarebbe uscito da quell'imbarazzante situazione? Era veramente in difficoltà. Insomma, aveva saputo qualcosa di veramente scottante. un segreto indicibile, sapeva quanto fosse grossa la questione. Immaginava al tipo di reazione che avrebbero avuto la stampa e i vari social se avessero saputo una cosa simile. Tom conosceva benissimo i fandom, li frequentava e sapeva cosa la gente pensasse di ogni membro del cast. Conosceva anche la ship tra Tom e Chris, ma come molti, aveva sempre dato per scontato che fosse una fantasia dei fan, non avrebbe mai e poi mai immaginato che dietro le varie teorie complottistiche della gente su una loro possibile relazione, potesse nascondersi una mezza verità.
Adesso iniziava ad immaginare le reazioni, in molti casi positive, molte altre negative. Iniziò a pensare che forse dietro queste teorie, si nascondesse una verità per tutti. E c'era una ship alla quale era particolarmente affezionato, che lo aveva sempre incuriosito e ora ci pensava e ci pensava e si sentiva quasi impazzire. Possibile che anche loro...No, doveva togliersi dalla testa quell'assurda possibilità. Ma poi pensò che anche loro avevano una situazione molto simile a quella di Tom e Chris e allora di nuovo ci pensò. Si strofinò la faccia e restò a fissare il vuoto, doveva fare qualcosa, o meglio, dire qualcosa. Quel silenzio tombale stava durando troppo a lungo e non lo avrebbe sopportato ancora. Si voltò di colpo verso l'amico e tentò di dire qualcosa ma gli sembrava di avere la bocca paralizzata e la sua lingua non si muoveva. L'unica cosa che riusciva a fare era guardare negli occhi il suo omonimo. Di nuovo quegli occhi malinconici, perfino dietro gli occhiali si notava quanto fossero tristi. La luce del sole iniziò a cadere sul volto del Tom più adulto, stavolta il sole era sorto, era alto e gli illuminava perfettamente il viso. Fu allora che Tom si accorse di quanto fossero azzurri i suoi occhi, non era mai riuscito a vederli così bene, ed erano gli occhi più belli che avesse mai visto. Ora capì, finalmente, il perché non riuscisse a mantenere un contatto visivo con lui Si accorse anche di quanto pallida fosse la sua pelle e i capelli ramati sembravano luccicare. Quei riccioli selvaggi che cadevano sulla fronte erano follemente sensuali. Era questo il termine a cui ora pensava guardando Tom Hiddleston. Era bastato un maledeto raggio di sole per fargli vedere l'incantevole bellezza di quell'uomo longilineo ed elegante. Quel viso malinconico e distintamente inglese era diventato perfino più attraente dei muscoli prorompenti e australiani di Chris Hemsworth.
L'attrazione non si poteva nascondere o fermare, sentiva la sua erezione crescere sempre di più. Si sentiva profondamente in colpa. Tom Hiddleston gli aveva confessato uno dei suoi segreti più importanti, o forse addirittura il più importante della sua vita, e lui si stava eccitando perché aveva scoperto di averne una terribile infatuazione. Un comportamento da perfetto ragazzino immaturo.
Il suo omonimo più adulto scostò la schiena dal divano, avicinandosi a Tom, in tutto questo lasso di tempo i loro occhi non avevano mai smesso di cercarsi. "Scusami, probabilmente ti ho messo in imbarazzo. Non so perché, ma con te sento di poter essere sincero. Non amo parlare di me stesso,il più delle volte cerco di fuggire dalle domande personali nelle interviste, cerco sempre di non fomentare il gossip, pur sapendo che la mia vita è costantemente sotto i riflettori. Proprio per questo mi sono sempre nascosto, per questo ho voluto mettere da parte i miei sentimenti. Avevo paura del giudizio della gente. In tutti questi anni le persone si sono create un'immagine di me e... doverla smontare completamente mi fa paura. Ma non potevo più mentire a Chris, è stata una delle persone più importanti della mia vita. Perciò gliel'ho detto e da allora la nostra amicizia è cambiata". C'erano un'infinità di cose che Tom gli avrebbe voluto dire, ma non era il caso, cercò di essere il più educato possibile. "Avete litigato dopo quella volta?" chiese somessamente. "In realtà non abbiamo litigato, o meglio, non lo abbiamo fatto per quel motivo. Non pensare che lui se la sia presa per la mia dichiarazione, in realtà era soltanto dispiaciuto che glielo avessi detto così tardi e che per tutto quel tempo mi fossi finto suo amico, mentre in realtà ero innamorato di lui. Si è sentito tradito per quello, ma poi mi ha solamente abracciatoe mi ha detto che non avrei più dovuto nascondermi, ma io gli ho detto che non potevo farlo, che avrei continuato a fingere e da allora ci siamo allontanati. A stento ci sentiamo. E mi manca..." Gli occhi si fecero sempre più tristi, erano lucidi, poteva vederlo chiaramente. "Perché non puoi farlo?" chiese ancora il ragazzo. L'uomo spostò di nuovo i suoi occhi verso quelli di Tom e sembravano sconvolti. "Perché io non sono più un ragazzino, non posso più permettermi di essere me stesso, non in questo mondo. Hai idea di quante persone deluderei? Di quanti problemi avrei con il lavoro? Oggi dichiarare di essere gay è più facile, ma non in questo ambiente, non se già ti sei costruito una carriera e un personaggio. Non sarei più credibile, né come attore, né come uomo". Si tolse gli occhiali e pose una mano sulla faccia, seduto con la schiena china in avanti per non farsi vedere. Mostrare un lato così sensibile lo faceva sentire vulnerabile. Tom non poteva fare a meno di fissarlo senza muovere nemmeno un muscolo. Era come pietrificato, lo osservava nel suo silenzioso dolore e sentì una forte fitta al petto. Non pensava si sarebbe mai trovato in una situazione tanto intricata e delicata, oltretutto con una persona che conosceva da così poco tempo. Ma non riuscì più a sopportare quella distanza, così avvicinò il busto verso il collega e lo circondò con il braccio, non sapeva se un contatto fisico potesse essere l'idea migliore, ma non sapeva cos'altro fare in quel momento. In fondo il suo omonimo era sempre stato affetuoso con lui, perciò magari avrebbe potuto ricambiare quel gesto di affetto, per una volta. "mi dispiace..." era l'unica cosa che potesse dire. Poi con l'altra mano afferrò quella del collega e la trinse. Era il suo modo per dirgli che gli era vicino in qualche modo. L'adulto alzò la schiena ed eretto si sedette e guardò Tom. Senza gli occhiali era ancora più luminoso, nonostante le lacrime gli avessero rigato le gote e gli occhi fossero leggermente arrossati. Era proprio questa la sua bellezza. finalmente aveva smesso di portare il suo solito sorriso forzato per far spazio a quelle che erano le sua vere emozioni. Tom lo trovò così affascinante che decise di baciarlo vicino alla bocca. Ora aveva le labbra bagnate dalle sue lacrime salate e non si sentiva più immaturo o inadatto. Improvvisamente sentiva di essere adulto, comprendeva perfettamente lo stato d'animo del suo amico e voleva soltanto farlo stare meglio. Il Tom più adulto sprofondò la sua testa nel collo del ragazzo e poi con la mano carezzò i suoi capelli, nonostante fosse più grande, si sentiva improvvisamente bisognoso di comprensione e affetto. I ruoli sembravano ormai essersi invertiti, ma in realtà erano soltanto loro stessi. Non dovevano nascondersi da nessuno. Adesso erano complici e uniti in quello che satebbe stato un nuovo viaggio per entrambi. L'adultò poi carezzò la guancia di Tom dolcemente, adorava i suoi occhi, perché gli ricordavano quelli di un cucciolo indifeso, nonostante invece Tom fosse molto forte spiritualmente e lo aveva capito anche lui. "Promettimi che penserai alla tua felicità. Promettimi che ti metterai sempre al primo posto. Promettimi di non guardare mai indietro. Di non avere mai rimpianti. E se vorrai, io sarò sempre qui per te". Sorrise, ma stavolta era davvero sincero, stavolta era un sorriso pieno di amore con una punta di vera felicità. "Te lo prometto". Rispose il ragazzo,completamente assorto negli occhi di quello che sarebbe diventata la sua nuova guida, la sua nuova anima gemella.
Nessuno dei due poteva sapere cosa gli avrebbe riservato il futuro, se le loro strade sarebbero rimaste unite o se un giorno si sarebbero separate, ma per ora, ciò che sapevano di certo, era che i loro cuori avevano trovato conforto l'uno nell'altro e questo bastava per affrontare l'alba di un nuovo giorno.
  
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