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Autore: 20florina01    28/06/2018    0 recensioni
Piccola One Shot che continua 'La città incantata ' (film d'animazione dello studio Ghibli)
Sono passati molti anni da quando Chihiro ha lasciato la città incantata. Lei vive la sua vita ricordandone un'altra ma non sa che la persona che cerca le è accanto ogni giorno.
[Chihiro x Kohaku]
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chihiro, Haku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era da tanto tempo che Chihiro cercava di tornare su quella collina verde.

In sette anni non ci era mai tornata, i suoi genitori non avevano mai creduto alla sua storia sulla città incantata, e non l'avevano mai accompagnata a quel ponte, scoraggiando tutte le sue intenzioni fin quando lei non si era rassegnata.

In quegli anni i ricordi dei suoi amici l'avevano accompagnata in tutte le avventure, che paragonate a quella fatta con loro erano niente, ma lei non riusciva a dimenticare, e non voleva!

Kohaku le aveva promesso che si sarebbero rincontrati e lei aveva aspettato, non potendo essere lei ad andare da lui o a cercarlo.

Aveva aspettato e aspettato...

Chihiro aveva paura che con il passare del tempo i suoi ricordi svanissero e diventasse tutto un meraviglioso sogno, ma un sogno non è reale, e quello che lei aveva vissuto era reale! Lo era! Doveva esserlo!

Lei... non poteva essersi inventata una cosa del genere! Non aveva una fantasia tanto fervida! I suoi amici, ricordava il sangue di Haku sulla sua mano, il sapore amaro del dono del dio del fiume, tutte le botte che si era fatta cadendo grazie alla sua sbadataggine, il vento sulla pelle mentre volava su Haku... lei... non poteva essersi inventata un sentimento come quello che provava per Haku.

Per paura di dimenticare il suo volto aveva iniziato a disegnare: disegnava, disegnava... disegnava quella città, la sua camera, gli appartamenti di Yubaba ma appena cercava di disegnare Haku o gli altri, la sua mano si bloccava.

Era... irritante.

Lei immaginava i loro volti, i loro tratti e la mano non eseguiva ciò che la mente suggeriva.

Molto volte si era messa a piangere per questo. Molto volte aveva maledetto tutto il mondo.

Era lei il problema? Una ragazzina tanto stupida da non ricordarsi neanche il volto di coloro a cui voleva bene.

Non sapeva niente, ricordava ma non capiva, non capiva e piangeva. Piangeva disperata. Le accadeva persino durante la scuola, le lacrime le rigavano il volto all'improvviso e lei si vergognava di sé stessa. Quella che piange durante le lezioni. Era considerata strana da molti, ma a lei non importava, certe persone proprio non le interessavano.

In quegli anni non aveva fatto molte amicizie, solo alcune ragazze la avevano avvicinata. Anche i ragazzi ci avevano provato quando aveva iniziato le superiori ma vedendo i suoi continui rifiuti avevano rinunciato l'impresa.

Negli anni era diventata una bellissima ragazza: le guanciotte erano diminuite ma rimaste, aveva un bellissimo sorriso – le poche volte che sorrideva – ed era cresciuta, diventando abbastanza alta per la sua età.

Era da un paio di giorni più depressa dal solito, dormiva male, non provava neanche a disegnare i suoi amici. Quel giorno per a scuola aveva messo le scarpe rosa di tela, pur sapendo che si sarebbero sporcate subito per la giornata piovosa.

Con il suo ombrello si era incamminata verso quel luogo di tortura e ad ogni passo che faceva sentiva i piedi sempre più pregni d'acqua.

"Stupida!" pensò.

Guardò l'orologio imprecando nuovamente capendo di essere in ritardo e rassegnatasi di non poter salvare le sue scarpe si mise a correre.

All'entrata della scuola c'era solo qualche ritardatario tutti gli altri erano già in classe.

Iniziò a togliersi le scarpe per metterle nel suo armadietto ma una le sfuggì e ruzzolò a qualche metro di distanza da lei.

La giornata era iniziata male e lei aveva la luna storta, sbuffando si mise i suoi uwabaki.

«Hai perso la scarpa» disse una voce maschile alle sue spalle.

Lei alzando gli occhi al cielo si girò dicendo «Me ne sono accorta, sa...» le parole le rimasero in gola.

Davanti a lei c'era Kohaku, uguale a come se lo ricordava, che guardava la scarpa con occhi furbi e ridenti.

«È rosa» constatò passando poi lo sguardo su di lei.

Chihiro aveva gli occhi sgranati ed era incapace di parlare.

Kohaku era lì, proprio davanti a lei!

«Ko... haku...» sussurrò con gli occhi che iniziarono a pizzicarle.

Gli andò incontro ma al posto di toccarlo lo trapassò.

Balzò indietro spaventata.

«Cosa... cos'è successo?» chiese disorientata.

«Chihiro io... non sono reale» sospirò Kohaku «Mi è stato concesso di venirti a trovare in sogno» disse sorridendo appena.

"Questo... è un sogno? Solo un sogno? Sembra così reale..." pensò lei, ma appena formulato il concetto, nella sua mente apparvero tutte i difetti e cose strane che aveva vissuto anche se per picchi secondi.

Kohaku non era adulto, era come lo aveva lasciato.

«Tu... io ti vedo come allora...» disse incerta.

«Perché non hai altro modo di vedermi, non mi hai mai visto cresciuto» disse avvicinandosi a lei.

«Quindi tu mi vedi come allora?»

«No...» lui sorrise abbassando il capo «Anche se tu non hai mi visto me in questi anni, io ti ho vista. In questi anni io ti sono sempre stato accanto, ti ho seguita, vista crescere e diventare una bellissima donna, Chihiro.»

Quella frase la spiazzò e lei non capì se se fosse per l'imbarazzo o il fatto che fosse stato un ragazzino di tredici anni a dirglielo. Chihiro arrossì chinando il capo «Perché allora in questi anni non ti sei fatto vedere?! Perché se eri lì non me lo hai fatto sapere!» gridò piena di rabbia.

«Non potevo, Chihiro. Ero con te solo in forma spirituale potevo toccare cose o persone ma nessuno poteva vedermi o avvertire la mia presenza. Mi spiace Chihiro! Mi spiace così tanto, ogni volta che piangevi, io ero con te, non vedevo l'ora di poterti rincontrare!» disse tendendo una mano verso di lei cercando di toccarle una guancia e fallendo nell'intento.

«Adesso che ti posso vedere non ti posso toccare... un altro scherzo di Yubaba» sorrise amaramente.

Si guardarono a lungo Kohaku fissando una donna, Chihiro fissando un ragazzino.

«Avrei voluto così tanto incontrarti. In questi anni mi sono sentita... così fuori posto. Com'è possibile, ho passato così poco tempo con voi: te, Rin, Kamaji, nonna Zeniba; come ha fatto quel poco tempo a condizionarmi così tanto?!»

Chihiro parlava, domandava, supplicava Kohaku di avere una risposta.

Kohaku annaspò «per me è lo stesso. Solo... solo i Kami sanno cosa successe.»

«Chihiro io» cominciò lui rosso in viso.

«Chihiro

«Cosa? Cosa succede?» tutto iniziò a tremare e Chihiro iniziò a svanire.

«Ti stanno svegliando, Chihiro!» disse Kohaku colto alla sprovvista.

«Chihiro

«No! Non voglio!» disse Chihiro.

«Chihiro io... arriverò! Te lo giurò! Fino a quando non mi vedrai non temere io sarò con te! Io-».

Chihiro si svegliò nel suo letto e non aprì gli occhi, girandosi su un lato.

«Finalmente Chihiro, non ti svegliavi più!» sentì la voce di sua madre «Dai che è pronta la colazione.»

I passi della madre riecheggiarono.

Era vero quello che le era successo? Non lo sapeva, non lo poteva sapere, doveva solo aspettare.

Guardò il soffitto della sua camera pensierosa.

"E se lui mi stesse guardando anche adesso?!" si rizzò a sedere sul letto guardandosi intorno. Era solo la sua camera... niente di strano.

Sospirò con mille pensieri per la testa "E poi io non ho delle scarpe rosa!"

E così Chihiro si alzò e fece passare un altro anno.

Erano i giorni dell'Hanami e appena uscita da scuola Chihiro sarebbe andata con le sue amiche a mangiare al parco, non vedeva l'ora.

Scesero tutte insieme le scale della scuola andando ognuna ai loro armadietti e cambiandosi le scarpe.

«Avete il pranzo vero?» chiese Chihiro alle amiche.

Ci fu un assenso generale e mentre stavano uscendo da scuola iniziarono a parlare del posto in cui si sarebbero messe al parco, ma Chihiro si fermò improvvisamente sugli scalini con gli studenti che le passavano accanto.

«Chihiro, tutto bene?» chiese una delle sue amiche.

Chihiro non ascoltava.

Kohaku era lì, davanti a lei, in mezzo a un orda di studenti, con gli stessi abiti che indossava l'ultima volta che lo aveva visto di persona, solo più grandi. Perché lui era più grande, era più alto, più robusto, il suo viso più adulto e bello che mai. Aveva lasciato crescere i capelli che in quel momento gli arrivavano a metà schiena.

Chihiro era rimasta imbambolata a guardarlo, squadrandolo ma poi fermandosi nei sui bellissimi occhi verdi. Aveva socchiuso la bocca prendendo un poco d'aria. Le sembrava di star soffocando. Le sembrava di star sognando.

«Chihiro.»

Il suo nome.

Come poteva il suo nome sconvolgerla così tanto? Lo sentiva pronunciare ogni giorno un infinità di volte.

"La sua voce era cambiata" pensò poi Chihiro.

Era una voce bassa, profonda e adulta, come tutto di lui sembrava... e Chihiro si chiedeva se anche un suo abbraccio sarebbe stato così... così... grande. Lui era diventato grande e solo ora lei si rendeva che erano cresciuti entrambi, ma separati.

Chihiro voleva solo corrergli incontro, e quando gli fu tra le braccia... esplose di gioia.

Gli strinse le braccia al collo e lui la avvicinò a e stringendola in vita, abbracciandola più forte che poteva.

«Kohaku!» disse lei piangendo sul suo collo.

«Kohaku!» ripeté.

Aveva paura che fosse veramente un sogno e che poco dopo lui sarebbe svanito. Aveva bisogno di stringerlo a se per constatare che era li. Vicino a lei.

«Kohaku! Non era un sogno allora» disse un'ultima volta prima di alzare il viso in lacrime verso il suo – che era veramente in alto – e accostare la fronte alla sua.

«Non ci posso credere» sussurrò «Sei veramente tu.»

Lui annuì chiudendo gli occhi e fece sfiorare i loro nasi.

«Anche allora avevi la lacrima facile, e poi, quello era un sogno» la canzonò lui sorridendo lievemente.

Lei si scostò di poco imbarazzata cercando di asciugarsi gli occhi e iniziando a farfugliare qualcosa.

«N-non è v-vero, i-io... allora ero... N-non è colpa mia... e poi..»

Lui la riavvicinò a sé «Stupida, mi sei mancata tantissimo» sussurrò per poi baciarla.

Le loro labbra si toccarono leggere quasi con la paura di fare del male all'altro, piene di timidezza da anche di passione e di necessità. Si baciarono come se si nutrissero l'uno dell'altro, avidi, stretti in un abbraccio.

Entrambi non aspettavano altro che quel bacio.

Un bacio che fece svanire tutta la lontananza di quegli anni, che li ricongiunse e li saziò più di qualsiasi altra cosa.

Schiusero le labbra per prendere fiato e rimasero così, i volti vicini, nasi e bocche che si sfioravano, cuori che batteva all'impazzata.

«Chihiro ma... chi è questo ragazzo?!»

Kohaku, il cui respiro arrivava alle labbra di Chihiro, rise piano e si distanziò continuando a tenerle la mano.

Chihiro era tutta scombussolata, non capiva niente, e quando Kohaku le si distanziò poté prendere una boccata d'aria che fece rimettere in moto quei pochi neuroni che il bacio non aveva sciolto.

«Cosa- eh? Io-lui è-» disse balbettando e ritrovando l'imbarazzo che aveva perso.

«Piacere, io sono Kohaku» disse guardando le amiche di Chihiro.

こんにちは!!!!

Era da tantissimo che avevo questa One Shot sul computer e me ne sono ricordata oggi che ho rivisto La città incantata, spero vi sia piaciuta!

quando avrò tempo e voglia forse mi metterò a scrivere un secondo capitolo che parla degli anni trascorsi dal punto di vista di Kohaku.
-20Florina01

 
   
 
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