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Autore: Vespertilio    28/06/2018    1 recensioni
Si fermò per un attimo ad osservare come le sue ciocche castane non avessero perso un minimo della loro bellezza sotto tutta quella pioggia.
Anzi, erano ancora più lucenti e di quello si era accorto anche quando prima stavano condividendo lo stesso ombrello.
A pensarci bene quella gomma da masticare l'aveva pestata proprio perché si era distratto a fissare i lineamenti del suo viso e non prestava attenzione alla strada.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Chateau Lafite Monteil 
⊱ ──────ஓ๑ capitolo I ๑ஓ ────── ⊰




Il tintinnio di un mazzo di chiavi faceva eco vibrando nella quiete di un corridoio, seguito dal click di una serratura e il cigolio di una porta. La sequenza di suoni si susseguiva con dei passi che interrompevano il loro tragitto all'entrata e si concludeva con un ultimo cigolio, segno che la porta era  stata nuovamente chiusa.

« Hai una casa davvero accogliente » degli occhi blu cupo si guardarono attorno studiando l'arredamento del soggiorno.

« Ti ringrazio, anche se c'è un po' di disordine, vuoi bere qualcosa? » venne riposato in un angolo un ombrello trasparente.

« Oh... » un attimo di esitazione serrò le labbra del ragazzo in un cipiglio titubante. « Ma sì, certo » le tirò su in un piccolo sorriso. Si sentiva abbastanza assetato dopo tutto.

« Dammi la giacca, forza » porse elegantemente il braccio il moro, provocando una leggera risata da parte del corvino.

« Sei molto carino a farmi entrare per una bibita, spero solo non sembri che me ne approfitti » si sfilò la giacca porgendogliela con un sorriso.

« Sia mai, siamo amici in fondo, no? » contraccambiò il sorriso con un occhiolino.

« Già... » lo osservò mentre posava entrambi i cappotti mezzi di pioggia sull'appendiabiti.

« Che vuoi da bere? » gli domandò avviandosi in cucina.

« Uhm... della limonata ce l'hai? » lo seguì come fa un turista con la sua guida.

« Sei fortunato, ne è rimasta un po' »

Daniel intanto stava nuovamente esaminando pareti e mobilio, facendo la medesima cosa giunto in cucina, come se cercasse qualcosa.

« Ti sei incantato di fronte alle bellissime calamite del mio frigo? » rise il moro versando della limonata in una tazza.

Daniel scosse un attimo la testa ritornando in sé. « Oh, no perdonami, pensavo a prima » sorrise timido prendendola tra le mani.

« A prima quando? » si sedette con una bottiglia di vino rosso in mano, versandolo in un bicchiere per sé.

« A quando... » si fermò a fissare le gocce cremisi del liquido scorrere dal collo della bottiglia al sottile bicchiere di vetro, dandogli colore man mano che si riempiva.

« Daniel? »

Scosse di nuovo la testa, incrociando lo sguardo confuso del moro. « Scusami » gli si sedette accanto tenendo la tazza mezza piena di limonata tra le mani. O mezza vuota, per come l'avrebbe vista Daniel.

« Sembri nervoso » increspò le labbra avvicinando il bordo del bicchiere alle labbra.

« Affatto, figurati » spostò lo sguardo verso la propria bibita sentendosi improvvisamente un po' infantile per aver voluto della limonata.

« Però sembra » lo guardò un attimo in viso. « È perché prima hai pestato quella gomma da masticare vero? » rise piano bevendo un sorso.

Daniel non capiva perché continuasse a pensare alla faccenda della limonata. In fondo se lui ne aveva in frigo voleva dire che ne beveva, e se la bottiglia era quasi finita significava che ne beveva anche tanta. Anzi, forse si era preso del vino proprio perché la limonata la stava finendo lui e voleva comunque bere qualcosa anche lui per fargli compagnia. 

Si sentì più tranquillo aggrappandosi a quel possibile motivo della sua scelta. « Scusa se ti ho finito la limonata » quel pensiero sfuggì alle sue labbra in un impeto che pietrificò Daniel per un breve istante.

« È per questo che ti vedo così distratto? » gli sorrise il ragazzo con condiscendenza, nonostante Daniel continuasse a darsi dell'idiota per non aver pensato prima di parlare. 

« La rifacciamo? » lo guardò in viso ricommettendo lo stesso errore di prima. Si stava già per maledire nuovamente quando sentì il moro ridere di gusto. Lo fissò in un primo momento di silenzio notando come i suoi capelli si muovessero con leggerezza al suo scrollare di spalle provocato dal ridere. La sua risata era sorprendentemente contagiosa e avvertì le proprie labbra piegarsi in un lieve sorriso.

« Sei troppo simpatico, comunque, seriamente, va tutto bene? » posò una mano sulla sua spalla.

Daniel si sentì sussultare a quel leggero tocco. « Uh... sì. Ti ringrazio per avermi salvato dalla pioggia prima » smise di fissarsi la spalla su cui stava posata la sua mano spostando lo sguardo verso la superficie brillante della tazza.

« Mica potevo abbandonarti in mezzo alla tempesta » sorrise gentile seguendo il suo sguardo.

« Sei stato comunque carino, e poi mi hai anche invitato a entrare oltre ad avermi offerto il tuo ultimo bicchiere di limonata » lo roteò piano tra le mani osservando il rollio della bibita.

« Hey scherzi? Avresti fatto la stessa cosa a ruoli inversi » sorseggiò un altro po' di vino. « Anzi, ti invito a restare finché quest'acquazzone non cessa »

Daniel gli rivolse uno sguardo colmo di sorpresa. Si fermò per un attimo ad osservare come le sue ciocche castane non avessero perso un minimo della loro bellezza sotto tutta quella pioggia.

Anzi, erano ancora più lucenti e di quello si era accorto anche quando prima stavano condividendo lo stesso ombrello. A pensarci bene quella gomma da masticare l'aveva pestata proprio perché si era distratto a fissare i lineamenti del suo viso e non prestava attenzione alla strada. Inoltre si era fermato ad osservare come il cappotto lungo che indossava gli cadesse davvero bene, anzi, a pensarci con vera eleganza.

« Wow Mathis... dici davvero? » fissò le sue iridi color smeraldo, come incantato.

« Ma certamente, è un piacere » gli sorrise con sguardo affabile.

« Ma non vorrei recarti disturbo » inclinò leggermente la tazza verso sinistra, indeciso su cosa rispondere.

« Hey... » lo incoraggiò con un sorriso ad accettare l'invito.

Daniel si ritrovò a sorridere al pensiero di poter passare con lui ancora un po' di tempo in più. « Io... va bene » si decise bevendo finalmente un sorso di limonata.

« Ottima scelta » scherzò facendo per riportare il bordo trasparente alle labbra. Poi si interruppe guardando il corvino.

Sentendosi osservato gli rivolse anche lui uno sguardo. « Ho qualcosa in faccia? » domandò con una vena d'ironia tentando di nascondere il proprio disagio.

« Vuoi un po' di vino anche tu? »

Il corvino inarcò leggermente le sopracciglia in un'espressione di sorpresa.

Non sapeva come rispondere, sentiva di starsi davvero approfittando della sua gentilezza sebbene fosse lui a stargli offrendo tutto. Si ipnotizzò per pochi secondi fissando come il vino danzasse elegantemente all'interno del bicchiere che Mathis faceva roteare tra le dita. Passò poi ai suoi occhi che gli stavano rivolgendo uno sguardo d'intesa. Anzi, quasi... intimo. E soprattutto nostalgico.

Si accorse in quel momento di essere sceso con lo sguardo alle sue labbra. Preso dall'imbarazzo tornò a fissare la propria tazza, inclinandola stavolta verso destra, visibilmente a disagio.

« Ma se non vuoi non importa » lo rassicurò Mathis.

Daniel si premette un palmo sulla fronte odiandosi per quella serie di figuracce che stava facendo senza nemmeno aprire bocca. « Un bicchierino mi farebbe davvero bene in realtà » ingoiò la limonata tutta d'un fiato porgendogli la tazza.

Mathis si lasciò scappare una risata divertita e allo stesso tempo intenerita per l'adorabile impacciataggine del corvino. « Sei davvero divertente Daniel, ma non posso lasciarti bere del fantastico vino da un bicchiere con dei residui di limonata » allontanò la tazza alzandosi dalla sedia.

Daniel lo osservò mentre si dirigeva verso uno scompartimento, ritrovandosi a studiare le sue spalle. Erano molto larghe e decisamente attraenti, ma si vedeva che non erano quelle di un nuotatore agonistico. Lui era abituato a quelle di Arsène, che appunto, faceva nuoto da anni.

« È vero che del buon vino non cambia sapore se bevuto da un bicchiere qualunque, ma sei mio ospite e perciò meriti una presentazione decente » tirò fuori un sottile bicchiere di stelo, perfettamente lucidato, dalla forma elegante ed allungata.

Mathis non era un tipo freddoloso. Infatti indossava sempre delle camicie primaverili, molto leggere. Arsène invece era il suo polo opposto con il suo solito maglione scuro, largo e pesante che eppure gli donava comunque così tanto. Ma dopotutto Mathis sapeva davvero come vestire.

« Sei troppo gentile Mathis » fece un piccolo sorriso mentre lo osservava riempire il bicchiere con grazia. Anche se in realtà tutte le sue movenze erano aggraziate e sotto sotto persino il bicchiere che teneva in mano stava facendo sentire goffo Daniel di fronte a tutta quella classe.

Vide il moro riprendersi anche il proprio vino spostandosi verso l'uscita. « Pensavo di spostarmi in soggiorno, la cucina non è esattamente il posto più adatto dove esporre questo set di bicchieri » rise con finezza avviandosi.

Daniel gli andò dietro senza replicare, guardandosi nuovamente attorno. L'atmosfera di quella casa era davvero calorosa e a Daniel piaceva molto. I quadri erano disposti in maniera che si abbinassero al mobilio stesso, appartenenti tutti alla stessa gamma di colori caldi, senza mai stonare. Era davvero un bel vedere e a detta di Mathis c'era pure del disordine.

Si avvicinò al divano osservando il tavolino in legno lucido su cui Mathis aveva posato la coppia di calici. Appena il corvino si sedette non poté fare a meno di stupirsi di quanto si sentisse comodo.

Mathis lo intuì guardandolo in viso. « Ti piace? » sorrise appoggiandosi di schiena al divano.

« Sì... sembrava così rigido a vista » sorrise sfiorando il rivestimento in pelle.

« Già, dà questa impressione a tutti di solito »

« Ma mai giudicare un libro dalla copertina giusto...? » gli rivolse nuovamente lo sguardo d'intesa di prima, porgendogli il bicchiere. 

« Hai ragione... » fece un mezzo sorriso prendendolo. « Sai Mathis... si vede che questa casa l'hai arredata tu » disse soffermandosi su un Monet appeso a fianco una libreria in mogano.

« Dici? » portò il bicchiere alle labbra.

« Eccome... hey, ma è "Les Coquelicots"? » sorrise senza distogliere lo sguardo dal dipinto. Il rosso usato per i papaveri faceva solo da contorno a quell'atmosfera così confortante che lo stava facendo rilassare tanto.

« Wow... vedo che sei un amante dell'arte anche tu allora » sorrise spostando anche lui l'attenzione in quella direzione. Non che "Les Coquelicots" fosse un dipinto così anonimo da venire riconosciuto solo dagli appassionati.

« Sì, mi piace molto » portò il bicchiere alle labbra. Si sentiva già meno inadeguato trovando un interesse in comune con lui. « Comunque, tornando al discorso di prima... » si interruppe l'attimo successivo fissando stupefatto il proprio bicchiere.

Mathis accolse quell'espressione con un sorriso compiaciuto. « È un Chateau Lafite Monteil » ne bevve un sorso pure lui osservando il corvino. « È un rosso fermo, per questo ha un sapore così forte »

Daniel credeva di avere una discreta conoscenza di vini ma si ricredette sentendo Mathis parlare. Anche se a quelle parole smise presto di dare attenzione.

Spostò lo sguardo alle sue dita, che tenevano con signorilità il collo sottile del bicchiere. E poi guardò le proprie che lo stavano tenendo spontaneamente dalla coppa. Si sentì davvero rozzo e primitivo a confronto, e Mathis non aveva fatto nemmeno un commento al riguardo sebbene se ne fosse accorto.

Bevve un sorso.

Non sapeva nemmeno tenere un bicchiere in mano mentre lui sembrava tenere tutto sotto controllo invece.

Ne bevve un altro.

Un po' come faceva Arsène, solo in maniera diversa.

Un ultimo sorso.

« Hai davvero classe Mathis » lo interruppe involontariamente imitando la maniera in cui teneva il bicchiere.

« Che bel complimento Daniel, ti ringrazio » lo guardò piacevolemente stupito.

« No, sul serio... hai davvero buongusto, in tutto praticamente » fece per sorseggiare ancora dal bicchiere accorgendosi l'attimo successivo che era vuoto. « Posso averne un altro po'...? » lo guardò un po' titubante come fa un bambino con i genitori quando sente di star chiedendo un favore di troppo.

« Ma certo » gli sorrise educato versandogli altro di quel saporito liquido color cremisi.

« Grazie » riportò il bicchiere alle labbra. Mathis era davvero gentile a trattarlo con quell'indulgenza solo per non farlo sentire a disagio e Daniel lo apprezzava davvero. Ma nonostante ciò era soprattutto quell'atteggiamento a farlo sentire così inadeguato. « Comunque sotto sotto ti invidio un pochino » aggiunse.

« Io invece sono convinto che questa tua spontaneità nel fare complimenti agli altri sia una caratteristica decisamente più invidiabile »

« In che senso? » chiese curioso.

« Beh... molti al tuo posto sarebbero potuti rimanere zitti provando, come hai detto tu, solo astio nei miei confronti » replicò roteando il calice tra le dita.

« Oh... capisco cosa intendi » sorrise riportandosi il bicchiere alle labbra. Sentiva di starsi abituando a quell'atmosfera. Al sapore intenso ma allo stesso tempo soddisfacente di quel vino. Alla comodità di quel divano che gli faceva desiderare di non alzarsi mai più. Al tono garbato e rilassato delle parole di Mathis. E a tutto il calore che quell'appartamento trasmetteva in generale.

« Però se devo essere totalmente onesto mi sento abbastanza inadeguato con te accanto » confessò il corvino sentendosi leggermente penoso per averlo ammesso ad alta voce.

« Inadeguato tu? Scherzi? » gli rivolse uno sguardo quasi incredulo Mathis. « È vero che lavoro nell'imprenditoria ma tu stai salendo le scale del successo con la tua carriera musicale! Semmai io dovrei temere di sembrarti troppo un precisino » gli sorrise sincero.

Daniel si stupì di quanto quelle parole l'avessero realmente colpito al petto. Positivamente però. Non si era mai sentito così prima se non con Arsène. Eppure Mathis, eccetto che per le spalle, la voce e gli occhi verdi, somigliava a lui in maniera quasi maniacale. Quei complimenti erano un po' come se fosse stato Arsène a farglieli quindi era giustificato quel lieve rossore che sentiva alle gote, no?

Il corvino si limitò a guardarlo senza dir niente, studiando tutti i lineamenti del suo viso, come si era abituato a fare ogni volta che stavano così vicini, cercando sempre più similitudini riconducibili ad Arsène.

« E poi hai uno stile tutto tuo » gli si avvicinò di poco il moro posando il proprio bicchiere sul tavolino.

« I tuoi braccialetti ad esempio » gli prese piano un polso sotto lo sguardo stupito di Daniel. « Oltre a darti un'aria più giovanile risaltano essendo uniformi in colore e materiale »

Daniel bevve un sorso di vino cercando di prendere tempo per pensare a come rispondergli. Mathis gli stava persino più vicino di quando fecero il tragitto insieme e Daniel si sentiva il cuore così in tumulto che ebbe il timore che si sentisse dall'esterno.

« E il modo volutamente disordinato in cui acconci i capelli ti si addice totalmente » 

Più Mathis lo complimentava e toccava in quella maniera più Daniel beveva, in cerca di una scusa per non dovergli rispondere avendo le labbra impegnate.

« E quelle tue labbra così... »

Gli andò di traverso il vino.

« C-come? » esclamò agitato tossendo poco.

« Dicevo che quel vino sembra piacerti molto » rispose il moro con altrettanto stupore.

« Oh... uh.. è così infatti... »

Quella frase se l'era solo immaginata, perché non riusciva a pensare ad altro che alle labbra così nostalgiche di Mathis. E al sapore inebriante di quel vino che si ostinava a bere considerandolo come una via di fuga dai suoi desideri più intimi. E al fatto che anche le labbra di Mathis dovevano avere sicuramente quell'aroma avendone bevuto un po' anche lui. Ma più si imponeva di fermare quel circolo vizioso più ci annegava dentro alla ricerca disperata di un salvagente.

« Mathis, io... »

E lui lo baciò.

Il moro teneva le labbra premute contro quelle del ragazzo, il quale non sapendo più cosa pensare, restò pietrificato, fissandolo ad occhi sgranati. Avvertì l'agognato sapore delle sue labbra, esattamente come se l'era immaginate, restandone per un istante deliziato.

Si sentì girare la testa appena percepì quel bacio farsi più intenso, le labbra di Mathis che tentavano di aprire le sue, dolcemente, come si fa con i petali di una rosa.

Esattamente come faceva Arsène.

Il profumo della colonia di Mathis turbinava vertiginosamente attorno alla sua testa impedendo a Daniel di provare nemmeno a fare la cosa giusta.

A staccarsi da quel bacio così bello, uscire da quell'appartamento così accogliente e tornare alla realtà che stava là fuori, incamminandosi verso l'incessante, fredda e buia tempesta.

E a non chiamarlo mai più.

Ma come un lampo a ciel sereno gli venne alla mente un pensiero. Arsène avrebbe bevuto dell'aranciata.

Arsène avrebbe bevuto dell'aranciata, per questo il fatto che prima Mathis avesse scelto del vino l'aveva così deluso. Forse era proprio collegato a quello il fatto che cercasse così disperatamente un dettaglio del suo arredamento che lo colpisse.

Lui voleva di più.

E Mathis glielo stava dando e fisicamente, dopo quasi due anni di attesa in cui Daniel era rimasto intoccato, anche solo dalle labbra.

Gli occhi blu cupo del ragazzo si schiusero per poi vedere solo buio, segno che aveva ceduto a quel bacio che si faceva sempre più ardente.

Sentì le sue mani scivolare lungo la propria schiena, e un piccolo brivido lo percorse appena viaggiò con la mente immaginando fossero quelle di Arsène.

Avvertì le sue labbra spostarsi sul collo, una zona che Arsène aveva marchiato come sua già da tempo.

Il corpo tonico di Mathis che aderì contro il suo, che stava ora intrappolato tra lui e lo schienale del divano.

Le sue labbra soffici e carnose, le larghe spalle e le cosce sottili, stavano premute contro di lui come spine, dandogli un assaggio amaro e fugace di ciò che a lui stava mancando disperatamente.

Daniel lasciò scorrere le dita lungo la mascella di Mathis, liscia al tatto. Notò che la sua curva era sottile quanto quella di Arsène.

Si sentì nuovamente girare la testa appena il moro fece leggera pressione sotto il cavallo dei suoi pantaloni e infilò le dita sotto la sua camicia sbottonandone il fondo, lievi tocchi che scaturivano, mille e anche più, ricordi fisici.

Le fantasie di Daniel si facevano sempre più nitide mentre Mathis lo avvicinava a sé, una mano che abbassava la cerniera dei suoi pantaloni.

Immaginò il peso di Arsène sulle proprie ginocchia e le sue dita tra i propri capelli, che strattonavano duramente e la sua voce calda che sussurrava incoraggiamenti provocanti al suo orecchio.

Daniel non riusciva ad articolare nessuna parola, solo dei lamenti soffocati dalle sue labbra che parevano dire fermati, basta Mathis, sto per-

Venne rumorosamente a malapena riconoscendo quel verso come proprio.

Fu tutto talmente travolgente che si sentì rabbrividire stringendo forte la camicia di Mathis per riprendersi. Il moro si fermò persino un istante, stupito oltre ogni ragione. E questo fece sentire Daniel tremendamente patetico.

« Io... perdonami Mathis, devo.. devo andare » ansimò spostandolo delicato da sopra le sue gambe.

Prese la propria giacca dall'appendiabiti abbottonandosela sbrigativo, sotto lo sguardo interrogativo del moro.

« Grazie per tutto, per il passaggio, il vino, la compagnia.. tutto... tutto quanto » lo ringraziò goffamente aprendo la porta per uscire.

« Daniel, ma dove... »

« Grazie Mathis, davvero » lo interruppe con un sorriso tremolante, come la propria voce.

Chiusa la porta si appoggiò alla parete del corridoio, il cuore che ancora vacillava e la tempia pulsante che non voleva dargli tregua.

Si lasciò trascinare col peso verso il basso, finendo seduto per terra.

I boxer ancora umidi, i pantaloni aperti, la giacca abbottonata male e quella maledetta gomma da masticare sempre appiccicata sotto la suola della sua scarpa.

Aveva tradito Arsène.

Sentì lo stomaco accartocciarsi assieme ai polmoni e al cuore a quel pensiero e si aggiunse un incessante bisogno di piangere che gli impastava la gola.

Si rendeva conto a malapena di quello che aveva attorno e non poteva fare a meno di fissare la parete, umida attraverso gli occhi lucidi, su cui aveva tenuto fisso lo sguardo da quando era uscito.

Non si sentiva pronto per tornare a casa. Non si sentiva pronto per andare da nessuna parte in realtà.

Con il cuore sospeso tra lo sterno e la gola se ne stette lì, fuori dalla porta, pregando che il tempo si fermasse in quella frazione di secondo e non scorresse mai più.




Un capitolo già più serio che non verrà mai pubblicato nella fiction definitiva, ma che è solo origine di una linea temporale fin troppo tragica per me da raccontare.
Per riprendere in mano l'ispirazione sto facendo esercizio con queste brevi (mica tanto) one-shot singole, di cui in apparenza si potrebbe non capire niente ma tranquilli, verrà tempo in cui tutto sarà spiegato.
Ringrazio tutti i temerari che sono arrivati fin qui e auguro una buona lettura per le prossime fic, grazie per l'attenzione!

Bribribrio
   
 
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