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Autore: Enchalott    28/06/2018    10 recensioni
Zamasu è stato sconfitto e il capriccioso Zen-Oh-sama non ha ancora dato il via al Budokai Uchuichi. Non c'è mai pace, neppure in questo intermezzo che ho creato. Una storia che dovrebbe far sorridere e commuovere contemporaneamente.
"Bulma osservò a distanza i due Saiyan, ammantati di un fulgore straordinario, mutare occhi e capelli da neri in azzurri e sorrise. Goku era diventato un uomo. Aveva mantenuto la spensieratezza dell’infanzia e la candida ingenuità, che spesso lo faceva apparire uno sprovveduto. Ma la sua espressione, soprattutto quando si concentrava ed era nel suo elemento, rivelava una natura ben diversa, decisa e fiera. L’ultima immagine che aveva dell’amico era quella di lui che, giovanissimo, le presentava il piccolo Gohan. Poi, solo frammenti. Una voragine buia che le aveva rubato la storia d’amore con suo marito Vegeta".
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goku | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci giunti all'ultimo capirolo di questa storia. Grazie a chi è rimasto con me a percorrere queste pagine, lasciandomi sempre un pensiero. A chi ha partecipato con il cuore e con le emozioni. A chi ha letto senza commentare. A chi vorrà continuare a condividere con me quello che scrivo! :*

Epilogus

 
“Non ho capito perché alla fine devo sempre rimetterci io!” si lagnò l’Hakaishin, incrociando le braccia e sollevando il naso in aria, oppositivo.
“Andiamo, Lord Beerus, non faccia i capricci!” lo rimproverò il celeste attendente.
“Già, facile parlare per te” Non sei tu che devi chiedere un favore a uno che ti sta antipatico!”
“Oh-oh-oh” rise il tenshi, la mano posta educatamente davanti alla bocca “Suo fratello Champa non è così male. E poi le deve una cortesia da quando lei ha espresso il desiderio di ripristinare la Terra del Sesto Universo”.
“Adoro quando lui è in debito con me, Whis! Così non lo sarà più!”
“E’ colpa sua. Se non si fosse ostinato a negare ai Saiyan il permesso di evocare il Drago degli dei, ora non dovrebbe richiamarlo personalmente per far sistemare il suo pianeta!”
“Umpf” grugnì la divinità, accomodandosi sul suo tronco preferito e osservando il piccolo frammento di piramide su cui erano costretti, avvolto nella barriera che li aveva risparmiati dalla disgregazione “Io devo far rispettare le regole!” ribatté poco convinto.
“Ma certo, come sempre…” lo canzonò l’angelo.
“Ti prendi gioco di me, Whis!?” ruggì “Piuttosto, sono convinto che sarebbe bastato un tuo intervento per far passare l’amnesia a Bulma. Invece, te ne sei guardato bene, per creare un’occasione speciale di allenamento per quei due scimmioni!”
“Oh-oh-oh, non può pensarlo davvero”.
“Mmmmh” mugugnò la divinità, giustamente sospettosa.
“Lei invece non li avrebbe mai uccisi, lo so bene. Ha fatto appena in tempo a scaraventarli all’interno della mia difesa spirituale. Tutta scena la sua! Ha troppa stima di quei due giovani, adora misurarsi con loro e poi si comporta esattamente come Goku!”
“Ehi!!” protestò l’Hakaishin offeso e piccato, grattandosi il naso “Comunque, mi sono divertito!”
“Sul serio? Anche con quel grosso livido bluastro sul braccio?”
“Ehm…” mugugnò lui, massaggiandosi l’arto “Il maledetto Gogeta! Non pensavo sarebbe riuscito a toccarmi, forse l’ho sottovalutato…”
“E’ successo qualcosa, prima che diventasse oozaru, l’ha notato, vero?”
“Già…” sogghignò Beerus “Ci è andato vicino”.
“Si riferisce al Migatte no Gokui? Al cosiddetto Ultra Istinto?”
“E chi lo sa… sarebbe interessante scoprirlo! Whis, ti ordino di allenare ancora quei due!”
“Come desidera, signore”.
 “Bene! Tutto questo movimento mi ha fatto venire fame. Allora, quando si mangia?!”
“Quando avremo le Sfere e quindi le cucine”.
“Uffa…” fece Beerus rassegnato, abbassando le orecchie.
 
“Mi spieghi perché hai voluto passare da Neo Namecc?” domandò Goku dubbioso, togliendosi le dita dalla fronte.
“Perché mi servono le Sfere e quelle della Terra sono inattive” replicò Vegeta, posando uno sguardo dolcissimo sulla moglie, che reggeva tra le braccia, priva di sensi.
“Ma Whis non ha riavvolto il tempo…”
“Io voglio essere certo” affermò perentorio il principe “Che quando lei riaprirà gli occhi, i suoi ricordi non siano nuovamente svaniti, come quei pezzetti di roccia vagante che ha scambiato per petali di ciliegio”.
“Lo spero con tutto me stesso” affermò Goku.
“La speranza non mi basta, Kakarott” rispose Vegeta serio.
Il Saiyan in arancio sorrise.
 
I Namecciani si avvicinarono guardinghi e poi riconobbero immediatamente i due guerrieri che avevano salvato il Settimo Universo da Majin-Bu e da Zamasu.
Si approssimarono un po’ sorpresi, ma lieti per la visita, senza più mostrare timore per Vegeta, che avevano perdonato e riconosciuto come profondamente cambiato rispetto al loro primo, tragico incontro.
“Saggio Moori” fece Goku con un gesto allegro della mano.
“Caro Goku…” rispose l’anziano capo villaggio “Principe Vegeta… Che cosa vi porta sul nostro pianeta? Non ci saranno altri problemi sulla Terra!” aggiunse, notando i brandelli di stoffa che ricoprivano a malapena i corpi dei due Saiyan.
Lo sguardo attento e gentile del mistico si spostò poi su Bulma, abbandonata tra le braccia del marito, caricandosi di preoccupazione.
“Nessun problema” lo tranquillizzò Goku “Lo so che sembriamo messi male, ma è una lunga storia: sai, veniamo da uno scontro con il dio della Distruzione, perciò…”
“Kakarott…” lo interruppe Vegeta impaziente.
“Sì, scusami! Venerabile Moori, potresti imprestarci le vostre Sfere del Drago?”
Il vecchio non si turbò davanti alla richiesta del Saiyan, sapendo che le avrebbe certamente usate per una giusta causa.
“Ma certo” rispose pacato “Non occorre neanche cercarle. Dopo gli ultimi spaventosi eventi, le teniamo sempre pronte per evocare Polunga in caso di bisogno. Usatele pure, siamo in debito con voi e con Bulma”.
Vegeta arrossì, faticando ad accettare il fatto che quelle creature pacifiche riuscissero a sentirsi in debito anche con lui.
“Quanti desideri ti servono, Vegeta?” domandò Goku.
“Uno soltanto”.
Il saggio dalla pelle verde osservò il giovane uomo con interesse: quegli occhi nerissimi emanavano una fierezza inestinguibile, quella del sangue della stirpe guerriera, ma erano intimamente differenti da come li aveva conosciuti. Mancavano della disumana crudeltà e dell’odio di una volta. Erano malinconici e carichi d’amore. Sorrise.
“Non è per me” specificò Vegeta, avvampando sotto quell’occhiata indagatrice “E’ per lei”.
Moori annuì, spostando lo sguardo sul volto placido della bella terrestre e comprese.
“Venite” li invitò cortesemente “Vi farò da interprete con il dio Drago”.
“Non è che potresti anche aggiustarci i vestiti con i tuoi poteri?” domandò Goku, ridacchiando impacciato “Se torno a casa conciato così, Chichi mi lascia fuori dalla porta…”
Vegeta alzò gli occhi al cielo.
 
“Ma perché hai chiesto una cosa del genere!?” domandò Goku incredulo.
“Non sono tenuto a spiegarti nulla, Kakarott. Ma ti ringrazio”.
“Non c’è di che, Vegeta. Saluta Bulma da parte mia, quando riprenderà i sensi. Devo andare, prima che Chichi venga a cercarmi di persona. So già che non prenderà bene la faccenda della coda tagliata…”
Chi! Ti fai sempre mettere i piedi in testa da tua moglie, sei incredibile! Questo non accadrebbe, se tu provassi a baciarla come fa un uomo!”
“Mi dovrò decidere…” rise Goku, sfregandosi la chioma arruffata “A presto, allora!”
 
Bulma strizzò lievemente le palpebre e percepì intorno a sé le braccia del marito, il suo sangue saiyan che pulsava forte in quella stretta, la testa appoggiata contro il suo cuore di guerriero. Un profumo tenue aleggiava per l’aria tiepida e le risvegliava dolcemente i sensi, riportandola alla realtà. La lama di luce che la abbagliava aveva un colore roseo e delicato. Socchiuse gli occhi.
“Vegeta…”
Il principe abbassò su di lei lo sguardo: le sue iridi scure e i suoi capelli neri erano in contrasto con lo sfondo sfocato e perlaceo che scorgeva alle sue spalle.
“Siamo vivi?” sussurrò.
Hah…”
“Dove ci troviamo?”
“A casa”.
“Ma… sulla Terra dovrebbe essere piena estate, non…”
Lui sorrise.
Migliaia di petali di sakura volavano per l’aria tersa, staccandosi morbidamente dagli alberi in piena fioritura, ingaggiando un valzer con la brezza primaverile. I ciliegi esplodevano di rosa ed erano gonfi come le nuvole dell’alba nel bosco quasi fiabesco che li avvolgeva, circonfondendoli di serenità.
“Neppure quando mi hai chiesto di sposarti, c’era una meraviglia simile…”
Il cuore del principe palpitò di gioia. I ricordi di lei erano presenti, non erano nuovamente fuggiti in un angolo segreto del suo inconscio.
“Quel giorno non avevo scomodato il drago Polunga” rispose divertito.
Bulma si sollevò, senza spostarsi dallo spazio tra le ginocchia di lui, che era seduto a terra, restando appoggiata al suo torace e gli fece scorrere le braccia al collo, avvicinando il viso al suo.
“Che intenzioni hai, principe dei Saiyan? Mi fai risvegliare nel mezzo del più romantico hanami che io abbia mai visto, usi addirittura un desiderio da Neo Namecc e indossi la corazza con lo stemma reale come nel giorno del nostro matrimonio…”
Vegeta arrossì.
“Non volevo correre il rischio che tu precipitassi ancora nel buio…” rispose grave.
“Anche in quel buio, io vedevo te…”
“Bulma…” continuò lui serio, prendendole la mano “Ho permesso che tu fossi in prima linea in tutti gli eventi rischiosi e terribili che abbiamo vissuto dal giorno in cui ci siamo incontrati. Io sono un Saiyan, un guerriero… tu no. È mia responsabilità quanto ti è accaduto, non sarebbe andata così, se non mi fossi comportato eccessivamente da arrogante in passato e ti avessi protetta come meritavi. Hai avuto paura e io non ti ho confortata, hai sperimentato il dolore e io non ti ho sorretta a sufficienza… Mi hai amato, in ogni mio difetto, nel mio orgoglio, nella mia caparbietà e io ti ho lasciato fare, senza interpretare lo stesso ruolo attivo, vivendo come di riflesso…”
“Non è vero…” mormorò lei commossa “Tu sei parte di me, cesserei di esistere se tu mancassi. Ti ho voluto fin dal primo istante e non avrei affrontato nessuna delle situazioni in cui siamo rimasti coinvolti, se non fossi perdutamente innamorata di te e non fossi certa dei tuoi sentimenti per me. Io amo anche la tua arroganza e la tua ostinazione, Vegeta, come tu ami i miei spigoli. Se così non fosse, non sarei rimasta al tuo fianco per consapevole scelta. Forse, come sostiene Whis, la mia strana perdita della memoria è stata una forma di difesa… ma non da te. Anche dentro l’assenza del passato tu eri l’unico punto fermo, ti ho percepito, questo è ciò che conta. Non sei un riflesso, sei la mia luce”.
Gli occhi del principe scintillarono di emozione, sfavillanti e feroci, pieni di passione. La baciò sulla bocca, passandole le mani tra i capelli azzurri ricoperti di petali chiarissimi, lasciandosi stringere dalla donna che neppure il nulla era riuscito a strappargli.
“Mi hai chiesto che intenzioni ho” disse lieve “Farò l’amore con te. E poi lo farò di nuovo…”
“Mi mancherà la tua coda…” gli sussurrò lei all’orecchio, abbandonandosi al suo tocco.
“Vedrò di rimediare…” rispose lui con un sogghigno.
 
“Sbaglio o sei distratto ultimamente, Vegeta…” disse Bulma, strizzandogli l’occhio.
Iiah…” ribatté lui asciutto, sollevando un sopracciglio e seguendo i gesti della moglie, che stava dando gli ultimi tocchi al make-up, per scendere alla grigliata apparecchiata in giardino “Non abbasso mai la guardia, lo sai. Specie se tra i nostri invitati c’è il dio della Distruzione”.
La ragazza trattenne una risatina e si ravviò la chioma. Poi gli si avvicinò e lo cinse.
“Eppure, secondo me, ti sfugge qualcosa…”
Vegeta la fissò interdetto. Una sensazione familiare si fece strada in lui.
Era passato più di un mese dall’incidente della gravity room e Bulma era perfettamente guarita, non aveva dato più segni di oblio. Ricordava tutto alla perfezione, ma il principe era rimasto un po’ sul chi vive, controllando a distanza il suo stato di salute. L’affermazione l’aveva messo in leggera apprensione. Espanse l’energia spirituale, com’era abituato a fare.
Ricambiò la stretta della sua donna e percepì il suo ki. Strabuzzò gli occhi.
“Tu… tu sei…”
“Sì… Sono incinta… e non mi stupisco…”.
“Per tutti gli universi…!!” rise Vegeta.
La guardò con gli occhi che brillavano come gemme nere e la sollevò da terra, prendendola delicatamente per la vita.
“Il pesce oracolo mi aveva detto che sarei stata felice, io ero certa che lo sarei stata solo con te, ma questo è…” disse Bulma commossa.
“Questo è ciò che desideravamo” concluse il principe, le labbra piegate in un sorriso, quello che era solo per lei, quando l’esistente spariva per far sussistere loro due soltanto.
La ragazza gli prese il viso tra le mani e si chinò verso di lui, che ancora la teneva in alto tra le braccia. Le iridi turchesi luccicarono di gioia.
“Vegeta, tu sei felice, allora…”
Lui la fissò, lo sguardo che bruciava d’amore per lei, il cuore che batteva forte, il ki concentrato su quello inconfondibile della sua donna, che ora riverberava la sottile energia spirituale della vita che portava dentro.
“Da impazzire…”
 
Mentre fissava i convenuti alla festa, che si complimentavano con la padrona di casa, Vegeta pensò che ci sarebbe sempre stato per lei. Quando era nato Trunks, lui era andato e venuto da casa, trascurandola ingiustamente, eccessivamente preso dagli allenamenti e dall’eccitazione della futura battaglia. Non sarebbe mai più accaduto. Neppure se il sommo Zen-Oh avesse organizzato il famoso torneo degli Universi: se fosse occorso nei giorni previsti per la nascita di suo figlio, avrebbero dovuto fare tutti a meno di lui. Tutti tranne Bulma. Sarebbe rimasto al suo fianco. Presente. Lei gli aveva consentito di andare quando voleva sul pianeta dell’Hakaishin per allenarsi, ma il principe si era posto un termine, entro il quale non si sarebbe più mosso da lì. Non perché lei l’aveva chiesto. Perché era lui a desiderarlo intensamente.
“È maschio o femmina, quindi?” gli domandò Goku, addentando un cosciotto di pollo.
“Non lo so, Kakarott. Vogliamo la sorpresa”.
“Se è un maschio, perché non lo chiamate Beerus in mio onore?” propose l’Hakaishin, strappando uno spiedino grondante di salsa dalle mani del Saiyan in arancio.
“Ma figuriamoci…” rispose Bulma inorridita.
“Ehi, stai forse dicendo che ho un brutto nome?!” brontolò il felino severo.
Vegeta corrugò la fronte e lanciò un’occhiataccia alla moglie.
“No no, Beerus-sama…” indietreggiò lei “Sarebbe un onore immeritato per noi…”
“Ecco, vorrei ben dire…” sbottò questi, riempiendosi nuovamente il piatto.
Whis sorrise placido, gustando la pietanza prelibata.
“Non vedo l’ora che nasca, così gli insegneremo le nostre mosse segrete, vero Goten?” esclamò Trunks entusiasta.
“Sì! Come il mio fratellone ha fatto con me!”
“E in caso di bisogno, ci sarebbe Piccolo! È fantastico con i bambini!” affermò Gohan.
“Così mi sono ridotto…” ringhiò il Namecciano, incrociando le braccia imbronciato.
“Calma, calma…” intervenne Chichi, alzando un dito “State tutti pensando a un maschietto. Ma se fosse una femminuccia come mia nipote Pan?”.
Vegeta diresse lo sguardo sul suo primogenito, che scorrazzava per il giardino con l’inseparabile Goten al seguito. Poi si voltò verso Gohan, che chiacchierava di ricerche universitarie con il dottor Brief. Infine, osservò Kakarott che si litigava il cibo con Lord Beerus, come al solito.
I Saiyan erano praticamente tutti maschi.
Intrecciò di nascosto le dita a quelle di Bulma e i loro occhi luccicarono nell’amore reciproco.
“Speriamo” rispose con un sogghigno.
 
   
 
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