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Autore: Laitalee    29/06/2018    2 recensioni
Un flashback su Thorin II figlio di Thrain, subito dopo la fuga da Erebor e prima che guadagni il soprannome di Scudodiquercia.
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dwalin, Thorin Scudodiquercia, Thráin, Thrór
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La strada per i Monti Azzurri è stata molto lunga per i nani... e lo è stata in particolare per Thorin, passato dagli agi di una vita da giovane principe felice a guerriero a tempo pieno, costantemente in battaglia contro gli orchi che cercavano di depredarli dei loro pochi averi, durante il lungo viaggio fino al Dunland, dove il popolo di Erebor si è insediato la prima volta. Ogni battaglia era per lui motivo di valore, diceva suo padre, ma per lui era una inconscia ricerca di una spada su cui morire una morte gloriosa. Quello che tanti scambiavano per coraggio e furia guerriera era in verità un sotterraneo e inconfessato desiderio di morte, di cui i soli ad accorgersi furono Thrain, il padre di Thorin e Dwalin, il suo migliore amico. Dwalin lo teneva d'occhio da parecchio tempo e vedendolo combattere contro un orco, poco lontano dalla foresta di Fangorn, si rese conto che era ora di prendere Thorin da parte e parlargli seriamente, perché non poteva più lasciarlo da solo con tutta quella sofferenza, o rischiava di vederlo davvero farsi uccidere. Dopo esser stato disarmato dall'orco, il suo amico aveva abbassato le braccia, senza arretrare, aspettando il colpo finale, con un'espressione quasi di pace in volto. Dwalin era intervenuto appena in tempo, lanciando una delle sue asce a decapitare l'orco, salvando di fatto la vita dell'allora giovane principe ereditario. Thorin si era visto costretto a riprendere in mano la spada e combattere ancora, arrivando alla fine della battaglia ferito e stremato, ma ancora vivo. 
La sera i nani festeggiarono la vittoria in battaglia, ma Thorin restò in disparte, lo sguardo affondato nella pinta di birra che aveva davanti, seduto ad un tavolo della mensa viaggiante che veniva allestita rapidamente ogni volta che l'enorme carovana si fermava da qualche parte. Dwalin andò a sederglisi di fronte, portando da mangiare e un'altra birra per sé. 
"Che stavi facendo oggi?" gli chiese, a bassa voce per non farsi sentire dai tavoli vicini. 
Thorin sbuffò e fece spallucce, prima di rispondere, senza restituire lo sguardo all'amico. 
"Secondo te? Combattevo, come abbiamo fatto tutti."
"Davanti a quell'orco, che stavi facendo? Aspettavi il colpo di grazia?" Chiese, avvicinandosi. 
Solo a quel punto Thorin alzò lo sguardo su di lui, rendendosi conto che non era passato inosservato.
"Che stai dicendo?" 
"Dico quello che ho visto, Thorin... hai abbassato le armi, stavi aspettando il colpo di grazia."  disse, sbocconcellando il pezzo di carne arrosto posato tra lui ed il principe dei nani. 
"Non avevo più armi."
"Baggianate, avevi due pugnali alla cintura. E ti ho visto usarli per uccidere dozzine di orchi, non sei il tipo che ha bisogno necessariamente di una spada, per difendersi." 
"Non me li sono ricordati, si vede." 
"Thorin..." ringhiò Dwalin, avvicinandosi all'amico, che ancora non aveva toccato ne il cibo ne la birra. "Non raccontare idiozie a me, non a me!" Disse dandosi una robusta polliciata all'ampio petto, coperto solo da una camicia. "Ti ho visto, ed è un po' che ti tengo d'occhio,,, stai cercando il colpo finale?" 
Thorin sbuffò, allontanandosi dal tavolo per appoggiare la schiena alla sedia. Si guardò in giro, cercando un modo per eludere qualsiasi risposta. 
"Per la barba di Durin, Thorin, guardami! Che ti passa per la testa?" Ringhiò Dwalin, cercando il suo sguardo. 
Thorin si vide costretto a guardare di nuovo negli occhi l'amico, senza sapere cosa rispondere. A dire il vero, si sentiva così stanco e svuotato, dopo mesi di cammino, che forse, sotto sotto, desiderava semplicemente smettere di soffrire, ma non aveva mai elaborato quel pensiero fino in fondo... eppure, nella sua testa ogni tanto saltava fuori il pensiero intruso che forse, se fosse morto onorevolmente in battaglia, avrebbe potuto semplicemente sfuggire a quell'incubo orrendo che era diventata l'esistenza per tutti loro, dal primo all'ultimo. Non ce la faceva più ad andare avanti ogni giorno a viaggiare, a vedere la carovana in movimento, anche perché spostare le 1800 persone che erano era un lavoro immane, e quando la testa della carovana si fermava, la coda stava appena mettendosi in movimento, e ogni tappa era un lavoro faticosissimo, per organizzare i carri di cibo e il bestiame, le mense, le strutture viaggianti da posare da qualche parte, le guardie, per evitare di venir sorpresi nella notte dagli orchi... insomma, una fatica infinita e senza scopo, a parte lasciare che quel drago dormisse felice sul loro oro e nelle loro case, mentre loro facevano quel viaggio disperato verso un futuro incerto e un luogo qualsiasi che li ospitasse. Erano ormai mesi che viaggiavano ininterrottamente sui Monti Nebbiosi, per trovare un posto qualsiasi che li ospitasse, delle caverne da cui ricominciare a scavare per trovare un posto dove ricostruire casa, ma pareva solo un viaggio verso la morte, e Thorin onestamente non ce la faceva più. Stava perdendo le speranze, forse non le aveva mai veramente avute ed ora, trovarsi costretto a riconoscerlo davanti al suo migliore amico lo stava mandando in pezzi. Respirò a fatica, cercando le parole, mordendosi le labbra e masticandosi i baffi, ma non riusciva a trovare un modo per raccontargli come si sentiva davvero, 
"Non lo so, Dwalin... " disse con voce roca. "Non lo so davvero. Ma non ce la faccio più. Tu come sopporti di andare ancora avanti, ogni giorno, in questa inutile cerca di un posto dove stare? Come reggi l'inutilità di questo viaggio? I morti? La fatica? Io... io non reggo più, te lo confesso. Non reggo più." 
Le ultime parole gli uscirono di getto, roche e mormorate, insieme ad un paio di lacrime, che il principe si terse in fretta dal viso, girandolo in disparte. Dwalin strinse le mani attorno alla pinta di birra, sbuffando. 
"Non sei il solo, Thorin... Siamo tutti nella stessa condizione, stiamo tutti viaggiando per..." 
Si fermò, senza sapere come continuare. Per cosa stavano viaggiando? Alla fine non sapeva dirlo nemmeno lui, ma ancora aveva speranza. Se non per se stesso, per gli altri, per tutti i nanetti, per le famiglie, per il resto del popolo fuggiasco dei nani di Erebor, e non voleva mollare. Ma guardando l'amico, si rese conto che quella speranza mancava totalmente, negli occhi di Thorin. 
"Per sopravvivere, almeno. Perché quel drago avrà rubato la nostra casa, il nostro oro, ma non deve rubare le nostre vite, anche se non è lui ad ucciderci direttamente... e non ti permetterò, amico mio, di dare la tua vita in battaglia, se solo posso evitarlo!" Allungò una mano a prendere il bavero della camicia di Thorin, per avvicinarselo. "Non ti permetterò di farti ammazzare, se posso, hai capito? Non davanti ai miei occhi!" 
Thorin si tolse la mano di dosso con un gesto brusco. 
"E come pensi di riuscirci? Credi di potermi sempre stare addosso?" gli rispose, sarcastico. 
Dwalin si sporse in avanti verso di lui. 
"Si, se è necessario." gli rispose, con un basso ringhio. "Non ho intenzione di guardarti sprecare la tua vita, Thorin figlio di Thrain. Non ci penso nemmeno." 
Thorin non riuscì più a sopportare quello sguardo, così si alzò per andarsene, lasciando un paio di monete sul tavolo per le birre che aveva bevuto. Ma Dwalin non era dell'idea di farsi mollare così facilmente, e lo inseguì, raggiungendolo all'esterno della mensa. 
"Dove credi di andare, sacco di sterco di orco? Non penserai mica di scappare anche da me, adesso?"  gli disse, prendendolo per una spalla. 
Thorin si sottrasse agilmente dalla presa, girandosi per sferrare un robusto pugno sul viso di Dwalin, che schivò lestamente. 
"Lasciami in pace! Che ne sai tu di quello che vale la mia vita? Che ne sai tu, di che mi passa per la testa? Non sono affari tuoi, comunque!" Esclamò, partendo con un altro pugno, esasperato. 
Dwalin schivò anche quello, mandano a segno un gancio nel costato dell'amico. 
"Non lo so, anche perché hai smesso di parlare con chiunque, Thorin! Sono un tuo amico, e non mi dici una parola da settimane, ti rendi conto? Passi il tempo a girare per il campo come un fantasma, quando ci fermiamo, e a seguire tuo padre con lo sguardo vitreo, quando siamo in movimento, e non parli più con nessuno!" gli disse, ringhiando e sferrando un altro pugno. Attorno a loro si formò un capannello, un soldato cercò di separarli, ma Dwalin lo scagliò letteralmente dall'altra parte dello spiazzo, prima di prendere Thorin per il bavero e trascinarlo verso le stalle. 
"Mollami!" ringhiava Thorin, divincolandosi, ma Dwalin era decisamente più robusto di lui. Thorin era dimagrito tantissimo, perdendo anche molte forze, nel percorso, e malgrado Dwalin fosse solo di qualche anno più grande di lui, sembravano un adulto e un ragazzo, al confronto. Dwalin lo portò finalmente sotto la tenda dove tenevano i pony della corte, lasciandolo andare solo per sbatterlo contro delle balle di paglia. 
"Adesso ti lascio andare... per prenderti la dose di botte che nessuno ti ha mai dato, principe di Erebor! Parlami! Dimmi che ti passa per la testa, una volta per tutte!" 
Thorin scivolò un poco, ma riprese subito l'equilibrio per scagliarsi contro Dwalin, i pugni stretti a cercare il volto dell'amico. Prese direttamente lo zigomo destro, prima di sentire di nuovo un colpo alle costole, forte abbastanza da incrinarne un paio, dal dolore che sentì, ma strinse i denti, quasi grato di sentire di del dolore fisico, almeno, e partì con un altro pugno, diretto al volto, ed ebbe la soddisfazione di sentire il naso di Dwalin rompersi sotto il suo colpo, ma un altro pugno dell'amico lo prese direttamente su uno zigomo, accecandolo momentaneamente, per il dolore e lo stordimento. Un altro colpo lo raggiunse alle reni, prima che potesse girarsi, e riuscì a tirarsi indietro, senza fiato, abbastanza da alzare una gamba e allontanare Dwalin con un calcio. Continuarono a scambiarsi colpi per un po', finché non arrivarono letteralmente sulle ginocchia, senza fiato e pieni di lividi, a guardarsi con rancore. 
"E adesso?" chiese Thorin ansante, poggiando una mano per terra a sostenersi, mentre portava l'altra sulle costole doloranti. "Che pensi di aver ottenuto, a parte un naso rotto e un po' di lividi?" 
Dwalin ansava, lasciandosi cadere seduto, di fronte all'amico. 
"Non so... pensavo di togliermi un po' di furia, di quella che mi fai salire tu ogni tanto...  E mi sento meglio, ora che ti ho fatto un occhio nero e un labbro spaccato. Almeno per un po' le nane smetteranno di sbavarti dietro, pezzo di sterco di orco." 
Thorin non poté fare a meno di ridacchiare all'osservazione. Non riusciva più a guardare una nana, il cuore ancora in lutto strettissimo per colei che aveva perso a Erebor, ma il fatto che ancora molte nane gli sospirassero dietro era vero, doveva riconoscerlo... anche se non gli importava più nulla. 
"Stronzate... Mi sbaveranno dietro lo stesso, che cosa credi, palla di pelo puzzolente." 
Quegli insulti erano il retaggio della loro infanzia felice, quando non era loro permesso di combattere e si sfidavano a insulti creativi. E per la prima volta da settimane, a Thorin riuscì un vero sorriso, finalmente. Dwalin sorrise a sua volta, riconoscendo il suo amico, dietro a tutto il malumore che lo aveva annullato nelle settimane precedenti. 
"Thorin... quando ti ficcherai in testa che non sei il solo a soffrire per quello che ci è accaduto? Non è una gara a chi soffre di più, tutti noi abbiamo perso i nostri cari e la casa... ma non vale la pena di smettere di combattere, per continuare a vivere." gli disse, tornando serio. "Io lo vedo che stai male, cosa credi? E vedo che non parli con nessuno, sembri diventato di pietra, come le statue dei nostri antenati attorno alla porta di Erebor. Ma tu non sei di pietra, amico mio... sei di carne e sangue, come me. E io voglio rivedere il mio amico, parlargli, sentirlo parlare, anche se mi deve urlare addosso, per favore..." 
Thorin si nascose il volto dietro una mano, prima di rispondere, poi la abbassò per tenersi, mentre si sedeva di fronte all'amico fraterno. 
"Io... non riesco, Dwalin. Lo so che non dovrei tenermi tutto dentro, ma non ci riesco. Mi sembra ingrato parlare di quanto sto male, con tutto quello che ci è successo." 
Calde lacrime cominciarono a scorrergli sul viso, mentre per la prima volta da tempo immemore si permetteva di aprire di nuovo il suo cuore a qualcuno. Dwalin si avvicinò, inclinando la testa da un lato, mentre si detergeva una goccia di sangue da una ferita sul labbro inferiore. 
"Lo capisco... ma non sei solo, cerca di ficcartelo in testa. Tenerti tutto dentro serve solo a farti sentire isolato, mentre non sei solo. Non siamo soli, in tutto questo... guardati attorno. Chi ti vuol bene lo vede che stai cercando di non far notare quanto soffri, ma è evidente... ti sei guardato? Sei il fantasma di te stesso, hai perso peso fino a diventare uno scheletro, e non ti avrei sbattuto come un tappeto così facilmente, se tu avessi mantenuto il tuo solito peso... sei sempre stato più abile di me, come guerriero, e adesso, basta che ti faccio perdere il fiato per stenderti. Thorin... sono tuo amico, che Durin ti protegga... sono qua e lo vedo che non ne puoi più. Lo capisco, come potrei non capirlo? Ma sono qua, non tenermi lontano. Non andare dove non ti posso seguire..." gli disse, allungando una mano per posargliela su una spalla. 
Quell'ultimo tocco e le parole furono sufficienti per smuovere Thorin che finalmente si lasciò andare alle lacrime, singhiozzando amaramente, mentre Dwalin lo prendeva tra le braccia. Si ritrovò stretto all'amico, a riempirgli il colletto della camicia e la barba di lacrime, incapace di parlare. Dwalin lo lasciò sfogare, condividendo persino il pianto, inizialmente, per poi riscuotere entrambi, quando il respiro del principe tra le sue braccia si fece più profondo e regolare. 
"Perdonami. Dwalin... " Mormorò Thorin, quasi inaudibile. "Perdona, ma non... non mi è facile. Devo sempre ricordare chi sono, conservare la facciata, per gli altri..." 
"Non con me, Thorin... con me non ne hai bisogno, cacciatelo in testa. So quello che stai passando, e non lo stai passando da solo, è chiaro?" 
Thorin annuì, allontanandosi, e finalmente lo guardò di nuovo negli occhi. 
"Va bene.. me lo ricorderò." 
Dwalin annuì, tirandosi in piedi e aiutando l'amico ad alzarsi. 
"Adesso però torniamo a mangiare e a bere... e che a te piaccia o no, io stasera ho intenzione di trovarti una ragazza. E guarda che se non ti piace te ne cerco finché non ti decidi di nuovo a lasciarti andare. Ne hai bisogno, e io ne ho una voglia maledetta." 
"Non sono sicuro di riuscirci..." Commentò Thorin con un mezzo sorriso, alzandosi e spolverandosi. Era davvero passato molto tempo da quando si era ritrovato in intimità con una nana, e non era sicuro di riuscire a farlo di nuovo, ma perché non provare? Forse, l'appagamento dei sensi poteva essere una risposta al dolore che provava... la vita, di nuovo. 
 
Dopo essersi medicati le ferite a vicenda, nella tenda di Thorin, tornarono alla mensa, per cercare ancora qualcosa da mangiare e da bere, e Dwalin riuscì a convincere Thorin ad accettare le esplicite avances della ragazza che li aveva serviti, che pareva mangiarselo con gli occhi, e dopo aver trovato a sua volta compagnia, si portarono le ragazze e altra birra nella tenda del giovane principe, a ritrovare il gusto di vivere, almeno per quella notte. 
Al mattino dopo, Thorin scoprì di avere il mal di testa più robusto che ricordasse di aver mai avuto, e dolori ovunque, ma si sentiva meglio, Dwalin aveva avuto ragione. In qualche modo, la scazzottata e il piacere erano stati catartici, e gli avevano permesso di lasciar uscire almeno un poco del dolore devastante che lo aveva annichilito per tanto tempo. Respirava più profondamente, e sorrideva davvero, a colazione, davanti al padre e al nonno. I due nani lo guardarono annuendo. 
"Finalmente è tornato il nanetto di una volta..." Commentò Thror, accarezzandosi la barba bianca, ormai libera dagli ornamenti che portava a Erebor, e semplicemente intrecciata strettamente. 
"Sorride persino, guarda un po'... scommetto che anche le ragazze che gli hanno tenuto compagnia durante la notte sorridono, stamattina, vero figliolo?" 
Thorin sorrise, arrossendo leggermente. 
"A quanto pare siamo stati più rumorosi del necessario... chiedo scusa." 
"Non ti scusare, ragazzone..." rispose Thrain, mentre Thror si allontanava per dare i primi ordini della giornata. "ERa ora che trovassi di nuovo il sorriso. E un modo per uscire dalla nube scura che ti ha avvolto ultimamente." 
Thorin spalancò gli occhi, guardando il padre. 
"Certo che l'ho notato, Thorin... ti tengo d'occhio da parecchio, come fa tuo cugino Dwalin. E da quanto vedo, ti ha fatto entrare un po' di sale in zucca a forza di pugni, ieri sera... zoppichi persino, e nemmeno gli orchi dell'altro giorno erano riusciti a far tanto." 
Thorin abbassò il viso, annuendo. 
"Già... io... mi dispiace, padre. Mi rendo conto di aver taciuto molto su come mi sono sentito dall fuga da Erebor, ma non... Io non voglio deluderti, abbiamo così tanto da fare che il mio dolore personale passa in secondo piano, con tutto quello che abbiamo sofferto tutti..." cominciò. 
"So come ti sei sentito, Thorin... l'ho visto, e mi ha spezzato il cuore non poterti stare vicino. MA devi saperlo, Thorin. Sopravviveremo a tutto, anche a questo. Siamo nani, e siamo i figli di Durin. Niente può davvero sconfiggerci, nemmeno il Drago. E io sono qua per te, in ogni caso. Non temere di deludermi... non potresti mai farlo. Se hai bisogno di parlare, o anche solo di un abbraccio, io sono tuo padre... e voglio starti accanto, come tu stai facendo con noi, silenziosamente, tacitando il tuo dolore per stare accanto a tutti, anche l'ultimo dei sudditi." Gli sorrise, parlando. "Lo vedo come ti affanni, non pensare che mi sfugga... E lo so quanto ti stai impegnando, ma pensa anche a te stesso. E pensa che se anche siamo rimasti in pochi e siamo in fuga, siamo ancora una famiglia." 
Il padre di Thorin si alzò, per allargare le braccia davanti al figlio, di nuovo con le lacrime agli occhi. Thorin si alzò a sua volta, e strinse il padre in un lungo abbraccio silenzioso, per la prima volta da tempo immemore di nuovo consapevole di avere una vita davanti, delle speranze. 
"Thorin..." disse Thrain mentre si scioglievano dall'abbraccio. "Ci saranno ancora tempi duri, e ci saranno ancora giorni in cui non riusciremo a parlare del nostro dolore, ma ricorda... noi resistiamo a tutto, siamo nani e siamo della stirpe di Durin. Siamo più forti delle rocce, e anche se ci frantumano, noi resistiamo e costruiamo di nuovo." 
Thorin annuì, prima di lasciare il padre. 
"Hai ragione... LA stirpe di Durin non è facile da abbattere." gli disse sorridendo, e qualcosa dentro di lui trovò di nuovo un posto caldo dove fermarsi e scaldarsi. Potevano esser stati sconfitti e fatti fuggire, ma erano ancora capaci di combattere, 
Un giorno dopo l'altro. 
   
 
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