Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Gian_Snow_91    04/07/2018    3 recensioni
L'attesa per l'ottava stagione è talmente lunga da causarmi un hype immenso. Per questo ho deciso di scrivere la mia versione della storia, incentrata particolarmente su Jon e Daenerys anche se cercherò di descrivere i punti di vista di più personaggi. spero di fare un buon lavoro e di lenire un pò l'attesa. la storia comincia subito prima della partenza per Grande Inverno. in pratica gli unici avvenimenti della settima a non essere ancora avvenuti sono la caduta della Barriera e la scena d'amore tra Jon e Daenerys
Vi prego lasciatemi le vostre recensioni e fatemi sapere cosa ne pensate.
Genere: Azione, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jaime Lannister, Jon Snow, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5 - THE FALL OF THE WALL

CAPITOLO 5 – THE FALL OF THE WALL

 

 

[TYRION]

Gli Immacolati e i Dothraki raggiunsero Grande Inverno pochi giorni dopo l’arrivo del convoglio della Regina, solo un giorno dopo l’arrivo di Ser Davos e i suoi uomini con la scorta di Vetro di Drago.

Su ordine di Jon Snow, gli accampamenti erano stati attrezzati poche miglia a est del castello, così che la Regina Daenerys potesse raggiungerli ogni qualvolta lo desiderasse. Verme Grigio e Jhago, il capo dei Dothraki, avevano fatto immediatamente rapporto. Portavano notizia di un esercito nemico che si era asserragliato su una fortezza in rovina pochi giorni dopo il loro passaggio attraverso l’Incollatura. Alcuni esploratori rimasti indietro avevano riportato la notizia.

“Il Moat Cailin” aveva constatato Jon con aria preoccupata.

Ma secondo il concilio dei Lord non aveva alcun senso controllare il Moat, visto che risultava inespugnabile solo se attaccato da sud. Un esercito ben armato, proveniente da nord, avrebbe potuto conquistare la fortezza in una giornata o due. Inoltre senza l’appoggio delle genti dell’Incollatura era praticamente impossibile controllarlo a lungo. E i Lord della Torre delle Acque Grigie erano tra i più fedeli alfieri di casa Stark da migliaia di anni.

L’unica spiegazione plausibile per quel comportamento era che Cersei Lannister non avesse alcuna intenzione di far marciare il suo esercito fino a Grande Inverno per combattere al loro fianco. Il suo obiettivo era rafforzare le sue posizioni nelle Terre dei Fiumi e proteggere al meglio il suo reame.

Daenerys non aveva preso per niente bene la notizia del presunto tradimento da parte dei Lannister e aveva preteso spiegazioni da Tyrion. Spiegazioni che ovviamente lui non avrebbe saputo dargli neanche volendo.

Un patto era stato siglato e Tyrion si era fatto garante di tale accordo. Non biasimava certo Daenerys per aver cominciato a dubitare della sua perizia nel ruolo di Primo Cavaliere.

“Era più facile essere Primo Cavaliere di un Re imbecille come Joffrey” aveva pensato. “Da quando servo Daenerys non ne ho azzeccata una”

A Meeren era stato raggirato dagli schiavisti e durante la guerra per il Trono di Spade le sue mosse erano state anticipate da Jaime, che gli aveva lasciato Castel Granito e il dominio sulle Terre dell’Ovest pur di conquistare l’Altopiano, terra decisamente più ricca e facile da sottomettere. E ora avrebbe dovuto pagare anche per la stupidità di sua sorella.

Si domandò cosa pensasse Jaime di quel comportamento. Probabilmente era complice di tutto ciò. L’unico Lannister che l’aveva davvero amato come un membro della sua famiglia alla fine lo aveva tradito, come tutti gli altri.

“Avrei dovuto lasciare che Daenerys bruciasse quella stupida città e tutti i suoi abitanti come avevo promesso il giorno del mio processo per regicidio”

Lord Varys aveva una visione diversa della situazione. Secondo lui Cersei aveva rotto l’alleanza senza consultarsi con il suo gemello. Dopotutto, quando mai Cersei Lannister aveva dato ascolto a qualcuno?

Ma se Varys avesse avuto ragione, cosa ne era stato di Jaime? Aveva accettato senza batter ciglio le decisioni della sua Regina? Tyrion ne dubitava. Per quanto fosse follemente innamorato di Cersei, Jaime non era uomo da sottostare ad un regnante che non difende i suoi sudditi o che addirittura li trucida. Tyrion lo conosceva meglio di chiunque altro.

Tutti sapevano cosa era accaduto al Re Folle, ma solo lui conosceva il vero motivo. Jaime glielo aveva raccontato la prima volta che si erano rivisti dopo il sacco di Approdo del Re. E ancora, lo aveva sentito lamentarsi talmente tante volte di Robert Baratheon da temere che prima o poi sarebbe diventato due volte Sterminatore di Re.

Jon Snow era stato più comprensivo di Daenerys, impegnato com’era a difendere le sue terre dall’invasione degli Estranei. Inoltre la diversità di genti che abitavano il Nord rasentava l’inverosimile. Se Bruti e nordisti avevano trovato il modo di vivere insieme, l’arrivo degli Immacolati, e soprattutto dei Dothraki, aveva sconvolto quel fragile equilibrio che si era creato. I guerrieri a cavallo erano, per natura, dei razziatori e le loro stravaganti usanze erano quanto di più lontano ci potesse essere dagli usi e costumi del Nord. C’erano già state diverse scaramucce tra loro e le genti del nord, e Jon aveva dovuto occuparsene prima che degenerassero in una guerra intestina che avrebbe segnato la fine di tutti loro. Per questo l’ex Re del Nord era lontano da Grande Inverno praticamente dal giorno in cui gli eserciti si erano accampati.

In sua assenza era Lady Sansa a gestire il castello. Da quanto aveva sentito dire dagli uomini di Grande Inverno la giovane Lady del Nord si era comportata in maniera egregia in assenza del fratello. Nulla che Tyrion non sapesse già. Sansa era una donna decisa e risoluta, che era stata capace di sopravvivere a Joffrey, a Ramsey Bolton e a Ditocorto, cosa che non era riuscita al suo stesso padre e a molti altri.

In più occasioni Tyrion l’aveva vista imporsi, in tutta la sua bellezza, in decisioni difficili, che era state accettate di buon grado praticamente da tutti, popolino e Lord. Anche quando queste scontentavano qualcuno. La tempra che aveva levigato negli anni difficili della sua vita aveva trasformato una ragazza sciocca e sognatrice in una vera regina, con tutti i vantaggi e le difficoltà del caso. 

Dal suo arrivo avevano avuto solo l’occasione di salutarsi ma la Lady di Grande Inverno gli aveva fatto sapere che presto avrebbero passato del tempo davanti ad un buon bicchiere di vino, in ricordo dei vecchi tempi. Non sapeva bene cosa le avrebbe detto. Sansa era stata sua moglie, un tempo, e questo gli creava un certo imbarazzo. Tyrion Lannister che si imbarazzava davanti ad una ragazza che aveva poco più della metà dei suoi anni…

 

“La mia Lady sarebbe felice di riceverti nel suo solarium, mio Lord di Lannister”. Brienne di Tarth lo accompagnò attraverso i corridoi di Grande Inverno, verso le stanze della sua Signora.

“Posso farti una domanda Lord Tyrion?” gli chiese.

“Ma certo, Lady Brienne”

“Credi che Ser Jaime sia complice della Regina?”. Lo disse tutto d’un fiato, tradendo una certa inquietudine.

“Credo che se ne avesse avuto la forza avrebbe dato lustro al suo soprannome” rispose con schiettezza. “Quanto alla sua condizione attuale sono preoccupato quanto te”

Lady Sansa lo attendeva in un piccolo solarium al primo piano della seconda fortezza di Grande Inverno. Un piccolo fuoco scoppiettava nel caminetto e almeno una dozzina di candele illuminavano l’ambiente e lo profumavano con una leggera essenza d’agrumi. Sansa indossava un abito nero di pelle lucida, con due meta-lupi ricamati sul petto e una leggera pelliccia sulle spalle. I lunghi capelli ramati acconciati in una treccia.

“Lord Tyrion” lo salutò con un sorriso. “Accomodati pure. Non ho più bisogno di te per oggi, Lady Brienne. Grazie”. La donna cavaliere chinò il capo a mo’ di saluto ed uscì. 

Sansa stessa riempì due coppe di vino e gliene porse una.

“Noto con piacere che non disdegni una buona coppa di rosso, mia Signora” provò a rompere il ghiaccio, ingollando quasi mezza coppa per sciogliere i nervi e la lingua.

“Ho imparato dal migliore in tal senso” scherzò lei.

Tyrion rise. “Ho saputo in che modo hai aiutato tuo fratello a riprendere Grande Inverno e come ti sei disfatta di Ditocorto. Devo dire che non avrei saputo fare di meglio”

“Uno dei miei momenti migliori”. Scosse appena la sua coppa in segno di vittoria e si bagnò appena le labbra. La determinazione nel suo sorriso gli ricordò un’altra regina.

“Potrei aver paura della tua risolutezza”

Stavolta fu il turno di Sansa di ridere. “Stamattina è arrivato un corvo di Lord Reed dalle Acque Grigie. Credo tu voglia leggerlo”  

La lettera recava la notizia di un esercito guidato da Edmure Tully e Jaime Lannister sconfitto dalla Compagnia Dorata al Moat Cailin. I capitani erano stati presi prigionieri ad eccezione di Lord Tully. Ma il Lord delle Acque Grigie li informava di star organizzando un piano per liberarli.

“La Compagnia Dorata? Maledizione!”.

Tyrion fu enormemente sollevato che Jaime avesse finalmente sciolto le briglie da Cersei, ma allo stesso tempo preoccupato per la sua prigionia. Se Jaime aveva abbandonato la sua gemella non restava nessuno ad arginare i suoi peggiori impulsi, ed ora lui era prigioniero di mercenari avidi di denaro e sangue.

Quando rialzò gli occhi dalla missiva Sansa parlò di nuovo. “Ho fatto in modo di parlarne con te per primo, mio Lord. Informa tu la regina, se vuoi”.

“Cosa penserebbe Jon di questo sotterfugio, mia Signora? La regina dovrebbe essere la prima a sapere questo genere di cose”. Tyrion le rivolse un sorriso disarmante.

“Jon si fida del mio giudizio”. L’espressione di Sansa si era indurita solo per un attimo.

“C’è un’altra cosa di cui volevo parlarti. Celebreremo l’alleanza con un banchetto. L’etichetta lo richiede, nonostante la situazione. Spero che questo possa convincere tutti che il Nord e Daenerys Targaryen faranno fronte unito contro il nemico comune. Definitivamente” Sansa interruppe il corso dei suoi pensieri cambiando argomento.

“Hai tutta la mia approvazione, mia Lady. Non c’è niente di meglio del vino per dimenticare vecchie scaramucce. O per crearne di nuove”.

Sansa incrociò le braccia intorno al petto e assunse un’espressione accigliata.

“…ma non è per il banchetto che mi hai fatto venire qui. E nemmeno per la lettera di Lord Reed. Dico bene?”

“Astuto come sempre, Lord Tyrion” sorrise Sansa. “Voglio sapere se è un’alleanza esclusivamente militare quella che lega la regina a mio fratello”. Finalmente Sansa arrivò al punto.

“Dovresti chiederlo a loro, mia Signora. Io sono solo un servitore di sua Maestà” provò a glissare.

“Sappiamo bene entrambi che sei molto più di questo, Lord Tyrion. Cersei avrebbe avuto modo di tradirci solo se tu glielo avessi concesso. E sai meglio di me che anche Daenerys lo sospetta. Quindi dimmi, c’è qualcos’altro che dovrei sapere?”

Adesso Sansa lo scrutava sospettosa. D’altronde se c’era qualcuno che lo conosceva meglio di altri a Grande Inverno quella persona era Sansa Stark. Gliene aveva appena dato dimostrazione.

“L’unico modo per ottenere quello che volevamo era garantire a Cersei… sicurezza” le rivelò esitante.

Per un attimo vide la sorpresa balenare sul viso della sua giovane interlocutrice. “Sicurezza? L’unica sicurezza che Cersei ha è che qualcuno prima o poi la ucciderà, che sia un rivale politico o un popolano arrabbiato per le sue azioni. Non importa. Non puoi avergli garantito la sopravvivenza di tua iniziativa”

Lady Sansa aveva abbracciato la causa di Daenerys Targaryen? Oppure il suo era solo un gioco per costringerlo a scoprire le sue carte? Tyrion Lannister era nato per questo.

“Sei diventata abile nel gioco del Trono, Lady Sansa. D’accordo ti racconterò tutto ma… abbiamo bisogno di più vino”. Sospirò rumorosamente riempendo ancora la sua coppa. “Non è per la sua vita che ho garantito, ma per quella di mio nipote”

 

 

[SAMWELL]

Ritrovare Jon, il suo primo vero amico, era stato fonte di immensa gioia per Sam Tarly. Vederlo sorridere quando lo aveva salutato nel cortile di Grande Inverno gli aveva dato forza. E nascondergli la verità era stata una delle cose più difficili che avesse mai fatto in vita sua, quasi quanto uccidere un Estraneo. Ma quando era stato sul punto di svelargli tutto gli era bastato incrociare lo sguardo severo e preoccupato di Bran per desistere.

Tuttavia Sam era consapevole di non poter tacere a lungo. Jon meritava di sapere la verità, quali che fossero le conseguenze.

Per fortuna Jon Snow si era allontanato dal castello per occuparsi di altre questioni, cosicché Sam potesse tornare alle sue ricerche sulla Lunga Notte senza il continuo tarlo della verità nascosta all’amico.

Le nevicate erano così fitte e intense da rendere il mondo esterno un’immensa distesa candida e la coltre di nuvole talmente spessa da far pensare che mai più avrebbero sentito il calore dei raggi solari sulla pelle. Qua e là nel castello Sam si diceva a mezza voce che la Lunga Notte era ormai iniziata.

Sam trascorreva la maggior parte delle giornate nella biblioteca di Grande Inverno, in compagnia di decine di antichi tomi e vecchie pergamene.

Quel giorno era chino su un manoscritto che aveva sottratto alla Cittadella, Miti e Leggende sulla Lunga Notte, alla ricerca di un qualche dettaglio che potesse aiutarlo. Si era praticamente arreso quando sentì qualcuno scendere le scale e il bibliotecario precipitarsi ad accoglierlo.

Daenerys Targaryen si fece largo tra i molti scaffali fino a lui. Sam fu grato che ad accompagnarla fossero due Immacolati e non un paio di colossali Dothraki. Conosceva qualche parola di Alto Valyriano per comunicare con i guerrieri eunuchi, ma i Dothraki gli incutevano timore con le loro espressioni feroci e la loro parlata aspra e gutturale.

“Vostra Grazia” la salutò affrettandosi ad alzarsi. Per poco non rovesciò la poltrona su cui sedeva. “Come posso esserti utile?”

“Lasciateci” ordinò loro Daenerys in valyriano. I suoi accompagnatori tornarono sui propri passi. “Lady Sansa mi dice che sei un Guardiano della Notte, Maestro Sam”

“Lo sono, Altezza. Un Guardiano della Notte almeno. Non sono riuscito a forgiare la catena da Maestro. Ho vissuto per un po’ alla Cittadella ma ho dovuto abbandonarla quando ho capito che nessuno lì mi avrebbe aiutato nella mia ricerca” accennò al libro che stava leggendo.

“Tuttavia sei stato in grado di curare Ser Jorah dal morbo grigio. Ad Essos nessuno c’è mai riuscito. E per questo ti sono debitrice”

“Non esserlo, Maestà. Ero io ad avere un debito da saldare con Lord Mormont. Ho servito sotto suo padre Jeor quando era Lord Comandante dei Guardiani della Notte. Sono stato l’attendente personale di un tuo parente, Maestro Aemon”

“Aemon?” chiese Daenerys Targaryen stupita. “Non sapevo ci fossero altri Targaryen in vita”

“Aemon Targaryen, si. Zio di tuo padre Aerys”. Sam esitò. “È morto qualche anno fa, a centodue anni. Era un uomo saggio e gentile. Fino al suo ultimo giorno di vita non ha mai dubitato che tu avresti ridato lustro al vostro antico nome”

Sam vide Daenerys rabbuiarsi. Probabilmente sentir parlare della morte del suo ultimo parente in vita, di cui non conosceva nemmeno l’esistenza fino ad allora, l’aveva intristita. “Perdonami, Altezza. Non era mia intenzione causarti dolore”

“Non è colpa tua Sam. Un giorno ti chiederò di parlarmi di lui”. Daenerys gli sorrise. “Sei di nobili origini dico bene?”

“Lo sono, Maestà. Samwell Tarly di Collina del Corno. O almeno lo ero prima di prendere il Nero”

“Tarly?” Daenerys distolse lo sguardo.

“So che la mia famiglia si è schierata contro di te, Altezza. Ma non hai nulla da temere da me. Io servo Jon Snow e i Guardiani della Notte” si affrettò ad aggiungere.

“Sono lieta di sentirlo, Sam. Ti lascio alle tue ricerche” Daenerys si allontanò senza più incrociare il suo sguardo.

“Forse avresti dovuto tenere per te la tua discendenza, stupido idiota” si biasimò. L’ultima cosa che voleva era creare problemi a Jon per via delle stupide scelte di suo padre.

Richiuse il libro che stava leggendo con un colpo secco, causando uno sbuffo di polvere. Tossì maldicendo la sua goffaggine prima di avviarsi su per le scale.

Gilly lo aspettava nelle sue stanze con il piccolo Sam in un angolo intento a consumare la sua colazione.

“Non sei venuto a letto stanotte” gli disse con un po’ di tristezza. Ogni volta che la baciava, o anche solo posava il suo sguardo su di lei, non poteva fare a meno di sorridere pensando a quanto lei lo aveva cambiato. Ma tutto quello, e condividere le lenzuola con Gilly, era sempre un patimento per Sam per via del suo giuramento. Eppure non poteva fare a meno di amarla. 

“Ho avuto molto da leggere” Sam svicolò evitando di arrossire.

Gilly gli andò incontro e lo baciò brevemente. “Ti ho preparato un bagno. Vieni”. Lo condusse fino al piccolo lavacro attiguo alla sua camera, dove una tinozza piena d’acqua bollente lo attendeva, aiutandolo a slacciare il farsetto.

“Ti ringrazio, Gilly”

 

Qualche ora più tardi, fu svegliato dall’attendente di Grande Inverno che lo informava che Jon Snow era finalmente rientrato dalla sua missione e chiedeva di vederlo. Gilly era di sicuro andata a compiere i suoi doveri di ancella di Lady Sansa così si rivestì in fretta e raggiunse Jon.

Lo attendeva nel suo solarium, seduto davanti al caminetto acceso, insieme a Ser Davos Seaworth. Aveva l’aria particolarmente stanca e sembrava provato dal lungo viaggio.

“Ti prego Sam, dimmi che hai scoperto qualcosa di utile” andò dritto al punto.

“Mi spiace Jon. Ho trovato diversi resoconti sulla Lunga Notte ma nessuno sembra contenere un indizio decisivo. Qua e là si parla di un eroe che sconfiggerà il Re della Notte. Ma come lo farà non è scritto da nessuna parte”

“Dannazione” imprecò Jon. “L’Età degli Eroi è finita da quanto? Ottomila anni?”

“Mi dispiace Jon”

“Non è colpa tua” lo rincuorò. “Dimmi tutto quello che sai su questo eroe

“Non molto in realtà. In Resoconto della Grande Guerra di maestro Ballaban si parla di Azor Ahai quale grande condottiero. Uccise la sua amata, Nissa Nissa, per temprare la sua spada, Portatrice di Luce, la Spada Rossa degli Eroi, e si fece carico del comando nella Grande Guerra. Ballaban viaggiò fino ad Asshai delle Ombre, e lì apprese la leggenda di Azor Ahai e altri dettagli meno importanti. In Miti e Leggende sulla Lunga Notte di Septon Barth, invece, si attende l’arrivo del Principe che venne Promesso. Potremo supporre che siano la stessa persona. Ma chi?” glissò volutamente sulla presunta discendenza del leggendario principe di cui aveva discusso solo con Bran. Septon Barth riteneva dovesse nascere dalla linea di sangue di Aerys il Folle e sua moglie, la Regina Rhaella.

“Melisandre credeva che Stannis fosse questo famigerato eroe” intervenne Ser Davos.

“Ma Stannis…” cominciò Sam d’impulso, interrompendosi per paura di ferire l’anziano Cavaliere delle Cipolle.

“…è morto” concluse per lui Jon.

“C’è un'altra cosa. Secondo le leggende Azor Ahai rinascerà dal sale e dal fumo” concluse Sam.

Davos e Jon si scambiarono un’occhiata eloquente. Sam aveva sentito della resurrezione di Jon per mano di Lady Melisandre ma non aveva avuto il coraggio di chiedere spiegazioni a riguardo. Non a Jon almeno.

“Quindi questo Principe che fu Promesso o Azor Ahai dovrebbe salvarci tutti” concluse Jon. “So cosa stai pensando Davos. Ma io non ho niente in comune con lui. Lady Melisandre e il suo Dio mi hanno riportato in vita, questo è vero, ma il sale e il fumo? E non ho nessuna Spada Rossa. La lama di Lungo Artiglio è come tutte le altre spade valyriane”

“Temo che dovremo fare a meno di questo grande eroe, almeno per il momento” Ser Davos non sembrava uomo da appigliarsi ad una leggenda.

“Ho intenzione di partire per la Barriera da qui a qualche giorno Sam, dopo i festeggiamenti per la celebrare l’alleanza con Daenerys” gli confidò Jon. “Vorrei che tu restassi al sicuro, qui a Grande Inverno”

Sam ne fu sorpreso. E fu ancora più sorpreso dalle parole che uscirono dalla sua stessa bocca. “Io sono un Guardiano della Notte, Jon. Il mio posto è con i miei confratelli. Il nostro è un giuramento per la vita”.

“Quando tutto sarà finito potrebbe non esserlo più” concluse Jon socchiudendo gli occhi dalla stanchezza. “Adesso non me ne vogliate, ma ho bisogno di riposare per qualche ora”

 

 

[DAENERYS]

Grande Inverno l’aveva accolta sorprendentemente bene. Certo, alcuni Lord non lesinavano di mostrarsi astiosi ad ogni occasione, ma il popolino di Città dell’Inverno era arrivato addirittura ad acclamarla quando era atterrata fuori dalle mura in groppa a Drogon, dopo aver visitato gli accampamenti dei suoi eserciti.

I suoi draghi non amavano molto il clima freddo tipico del Nord. Erano irrequieti e particolarmente irascibili. Perciò ogni volta che poteva, tra un concilio di guerra e l’altro, Daenerys passava del tempo con loro sperando di riuscire a tenerli a bada.

Lei stessa era furiosa, con Tyrion in particolare. Cersei aveva tradito gli accordi e l’unica spiegazione che il suo Primo Cavaliere le aveva dato era stata una semplice alzata di spalle. Il pensiero che Tyrion potesse nascondergli qualcosa la mandava ancora su tutte le furie. In un moto d’impeto, era stata sul punto di richiamare i suoi eserciti e marciare a sud fino alla capitale.

Era scesa a più miti consigli in seguito al suo incontro con Samwell Tarly. Nella battaglia lungo il fiume delle Acque Nere aveva giustiziato suo padre e suo fratello. Allora le era sembrata un’azione necessaria, non aveva pensato minimamente alle conseguenze negative di quel gesto. Quel giovane uomo goffo e impacciato aveva salvato Ser Jorah da un destino orribile e lei gli sarebbe stata grata per il resto della vita, ma di fronte a lui si era vergognata del suo gesto inconsulto.  

Quella mattina era uscita a cavallo con una scorta di Dothraki guidati Ser Jorah. Dopo una breve visita agli accampamenti, Daenerys aveva guidato il gruppo in cerca dei suoi draghi. Drogon e Rhaegal avevano sorvolato più volte la loro madre ma si erano entrambi rifiutati di interrompere il loro volo per raggiungerla. Così Daenerys era rimasta ad osservarli per un po’, rimanendo in sella al suo cavallo.

“Maestà”. Ser Jorah richiamò la sua attenzione “Qualcuno si avvicina”.

Daenerys si voltò e riconobbe Arya Stark cavalcare verso di lei in sella alla sua puledra nera.

“Non volevo disturbarti, Maestà. Credevo che qualcuno stesse disturbando i draghi e volevo avvertirlo di allontanarsi”

“Non disturbi affatto, Arya. Ti va di accompagnarmi?” Daenerys spronò il cavallo al passo.

“Sono davvero meravigliosi” le disse la giovane Stark affiancandola.

“Non tutti la pensano come te”.

“C’è qualcosa che ti turba, Altezza?”

Daenerys incrociò lo sguardo di Arya e capì che non aveva senso mentirle.

“Cersei Lannister” le rivelò.

“Pagherà anche per questo. È una promessa”. Arya serrò la mano intorno all’elsa della spada. “Dopo il banchetto di domani ho intenzione di recarmi a sud per farle scontare tutto il male che ha fatto”

Daenerys rimase spiazzata. “Vuoi andare a sud da sola? Ma la tua casa? I tuoi fratelli?”

“Se Jon sarà qui li proteggerà” rispose Arya con convinzione.

Ma Jon si era allontanato pochi giorni dopo il loro arrivo e non aveva ancora fatto ritorno. Anche se gli aveva giurato fedeltà, il Nord rispondeva comunque al Re che si era scelto prima che a lei e, per quanto questo la infastidisse, Daenerys sapeva bene di non poter calcare la mano per non generare ulteriori malcontenti.

“Tornerà presto” la rincuorò Arya come se avesse letto il suo stato d’animo dal suo silenzio.

Rientrarono verso Grande Inverno costeggiando la Foresta del Lupo. Ser Jorah apriva il gruppo, Arya cavalcava al suo fianco. Il resto della scorta Dothraki era tornata all’accampamento dietro suo preciso ordine. Ben presto nel folto della foresta scorsero del fumo nero pece salire al cielo. Drogon e Rhaegal si erano trovati un nascondiglio non molto in profondità nella boscaglia.   

“È stato bello cavalcare con te Arya. Ma perdonami, ho bisogno di stare un po’ con loro” accennò al fumo nero nel cielo.

“Ma certo, Maestà. Vuoi che ti aspetti qui?” rispose la giovane con un sorriso.

“Sei gentile ma no. Potrei allontanarmi con loro”.

Richiamò Ser Jorah e gli ordinò di tornare a Grande Inverno con Arya. L’anziano cavaliere protesto a lungo, elencando i pericoli che la foresta poteva nascondere.

“Non preoccuparti per me ser. Drogon e Rhaegal mi proteggeranno”   

Ser Jorah Mormont la osservò allontanarsi a cavallo con aria angosciata. Da quando era giunti al Nord il cavaliere di Isola dell’Orso era tornato ad essere la sua ombra, come quando, insieme, avevano attraversato il continente orientale. Questo comportamento un po’ la infastidiva, ma allo stesso tempo la faceva sentire protetta. Il suo orso non l’avrebbe mai abbandonata, di questo era assolutamente certa.

 

Seduta su una roccia sporgente, con la schiena poggiata all’imponete collo di Drogon, disteso intorno a lei, Daenerys si ritrovò a pensare a tutto quello che era accaduto da quanto era giunta a Westeros. Nel bel mezzo della Foresta del Lupo, nella radura che i draghi avevano scelto come dimora, centinaia di ossa annerite coprivano il terreno. Ossa di cervi, alci e decine di altri animali diversi.

“È così che i miei draghi avrebbero ridotto Approdo del Re se fossi stata tanto sconsiderata da attaccarla. Un mucchio di rovine e ossa bruciate”

Tutt’intorno alla radura un cerchio di Alberi Diga, faceva la guardia al nascondiglio dei draghi. Stranamente gli Alberi Diga erano gli unici ad essere completamente intatti. Nessuno di loro portava il segno della presenza di un drago. Querce, pini e molti altri alberi erano stati bruciati dal fuoco dei suoi figli, ma non gli alberi dal tronco bianco come ossa e le foglie rosso sangue.

Drogon si mosse, girando la colossale testa cornuta verso l’ingresso della radura, ma Daenerys se ne accorse appena.

“Ser Jorah mi ha detto che ti avrei trovato qui”

Daenerys sobbalzò nell’udire la voce di Jon. Drogon sbuffò fumo nero, ringhiando verso il suo visitatore.

“Buono Drogon” lo tranquillizzò carezzando le scaglie incandescenti.

“Non volevo spaventarti… spaventarvi”. Jon si mosse cautamente aggirando Drogon e andandosi a sedere al suo fianco.

“Ero solo distratta. Trovo strano che i miei draghi abbiano scelto una radura di Alberi Diga come rifugio”.

“Per fortuna non li hanno distrutti. Questa è l’unica radura di Alberi Diga a sud della Barriera”.

Per qualche attimo restarono in silenzio, l’uno accanto all’altra, ad osservare Rhaegal che era riapparso nei cieli grigi.

“Sansa mi ha informato di quello che è successo sul Moat”. Jon sembrava preoccupato dagli ultimi sviluppi.

“E tu credi alla storiella dello Sterminatore di Re prigioniero della sua amante?”

“Non so a cosa credere in realtà. Abbiamo problemi molto più grossi. Dalla Barriera arrivano notizie preoccupanti. Orde di non morti sono state avvistate vicino al Forte Orientale e a Lungo Tumulo già prima che noi arrivassimo a Grande Inverno. E non riceviamo notizie fresche da almeno una settimana. Ho un brutto presentimento”

“Dobbiamo andare a Nord allora. Non possiamo più aspettare”

“Prima dobbiamo presenziare a questo stupido banchetto”. Jon sbuffò sonoramente.

“Tua sorella non sarebbe contenta di sapere che la ritieni una cosa stupida” lo rimproverò.

Lasciò che Drogon strisciasse sotto il suo braccio e la liberasse dal suo abbraccio. Il drago nero e rosso batté violentemente le ali sollevando copiosi sbuffi di neve.

“Un altro colpo d’ali e avremo dovuto scavare nella neve per rivedere il cielo” sorrise Jon facendole scudo con il suo mantello nero.

Daenerys si ritrovò con il viso a pochi centimetri da Jon. Profumava di pino e di neve.

“Vorrei che tu provassi ad avvicinarti a Rhaegal, Jon” gli disse d’impulso. “Potresti essere il suo cavaliere”

“Io? Cavalcare un drago?” Jon era spiazzato e preoccupato allo stesso tempo. “Non saprei da dove cominciare”

“Non è più difficile che andare a cavallo” Daenerys sorrise radiosa. “Conosci già un po’ d’Alto Valyriano. E Drogon non ti ha arrostito quando ti sei avvicinato a lui. Magari piaci anche a Rhaegal”

“Non lo so Daenerys. Io…”

“Quando hai detto che mi avresti aiutato a proteggerlo mentivi dunque?” quasi lo supplicò.

“No. Io… lo farò”

Non sapeva bene come la cosa la facesse sentire. Non aveva mai creduto che qualcuno potesse avvicinarsi ai suoi draghi senza che questi schioccassero le mascelle minacciosi e arrostissero sul posto l’impavido aspirante cavaliere. Ma Drogon si era comportato in maniera sorprendente con Jon. Daenerys non aveva percepito nessuna inquietudine in lui quando Jon si era avvicinato. L’idea che anche Rhaegal avesse un cavaliere la rassicurava tanto quanto la preoccupava.

 

Il drago verde e bronzeo ridiscese volando in cerchio sulla radura. Quando fu abbastanza vicino, Daenerys notò che stringeva tra le fauci una grossa carcassa di un alce. Restò sospeso a pochi metri da terra, battendo con violenza le ali palmate. Jon avanzò di qualche passo sostenendo lo sguardo infuocato di Rhaegal.

Per tutta risposta, il drago toccò terra con un tonfo e scaraventò la carcassa alle sue spalle, ruggendo il suo disappunto verso l’uomo che gli stava davanti. Jon quasi perse l’equilibrio ma fece un altro passo in avanti.

Daenerys trattene il fiato. Era sul punto di richiamare suo figlio quando quello che accade fece perdere al suo cuore almeno un battito.

Rhaegal schioccò le fauci minaccioso, la sua coda fendette la radura alle spalle di Jon. Se solo avesse voluto, avrebbe potuto ucciderlo in un istante. Ma non lo fece. Si piegò ad incontrare la mano tesa di Jon. Lui la scostò appena al primo tocco, ma Rhaegal insistette spingendolo con l’enorme testa cornuta.

L’uomo e il drago restarono l’uno di fronte all’altro per qualche attimo. Gli occhi grigio ghiaccio di Jon Snow fissi negli occhi ocra infuocati di Rhaegal. Fino a quando Jon sussurrò qualcosa. Daenerys non capì cosa, ma Rhaegal riprese il volo sollevando altri sbuffi di neve tutt’intorno.

Entrambi lo seguirono con lo sguardo fino a che non fu lontano.

 

 

[JON]

Aveva visto la sala grande di Grande Inverno agghindata in modo così ricercato solo un’altra volta nella vita, quando Re Robert Baratheon aveva fatto visita al Lord suo padre. Drappi bianchi col meta-lupo grigio ornavano l’intero perimetro. Qua e là altri vessilli si alternavano: un orso bruno su sfondo verde, un pugno di ferro su sfondo rosso scarlatto, un tritone bianco e verde su sfondo blu-verde e molti altri. Tra tutti gli emblemi del Nord solo uno sembrava fuori luogo, il drago rosso su sfondo nero di casa Targaryen. Affiancava il meta-lupo alle spalle del palco della famiglia Stark, nero e rosso contro bianco e grigio-argento.

Anche il cortile degli addestramenti era irriconoscibile. Tutta l’attrezzatura era stata rimossa e la neve fatta sciogliere da decine di falò. Parte del cortile era stata coperta con una struttura in legno per ripararsi dalle intemperie. Panche e tavoli erano stati allineati per permettere a tutti i gli abitanti del castello di sedere e festeggiare l’alleanza tra gli Stark di Grande Inverno e la Regina Daenerys Targaryen.

Jon sarebbe stato contrario, in linea di principio, ad organizzare un banchetto vista la situazione, ma Sansa aveva argomentato che celebrare l’alleanza avrebbe contribuito a rinforzarla e nessuno aveva avuto argomenti per contraddirla. Si era premurata anche di organizzare il banchetto per gli eserciti accampati fuori dalle mura.

Quella sera, tutti i Lord del Nord sarebbero stati presenti ai festeggiamenti nella sala grande e Jon sapeva bene che gli occhi di tutti sarebbero stati puntati sul palco reale.  

Lord Glover e Lord Cerwyn, che lo avevano accompagnato, insieme a Ser Davos, a sedare i disordini sorti tra gli uomini della regina e i Bruti desideravano l’indipendenza del Nord e avevano l’appoggio anche di Lady Mormont e Lord Manderly. Tutti loro avrebbero cercato la minima crepa nel rapporto tra lui e Daenerys per perorare la propria causa. Per fortuna Sansa si era dimostrata ferma nell’appoggiarlo, altrimenti quelle semplici richieste sarebbero potute diventare ben presto delle pretese.

Camminava sul versante nord delle mura del castello quando Arya lo raggiunse. Lo faceva tutte le mattine, scambiando qualche battuta con i soldati di guardia.

“Ti va di allenarti?” chiese la sorella con aria di sfida.

“Non dico mai no ad un duello con la spada ma il cortile è pieno di gente che prepara il banchetto. E non credo che Sansa sarebbe felice di vederci fare a pezzi tutto”

Arya sorrise. “C’è pur sempre la palestra”

Dopo pochi minuti avevano indossato la cotta di maglia ed erano pronti a battersi. La palestra era pressoché vuota ma ben presto una piccola folla si radunò ad osservare il Re del Nord e sua sorella allenarsi.

Jon le girò intorno con circospezione, studiando il suo stile di difesa.

Arya assunse la sua posizione da battaglia. “D’accordo. Se non ti decidi ad attaccare lo faccio io”.

Era un bersaglio sorprendentemente piccolo da colpire, sottile come la spada che brandiva.

“Sei tornato e non ti sei nemmeno degnato di avvertirmi” Arya attaccò in avanti, con un affondo preciso. Jon deviò di lato evitando il colpo. Nel tono scherzoso di Arya scorse dell’altro. Paura?

“Va tutto bene?” le chiese studiando allo stesso tempo un modo per attaccarla.

“Sei tu quello che evita la sua famiglia. Eri tornato solo da un paio di giorni e sei subito ripartito” Arya lo scrutò con sguardo indagatore. “Che succede Jon?” le loro spade cozzarono a mezz’aria.

Per un attimo rimasero immobili l’uno di fronte all’altra.

“Sono solo preoccupato per la guerra che ci aspetta”.

Con uno strattone Arya liberò Ago e balzò indietro preparandosi ad affrontare un nuovo attacco.

“E Daenerys Targaryen non c’entra niente con questa tua preoccupazione?”. Arya era sempre stato una che va dritta al punto, tenace e pragmatica. Scartò verso sinistra attaccandolo alla vita. Jon indietreggiò in difficoltà.

“Cosa intendi dire?”. Si mosse di lato per riprendere fiato.

“Credi che non abbia visto come ti guarda? O come hai sorriso parlando di lei quando ci siamo rivisti al ruscello?” Jon parò l’ennesimo colpo e cominciò ad avanzare mulinando la spada. Arya evitò i suoi attacchi danzando a destra, a sinistra e poi di nuovo a destra.

“Sei un’ottima osservatrice. E io che credevo preferissi la strada della spada a quella della politica” provò goffamente a cambiare argomento, ma Arya continuò ad incalzarlo con un’espressione di rimprovero sul viso.

“Io invece credevo che non ci fossero segreti tra noi”. Arya si immobilizzò, Ago in posizione d’attacco, l’altra mano chiusa a pugno su un fianco.

“Aye. Lo credevo anch’io. Invece scopro che stai per partire per Approdo del Re” ricambiò lo sguardo di rimprovero di lei.

“Quindi avevo ragione su te e Daenerys” lo colpì alla spalla e al ventre con un solo aggraziato movimento, scartando per evitare il suo fendente in risposta.

La sua lama calò di nuovo costringendo Arya ad arretrare vistosamente per riguadagnare una buona difesa. Le restituì molti dei colpi che fino a quel momento aveva incassato e quando si rese conto che sua sorella era in grado di assorbire i suoi attacchi come qualsiasi altro avversario si lasciò andare ad un duello più intenso. Fu l’acciaio a concludere il loro battibecco, come un tempo facevano le gare di tiro con l’arco e le corse a cavallo fino alle porte di Città dell’Inverno.

 

“Combatti bene” Jon appese la spada al piolo.

“Aye. La prossima volta sarò io a vincere” rispose Arya rinfoderando Ago.

“Che intenzioni hai?” la trattenne per un braccio costringendola a guardarlo. “Con Cersei intendo? Non puoi affrontare tutto il suo esercito”

“Non affronterò nessun esercito. Ho un piano” tagliò corto Arya.

“Finalmente avete finito” la voce di Sansa li riportò alla realtà. “Possibile che io sia l’unica con un po’ di discernimento qui? Dovreste andare a prepararvi”. Si voltò infastidita e andò via.

“Sarà meglio che vada a vedere cosa succede” Arya seguì la sorella, lasciandolo con le sue domande e le sue paure.

 

I bracieri rendevano l’aria calda e opprimente. La sala grande era un turbinio di voci che si sovrapponevano l’una all’altra.

Quando Jon varcò la porta con Sansa al braccio gli uomini di Grande Inverno inneggiarono ai loro Signori. Arya camminava poco dietro di loro con Samwell Tarly che spingeva la sedia a ruote di Bran. Il giovane Stark avrebbe preferito restare nel Parco degli Dei ma ancora Sansa aveva preteso anche la sua presenza. Bran aveva l’aria stanca e malaticcia ma aveva rassicurato tutti quando gli avevano suggerito di restare nel castello, anche se in modo piuttosto tetro. Si era limitato a rispondere alle loro proteste dicendo che non era ancora giunta la sua ora.

Daenerys e la sua corte li raggiunsero poco dopo. Il loro ingresso non suscitò lo stesso successo, ma gli occhi di tutti seguirono comunque la regina Daenerys attraversare la sala in tutto il suo splendore. Vestiva i colori della sua casata. Un abito nero, la gonna a più strati e sul corpetto ricamato un drago a tre teste in filo rosso scarlatto. Indossava anche la corona d’oro rosso modellata in tre teste di drago e un mantello nero bordato anch’esso d’oro rosso e pelliccia. I capelli bianco-argentei erano acconciati nella classica maniera Dothraki: una miriade di trecce tenute insieme da tante campanelle d’argento.

Sedette alla sua sinistra rivolgendogli un sorriso. Tyrion Lannister caracollò al suo fianco fino al posto d’onore accanto alla regina. Anche Ser Jorah, Missandei e Verme Grigio li affiancarono, sedendo al tavolo reale.

I festeggiamenti si prolungarono per tutta la sera. Un giovane cantastorie li intrattenne accarezzando la sua arpa di legno levigato. Cantò L’Orso e la Fanciulla bionda e Il Coraggioso Danny Flint per omaggiare il Nord e La Danza dei Draghi e Alysanne in onore della regina Daenerys Targaryen. Concluse la sua esibizione con Sette Spade per Sette Fratelli per tutti i guerrieri che avrebbero difeso le loro terre dagli Estranei.

Per ringraziarlo Sansa lo invitò a sedere al tavolo reale e godere della loro ospitalità, ma il giovane declinò gentilmente l’offerta preferendo sedere nella sala insieme a lord e lady.

La prima portata fu una densa zuppa di verdure e funghi servita in ciotole di legno istoriate, seguita da frittelle di grano che accompagnavano un abbondante arrosto di cacciagione. Jon mangiò poco e bevve anche meno. Al contrario del resto dei suoi commensali. Tyrion Lannister non lesino il cibo né, tantomeno, il vino. E persino Daenerys si profuse in complimenti per i cuochi di Grande Inverno.

Le ancelle stavano servendo tartine al limone accompagnate da grosse ciotole piene zeppe di olive, cipolle bollite al rosmarino e taglieri ricolmi di ogni tipo di formaggio, quando Sansa si sporse verso di lui. “Dovresti dire qualcosa per ringraziarli di essere qui”

Quando Jon finalmente si alzò in piedi la cena volgeva ormai al termine. Tyrion, che aveva decisamente esagerato con il vino, e Gendry, seduto accanto ad Arya, cominciarono a battere le coppe sul tavolo per richiamare l’attenzione.

Gli occhi di tutti si posarono su di lui e sulla sala calò un’immobilità quasi surreale, rotta soltanto dalle ancelle che svolgevano le loro mansioni.

Si schiarì la voce. “Miei Lord… Amici”. Alzò la coppa e tutti lo imitarono.

Ma non ebbe tempo di brindare alla loro alleanza. Il silenzio fu rotto dal suono di un corno, talmente vicino da far vibrare le finestre e gelare il sangue nelle vene. “Aaaaauuuuuuu”.

L’intera sala trattenne il fiato.

“Fa che sia solo uno” piagnucolò Sam Tarly sporgendosi per rassicurare il piccolo Sam in braccio a Gilly.

Dopo interminabili attimi di attesa, quando apparve chiaro che non vi sarebbero stati altri richiami di corno, Ser Davos raggiunse Jon al centro del palco reale.

“Dovremmo andare a vedere cosa succede, mio Signore” gli sussurrò.

Jon si accomiatò in fretta dai suoi commensali scambiando solo uno sguardo preoccupato con Daenerys.

Il cancello nord era aperto e la folla nel cortile si accalcava per osservare i nuovi arrivati. Non portavano alcun vessillo quindi fu impossibile capire di chi si trattasse fino a che non se li ritrovò di fronte.

Tormund Veleno dei Giganti e Lord Beric Dondarrion conducevano i cavalli per le briglie seguiti da non più di una trentina di uomini, Bruti e Guardiani della Notte. Alcuni di loro reggevano delle torce improvvisate, altri arrancavano per scendere da cavallo sostenuti da qualche compagno.

“La Barriera è stata spezzata. Forte Orientale e il Castello Nero sono caduti. Arrivano”

   
 
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