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Autore: Tinkerbell92    09/07/2018    3 recensioni
Estate 2008.
Quando l’impianto idraulico della vecchia casa decide di darsi il benservito, provocando un allagamento senza precedenti, l’affascinante Nimel Anywayah, leader di un piccolo branco di Figli della Luna, decide di salvare le vacanze di Amy, la sua figliastra quindicenne, mandandola a Forks a casa di un’amica d’infanzia.
Una volta giunta sul posto, Amy si mostra subito desiderosa di conoscere i mutaforma di La Push, che considera in qualche modo “parenti” alla lontana.
Alla riserva le cose sembrano procedere per il meglio: ormai sono passati due anni dal mancato scontro con i Volturi e i giovani lupi hanno trascorso quel lasso di tempo in relativa tranquillità.
Tuttavia, una nuova, terrificante nemica fa la propria comparsa, gettando un tremendo scompiglio; la situazione non migliorerà quando Amy, a causa della propria natura di licantropo, comincerà a perdere totalmente il controllo durante le notti di luna piena, trasformandosi in una creatura violenta e assetata di sangue.
Attaccati su due fronti, da amici e nemici, i mutaforma Quileute saranno costretti a lottare con tutte le proprie forze, stringere di nuovo fastidiose alleanze e compiere enormi sacrifici per non perdere sé stessi e tutti coloro che amano
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clan Cullen, Nuovo personaggio, Quileute, Seth Clearwater, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Successivo alla saga
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- Questa storia fa parte della serie 'Twilight Saga according to Tinkerbell'
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SILVER LIGHTS


Capitolo IV

"Tramonto di sangue"






Erano trascorsi ormai dieci giorni da quando  Amy era arrivata a Forks e ogni pomeriggio, fatta eccezione per il weekend, aveva fatto visita ai ragazzi della riserva.

- Liv, hai visto il mio cellulare da qualche parte?
La stanza in cui dormivano le due ragazze era un trionfo di disordine: pareva quasi che un uragano fosse passato lasciando sulla propria scia letti sfatti, vestiti sparsi ovunque e libri poggiati in ogni dove.
Una vibrazione famigliare spinse la ragazzina a scostare le lenzuola del proprio giaciglio: - Non importa, l’ho trovato!
La schermata quadrangolare emetteva un flebile bagliore. Amy, ancora in biancheria intima, si lasciò cadere sul materasso, facendosi sfuggire un sorriso: Seth le aveva appena mandato un messaggio, avvisandola di vestirsi più comoda possibile.
- L’hai trovato?
Liv fece capolino dal bagno, il corpo avvolto da un telo rosa e i capelli bagnati sparsi sulle spalle. I lineamenti morbidi della bionda assunsero un’espressione maliziosa: - Chi di loro ti ha scritto?
- È Seth – rispose la Figlia della Luna, ricambiando lo sguardo furbo dell’amica con un leggero cipiglio. – Piantala.
- Piantala di fare cosa?
Prima che Amy potesse replicare, il telefono vibrò nuovamente: Jake la avvisava di essere appena partito.
- Finisco di prepararmi – annunciò. – Suppongo che oggi vogliano fare qualcosa di particolarmente movimentato.
- Fate ogni giorno qualcosa di movimentato – osservò Liv. – Ieri addirittura i gavettoni alle cascate!
- Ieri era il compleanno di Quil – si giustificò la rossa con un debole sorriso. – E faceva parecchio caldo…
La diciassettenne dai capelli color miele le lanciò una t-shirt bianca con il disegno di un unicorno: - Guarda che sono contenta se ti diverti con i tuoi… simili. Prima o poi mi piacerebbe passare un pomeriggio alla riserva, anche se probabilmente le loro attività mi ucciderebbero…
- Nah, i loro imprinting umani ce la fanno benissimo, quindi penso che tu e Juls sopravvivereste. – replicò Amy, infilando la maglietta e un paio di pantaloncini neri.
Una quindicina di minuti più tardi, Renesmee le inviò un messaggio, annunciando che sarebbero arrivati di lì a breve. La rossa si fiondò fuori dalla camera, scendendo le scale rapidamente, con una scarpa ancora slacciata.
Per poco non si scontrò con l’uomo alto e biondo che nello stesso momento usciva dalla cucina con un vassoio incartato stretto tra le mani.
- Ops, attenzione!
- Scusami, Roger! – esclamò la quindicenne. – Cosa c’è qui sotto? L’odore è buonissimo!
Il padre dei gemelli Turner sorrise, porgendole il cabaret: - Regalino per i tuoi amici. Ho sentito che ieri è stato il compleanno di uno di loro.
- E che sono dei mangioni – aggiunse Liv, raggiungendo il piano inferiore con i capelli ancora bagnati. – Hanno confermato per sabato sera?
- Sì, sì – rispose il barista allampanato. - Mi ha chiamato il ragazzo con la voce grossa, ieri… Sam, giusto? Hanno prenotato diversi tavolini in terrazza.
- Spero non ci finiscano le scorte – ironizzò la biondina, dando un buffetto sulla gamba dell’amica.
- Il vero pericolo è Paul, quando si tratta di mangiare – ridacchiò Amy, abbassando lo sguardo sulla carta color salmone che avvolgeva il contenuto del vassoio. Il suono famigliare di un clacson la fece illuminare: - Oh, è qui Jake!
- Ehi, lupacchiotta, non così in fretta – la bloccò Liv, indicandole con un cenno la scarpa ancora slacciata, per poi inginocchiarsi e rimediare con un fiocco a doppio nodo. – Non vorrai piantare il naso sul vialetto e rischiare di far volare via il cibo?
- Anche se cadesse, sono sicura che lo mangerebbero lo stesso – ironizzò la ragazzina dalla chioma fulva, dando un bacio sulla guancia dell’amica non appena ella si rialzò. – Grazie, Livvy. E grazie, Roger, ci vediamo stasera!



La casa dei Cameron era una tra le più grandi in tutta la riserva: uno spazioso edificio in legno, con due piani e una taverna, situato in una zona un po’ isolata. Di fronte all’abitazione si estendeva un ampio spiazzo d’erba, che terminava circa un chilometro più avanti ai piedi di un monte roccioso, costellato di alti sempreverdi.
Come previsto, il cabaret del signor Turner, contenente piccoli tramezzini, paninetti e brioches salate, fu vuotato nel giro di qualche minuto, esattamente come tutti i vassoi posti sul grande tavolino apparecchiato all’esterno.
- Immagino che abbiate organizzato spesso delle feste qui – ipotizzò Amy, rivolgendosi a Jared che sedeva alla sua sinistra sulla comoda panca di legno. – C’è un sacco di spazio.
- Oh puoi scommetterci – replicò il mutaforma con aria furba. – Soprattutto quando mamma e papà non c’erano, giusto?
- Feste segrete da paura! – soggiunse un ragazzo Quileute sui trent’anni che poco prima si era presentato come Zach, figlio maggiore del signor Cameron. Era un tipo alto e attraente, con i capelli corti e scuri, che indossava un’uniforme estiva da poliziotto e un paio di occhialetti rettangolari dalla montatura nera.  
Quel giorno era presente anche la sorella ventunenne, Maysie, che in quel momento era impegnata a mandare messaggi col telefono: alle parole dei fratelli alzò per un attimo lo sguardo dallo schermo, mostrando le meravigliose quanto insolite iridi color nocciola, annuì appena e chinò nuovamente la testa, riprendendo a digitare sulla tastiera.
 - Ehi, vi ricordate quella volta che abbiamo rischiato di mandare a fuoco la cantina perché Paul e Jake avevano fatto quella stupida scommessa? – rise Embry, dando il gomito a Maysie, che lo badò appena. – Che giorno era? Halloween?
- No, era il tuo compleanno – replicò Nadie, scompigliandogli i capelli. – Però Zachy aveva già iniziato a tirar fuori le decorazioni.
- Sempre meglio prendersi per tempo – sorrise il ragazzo più grande, dando un’occhiata all’orologio. – Cosa che dovrei fare anche in questo momento: vi saluto, ragazzi, tra poco inizia il mio turno. È stato un piacere, Amy.
- Anche per me – replicò la ragazzina, alzandosi in piedi e lasciandosi stampare due baci sulle guance.  
Fece quindi vagare lo sguardo lunga la vasta area del giardino, dove i licantropi più giovani, insieme a Sean e Ness, stavano giocando a calcio, capitanati da Leah e Jake.
Attorno al tavolo, oltre a lei e i fratelli Cameron, sedevano Sam, Emily, Embry e Kim, mentre i restanti membri del branco avevano preferito accomodarsi sull’erba fresca e ben curata.
Per qualche minuto regnò una quiete quasi irreale, movimentata soltanto dalle grida dei giovani calciatori, poi, Sam si schiarì la voce, dando una controllata sotto al tavolo dove il piccolo Levi si era rintanato: - Non è da voi essere così silenziosi, ragazzi. Devo preoccuparmi?
- Io mi sto rompendo le palle – replicò Paul, sdraiato pigramente sul prato, con la nuca poggiata sulle gambe di Rachel. – Facciamo qualcosa di spericolato e stupido?
- Come saltare dal tetto? – propose Kim con un ghigno.
Jared le rivolse un’occhiata piacevolmente sorpresa: - Cominci a imparare, tesoro! May, dove sono i paletti per il telo elastico?
- Oh, merda! – esclamò la ragazza, alzando gli occhi al cielo con un sorrisetto. – Se la mamma trova altre buche nel prato ti ammazza, Jerry, lo sai?
- E noi le copriremo prima che torni! – replicò il fratello minore, fiondandosi in casa alla velocità della luce, per poi tornare trionfante con quattro grossi paletti di legno levigato.
- Paul, evita le battute sui paletti di frassino e i vampiri – si raccomandò Sam, lanciando un’occhiata in direzione di Renesmee, mentre il suo beta cominciava a piantare i sostegni nel terreno. Una volta completata l’opera, Jared afferrò il grosso telo bianco che Maysie gli aveva appena portato, annodando le quattro estremità a ciascuno dei paletti, costruendo un tappeto elastico improvvisato.
La partita di calcio venne immediatamente interrotta: i giocatori si fiondarono con entusiasmo verso la nuova attrazione, discutendo su chi dovesse lanciarsi dal tetto per primo: naturalmente, i licantropi e Renesmee avrebbero potuto atterrare sull’erba senza problemi, il telo era stato sistemato soprattutto per gli imprinting umani.
A differenza del pomeriggio alla scogliera, tutti quanti, eccetto Wyatt, parteciparono al gioco: memore delle prese in giro del fratello minore, Rachel si fece avanti, pretendendo di saltare per prima.
- Siamo sicuri che quel lenzuolo reggerà? – sussurrò Amy, sporgendosi verso l’orecchio di Seth. – Avete già fatto questa cosa altre volte?
- Non preoccuparti, è fatto apposta. Sam l’ha collaudato di persona – sorrise il giovane lupo. – Allora, vogliamo fare questo salto?
La rossa annuì, afferrando la mano dell’amico e prendendo la rincorsa verso la casa: quando furono sufficientemente vicini, si diedero lo slancio, compiendo un enorme salto che li portò quasi a raggiungere il tetto. Quasi.
Per alcuni secondi, restarono entrambi appesi al cornicione con le rispettive mani libere, senza sciogliere la stretta che legava le loro dita.
Si guardarono, sorridendo, e per un momento Amy avvertì una strana sensazione farsi strada all’interno del suo stomaco, per poi risalire verso il petto. Era una specie di calore, intenso ma piacevole, che continuò a salire, più su, fino ad affiorare alle sue guance di adolescente.
- Sarà meglio sbrigarsi, prima che Jared cominci a fare i suoi soliti commenti – ridacchiò Seth, portando l’amica ad annuire.  
Dischiusero la presa che univa le loro mani e si issarono sul tetto dell’abitazione, prendendosi qualche istante per ammirare la vista che si parava innanzi ai loro occhi. Verso destra si potevano scorgere alcune casette in legno degli abitanti della riserva, a sinistra lo sguardo si perdeva lungo il fianco di imponenti alture.
Sean Halloran si era appena lanciato di sotto, atterrando sul telo in posizione semiseduta. Per la prima volta, Amy lo vide ridere di gusto, con le guance lentigginose arrossate e le lacrime che scivolavano lungo la sua pelle chiara.
- Mi sembra più rilassato ultimamente – osservò la quindicenne, rivolta all’amico Quileute. – Quando sono arrivata, una settimana fa, c’era sempre un velo di tristezza nel suo sguardo.  
- Suo padre non è in casa, in questi giorni – sussurrò Brady, che li aveva appena raggiunti. – Sarà a Washington fino a domenica sera.
- Quindi Sean è a casa da solo con la madre? – azzardò Amy. – Lei com’è? È più comprensiva?
Brady e Seth irrigidirono i lineamenti, scambiandosi un’occhiata eloquente. Il più giovane lasciò che Embry saltasse giù al posto suo, in modo da poter rispondere alla domanda con calma e discrezione.
- La madre di Sean è morta quando lui era piccolo. Quando suo padre resta fuori città per lavoro di solito lascia la propria zia a prendersi cura del figlio. È una brava donna, anche se un po’ sorda e svampita.  
- Oh… non sapevo che Sean avesse perso sua madre – mormorò la figliastra di Nimel. – Anche io ho perso la mia.
- Che le è successo? – domandò Seth, sfiorandole la spalla con una carezza.
Amy esitò, mordendosi la lingua. Concentrò per pochi istanti l’attenzione su Jake, che eseguì un elegante salto, atterrando direttamente sull’erba dopo aver compiuto una decina di capriole a mezz’aria, poi diede un’alzata di spalle: - Diciamo che era malata. Preferisco non parlarne. Ora saltiamo, l’atmosfera si sta incupendo, non trovate?
I giovani lupi annuirono con un sorriso, mentre lei si esibiva in un inchino teatrale: - Stavolta, prima voi, messeri.  
I due ridacchiarono, per poi lanciarsi insieme, quasi in sincronia. Atterrarono a qualche metro dal telo, rotolando sul prato e prendendosi in giro a vicenda su quanto schifo avesse fatto il salto dell’altro.
Amy prese un profondo respiro, poi, quando lo spiazzo sottostante fu sufficientemente sgombro, fletté le gambe e saltò nel vuoto, lasciandosi sfuggire un gridolino eccitato. Superò il lenzuolo bianco, i capelli rossi che fluttuavano in tutte le direzioni, poi, quando posò le suole delle scarpe a terra, sfruttò lo slanciò per ruotare sulla spalla destra, facendo diverse capriole.
Quando si fermò, aveva le guance paonazze e le mancava il fiato per le risate.
Doveva farlo di nuovo.
Avvertì uno spostamento d’aria e subito dopo Ness atterrò a circa un metro da lei, voltandosi con un sorriso: - Non smetterei mai di fare queste cose!
- A chi lo dici! – replicò la quindicenne, alzandosi in piedi e correndo insieme alla mezzosangue verso l’abitazione. Si sentì dispiaciuta per Wyatt, che sedeva in disparte, giocherellando col cellulare di Maysie: al palese senso di frustrazione che si leggeva nel suo sguardo per non riuscire a superare la paura dell’altezza, si sommava l’idea di perdersi tutto il divertimento, oltre a una buona occasione di sfogo.
Perché, almeno dal punto di vista di Amy, saltare nel vuoto, librarsi nell’aria dandosi l’illusione di volare, anche solo per qualche secondo, donava un senso di liberazione assoluta, una pausa da tutto il resto.
Libertà.



Il gioco era durato circa due ore: i giovani lupi e la piccola mezzosangue sarebbero stati capaci di continuare fino a notte fonda, ma gli imprinting umani non erano dello stesso parere.
Tolto il telo e rimossi i paletti, coprendo accuratamente le quattro buche impresse nel terreno, l’atmosfera gioiosa e adrenalinica aveva lasciato il posto a una piacevole quiete.
Alle sei del pomeriggio, Sam interruppe la seconda partita di calcio afferrando il pallone e schiarendosi la voce: - Bene, è il momento della ronda serale: Hunter, Blake, Leo, Wyatt, Aris e Kai. Voi seguirete Nadie nel territorio sud-orientale. Vi daremo il cambio alle dieci.
- Embry invece condurrà Elijah, Johnny e Ben a Nord-Ovest – stabilì Jake. – Cambio alla stessa ora.  
- Stanno mandando i membri più giovani, oggi – osservò Amy, mentre i mutaforma si spogliavano per assumere il consueto aspetto di enormi canidi. Leah annuì, poggiando sul tavolo gli occhiali di Nadie: - La situazione si sta facendo spinosa. Proprio ieri, Zach ha detto a Jared che sono stati trovati i corpi di due motociclisti abbandonati in un vicolo.
- Corpi dissanguati – s’intromise Quil, tenendo d’occhio Claire che si rotolava allegramente sul prato. – L’omicidio è avvenuto attorno alle quattro di mattina. Per questo preferiamo essere noi veterani a fare la guardia di notte. Mi spiace solo per Embry e Nadie, oggi tocca a loro fare il doppio turno.
- È necessario – replicò Sam, lanciando un’occhiata amorevole alla moglie che sedeva sul prato con il piccolo Levi stretto al petto. – Finché non riusciremo a scovare questi maledetti intrusi nessuno sarà al sicuro. Bene, nell’attesa… a qualcuno va di fare qualche tiro?
- Solo se non mi venite addosso – rispose Maysie, affidando il cellulare a Kim. – Non voglio andare a lavoro con le costole rotte.
- Che ne dici, Amy? – propose Renesmee, saltellando sul posto con fare impaziente.
La rossa scambiò una rapida occhiata con Seth, che le sorrise.
- D’accordo.
Raggiunse i prestanti giovani che già stavano modificando le squadre, anche se una strana sensazione cominciò a farsi strada nel suo petto, sempre più insistente. Si guardò attorno, provando a tendere al massimo i propri sensi, senza però riuscire a individuare la fonte del proprio disagio.
“È strano” pensò. “Che sta succedendo? Perché ho l’impressione che qualcuno ci stia… spiando?”
Gettò uno sguardo al resto del gruppo, che pareva avvertire nulla di insolito, e già la ragazzina cominciava a domandarsi se non si stesse rimbambendo per colpa del caldo o delle troppe capriole, fino a quando Jake non aggrottò la fronte, come avesse udito un rumore sospetto.
- Ehi, cos’è quella roba che brilla?
La voce di Kim portò i lupi e Renesmee a voltarsi: la ragazza sedeva su una della panche parallele al tavolo di legno e indicava qualcosa in direzione della boscaglia che s’inerpicava su una delle alture rocciose adiacenti alla riserva.
Amy aguzzò la vista, cercando di dare un contorno a quel curioso punto di luce, senza ottenere alcun risultato. Strano… pareva quasi una piccola stella seminascosta dalla folta chioma dei pini.
E poi, accadde tutto in fretta, nel giro di una manciata di secondi: il puntino luminoso si ingrandì, per poi assottigliarsi, avvicinandosi a ritmo di un sibilo acuto, sempre più sottile, sempre più vicino, come una freccia scagliata in direzione del piccolo Levi che in quel momento sedeva sul prato.
- NO!
Un gemito strozzato, il terribile rumore del ferro mortale e tagliente che penetra la carne, passando da una parte all’altra. L’odore pungente del sangue.
Amelia Mooney sentì il respiro mozzarsi in gola, i suoi occhi verdi si spalancarono mentre annaspava in cerca di aria, troppo incredula, troppo sconvolta dalla scena terrificante, assurda, che si parava innanzi al suo sguardo attonito.
Non era possibile… non stava accadendo davvero…
Levi alzò gli occhioni scuri, sorridendo al volto della madre che lo sovrastava, reggendosi a fatica sulle braccia, il corpo trafitto da una lunga freccia argentata che penetrava nella schiena per spuntare dalla parte opposta, leggermente a destra rispetto lo sterno.
Una macchia scura cominciò ad allargarsi lentamente, insudiciando la parte superiore dell’abito della Quileute.
- EMILYYY!
La voce strozzata di Leah provocò un brusco risveglio ai sensi della piccola lupa dai capelli rossi, che si soffocò con la saliva mentre la vice di Jake correva a inginocchiarsi accanto alla cugina, seguita a ruota da Sam.
Emily boccheggiò, cercando di ricambiare il sorriso allegro del figlio, aggrappandosi poi spasmodicamente al braccio del compagno, che la strinse a sé, parlando rapidamente, pregandola di restare con lui.
Renesmee tirò fuori il proprio cellulare, componendo il numero di Carlisle e attendendo con ansia la risposta, quando una seconda freccia si piantò nel tavolo, nel punto in cui, pochi istanti prima, c’era la mano di Kim.
- Merda! Correte dentro, subito! – sbraitò Leah, rivolta alle ragazze umane e a Sean, il quale mormorò il nome del fidanzato non appena quello, insieme a Brady, si trasformò, cominciando a correre in direzione delle montagne, ululando.
- Dentro, dentro! – incitò Maysie, sospingendo Kim e il ragazzino oltre la soglia di casa, per poi tornare indietro, prendere Levi tra le braccia e portarlo al sicuro.
Rachel strisciò sotto il tavolo, per poi avvicinarsi a Emily, ancora inerte tra le braccia di Sam: - Fatemi vedere – disse, trasalendo non appena si rese conto della gravità della ferita.
- Nonno sta arrivando! – urlò Renesmee tra le lacrime. – Tra poco sarà qui, e…
- ATTENTE!
Una terza freccia si conficcò dietro la spalla di Quil, che aveva prontamente fatto da scudo a Claire, scelta come nuovo bersaglio dal misterioso arciere.
Fu a quel punto che Amy riuscì a scuotersi dalla sensazione di gelo che aveva immobilizzato il suo corpo, correndo in direzione dell’abitazione e chinandosi accanto al giovane mutaforma dal fisico massiccio, il quale, dopo aver estratto da solo il dardo dalla propria carne, sospinse delicatamente la bambina verso di lei.
- Portala al sicuro, io sto già guarendo.
Cercando di ignorare il tremore alle gambe, Amy obbedì, prendendo in braccio Claire e riparandosi dietro al tavolino di legno, tendendo le orecchie per udire il sibilo di ulteriori frecce.
Con la bimba stretta al petto, gettò un’occhiata disperata al trio radunato attorno a una Emily morente, mentre Jared, Quil e Seth assumevano la forma lupesca, ululando e attendendo un cenno da parte dei compagni già partiti in avanscoperta.
La risposta non tardò ad arrivare: il lupo allampanato dal pelo color sabbia scambiò una rapida occhiata con l’amica dai capelli rossi, per poi seguire di corsa gli altri due, rapidi e silenziosi come il vento.
Jake li imitò, mutando il proprio aspetto, ma non corse via: con un balzo riuscì ad afferrare una freccia tra le fauci, spezzandola in due.   
- Emily…
- Rachel, amore, và dentro casa!
- Emily resisti, sta arrivando il dottore!
 Altri due sibili: questa volta i dardi erano stati scagliati contro Rachel. Paul le fece evitare il primo, stringendola a sé e rotolando di lato sull’erba, mentre Nessie prese al volo il secondo a mani nude, eseguendo un’elegante piroetta.
Gli unici totalmente estranei a quanto stava accadendo erano Leah e Sam, che cercavano in tutti i modi di convincere Emily a resistere.
La donna volse il viso sfregiato in direzione della cugina, rivolgendole uno sguardo benevolo, poi, guardò il marito, sorrise e utilizzò le ultime forze per passargli il palmo della mano sul volto dai tratti marcati, salutandolo con una delicata carezza.
I suoi lineamenti infine si distesero, il braccio ricadde inerte sul grembo, la testa ciondolò di lato, trovando sostegno contro il petto muscoloso di Sam.
Leah lanciò un grido di rabbia e dolore, balzando in piedi, si trasformò facendo esplodere i vestiti e cominciò a correre rapida verso le montagne, lasciando profondi solchi nel terreno con le unghie affilate.
Con le lacrime agli occhi, Rachel si convinse finalmente a entrare in casa, dove venne accolta da una disperata Kim, che si gettò tra le sue braccia, singhiozzando.
Ancora troppo sconvolta per parlare, Amy sbirciò oltre il tavolo, ansimando. Claire cercò di attirare la sua attenzione, le domandò cosa fosse successo a zia Emily, ma ogni richiamo della bambina incontrò un muro di silenzio.
“Cosa posso dirti, Claire? Come posso dirtelo?”
- Amy!
Renesmee si accucciò accanto all’amica, scuotendole una spalla: - Vai dentro, ti copriamo io e Jake!
La rossa annuì, anche se quel semplice movimento le costò uno sforzò immane, e si alzò, correndo in direzione dell’uscio spalancato.
In quella frazione di tempo riuscì a scorgere Paul che avvolgeva il corpo di Emily nel telo utilizzato poco prima per saltare dal tetto, a cogliere tutta l’incredulità e tutto il dolore nello sguardo di Sam, che si alzò in piedi, senza dire nulla, per poi trasformarsi e fuggire via, lasciandosi alle spalle tutto quanto, proprio nell’istante in cui Carlisle Cullen faceva la sua comparsa, i bei lineamenti serrati in un’espressione triste.
Non appena si ritrovò al sicuro all’interno della dimora dei Cameron, Amy si fermò a piè pari, il busto leggermente chinato in avanti, le braccia ancora serrate attorno alla piccola Claire. Si rese conto di essersi scordata di respirare soltanto quando qualcuno, Rachel, le posò una mano sulla spalla.
Si guardò attorno, stordita, ancora incapace di credere a quanto i suoi occhi avessero appena visto: Sean era accasciato sul divano, il volto nascosto tra le mani; Kim singhiozzava disperata, inginocchiata sul pavimento in legno, mentre Maysie camminava nervosamente avanti e indietro, parlando al telefono con il fratellastro. Si passò le dita tra i capelli e Amy notò che la sua mano stava tremando.
In un certo senso, riuscì a comprendere lo stato d’animo di tutti i presenti, incluso quello di Levi, che pareva piuttosto disorientato.
Il mondo dei Figli della Luna era insidioso e violento, come quello dei mutaforma, eppure questa era una nozione che Amelia Mooney aveva appreso soltanto leggendo qualche libro o ascoltando i racconti di Nimel. Mai, mai fino ad allora si era dovuta scontrare con una simile realtà, mai aveva assistito a un omicidio, mai aveva udito il battito di un cuore scemare lentamente fino a fermarsi, il vibrare di un respiro cadere nel silenzio.
Non conosceva Emily Young come gli abitanti della riserva, eppure era rimasta colpita dalla sua gentilezza e dal modo in cui tanto volentieri si occupava degli altri.
Pensò ai pochi ricordi condivisi con lei, poi al piccolo Levi e, per finire, allo sguardo di Sam, lo sguardo di una persona distrutta, spezzata, dilaniata.
Travolta dalla nuova, terribile consapevolezza, schiacciata da pensieri angoscianti, Amy crollò in ginocchio, scoppiando in un pianto quasi isterico.
Ciuffi di capelli rossi le scivolarono davanti al viso, mentre la luce del sole che filtrava attraverso ogni singolo crine colorò la sua visuale con un brillante arancione vivo.
Ad Amy, tuttavia, non sembrò affatto che il mondo si fosse appena tinto di arancio: tutto ciò che vide fu rosso, rosso cremisi.
Rosso sangue.
 





***
Angolo dell’Autrice: Beh, che devo dire, scusate per il ritardo e soprattutto per l’omicidio di Emily * si ripara dietro lo schermo del pc dagli oggetti che i lettori le scagliano contro *
Spero non ce l’abbiate troppo con me, vi assicuro che nulla è accaduto invano o per caso, nemmeno la comparsa dei due fratelli di Jared (Maysie appartiene, come Iryn, a Marina94, mentre Zach è stato creato un po’ da entrambe).
Come al solito, colgo l'occasione per ringraziare: Liv Feather e Magaskawee che seguono la storia; Miss_Bathoryyy98 che l'ha messa tra le Ricordate; Alerug, blacsugar, Horse_, lolaele e max85 che l'hanno messa tra le Preferite e ancora Liv Feather per aver recensito lo scorso capitolo.

Vi chiederei di non insultarmi in recensione, ma immagino sia una speranza vana, pazienza. Allo stesso modo non posso convincervi a continuare a seguire la storia, anche se naturalmente mi dispiacerebbe se qualcuno la abbandonasse.
Chiedo ancora perdono e spero vogliate ancora seguirmi.
Grazie per aver letto!

Tinkerbell92

  
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