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Autore: mystery_koopa    21/07/2018    12 recensioni
È proprio mentre sembra che tutto sia ormai perso che la vita regala delle sorprese, soprattutto in una notte estiva in cui due persone completamente diverse che compiono gli anni lo stesso giorno s'incontrano...
Dal testo:
"Ti giri, guardando nuovamente le pareti bianche. Troppo bianche. La luce artificiale delle lampadine cattura i tuoi occhi con la forza, mentre le gambe cedono: le pareti sembrano iniziare a girare, avvicinandosi sempre di più a te, ti accecano e ti soffocano, senti il respiro debole… "
Ispirata alla canzone "Living after midnight" dei Judas Priest.
✠ Terza classificata al contest "Sex, Drugs & Rock N' Roll indetto da Elli2998 e LeVamp sul Forum di EFP.
✠ Terza classificata al contest "Once upon a time" indetto da Freeshane sul Forum di EFP.
✠ Quarta classificata al contest "Mille e una fiaba" indetto da Emanuela.Emy79 sul Forum di EFP.
Prima classificata pari merito al contest "My Special Day!" indetto da Soul_Shine sul Forum di EFP e vincitrice del premio speciale "Cupcakes" per la storia più dolce.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LIVING AFTER MIDNIGHT
 
***
 
Living after midnight,
rockin’ to the dawn
 
Guardi l’orologio che porti al polso: è mezzanotte. Dovresti essere felice, vero? Eppure, mentre apri la finestra del tuo appartamento al ventiquattresimo piano, non pensi ad altro che a gettarti di sotto. Oggi compi venticinque anni; venticinque anni… non ti sembra vero.
Da quanto tempo non esci più di casa? Una settimana, forse due, ma è come se quel piccolo bilocale fosse l’unica cosa che hai visto in tutta la tua vita: le pareti bianche, i mobili neri, il tavolino di vetro irrimediabilmente scheggiato. Hai davvero voglia di uscire, per l’ultima volta, passando da quella finestra; sì, sarebbe l’ultima volta, l’unico modo per dare un senso a quell’anno trascorso in una spirale di decadimento, culminata con l’ultimo mese.
Ma… avrebbe davvero senso? Dopotutto credi che potresti farcela a risalire: non sei un alcolista, non hai alcuna dipendenza… o forse no, forse sei dipendente da qualcosa. Dal silenzio. I rumori che penetrano dalla finestra aperta sembrano volerti distruggere l’udito; dopo tutte quelle giornate trascorse sdraiato a letto, fissando il soffitto immerso nella penombra, pensi che il mondo non ti appartenga più, o meglio, che tu non appartenga più a esso.

Osservi la caotica notte della metropoli che si staglia al di fuori della finestra: la vista ti si appanna, rischi davvero di cadere. Possibile? È davvero quella stessa metropoli in cui meno di un mese fa ti divertivi per tutta la notte? Uscivi dall’ufficio e correvi a casa, ma solamente per cambiarti e rigettarti nella mischia dopo il tramonto: un drink come cena, una donna per notte, il mondo sembrava girare intorno a te. Ti sembra di vederti: come eri elegante… ti guardi, riflesso nell’anta spalancata, e non ti riconosci nemmeno più. Chi è quella persona sfatta, con gli occhi opachi e le mani tremanti?

Stai male, non puoi ricordare in questo modo, distruggendoti da solo: ti giri, guardando nuovamente le pareti bianche. Troppo bianche. La luce artificiale delle lampadine cattura i tuoi occhi con la forza, mentre le gambe cedono: le pareti sembrano iniziare a girare, avvicinandosi sempre di più a te, ti accecano e ti soffocano, senti il respiro debole… afferri la giacca di pelle, buttata da tempo ormai immemore sul divano, e senza nemmeno pensarci esci dall’appartamento. Per l’ultima volta, forse.
In pochissimi secondi sei in strada: non pensavi di poter correre così velocemente giù dalle scale, ti sembra quasi di essere precipitato dalla finestra… il tuo sguardo scorre verso l’alto, fino al ventiquattresimo piano del grattacielo che ti trovi di fronte, e la finestra è aperta. Ti sei veramente ucciso?
Guardi le altre persone intorno a te: nessuno ti nota, ma non vuol dire nulla. Sei una persona come tante, a nessuno verrebbe in mente di guardarti per più di mezzo secondo. Sei davvero morto, decidi, anche se non sai se è vero o no; tanto sai benissimo che, interiormente, non esisti più da tempo.

Metti una mano nella tasca della giacca ed estrai un piccolo lettore mp3; non ricordavi quasi di averlo, ma decidi ugualmente di accenderlo, inserendo gli auricolari nelle orecchie: la prima canzone è rock, come quelle che suonavi con la chitarra elettrica, un tempo. Hai deciso: ti siederai sulla panchina della fermata dell’autobus e aspetterai lì, fino all’alba, con il rock nella testa e un pozzo di buio nell’anima.
 
***

Guardo l’orologio che porto al polso: è mezzanotte. Che bello, oggi, finalmente, è il mio compleanno! Esco di casa di corsa, afferrando la prima giacca che trovo nell’armadio all’ingresso, e mi getto nella folla notturna; guardo il cielo, sopra di me: la luna splende tra le luci colorate della città, i banner pubblicitari posti sui grattacieli paiono volermi abbagliare con le loro luminose offerte e davanti a me, oltre all’immenso boulevard, il mare.
Ho sempre sognato fare il bagno di notte, sotto le stelle d’estate… purtroppo in città se ne vedono così poche! Attraverso la strada di corsa, non appena il semaforo diventa verde, precipitandomi sulla spiaggia: immergo i piedi nudi nella sabbia e mi sento così… libera. Respiro a pieni polmoni l’odore impregnante della salsedine, mentre alle mie spalle la metropoli continua a muoversi: le persone paiono completare un giro intorno a essa e poi ricominciare, instancabili nelle loro infinite camminate nel traffico; la spiaggia è come una barriera che divide la quotidianità dall’avventura, è possibile che solamente io voglia superarla?

È una notte d’estate, fa così caldo… tolgo il leggero vestito bianco che il sudore rischia di farmi attaccare alla pelle: non potrei mai rovinarlo, è un regalo! E, senza nemmeno pensarci, corro verso il mare e mi ci immergo: oggi non è nemmeno inquinato come al solito, non c’è vento, è tutto così tranquillo. Esco dall’acqua fredda dopo meno di un minuto, ma è stato bellissimo: prendo il vestito in mano e attraverso di corsa il boulevard, in intimo. La gente mi guarda in malo modo; mi chiedo perché dovrei essere io quella strana, quando sono l’unica che in questo momento è così libera da tutto…

Entro nel mio piccolo bilocale, mi spoglio e mi precipito sotto la doccia; passo davanti allo specchio e, per un istante, guardo il mio riflesso: ho i capelli bagnati attaccati al viso, il trucco leggero un po’ sbavato e un sorriso meraviglioso. Non sono bella, ma sono io. Mi getto sotto la doccia e apro l’acqua, sentendomela scorrere lungo tutto il corpo. Mi lava via il sale e mi dà nuova energia: questa sera uscirò ancora.

***

I took the city ‘bout one A.M.
loaded, loaded
I was all geared up
to score again
 
Seduto su quella panchina giri la testa all’indietro, muovendo lentamente il collo e osservando ciò che si trova dietro di te: quasi non ricordavi che ci fosse un locale proprio di fronte al grattacielo dove vivi (o dove vivevi?). È affollato come quando ci andavi, tempo fa… poco più di un mese, ma paiono decenni. Tornavi dall’apericena e all’una, carico, ti gettavi per l’ennesima volta nella mischia. Immerso nella musica che frantumava i timpani, vedevi delle ragazze nella folla e ti avvicinavi; una la ricordi ancora: aveva un abito bianco e sorrideva sempre, ma ogni volta che ti avvicinavi lei ti sfuggiva. Sembrava che non lo facesse nemmeno apposta, la vedevi sempre correre via verso la strada e poi… proseguiva, senza un’apparente direzione: era bella, solare, a un certo punto arrivasti a credere che lei fosse solamente un sogno. E allora tornavi dentro, ancor più deciso, e pochi minuti dopo attraversavi la strada con una mano nella tua.
 
loaded, loaded
I came alive in the neon light
 
I neon blu dell’ingresso del tuo appartamento ti risvegliavano, spandendosi in tutto il salotto grazie al bianco delle pareti, e in breve compariva sul pavimento un tappeto d’abiti: una borsetta gettata sul tavolo, una minigonna di pelle e un paio di jeans attillati, un top e una camicia. E questa scia continuava fino alla camera da letto, dove il neon lasciava il posto alla penombra… l’intimo volava in breve a terra, mentre il sudore e il piacere si fondevano tra le lenzuola sfatte. Il mattino ti risvegliavi con una donna tra le braccia, vi alzavate insieme recuperando i vestiti e lei usciva di corsa: “Mi sono divertita… a mai più!”

Quei neon furono la prima cosa che togliesti, gettandoli in un cassetto che non sapresti nemmeno ritrovare: poi ti gettasti sul letto, in quella penombra che era scura e silenziosa come mai prima. Un’altra vita, un qualcosa che probabilmente è finito questa notte; provi ad attirare l’attenzione di una persona con la scusa di chiederle informazioni, ma quell’uomo elegante si gira dall’altra parte e prosegue verso il centro.
Non vorrà farsi vedere con qualcuno che pare un disgraziato caduto nell’oblio, nemmeno per pochi istanti? O forse è vero, forse sei morto. Perché allora nessuno sta raccogliendo il tuo corpo, perché non c’è una folla di curiosi sotto alla tua finestra? Le immagini davanti ai tuoi occhi iniziano a sfocarsi e a girare, s'ingrandiscono, ora anche la strada pare volerti aggredire… crolli disteso sulla panchina e poi a terra mentre, in lontananza, le sirene di un’ambulanza risuonano nella notte. È l’una.
 
***

Esco dalla doccia con passo aggraziato, come a voler riprodurre il Bol’šoj all’interno del mio piccolo bagno rosa; inspiro l’odore dello shampoo sui miei lunghi capelli biondi, mi asciugo con l’asciugamano senza dover perdere tempo con il phon e in un secondo ho rimesso l’abito bianco. Esco subito di casa, senza nemmeno rimettermi la giacca, ammirando il vaso di rose viola posto sul davanzale della finestra che dà sul mare.

Sono di nuovo fuori nel cuore della metropoli notturna, mentre le luci della città non accennano a spegnersi; stanotte non dormirò, voglio essere libera: questo è il mio regalo di compleanno.
Cammino lentamente all’interno della marea di persone che, con il passare dei minuti, si dirada: tutti entrano nei locali o nei grattacieli e le insegne pubblicitarie illuminano la strada ancor più dei lampioni. Alzo la testa e le braccia al cielo e faccio una giravolta su me stessa, mentre i capelli ancora un po’ umidi mi coprono il viso e la mia vista si perde verso l’alto; oh, è vero, non mi sono truccata… ma non importa, questa sera sono solo io, questa notte sarò libera e sola! Arrivo davanti al mio locale preferito, gremito come ogni sera, ma non ci entro; questa notte voglio ballare da sola, voglio vivere come in un sogno e…
 
***

I’m aiming for you
I’m gonna floor you
 
Provi ad aprire gli occhi, lentamente, ma li richiudi subito dopo; sotto di te il suolo è duro, sei sicuramente a terra, sembra un marciapiede... senti una mano che ti tocca il viso e una voce che ti chiama, che sembra avvicinarsi e aumentare di volume sempre più velocemente:

“Ehi, ci sei? Svegliati, per favore… aiuto, un ambulanza!”

Apri finalmente le palpebre e la vedi: è lei, la ragazza con l’abito bianco… allora è vero, sei morto e lei è un angelo, un sogno! Ma perché sta chiamando un’ambulanza? Lei si accorge che stai rinvenendo e ti guarda negli occhi: i tuoi saranno spenti, ma i suoi… sono azzurri, chiarissimi, e risplendono come due diamanti nel buio della tua mente. Ti solleva delicatamente la testa prendendola delicatamente fra le mani, avvicina il suo viso al tuo e ti sussurra nell’orecchio, mentre stai nuovamente perdendo i sensi:
“Stai tranquillo, puoi farcela… stanno arrivando i soccorsi, io starò con te”.
 
***
 
Ti svegli di soprassalto, ma ti senti bloccato. Tutti i tuoi muscoli paiono non volersi muovere, mentre senti il rumore di un macchinario alle tue spalle – bip, bip, bip.

Apri gli occhi di scatto; intorno a te tutto è bianco: le lenzuola, le pareti, il macchinario. Hai paura, tutto sembra volerti schiacciare, quel colore uniforme ti avvolge e ti soffoca, t’impregna la mente e ti senti improvvisamente debole, ancora una volta... ma allora sei vivo! Un dolore lancinante ti invade il petto e il respiro si fa debole, sempre di più.
E poi, così com’era accaduto prima, in quel sogno, dal bianco esce una figura, la ragazza vestita di quel colore… e improvvisamente il bianco non ti soffoca più, ma pare invece volerti guarire. Lei si china davanti al tuo viso, ancora una volta, e ricomincia a parlarti con estrema e ponderata calma:

“Ora va tutto bene, starai presto meglio… per favore, non mi ringraziare. Ora dormi, ti farà bene, e sogna: non smettere mai di farlo, solo chi sogna impara a volare”.

Il buio torna a ricoprirti gli occhi, stavolta portando la pace: dal lettore mp3 nella tua tasca continua a uscire il rock, mentre fuori dalla finestra è appena giunta l’alba.
 
Living after midnight
rockin’ to the dawn
 
 
 
 
Note:
Il testo della canzone non è uniforme con l’originale (“Living after midnight” dei Judas Priest): le frasi sono prese in ordine, ma ho saltato alcune parti della canzone non funzionali al racconto; inoltre ho cambiato alcuni tempi verbali al passato durante il flashback nella seconda parte. So che il significato originario della canzone era estremamente diverso, ma leggendone il testo (che non conoscevo) ho subito pensato a darle quest’altro tipo di interpretazione. Spero che vi sia ugualmente piaciuta!
 
 
  
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