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Autore: Silice    08/07/2009    6 recensioni
Una gita, una missione. I loro destini si incrociano. Un’avventura per entrambi, lei trascinata in un mondo misterioso e sconosciuto, lui nell’universo degli adolescenti. Riusciranno a uscire indenni da questa avventura? Ma soprattutto, i loro destini rimarranno legati? La guardò negli occhi. “Ti odierò per sempre” Silenzio. “Anch’io"
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1-SOMEDAY I’LL WISH UPON A STAR

Si era svegliata presto quella mattina. Per fortuna non era una di quelle persone che la domenica mattina non riescono a svegliarsi prima delle dieci, altrimenti la partenza sarebbe stata davvero dura: alle 6.30 l’aereo sarebbe partito dall’aeroporto di Malpensa, per poi atterrare qualche ora dopo a Catania.
Lily spense la sveglia sul comodino con un sospiro. In fondo, alzarsi alle 5.30 non era facile neanche per lei. Spostò con un movimento poco aggraziato i suoi capelli castani dalla fronte, e con un calcio tentò di levarsi di dosso le coperte, ma mancò il bersaglio: non riusciva a tenere gli occhi aperti. Si alzò con qualche lamento, e si accasciò sul pavimento per cercare le sue pantofole rosa e pellicciose. Le odiava quelle pantofole -un regalo della zia Ida- ma detestava di più la sensazione di freddo gelido del pavimento sulla pianta del piede. Dopo averle indossate, non senza qualche fatica, si trascinò fino al bagno. Si guardò allo specchio: anche quella mattina il suo aspetto non era dei migliori. Aveva lisci capelli castani che scendevano fino sotto alle spalle, ma che ora sembravano più un groviglio di rovi. I suoi occhi verdi erano ancora assonnati, la fronte piegata in una ruga derivata dallo stress per l’ora. Guardò l’orologio con aria spenta. Fece un balzo: erano le 6 meno un quarto; schizzò in cucina, rischiando di travolgere suo padre, che, barcollando, si era appena alzato. La sera prima sua madre aveva costretto David, suo marito, a offrirsi volontario per portare sua figlia e una sua compagna, che abitava vicino, all’aeroporto. Anche se non ne era proprio entusiasta, aveva acconsentito di buon grado. In fondo, era Domenica, e una volta tornato a casa avrebbe potuto concedersi un riposino. O almeno così sperava.
-Ooops! Scusa pa’!- Lily gli aveva sbattuto contro con un gesto poco aggraziato.
Il padre rispose con un sonoro sbadiglio.
La ragazza attraversò il corridoio e raggiunse la cucina, scivolando agilmente sulle pantofole. Afferrò una tazza e iniziò a versarci dentro il latte, facendo attenzione a non rovesciarlo sulla tovaglia.
David arrivò con calma, e salutò la figlia con gli occhi ancora assonnati.
-Buongiorno, tesoro- disse strascicando i piedi fino alla macchinetta del caffè. -ma che ora è?- Guardò distrattamente l’orologio affisso su una delle pareti della cucina e sobbalzò. Le 6 meno 10.
-Siamo già in ritardo. Spero che la tua amica.. come si chiama?- chiese dubbioso.
- Milla - cercò di dire lei, mandando però di traverso un po’ di cereali.
-Comunque sia,- riprese David, che non aveva capito assolutamente niente del grugnito emesso da sua figlia –spero che non sia puntuale. Se no sarà costretta ad aspettarci per un po’- disse gettando ancora una volta un’occhiata all’orologio.
-Stai tranquillo, pa’. Lei non è una che si fa trovare in anticipo. Né tantomeno puntuale.- rispose Lily, dopo aver trangugiato in fretta ciò che restava dei cereali.
-Beh, speriamo. Ora però muoviamoci.- uscì quasi correndo dalla porta, dopo aver mandato giù in un sorso il suo caffè.
Quindici minuti dopo David era lì, sulla porta di casa, che aspettava impaziente sua figlia. Lily non era mai stata veloce a prepararsi, e a suo padre sembrava che i minuti scorressero troppo velocemente. Inoltre quella mattina non poteva neanche urlare, poiché sua moglie, Emily, e il fratello minore di Lily, Daniel, erano ancora a letto che ronfavano beatamente.
Lily finì di sistemarsi i capelli di fronte allo specchio, e si diede ancora un’ ultima aggiustata alla felpa, in modo che cadesse bene sui jeans che aveva deciso di indossare per il viaggio il giorno prima. Infilò velocemente le scarpe, rigorosamente da ginnastica, e diede un’occhiata all’interno della borsa. Non mancava nulla, e ormai l’aveva già controllata un migliaio di volte, ma per Lily non bastavano mai.
Uscì in fretta dalla camera, prese al volo la giacca che le tendeva suo padre, afferrò la valigia e insieme uscirono.
-Hai controllato tutto? Non ti manca nulla?- chiese David
-No, non credo. Penso proprio di aver preso tutto- rispose Lily con un sospiro.
Faceva freddo quella mattina. Anche se ormai era Aprile inoltrato, sembrava pieno inverno. Una sferzata di aria gelida fece rabbrividire Lily, ma lei si riscosse, trascinando con forza la valigia verso la macchina parcheggiata vicino alla casa.
Il cuore le batteva forte. Si chiese perché, ma non riuscì a trovare una spiegazione plausibile. Forse nel suo inconscio sapeva che stava dimenticando qualcosa? Controllò ancora una volta i documenti e il passaporto. Tutto in ordine.
Il suo ritmo cardiaco però non accennava a diminuire. Lily si impose di calmarsi. Non provava mai piacere quando qualcuno riusciva a leggerle i pensieri, le emozioni in volto. E, finora, era riuscita bene nel suo intento: quando voleva, riusciva a dissimulare perfettamente l’ansia, la paura, l’inquietudine, e a chi non la conoscesse davvero bene poteva quasi sembrare che non provasse nulla. Ma i suoi amici più intimi avevano imparato bene a capire ciò che provava solo guardandole gli occhi. Occhi grandi e verdi, decisi, sicuri, molto profondi, nei quali si potevano leggere con facilità le emozioni e i sentimenti che la ragazza stava provando. Sorrise silenziosa, mentre suo padre parcheggiava davanti alla casa di Milla, concentrandosi sui veloci battiti del suo cuore. La ragione di quel ritmo esagerato era fin troppo semplice: era la gita. L’aveva desiderata così tanto… Erano settimane ormai che lei, Ari e Sissi, durante le lezioni di Inglese, facevano progetti e si chiedevano come sarebbe andata… In fondo, non si poteva prevedere ciò che sarebbe successo in sei giorni!
La macchina si fermò; David scese e andò a citofonare, mentre Lily rimase da sola ad ascoltare la musica del suo I-pod, canticchiando a bassa voce.
“someday I’ll wish upon a star, when the clouds are far behind...”
Sentì aprirsi la portiera del sedile posteriore della BMW, e si voltò.
-Ehi, Milla!!- le rivolse un gran sorriso: ormai si era ripresa del tutto dalla terribile sensazione di annebbiamento di pochi minuti prima.  Anche i suoi occhi non mostravano nient’altro che gioia e trepidazione.
-Ciao, Lily- rispose l’amica sbadigliando. Buttò la borsa sull’altro sedile di fianco a lei, e tentò di mettersi comoda sui due restanti, forse per prepararsi per una piccola dormitina. A giudicare dalla cera, ci sarebbe voluta.
-Non sei emozionata??- Lily non stava più nella pelle, e con Milla non tentava neanche di nasconderlo.
Milla la guardò, cercando di capire il perché di tutto questo entusiasmo. Sorrise scuotendo la testa: Lily era davvero imprevedibile.
Arrivarono all’aeroporto, contro tutti i pronostici, quasi in orario. Le due ragazze tirarono le valigie giù dal bagagliaio e Milla si diresse velocemente verso il punto di ritrovo, ovvero il check-in. Lily invece si voltò e abbracciò il padre.
-Elinor…- cominciò David, stringendo fra le braccia la sua bambina.
-Sì, pa’?- Lily spostò il viso, cercando di scrutare le emozioni sul volto del padre. Quando la chiamava con il nome intero era segno che stava per fare un discorso importante.
- Niente- rispose lui con un sorriso.-Fai solo attenzione-
Lei gli sorrise a sua volta, lanciandogli uno sguardo rassicurante, ma anche un po’ scherzoso. Cosa mai poteva succederle?
Fece ancora un saluto con la mano. Si voltò e cominciò a marciare ad ampie falcate verso il check-in, dove si erano già ammassati molti suoi compagni. Sorrise senza quasi accorgersene. “Ma cosa stai facendo Lily?? Ti metti così a sorridere da sola come una cretina??” Quel pensiero la fece scoppiare a ridere, suscitando un paio di occhiate curiose da alcuni turisti che passavano di lì. “Ok, ora datti una calmata.”
Le vennero incontro due ragazze. La prima era mora e alta, di una bellezza splendente. Le rivolse un sorriso perfetto, scuotendo la chioma di capelli lisci. Immediatamente una decina di volti maschili si voltarono.
L’altra ragazza era bassina, con capelli rossi e un viso lentigginoso e allegro, che dava l’impressione di avere sempre una battuta pronta. Lily le abbracciò, e venne sommersa dai capelli fiammeggianti di Sissi.
-Ci sono già tutti?- chiese esitante.
-Si, certo. Neanche Ari è arrivata così in ritardo. Voi siete le ultime. Chissà perché la cosa non mi stupisce- rispose Sissi sarcastica.
Si guardarono tutte e tre, senza dire una parola. C’era un’atmosfera magica, di eccitazione e aspettativa. Quella non sarebbe stata una gita come le altre.
Fu Lily a rompere il silenzio.
-Allora, l’aereo ci sta aspettando, no?-

Artemis camminava in fretta lungo la corsia destinata a coloro che viaggiavano su jet privati, stringendo il suo palmare, lo sguardo fisso davanti a sé. Leale, pochi passi dietro di lui, si guardava attorno, perlustrando con la mente il luogo, mentre seguiva silenziosamente il suo protetto. Leale capiva che qualcosa non andava. Prima di tutto, il suo sesto senso lo aveva messo in allerta. Inoltre Artemis era stranamente silenzioso quel giorno, troppo concentrato sui suoi pensieri, anche più del solito. In effetti, quel viaggio era molto importante. Ma soprattutto, poteva diventare molto rischioso, anche se Artemis gli aveva ripetuto mille volte che non c’era niente di cui preoccuparsi, che aveva la situazione sotto controllo.
Si stavano finalmente avvicinando all’uscita, passando vicino ai gate di ritiro bagagli. Artemis sentì la risata squillante di una ragazza. “Chissà cosa c’è da ridere” pensò. Ma si pentì subito di quel pensiero. Non poteva permettersi di distrarsi, non questa volta. Era troppo importante.
Ma, nonostante questo, non poté fare a meno di pensare che erano mesi ormai che lui non rideva.

Arrivarono a tarda sera. Erano scesi dall’aliscafo dieci minuti prima, e avevano caricato i bagagli su un pulmino diretto all’hotel, mentre loro sarebbero arrivati a piedi.
Le Eolie. Finalmente. Lily inspirò a pieni polmoni l’aria calda e piena di salsedine di Lipari.
-Ari…- Lily spostò lo sguardo sull’amica accanto a lei, intenta a fissare il mare -ma ti rendi conto…? Ci siamo! Finalmente in gita!-
-Eh, già…- rispose lei, con le braccia incrociate, immersa nei suoi pensieri. Ari era sempre stata bella: Lily spesso si trovava ad invidiare la sua figura delicata, i suoi bei capelli corvini, la carnagione chiara, gli occhi scuri e sognanti. Niente a che vedere con Lily. Non era brutta, ma si considerava troppo “normale”: capelli castani, ma chiari, corporatura normale, sorriso che, a detta di tutti, abbagliava; l’unica cosa di cui era sempre andata fiera erano i suoi occhi verdi, talvolta tristi e concentrati, talvolta allegri e spensierati, ma sempre pieni di forza ed energia.
-Ragazze, ma cosa ci fate ancora lì??- una ragazza con i capelli rossi e un enorme sorriso sulle labbra le raggiunse e cinse loro le spalle con le braccia -ma si può sapere cosa state… Uao.-
Anche lei si fermò, evento tutt’altro che ordinario, dal momento che non smetteva mai di parlare, da mattina a sera.
Rimasero tutte e tre incantate a guardare il magnifico paesaggio eoliano che si stagliava davanti ai loro occhi: un’immensa distesa d’acqua disseminata qua e là di scogli, illuminata dalla bianca luce della luna, che risplendeva nel cielo scuro e limpido.
-Uno…-
Le tre ragazze si sentirono improvvisamente afferrate da dietro.
-Due…-
Non riuscirono neanche a voltarsi: vennero improvvisamente sollevate e portate, di peso, verso la riva, nonostante gli schiamazzi e i tentativi di svincolamento.
-Tre!-
Ci fu un sonoro “splash”. La prima a riaversi fu Sissi che, dopo aver scosso la sua chioma rossa, iniziò a correre dietro a Lorenzo. Non fu difficile per lei raggiungerlo, dal momento che era piegato in due dalle risate.
-Oh, maledizione!- Ari guardava sconsolata i suoi vestiti, ormai irrimediabilmente zuppi. Poi si voltò verso Giova e Luca, che si godevano lo spettacolo sghignazzando
- Questa ve la facciamo pagare!!-
- Contaci Ari- Lily uscì dall’acqua scuotendo i capelli bagnati, e andò a sedersi vicino a Liuc, sulla spiaggia. Lui quasi non si accorse del suo arrivo: era troppo concentrato a fissare Ari, che gli dava le spalle. Lily sospirò: erano ormai mesi che il suo vicino di banco non riusciva a staccare gli occhi dalla mora, ma non era questo il problema… Ari non ricambiava, nonostante Luca fosse di gran lunga il più carino e dolce dei tre ragazzi.
Lorenzo finalmente arrivò ansimante, e si sedette alla destra di Lily. Rideva.
-Che è successo?- chiese l’amico, distraendosi per un attimo dalla vista di Ari
-Sissi…- sembrava che stesse piangendo dal ridere -sulla Ronchi…-
-Sissi è caduta sulla Ronchi?- chiese Giova, pronto per scoppiare a ridere.
Lollo annuì a stento, mentre le risate gli facevano scuotere tutto il corpo. In quel momento arrivò Sissi, da dietro, e diede una sberla a Lorenzo sulla nuca, poi andò a coricarsi vicino ad Ari per asciugarsi. Lily rideva con gli altri, scherzando spensierata. Osservò i suoi amici uno ad uno: quella sarebbe stata davvero una gita indimenticabile.

 

  
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