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Autore: Dexter Bell    25/07/2018    1 recensioni
Il Viaggio di Oscura è appena cominciato, ora, dopo aver tanto sofferto per riuscire ad essere "accolta" nella sua nuova Casa, deve di già separarsene per far rotta verso una terribile meta...
Genere: Dark, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Linea'
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Torment

 

Le mani… Non riusciva a smettere di fissarle… Le sue nuove mani… Mani dalle dita affusolate… Mani dalla pelle candida… Mani simili a quelle delle sue “Tutrici”… A quelle delle sue sorelle… Ora che aveva varcato la “Linea”, davvero tutto appariva differente, anzi… Era differente… Persino lei stessa… Smantellati tutti quei paraventi dietro cui si era così a lungo nascosta, ora la sua vista era chiara, la sua mente libera, il suo animo deciso ed il suo corpo forte… Nonostante ciò, non era diventata un’icona solare della felicità, piuttosto, ora rassomigliava alla fredda determinazione che l’aveva fatta rinascere… Ora, in tributo a quella tenebra che l’aveva inghiottita per risvegliarla… Ora era veramente Oscura
La brezza di quei luoghi soffiò sulle sue spalle, oscura come la perenne notte che lì regnava, ma altrettanto pacifica e serena, libera e liberatrice dalle sciocche preoccupazioni che l’avevano afflitta fino a poco prima del tramonto… E con la brezza giunse la voce altrettanto austera e calma della sua Notturna sorella.

“Hai preso confidenza con la tua nuova forma? Dovrai portarla con il dovuto rispetto”

“Rispetto?” Chiese ancora acerba l’Oscura novizia

“Rispetto per ciò che ti ha reso ciò che sei. Rispetto per la Sincereità che ti sei promessa… Rispetto per te stessa. Quello che porti adesso non è un abito o un trucco che serva a mascherare quello che sta sotto: è invece la tua vera forma, che serve a Svelare come sei fatta davvero piuttosto che a celarlo. E come ogni cosa pura, devi trattarla con il dovuto Rispetto… Nel mondo da cui provieni, al contrario di questo, le pure manifestazioni dello spirito e delle emozioni sono cose assai rare… e come tali devono essere accudite”

“Una… Pura Manifestazione? È questo che siamo?”

“Sì…Più di quanto succeda nel tuo mondo, il nostro aspetto parla della nostra scelta”

“Io… È tutto così nuovo e diverso… Ancora penso un poco come prima di attraversare la Linea… Prima ho sempre creduto che il vestirsi o la cura dell’aspetto fosse un modo di… di mentire… di nascondersi… o di mostrarsi per qulcosa di diverso…”

“… Che poi non sono cose differenti…” Le precisò la donna dai capelli infuocati che torreggiava sulla sua figura seduta sul ciglio di un deserto marciapiede. “…L’aspetto è un’arma a doppio taglio: esso può essere usato per nascondersi, così come per brillare. Da dove tu provieni, è molto più facile trovare una Pura Manifestazione negli Occhi delle persone, piuttosto che in tutto il resto del loro apparire…”

“Gli occhi…” Riecheggiò l’Oscura inizianda come se stesse visualizzando meglio il concetto della Notturna insegnante.

“Sì, esiste persino un detto molto comune: gli Occhi sono lo Specchio del Cuore… E proprio questo è il vero senso dell’Aspetto. Dall’espressione che gli occhi assumono, da come ti guardano, o da come non guardano, si può capire la vera essenza di una persona. Da essi traspare e esala il vero sentire del Cuore degli uomini. Sono i tuoi occhi che ti hanno condotta qui…”

“I miei occhi… Io…” Continuò l’altra insicura, cercando di rammentare il confuso percorso che l’aveva condotta in quel luogo di dannazione e salvezza, ma non riuscendo a ricollegare nulla di tutto quello che aveva passato ai suoi occhi.

“Tutto ciò che eri era un oltraggio alla Sincerità di questo luogo, eri uno stridente e fastidioso rumore che rovinava lo stupendo silenzio che qui regna…” La giovane chinò il capo, piegandosi sotto il peso della meschinità che l’aveva contraddistinta “…Ma i tuoi occhi non riuscivano a essere altrettanto bugiardi…” La risollevò la sua Maestra “In essi si poteva vedere la tua esasperazione per ciò che eri diventata, benchè il resto del tuo aspetto venerasse quelle bugie. Fu per quegli occhi che decisi di portarti con me…”

“Gli occhi …” Mormorò solo lei, portando le mani verso di essi, quasi potesse sentire il nuovo aspetto spettrale che adesso avevano assunto, diventati più simili a quelle delle sue sorelle, così candidi e oscuri che ormai mancavano della pupilla che così tante volte l’aveva ingannata… anzì no, che Lei Stessa aveva così tante volte usato per ingannarsi.

“Al contrario, nella tua vecchia dimora, gli occhi sono spesso quelli che condannano una persona piuttosto che salvarla, poiché per quanto ogni persona possa provare a nascondere la propria pochezza dietro a del trucco appariscente, dei vestiti, come li chiamavi tu stessa, “alla moda”, o anche dietro ad un corpo ben modellato, gli occhi e le espressioni non si possono nascondere tanto facilmente e rimangono come buchi nel sipario calato sull’anima vuota di una persona… Sono quegli stessi buchi attraverso i quali hai visto come erano davvero fatti quelli che chiamavi “amici”… Ora però, il tuo sipario è distrutto, non solo strappato e ora ogni aspetto di come sei, non è solo “apparire”, ma “Essere”. Come prima potevi vedere l’Essenza di una persona scrutando i suoi occhi, ora la tua stessa Essenza rifulge completamente attraverso ogni tuo gesto, sguardo e singolo particolare fisico…”

“Una Pura Manifestazione” Disse solo lei afferrando finalmente il senso di quelle parole.

“Sì, la Manifestazione del tuo desiderio di non mentire più e di affrontare la Vita anziché sfuggirla” Ancora più di prima, l’Oscura giovane tornò a fissare le sue mani, sapendo ora di stare fissando come era fatta davvero e compiacendosi di aver lasciato dietro di sé quegli occhi che giustamente la marchiavano come la bugiarda che era.

“Non potrò mai ringraziarvi abbastanza per ciò che avete fatto per me…” Sussurrò sincera rivolgendo infine lo sguardo verso l’alta figura.

“Io ho solo tracciato la Linea… Ma sei stata tu a volerla attraversare… È stato solo tuo il merito del tuo cambiamento”

“Ma se tu… Se voi non mi aveste mostrato ciò che…”

“No. Noi lo abbiamo solo reso più evidente, ma i tuoi occhi si stavano già schiudendo… Come un guscio… Volente o nolente, prima o poi il buio in cui era avvolta la tua vita avrebbe invaso i tuoi occhi e il silenzio avrebbe coperto tutti gli altri rumori… E saresti giunta qui da sola…”

“Penso ancora, però… che se non vi avessi incontrato avrei potuto voltare le spalle alla Linea… Anche per la semplice paura di riconoscere la verità…” Ammise con triste sincerità l’Oscura ragazza, sentendo ancora bruciare l’odio per se stessa e per ciò che aveva fatto in tutto quel tempo.

“Non è così semplice… Questo luogo non è come quello da cui provieni… Come ciò che sei diventata, questo luogo è una Pura Manifestazione… Andarsene da qui non è tanto semplice come voltare le spalle ad un palazzo e camminare nella direzione opposta…” Disse la Notturna figura fermandosi poi per portare i lunghissimi capelli dietro la spalla “Forse avresti potuto convincerti di essergli sfuggita… In un primo momento… Ma questo è davvero uno di quei luoghi che i “normali” chiamano “Da Incubo”… La breccia nei tuoi occhi avrebbe continuato ad allargarsi, chiamandoti a questo luogo sempre più intensamente… E anche se non avessi risposto… alla fine sarebbe stato questo stesso luogo a venire da te, inghiottendoti senza possibilità di scampo… Resistere alla Visione è solo una terribile Agonia senza fine… Una verità troppo pura per essere confutata rimane a bruciare nell’anima di un bugiardo molto più a lungo di quanto la sua mente possa sopportare… Alla fine, se avessi rifiutato di attraversare la Linea, non avresti comunque più potuto negarne l’esistenza e essa ti avrebbe avvizzito e consumato come la peggiore malattia… In fondo in fondo… Il tuo Cambiamento non è davvero dipeso dal tuo Attraversare la Linea… Ma semplicemente dall’averla vista…”

“Sarei diventata così anche se non avessi deciso di oltrepassare la Linea?”

“Che significa “Così”? Mi chiedi se avresti avuto quel corpo? Quelle braccia? Quegli occhi e quelle mani?” L’altra annuì solo un poco, trasportata dalla novella della sua mentore. “No, ovviamente… Ma la Linea non ti ha dato un aspetto… Quello lo ha forgiato il tuo spirito con la sua determinazione… Il Cambiamento che la Linea ti ha concesso è quello di distruggere il Sipario… e quello si è distrutto semplicemente vedendola… Se non l’avessi attraversata, il tuo aspetto sarebbe stato comunque privo di menzogne… Ma avrebbe mostrato la tua paura e la tua debolezza, riducendoti a quello che eri in realtà, un guscio vuoto che si trascinava pateticamente attraverso ogni giorno della sua vita” Gli ultimi echi delle parole della Notturna maestra si spensero rimbalzando lontano tra i muri di quel luogo quieto, lasciando così che il silenzio riprendesse il suo legittimo posto sul suo trono. Oscura, la nuova arrivata si cullò in quel dolce suono del nulla, gli occhi fissi davanti a sé, assaporando quella stupenda visione che una volta era stata solo un terrificante buio.

“Voglio cominciare a dipingere…” Mormorò serafica come un sussurro nel vento. “…E’ così meraviglioso questo Buio… È proprio come mi avevi detto… È non è vuoto… È Libero… Un’infinita tela da dipingere con la mia anima… Per creare una stupenda opera… Voglio cominciare il più presto possibile… Non sopporterei di lasciarla vuota, ora che so cosa ne posso fare”

“Dovremo andare, allora…” Le rispose la sua tutrice poggiandole la candida mano sulla spalla.

“Dove?” Chiese solo la giovane, con la sorpresa che si mischiava con l’entusiasmo.

“Dove potrai imparare quali sono i colori di cui hai bisogno per la tua opera… Hai paura?”

“Mai più” Rispose lei in un fiato. Gli occhi Notturni della sua compagna si flessero per un solo istante in un’espressione indecifrabile, come se fosse stata sul punto di dirle qualcosa, ma nulla seguì a quello sguardo.

“Prima di cominciare dovremo allora chiudere i tuoi conti” Disse solo con assoluta regalità.

“Io…” Tentennò nuovamente incerta “…Non ho più nulla di ciò che avevo prima…” Disse confusa, certa che questa fosse verità e che non fosse sconosciuta alla Notturna tutrice.

“È vero, ma qualcuno possiede ancora qualcosa che ti apparteneva” L’Oscura allieva rivolse il capo incerto verso il basso, pensando alle altre tre sorelle e come potesse aver lasciato a loro qualcosa di tanto repellente, ma l’altra giunse subito a correggerla. “No, stai cercando nella direzione sbagliata…” Consigliò sapendo dove si rivolgeva il pensiero della giovane “…Anche se capisco il motivo del tuo errore” Il viso Oscuro si risollevò verso di lei per chiederle di svelarle la risposta che non da sola non trovava. “È pregevole la sintonia che hai trovato con questo luogo. È meritevole che il tuo pensiero non riesca ad abbandonare i suoi confini… Ma dovrai riuscirci se vorrai trovare nuove risposte… o meglio, nuove domande…” Per un attimo atroce e interminabile, la mente della ragazza si sforzò di non pensare a quel luogo che l’aveva salvata, tentando di sondare le altre alternative che ora non potevano che risultarle come spregevoli menzogne.

“Io… Devo… Tornare?” Pronunciò quasi con sofferenza, mentre cercava nello sguardo Notturno sopra di lei la conferma a quella paura.

“Sì. Devi tornare da dove sei venuta per raccogliere gli ultimi frammenti che ti legano ai tuoi vecchi errori… i frammenti di ricordi che quelli che conoscevi conservano di… te…” Disse sospendendo la frase, lasciando intendere che quell’ultima parola era solo una metafora per descrivere solo un vecchio guscio vuoto.

“Ma… È possibile?”

“Non temere, “Tornare” non è a dire il vero il termine corretto… Non lascerai davvero questo luogo… Come ti ho detto, oramai è impossibile… Ma dovrai spingerti ai suoi confini, tanto da poter arrivare vicina al luogo da cui provieni”

“Sarete con me? Credo di aver bisogno della vostra guida…”

“Sì, per quanto possibile ti seguiremo”

“Per quanto possibile?”

“Sì, tu farai poca fatica a recarti da dove sei venuta. Hai distolto lo sguardo da poco e di certo, per quanto odiosa, la sua immagine è ancora abbastanza chiara nella tua mente… Non posso dire altrettanto per me… Ma ti attenderò il più vicino possibile e non ti perderemo mai di vista… Suspiria camminerà al tuo fianco…” Quel nome le sibilò nell’orecchio come il ricordo del cinico sarcasmo proprio della sua sorella dalla fulgente criniera verde.

“Suspiria…” Si trovò costretta a riecheggiare insieme al sibilo…

“Sì, di noi è colei che più sa avvicinarsi ai tuoi luoghi di origine… Suppongo che presto comprenderai perché” Disse la Notturna figura anticipando la sua curiosità sulla sorella.

Per qualche istante la giovane Oscura distolse il suo sguardo dalla sorella per tornare alla Tela vuota di fronte a sé, cercando l’ispirazione per quel passo che le sembrava invero difficile… Si lasciò poi scivolare un poco, riaffacciandosi su quell’infinita luminescenza che aspettava di essere creata, riaffacciandosi sulle sue potenzialità, su quanto la sua Anima potesse brillare. La Visione la pervase con una forza ristoratrice, cancellando le paure dal suo cuore: lasciare quella stupenda immagine non realizzata era qualcosa che temeva ben più di qualunque altra cosa e, forte di ciò, tornò in sé serena e decisa.

Si sollevò infine, pronta per questo suo primo viaggio e per essere guidata dalle sue sorelle verso il primo tocco su quella tela bianca. Con un cenno del capo, l’Oscura allieva si dichiarò in grado di seguire la sua Maestra e questa, senza dire altro, si voltò e prese a camminare lungo le buie vie di quel luogo. Ad ogni passo, la giovane ascoltava il silenzio delle strade deserte e lasciava che la senzazione delle vecchie costruzioni la avvolgesse come un confortante manto, raccogliendo dentro sé quella sensazione di quiete per esserne carica quando avrebbe dovuto separarsene. La strada, come un fiume di seta, la accarezzò e la trasportò con sé, fino a consegnarla ad una piazza che la accolse come il grembo di una madre cinerea. Quello era il luogo che l’aveva vista morire e risorgere, quello era il cuore di quella tenebra, era il ventre che accudiva le sue quattro sorelle ed ora… accudiva anche lei… Davanti ad un vecchio Bistrot dalle serrande abbassate, le sue sorelle la attendevano elegantemente sedute ai tavolini perfettamente ordinati, probabilmente “ascoltando il Silenzio” così come aveva imparato a fare lei… La sua rossa guida non ebbe bisogno di altro che un cenno per chiamare a sé le compagne che, rispondendo al suo richiamo silenzioso, si sollevarono con calma e regalità per giungere al loro fianco. Come un solo spirito, le cinque figure si mossero serpeggiando lungo quelli che una volta l’Oscura inizianda aveva chiamato tetri… Ora era lei a condurre le sue tutrici… Istintivamente sapeva che non doveva cercare un vero e proprio sentiero per raggiungere la sua orribile meta, ma qualunque direzione avrebbe fatto al caso suo, fintanto che avesse tentato di giungere lontano… Quel luogo non aveva dimensione: era immenso ed infinito come lo era il suo animo. Non avrebbe potuto raggiungerne i confini solo camminando, ma avrebbe dovuto forzasi di ricordare quei luoghi falsi che aveva lasciato perché si sostuissero a quella sincera visione… All’inizio furono solo dei piccoli particolari a cambiare: gli incombenti palazzi avvolti nella penombra notturna e ornati con inquietanti figure cominciarono a essere intercalati con degli squallidi edifici grigi e privi di ogni fascino, poi, le cose peggiorarono davvero. L’aria stessa parve diventare viscosa, appiccicandosi al suo viso ed al suo corpo come un velo colloso, rimanendole addosso e lasciandole la sensazione di essere sporca e invischiata in una orribile ragnatela… Aveva visto e abitato così poco quel luogo puro e meraviglioso e già percepiva la realtà che si stava avvicinando in questo modo meschino e repellente… Non la meravigliava il fatto che le sue sorelle più legate al mondo oltre la Linea trovassero così difficile avvicinarsi a quel mondo: se per lei quel confine era un velo appiccicoso, per loro che erano tanto pure doveva essere quasi un muro… Nonostante ciò, esse non recedevano dal suo fianco, anche se quando le guardava aveva la netta impressione che il mondo intorno a loro non stesse subendo lo stesso cambiamento osceno che si presentava a lei… era come se camminassero… di fianco… di fianco ad un sipario che lei invece stava attraversando… Benché continuassero a camminare ad un passo da lei, esse rimanevano distanti… distanti da quel palco dove si recita una vita di menzogne… quel palco su cui lei era stata attrice per così tanto atroce tempo… quel palco su cui adesso doveva “tornare”…

Fu una macchina che infine la risvegliò dalla rigenerante visione delle sorelle… Davanti a lei la bella strada di ciottoli era oramai diventata una desolante lastra di asfalto e la membrana che l’avvolgeva le portava i mefitici odori che una volta riteneva sinonimo di “vita” o, meglio, di “sballo”. Non poté trattenersi dal ritrarre un attimo il capo da quell’ondata di sensazioni così fastidiosa, poi fece appello alla sua forza di volontà per non tornare all’accogliente tranquillità da cui veniva e si spronò ad affrontare quelle “menzogne”.

Fortunatamente, anche lì era notte; il cielo scuro e, per quanto potesse vedere attraverso la coltre oscura di smog, stellato le aveva risparmiato l’esperienza provante del calderone di caotiche bugie che gli uomini chiamavano “giorno”… Lentamente, attraverso la membrana cominciò a percepire anche le figure degli abitanti del suo luogo natio: in principio furono solo delle figure sfuocate da quell’orribile velo che le si era appiccicato addosso, poi però, ancora una volta, fu peggio…

Come i rumori, gli oggetti e tutto il resto, anche le “persone” presero forma di fronte a lei… E se credeva di essere stata disgustata dalle sensazioni vuote e “profane” che quel luogo le comunicava, le persone giunsero invero a terrorizzarla… Tutti intorno a lei erano curvi e deformi, la loro pelle grinzosa e coperta di piaghe disgustose, i loro volti stravolti, la pelle tesa su di essi come avessero mal indossato una calza tre taglie più grossa, le loro bocche allargate a dismisura, a mostre file di denti aguzzi e degradati allo stesso tempo… Il suo cuore Oscuro parve fermarsi per un attimo incerto sul da farsi, poi la fece infine voltare verso le sue sorelle per chiedere spiegazioni.

“Cosa… Cosa è successo a tutte queste persone?” Chiese mentre quelle strane “cose” le passavano a fianco e rivolgevano il capo dai capelli radi e unti verso di lei, forse udendo le sue parole.

“Nulla” Fu la Gelida risposta della Gelida Sorella… Per qualche istante lei tornò a voltarsi verso il paesaggio che stava sempre più prendendo corpo, cercando di vedere se la deformità di quegli esseri non fosse solo un effetto passeggero dovuto alla sua transizione tra i due mondi, ma essi rimasero terribili da sopportare…

“Nulla è successo a loro…” Precisò Notturna la sua prima guida “È successo a Te” La giovane,  a quella affermazione, si voltò nuovamente verso i “passanti”, poi ancora le sue sorelle, che la vegliavano con sguardi cinerei da poco oltre la soglia, forse aspettando di vedere se avrebbe inteso da sola… ma lei era ancora troppo acerba… “Come ti ho detto –  Riprese Notturna – Il sipario per te è ormai caduto… Non c’è più nulla che possa nascondersi alla tua vista… Gli uomini che prima ti si presentavano come sicuri, abili e… amichevoli… ora hanno la possibilità di essere sinceri davvero… grazie ai tuoi nuovi occhi… Come ti ho detto, puoi constatare da te quanti siano rimasti “uomini” davvero una volta che i tuoi occhi hanno strappato loro di dosso quei buffi costumi che chiamano “atteggiamenti” e “apparenze”…” Qualche istante passò silenzioso, mentre lei fissava le creature, cercando di convincersi che erano in effetti le stesse persone da cui amava sentirsi circondata, anzi, forse erano proprio le stesse che aveva chiamato così scioccamente “amici”… La sua sorella Suspiria le giunse di soppiatto alle spalle, silenziosa ed insinuante come la drammatica sensazione che la stava assalendo di aver condiviso la sua “vita” con queste abiette creature. Le braccia della sorella le cinsero le spalle mentre il capo dalla chioma fulgente le si avvicinava alla guancia per sussurrarle delle ciniche domande.

“Che ti succede? Non ti piacciono? Non devi aver paura, sai? Sono persone… I tuoi amici…” Le creature viscide parvero prendere più interesse nella scena e potè addirittura notare con la coda dell’occhio che una di esse si era fermata a guardarla.

“Loro… Mi possono vedere..?” Chiese ancora incerta di come quei due mondi interagissero effettivamente.

“Certo! Non essere sciocca…” Continuò sempre con tono sarcastico “Possono avere le orbite cave o riempite di vermi, ma non sono ciechi… purtroppo per loro…” Soggiunse stringendo il sorriso che da beffardo divenne ghignante. Dal canto suo, lei cominciava a trovare più confortante che fastidioso l’abbraccio in cui la sorella la avvolgeva e prese a sua volta ad afferrarsi alle mani di lei, come per reggersi. Fu proprio allora che, pensando a quanto la sorella le fosse vicina, notò che gli sguardi orribili sembravano posarsi anche su di lei…

“Ma… Possono vedere anche te? Come…”

“Ma certo che possono, sciocchina!” Continuò mimando una fastidiosa voce petulante

“Sei… Sei… Da questa parte?” Chiese meravigliata dalla tranquillità e dalla sicurezza con cui la sorella aveva compiuto quel passaggio. Notturna stessa aveva detto quanto fosse per loro più difficile che per lei… D’altro canto, ricordò, aveva anche detto che Suspiria…

“Certo che sono qui con te… Non avrai pensato che ti avrei lasciata da sola in questo brutto posto… Sei la mia sorellina, no? E poi… Adoro questo posto!” A quelle parole l’Oscura sorella trasalì un poco, non comprendendo.

“Co… Come? Non…. Ma vedi anche tu questo luogo come lo vedo io? Come… Come puoi non trovarlo rivoltante?”

“Oooh… Come sei schizzinosa!” Continuò la sorella maggiore beffandosi del suo disgusto “Non lo trovi invece magnifico? Non trovi fantastico quel loro ridicolo atteggiamento di superiorità nonostante l’aspetto squallido che non sanno neanche di avere? Non trovi rinfrescante vedere con quale moneta siano stati ripagati per le menzogne che hanno detto? Non ti dà il senso che esista una “Giustizia”, per quanto queste patetiche imitazioni di esseri umani tentino di far credere che è “politicamente scorretto” affermarne l’esistenza?”

“Non… Non ti suscitano neanche compassione?”

“Compassione? Oh, no! È così… Giusto che portino questo aspetto disgustoso! Loro hanno scelto le loro menzogne e a volte hanno persino scelto quelle degli altri… hanno persistito in questa loro vita falsa ed arrogante, sicuri che avrebbero potuto nascondersi dalle conseguenze di una condotta tanto sconsiderata… È un vero Piacere vedere che si sono sbagliati” Concluse mentre il suo ghigno pareva diventare davvero soddisfatto.

Un borbottio gorgogliante giunse alle orecchie Oscure, anche se ovattato dalla membrana. La giovane trasalì un poco mentre i suoi occhi correvano verso il rumore, fissandosi ancora una volta su una di quelle… “persone”… Diversa dalle altre, ma non meno mostruosa, la creatura era molto alta, ma la sua struttura era tutt’altro che un’affascinante e torreggiante figura, assomigliando piuttosto ad uno scheletro oblungo le cui estremità fossero state tirate da qualche macchinario da tortura medievale; il capo non aveva capelli, ma cuspidi ossee simili ad uncini che spuntavano dal teschio quasi visibile sotto la pelle innaturalmente distesa. L’abominio continuò a gorgogliare per qualche istante, prima che lei realizzasse che in realtà stava pronunciando parole… parole distorte dalla sua oblunga gola.

“…Ehi, ma mi senti?” Riuscì infine ad estrapolare dalla voce della creatura. Il solo vedere quelle cose era già abbastanza insopportabile, ma il dover addirittura rivolger loro la parola fu un’impresa più ardua del previsto che la lasciò per qualche istante senza parole. Fu invece la sua sorella beffarda a prendere la parola per suo conto.

“Sì, sì, scusala, è tanto timida…” Fece con voce un poco maligna “…Dai, non fare la maleducata… questo bel giovanotto era in pensiero per te…” Ancora gli occhi di lei annaspavano un po’ confusi mentre quelli del suo mostruoso interlocutore sembravano rivolgersi verso la sua guida beffarda guardandola con un po’ di sospetto.

“Preoccupato?” Riuscì infine a chiedere lei, anche se la domanda la rivolse a Suspiria, non essendo capace di superare quella sensazione di disgusto che la creatura emanava “Ma… Ci conosciamo? Ci siamo già incontrati?”

“Ma certo!” Continuò Suspiria sempre pungente con il suo tono teatrale “… Il Pink Shocking! Non ricordi?” A quelle parole l’Oscura inizianda trasalì ancora una volta. Non solo ricordava perfettamente cosa fosse il Pink Shocking, cioè la discoteca in cui avrebbe dovuto passare la notte che l’aveva invece vista risorgere, ma ora cominciava anche a temere che quella deformità animata che aveva davanti fosse veramente uno di quelli che aveva chiamato “amici” fino alla sera prima e ai quali si era stretta per avere attenzioni… Pensiero che ovviamente ora non poteva che risultarle ributtante…

“Davvero!” La terrorizzò l’altro confermando le sue paure “Non ti sei più fatta vedere. Ti aspettavamo tutti per il diciottesimo di Jennifer. Ma dove eri finita? Non avevi neanche il cel acceso. Ti ha preso male perché Jennifer non ti ha fatto organizzare come al solito?” Ancora una volta sentì quelle parole strisciarle addosso come una piaga di insetti dalle zampe viscide… Quella… Quel… “Coso” era una porta aperta su quel mondo che aveva voluto lasciarsi dietro e adesso stava tentando di inghiottirla di nuovo nella sua insignificanza… Come aveva potuto sopportare così a lungo di essere così vuota?

“No…” Si costrinse infine a rispondere cercando di distogliere il meno possibile lo sguardo “…Non sono venuta perché… Perché c’era qualcosa di molto importante che dovevo fare da molto tempo…”

“Ma sei fuori?! Più importante del diciottesimo della Jenny? Guarda che se l’è presa a morte. Non le hai neanche fatto il regalo! Almeno un messaggino per gli auguri!”

“Guardami… Credo che anche tu possa vedere che mi sono capitate cose più importanti di un… un… “Diciottesimo”…” Disse sforzandosi di pronunciare quella stupida parola. L’altro però, pur osservandola attentamente, non sembrò sconvolto da quel cambiamento che per lei era stato tanto radicale. Piegò invece le labbra in una smorfia irriverente, che il suo volto mostruoso rese ancora più odiosa e disse:

“Umpf… Già… Dove devi andare? Ad un funerale?”

“Può darsi” Rispose immediatamente Suspiria da dietro la sua spalla, ancor prima che lei riuscisse a riprendersi per la sfrontatezza del commento “È un bello spettacolo in fondo… Vuoi venire anche tu?” Quello che agli altri abitanti di quel posto doveva sembrare ancora un ragazzo volse lo sguardo verso la più sicura sorella, ma non cambiò la sua smorfiosa espressione di compatimento. Dopo qualche istante in cui squadrò la Tutrice, tornò a rivolgersi alla Nuova Nata.

“Non ci avevi detto che avevi una nuova amica…” Commentò quello, lasciando presagire che aveva ben altro da dire

“Le ho conosciute soltanto… Ieri… Suppongo” Rispose, insicura se il tempo trascorresse in maniera simile in quei due mondi così diversi e senza nemmeno curarsi di aver usato il plurale involontariamente.

“Ah sì?” Fece l’altro poco convinto “È per questo che ci hai dato buca alla festa? Poteva venire anche lei, se l’accompagnavi tu… o forse ti vergognavi di farcela conoscere?” Continuò con il dente avvelenato che cominciava a mostrare la sua vera natura. Nell’udire quella sporca parodia di persona esprimersi con quel tono sprezzante, l’Oscura ragazza ebbe il primo vero moto di rabbia che non avesse per oggetto se stessa e le parole tornarono finalmente a sgorgare spontanee e sicure.

“Non ti permettere di parlare di lei con quel tono!” Lo ammonì severamente. L’altro sembrò avvertire la serietà del monito, ma esso ebbe un effetto ben diverso da quello che lei immaginava: l’aspetto già disgustoso prese a mutare fisicamente sotto i suoi occhi, mentre la pelle tesa si riempiva di macchie che infine diventavano placche chitinose, come a formare un guscio sul corpo mostruoso.

“Oh, ma come stai? Stiamo amici da una cifra di tempo, arriva questa morta vivente, te sparisci come se non contassimo niente e poi alzi pure la voce perché ci preoccupiamo per te? Bell’amica che sei!” La metamorfosi non la inquietò quanto quella risposta la fece adirare e non passò nemmeno un istante prima che gli appuntasse con un filo di disprezzo che si faceva strada nella sua voce

“Se vi foste preoccupati per me anche solo per un istante, vi sareste premurati di dirmi che stavo dilapidando la mia vita in frivole sciocchezze, anziché invitarmi giorno dopo giorno a mentire a voi e a me stessa per ottenere solo altre stupidaggini che mi tenessero tranquilla” La figura di fronte a lei sembrò mutare ancora di aspetto, mentre le orbite sembravano tentare di ingoiare gli occhi come per impedir loro di vedere il cambiamento a cui l’Oscura ragazza era andata incontro. Durante quegli istanti, il deforme “ragazzo” sembrò fissarla incredulo, benché lei fosse sicura che le sue parole avessero attraversato il velo viscoso senza perdere nulla della loro forza e della loro verità.

“Ah… Ma tu pensa… Adesso ho capito… t’è preso lo schizzo per le cose darkettose del tipo “la vita è uno schifo”, “voglio morire” e tutte quelle storie lì. Beh, fai quello che ti pare. Sai che ce ne frega a noi, stattene pure con le tue nuove amichette della morte. Non abbiamo certo bisogno di una che viene a fare la so-tutto-io sulla vita solo perché vuole fare la depressa e la vittima della vita. Noi vogliamo vivere”

“E allora fareste bene a smettere di Trascinarvi attraverso questa vita giorno dopo giorno come dei vermi…” Rispose immediatamente lei citando la sua Notturna Maestra con una aggiunta sprezzante che non riuscì a trattenere. Tuttavia, al contrario di quanto era successo a lei, il suo mostruoso interlocutore non sembrò affatto raccogliere la rivelazione che gli era stata fatta e l’unica reazione visibile fu quella delle sue placche chitinose che diventarono più estese e più spesse.

“Senti, non ho proprio voglia di stare qui a sentire le tue stupidaggini. Eri una bella ragazza solare e vivace e adesso sei lì pallida come un cencio che parli solo di cose senza senso. Non capisco perché stai a dare retta a quel morto vivente che ti ha ridotto così” Gli occhi Oscuri si fecero più sottili, provocati dall’insolenza di quello che oramai non considerava più che un mostriciattolo

“Lo capiresti se solo…” Cominciò lei, ma la sua fulgente compagna le si strinse ancor di più e la interruppe pronuciando attravereso quel sorriso cinico e beffardo che la contraddistingueva una inoppugnabile condanna

“Lascialo perdere, cara. Non ti sta nemmeno ascoltando. Non vedi che non fa altro che rinchiudersi sempre più sotto quel suo putrido guscio per non farsi raggiungere dalle tue parole?” Anche a quelle affermazioni le placche chitinose sembrarono accrescersi, trasformando ancora più la creatura in una orribile parodia di quello che avrebbe potuto essere e ancora una volta non ci furono segnali che l’essere si ravvedesse della sua pochezza.

“Senti, vedi di tornartene a casa e farti una bella dormita che magari ti ripigli da queste idiozie. E vedi di darti una lavata per toglierti quel trucco bianco di dosso che già tua madre ha sclerato che non sei tornata a casa a dormire: se ti vede così non ti fa più uscire di casa”

Un’ondata di preoccupazione si riversò prepotentemente su di lei spazzando via quella che era stata una sensazione di indignazione sempre crescente. Il suo pensiero corse a sua madre, corse a tutto ciò che la legava a quel mondo e che aveva pensato di non rivedere mai più… Era già dimentica di quell’ignorante figura che aveva avuto l’ardire di confrontarsi con lei e, d’altra parte, quello già si era voltato tornando a borbottare gorgoglii incomprensibili mentre si allontanava… Adesso, stringendosi nuovamente alle mani della sua Guida, cominciava a sentire pressanti le preoccupazioni per coloro che aveva lasciato… E pensava a come avrebbero reagito alla sua ricomparsa… e in quella forma poi…

“Non indietreggiare. Il tuo viaggio non è che all’inizio” Tornò a farsi sentire la voce Notturna che fino a quel momento era rimasta celata oltre il sipario anche se a poca distanza da lei. L’Oscura allieva si riprese, mentre Suspiria scivolava via da lei sciogliendo l’abbraccio che la cingeva

“Dove… Qual è la nostra destinazione?” Chiese mentre cercava di ignorare quei preoccupanti sentimenti che le si agitavano dentro.

“La TUA destinazione…” Sottolineò subito la sua Gelida sorella affiancando la sua prima interlocutrice “…e puoi seguire le tue paure per trovarla…” Gli occhi di lei corsero alla Rossa sorella che ancora la fissava, interrogandola con lo sguardo per avere conferma.

“Se c’è qualcosa che ti rende ansiosa…” Le rispose quindi Notturna “…muovi i tuoi passi verso la fonte delle tue preoccupazioni. Sei qui proprio per questo. Sei qui per chiudere i conti” Ancora un poco scossa e titubante, la giovane si voltò anche verso la sua beffarda sorella ed essa con approvazione annuì col capo, lasciandole intendere che era la cosa giusta da fare. Rassicurata da questo, l’Oscura allieva si volse verso le vie di quel mondo sporco e falso nel tentativo di riportare alla mente le strade e i percorsi che una volta le erano così familiari e quando la sua mente riuscì nello sforzo, allora senza indugio mosse i suoi passi verso…

 

Casa

… un concetto a volte sopravvalutato… Sollevando lo sguardo verso il complesso di appartamenti grigio e triste, Oscura non si era mai sentita tanto lontana dal concetto di “accoglienza” o da quello di “luogo che ci appartiene”… A un passo dal luogo che per svariati anni l’aveva protetta durante il sonno, non si sentiva affatto “a casa”… Tutto il contrario a dire il vero… Come le aveva detto la sua Notturna maestra quando l’aveva incontrata per la prima volta… era invero dalla parte completamente opposta alla sua “casa”…

“Vogliamo entrare?” Chiese sempre con una punta di ironia nella voce Suspiria che non smetteva di attirare gli sguardi delle creature deformi con il suo aspetto così diverso da quel mondo viscido. Incoraggiata dalla presenza di una guida al suo fianco, l’Oscura giovane varcò la soglia del palazzo e seguì i dolorosi ricordi che potevano guidarla attraverso i corridoi fin su per le scale e infine davanti ad una porta. Vedere il vero aspetto di quel posto non ebbe su di lei miglior effetto dell’aver visto quello delle “persone”: le mura erano così prive di vita… Anzi, le pareti erano coperte di angoscianti venature rugginose che pulsavano mentre sembravano attivamente risucchiare la vita e l’energia degli ignari occupanti… qualunque segno decorativo ora le appariva come quello che era: un insulso particolare messo lì senza alcuna arte né anima giusto per mascherare la vera natura di quel luogo: una tomba per i vivi… ma poi, le venne in mente, questo era tutt’altro che un controsenso… Forse era invece l’ultimo atto di coerenza di creature che avrebbero potuto aspirare ad essere “umane”: riconoscendo di aver smesso di “vivere” avevano costruito dimore che fossero adatte a loro. Delle Tombe, appunto… Non c’era davvero nulla di strano che dei morti volessero rinchiudersi in delle tombe… L’idea di aver, per anni, cercato rifugio dentro a quel luogo che ora le sembrava tutt’altro che sicuro le lasciava una strisciante sensazione di orrore…

“Sei ancora con noi?” Le chiese maligna Suspiria vedendola tergiversare sull’ingresso

“Sì… Sì, non preoccupatevi” Disse tornando in sé.

“Bene, allora vai; non ti manca molto… Noi ti aspettiamo qui… Giusto qualche passo dietro di te…” Decisa, l’Oscura ragazza pose la mano sulla maniglia arrugginita e la ruotò aprendosi il passaggio per… Per quel luogo… Il momento era così teso per lei che non notò nemmeno che non aveva avuto bisogno delle chiavi per entrare e se anche l’avesse notato, che questo fosse a causa della sua nuova forma o per una semplice dimenticanza degli abitanti ora era decisamente un problema marginale... La membrana che la avvogleva lasciò scivolare su di lei rumori e odori che una volta le erano stati famigliari e, varcando la soglia, la viscosa rete che la separava dal mondo morente sembrò appensantirsi, come se più e più strati si aggiungessero mentre si immergeva nei luoghi che contenevano la sua vecchia e odiata essenza. Il rumore più inquietante giunse da quello che era il bagno, attirandola verso il locale… le sue mani candide si appoggiarono sullo stipite della porta, mentre il capo si avvicinava con qualche piccolo fremito… infine, mentre un’insolita inquietudine le nasceva in petto al punto da farle quasi male, il suo sguardo cadde sulla scia viscosa che lordava il pavimento, come qualla lasciata da qualche animale bavoso… I suoi occhi risalirono il lerciume ed infine… arrivarono a vedere una deforme estremità che si dimenava languidamente sul pavimento. Immediatamente distolse lo sguardo, ritraendosi dietro allo stipite, ma era troppo tardi per sfuggire alla verità che oramai bussava alla porta del suo cuore… a sugellare i suoi timori, quell’inquietante rumore che aveva udito si mutò a stento in una distorta voce, giungendo alle sue orecchie ovattate…

“Chi è? C’è qulacuno?” Gorgogliò la voce proveniente dalla deformità che l’aveva costretta a ritrarsi… La sua coscienza era certa, ma la sua speranza voleva ancora titubare e fu solo dopo una dura lotta tra loro che l’Oscura inizianda si costrinse a chiedere…

“M… Madre?” Pronunciò timorosa di udire la verità che già possedeva.

“Tesoro! Sei tu?! Santo cielo! Dove sei stata?!”

“Madre io…” Pronunciò a fatica mentre l’orrore la assaliva…

No… Era insopportabile… Sua madre… I ricordi di lei erano ancora abbastanza vividi nella sua mente… e in fondo le erano ancora cari… Era vero che a volte avevano litigato, ma ora che aveva conosciuto quel luogo Oltre la Linea, poteva capire che erano stati solo futili battibecchi… e serbava invece ancora cari quei momenti in cui erano state vicine quasi più come “amiche”… Così avrebbe voluto ricordarla… Anche se sua madre era rimasta testimone incurante della sua nullità e l’aveva lasciata crescere senza tentare di avvertirla di quale orrore stesse diventando, anzi, anche se a volte i suoi giudizi e i suoi consigli l’avevano spinta proprio in quella orribile direzione, nonostante questo, il ricordo della sua gentilezza e dei lunghi anni passati assieme voleva rimanesse legato ai pensieri di un’innocua intimità familiare… Ed invece… Invece colei che per tanto tempo le era stata vicina e con cui aveva condiviso tanto, colei in cui, benchè a tratti, aveva riposto la sua fiducia ora giaceva a pochi passi da lei, denudata dai veli della falsità con cui si era mascherata e, come tutto quell’abominevole luogo, era rivoltante… Non voleva vederla, non voleva ricordarla così, non voleva toglierle quel poco di dignità che i suoi ricordi ancora le affidavano.

Temendo che la “donna” si muovesse per venire a cercarla, fece per tornare da dove era venuta, ma la voce distorta la fermò

“Cara! Vieni qui, io non posso muovermi: ho su una maschera per il corpo! Fatti vedere!”

“Madre…” Ripetè appoggiandosi al muro bloccandosi lì, dove il desiderio di parlare e quello di non vedere potevano entrambi trovare sfogo. “…Mi dispiace che tu ti sia preoccupata…”

“Oh, bambina mia! Sì che ero preoccupata! Ma si può sapere dove sei stata?!”

“Io… Io dovevo pensare… Avevo bisogno di… di chiarire alcune cose della mia vita che…”

“Oh signore! Ma potevi dirmelo, no? Perché non ne hai parlato con la tua mamma prima?” La interruppe bruscamente la voce, ignorando il tono serio che l’Oscura giovane aveva preso

“No, madre, davvero… Questa volta è diverso” Disse riferendosi alle chiaccherate che aveva spesso fatto con lei quando scioccamente perdeva il suo tempo a raccontarle di questo o quel pettegolezzo che la preoccupava o la incuriosiva. La sua voce stava tremando… Era forse l’emozione o forse la tristezza di dover affrontare quel discorso in preda a quella terribile sensazione e con quella distorta figura che era stata sua madre…

“Oh, Piccola mia! Cosa è successo? Hai litigato con Jennifer?” Oscura serrò gli occhi nel tentativo di ignorare gli inutili commenti della madre. In fondo era colpa sua… lei era convinta di star parlando ancora con la figlia che aveva lasciato “casa” per andare a quel fatidico “diciottesimo”… Era lei che l’aveva più volte preoccupata proprio per pensieri stupidi come quello che aveva appena espresso… In qualche modo, il veleno che l’aveva divorata per così lungo tempo aveva finito per contagiare anche la madre.. o era stato il contrario? O entrambe le cose, in un circolo vizioso di degenerazione? Oramai non si poteva più dire… Tutto quello che poteva fare era raccogliere le idee e le forze per tentare di convogliare tutta l’importanza del suo viaggio Oltre la Linea in un unico discorso nella speranza che la madre comprendesse.

“No, madre… Non è nulla di così stupido… In questo tempo… Mi sono sentita… Morire… Alla fine, però, ho avuto il coraggio di guardarmi dentro… è stato doloroso, ma… ho capito che… che tutto quello che stavo facendo era privo di senso… che la mia vita era assolutamente vuota…”

“Tesoro! Non sarà mica per quel ragazzo che hai incontrato sabato scorso? Guarda che i ragazzi sono fatti così, bisogna sapere come…” Si lanciò subito la madre inseguendo l’irrilevante tentativo di far rientrare tutto nell’insulso quadro della precedente vita della figlia. Lei si portò la mano dalla pelle candida alla fronte per poi passarla tra i capelli ascoltando le inutili elucubrazioni della madre. Tentò, tentò davvero di lasciarla finire e di sopportare l’ansia della madre che si trasformava in quello stupido consiglio… ma non ce la fece e, nonostante si fosse ripromessa di non spaventarla, non riuscì a non pronunciare la sua frase con aggressività.

“Madre ti prego! Sto dicendo sul serio! Non è una stupida preoccupazione! Mi è successo davvero qualcosa di… di… Straordinario… Non sto parlando di qualche sciocchezza scolastica … Mi è successo qualcosa che mi ha davvero cambiata… “ E nel vero senso della parola, disse a se stessa mentre ancora sentiva su di sé la fastidiosa sensazione della membrana che quel mondo le aveva lasciato addosso.

“Cara… Mi spaventi se mi dici così… Che ti è successo? Stai bene?” La domanda la colse alla sprovvista. Effettivamente, non stava affatto bene; quella sensazione che le annodava la gola non l’abbandonava e il non riuscire a penetrare nel muro di normalità dietro cui la madre era nascosta la disturbava forse anche di più. Nonostante il Passo che aveva compiuto, ancora il dolore la raggiungeva e la colpiva… Nonostante fosse ben lontana dall’essere anche solo affine a ciò che quel mondo era, non poteva dirsi felice… Questo la inquietava alquanto. Mentre cercava di trovare la risposta sincera alla domanda della madre, si guardava intorno, come per cercare intorno a sé la soluzione ed, in effetti, almeno un suggerimento lo trovò. Il corridoio contro il cui muro era appoggiata ora ospitava anche le sue sorelle, che silenziosamente attendevano ad un passo oltre il sipario, vegliando su di lei; la loro visione richiamò alla sua mente la memoria di quella stupenda tela e tutti quei colori che giacevano dentro la sua anima e con essa ritrovò la risposta

“Sì, madre, sto bene. Sembra una frase fatta, ma è vera: non sono mai stata meglio. È difficile spiegarti quello che mi è successo. Per alcuni versi… anche io non comprendo bene… Ma credo di essermi infine resa conto di cosa stavo facendo… ho capito perché lo stavo facendo… E lo stavo facendo perché dovevo nascondermi…”

“Tesoro, ma cosa stavi facendo?” Chiese la madre con un gorgoglio questa volta seriamente preoccupato. Lei, contenta che la donna avesse infine capito l’importanza del suo discorso, subito rispose alla domanda.

“Mentendo. Stavo mentendo a me stessa e a tutti quanti. Persino a te, madre…”

“C’è qualcosa di grave che non mi hai mai detto?” Chiese ancora più inquieta la creatura dietro al muro.

“Sì, madre… Non ti ho mai detto che non ero felice. Non ti ho mai detto che tutti i miei amici erano solo delle persone finte di cui mi circondavo solo per ignorare la mia solitudine… Non ti ho mai detto che tutte le cose che facevo, tutta la sicurezza che mostravo, tutti i capricci che mi prendevano… Non erano, come si pensa di solito, fatti per attirare l’attenzione degli altri, ma… Ma erano invece per distogliere la mia stessa attenzione da me stessa… Perché non capissi che in realtà io non stavo affatto vivendo, ma stavo solo… trascinandomi lungo questa vita senza fare nulla per… Esistere davvero…” Concluse mentre quelle parole sembravano portarle una ventata di quell’aria tanto “sincera” proveniente dal mondo di cui era diventata una nuova abitante. Insieme a quella sensazione, questa volta davvero “di casa”, le giunse un poco di quiete; quiete per essere riuscita a buttare fuori di sé quei concetti tanto importanti, quiete perché credette di essere finalmente riuscita a far capire a sua madre quanto importante fosse stato per lei quel Passo compiuto Oltre la Linea… Forse ora anche lei avrebbe potuto capire e vedere quel mondo fantastico e anche guarire da quella terribile deformità che la affliggeva… In fondo, lei si era salvata, perché la madre non avrebbe dovuto?

“Oh cara…” La gelò tuttavia la voce della madre che non era affatto mutata da quello struggente gorgoglio difficile da comprendere “… E io che pensavo chissà che cosa! Mi hai fatto prendere un colpo, lo sai? Avevo pensato che ti drogassi o chissà che cosa! Non devi mica preoccuparti per queste cose! Sono normali alla tua età! Ci siamo passati tutti, lo sai? Non sei mica la prima… A tutti alla tua età vengono in mente questi brutti pensieri sulla vita, ma poi sono cose che passano!” E il gelo crebbe fino a diventare tanto forte da farla tremare e da farle piegare le ginocchia. Nonostante questo, l’Oscura viaggiatrice non si arrese e, sebbene un poco disperata, ribattè alla madre.

“Ma… Ma madre… Hai sentito quello che ho detto?” Chiese  pensando che forse quella membrana viscosa che la ricopriva avesse distorto la sua voce “Come puoi dire che non è importante? Non ti rendi conto che…”

“Tesoro… L’adolescenza è un momento della vita attraverso cui dobbiamo passare tutti, ma poi, così come è arrivato, passa. Alla fine tutti i problemi che adesso ti sembrano così grandi vedrai che scompariranno di fronte alle tante gioie che la vita può darti: ti farai tanti amici e troverai un buon lavoro, ti sposerai e farai dei bei bambini e poi…”

“… E poi morirò…” Concluse avvilita la giovane chinando il viso dipinto in una triste espressione “… Madre… io non posso dire che quelle cose non possano portare felicità: prese singolarmente possono anche essere piene di tante buone cose, ma… Dette così sono solo vuoti paraventi che servono a distrarci dall’inutilità della nostra vita e della nostra routine… Sono solo delle parole d’ordine che la gente si mette in bocca e in mente per poter avere degli obbiettivi che li distraggano dalla realtà delle cose… e cioè che nessuno sa dove sta andando… e trangugiamo questa medicina detta “Vita” ma che Vita non è solo per toglierci di dosso il peso di dover noi stessi ricercare qual è il nostro senso… Qual è il nostro sentiero… Quali sono i nostri sogni… E invece accettiamo di rimasticare una volta di più questo piatto senza sapore pur di non affrontare il dolore di farci crescere nuovi denti e scegliere le nostre pietanze… Come degli eterni lattanti che infine muoiono ancor prima di imparare a vivere… Ma che senso ha tutto questo? Se sono dovuta venire al mondo solo per vivere in un eterno limbo, tanto sarebbe valso rimanere in uno dove almeno fossi ignara della mia condanna. Amare un’altra persona, scambiare esperienze di vita con persone che ci sono care o affini, mettere alla luce e accudire una vita, sono tutti dei momenti e delle “imprese” bellissime, ma devono essere riempite dalla nostra anima… E questo mondo, questa falsità ci svuota anziché riempirci. Quei momenti sono stati derubati del loro vero e magnifico senso dalla nostra paura di Vivere… E ora non sono altro che degli spettri che ci tengono ostaggi… Io non posso... Non posso più… Rimanere imprigionata in questa inutile agonia… e ho deciso di liberarmi da queste catene che noi stessi abbiamo forgiato… Madre… Io sono cambiata…” Concluse mentre il tono di mesta disperazione per la madre si trasformava in uno di triste rassegnazione, come se potesse percepire quasi fisicamente che quelle parole erano giunte ad orecchie sorde, ma sentisse il bisogno altrettanto impellente di giungere fino in fondo a quel pensiero. Il silenzio riempì solo pochi secondi prima che i suoi timori venissero confermati dalla voce della madre; ora sembrava essersi fatta più accondiscendente e tenera, per quanto la sua forma le permettesse, come se stesse parlando ad un bimbo disperso, ignorando che, forse, la situazione era invero l’inverso.

“Bambina mia… Ma sì, io ti capisco… calmati adesso... Ora troviamo un modo per farti passare questi brutti pensieri… Vuoi che sentiamo qualche bravo specialista? Vedrai che papà ne conosce uno bravo che può aiutarti a dimenticare tutte queste brutte cose…” Gli Oscuri occhi tornarono a chiudersi, mentre svanivano le sue ultime speranze di riuscire a comunicare alla madre cosa giacesse Oltre la Linea. Come un fiume intorno ad un sasso, le sue parole erano scivolate sulla “donna” senza riuscire a cambiarla o a smuoverla… Per quanto impetuoso fosse il suo sentimento per quel cambiamento, il guscio che la madre si era costruita in tutti quegli anni rendeva inutile ogni suo sforzo… Anzi, la sua determinazione era riuscita unicamente a farla passare per pazza… ma forse quello non era nient’altro che un semplice sistema immunitario di quel mondo che, non potendo accettare o digerire un elemento così alieno al suo languido e lineare funzionamento, doveva limitarsi al segnare ogni simile disturbo come qualcosa di completamente illogico e patologico onde evitare che un qualunque tentativo di comprensione spargesse ancor di più l’infezione della Verità.

“Dimenticare? No madre… Non voglio dimenticare tutto questo… Ora… È il mio unico tesoro… Mi dispiace… Anche se possono sembrarti dei pensieri tristi… Almeno sono dei pensieri Veri…” Qualche secondo di silenzio si inserì nella loro conversazione, mentre l’Oscura giovane ponderava l’inutilità del protrarsi di tutto ciò.

“Cara…” Riprese la madre per tentare di farla “tornare alla ragione”, ma per lei fu invece il segnale che la riportava indietro dai suoi dubbi e mentre la creatura pronunciava quelle parole la chiarezza tornò alla mente Oscura sancendo la sua decisione.

“Madre… Io non posso più restare qui… Devo partire… E continuare a viaggiare…Spero solo che un giorno… Le mie parole ti conducano da me… Così potremo ritrovarci… Fino ad allora… Addio…” E senza aggiungere altro si volse verso l’uscita e lasciò dietro di sé la voce della madre che tornava rumore incomprensibile. Era davvero sconcertata… Quasi svuotata da quell’esperienza… aveva pensato di far ritorno in un mondo falso e bugiardo, ma non in uno tanto meschino da voler negare l’evidenza pur di continuare a rinchiudersi nella sua prigione… Ora faceva persino fatica a muoversi, mentre quella membrana diventava spessa e opprimente come delle sabbie mobili che l’avessero già ingoiata… Solo ora cominciava a comprendere davvero la fatica che le Sorelle dovevano affrontare nel congiungersi con quel mondo… E ancora, mentre il peso di quel contatto immondo la piegava sotto di sè, i suoi occhi correvano a Suspiria che, nonostante la sua maggiore “purezza”, rimaneva immersa in quel mondo corrotto senza dare segno di subire i suoi effetti nocivi.

Triste, tentò di non fare caso a quelle che dovevano essere le grida della madre che volevano forse trattenerla in quei luoghi: dentro di lei cresceva una forte onda di emozioni che ben presto avrebbe saputo cogliere la sua completa attenzione… Le sue forze sembravano abbandonarla e con gli ultimi brandelli di esse si costrinse a lasciarsi dietro quell’insieme insopportabile di ricordi e sensazioni che la stavano letteralmente soffocando. Premendosi con tutte le sue forze contro la barriera viscosa a più riprese cercò di strapparsela di dosso con le mani e di trovarvi un buco per sfuggirle; infine qualcosa sembrò spezzarsi e, come se fosse tornata in superficie dopo una lunga apnea, la corrotta realtà le scivolò addosso lasciandola tornare al suo luogo d’origine. Tuttavia, mentre lo stesso aspetto fisico della realtà cambiava repentinamente, come se un’ondata di marea stesse lavando via un brutto scarabocchio da un bellissimo affresco, la sensazione sul suo corpo fu ben diversa dalla piacevole sensazione di un’emersione: come se si trovasse in un mare di spine, le espressioni di scherno di quel suo “amico”, la sua volgare manifestazione di falsa superiorità, il ricordo della forma della madre e la sua mancanza nel capire quanto importante fosse la sua nuova strada, tutto questo graffiò la sua pelle mentre tentava di lasciarlo dietro di sé e, quando infine giunse nella sua vera dimora, il suo candore era striato di lacci cremisi. Grondando lacrime rosse, Oscura cadde sulle ginocchia, fermando la sua caduta appoggiando le mani al selciato, i capelli come una cascata dalle sue spalle, il suo respiro affannoso per l’esperienza traumatica… Infine giunsero le lacrime che premevano sui suoi occhi per rispondere alla sua disperazione.

“Mi… Mi dispiace…” Riuscì solo a singhiozzare lei mentre continuava a lottare per non cadere nello sconforto più totale. Le sue sorelle, ora più vicine a lei, si mossero per raggiungerla e fu la tutrice che l’aveva accompagnata nel viaggio orribile che si chinò su di lei.

“Dispiace? Di cosa ti dispiaci?” Chiese Suspiria che con quello sguardo furbo e di sfida poco faceva per aiutarla a ricomporsi.

“Mi dispiace, io… Io… Non riesco a… a…”

“A cosa, piccola mia?” Infierì con un poco di cattiveria la sorella imitando la voce mielosa della madre deforme.

“…So che non dovrei… Non dovrei sentirmi così… So che… Che sono nel giusto… Che non mi dovrebbe importare di quello che dicono o di cosa accade da quella parte, ma… Non ci riesco… Le parole di mia madre… Il suo parere… Non riesco a non desiderare la sua approvazione… Il fatto che non abbia capito quanto sia importante questa metamorfosi… Mi ferisce… e mi sento male anche per quella odiosa aria di superiorità che quei mostri si danno e che non sembro in grado di abbattere… una parte di me deve ancora essere rimasta da quella parte… Mi dispiace… Forse… Forse non sono all’altezza… Forse non potrò mai essere come voi…” Suspiria si sollevò svettando su di lei, sempre con sguardo sicuro e disinvolto.

“E così… Soffri ancora? Nonostante tutto quello che hai visto da questa parte, provi ancora dolore e ti senti ancora offesa e ferita dall’inutilità e dall’arroganza di quel mondo?” Mesta, Oscura tentò ancora di scacciare da sé quell’orribile sensazione, ma non vi fu verso, nemmeno la calma e la sincerità di quei luoghi sembravano riuscire a tagliare quell’infame legame che la feriva e la offendeva.

“S… Sì… Mi dispiace… Mi dispiace davvero…” Si scusò ancora senza riuscire a risollevarsi. Fu però la sua sorella a chinarsi nuovamente per portare le labbra vicino al suo orecchio e sussurrarle un’inquietante domanda.

“…E quando esattamente ti sarebbe stato detto che il dolore sarebbe cessato?...” Le parole della sua beffarda tutrice furono l’ennesima ondata di marea che si riversò su di lei portandole via tutti i pensieri per consegnarla ad una sola domanda.

“Che… Che significa?”

“Ti vedo ora sotto i miei occhi piegata in due dalla sofferenza, ma intuisco che non sono direttamente i dolori che mi hai descritto che ti hanno ridotto in questo pietoso stato… Piuttosto, penso che tu sia così sofferente perché stai assaporando l’amaro gusto del fallimento… Perché pensi di aver tradito la nostra fiducia, perché pensi di aver tradito te stessa e la Linea che hai oltrepassato… Ma tu ti senti colpevole di questo tradimento semplicemente perché ritieni indegno per chi ha attraversato la Linea soffrire… Ma da dove hai mai colto questo concetto?” Gli occhi Oscuri, ora tornati candidi come il latte, sembrarono dilatarsi un poco mentre fissavano increduli la sorella che da poca distanza le rivolgeva il suo sorriso curioso.

“Io… Io pensavo che…Il dolore… Fosse una conseguenza delle menzogne e una punizione per coloro che ignorano la via…”

“Il dolore è la conseguenza della nostra imperfezione e della nostra impurità…” Fu il Gelido commento che giunse da dietro di lei. Oscura voltò il suo capo chino verso la sorella dai capelli blu, che però era tornata già Gelida come il suo nome, come se non avesse mai parlato. Suspiria, che aveva a sua volta girato lo sguardo tornò dalla sua Oscura protetta apostrofandola con un impudente commento.

“Sentito?”

“Ma… Proprio per questo…”

“Lascia che ti chieda una cosa: non provasti dolore quando ti fu mostrata la Linea? Non fu struggente il momento in cui ti mostrammo la realtà per come era e ti offrimmo la possibilità di…”

“… Di valicarla…” Sussurrò in risposta la giovane, ma subito la sua sorella la corresse.

“…No, di accettarla. E accettandola tu decidesti in seguito di valicarla, di perfezionarla. Ma prima di ogni cosa, ti fu chiesto di subire la tortura di riconoscerti debole e insignificante per poter quindi rinascere… Non è stato così?” L’Oscura ragazza non potè fare altro che annuire per confermare ciò che la sorella descriveva. “E nell’istante in cui riconoscesti le tue bugie non eri forse piegata su te stessa ben più di quanto tu lo sia ora?”

“S… Sì…” Continuò ad annuire lei.

“…Ma, nonostante questo, non è quello il momento più felice e di speranza che tu abbia mai vissuto?” Il ricordo di quell’istante si fece strada nel cuore della giovane e tanto erano vere le parole della sorella che il solo ritrovare quel pensiero le ridiede chiarezza e serenità, sollevandola da quel peso che avvertiva su di sé e dal senso di disperazione. “…È Così, non è vero? Eppure fu un momento pieno di dolore… Ma ti dirò di più, se tu cercassi di ricostruire quel momento privandolo del dolore che hai provato, non riusciresti mai a ritrovare la gioia di quell’istante. Tu sei riuscita a varcare la Linea proprio grazie al dolore: il dolore che ti causava il dover riconoscere la tua nullità tentava di farti chiudere gli occhi e fino a quel momento ci era anche riuscito. Ma tu lo hai accettato, lo hai sopportato e hai saputo dimostrare che eri disposta a subire delle perdite pur di compiere un passo giusto. Questa è la vera essenza della tua vittoria: aver saputo scegliere la via giusta nonostante essa ti privasse di una facile felicità. Non è vittoria quella che si ottiene quando non c’è alcun avversario, la vera essenza della vittoria di chi ha varcato la Linea non è quella di essere al di là del dolore: quella sarebbe una conquista fin troppo semplice. Chiunque saprebbe fare la scelta giusta se non fosse tentato dall’evitare il dolore e dal conquistare una facile tranquillità e la via che hai deciso di percorrere non è quella di chi è riuscito a scacciare il dolore, ma quella di chi ha deciso di smettere di ignorare che la vita è piena di sofferenza. Prendere coscienza di questo non significa però vivere disperati una vita di miseria, ma sollevare il capo e confrontarsi con il dolore per dimostrare che la nostra anima non si può piegare per così poco… La nostra non è la via di chi si è liberato dal dolore, ma quella di chi si confronta con il dolore in ogni istante ed in ogni istante ripete la sua scelta di continuare a seguire la strada nonostante sia dolorosa” Oscura attese ponderando le parole della tutrice, mentre il suo fiato ansimava un poco, emozionato dal filo del discorso che era stato tanto incedente.

“Ma…” Sussurrò ancora preda di qualche dubbio “…Capisco ciò che dici… Ma io… Mi sento preda di un dolore ben diverso di quello che mi causò vedere la Linea… Allora fui costretta a confrontarmi con la mia inutilità… Ed effettivamente non c’è stato momento nella mia vita in cui mi sia sentita tanto orgogliosa e felice della mia scelta… Ma… Ora è diverso… Mi sento punta da preoccupazioni inutili che mi causano un inutile dolore… Simile a quello che provavo e che mi tratteneva nei giorni della mia stupidità…” Suspiria tornò ad innalzarsi sopra di lei e un poco Oscura sentì la mancanza del sorriso beffardo della sorella che, in fondo in fondo, la faceva sentire “protetta”.

“Come ti ho detto: attraversare la Linea non ti ha resa “sovraumana”. Anzi, tutto quello che ha fatto è stato renderti davvero umana… Ma gli umani non sono dei bei fiori candidi… Sono invece un misto di cose bellissime e di cose orribili… Tu… Noi… Non siamo diverse… Varcare la Linea può aver cominciato il tuo viaggio, ma non ti ha privato della tua parte inutile e meschina, né l’ha relegata lontana. Tu hai deciso di non seguirla, ma essa è sempre lì e sempre vi rimarrà…”

“Perché?...” Chiese un poco insicura, meditando su quella che le sembrava suonare come una condanna.

“Perché tu possa perennemente rinnegarla e resisterle, dimostrando ogni volta di preferire la Via Giusta a quella facile e compiacente, anche se questo ti costringe a provare dolore, anche se la meschinità continua a pungerti con la consapevolezza che essa è una parte di te, che in fondo in fondo, tu sei ancora un poco meschina in fondo al tuo cuore. Questa è l’Essenza del Tormento. È semplice vincere una battaglia, ma la vera vittoria è quella di scontrarsi per tutta la propria vita e vincere ogni volta. Questa sarà la tua Vittoria.” Sentendo quella sensazione di ansia lasciarle il cuore, Oscura si sollevò mettendosi a sedere, le ginocchia ancora a contatto della strada lastricata. Mentre guardava le sue sorelle e le sue maestre pensava che nemmeno nel tragico e bellissimo momento della sua morte le aveva viste tanto grandi. Le erano sembrate così superiori ed inarrivabili che mai avrebbe pensato che il dolore o anche un solo singolo pensiero sbagliato potesse raggiungerle. E in quello le erano sembrate Stupende… Ma ora che le parole di Suspiria le avevano svelato quel “segreto”, ora le vedeva davvero immense… Un’immensità e una bellezza che non veniva dalla loro perfezione, ma, al contrario, proprio dalla loro imperfezione, che con tanta disciplina avevano saputo governare. Ancora incredula del fatto che creature tanto austere potessero provare le sue stesse impure sensazioni, si rivolse alla sua Notturna tutrice che da dietro di lei aveva seguito in silenzio la lezione della sorella.

“Davvero? Davvero anche voi soffrite per le angherie di quel mondo?” La giovane dai capelli rossi le si fece incontro con passo sicuro e la fissò per qualche istante prima di risponderle.

“Certo. Parte del dolore che hai sentito durante il tuo viaggio deriva da imperfezioni che sono congenite ad ogni essere umano e senza le quali la sua vittoria non sarebbe più la stessa; un’altra parte, però, deriva dal tuo senso di indignazione per l’arroganza che quel mondo dimostra nell’aggrapparsi con tutte le sue forze alle sue menzogne e nello schernire le cose che per te… Per Noi tutte sono tanto importanti. In questo modo, quel mondo protegge se stesso: infliggendo scherno e dolore verso coloro che sono diversi tenta di impedire che qualcuno imbocchi la strada della verità per paura della sofferenza. Perciò, fino a quando proseguirai in questa strada, aspettati solo bocconi amari da quel luogo di menzogna”

“E cosa… Cosa devo fare per…”

“Resisti… E nel Resistere diventa più forte. Se nella tua mente e nel tuo cuore sai quale è il valore della tua scelta, usa tale conoscenza come una luce che ti guidi. Concentrati su di essa e ignora o affronta gli impedimenti. Lamentarsi della sofferenza significa solo dimostrare che per te il tuo obbiettivo non vale il prezzo di qualche disturbo. Tuttavia ogni conquista viene al costo di qualche sacrificio; non si può ottenere nulla senza nulla dare in cambio. Chi non capisce questo e si lamenta di dover pagare un prezzo di sofferenza per ottenere la propria illuminazione fa un grave torto a sé stesso e alla propria strada. Nel mondo che hai appena visitato, le creature che lo abitano passano gran parte della loro vita a lamentarsi e spesso lo fanno per cose ben più futili della sofferenza del vivere. Quando una cosa non è loro gradita, anziché tentare di cambiarla, sprofondano in una serie riprovevole di commenti inutili che non fanno altro che peggio disporre il loro animo all’inevitabile malessere… È quanto mai strano che non si rendano conto che se non sanno fare fronte con la loro forza di volontà a simili sciocchezze ben difficilmente riusciranno poi a confrontarsi con il dolore che la loro debolezza li costringerà ad affrontare… Ora che hai varcato la Linea, temprare la tua resistenza e la tua sopportazione dovrà essere una tua priorità poiché il Tormento non ti abbandonerà mai e dovrai invece apprendere come trarne forza, anziché lasciarti indebolire da esso…” Seguendo quei preziosi consigli, l’Oscura giovane si trasse in piedi, volgendosi verso le sue tutrici e cercando di comprendere come loro, che tanto le sembravano già oltre quel cerchio di dolori e resurrezioni, stessero in quello stesso momento affrontando il loro Tormento.

“È davvero possibile che persino voi dobbiate subire questo eterno Purgatorio?” Chiese infine. Notturna non fece altro che riportarsi i lunghissimi capelli rossi dietro la spalla e voltarsi per riprendere il suo posto tra le due sorelle che già da tempo vegliavano sull’Oscura inizianda senza dire nulla, lasciando a Suspiria il compito di concludere ciò che aveva iniziato.

“Non solo è possibile… ma è essenziale… Ciascuna di noi è stata Forgiata dal proprio Tormento fino a diventare ciò che ora vedi. Scherno e arroganza sono sempre a portata di mano quando ci avviciniamo a quel mondo fasullo ed essi sono lo specchio di quello che noi stesse potremmo diventare se decidessimo di abbandonarci alla nostra iniquità. Ma da questo pensiero ciascuna di noi trova un modo diverso per far sì che diventi la nostra forza anziché la nostra debolezza. Notturna è colei che meglio incarna il desiderio di cambiare e di rinascere: come una fenice risorge dalle sue ceneri, lei brucia per il disprezzo e il disgusto per questa debolezza e per questo dolore… e puoi ben vedere nei suoi capelli quanto rossa e alta bruci la sua fiamma. Gelida è colei che più di tutte rappresenta l’essenza di ciò che resistere significa: tale è la chiarezza con cui vede la strada che non c’è nulla di quel mondo che sia in grado di distoglierla dal suo cammino ed ogni sofferenza o fastidio non fa altro che schiantarsi contro il suo cuore di ghiaccio senza poter nemmeno scalfire la sua determinazione. Domina, infine, è colei che più incarna il desiderio di porre le proprie scelte nella giusta via: il Tormento che la parte oscura genera è l’origine anche di tutta l’arroganza che giace in quelle creature deformi e lei comprende benissimo che solo una ferrea disciplina permette di Dominare il proprio male e quindi di evolvere ad uno stato di coscienza superiore…” Notando una mancanza nel racconto della sorella, Oscura non potè fare a meno di voltarsi verso la sua guida per chiedere…

“… E Tu?” La domanda ovviamente attesa sembrò disegnare un sorriso davvero folle sul volto di Suspiria che si passò le mani tra i capelli raccogliendoli in esse, così dandosi un aspetto ancora più inquietante.

“Io?... Io sono forse l’Essenza del Tormento stesso… Quando cammino attraverso quel mondo corrotto e le sue menzogne mi si attaccano addosso tentando di trascinarmi a fondo con loro, quando quel mondo getta su di me la sua sofferenza per farmi pentire della mia diversità… Quando sento il Tormento attanagliarmi il cuore… Io mi sento veramente Viva! La sofferenza è per me il più chiaro segno della Via Giusta. Quando sento gli occhi di quelle creature su di me pesare ognuno di quelli che loro ritengono difetti, io gioisco in ogni loro disprezzo perché so che significa essere lontani da loro. Ogni volta che la loro realtà tenta di soffocarmi con le sue putride spire, io gioisco perché significa che sono diversa. Ogni volta che il mio cammino è ostacolato dal dolore, io accetto la sensazione con gioia perché è il più autentico segno del mio impegno a non tradire me stessa… Perciò… Non c’è ragione che tu ti vergogni per il fatto di provare dolore: non tentare di negarlo. Lascia invece che si schianti su di te ancora una volta come fece quando vedesti la linea per la prima volta e trova forza nel sapere che nonostante il dolore non sia affatto svanito tu puoi scegliere mille e mille volte di attraversare la Linea e di vincere ogni volta la stessa battaglia che hai vinto quel giorno. Questo è ciò che ti renderà davvero Viva. Un dolore che mai può svanire ma che mai può vincere. Questa sarà la Vittoria che ti dirà di essere ancora degna della Linea.”

Chiudendo gli occhi, oramai completamente risollevata, l’Oscura inspirò profondamente l’aria sincera della sua vera casa e non potè fare a meno di sentirsi grata alle sorelle che l’avevano sospinta verso il mondo da cui proveniva proprio con il proposito di farle incontrare debolezza e sofferenza, perché sapesse che non erano svaniti nel nulla… Perché sapesse che poteva avere il piacere di sconfiggerli nuovamente. Era felice che l’avessero là sospinta perché potesse rendersi conto di essere ancora più grande di quando credeva.

Ora, infine, anche lei conosceva…

 

L’Essenza del Tormento

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