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Autore: Enchalott    26/07/2018    8 recensioni
Pianeta Namekk. Bulma si sta amaramente pentendo di essere partita con gli amici per cercare le Sfere del Drago originali. Troppi nemici, troppi esseri mostruosi con poteri sovrumani, troppi interessi in gioco. Sola e indifesa, si aggira sul pianeta, cercando di salvare la pelle.
Vegeta desidera le Sfere, desidera vendicarsi di Frieza e desidera sconfiggere Kakarott. Ma deve giocare bene le sue carte e scegliere con cura i suoi eventuali alleati, per evitare di rimetterci la vita.
Che cosa accadrebbe se, diversamente dall'originale, i principe e la scienziata si incontrassero e si parlassero già in quest'occasione?
"Qualcosa le piombò addosso con la rapidità del pensiero, inchiodandola alla roccia con una forza disumana, tappandole la bocca e impedendole qualsiasi reazione. Non ebbe neppure il tempo di trasalire.
“Non un fiato…” ringhiò Vegeta, trattenendola saldamente e continuando a premerle sulle labbra con la mano, il viso a un centimetro dal suo.
Bulma si irrigidì, pensando di essere giunta alla fine dei suoi giorni. Serrò gli occhi, terrorizzata e rassegnata a subire quella sorte terribile.
Non successe nulla."
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Il cielo di Namek vibrava di riflessi verde chiaro e la sua luminosità era filtrata dalle nuvole dorate che galleggiavano nell’aria. L’orizzonte sfumava in quella lucentezza aurea, perdendosi tra le montagne di roccia color terra Siena e le isole rossastre, disseminate sull’acqua smeraldina e placida del suo mare.
Un pianeta bellissimo e pacifico. Un incanto.
Se non fosse stato per la battaglia all’ultimo sangue che infuriava poco distante da lei.
Non era risultata una delle sue migliori pensate quella di salpare per quel mondo lontano con Krilin e Gohan, che l’avevano poi lasciata sola a morire d’angoscia ogni volta che la terra tremava, sussultando penosamente sotto i colpi furibondi di uno di quei pazzi!
Forse erano quegli orrendi figuri della… come l’avevano chiamata? La Ginyū Tokusentai, piovuta dal cielo a dare man forte ai mostri dell’armata di Frieza!
Non era riuscita a vedere il capo supremo degli alieni e, anche se era terribilmente curiosa, aveva fatto prevalere l’istinto di autoconservazione e si era nascosta, seguendo volentieri il consiglio dei suoi amici. Le erano state più che sufficienti le esplosioni di energia spirituale, che avevano illuminato il cielo come fuochi d’artificio ben poco matsuri, a farla desistere!
Aveva deciso di cambiare ricovero, poiché l’anfratto tra le rocce in cui si era sistemata all’inizio non era più sicuro. Dal basso continuava a veder volare gli irriducibili guerrieri, a caccia dei nemici del momento… e quei maledetti avevano dei rilevatori in grado di intercettare la presenza umana! Meglio cambiare aria. Ma di luoghi totalmente protetti non ce n’erano.
Chissà dove si erano cacciati i suoi compagni di viaggio. Era preoccupata per il piccolo Gohan, anche se il bambino aveva già una forza sorprendente e si sapeva difendere certo meglio di lei. Almeno sarebbe potuto restare a tenerle compagnia, ma evidentemente aveva ereditato la medesima cocciutaggine del padre!
Era incavolata nera con Krilin, perché l’aveva piantata in asso, dicendole di non preoccuparsi! Tante grazie per il suggerimento! Non era più tornato e la sua assenza aveva iniziato a pesarle parecchio, soprattutto quando aveva avvistato i cattivi a pochi passi dal suo precario rifugio!
Goku, che cosa stai combinando? Dove sei finito!?
Durante la sua fuga, era transitata per un villaggio e aveva trovato solo cadaveri. Erano tutti morti, persino i bambini!
Le lacrime le salirono agli occhi e offuscarono il paesaggio tranquillo. Chi aveva potuto compiere un atto così crudele? Che male avevano potuto mai fare delle creature indifese come quelle, per meritare una tale sorte?
Tutto per le sette Sfere del Drago!
Non aveva più con sé il radar per localizzarle e quindi le aveva perse di vista. Forse i suoi amici erano riusciti a recuperarne qualcuna, anche se la maggior parte era probabilmente nelle mani degli avversari… e poi a cercarle c’era anche quel Saiyan, quello che era sceso sulla Terra e aveva combattuto all’ultimo respiro con Goku, quello che si chiamava Vegeta…
Per le stelle, non c’era mai pace!
Quando l’aveva visto, in aggiunta ai personaggi raccapriccianti che avevano invaso il pianeta dopo il loro infausto atterraggio, le si erano raddrizzati i capelli sulla testa. Ci mancava solo più lui lassù! Quel fuori di testa era interessato alle Sfere e anche pronto ad ammazzare tutti! Aveva un conto in sospeso con i terrestri e, avrebbe potuto giurarci, l’avrebbe saldato con molto piacere alla prima occasione.
Se l’era persino sognato, disumano e agghiacciante come non mai!
Al solo ricordo, avvertì una punta nella schiena.
Eppure, quando li aveva raggiunti, il Saiyan aveva intimato con un ordine secco di consegnare la Sfera in loro possesso, ma poi non li aveva uccisi. Forse perché necessitava del loro aiuto per battersi con quel numero spropositato di soldati e perché quel Frieza era troppo forte anche per lui. Aveva uno sguardo terrificante e, quando si era girato verso di lei e l’aveva osservata per un centesimo di secondo, Bulma aveva sentito un brivido correrle lungo la schiena.
L’aveva salutato, appoggiandosi alle spalle di Krilin, con grande faccia tosta e lui aveva sogghignato sprezzante.
La linea dell’orizzonte si distorse e da poco distante si levò il boato assordante dell’ennesima esplosione. La superficie del pianeta ebbe un ulteriore scossone e la ragazza si trovò seduta a terra, con le gambe che tremavano e il cuore che martellava.
“Ma perché non la smettono!” strillò terrorizzata, tappandosi le orecchie e strizzando le palpebre, per difendersi dall’onda abbagliante che le era passata sopra la testa.
Fece appena in tempo a scorgere un movimento tra le nuvole, dalle quali sbucarono alcuni strani e repellenti esseri, abbigliati con le armature bianche e ocra dell’esercito di Frieza. Probabilmente, stavano dando la caccia a qualcuno.
Di bene in meglio!
Bulma sgusciò tra le rocce, appiattendosi contro la superfice argillosa, maledicendosi per aver scelto una tuta spaziale gialla e nera, anziché mimetica.
Trattenne il fiato, sperando che non la trovassero.
 
Vegeta atterrò velocemente sull’erba verde-azzurra di Namek, occultando l’energia spirituale: aggrottò la fronte, alzando gli occhi verso le chiome tondeggianti degli alberi snelli e sottili tipici di quel luogo, che gettavano ombre aggraziate ai suoi piedi. Il cielo era sgombro… certo ancora per poco.
Percepiva il ki dei componenti della pattuglia che lo stava braccando, dopo che aveva fatto saltare per aria i sistemi della nave ammiraglia e nascosto le Sfere.
Frieza non aveva sicuramente più dubbi su quali fossero le sue reali intenzioni. Certamente, lo aveva ormai inquadrato tra le fila dei voltagabbana e aveva emesso l’ordine di catturarlo vivo, per fargliela pagare personalmente. Una prospettiva poco piacevole. Quel bastardo aveva uno strano concetto di tradimento, come se ridurre in polvere il pianeta dei Saiyan fosse stato un gesto umanitario.
Sogghignò, nonostante la rabbia che quel ricordo gli provocava.
Quell’idiota di Dodoria aveva cercato di barattare la sua inutile vita con un’informazione che considerava top secret… ma lui conosceva già la verità. Nessun meteorite aveva impattato contro il suo pianeta natale, era stata unicamente la paura di Frieza a provocarne la fine. Il maledetto se la faceva addosso ogni volta che sentiva nominare il leggendario super Saiyan e aveva eliminato il problema alla radice. O meglio, aveva creduto di essere al sicuro, ma aveva commesso l’errore di risparmiare lui, Vegeta, che era il principe e faceva parte dell’élite della stirpe guerriera. Chi, se non lui, aveva tutte le caratteristiche necessarie per trasformarsi nel combattente leggendario?
Frieza aveva commesso l’errore più grossolano della sua patetica esistenza.
Se Vegeta non aveva mai fatto allusioni all’evento e si era finto fedele, addirittura devoto all’imperatore del male, era perché aveva atteso per anni il momento giusto per la vendetta. Frieza avrebbe scontato fino all’ultima le umiliazioni che lui era stato costretto a subire in silenzio. Gliele avrebbe rammentate, una per una, mentre lo privava del respiro e liberava il creato della sua odiosa presenza.
Dopo l’ultima batosta da cui si era ripreso, si sentiva abbastanza forte per sfidarlo, ma non poteva rischiare di perdere la sua occasione. Dopotutto, aveva impartito una sonora lezione anche a quel presuntuoso di Zarbon, fatto prima inimmaginabile!
 
Niente fretta, Vejita…
 
Avrebbe dovuto studiare attentamente la situazione, senza farsi prendere dalla smania di rivalse affrettate. Per quello voleva a tutti i costi le Sfere!
Strinse i denti e serrò i pugni.
 
Kakarott
 
Sarebbe giunto presto sul luogo dello scontro. Lo percepiva chiaramente e la sua energia spirituale era ancora più forte dell’ultima volta in cui si erano affrontati. Quel guerriero di terza classe era stato in grado di batterlo e gli aveva intralciato la strada, in un modo che aveva incrinato la sua sicurezza. Non poteva trattarsi di lui, di uno stupido dal cuore tenero, che era un Saiyan solo perché i suoi genitori gli avevano trasmesso il patrimonio genetico e nient’altro, non poteva essere certo lui il prescelto per diventare il super Saiyan!
L’orgoglio ferito di Vegeta bruciava ancora dannatamente: sconfitto e risparmiato.
Un’onta che avrebbe lavato con la morte. Con la sua o più probabilmente con quella di Kakarott! Si sentiva più potente di lui, sarebbe stato il secondo a incorrere nella sua vendetta. Ma per il momento l’avrebbe risparmiato, perché gli sarebbe stato utile contro gli sgherri di Frieza o quant’altro.
La priorità era, attualmente, quella di radunare le Sfere del Drago e di domandare l’immortalità, a scanso di equivoci. Dopo, avrebbe portato a compimento tutto ciò che ribolliva con furia nel suo cuore.
Era un principe. Era un guerriero. Era nato per dominare. Per essere il numero uno.
Le energie spirituali dei soldati riverberarono nella sua: erano terribilmente vicini.
Se avesse spiccato il volo, lo avrebbero immediatamente individuato con gli scouter. Avrebbe dovuto trattenere il ki e nascondersi, non poteva rischiare di attirare Frieza quando non aveva ancora pianificato gli eventi a dovere e senza sapere con precisione dove si trovasse Kakarott.
Certo, avrebbe potuto uscire allo scoperto e massacrarli tutti, come aveva fatto con quelli rimasti a guardia dell’astronave, per poi far perdere di nuovo le sue tracce. No. Non sarebbe stata una pensata furba, dato che il suo nemico non era affatto stupido ed era anche parecchio veloce, doveva dargliene atto.
 
Pazienza, Vejita, stai calmo…
 
Si acquattò tra le rocce, sbirciando attraverso il nascondiglio e le sagome di dieci combattenti si profilarono contro le nuvole chiare, rallentando il volo.
 
Dieci? Ma che diamine, io ne sento undici…
 
Il principe si concentrò e contò nuovamente un ki in più rispetto al numero di uomini che vedeva sopra di sé.
Non poteva essere un guerriero. Quell’energia spirituale era troppo debole, forse si trattava di un grosso animale. Dannazione! Avrebbe dovuto scovarlo e soffocare all’istante la sua aura, altrimenti gli scagnozzi di Frieza l’avrebbero trovato per colpa sua e…
Un lampo attraversò la sua mente svelta.
Girò intorno alle rupi, tenendosi basso e strisciando in silenzio contro la parete rocciosa, guidato dalla sottile e inconsapevole emissione energetica. Si bloccò, incredulo.
Per tutte le galassie! La terrestre!
   
 
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