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Autore: blu992    29/07/2018    3 recensioni
Derek vive a New York da anni, è un Alpha e ha un nuovo branco.
Ha promesso a Scott che sarebbe tornato indietro solo per un motivo: se Stiles fosse stato in pericolo.
[10k parole e poco più] [Sterek all the way] [Fluffissimo]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao! 
Sì, sono davvero io! 
Non scrivevo qualcosa di così lungo da un sacco di tempo, troppo. Sono felice di avercela fatta, nonostante il caldo, nonostante il mal di stomaco sempre presente e la casa sempre troppo rumorosa. 
Spero vi piaccia! 




Derek è andato a dormire la sera prima con una strana sensazione all’altezza del petto.
Si sentiva come un peso, come quando sai che succederà qualcosa di brutto, ma non sai da che fronte potrebbe arrivare, quindi aspetti, inerme, che la catastrofe arrivi.
Si era messo a dormire, cercando di non pensarci, ma quella mattina la sensazione è ancora lì, unita ad un senso di spossatezza. Per quanto il suo essere mannaro non gli faccia avvertire la stanchezza, ha comunque bisogno di dormire e riposare bene, ma quella notte non ci è riuscito. È per questo che si è alzato, non ha nemmeno fatto colazione ed è andato a Central Park per cercare di bearsi della pace mattutina e dei colori della natura.
Sta facendo stretching da qualche minuto quando, però, il suono del cellulare lo distrae. Vorrebbe tanto ignorarlo, ma altri due beep seguono il primo, facendogli pensare che si tratti di qualcosa di importante.
Sfila il cellulare dalla tasca e sblocca lo schermo: è Jane.
(Ore 07:34) Capo, dove sei? JK
(Ore 07:34) Ho chiamato anche Vincent, ma non lo sa. JK
(Ore 07:35) Derek, ha chiamato Scott. JK
Derek osserva l’ultimo messaggio per qualche secondo, prima di rinfilare il cellulare in tasca e rimettersi a correre, questa volta verso casa.
Quando arriva al suo appartamento, non aspetta nemmeno che l’ascensore arrivi al pian terreno, ma corre fino al tredicesimo piano facendo le scale a due a due. Quando arriva al dodicesimo, sente già le voci dei suoi beta provenienti dal suo salotto, unite al rumore delle stoviglie e a quella che è di sicuro la macchinetta del caffè.
Appena apre la porta, Jane e Vincent gli vanno in contro, fermandosi a pochi metri da lui e fissandolo.
“Cos’ha detto Scott?” chiede, senza nemmeno salutarli.
La ragazza si passa una mano tra i capelli rossi e avanza di un passo. Derek sente l’odore di preoccupazione, quasi di ansia e timore.
“Jane, è tutto okay. Cosa ha detto Scott?” insiste l’Alpha.
“Certo, tutto okay. Hai sempre detto che non vuoi più sapere nulla di loro, di Beacon Hills, e appena il True Alpha chiama, corri qui. E io preoccupata che vengo a dirtelo e non ti trovo!”
“Ero solo andato a correre, lo faccio ogni giorno. Mi dici cosa diavolo ha detto?”
“Ma la tua casa puzzava di paura, idiota!” gli continua ad urlare contro la ragazza.
Solo che Derek si è stufato di aspettare.
“JANE!” tuona con il timbro da Alpha e illuminando gli occhi di rosso.
La ragazza sbuffa, ma abbassa impercettibilmente la testa e comincia a parlare, mentre Vincent le è ad un passo di distanza, con le braccia incrociate.
“Non lo so cosa vuole. Ha solo detto che hanno un urgente bisogno di te e che non riusciva a chiamarti perché non gli hai dato il numero nuovo. Ha trovato il mio grazie al suo coso, druido.”
Derek continua a guardare la ragazza che ha davanti, ora con i suoi occhi umani, poi si rivolge a Vincent.
“Tu sai altro? Ha contattato anche te?” chiede, sperando di avere qualche informazione in più, ma il ragazzo fa cenno di no con la testa.
Derek non sa proprio cosa pensare. Sorpassa i due beta, andando verso la cucina e afferrando la sua tazza dal bancone, per poi riempirla di caffè nero e bollente. Jane gli si affianca, senza parlare, ma il mannaro sa che si sta chiedendo troppe cose.
“Sapete che ho fatto un patto con Scott: che sarei tornato solo se mi avesse detto che c’era un urgente bisogno di me” comincia. “Non siete obbligati a seguirmi, ma io devo andare.”
Quando alza lo sguardo verso i due, Derek si ritrova davanti due sguardi quasi feriti, anche un po’ sarcastici.
“Ti pare che tu vai lì e noi restiamo qui da soli? Cosa ti viene in mente?” esordisce Vincent. Jane annuisce alle sue parole, poi aggiunge “magari stai anche pensando di chiedere a lui di seguirti e lasciare noi qui!”, ponendo l’accento su lui.
Derek sbuffa infastidito.
“Isaac non tornerebbe mai a Beacon Hills, ma magari sa qualcosa, quindi lo chiamerò e lo incontrerò. Voi siete liberi di fare quello che volete, come ogni volta, ma lui è parte di questo branco” spiega.
“Certo, parte di questo branco e anche di quello di Scott. Che beta fedele che ha-“ sputa velenosa la ragazza, ma Derek la blocca.
“Jane, è arrivato il momento che tu capisca che Isaac è qui, resterà qui e non andrà via. È un mio beta, pur facendo parte del branco di Scott e io non odio nessuno di loro. Cerca di mettere da parte questo tuo senso di protezione nei miei confronti e lasciami capire cosa sta succedendo” la rimprovera.
La ragazza fa per parlare, ma Vincent le poggia una mano sulla spalla, anticipandola.
“Fai quello che meglio credi, Derek, ma noi due ti seguiremo. Non pensiamo che tu li odi, ma sappiamo che non sei stato bene lì e nemmeno quando ti sei allontanato da loro, siamo solo preoccupati. Jane è solo troppo protettiva, Isaac le sta solo antipatico come a me, però anche io sono d’accordo con quello che hai detto: chiamalo e vediamo se sa qualcosa in più, prima di lanciarci nel buio.”
Vincent è sempre stato ragionevole. Derek lo conosce ormai da tre anni, hanno solo un anno di differenza, il beta è il minore, ma è sempre stato la voce della ragione sia quando erano solo in due, sia da quando è arrivata Jane, da pochi mesi. Derek, per tutta, la vita non ha fatto altro che lanciarsi di testa nelle situazioni e Jane è ancora troppo piccola per essere ragionevole. Se non ci fosse Vincent, si lancerebbero cose addosso almeno sei volte alla settimana.
Quando Jane sbuffa un sospiro con fare arreso, Derek prende il cellulare e fa partire una chiamata.
 
Isaac arriva dopo meno di un’ora, per niente agitato, con il suo solito sorriso strafottente e senza nemmeno rivolgere uno sguardo ai due beta. Saluta Derek con una pacca sulla spalla e gli si siede di fronte, al bancone della cucina.
“Ti ha chiamato Scott, quindi” esordisce. Derek annuisce, anche se quella era un’affermazione, non una domanda.
Isaac si toglie la sciarpa e si lascia andare contro lo schienale dello sgabello.
“Sapevo che sarei finito in una cosa del genere, a fare da tramite tra voi due, ma speravo fosse, che ne so, per decidere il regalo del matrimonio di Lydia, non per questa cosa!”
Derek lo fulmina con lo sguardo, perché proprio non ha voglia delle sue battute, e il ragazzo alza le mani in segno di difesa.
“Okay, okay. Ascolta” dice, facendosi serio, “Scott non mi ha voluto spiegare per bene il motivo per cui hanno bisogno di te perché ha detto che magari non ci avresti creduto o che, boh, forse non lo avresti ritenuto importante, però so solo una cosa”.
Derek lo invita a continuare solo alzando un sopracciglio.
Isaac prende un profondo respiro, poi fissa gli occhi nei suoi.
“Riguarda Stiles. È Stiles ad essere in pericolo.”
Derek sente nettamente i cuori dei suoi due beta accelerare di un battito e quello di Isaac tornare regolare, come sollevato dopo aver sputato fuori il rospo.
Stiles. È Stiles ad essere in pericolo. È tutto quello che rimbomba nella testa dell’Alpha che, senza parlare, si alza, pianta le mani sul ripiano e dà un ordine preciso.
“Entro stasera dobbiamo essere lì.”
 
Derek si rende conto di quello che sta facendo, solo quando mette piede nel loft.
Ha preso quattro biglietti aerei, ha buttato a caso dei vestiti puliti in un borsone, è salito su un aereo senza nemmeno ricordarsi di chiudere il gas e ora, a qualche ora di distanza, è di nuovo lì. È ormai notte, in giro non c’era nessuno e non ha nemmeno avvisato Scott di aver ricevuto il messaggio, ha solo cercato di fare il più in fretta possibile. Nemmeno Isaac ha avvisato il True Alpha, solo che lui l’ha fatto perché è sadico e ha detto di amare le sorprese.
Poggia il borsone in un punto imprecisato sul pavimento e va diritto verso la grande vetrata. Quella notta la luna non si vede, ma è calante.
Sente i suoi tre ospiti passeggiare per l’ambiente, probabilmente due si stanno guardando intorno, mentre il terzo sta solo rivivendo momenti passati.
È proprio Isaac che gli si avvicina, affiancandoglisi.
Nessuno dei due parla, si perdono solo nel buio che c’è fuori e nei loro pensieri, entrambi certi che di lì a qualche ora dovranno fare i conti con un passato che tanto lontano non è e che probabilmente tornerà sempre.
 
Ovviamente, Derek quando si alza dal letto non lo fa perché si è appena svegliato, perché non ha chiuso occhio, ma solo perché sente i suoi beta discutere. Scende dal soppalco già con gli occhi accesi di rosso e deciso a rompere qualche osso, ma, mentre è sulle scale, i suoi sensi avvertono altre due presenze. Una è sicuramente Scott, ma l’altra proprio non la riconosce. Sa solo che è un odore dolce, come fosse cioccolato, ma anche con una punta di qualcosa che gli pizzica le narici.
Si ferma un attimo ad ascoltare, anche se tutti hanno sicuramente avvertito la sua presenza.
“Non è una cazzata!” sente urlare da parte di Scott.
“Certo che lo è! Passerà in fretta, l’hai detto tu!” questa è Jane che a quanto pare non si fa nessun problema ad urlare contro uno sconosciuto, per di più Alpha.
“Dai, ragazzi, aspettiamo Derek e ne parliamo”, Vincent, ovviamente.
“Ma è così carino!”…Isaac?
Derek sente il tono di voce di Isaac così stonato rispetto al contesto, che percorre il resto della scala a chiocciola, raggiungendo la stanza.
E si blocca.
Scott è al centro della stanza, che discute con Jane e Vincent, entrambi seduti sul divano, ma quello che cattura l’attenzione di Derek è altro.
Isaac è al tavolo, di fronte alla vetrata e, seduto sul tavolo di fronte a lui c’è un bambino. Il biondo lo sta reggendo tenendolo per la vita, mentre il piccolo gli sta scompigliando i capelli giocando con le dita tra i ricci.
“Ehi, Derek!” urla Scott, ma Derek non si muove, nemmeno lo guarda, perché il bambino ha fissato gli occhi nei suoi e Derek proprio non riesce a distogliere lo sguardo.
“DEE’EEK!” urla il piccolo, ridestandolo da quella specie di ipnosi. Derek scuote la testa e continua a guardarlo, facendo qualche passo in avanti, mentre il piccolo comincia ad agitarsi, mettendo in seria difficoltà Isaac che non riesce più a tenerlo fermo.
“Dee’ek! Dee’ek!” continua ad urlare, fino a quando il mannaro non è abbastanza vicino.
Il piccolo si allunga, aggrappandosi alla sua t-shirt, cominciando a tirare forte verso il basso.
Derek non sa proprio cosa dire o fare, non sa nemmeno se sta respirando. Sente solo Isaac dire “ha tre anni”.
Ha tre anni. Quello che si sta sgolando e che cerca di arrampicarglisi addosso è un bambino di tre anni. È uno Stiles di tre anni.
“Ti pego! Ti pego, Dee’ek!” comincia a piagnucolare il bambino, Stiles, sporgendo il labbro inferiore.
E Derek segue l’istinto, allunga le braccia, afferra il bambino, liberando così Isaac del fastidio, e se lo porta tra le braccia. Il piccolo smette di urlare all’istante, anche se ha ancora due lacrimoni agli angoli degli occhi che non hanno avuto tempo di scendere giù, e gli poggia una mano su una guancia.
E gli tira la barba.
“Ahia!” esclama il lupo più per la sorpresa che per il dolore, mentre il bambino scoppia a ridere e Scott si avvicina.
“Hai bisogno di altre spiegazioni sul perché ti ho chiamato?” chiede, quasi ironico, ma il suo sorrisino scompare subito, appena Derek lo fulmina con lo sguardo.
Continua a tenere Stiles in braccio, ma si siede sul divano, deciso ad ascoltare ogni minimo dettaglio.
“La colpa è di una strega” comincia. “Una strega che a quanto pare ha voglia di scherzare con il nostro branco. Un mese fa ha trasformato Liam in un criceto, è stato terrorizzante ed esilarante, ma per fortuna Deaton sapeva come fare per farlo tornare normale e ha impiegato solo un’ora per mettere a posto un intruglio schifoso. Due settimane fa, invece, ha deciso di far crescere dei serpenti sulla testa di Lydia, tipo Medusa, sai? Solo che non trasformava nessuno in pietra. Per fortuna lei stessa aveva letto qualcosa a riguardo e bastava tagliarne uno con una particolare macchia sulla testa per tornare normale.”
Derek annuisce, mentre Stiles sta cercando di alzarsi sulle gambe per mettersi in piedi e girarsi verso di lui. Il lupo lo ritira giù almeno due volte prima di convincerlo a rimettersi seduto. Stiles si distrae da quella lotta solo quando fissa la mano che Derek gli sta tenendo sulla pancia per reggerlo e si mette a giocherellare con le sue dita.
Scott osserva la scena e poi riprende il racconto.
“Due giorni fa è successo questo. Stiles stava dormendo a casa mia e la mattina era così. Nulla di che, nessuna battaglia, niente di niente, aveva solo tre anni. Il fatto è che sembra che anche la sua memoria sia ferma lì, perché non ha riconosciuto suo padre quando glielo abbiamo fatto incontrare, ma dalle foto vecchie che hanno in casa sì. Ovviamente non sa chi sia io, non conosce mamma e crede che la sua sia ancora viva.”
Derek ascolta, ma qualcosa non gli torna.
“Mi ha chiamato per nome” dà voce alle sue perplessità.
Scott annuisce. “Già. L’abbiamo portato in camera sua e…Beh, Stiles ha una tua foto sul comodino, ce l’ha da sempre, credo tu lo sappia. Appena ti ha visto ha iniziato a piangere e a chiedere di te. Nessuno riesce a capire perché.”
“E quindi Derek cosa dovrebbe fare?” chiede Jane, intromettendosi.
Scott affloscia le spalle.
“Derek, non vogliamo chiederti di aiutarci a trovare la strega, a cercare la soluzione o altro, ma…non sappiamo proprio come fare con lui. È un bambino, non può piangere per l’ottanta percento del tempo solo perché vuole te.”
Derek non sa proprio cosa pensare. Tutta questa storia gli sembra assurda, ma quello che ora gli sta mordendo le dita è Stiles, è davvero Stiles. Sarebbe impossibile non riconoscerlo: ha lo stesso colore di capelli, non riesce a stare fermo e ha i suoi occhi.
“Gli devo fare da babysitter, quindi.”
Scott annuisce, quasi in imbarazzo, Vincent si passa una mano tra i capelli, Jane si lascia andare contro il divano e Isaac esplode in una fragorosa risata.
“FAME! FAME! FAME!”
E Stiles urla.
 
Dopo due ore, il loft sembra essere un campo di battaglia: dopo poco sono arrivati Liam, Kira, Lydia e Malia; Vincent e Jane sono così tanto sulla difensiva che a Derek quasi è venuto mal di testa; Isaac è seduto sulle scale e sta osservando tutto da lontano, mentre sogghigna; e Derek è seduto intorno al tavolo con Lydia e Kira cercando di tenere fermo Stiles e fargli mangiare qualcosa.
“BUTTO! BUTTO! PUZZA!” urla per l’ennesima volta il bambino, mentre la banshee gli avvicina il cucchiaio alla bocca, spostando la mano della ragazza e lanciando il cibo ovunque.
Derek non resiste più, tutta quella confusione lo sta uccidendo.
“ZITTI TUTTI!” tuona, illuminando gli occhi di rosso e beandosi del fantastico silenzio.
Sono tutti immobili, anche Stiles che lo sta fissando con la bocca spalancata. Solo che il bambino è il primo che si riprende.
“DEE’EK PAPPA! DEE’EK PAPPA!” riprende ad urlare e il mannaro cede.
Lo afferra sotto le ascelle e se lo trascina addosso, facendolo sedere sulle sue gambe.
“Apri la bocca e mangia” gli ordina, afferrando il cucchiaio.
Stiles lo guarda un attimo, come fosse incerto, poi sorride e apre la bocca come gli è stato chiesto, facendo anche un sonoro “AAAAAH!”.
Derek continua ad imboccarlo e Stiles odora di felicità ad ogni boccone. Addirittura, è lui a guidare la mano di Derek verso la sua bocca per mangiare più in fretta.
Quando anche l’ultimo cucchiaio è ripulito, però Derek si ferma e si guarda intorno. Non c’è più nessuno e lui nemmeno si è accorto di quando sono andati tutti via.
Sul tavolo c’è un biglietto, è la calligrafia di Jane.
Capo, Scott ci ha portati al loro quartier generale o qualcosa del genere.
Scott li ha portati a villa Hale. Derek l’ha fatta ristrutturare durante quegli anni, ma non l’ha nemmeno mai vista. Ha solo fatto consegnare le chiavi a Scott dagli operai. Scott, a quanto pare, ne ha fatto il giusto uso pur non avendo ricevuto nessuna spiegazione.
Gli viene quasi da sorridere, ma la guancia gli fa di nuovo male.
“Non mi tirare la barba!” rimprovera il bambino che, però, in tutta risposta, gli tira anche i capelli.
Mentre cerca di scollarsi dalla testa quelle manine paffute, Derek non può fare a meno di sperare che gli altri trovino alla svelta una soluzione a tutto quello.
 
Tre giorni. Sono passati solo tre giorni e Derek vorrebbe solo starsene da solo in silenzio.
“DEEEEEE’EEK!”
Silenzio che non c’è.
Scott e gli altri sono appena andati via dopo avergli portato la spesa. In realtà sono scappati dopo che Stiles ha iniziato a rincorrerli urlando, cercando di aggrapparsi alle gambe di ognuno per essere trasportato in giro. Scott ha resistito solo dieci minuti, prima di correre via con la coda tra le gambe e scusandosi con Derek.
Derek che ora è seduto sul pavimento, perché si era illuso che Stiles potesse amare il disegno e starsene con i pastelli tra le mani qualche ora, e che invece ora sta facendo da bersaglio per i suddetti pastelli.
“FIIIIUUUUU! BOOOOOM!” urla ancora il bambino. Derek crede stia cercando di imitare dei missili, ma non ne è sicuro. In realtà non vuole nemmeno saperlo, quindi afferra Stiles, si alza, lo conduce in bagno e lo rimette giù.
Il bimbo lo guarda interrogativo e Derek spera sia la scelta giusta quella che sta per fare, perché ricorda che con Cora funzionava.
“Shampoo.”
Cora adorava fare lo shampoo. Diventava subito una brava bambina perché non vedeva l’ora di avere la testa sotto l’acqua e le mani di sua madre che la accarezzavano.
Solo che a quanto pare Derek si è ancora illuso.
“AAAAAAAAAAAAAH!” è tutto quello che dice Stiles, correndo fuori dalla stanza, con le braccia in aria.
Corsa che si interrompe alla prima curva, quando il bambino scivola e cade col sedere sul pavimento.
Derek, terrorizzato al pensiero che si sia fatto male, gli corre in contro, perché Stiles è in silenzio e non si muove, ma tira subito un sospiro di sollievo quando il bambino si mette a sedere e…e scoppia in una risata fragorosa.
“AHAHAHAHA! CA’UTO!”
Derek si passa una mano sulla faccia, in un misto tra sconcerto e sollievo e lo aiuta ad alzarsi, mentre Stiles ancora ride.
Alla fine, lo shampoo riescono a farlo, perché Derek gli promette che non gli bagnerà la faccia e Stiles, dopo avergli chiesto di promettere, decide di fidarsi.
Se Derek ha capito una cosa in quei tre giorni, però, è che Stiles arriva a fine giornata distrutto. Alle otto e mezza, dopo che ha urlato per l’ultima volta per farsi preparare il latte caldo, comincia a sbadigliare.
La prima sera Derek nemmeno sapeva come controllare quanto fosse caldo il latte, ma era stato proprio il bambino a mostrarglielo. Aveva afferrato la cannuccia che Derek aveva infilato nel bicchiere e poi aveva preso un polso del mannaro.
“Mamma qui” aveva detto, facendogli capire che doveva sentire la temperatura nel lato interno del polso.
Gli si era un po’ stretto lo stomaco a quella scena, a sentire Stiles parlare di sua mamma, poi il bambino aveva ripreso ad urlare chiedendogli il latte e non ci aveva più pensato.
Da quando comincia a sbadigliare, Derek ha notato che Stiles cambia. Si calma e, invece di scacciare le sue mani quando cerca di afferrarlo, è proprio lui che allunga le manine per farsi tenere in braccio. Sempre la prima sera, Derek si è addormentato sul divano per paura di svegliarlo se si fosse spostato. Ora invece ha capito che Stiles non si sveglierebbe nemmeno con le cannonate, quindi lo appoggia delicatamente al centro del suo letto e gli si sdraia di fianco.
Succede la stessa cosa tutte le notti: appena Derek si stende, Stiles rotola due volte sul fianco e si spalma sul suo petto.
 
È il sesto giorno quando Derek riesce ad avere qualche ora di pausa da Stiles perché il bambino ha deciso che Scott non vuole mangiarlo e che il fatto che voglia portarlo suelle giostre sia una buona cosa.
Ha finalmente messo dei pantaloncini ed è pronto per andare a correre nella riserva, quando il portone del loft si spalanca ed entrano quattro persone: i suoi beta e (Derek impreca mentalmente) Cora con Peter.
“Questa casa puzza di latte!” Peter.
“Fratellone, quando pensavi di renderci partecipi della cosa?” Cora.
“Non è colpa mia, lei mi ha chiamata e non potevo dirle una bugia!” Jane.
“Tutto vero. Ho cercato di avvisarti, ma hai il cellulare spento” Vincent.
Derek li guarda, li squadra, pensa che ormai sanno già tutto e che è inutile parlarne, li sorpassa ed esce lo stesso. Ha bisogno di correre, non di ascoltare le battutine di suo zio.
 
Corre per chilometri, come non faceva da tanto. Gli odori della riserva lo stanno aiutando a rilassarsi e a distendere i muscoli, ma soprattutto a pensare. Non ha avuto modo di farlo, nemmeno di notte, perché è sempre troppo concentrato ad ascoltare il cuore di Stiles o le parole biascicate che mormora nel sonno. È quasi sicuro che più di una volta abbia fatto il suo nome.
Sa che gli altri stanno cercando di venire a capo di questa storia, ma lui deve fare i conti con ben altro. Quando è andato via anni prima da quel posto, si era ripromesso di tornarci solo se gli altri fossero stati in pericolo e avessero avuto bisogno di lui, si era ripromesso di farsi spiegare per filo e per segno tutto, prima di prendere la decisione di tornare, ma sa che non ha fatto così. Appena ha saputo che quello in pericolo questa volta era Stiles, non ci ha nemmeno pensato su prima di partire, senza nemmeno sapere quale fosse in realtà il motivo per cui Scott l’avesse chiamato.
E ora è lì, a fare da babysitter al ragazzo che ama (sì, ha imparato a fare i conti con questa cosa molto tempo prima), sperando che un branco di poco più che adolescenti riesca a venirne a capo. Vorrebbe fare altro, vorrebbe essere in giro a fare ricerche, a cercare tracce, ma non può. Ha visto come reagisce Stiles quando si allontana o quando gli chiedono se vuole dormire da Scott. Comincia ad urlare, ad aggrapparsi alla sua maglia, fino ad arrampicarsi su di lui e a stringere le braccia intorno al suo collo, contro cui nasconde il visino. Derek dopo la seconda volta che glielo hanno chiesto, ha detto agli altri di non farlo più, non riesce a vederlo così. Per questo si è stupito quando quella mattina Stiles ha accettato di stare con Scott, ma ne è stato anche un po’ sollevato. Stiles si è girato più di una volta indietro a guardarlo, mentre teneva la mano a Scott, ma Derek gli ha sorriso incoraggiante per tutto il tempo, promettendogli che sarebbe tornato lì per dormire.
Ed è proprio per quello che quando comincia a fare buio decide di tornare a casa, non vuole che il bambino si spaventi non vedendolo. Deve andare a prenderlo da Scott, ma decide di passare per il loft a prendere l’auto.
La sua auto che è parcheggiata tra quella di Scott e quella di Isaac.
La scena che gli si para davanti quando apre il portone di ferro del loft, gli sembra surreale.
Le ragazze stanno tranquillamente parlando sedute sul divano, ma per terra c’è il delirio: Stiles è seduto in un cerchio formato da Scott, Isaac, Vincent, Liam e Peter e sta ridendo con le lacrime agli occhi perché tutti gli fanno rotolare delle palline contro.
Derek è quasi geloso perché il bambino è davvero felice e batte le manine guardando tutti gli altri con gli occhi luminosi, ma poi un sorriso spunta sul suo volto quando il piccolo si blocca e alza le braccia verso di lui, appena lo vede arrivare. E i suoi occhi si illuminano ancora di più.
“DEEEEEE’EEEEEEK!” urla sorridendo, dimenticandosi di tutte le palline.
Derek gli si avvicina. Si abbassa e lo prende in braccio, lasciandogli un bacio tra i capelli che lo fa sorridere ancora di più, fregandosene di tutti gli sguardi che ha addosso.
Dopo altri sorrisi, latte sputacchiato e la lotta per mettere il pigiama, Stiles finalmente dorme sereno e Derek ritorna a sedersi di sotto. Sono rimasti solo Cora e Peter che lo guardano senza dire nulla, quindi Derek prende l’iniziativa.
“Lo so, okay? So che mi ci sto affezionando, so che non dovrei essere così felice, perché questa non è una situazione normale, ma quello è Stiles e io non posso non fare di tutto per renderlo felice, qualunque età abbia.”
Cora rilascia un sospiro, come rassegnata, ma Peter si alza, fa avanti e indietro per un po’ poi parla.
“Nipote, te l’ho detto anni fa e te lo dico ora: sei un idiota.”
Derek incassa il colpo.
“Tu, le tue paranoie, tutti i tuoi pensieri e poi? Poi corri qui e ti prendi cura di un bimbo così come avresti dovuto fare già da anni con la sua versione più grande. Che problemi hai?”
Derek fa per rispondere, ma Cora interviene.
“Der, ha ragione lui. Ti costringi a stargli lontano perché vuoi tenerlo al sicuro e va bene, è un atto nobile e coraggioso, ma vedi? Anche se non ci sei tu è uno sfigato e tu comunque continui a correre in suo aiuto. Amatevi e basta!”
“Io amo lui, ma non è detto che sia corrisp-“
Peter lo interrompe, sbuffando.
“Ma come fai ad avere il mio sangue? Derek, quel bambino ti riconosce senza nemmeno averti conosciuto, e la sua versione adulta tiene una tua foto sul comodino. Hai bisogno di altre prove? Vediamo…L’odore che aveva Stiles quando eri qui? Il suo preoccuparsi per te così come fai tu, come due deficienti? Continuo?”
Derek si affloscia nelle spalle e appoggia i gomiti sulle ginocchia, reggendosi la testa.
“Volevo solo proteggerlo” ammette.
Cora si avvicina, cingendogli le spalle.
“Credo tu ci riesca meglio quando gli sei vicino. Lo vedevo prima e lo vedo ora negli occhi felici di uno Stiles di tre anni. Sei andato via per cinque anni ed è stato maledetto da una strega. Sei appena tornato e lo hai salvato da un mostro nascosto sotto il letto.”
Derek sorride, guardando prima sua sorella, poi suo zio.
“Quando questa storia sarà finita, ci proverò, okay?”
Anche Peter gli si avvicina e gli batte una pacca sulla spalla.
“Ora vai di là, nipotino, che la versione mini del tuo compagno potrebbe svegliarsi e piangere non trovandoti. Sai che ha detto che sei il suo bellissimo Dee’eek?”
Derek non risponde, ma il suo petto si gonfia giusto un po’, mentre si avvia verso la scala.
 
Derek avrebbe voluto dormire di più. Avrebbe decisamente voluto dormire di più, ma qualcosa gli ha fatto interrompere un bellissimo sogno. Ha ancora gli occhi chiusi, ma sente che qualcuno gli sta picchiettando le dita sulle guance, gli sta passando le mani sulla barba e ogni tanto lo scuote per farlo svegliare.
Derek sente che Stiles è di buon umore, sente il profumo dolce della felicità e sa che sta sorridendo con il suo ghigno impertinente, mentre gli dirturba il sonno. Quindi, decide di prendersi gioco di lui.
“AHIA!” grida il bambino, quando Derek si sposta, afferrando il suo ditino tra i denti, senza fargli del male.
Derek sta per afferrarglielo di nuovo, ma Stiles lo interrompe.
“Derek! Mi hai fatto male! Ora voglio il latte al cioccolato!”
E Derek si immobilizza e spalanca gli occhi.
Fino alla sera prima, Stiles nemmeno lo sapeva dire cioccolato, diceva coccolato. E sicuramente non parlava in modo così veloce.
Quello che si ritrova di fronte, infatti, non è più un bimbo di tre anni, ma uno più grande, più alto e con lo sguardo ancora più vispo.
“Derek! Ho fame” insiste quella nuova versione di Stiles, obbligando Derek a ridestarsi e a sedersi di scatto al centro del letto.
“Ehi! Piano, che poi cado, batto la testa e potrei morire!”
“Quanti anni hai?” chiede, però, il mannaro.
“Ho sei anni! Ti sei svegliato smemorato, stamattina? Lo sai che uno zio di mamma è smemorato? Mamma dice che è perché è malato ed è vecchio. Mi chiama Micky! Ma io non mi chiamo Micky, è un nome bruttissim-“
Derek lo afferra, lo trascina giù dal letto verso la cucina e lo mette giù sullo sgabello di fronte al bancone.
“Mangia!” gli ringhia contro, poggiandogli davanti una tazza piena di latte al cioccolato e una scatola di cereali.
Sono passate due ore e Derek vorrebbe urlare. Stiles non ha fatto altro che chiacchierare di qualsiasi cosa. Ha descritto casa sua mentre Derek lo rivestiva con una sua maglia che gli arriva sotto i piedi, ha raccontato del suo primo giorno di scuola mentre lo infilava in machina e ha continuato a borbottare su quanto fosse brutta la maestra per tutto il tempo che Deaton lo ha analizzato.
Ora sono di nuovo al loft e, finalmente, le sue chiacchiere hanno trovato un altro bersaglio: Jane.
Derek vorrebbe essere dispiaciuto per lei, ma è colpa sua se i capelli rossi hanno affascinato il bambino, quindi la ignora e continua a parlare con Scott e gli altri.
“Quindi, dopo una settimana, è cresciuto di tre anni” dice il true alpha.
Derek annuisce.
“Se continua così, dovrebbe tornare alla sua età entro cinque settimane” deduce Peter.
“Cinque settimane?! Questo qui in cinque settimane ci uccide tutti!” Jane.
Derek la zittisce solo con lo sguardo, poi si alza e comincia a passeggiare davanti alla vetrata.
“Scott, non avete nessuna novità della strega?” chiede, ma già conosce la risposta.
“Nulla. Sappiamo che è in giro, la avvertiamo, ma non riusciamo a trovarla in nessun modo, non sappiamo più cosa fare. Deaton sta preparando qualche intruglio per localizzarla, ma sono solo esperimenti. Le stiamo provando tutte” spiega.
Derek annuisce ancora una volta, poi si avvicina a Stiles, inginocchiandosi per parlargli.
“Stiles, faresti una cosa per me?” chiede.
Il bambino annuisce, sorridendo.
“Ti va di stare con Cora, mentre io esco per un po’? Solo un po’.”
Il sorriso di Stiles lascia il posto ad un broncio sempre più accentuato, mentre gli occhi si fanno lucidi.
“Ma…e…io?” chiede, con la voce che comincia a tremare.
Derek gli prende le mani tra le sue, per rassicurarlo.
“Ti prometto che torno, ma è davvero necessario che io esca per un po’.”
“Torni per la nanna?”
Derek non vorrebbe togliergli quel bellissimo odore di speranza, ma non può dirgli bugie.
“Farò di tutto per dormire con te” gli dice, in una mezza verità.
Solo che Stiles è troppo intelligente, anche se ha solo sei anni, quindi si imbroncia ancora di più e, con uno slancio, allaccia le braccia intorno al collo del mannaro.
Derek gli cinge la schiena, carezzandola piano per cercare di calmarlo. Stiles non sta piangendo, sta trattenendo le lacrime e Derek se ne rende conto dal suo trattenere il respiro. La cosa lo fa sorridere, mentre gira la testa per lasciare un bacio su quei capelli impazziti.
Stiles si stacca all’improvviso. HA il naso rosso, gli occhi lucidi, ma lo sguardo risoluto.
“Va bene, sono un bimbo grande! Vai e io aspetto qui con Cora e faccio la nanna con lei se non torni presto!”
Derek sorride ancora, gli scompiglia i capelli e si rimette in piedi.
“Cora, non ti dimenticare di preparargli la cena” ordina, rivolgendosi a sua sorella che gli fa un occhiolino, poi si rivolge a tutti gli altri. “Voi tutti venite con me. Dobbiamo trovare questa strega e non possiamo affidarci solo a Deaton. Cominciamo le ricerche.”
 
Sono passati quattro giorni, ma della strega ancora nulla. Derek è stanco, tutti lo sono, ma sa che non può arrendersi.
La sera prima, quando è riuscito a tornare prima che Stiles prendesse il suo latte e gli si è seduto accanto sul divano, il bambino gli si è accoccolato contro e ha iniziato a parlare.
“Lo sai? Mamma e papà sono in vacanza, sono andati su una montagna alta alta perché lì c’è un’amica di mamma che non vede da un sacco!” gli ha raccontato.
Derek aveva ascoltato quello e altri aneddoti, altre cose che Stiles diceva di aver fatto con i suoi genitori o a scuola, poi l’aveva portato a letto e si erano addormentati. Il mattino seguente, però, era andato dallo sceriffo. Aveva bisogno di sapere che quelli di Stiles non fossero ricordi reali, ma frutto dell’incantesimo o della sua fervida immaginazione. Non era stato così.
John gli aveva raccontato di quella gita in montagna, di quanto Stiles si fosse arrabbiato per essere rimasto a casa di una sua vecchia zia, ma di quanto fosse stato impossibile portarlo con loro: l’amica di Claudia era gravemente malata e loro erano andati lì per il suo funerale.
È per questo che Derek continua le ricerche senza sosta, a volte anche da solo: non vuole che Stiles, tra pochi giorni, cresca. Non vuole che Stiles torni ad avere nove anni e tutti i suoi ricordi, vividi, legati a quella età.
È la sera del tredicesimo giorno e Derek ha deciso di saltare le ricerche. Ha comprato il DVD di Up, che Stiles ha guardato in tv il giorno prima, e si è seduto sul divano per riguardarlo con lui.
“Derek, è bellissimo! Ci sono un sacco di palloncini e la casa vola e c’è un uccello fantastichissimo!”
Derek ha sorriso a quell’entusiasmo e si è lasciato convincere, non che non lo fosse già da quando il bambino gli aveva detto “Devi vederlo con me! È bellissimo e dato che è bellissimo, lo voglio rivedere con te!”.
Sono le dieci quando il film finisce e Stiles ha cominciato a sbadigliare già da dieci minuti. Derek spegne la tv con il telecomando e fa per alzarsi, per portare Stiles a letto, ma il bambino gli si preme ancora di più addosso, affondando il viso nel suo collo, come fa ogni notte prima di addormentarsi e ogni mattina appena sveglio.
Derek gli cinge la vita e resta sdraiato lì. Beandosi di quella pace e di uno dei rari momento in cui Stiles è fermo e non parla senza sosta.
Passano solo due minuti, però, prima che il piccolo cominci ad agitarsi e cambiare posizione.
“Non riesco mai a stare fermo e zitto! Anche le maestre mi sgridano sempre, ma mamma dice che è solo perchp sono speciale e ho un sacco di energia!” esclama, mettendosi con le ginocchia sul divano e guardando Derek dall’alto.
“La tua mamma ha ragione, sei davvero speciale” afferma il mannaro, senza essere sicuro di star parlando al bambino e non alla sua versione adulta.
Stiles si blocca, arrossisce di botto e poi scende dal divano.
“Dai! Andiamo a fare la nanna!” urla, correndo verso la camera da letto.
Derek sbuffa un sorriso e lo segue.
 
Quando si risveglia, il mannaro si sente strano. Aveva deciso di nona ddormentarsi, ma a quanto pare è comunque crollato mentre guardava Stiles dormire. Solo che non è questo a stranirlo, ma l’odore che impregna la stanza.
Appena il suo cervello lo associa al sentimento della tristezza, Derek apre gli occhi di scatto, girandosi verso destra.
Stiles è sotto il lenzuolo, sdraiato sul fianco e accoccolato, con anche la testa coperta. Derek sente che è sveglio, ma lo osserva ancora un po’.
È più alto del giorno prima, ma comunque molto magro. Il suo odore di base è lo stesso, ma la tristezza lo rende diverso allo stesso tempo. Tutto quello a Derek fa stringere lo stomaco, non voleva assolutamente che succedesse, ma se lo aspettava.
Cercando di non spaventarlo, si sposta verso quel bozzolo di cotone, mettendogli una mano sulla spalla e tirandola subito indietro quando un singhiozzo scuote quel piccolo corpo.
Il mannaro non sa cosa fare, non era pronto, non lo sarebbe mai stato ma sa che deve fare qualcosa. L’unica soluzione è seguire l’istinto.
Si sposta ancora di più, fino a riuscire a cingere completamente Stiles che ora singhiozza e piange, cercando di non fare troppo rumore.
“Puoi piangere” gli dice, “puoi piangere tutto il tempo che vuoi, io sono qui”.
 
Stiles si calma dopo quasi un’ora. Derek l’ha sentito ripetere “Mamma” più di una volta e l’ha sentito rilassarsi lentamente tra le sue braccia. Quando il suo respiro è finalmente regolare, Derek azzarda a parlargli.
“Che ne dici se ti giri verso di me e mi fai vedere i tuoi occhi?” chiede.
Stiles resta ancora qualche minuto di spalle, poi sbadiglia e si volta.
Derek gli rivolge un sorriso incoraggiante quando i loro sguardi si incrociano, ma non scioglie la presa.
Stiles ha tre anni in più, ma ha ancora il viso del bambino di sei. È solo un po’ più spigoloso, ma è perché è molto magro e ha le occhiaie per non aver dormito. Ha lo spesso naso all’insù e lo stesso meraviglioso colore degli occhi. Appena il bambino allunga una mano a sfiorargli la barba, come ormai fa ogni mattina, Derek, come ogni mattina, gli morde il dito.
Questa volta, però, Stiles non ride. Gli regala solo un sorriso che non raggiunge gli occhi e Derek si sente un po’ morire dentro.
 
Passano tre giorni. Tre giorni di poche parole, di Stiles che si perde a guardare fuori dalla vetrata e di Derek che ha abbandonato le ricerche. Non riesce proprio ad abbandonare quel bambino triste in quel loft troppo scuro e vuoto. Jane e Vincent non l’hanno lasciato solo nemmeno un momento: da quando hanno messo piede lì in giorno in cui Stiles si è svegliato con tre anni in più, non sono più andati via.
Proprio quella mattina Derek ha cercato di farli uscire con la scusa che Stiles avesse bisogno di verdure da mangiare, ma Jane lo ha guardato male e ha mandato un messaggio ad Isaac per ordinargli di portare la spesa.
E ora Derek è di nuovo seduto sul divano, con la testa della sua beta appoggiata su una spalla, mentre Stiles è finalmente crollato e sta facendo un riposino.
“Capo” esordisce lei, ma Derek tace.
“Capo, non stai bene” continua la ragazza, mentre Vincent li raggiunge, sedendosi ai piedi del divano.
Derek non sa cosa dire. Jane ha ragione, ovvio che ce l’ha, ma non sa proprio come fare. Ha solo deciso di aspettare che passino gli altre quattro giorni e che Stiles si svegli dodicenne e di umore migliore. Non ce la fa più a sopportare quel dolore, non vuole che il suo compagno stia così male, di nuovo.
“Derek, Scott ha detto che hanno trovato un messaggio della strega” rompe il silenzio Vincent, facendo scattare gli altri due.
“Cosa dice?” tuona l’alpha.
Vincent si stringe nelle spalle, poi tira fuori una pergamena dalla tasca del giubbino.
È tutto così divertente. È tutto così chiaro. I miei piani stanno seguendo il loro corso e Beacon Hills tornerà a risplendere!
Derek rilegge quelle righe più volte, ma non capisce il senso.
“Scott cosa ne pensa?”
“Nulla” risponde il beta. “Cioè, che lei avesse un piano fosse evidente, ma non sappiamo cosa sia chiaro e perché questa città debba tornare a risplendere e cosa c’entri con Stiles.”
Derek annuisce, continuando a tenere quel pezzo di carta tra le mani.
“E se questa stronza avesse fatto tutto per avvicinare te e Stiles?” chiede Jane.
Derek si gira a guardarla.
“E perché? E poi io non ero qui, non mi conosce.”
“Pensaci, capo. Innanzitutto, si sta divertendo, ma in modo sadico. E cosa c’è di più sadico di trascinare qui te, che ami Stiles, ma facendotelo trovare bambino? Ha scritto che i suoi piano stanno procedendo bene: forse intende che ti stai riavvicinando a lui e che stai pensando di non andare mai più via, una volta che questa storia sarà risolta?”
Derek ci pensa su.
“E cosa c’entrerebbe Beacon? Perché dovrebbe risplendere se io e Stiles stessimo insieme?”
“Questo non lo so…” ammette la ragazza.
“Mh” si intromette Vincent. “E se si riferisse alla tua famiglia? Appartieni a questa terra e con voi andava tutto bene, no? Ce l’hai raccontato tu che i problemi sono iniziati quando…”
“Quando la mia famiglia è stata uccisa, sì” continua per lui Derek. “non lo so, ragazzi, non lo so proprio, ma devo capirlo.”
“Risolveremo tutto, capo” lo rassicura Jane, riappoggiando la testa sulla sua spalla. “Siamo un branco, noi e gli altri. Stiles starà bene.”
 
Stiles regala una risata, una vera risata a Derek, il ventesimo giorno.
Derek stava cercando di cucinare qualcosa, mentre il bambino era seduto sul divano con un grosso libro di piante e strani intrugli sulle ginocchia.
Il mananro ha sempre saputo cucinare, ma, non sa come, quel giorno gli stava andando tutto storto. I pomodori si erano bruciati, la pasta era scotta e, infine, la panna del dolce gli era letteralmente esplosa in faccia. Stava borbottando qualcosa sulla sua sfortuna, quando una risata aveva raggiunto le sue orecchie.
Stiles era in ginocchio sul divano, girato verso le cucina e con le braccia appoggiate allo schienale e stava ridendo, indicandolo.
“Volevi- volevi diventare come Babbo Natale?!” gli aveva chiesto, con le lacrime agli occhi.
Derek si era ripulito, gli si era avvicinato e gli aveva fatto il solletico per punirlo.
Stiles aveva riso così tanto da tenersi lo stomaco, piegato in due. Derek non era mai stato così felice da quando aveva rimesso piede a Beacon Hills.
Si erano addormentati su quello stesso divano, dopo cena e dopo aver rivisto Up per l’ennesima volta.
 
“PORCA ZOZZA!”
Derek sente prima un tonfo e poi l’esclamazione, poi si mette a sedere di scatto.
È passata la terza settimana, ma il mannaro se ne era completamente dimenticato. Per questo, in un primo momento, si stupisce di sentire quella voce un po’ meno squillante e di vedere quel corpo decisamente più grande.
“MI SONO FATTO MALISSIMO!” urla ancora Stiles e Derek lo osserva meglio, mentre, quello che ora è un ragazzino, si tiene la fronte che ha probabilmente battuto.
Stiles è cresciuto, ha i capelli molto corti ed è molto più alto del giorno prima. Il suo corpo sta cominciando sicuramente a trasformarsi in quello di un giovane adulto e il suo odore è quasi totalmente coperto da quello dell’Adderall. Solo che qualcosa non va: Stiles a dodici anni non prendeva ancora quella medicina, Scott gli ha assicurato che non avrebbe dovuto comprarne ancora, perché…
“Stiles!” tuona l’alpha, per catturare l’attenzione del ragazzo che smette di lamentarsi e finalmente si volta a guardarlo.
“Quanti anni hai?”
“Ne compio sedici tra un mese. Non urlare, Derek, ho battuto la testa, non hai visto?!”
Quasi sedici anni, l’incantesimo ha saltato una settimana.
E Derek collega alcune cose. Stiles ha l’aspetto completamente uguale al giorno in cui si sono visti nella riserva, quando lui e Scott erano alla ricerca del cadavere di Laura.
“Sourwolf, dimmi che non ho un bubbone rosso sulla fronte. Ti prego, dimmi che sono ancora bellissimo e che Lydia non mi vedrà con un livido sulla fronte!”
Derek nemmeno gli risponde. Si alza, afferra il telefono e chiama Scott.
“Ehi, Scottino!”
È l’accoglienza che Stiles riserva al suo migliore amico, correndogli in contro per abbracciarlo. Derek trattiene un ringhio istintivo alla vista di quel gesto, sentendo la mano di Cora su un braccio e la risatina di suo zio alle sue spalle.
 
“Quindi io ora ho quasi sedici anni, ma in realtà ne ho quasi ventuno? COSA DIAVOLO STATE DICENDO?”
Stiles sta sbraitando, in piedi, camminando freneticamente per tutto il loft, guardando i suoi amici con sguardo incredulo. È stato Peter a decidere di dirli tutto. In realtà lo ha deciso arbitrariamente dicendo al ragazzo “Ehi, sei vittima di un incantesimo e fino a due settimane fa eri un moccioso” e giustificandosi con Derek, quando questi lo aveva sbattuto contro una parete, dicendo “è il più intelligente, ci serve il suo cervello.”
Non che Derek non fosse d’accordo sulle capacità intellettive di Stiles, ma avrebbe usato modi diversi, forse. Sicuramente non avrebbe voluto vedere il suo compagno impazzire, pur avendo ormai appurato che il ragazzo conservava ricordi sul sovrannaturale. Almeno quelli iniziali.
“Stiles” tuona, bloccando la sua frenesia. “Tutto quello che ha detto Peter è vero. Una fottuta strega ti ha reso un bambino, poi un ragazzino e ora un adolescente. So che non ti ricordi nulla del futuro, ma fidati di noi.”
“Derek” risponde il ragazzo con lo stesso tono. “Ho capito, ma, cazzo, è assurdo! E perché me? Non potevano far tornare te un sedicenne?!”
“Lui ha già dato” si intromette Peter. “Stiles, ho bisogno che tu ti sieda qui con me, con questi libri davanti e che mi aiuti a capirne di più. Sei intelligente e abbiamo bisogno del tuoi aiuto per risolvere questo problema, okay?”
Derek sbuffa e alza gli occhi al cielo, mentre cerca di frenare un altro ringhio. Non può essere geloso. Non può.
Stiles annuisce, poi si lascia cadere sulla poltrona e sbuffa, annuendo.
“Va bene, vi credo, nonostante il mio cervello stia impazzendo, ma fatemi prima fare colazione!”
Stiles fa colazione, pranza e cena anche, mentre continua a sfogliare libri su libri. Derek ne approfitta epr uscire e fare altre ricerche con i suoi beta e anche per fare la spesa. Si è reso conto che l’appetito del ragazzo è totalmente cambiato e le scorte di cibo non basteranno.
Alle undici di sera, però, tutti sono ormai andati via, ma Stiles è ancora chino su uno dei volumi.
“Stiles, riprendi domani, andiamo a dormire” gli dice, acuotendogli una spalla.
“Non dormo. Sono troppo agitato e non mi avete preso l’Adderall.”
“Il farmacista non ce l’ha voluto dare. Non lo prendi da anni e nessun medico te l’ha prescritto” si giustifica ancora il mannaro.
Stiles sbuffa esasperato e frustrato, passandosi le mani tra i capelli corti e sbattendo la fronte sul libro.
“Ahia! Mi fa ancor amale per la botta di stamattina!” esclama, massaggiandosi la fronte.
“Non è rossa, però, non sei sfigurato” lo prende in giro il maggiore. “Dai, a letto.”
Il ragazzo sembra essersene convinto e si trascina fino alla camera di Derek, ma si ferma sull’uscio. Derek lo raggiunge e si ferma alle sue spalle.
“Cosa c’è che non va?” chiede.
“Devo dormire qui con te?” risponde con una domanda Stiles, indicando il letto a due piazze al centro della stanza.
“Lo fai da quando sei qui” gli risponde l’alpha, facendo spallucce e sorpassandolo, ma Stiles non accenna nessun movimento.
“Io non dormo sul divano, quindi, se non vuoi dormire con me, ci vai tu” è tutto quello che dice Derek, prima di stendersi. Sente i passi di Stiles che si allontana e lo scricchiolare del divano, poi si lascia cullare dal suo respiro.
È il terzo giorno che Derek si sveglia e trova Stiles davanti ai fornelli, alle sei del mattino, mentre il bacon sfrigola in padella. E le occhiaie del ragazzo sono sempre più evidenti.
“Puoi andare a dormire a casa tua” gli dice, senza nemmeno salutarlo.
Stiles si volta a guardarlo, anche un po’ spaventato.
“Hai visto tuo padre ieri, ti ricordi di lui no? Anche se è un po’ più vecchio. Magari ti fa bene” ritenta Derek.
Stiles si rigira e continua a cucinare, senza rispondergli. Derek si siede al bancone e aspetta, come le altre mattine, che la sua colazione sia pronta.
Stiles gli mette davanti un piatto fin troppo colmo, poi si siede di fronte a lui.
“Sì, potrei provarci, hai ragione.”
 
Quando Stiles e Scott si chiudono la porta del loft alle spalle, lasciando Derek da solo, il silenzio è assordante.
Derek rifiuta le chiamate di Jane e di Vincent, ordina a sua sorella di non raggiungerlo e scaccia due volte suo zio che è andato lì senza avvisarlo.
“Derek, hai bisogno della tua famiglia” aveva detto, ma Derek gli aveva comunque chiuso la porta in faccia.
Ora è sullo sgabello della cucina, con un bicchiere d’acqua davanti e con i piedi nudi sul pavimento freddo. Sono le due di notte e non riesce a chiudere occhi. Non si interroga nemmeno sul motivo, lo conosce benissimo.
Posa il bicchiere nel lavandino e decide di rimettersi a letto, ma, mentre passa davanti al portone, si blocca.
“Entra” dice ad uno Stiles in tuta che si sta mangiucchiando le unghie e che è troppo agitato.
Il ragazzo fa qualche passo, poi entra, camminando più deciso, diretto verso la camera da letto.
Derek lo segue, e lo trova già seduto sul letto. Si appoggia allo stipite e inarca un sopracciglio, interrogativo.
“Quando mi sono svegliato ed eravamo sul divano, ero aggrovigliato a me e la mia faccia era a due centimetri dalla mia e…e sei un bel ragazzo, Derek, lo sai, no?! E io ho quasi sedici anni e sai, gli ormoni, i porno, i pensieri impuri!”
“Ti sei eccitato? Per questo sei rotolato giù?” chiede Derek, cominciando già a sorridere.
“Non ridere! È normale! Vuol dire che sono in salute! Però non riesco a dormeire, se non ci sei, quindi…se domani mi sveglio nelle stesse condizioni, fai finta di niente!”
Derek scuote la testa, sorrridendo ancora, ma fa qualche passo e si avvicina al letto, mettendosi di fronte a Stiles e appoggiandogli le mani sulle spalle.
“Promesso, ora dormi” gli ordina, spingendolo all’indietro, per poi fare il giro del letto e sdraiarsi dall’altro lato.
Sente Stiles borbottare qualcosa che suona come un “Così non aiuti”, ma decide di non continuare quella discussione.
Derek si addormenta solo quando il respiro dell’altro diventa regolare.
 
Il mattino dopo, Derek si sveglia e quasi ride. Di se stesso e della situazione.
Stiles è totalmente spalmato su di lui, gli sta anche sbavando sulla maglia e sta borbottando nel sonno. Ma la cosa che lo fa ridere quasi con fare isterico non è quella: Stiles ha un ginocchio piazzato esattamente tra le sue gambe, una gamba di Derek è tra quelle del ragazzo e…e gli si sta strusciando addosso.
Derek sa che non dovrebbe, lo sa benissimo, ma è mattina, lui è fatto di carne e quello è Stiles. Stiles che odora solo di eccitazione, che fa odorare tutta la stanza di eccitazione.
A mali estremi, estremi rimedi, no?
“AHIA! Cazzo!”
Derek tira un sospiro di sollievo quando Stiles sbatte contro il pavimento, svegliandosi. Si sporge da letto giusto per controllare che la botta non sia stata troppo forte.
“NON POSSO CADERE OGNI VOLTA CHE DORMO CON TE!” urla il ragazzo, ma Derek, da bravo mannaro, lo ignora e va a fare una doccia.
Quando Derek esce dal bagno, trova Stiles, Scott, Jane e Vincent intorno al grande tavolo, che borbottano.
“Cosa ci fate tutti qui?” chiede, avanzando.
“Capo, l’abbiamo trovata!” lo aggiorna Jane, scattando in piedi.
Derek guarda Scott, che annuisce per confermare.
“Come dice lei. L’abbiamo trovata. Cioè, in realtà è stata lei a venire da noi.”
“Cosa vuole?”
“Nulla, vuole vederti.”
“Vederm-“ tenta di chiedere Derek, ma Stiles lo interrompe.
“Tu non vai da nessuna parte! È una strega, può ucciderti solo schioccando le dita, l’ho letto in uno di questi libri! Non ti muovi, non esci di qui, non parli, non fai nulla!”
Derek si sente travolto da quel fiume di parole e da tutte le emozioni che Stiles sta emanando, soprattutto dalla paura.
“Uscite tutti di qui e lasciateci soli” ordina agli altri tre che, senza ribattere, fanno come gli è stato chiesto.
 
Quando Scott e i suoi beta lasciano il loft, Derek si siede al posto in cui era seduto il True Alpha e fa segno a Stiles di occupare la sedia che ha di fronte. Stiles tentenna un po’, forse perché è troppo agitato, poi fa come gli è stato chiesto.
Derek prende un sospiro, poi si rivolge all’umano.
“Lo sai che devo andare. Dobbiamo risolvere questa questione e ancora non abbiamo trovato un modo. Non sappiamo cosa può portare questa condizione al tuo corpo e alla tua ment-“
“Ma manca poco!” ribatte Stiles. “Se continua così, tra qualche giorno avrò di nuovo ventuno anni!”
Derek si passa una mano tra i capelli, stanco.
“Stiles, non ne siamo sicuri, non sappiamo se sia così come abbiamo pensato. Non voglio che tu stia male, okay?”
Derek sente come un’onda lo stupore del suo interlocutore. Vede la sua bocca schiudersi, come se volesse dire qualcosa, ma Stiles non dice nulla, continua solo a fissarlo.
“Tu resti qui con gli altri e io cerco di capire cosa vuole quella donna” sentenzia Derek, non ammettendo repliche. Fa per alzarsi, ma Stiles gli afferra un polso.
“Posso farti solo una domanda, prima che tu vada? Per piacere.”
Derek annuisce.
“Tutto questo, tutto questo che provo in questo momento, lo proverò anche quando tornerò alla mia vera età?”
Derek ci pensa un po’. Non vede Stiles da anni, può davvero saperlo?
“Non lo so” risponde. “Noi non ci vediamo da anni, io non ero qui quando ti è successo questo, è stato Scott a chiamarmi, perché chiedevi di me.”
Derek sente l’umore di Stiles peggiorare di colpo e vede il suo viso adombrarsi, nonostante il sorriso tirato che gli rivolge il ragazzo, mentre pronuncia un “okay” che è quasi un sussurro.
Il mannaro sente la presa scivolare dal suo polso, fa qualche passo verso la porta, poi si blocca.
“Stiles?” lo chiama, per farlo voltare nella sua direzione.
Il ragazzo si volta, sta ancora cercando di sforzarsi di sorridere, ma ha gli occhi lucidi.
“Tu hai cercato me quando avevi quattro anni, pur non avendomi mai conosciuto a quella età e non avendo ricordi di nessun altro. Io ho preso il primo volo da New York non appena ho saputo che eri in pericolo. Avevo chiesto a Scott di promettermi di chiamarmi solo nel caso in cui tu avessi avuto bisogno di me.”
All’improvviso la tristezza che stava impregnando il loft sparisce.
Grazie ai suoi sensi sviluppati, a Derek sembra di vedere la scena al rallentatore. Stiles si alza di scatto, la sedia su cui era seduto viene sbalzata via, impattando rovinosamente contro il pavimento grigio. Il ragazzo corre, lasciando libere quelle lacrime che continuava ad ingoiare e impatta contro Derek che ha allargato le braccia per accoglierlo.
Restano un po’ così, abbracciati, scossi solo dai singhiozzi di Stiles che si scontrano contro il petto di Derek. Derek che lo stringe, che lascia che la sua maglia si bagni delle lacrime del suo compagno.
È Stiles a rompere il silenzio, alzando la testa per guardarlo negli occhi. Ha ancora il volto bagnato e gli occhi arrossati, ma sorride luminoso.
“Io lo so che mi riporterai indietro e che ti amerò come ti amo ora. Perché c’è qualcosa di magico in tutto questo e…ed è fantastico!”
Derek non risponde, sente solo il sorriso spontaneo che si allarga sul proprio volto, poi lascia un leggero bacio sulla fronte del ragazzo che ha tra le braccia. Sente Stiles sbuffare un sorriso e il suo cuore mancare qualche battito.
“Ti aspetto qui” gli promette, prima di sciogliere la presa e lasciarlo andare.
 
Derek è nella riserva, nel punto in cui la strega ha detto agli altri che lo avrebbe aspettato, ma non vede nessuno. Non sente nessun suono che non appartenga a quel posto, nessun odore innaturale. Niente di niente.
È per questo che si spaventa e si trasforma immediatamente quando una donna gli si materializza davanti.
“Calmo, Derek, non voglio farti del male.”
La donna sorride benevola, non emette nessun sentimento negativo e se ne sta lì, con le braccia poggiate sulla gonna ampia.
Derek la osserva, senza lasciare la posizione di difesa, ma lei continua a sorridere.
“Davvero, non voglio assolutamente farti del male, ho addirittura promesso alla tua mamma che ti avrei protetto.”
Il ringhio che esce dal petto del mannaro è puro e semplice istinto. Derek non si fida, non si fida di quella donna che ha fatto del male a Stiles, ma che cerca di convincerlo del contrario parlando di sua mamma. Fa un passo avanti, pronto ad attaccarla, ma impatta contro qualcosa, una sorta di barriera invisibile.
“Stammi bene a sentire e non farmi arrabbiare” tuona la donna, “se avessi voluto farvi del male, l’avrei fatto mesi fa. Cercavo di trovare il modo di farti tornare a Beacon Hills e solo dopo i primi tentativi ho capito di dover colpire l’umano. Lo so, sono stata ingenua, lo dovevo capire dal fatto che tutti parlavano di te, ma mai in sua presenza. L’ho capito solo guardando la tua foto in camera sua, la notte in cui gli ho lanciato l’incantesimo.”
Derek cerca di calmare il respiro per risponderle.
“Perché sarei dovuto tornare?”
“Perché questa è casa tua, tesoro. La tua famiglia ha sempre vissuto qui, siete sempre stati i guardiano di questa terra, no? E da quando è che va tutto a rotoli? Da quando la tua povera famiglia è…Scusa, fa ancora male.”
Derek non ha mai avuto a che fare con una strega, non sa quanto siano capace di gestire le proprie emozioni e quanto ne sia capace questa che ora ha di fronte. Solo che la donna sta piangendo e l’Alpha avverte solo sincerità.
“Lo so che non ti fidi di me, ma conoscevo tua mamma, eravamo molto amiche. Questo” continua, tirando fuori un foglio ingiallito, “è una sorta di testamento che mi ha lasciato. Mi ha scritto che avrei dovuto prendermi cura di questa città, se le fosse successo qualcosa e voi foste andati via, ma che avrei dovuto fare di tutto per riportarvi qui, perché fa male anche a voi stare lontani”.
Derek afferra il foglio che la donna gli sta porgendo e non può credere ai suoi occhi. Quella è la calligrafia di sua mamma, il suo modo di scrivere così frettoloso, ma elegante, i punti piùmarcati, come se usasse più forza. MA quella è una strega e può illuderlo in qualsiasi modo. Sta per restituirle la lettera, ma lei lo blocca.
“Tienila, a me non serve, ho tanti ricordi di lei. Lo so che non mi credi, Derek, ti conosco. Avrei potuto attirare qui tua sorella, ma sarebbe stato molto più difficile trovare un pretesto. Tu hai quel ragazzino, ma sei anche molto legato alla tua terra, non puoi negarlo; lui è stato solo un mio vantaggio.”
“Hai ragione, non ti credo, non mi fido di te.”
“Bene, va bene lo stesso. Pensa solo a quello che ti ho detto” risponde la donna e, prima che Derek possa urlarle contro di liberare Stiles da quell’incubo, lei sparisce così come è arrivata, lasciandolo arrabbiato, frustrato e sconvolto.
Resta altre due ore nella riserva a chiamare quella donna e a cercarla in tutta l’area, ma non trova nulla. È con animo sconfitto che torna al loft, dopo essersi reso conto che non ha portato con sé nemmeno il cellulare.
Apre il portone in ferro, aspettandosi di trovare lì tutto il branco, ma non la scena che gli si para davanti.
Scott è sdraiato ai piedi della vetrata, con la testa sulle ginocchia di Isaac che vi è appoggiato con la schiena contro. Lydia è accoccolata sulla poltrona e Jane è sul pavimento ai piedi del divano insieme a Vincent. Sul divano, invece, c’è Stiles. Vede solo i suoi pedi, ma l’odore è il suo.
Derek si agita, avanza di corsa pensando di averli persi tutti, ma all’improvviso i loro cuori gli rimbombano nella testa. Sono tutti vivi, stanno bene, così come stanno bene Peter e Cora che entrano in quel momento dalla porta.
Derek si volta a guardarli, e suo zio gli indica con la testa di girarsi di nuovo, verso il divano.
Stiles si sta mettendo seduto, stropicciandosi gli occhi, come se avesse dormito per una notte intera.
“Mmmmh…’giorno…” dice rivolto ai tre, con tono addormentato, ma poi si raddrizza e si guarda intorno, per poi rivolgersi a Derek.
“Sei tornato!” trilla, felice.
Derek fa qualche passo in sua direzione, non crede ai suoi occhi.
Stiles continua a sorridere e a fissarlo, mentre avanza, poi si alza e gli va in contro.
“Sono di nuovo io, vero?” chiede.
Derek annuisce.
“Lo sapevo, l’ho sognato. Cioè, ho sognato una strana donna con una gonna larga, orribile, davvero, che mi diceva che devo prendermi cura di te, di questa città, che sarei stato il compagno dell’alpha e che avrei avuto un sacco di compiti import-“
Derek non gli dà nemmeno modo di continuare il racconto. Non gli interessa, sa già tutto, l’ha semrpe saputo. Lo bacia come ha desiderato fare per anni, stringe il suo viso tra le mani come ha sognato di fare fin troppe volte, accarezzandone gli zigomi. Sente Stiles rilassarsi tra sotto le sue dita, lo sente sorridere contro le labbra, prima che cominci a rispondere al bacio.
È più alto di poche ore prima, è più robusto di qualche anno prima, ma è sempre Stiles, ha semrpe lo stesso odore e gli provoca sempre la stessa, piacevole, stretta all’altezza dello stomaco. È lì che Derek sente tutto l’amore per quel ragazzo, nello stomaco, dove tutte le emozioni si aggrovigliano insieme, creando un vortice che ti fa girare la testa e cercare un appiglio per non cadere. E l’appiglio di derek ora è Stiles, è il suo compagno, è il compagno che la sua parte animale e quella umana hanno scelto anni prima e che ha abbamndonato per proteggerlo.
Quando si separano, restano lì, fronte contro fronte. Sono andati tutti via, Derek li ha sentiti distrattamente, mentre chiudevano il portone.
“Ciao, Derek, bentornato” gli sussurra Stiles, sorridendo ancora in quel modo così luminoso che Derek stenta a credere sia reale e che sia rivolto proprio a lui.
“Bentornato anche a te, Stiles” gli risponde, baciandogli la fronte come ha fatto quel pomeriggio, come vorrà continuare a fare per il resto della loro vita.
Vita che trascorrerà lì, a Beacon Hills, con il suo nuovo branco allargato. A casa.
 
Epilogo
Tre ore dopo
“Sapevo saresti tornato qui per chiedermi scusa, ragazzo.”
La donna è dove Derek l’ha vista l’ultima volta.
Appena è riuscito a separarsi dalle braccia di Stiles, Derek gli ha detto che aveva qualcosa da fare. È stato il più piccolo a sfiorargli la fronte con le labbra e a lasciarlo andare, senza nemmeno chiedergli cosa dovesse fare.
“Devo chiederti scusa, ora ti credo” le dice, avvicinandosi.
La donna gli tende una mano che Derek afferra senza timori, sorridendo materna.
“Tua mamma vi amava, ti amava con tutta se stessa e ha sempre voluto che voi foste felici” gli dice.
“Lo so, l’ho sempre saputo.”
“Sarebbe molto fiera di quello che sei diventato, anche io lo sono. Sarai un ottimo alpha, hai un buon compagno e il tuo branco ti ama. Non avere mai più paura di vivere la tua vita, Derek, okay?”
Derek annuisce e stringe quella piccola mano, prima di sentirla svanire nel vento.




Blu.

 
   
 
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