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Autore: It hurts too much    04/08/2018    1 recensioni
E questo foglio resterà il segreto più profondo di me.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Caro Diario…
Lo rividi, andai a casa sua così, senza preavviso e quel che successe superò qualunque aspettativa.
Salendo le scale mi sentii tremendamente stupida eppure i passi furono veloci, come se la volontà delle mie gambe non corrispondesse con quella del mio coscienzioso cervello che sussurrava: tornatene a casa, cretina.

Suonato il campanello mi persi ad osservare i soffitti ed il pavimento del pianerottolo e poi come un pulcino impaurito lanciai un’ultima occhiata verso le scale come a dire: Addio, sto scegliendo di precipitare.
La porta si aprì proprio mentre ero voltata.


-   Che guardi? – chiese quella voce sottile.
-     Eh? Io? Niente… così…  - farfugliai.

I tre minuti successivi o almeno credo fossero tre ma non ne ho la certezza, li passammo con gli occhi dell’uno dentro quelli dell’altra e viceversa:
Bello lo è sempre stato: fine ed elegante chiuso nella sua camicia bianca, attillata al punto giusto per definire la sua esile figura.
I capelli di media lunghezza, nerissimi e la sua barba che incornicia perfettamente un volto olivastro ed occhi al petrolio, infiniti.


-   Beh? Sei venuta per fissarmi e restare fuori? – volle apparire seccato ma io, riuscii a percepire un umore del tutto opposto.

-     Hai ragione, non sarei mai dovuta venire… - sul finire di questa frase la tua mano raggiunse il mio polso ed il rombo di un tuono mi fece tremare, mi ritrovai così tra le tue braccia.

-    Scegli la tempesta che desideri: dentro o fuori? – sussurrò al mio orecchio.

-   Dentro… - soffiai sulle sue labbra carnose e calde.

Prese a mangiarmi la bocca: le lingue furono coinvolte in una danza lenta e i nostri occhi semichiusi. Senza staccarci arrivammo in cucina fu lì che il bacio si interruppe.

S’allontanò di poco, prese una sedia:
-   Spogliati. – asserì a voce bassa.

Istintivamente abbassai lo sguardo, abbracciai i vestiti come a volermici nascondere dentro, lui, restando seduto, mi raggiunse e l’indice leggermente piegato sollevò il mio mento:

-    Spogliati per me…- me lo disse sorridendo e con gli occhi brillanti di desiderio e io non seppi far altro se non accontentarlo. 

Mi lasciò lo spazio per restare in piedi ed io iniziai a sciogliere il cinturino nero dei tacchi. Estrassi i piedi con ritualità uno alla volta sapevo quanto quello fosse per lui un vero e proprio incantesimo.
Abbassai la cerniera della gonna e la lasciai cadere in terra senza forzature.
E lui intonò piano:


-    Basta poco per innamorarsi di te e del tuo modo strano di svestirti… - sorrideva perché conosceva la maniera per iniettarmi nelle vene una cospicua dose di sicurezza. In quel momento ridevo di gusto anche io e avrei continuato a giocare quella partita eternamente.

-     I capelli non scioglierli ancora e resta un po’ così, con mutande e reggiseno addosso. – sussurrò ancora, soppesandomi nel mentre con lo sguardo.

Dopo qualche secondo di contemplazione si alzò delicatamente senza staccarmi gli occhi di dosso, mi cinse i fianchi e mi condusse verso il piano di lavoro della cucina. Mi prese in braccio, allargandomi le gambe. Io così racchiudevo tutto il suo lato B con i miei arti inferiori.

-   Come stai? – mi domando fra un bacio umido ed un morso sul collo.

-     Viva. – risposi con il respiro sempre più scalpitante. 

Lui fece scivolare la sua mano sinistra di velluto dentro le mie mutandine. Movimenti lenti ma decisi al medesimo tempo…


-     Ti prego… basta… - gemetti.

-     Basta?! E allora fermami… fermami se non mi vuoi… nessuno di costringe. – disse senza smettere di penetrare con le dita.

-      No… - protestai con gli occhi semichiusi e perduti.La perlustrazione della mia intimità immediatamente s’arrestò.

Io ancora accaldata chiesi: - posso toglierti io la camicia…? – dovevo aver un tono da bimba, lo intuii dal suo modo addolcito di guardarmi.

-   Certo.

A quel consenso, il mio sguardo cambiò, sentii una feroce caparbietà attraversarmi il cervello.

Iniziai a liberare un bottone per volta e lasciai che la stoffa accarezzasse la carne fino all’ultimo.
Gli occhi suoi erano compiaciuti come quelli di un antico Re conquistatore.

Baciai piano ogni area del suo petto, con minuziosa devozione e così feci cambiare anche la sua espressione.


-   Voltati… - dissi in un respiro.

E così mi ritrovai di fronte la sua schiena magra e nuda.

Lasciai un solo e lungo bacio umido che gli provocò un gemito quasi animalesco.
Ed in un attimo soltanto la situazione tornò com’era prima, solo che adesso io ero priva di mutandine e lui coi pantaloni sbottonati.


-    Prendimi… - implorai 

Lui rise con una punta di sadismo e poi… senza far prigionieri mi accontentò.
 

-    Sei Mia… - sussurrò dopo ogni colpo.

Io non riuscii a non chiedere che continuasse fino a consumarmi.

-   Ancora! – quasi gridavo.

Continuò quella bellissima tortura sino a che io, ormai verso l’orgasmo, infilai le unghie nella sua schiena e venni stringendola con ingordigia.

Ripresi coscienza ma lui sembrava non essere ancora completamente appagato.

Mi prese la mano e mi condusse in bagno: mi appoggiai al lavabo con lo specchio che mi ritraeva a mezzo busto, lui dietro me:

-     Qualsiasi cosa accada non smettere di guardarti. – disse sciogliendomi lentamente i capelli.   Mi accarezzò famelicamente il seno e fece sì che mi piegassi:

-    Guardati… - disse annusandomi tutta come un segugio, appena prima di prendermi da dietro.

-     Ah! – il mio urlo racchiuse in sé piacere e dolore.Iniziò così una danza più cadenzata e profonda:
-    Guarda, guarda come sei con me… - sussurrava e Dio solo sa quanto ciò fosse vero, sapeva far scappare la mia anima più bestiale fuori da me, rendendola puro piacere.
Io mi guardavo mordermi le labbra e urlare sempre più ubriaca di lui.

Mi sentivo parte di qualcuno, di lui


-    Mi raccomando, non andare a raccontarlo al tuo Amore di quello che stai facendo. – affermò in un sorriso diabolico rimanendomi dentro.

-   Tu. Sei. Mia. – ringhiò.

-      Sono tua… - miagolai prima dell’urlo liberatorio. 


-   Vado a fare una doccia nell’altro bagno, tu puoi farla qui se vuoi, il bagnoschiuma è al solito posto. – fece con aria confortevole e risoluta. 

Seguii quel consiglio, feci una doccia calda ed approfittai del suo sapone alla vaniglia. Mi chiusi in un asciugamano verde militare, recuperai il mio elastico e con la coda rifatta andai a riprendere in giro per casa le prove del misfatto: i miei vestiti.
 
Mi preparai velocemente e lui fece altrettanto: -   ci rivediamo? – disse mordendo una mela rossa appena agguantata dal cesto.


-     Io non… non credo sia il caso… - balbettai.Mi aprì la porta ed io presi le scale senza voltarmi indietro.
 

-   A presto, mia cara. – rimbombò la sua voce lontana ma non troppo.Caro Diario, lui sapeva bene che sarei tornata.

Ed io altrettanto.

nda  questo è soltanto il mio primo tentativo in questo genere, mi scuso in anticipo per errori di ogni sorta, gradirei comunque ricevere pereri eo critiche. 
 
 
 
 
   
 
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